Come liberarsi del reflusso gastroesofageo
Colpevoli le abbuffate delle feste, in molti hanno iniziato il nuovo anno all’insegna del reflusso gastroesofageo. Una malattia cronica che colpisce moltissimi adulti, addirittura (stando agli ultimi dati) una quota che si aggira tra il 20-40%. Il reflusso si manifesta con la risalita delle sostanze acide dallo stomaco all’esofago, causando bruciore, dolore e infiammazione. Alla base di questo disturbo c’è un malfunzionamento del cardias, una valvola posta tra esofago e stomaco, che non riesce a trattenere correttamente il contenuto gastrico.
Le cause e i fattori scatenanti
Il reflusso gastroesofageo è particolarmente comune quando si ha una routine alimentare sregolata, durante i periodi di stress o nei cambi di stagione. Già, abitudini alimentari scorrette, stili di vita poco equilibrati e in alcuni casi la presenza di un’ernia iatale (condizione caratterizzata dalla risalita di una porzione dello stomaco verso il torace) possono esserne alla base di questo disturbo invalidante.
Se trascurato, il reflusso può portare a complicazioni serie, come il rischio di sviluppare tumori esofagei. Per questo motivo, è fondamentale riconoscere i sintomi e intervenire tempestivamente.
I sintomi da non ignorare
Tra i segnali più comuni ci sono:
- Bruciore di stomaco e retrosternale
- Acidità e rigurgito acido
- Digestione difficoltosa
A volte, il disturbo si manifesta con sintomi meno immediati, come sensazione di nodo alla gola, nausea, tosse cronica, raucedine, abbassamento della voce, singhiozzo, o persino dolore toracico simile a quello di natura cardiaca.
Stress e reflusso: un legame bidirezionale
La connessione tra mente e sistema gastrointestinale è ormai riconosciuta dalla scienza. Periodi di intenso stress, ansia o depressione possono peggiorare i sintomi del reflusso. Allo stesso modo, un apparato digerente irritato può influenzare negativamente lo stato psichico, creando un circolo vizioso.
La diagnosi del reflusso gastroesofageo
La diagnosi si basa principalmente su una visita gastroenterologica. I sintomi tipici, come il bruciore e il rigurgito acido, sono spesso sufficienti per identificare il problema. Tuttavia, in alcuni casi, il medico potrebbe prescrivere esami specifici:
- Radiografie per osservare la funzionalità del tratto gastrointestinale.
- Gastroscopia per verificare eventuali danni o infiammazioni e prelevare campioni di tessuto.
- Manometria esofagea per analizzare la motilità dell’esofago.
- pH-impedenziometria delle 24 ore per monitorare l’entità del reflusso.
Come gestire il reflusso gastroesofageo
Il primo passo per gestire il reflusso è adottare un’alimentazione equilibrata ed evitare di sdraiarsi subito dopo i pasti. In caso di sintomi persistenti, il medico potrebbe prescrivere farmaci specifici, come:
- Antiacidi, per neutralizzare l’acido nello stomaco.
- H2 antagonisti o inibitori di pompa protonica, per ridurre o bloccare la produzione di acido.
- Procinetici, utili a migliorare lo svuotamento gastrico.
Nei casi più gravi, può essere necessario un intervento chirurgico per ristabilire la funzionalità del cardias.
L’importanza della dieta
Un aspetto cruciale nella gestione del reflusso è la dieta. Bisogna mantenersi idratati bevendo lontano dai pasti e preferire alimenti come farine integrali, verdure cotte, carni bianche, uova e latticini magri.
Da evitare invece:
- Alimenti acidi (pomodori, agrumi) e irritanti (cibi grassi, fritti, cioccolato).
- Bevande come caffè, alcolici e superalcolici.
- Spezie piccanti, anche se curcuma e zenzero possono essere utili per alleviare i sintomi.
Prevenzione e stili di vita
La prevenzione passa attraverso scelte di vita sane. Mantenere un peso corporeo adeguato, praticare attività fisica e smettere di fumare sono comportamenti essenziali. Anche la qualità del sonno gioca un ruolo fondamentale: dormire bene aiuta a ridurre lo stress e i sintomi del reflusso. Evitare comportamenti che favoriscono l’ingestione di aria, come masticare gomme, può servire a contribuire e a prevenire fastidi ulteriori.
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