Tempo di lettura: 5 minutiLa rivoluzione digitale investe ogni ambito della sanità. Il fascicolo sanitario elettronico, la telemedicina, l’intelligenza artificiale e le terapie digitali trasformano l’organizzazione dei servizi sanitari, la cura, l’assistenza e il rapporto medico-paziente. La digitalizzazione, accelerata dal Pnrr, apre però molte questioni ancora irrisolte: dalla qualità dei dati alla protezione della privacy, dalla creazione di infrastrutture adeguate alla formazione dei professionisti del settore. A queste tematiche Altems Advisory, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con il contributo non condizionante di Sanofi Italia, ha dedicato una giornata di studio dal titolo “Digitalizzazione Umana: Dati, economia ed etica per una visione futura del SSN“. L’evento si è focalizzato sull’approccio umano in un contesto sempre più digitalizzato.
L’importanza dei Dati
I dati sono al centro della digitalizzazione, necessari anche per fare una programmazione sanitaria efficace e per dare slancio la ricerca. Dati che, però, devono essere di qualità, ha sottolineato Giuseppe Arbia, direttore di Altems. “L’intelligenza artificiale, come qualunque altro modello previsivo o statistico, ha bisogno di dati. La qualità del dato è fondamentale per costruire modelli complessi che migliorano l’organizzazione del sistema sanitario nazionale”, ha detto Arbia. “L’Intelligenza Artificiale ha bisogno di dati. Se i dati ‘in ingresso’ sono di bassa qualità anche i risultati finali lo saranno”.
Il dato affidabile è alla base di un SSN efficiente e moderno. Dario Sacchini, presidente di Altems Advisory, ha parlato della digitalizzazione come svolta epocale per il SSN. “La digitalizzazione rappresenta una svolta epocale per il miglioramento e la sostenibilità del SSN. I dati, l’economia, la programmazione, la governance e l’etica si intrecciano per rilanciare il SSN come bene comune, mettendo al centro la dignità della persona”, ha affermato Sacchini.
Dario Sacchini, Sofia Gorgoni
La prof. Teresa Petrangolini (direttrice PAL Altems) ha riportato un esempio di resilienza delle associazioni dei pazienti, durante la pandemia di COVID-19. La sospensione dei servizi non ha ridotto la loro capacità di supporto ai pazienti. Al contrario, grazie al web, molte associazioni hanno rapidamente digitalizzato le loro operazioni, migliorando le relazioni con pazienti e amministrazioni e organizzando varie attività online. Questo ha aumentato le loro competenze digitali e facilitato la produzione di dati, rendendole più credibili e resilienti di fronte ai cambiamenti.
Teresa Petrangolini (Altems)
Il Fascicolo Sanitario Elettronico e la Telemedicina
Il PNRR ha dato una forte accelerazione alla digitalizzazione della sanità. Entro il 2026 avremo il Fascicolo Sanitario Elettronico e la Telemedicina su tutto il territorio. Il Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale prima, e il DDL italiano rappresentano un altro passaggio epocale per promuovere l’innovazione, garantendo i diritti dei cittadini. “La digitalizzazione del SSN deve essere umana, promuovendo il rilancio del SSN come bene comune e mettendo al centro la dignità della persona”, ha ribadito Sacchini. Un concetto rafforzato anche da Eugenio Di Brino, co-fondatore di Altems Advisory, a margine dell’evento: “Non può esserci digitalizzazione senza la centralità della persona. La digitalizzazione deve partire dalla persona per verificare gli attuali andamenti del nostro SSN”.
Privacy e trasparenza
Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha parlato delle sfide etiche della digitalizzazione. “L’intelligenza artificiale e la digitalizzazione richiedono cautele. È necessario garantire la privacy dei pazienti e la trasparenza delle decisioni prese sulla base di algoritmi”, ha affermato Bellantone. “Inoltre è necessario che il consenso venga ottenuto in maniera spontanea, convinta e non in modo coercitivo”. Altro tema decisivo, ha proseguito il presidente dell’Iss, “è la trasparenza: è necessario che le decisioni prese sulla base di algoritmi siano comprensibili e verificabili da ogni cittadino. Questo aspetto sarà anche utile a superare la diffidenza verso la ‘scatola nera’ dell’intelligenza artificiale”, ha concluso.
Governance delle tecnologie sanitarie
Durante la prima parte si è discusso della governance delle tecnologie sanitarie per rendere accessibile l’innovazione. La seconda parte della giornata si è concentrata sulle nuove competenze necessarie per fruttare le opportunità della digitalizzazione. Il PNRR ha messo a disposizione risorse significative per la digitalizzazione del SSN. “Per la prima volta abbiamo un Recovery plan europeo con un Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha messo 1,7 miliardi sul fascicolo sanitario elettronico, 1,5 miliardi sulla telemedicina, 57 milioni nell’implementazione intelligenza artificiale e 4 miliardi sugli ospedali digitali. Risorse che sono ancora non sufficienti, ma dobbiamo tenere presente il punto di partenza del Paese”, ha detto il presidente di Farmindustria Marcello Cattani.
Tuttavia, queste risorse devono essere utilizzate in modo equo per evitare diseguaglianze tra i cittadini, ha messo in guardia don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute. “Questi sistemi rischiano di ampliare le differenze che già oggi esistono tra Regioni”, sottolinea Angelelli. “Ogni innovazione ha una valenza nella misura in cui è capace di combattere queste diseguaglianze. L’auspicio è che si riesca a cogliere questa opportunità unica”.
AI per accelerare le terapie
L’innovazione trasforma le strategie anche all‘interno delle aziende. “L’IA è fondamentale per la nostra strategia e contribuisce già in modo significativo al nostro progresso, nell’accelerare la drug discovery, migliorare la progettazione di studi clinici e i processi che sottendono alla produzione e alla fornitura dei nostri farmaci e vaccini”, ha detto Fulvia Filippini, Country Public Affairs Head di Sanofi.
Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), ha parlato della trasformazione del ruolo del farmacista con la digitalizzazione. “La carenza di personale medico è un problema. La formazione e la retribuzione sono alcuni aspetti. La burocrazia sottrae tempo all’assistenza ai cittadini. La sanità deve investire sui professionisti”, ha detto Mandelli.
Andrea Causio (SIIAM) ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento a tutti i livelli, perché il cambio dei processi delle strutture gestionali non può gravare solo sulle nuove leve che hanno magari una digital literacy più sviluppata. Ha posto l’accento sulla parola “entusiasmo” come chiave per cambiare in meglio il nostro SSN, grazie alle nuove tecnologie.
Don Alessandro Mantini ha affrontato l’aspetto etico, proponendo di passare da “digitalizzazione umana” a “umana digitalizzazione”. La tecnologia riduce la complessità della realtà, ma noi, come esseri umani, dobbiamo affrontare questa complessità in modo realistico, ha spiegato. “L’intelligenza artificiale non è veramente intelligente; è un’elaborazione matematica complessa creata dall’uomo. Pertanto, dobbiamo mantenere un giusto equilibrio nel coinvolgimento e nell’uso di queste tecnologie in medicina”, ha concluso.
Andrea Mandelli (Fofi), Fulvia Filippini (Sanofi)
Credit: ANSA/FABIO CIMAGLIA (NPK)
Tumore prostata colpisce 564mila italiani, 5% metastatico. L’iniziativa
News, PrevenzioneIl carcinoma prostatico è il tumore più frequente nella popolazione maschile nei Paesi occidentali e, in Italia, rappresenta il 19,8% di tutti i tumori maschili, con 41 mila nuove diagnosi nel 2023. Ad oggi, sono 564 mila gli Italiani che convivono con una diagnosi di tumore della prostata e di questi oltre il 5%, come dato di prevalenza, soffre della sua forma più grave, il tumore
della prostata metastatico.
L’iniziativa contro il tumore alla prostata metastatico
La Campagna “MEN’S PRO” sfrutta il parallelismo con il gioco del rugby tradizionalmente legato alla salute uro-genitale maschile, con l’obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico sui rischi di questo big killer. L’iniziativa si rivolge soprattutto ai pazienti e ai loro caregivers per aiutarli a superare le barriere e il senso di isolamento che ancora troppo spesso sono legate a questa patologia, facendoli sentire veramente parte di una grande squadra.
Un pallone da rugby, firmato da un pool di specialisti diversi – dall’oncologo
all’urologo, fino ad arrivare allo psicoterapeuta, il sessuologo e il nutrizionista – rappresenta il
patto di alleanza tra professionisti, impegnati a favorire il più corretto percorso diagnostico,
terapeutico e assistenziale del paziente con tumore della prostata metastatico.
In campo, c’è quindi una squadra, diretta verso una meta comune: sensibilizzare sui fattori che ostacolano la prevenzione e la diagnosi tempestiva del tumore della prostata. Infatti è grazie alla disponibilità di strumenti diagnostici sempre più precisi e nuove strategie terapeutiche che, oggi, questa neoplasia è tra le più trattabili. L’iniziativa, inoltre, intende fornire un sostegno concreto ai pazienti e a coloro che se ne prendono cura. La campagna è promossa da Pfizer Italia in collaborazione con Europa Uomo e la
Federazione Italiana di Rugby (FIR)
Gambe al sicuro dalle varici
News, RubrichePer molte donne le gambe sono la parte più importante del corpo, dedicano attenzione e tempo per tenerle sempre in perfetta forma, ma a volte non bastano creme e scrub ed è necessario ricorrere alla medicina. Tra i maggiori esperti per il benessere delle gambe c’è il chirurgo vascolare Lanfranco Scaramuzzino, con i suoi figli Luca (chirurgo e flebologo) e Lorenzo (specializzando in dermatologia). Ed è proprio Lanfranco Scaramuzzino a spiegare che «la malattia venosa cronica colpisce tra il 10 e il 50% degli uomini e il 50 e il 55% delle donne. L’aspetto sociale è ancora più evidente se si considera che la patologia cresce con l’avanzare dell’età secondo una relazione quasi lineare: dal 7 al 35% negli uomini e dal 20 al 60% nelle donne fra i 35 e i 40 anni, dal 15 al 55% negli uomini e dal 40 al 78% nelle donne oltre i 60 anni».
Routine di benessere per le gambe
Dunque, cosa fare per prendersi cura delle proprie gambe? «La routine di benessere deve comprendere terapie specifiche e persino il respiro», conclude Lanfranco Scaramuzzino. Ma, andiamo con ordine. Una delle cause di malessere e inestetismi è l’insufficienza venosa, una condizione medica in cui le vene delle gambe non riescono a riportare adeguatamente il sangue al cuore. «Questo problema può verificarsi a causa di valvole venose danneggiate o indebolite che non chiudono correttamente e consentono al sangue di fluire all’indietro e accumularsi nelle vene», chiarisce Luca Scaramuzzino. Le vene possono dilatarsi e diventare varicose, causando una serie di sintomi. «Il trattamento dell’insufficienza venosa – prosegue – può variare a seconda della gravità della condizione e può includere cambiamenti dello stile di vita (come l’esercizio fisico e la perdita di peso), l’uso di calze a compressione, farmaci, procedure minimamente invasive come la scleroterapia, l’ecosclerosi con schiuma, il laser transdermico o interventi chirurgici in casi più gravi.
Salute è bellezza
Fortunatamente, la ripresa è immediata e se ci si affida a specialisti del settore anche dal punto di vista estetico i risultati possono essere molto soddisfacenti». Del resto, quando si parla di gambe, si può dire che quasi sempre bellezza e salute coincidono. «Il benessere delle gambe non solo contribuisce alla loro bellezza esteriore ma anche alla nostra salute generale», spiega Lorenzo Scaramuzzino che mette l’accento su 6 punti chiave. In primis: esercizio fisico regolare. Bastano attività semplici come una passeggiata regolare, o anche il nuoto e la bici, veri toccasana per la circolazione sanguigna e la il tono muscolare. Fondamentale anche l’idratazione: «Bere molta acqua aiuta a mantenere la pelle delle gambe elastica e sana». E proprio la cura della pelle è uno degli elementi su cui focalizzare l’attenzione.
Il ruolo delle scarpe
«Usare creme idratanti, esfolianti e protezione solare può prevenire problemi cutanei come secchezza e danni causati dai raggi UV». Lorenzo Scaramuzzino ricorda anche i danni della sedentarietà: «Stare troppo a lungo seduti o in piedi senza muoversi può causare problemi di circolazione e dare origine alle odiose vene varicose. Massaggi linfodrenanti o altri trattamenti professionali possono migliorare la circolazione e ridurre gonfiori». Inoltre, le scarpe. «Indossare scarpe comode e adeguate evita dolori e problemi ai piedi che possono influire sul benessere delle gambe. Mantenere il benessere attraverso queste routine non solo contribuisce a un aspetto più bello, ma supporta anche la nostra salute generale e il nostro benessere quotidiano».
Attenzione al respiro
Anche la respirazione è cruciale, perché il sistema respiratorio e il sistema circolatorio lavorano insieme per garantire un adeguato trasporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti, nonché per il ritorno del sangue al cuore. «Quando si respira usando il diaframma l’addome si espande durante l’inspirazione e si contrae durante l’espirazione. Questo tipo di respirazione – conclude Lorenzo Scaramuzzino – favorisce il ritorno venoso dagli arti inferiori. Si deve inspirare lentamente attraverso il naso, riempiendo completamente i polmoni, e poi espirare lentamente attraverso la bocca».
Sistema immunitario
Problemi a vene ed i vasi sanguigni possono anche essere la prima spia di una patologia sistemica immunitaria. «La banale visibilità del reticolo venoso superficiale potrebbe essere il primo segnale di un’attività anomala del sistema immunitario», la dottoressa Michela Williams, specializzanda in Immunologia e Reumatologia. «Bisogna rivolgersi al proprio immunologo di fiducia per effettuare uno screening in grado di escludere il coinvolgimento immunologico che si verifica in circa il 20% delle trombosi venose profonde, e nel 30% degli infarti arteriosi nei soggetti al di sotto dei 50 anni.
Lavoro di squadra
La semplice visita immunologica seguita da un pannello di esami sanguigni e strumentali permette di individuare precocemente i segnali di malattia ed intraprendere efficaci terapie per prevenire possibili complicanze e ridurre i rischi. La stretta collaborazione tra flebologo ed immunologo permette – conclude la Williams – di identificare processi immunomediati iniziali e di bloccarne l’evoluzione in quanto il coinvolgimento flebologico può essere primo sintomo spesso sottovalutato».
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Articolo pubblicato su IL MATTINO il giorno 14 luglio 2024 a Firma di Renato Belotti con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute
Tecnologie e medicina, stop alla stagione dei tagli
RubricheDelegati, stakeholder, esperti, rappresentanti istituzionali e associativi si sono confrontati sullo stato dell’arte, le nuove tecnologie e le prospettive del settore dei dispositivi medici nel corso di uno degli eventi più attesi dell’anno dagli addetti ai lavori. La Conferenza Nazionale sui Dispositivi Medici – giunta quest’anno alla II edizione – si è tenuta a Roma lo scorso 9 luglio, promossa ancora una volta dalla Fondazione Mesit – Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica.
Un evento per addetti ai lavori, certo, ma anche un confronto di alto profilo per un settore che ha importanti ricadute sulla salute dei cittadini e sul tessuto imprenditoriale del nostro Paese e a livello globale. I dispositivi medici, infatti, sono essenziali nella fornitura di assistenza sanitaria in tutto il mondo e costituiscono uno dei settori più dinamici, innovativi ed economicamente significativi, anche in Italia, con un mercato di 18,3 miliardi di euro tra export e mercato interno, 4.641 aziende e 117.607 dipendenti occupati.
Regolamenti
Un tessuto industriale eterogeneo, altamente innovativo e specializzato, dove piccole aziende convivono con grandi gruppi, e che svolgerà senza dubbio un ruolo ancora più importante in futuro: basti pensare alle sfide tecnologiche offerte dai dispositivi personalizzati, dalla sicurezza informatica e dall’intelligenza artificiale. A questa centralità consegue, ovviamente, una sempre maggiore attenzione da parte delle istituzioni pubbliche, internazionali e nazionali, per una riorganizzazione del settore e un’ottimizzazione delle risorse impiegate.
In particolare, i nuovi regolamenti europei sui DM 2017/45 e sui diagnostici in vitro 2017/46 contengono modifiche molto impattanti che si rende necessario intercettare, al fine di offrire un servizio migliore ai pazienti, accelerando la convergenza normativa internazionale, promuovendo un modello normativo più efficace per l’intero comparto. È proprio da queste premesse che ha preso il via la Conferenza Nazionale sui Dispositivi Medici promossa dalla Fondazione Mesit (Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica), conferenza che si propone ormai come uno dei principali eventi di settore.
Promuovere il dialogo
Dopo la prima edizione nel 2023, che ha visto la partecipazione di oltre 500 tra delegati, stakeholder ed esperti, anche questo secondo appuntamento è stato l’occasione per riunire i principali attori del sistema: Ministero della Salute, Regioni Associazioni di pazienti, Confindustria Dispositivi Medici ed altre rappresentanze associative delle imprese al fine di individuare le possibili proposte che coniughino lo sviluppo del settore con l’accesso precoce all’innovazione, e di garantire la salute e la sicurezza dei cittadini. Un dibattitto dal quale nascerà ora un documento, già inaugurato nella scorsa edizione, contenente un’analisi dello stato dell’arte e delle prospettive future per il settore.
«L’innovazione tecnologica continua a essere un pilastro fondamentale per il miglioramento del benessere dei cittadini, trasformando profondamente la nostra vita quotidiana», dice il presidente della Fondazione Mesit, Marco Trabucco Aurilio.
Innovazione e nuove tecnologie
«Tuttavia, le persistenti criticità del nostro sistema sanitario nazionale, aggravate da un’attività regolatoria che nel settore dei dispositivi medici si è concentrata principalmente sulla riduzione dei costi, hanno ostacolato l’avanzamento tecnologico nel nostro Paese. Questa seconda edizione della conferenza mira a riunire tutti gli attori del sistema, con l’obiettivo dare continuità ad un dibattito che punta a immaginare soluzioni innovative e proporre interventi concreti per superare queste sfide».
Sulla stessa linea il pensiero di Francesco Saverio Mennini, capo del dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale. «È fondamentale stabilire regole chiare e condivise per definire e tutelare l’innovazione», dice. «Queste regole devono essere accompagnate da nuovi modelli organizzativi e finanziari, e soprattutto sostenute da una governance lungimirante e propositiva. In questo momento storico così complesso, occorre valutare anticipatamente le condizioni ottimali affinché un’innovazione e le nuove tecnologie possano integrarsi nei sistemi pubblici, misurandone la capacità di generare valore».
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Articolo pubblicato su IL MATTINO il giorno 14 luglio 2024 a Firma di Piero Speno con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute
Malattia PTT, fattore tempo e innovazione
News, RubricheChiazze rosso-violacee sulla pelle e sulle mucose, una forte anemia e un calo vertiginoso delle piastrine. Il più delle volte anche sintomi neurologici, cardiaci e renali correlati ad un’ischemia. È la firma, spesso molto difficile da individuare, di una malattia ultra-rara (l’incidenza è di 1-6 casi su un milione ogni anno) chiamata porpora trombotica trombocitopenica PTT, o anche sindrome di Moschcowitz. «La forma acquista riguarda il 95% dei pazienti, solo il 5% restante manifesta una forma ereditaria», spiega Mariano Carafa, direttore dell’U.O.C. di Medicina Interna del Dipartimento Emergenza e Accettazione del Cardarelli di Napoli.
Anticorpi fuori controllo
«Si tratta di una malattia autoimmune che favorisce la formazione incontrollata di trombi nel microcircolo e colpisce prevalentemente le donne giovani, l’età media alla diagnosi è di circa 40 anni». Ma cos’è che innesca questa malattia? Il dottor Carafa spiega che all’origine della patologia c’è un’alterazione del sistema immunitario. Il paziente produce anticorpi che attaccano l’enzima ADAMTS13 e inibiscono così la sua capacità di tagliare una macromolecola, il fattore di von Willembrand, rendendola inadatta a fissare le piastrine circolanti per formare il trombo piastrinico. «Semplificando – dice Carafa – si formano dei trombi che ostruiscono i piccoli vasi del microcircolo che irrorano i diversi organi. Questo porta a condizioni quali trombocitopenia grave e anemia emolitica microangiopatica (distruzione meccanica dei globuli rossi). Nei casi più gravi a conseguenze che spesso si rivelano fatali, quali insufficienza renale, ictus o infarto».
Patologia tempo-dipendente
Ecco perché è fondamentale, Carafa lo ribadisce più volte che si tratta di una patologia tempo-dipendente, riuscire a diagnosticare la malattia nelle sue fasi iniziali. L’Azienda Ospedaliera Cardarelli di Napoli affronta la questione a partire dal Pronto soccorso. Grazie ad un PDTA specifico, i pazienti che arrivano in Ps con una diagnosi, o quelli per i quali si ha un sospetto diagnostico, vengono trasferiti in reparto dove sono trattenuti sino a che le condizioni sono ormai stabili. «Affrontiamo la malattia con tre linee d’attacco: immunosoppressione a base di cortisone, plasmaferesPi (sostituzione del plasma del paziente con quello di soggetto sano) e terapia con anticorpi monoclonali».
Cambio di paradigma
Ed è proprio quest’ultima la novità che ha cambiato il paradigma della malattia: ora è possibile mettere in sicurezza il paziente in tempi molto rapidi somministrando una molecola che consente a immunosoppressori e plasmaferesi di agire. L’anticorpo monoclonale impedisce che le piastrine aderiscano ai recettori del fattore di von Willembrand e quindi evita la formazione e l’accumulo dei micro-coaguli nel microcircolo. Una volta stabilizzato, il paziente è affidato al setting ambulatoriale ematologico, dove si prosegue la terapia sia immunosoppressiva con l’anticorpo monoclonale fino ad una decisa remissione con il ripristino dell’attività fisiologica dell’ADAMTS 13.
Arrivare ad una diagnosi
Breve parentesi, nella gestione successiva al ricovero resta da affrontare in Campania il tema di un esame necessario alla verifica dell’attività dell’enzima ADAMTS13, esame che a quanto pare non sempre è possibile eseguire nel pubblico o in regime di convenzione. Al di là di questo, resta un fattore critico la capacità stessa dei clinici, in particolare nelle piccole strutture periferiche che non sempre possono contare su un reparto di Ematologia, di individuare i segnali della malattia. «Ogni paziente con PTT acquisita è diverso e può manifestare una vasta gamma di sintomi, non specifici e non chiaramente indicativi di una forma di microangiopatia trombotica», chiarisce Carafa.
Indicatori di malattia
«Anche le alterazioni di laboratorio sono varie e per molti versi non specifiche (anemia, piastrinopenia, aumento LDH, aumento creatinina). Nel corso della vita gli episodi di PTT possono essere singoli oppure ripetuti: circa il 30-35% dei pazienti sperimenta nuovi episodi, che possono verificarsi anche dopo anni dall’evento precedente. Il nostro obiettivo è, e deve sempre essere, quello di individuare la malattia precocemente, solo così si può evitare che si producano dei danni che altrimenti diventano irreversibili».
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Articolo pubblicato su IL MATTINO il giorno 14 luglio 2024 a Firma di Marcella Travazza con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute
Editoria: Speciale Salute e Prevenzione di Luglio
SpecialiAncora una volta il Network editoriale PreSa ha scelto di promuovere la prevenzione e l’informazione sui temi della salute e lo ha fatto dalle pagine autorevoli de Il Mattino. In questo numero un approfondimento su una malattia poco conosciuta, che ha però un forte impatto sulla vita delle persone che ne sono colpite: la Porpora trombotica trombocitopenica. Ne abbiamo parlato con il dottor Mariano Carafa, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna (Dipartimenti di Emergenza e Accettazione) dell’Azienda Ospedaliera Antonio Cardarelli di Napoli. Spazio anche ad un evento di estrema importanza: La Conferenza Nazionale sui Dispositivi Medici – giunta quest’anno alla II edizione. L’evento si è tenuta a Roma lo scorso 9 luglio, promosso ancora una volta dalla Fondazione Mesit – Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica. Non meno interessante, il focus sulla salute delle gambe e quello sulla chirurgia urologica laparoscopica. Uno speciale tutto da leggere, insomma. Scritto come sempre in modo chiaro e diretto.
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Obesità, 70% della popolazione entro 2030: “sia un tema del prossimo G7”
Alimentazione, Associazioni pazienti, Economia sanitaria, PrevenzioneIn Italia, sei milioni di cittadini soffrono di obesità e oltre 23 milioni di persone sono in eccesso di peso, potenziali futuri pazienti. Inoltre, l’Italia svetta tristemente nelle classifiche sull’obesità infantile con la percentuale più elevata, pari al 42 per cento, di bambini in sovrappeso o con obesità nella fascia di età 5-9 anni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme “Globesità” per i tassi vertiginosi di crescita del fenomeno e per le proiezioni che stimano una diffusione che raggiungerà il 70 per cento della popolazione entro il 2030.
Obesità tra i temi del prossimo G7
La sfida dell’obesità sia fra i temi in agenda del prossimo G7 Salute di ottobre: è questa la richiesta rivolta al Ministro della Salute Orazio Schillaci in una lettera inviata di recente e firmata da sette organizzazioni rappresentative della comunità scientifica, dei pazienti e del mondo politico-istituzionale. Una richiesta che, come già peraltro previsto da un ordine del giorno a firma dell’On. Roberto Pella approvato in legge di bilancio a dicembre scorso alla Camera, nasce dalla constatazione dell’obesità come una delle grandi sfide di salute globale.
L’appello è firmato dai Presidenti dell’Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, On. Roberto Pella e Sen. Daniela Sbrollini, dalla Presidente di Amici Obesi, Iris Zani, dal Presidente di Ibdo Foundation, Paolo Sbraccia, dal Presidente di IO-Net Italian Obesity Network, Giuseppe Fatati, dal Presidente di OPEN Italy, Andrea Lenzi, dal Presidente Sid – Società italiana di diabetologia, Angelo Avogaro, dal Presidente Sio – Società italiana dell’obesità, Rocco Barazzoni.
“È motivo d’orgoglio – sottolinea la lettera – che l’Italia abbia assunto la Presidenza del G7, e il G7 Salute del prossimo ottobre offrirà al nostro Paese un’opportunità unica per farsi capofila nell’ambito delle più importanti sfide che minacciano la salute globale. Fra queste la sicurezza alimentare, che comprende il tema della malnutrizione, ma anche quello della sovralimentazione, un problema complesso, che va ben oltre l’aspetto dell’alimentazione coinvolgendo anche gli stili di vita, la prevenzione, gli aspetti genetici, che portano allo sviluppo di patologie ad alto impatto di salute pubblica come l’obesità. Proprio l’assenza dell’obesità dai lavori, prosegue la lettera, “ci colpisce, segnalando il rischio di affrontare solo parzialmente le sfide della sicurezza alimentare.
L’obesità, parte del più ampio paradosso della nutrizione secondo cui si contrappongono, e in parte si possono addirittura sovrapporre, denutrizione e sovralimentazione, è infatti una patologia cronica, progressiva e recidivante con tassi di crescita che raggiungono proporzioni epidemiche in Italia e nel mondo, anche a livello infantile. Comporta un profondo impatto sulla salute pubblica in quanto fattore di rischio delle patologie croniche più diffuse e pericolose tra la popolazione, prima fra tutte il diabete mellito di tipo 2, ma anche patologie cardiovascolari e tumori, nonché tutte le principali malattie non trasmissibili, causando 4 milioni di decessi annui nel mondo, di cui 1,2 milioni solo in Europa”.
Globesità, impatto economico nel mondo
L’obesità genera un importante impatto negativo sull’economia globale. La World Obesity Federation, di cui tutti i firmatari dell’appello sono membri, prevede che l’impatto economico globale del sovrappeso e dell’obesità raggiungerà i 4,32 trilioni di dollari all’anno entro il 2035 se le misure di prevenzione e trattamento non miglioreranno. Si tratta di un valore pari a quasi il 3 per cento del PIL mondiale, paragonabile all’impatto del COVID-19 nel 2020.
Il problema colpisce sia i Paesi industrializzati che quelli in via di sviluppo, dove già oltre 115 milioni di persone ne soffrono, e si prevede che entro il 2035 il 79 per cento degli adulti con obesità o sovrappeso vivrà nei Paesi a basso e medio reddito. L’urgenza di una strategia e un piano d’azione e di cooperazione internazionale è l’unica risposta plausibile che guarda ad un futuro sostenibile per i cittadini e per i sistemi sanitari nazionali.
Numeri preoccupanti che motivano l’appello. “Chiediamo quindi – conclude la lettera – che il Ministero che Lei ha l’onore di guidare condivida il senso di responsabilità e lo sguardo al futuro della salute e della sostenibilità globale inserendo la sfida dell’obesità tra i temi oggetto di discussione del prossimo G7 salute. L’Italia potrebbe finalmente guidare un cambio di paradigma globale senza precedenti su questa patologia, affrontando in tutta la sua complessità anche il tema della sicurezza alimentare attraverso l’approccio della salute pubblica, considerando la sovralimentazione e gli stili di vita come elementi caratterizzanti dell’obesità e portando l’Italia ad essere promotore di soluzioni innovative e capofila di un piano d’azione globale di contrasto a questa patologia cronica, progressiva e recidivante”.
Diete sbagliate costano a ogni italiano 289€ l’anno
Alimentazione, Benessere, Economia sanitaria, NewsLa salute nasce a tavola e il rischio di diete sbagliate incide sulla spesa sanitaria generando una contrazione del PIL europeo del 33%. Questo dato emerge dallo studio della Fondazione Aletheia “Malattie, cibo e salute”, realizzato con il patrocinio del ministero della salute.
Diete sbagliate pesano sulle tasche degli italiani
Diete e modelli nutrizionali errati costano a ogni italiano circa trecento euro in più̀ all’anno e incidono sulla probabilità̀ di insorgenza di malattie determinando un duplice rischio: in termini di impatto sulla salute e, più̀ in generale, incrementando i costi economico- sociali.
Le evidenze di questa correlazione sono state presentate di recente dalla Fondazione Aletheia – primo think thank scientifico italiano – con il patrocinio e nelle sedi del Ministero della Salute alla presenza del Ministro Orazio Schillaci. “Malattie, Cibo e Salute” è il titolo del rapporto illustrato dal Comitato Scientifico della Fondazione, presieduta da Stefano Lucchini e diretta da Riccardo Fargione, con il coordinamento delle attività̀ scientifiche del professore Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà̀ di Medicina e chirurgia dell’Università̀ Cattolica del Sacro Cuore.
Nonostante l’Italia presenti valori migliori per quanto riguarda il tasso di obesità (tra le principali malattie correlate agli stili nutrizionali errati incardinati spesso su prodotti cosiddetti ultra-processati con l’aggiunta di una molteplicità di additivi chimici) nel 2023 l’eccesso di peso ha interessato il 46,4% della popolazione di maggiore età̀, rilevando una crescita nell’ultimo ventennio dell’7,1% delle persone in sovrappeso e del 36,4% di quelle affette da obesità. A questo si aggiunge anche un aumento dell’incidenza di diabete che passa dal 6,3% nel 2021 al 6,6% nel 2022 con una crescita negli ultimi venti anni del 65%.
Il prezzo delle diete dannose, compresi costi economici e sociali
I costi sanitari legati a queste malattie comportano oggi – secondo quanto rilevato dal rapporto – una contrazione annua del Pil europeo del 3,3%. Entrando nel dettaglio, l’incremento del sovrappeso legato a stili nutrizionali errati rappresenta il 9% della spesa sanitaria nazionale e ad ogni italiano costa un’extra “tassa” annuale di 289 euro.
In tal senso la dieta mediterranea, iscritta nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco ingloba ed esprime differenti valori di contrasto a questo fenomeno.
“La Dieta Mediterranea – ha specificato il prof. Claudio Franceschi (professore emerito di immunologia all’Università̀ di Bologna, tra gli autori della ricerca) – rappresenta indiscutibilmente un elemento cardine per la salute dei cittadini poiché́ ha una serie di effetti favorevoli sulla composizione corporea, lo stato infiammatorio cronico caratteristico dell’invecchiamento (“inflammaging”) ed anche su tutta una serie di parametri cognitivi”.
Da qui, dunque, i rischi di consumi elevati di cibi ultra-processati. Il rapporto evidenzia, infatti, come una riduzione del 20% delle calorie assunte da alimenti ad alto contenuto di zucchero, sale e grassi saturi potrebbe prevenire in Italia 688mila malattie croniche entro il 2050 e far risparmiare 278 milioni di euro l’anno di spesa sanitaria: circa 7 miliardi nei prossimi 25 anni.
Rendere il cittadino informato
“L’evento – spiega Riccardo Fargione, Direttore di Aletheia – consolida un percorso avviato con il Ministero della Salute. Assistiamo spesso a disinformazione e strumentalizzazioni che spingono verso modelli di consumo dannosi per i cittadini. Non possiamo permetterlo in una Paese, come l’Italia, che vanta una cultura ed un patrimonio enogastronomico di assoluta eccellenza. Ma non possiamo permetterlo neanche a livello globale, per il bene dei cittadini e dei nostri figli. Ed è per questo che con la Fondazione Aletheia ci siamo dotati di un team di medici e scienziati di altissimo profilo per provare a scardinare falsi miti e mettere ordine su un tema delicatissimo”.
La ricerca focalizza inoltre la garanzia del controllo di qualità̀ dei prodotti assunti sia in termini di composizione nutrizionale sia sotto l’aspetto della sicurezza alimentare. I prodotti italiani risultano infatti i più controllati dalle autorità̀ europee (oltre 11,3mila campioni analizzati), seguono quelli francesi (circa 10mila) e tedeschi (poco meno di 8,7 mila). Nel confronto circa il 10,3% dei campioni di origine extra Ue ha registrato livelli di contaminazione da fitofarmaci superiori ai limiti di legge, ben 5 volte superiore a quelli di origine Ue (2%).
Presa Weekly 12 Luglio 2024
PreSa WeeklyIl 17 luglio torna la Partita del Cuore
NewsÈ proprio il caso di dire che la solidarietà scende in campo. La Nazionale Cantanti e la Nazionale della Politica si affronteranno nel corso di un match amichevole che avrà come unico scopo quello di raccogliere fondi da donare all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e al Reparto Pediatrico dell’Ospedale San Salvatore de l’Aquila. Allo stadio Gran Sasso – Italo torna di scena la Partita del Cuore, giunta ormai alla sua 33esima edizione. Un’evento che si svolgerà il 16 luglio e sarà trasmesso in prima serata su Rai 1 mercoledì 17 luglio, con la conduzione di Eleonora Daniele, la telecronaca di Alberto Rimedio e la partecipazione di tanti artisti del mondo della musica e dello spettacolo.
Il numero solidale della Partita del Cuore
Alla serata è legato il numero solidale 45585, attivo già da ora, attraverso il quale è possibile sostenere il progetto Accoglienza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che offre alloggio e sostegno gratuito alle famiglie che da tutte le regioni e da molti paesi nel mondo raggiungono la capitale per le cure dei propri figli affetti da gravi patologie. Il 30% dei pazienti ricoverati al Bambino Gesù proviene infatti da fuori Regione o dall’estero. Per le famiglie più bisognose l’Ospedale mette a disposizione una rete di accoglienza che garantisce ogni anno oltre 140mila notti gratuite, presso le case di accoglienza, a circa 3000 famiglie che trattenersi nella capitale per un lungo periodo di cura.
In campo per i politici
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, sarà l’allenatore d’eccezione della Nazionale politici. La Russa avrà il compito di guidare dalla panchina il gruppo di parlamentari selezionato per questo match: tra questi, come svelato da Marco Furfaro nel corso della conferenza stampa, il ministro Giancarlo Giorgetti, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte (“ci ha chiamati, vuole partecipare”), la segretaria del Pd Elly Schlein, che assicurano sia molto brava a calciare. Il capitano della Nazionale politici sarà il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Poi si va sul sicuro con un grande campione: l’ex calciatore Damiano Tommasi, oggi sindaco di Verona. In panchina Pier Ferdinando Casini, rappresentante di quella storica partita che vide il gol di Massimo D’Alema e l’abbraccio con Gianfranco Fini. “Questi alcuni nomi, non possiamo spoilerare tutta la squadra”, ha detto Furfaro.
In campo per i cantanti
A guidare dalla panchina i cantanti sarà mister Al Bano (in panchina) hanno confermato la propria presenza il presidente e capitano Enrico Ruggeri, Rocco Hunt, Il Tre, Rkomi, Paolo Vallesi, Leo Gassmann, Dolcenera, Moreno il Biondo, Serena Brancale, Petit, Bugo, LDA, Maninni, Pier Paolo Pretelli, Mida, Bnkr44, Ubaldo Pantani, Moreno Donadoni e Aka 7even.
Sentirsi a casa
Il costo medio a carico dell’Ospedale per ogni famiglia ospitata è pari a circa 800 euro, con una previsione di costo complessivo per l’anno 2024 pari a 2,4 milioni di euro, che comprendono le spese per le case di accoglienza, i mediatori culturali, i buoni pasto, i viaggi e trasferimenti, il personale dedicato. L’iniziativa ha ottenuto il sostegno di RAI Per la Sostenibilità-ESG attraverso il supporto informativo dei canali editoriali RAI dal 12 al 17 luglio.
La prima volta
La prima Partita del Cuore si è disputata il 3 giugno 1992 allo Stadio Olimpico di Roma. La partita è terminata col punteggio di 5-6 ed ha visto opposta la Nazionale italiana cantanti ad una squadra denominata Nazionale Radio Telecronisti RAI. La partita è stata però trasmessa su Rai 1 in differita il 5 giugno alle ore 20.40. La conduzione è stata affidata a Fabrizio Frizzi e Red Ronnie con la collaborazione di Gianfranco De Laurentiis e Massimo De Luca, ai quali è stato affidato il commento. In tribuna c’erano invece personaggi della televisione, come Giancarlo Magalli, Milly Carlucci, Sydne Rome, Sandra Milo, Andy Luotto, Michele Mirabella, Rita dalla Chiesa, Marisa Laurito e Luciano De Crescenzo.
La squadra dei cantanti era composta, tra gli altri, da Gianni Morandi, Luca Barbarossa, Luca Carboni, Enrico Ruggeri, Paolo Mengoli e Francesco Baccini; quella dei radiotelecronisti, invece, da Aldo Agroppi, Carlo Nesti, Silvio Sarta, Gianni Cerqueti, Amedeo Goria e Giancarlo Trapanese.
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Digitalizzazione umana: dati, economia ed etica per il futuro SSN
NewsLa rivoluzione digitale investe ogni ambito della sanità. Il fascicolo sanitario elettronico, la telemedicina, l’intelligenza artificiale e le terapie digitali trasformano l’organizzazione dei servizi sanitari, la cura, l’assistenza e il rapporto medico-paziente. La digitalizzazione, accelerata dal Pnrr, apre però molte questioni ancora irrisolte: dalla qualità dei dati alla protezione della privacy, dalla creazione di infrastrutture adeguate alla formazione dei professionisti del settore. A queste tematiche Altems Advisory, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con il contributo non condizionante di Sanofi Italia, ha dedicato una giornata di studio dal titolo “Digitalizzazione Umana: Dati, economia ed etica per una visione futura del SSN“. L’evento si è focalizzato sull’approccio umano in un contesto sempre più digitalizzato.
L’importanza dei Dati
I dati sono al centro della digitalizzazione, necessari anche per fare una programmazione sanitaria efficace e per dare slancio la ricerca. Dati che, però, devono essere di qualità, ha sottolineato Giuseppe Arbia, direttore di Altems. “L’intelligenza artificiale, come qualunque altro modello previsivo o statistico, ha bisogno di dati. La qualità del dato è fondamentale per costruire modelli complessi che migliorano l’organizzazione del sistema sanitario nazionale”, ha detto Arbia. “L’Intelligenza Artificiale ha bisogno di dati. Se i dati ‘in ingresso’ sono di bassa qualità anche i risultati finali lo saranno”.
Il dato affidabile è alla base di un SSN efficiente e moderno. Dario Sacchini, presidente di Altems Advisory, ha parlato della digitalizzazione come svolta epocale per il SSN. “La digitalizzazione rappresenta una svolta epocale per il miglioramento e la sostenibilità del SSN. I dati, l’economia, la programmazione, la governance e l’etica si intrecciano per rilanciare il SSN come bene comune, mettendo al centro la dignità della persona”, ha affermato Sacchini.
Dario Sacchini, Sofia Gorgoni
La prof. Teresa Petrangolini (direttrice PAL Altems) ha riportato un esempio di resilienza delle associazioni dei pazienti, durante la pandemia di COVID-19. La sospensione dei servizi non ha ridotto la loro capacità di supporto ai pazienti. Al contrario, grazie al web, molte associazioni hanno rapidamente digitalizzato le loro operazioni, migliorando le relazioni con pazienti e amministrazioni e organizzando varie attività online. Questo ha aumentato le loro competenze digitali e facilitato la produzione di dati, rendendole più credibili e resilienti di fronte ai cambiamenti.
Teresa Petrangolini (Altems)
Il Fascicolo Sanitario Elettronico e la Telemedicina
Il PNRR ha dato una forte accelerazione alla digitalizzazione della sanità. Entro il 2026 avremo il Fascicolo Sanitario Elettronico e la Telemedicina su tutto il territorio. Il Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale prima, e il DDL italiano rappresentano un altro passaggio epocale per promuovere l’innovazione, garantendo i diritti dei cittadini. “La digitalizzazione del SSN deve essere umana, promuovendo il rilancio del SSN come bene comune e mettendo al centro la dignità della persona”, ha ribadito Sacchini. Un concetto rafforzato anche da Eugenio Di Brino, co-fondatore di Altems Advisory, a margine dell’evento: “Non può esserci digitalizzazione senza la centralità della persona. La digitalizzazione deve partire dalla persona per verificare gli attuali andamenti del nostro SSN”.
Privacy e trasparenza
Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha parlato delle sfide etiche della digitalizzazione. “L’intelligenza artificiale e la digitalizzazione richiedono cautele. È necessario garantire la privacy dei pazienti e la trasparenza delle decisioni prese sulla base di algoritmi”, ha affermato Bellantone. “Inoltre è necessario che il consenso venga ottenuto in maniera spontanea, convinta e non in modo coercitivo”. Altro tema decisivo, ha proseguito il presidente dell’Iss, “è la trasparenza: è necessario che le decisioni prese sulla base di algoritmi siano comprensibili e verificabili da ogni cittadino. Questo aspetto sarà anche utile a superare la diffidenza verso la ‘scatola nera’ dell’intelligenza artificiale”, ha concluso.
Governance delle tecnologie sanitarie
Durante la prima parte si è discusso della governance delle tecnologie sanitarie per rendere accessibile l’innovazione. La seconda parte della giornata si è concentrata sulle nuove competenze necessarie per fruttare le opportunità della digitalizzazione. Il PNRR ha messo a disposizione risorse significative per la digitalizzazione del SSN. “Per la prima volta abbiamo un Recovery plan europeo con un Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha messo 1,7 miliardi sul fascicolo sanitario elettronico, 1,5 miliardi sulla telemedicina, 57 milioni nell’implementazione intelligenza artificiale e 4 miliardi sugli ospedali digitali. Risorse che sono ancora non sufficienti, ma dobbiamo tenere presente il punto di partenza del Paese”, ha detto il presidente di Farmindustria Marcello Cattani.
Tuttavia, queste risorse devono essere utilizzate in modo equo per evitare diseguaglianze tra i cittadini, ha messo in guardia don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute. “Questi sistemi rischiano di ampliare le differenze che già oggi esistono tra Regioni”, sottolinea Angelelli. “Ogni innovazione ha una valenza nella misura in cui è capace di combattere queste diseguaglianze. L’auspicio è che si riesca a cogliere questa opportunità unica”.
AI per accelerare le terapie
L’innovazione trasforma le strategie anche all‘interno delle aziende. “L’IA è fondamentale per la nostra strategia e contribuisce già in modo significativo al nostro progresso, nell’accelerare la drug discovery, migliorare la progettazione di studi clinici e i processi che sottendono alla produzione e alla fornitura dei nostri farmaci e vaccini”, ha detto Fulvia Filippini, Country Public Affairs Head di Sanofi.
Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), ha parlato della trasformazione del ruolo del farmacista con la digitalizzazione. “La carenza di personale medico è un problema. La formazione e la retribuzione sono alcuni aspetti. La burocrazia sottrae tempo all’assistenza ai cittadini. La sanità deve investire sui professionisti”, ha detto Mandelli.
Andrea Causio (SIIAM) ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento a tutti i livelli, perché il cambio dei processi delle strutture gestionali non può gravare solo sulle nuove leve che hanno magari una digital literacy più sviluppata. Ha posto l’accento sulla parola “entusiasmo” come chiave per cambiare in meglio il nostro SSN, grazie alle nuove tecnologie.
Don Alessandro Mantini ha affrontato l’aspetto etico, proponendo di passare da “digitalizzazione umana” a “umana digitalizzazione”. La tecnologia riduce la complessità della realtà, ma noi, come esseri umani, dobbiamo affrontare questa complessità in modo realistico, ha spiegato. “L’intelligenza artificiale non è veramente intelligente; è un’elaborazione matematica complessa creata dall’uomo. Pertanto, dobbiamo mantenere un giusto equilibrio nel coinvolgimento e nell’uso di queste tecnologie in medicina”, ha concluso.
Andrea Mandelli (Fofi), Fulvia Filippini (Sanofi)
Credit: ANSA/FABIO CIMAGLIA (NPK)