Molte persone dopo aver perso peso affrontano un problema ricorrente: la ripresa dei chili persi. Questo fenomeno, noto come “effetto yo-yo”, è più complesso di quanto sembri. Un nuovo studio pubblicato su Nature dal Federal Institute of Technology di Zurigo, Svizzera, spiega perché il corpo tende a ritornare al peso pre-dieta. Le cellule adipose, infatti, non dimenticano facilmente l’obesità o il sovrappeso e continuano a favorire l’assorbimento di grassi e zuccheri, anche dopo un dimagrimento significativo.
L’epigenetica e la memoria delle cellule adipose
L’obesità lascia tracce nel corpo a livello molecolare. Il meccanismo coinvolto si chiama epigenetica. Come spiega il nutrizionista e psichiatra Stefano Erzegovesi, l’epigenetica è il modo in cui i geni vengono attivati o disattivati, ma senza alterare il Dna. Nel caso delle persone con obesità, i geni che regolano l’accumulo di grasso tendono ad attivarsi in modo pro-infiammatorio. Questi cambiamenti non sono temporanei. Resteranno nel tempo, anche dopo che una persona ha perso peso.
Lo studio di Zurigo: evidenze nei topi e negli esseri umani
Gli scienziati di Zurigo hanno esaminato il tessuto adiposo di persone con obesità e di un gruppo di controllo, persone normopeso. I risultati hanno rivelato che, nelle cellule adipose delle persone obese, alcuni geni erano più attivi rispetto a quelli del gruppo di controllo. Altri erano meno attivi. Un dato sorprendente è che, anche dopo una chirurgia bariatrica, che porta a una drastica perdita di peso, l’attività epigenetica delle cellule adipose non è cambiata significativamente. Due anni dopo l’intervento, i partecipanti obesi avevano ancora un’attività genetica simile a quella pre-dimagrimento.
Gli scienziati hanno anche testato il fenomeno sui topi. Anche dopo aver perso peso, i cambiamenti epigenetici nei loro tessuti adiposi persistevano. Le cellule sembravano “ricordare” il loro stato precedente di malattia.
La resistenza al dimagrimento e le cellule più “affamate”
La memoria dell’obesità non è solo un fenomeno molecolare, ma ha conseguenze pratiche sul corpo. Le cellule adipose che sono state esposte all’obesità tendono ad assorbire più zuccheri e grassi rispetto a quelle di chi non è mai stato obeso. Secondo Erzegovesi, una cellula adiposa “pro-infiammatoria” tende a immagazzinare energia anziché bruciarla. Questo comportamento è in parte legato all’evoluzione. Le persone discendendo da antenati sopravvissuti alle carestie che avevano un corpo abituato a “risparmiare”, cioè programmato per conservare energia. Oggi, nelle persone obese, questa tendenza è amplificata.
Questa “memoria” non riguarda solo l’obesità grave, ma anche il sovrappeso. L’aumento del grasso viscerale, che circonda gli organi, attiva la produzione di molecole pro-infiammatorie. L’alimentazione ricca di cibi ultra-processati, grassi saturi e sale peggiora ulteriormente la situazione.
I limiti dello studio e le domande rimaste aperte
Nonostante la solidità dello studio, ci sono ancora molte domande senza risposta. La durata di questa “memoria” cellulare è sconosciuta. Non è chiaro quanto tempo il corpo continui a ricordare lo stato di obesità. Inoltre, i meccanismi molecolari che causano questi cambiamenti epigenetici sono ancora poco chiari. Non è nemmeno certo se l’alterazione epigenetica derivi dall’obesità stessa o se sia la cellula a cambiare per prima, portando a un accumulo di grassi e zuccheri.
L’obesità non è solo stili di di vita sbagliati
La ricerca dimostra come l’obesità non sia solo una questione di cattive abitudini. Ci sono meccanismi biologici e molecolari che aiutano a mantenere il peso. Non si tratta semplicemente di una questione di volontà o di “viziare” se stessi. L’obesità è una malattia complessa, con una forte componente biologica, spesso accompagnata da fattori psicologici.
Come contrastare l’effetto yo-yo e mantenere la salute
Se la “memoria” dell’obesità rende difficile mantenere il peso, cosa si può fare per contrastare l’effetto yo-yo? Erzegovesi suggerisce di non concentrarsi solo sul controllo delle calorie, ma anche sulla qualità dell’alimentazione. Un’alimentazione antinfiammatoria, come quella mediterranea, potrebbe aiutare. Ridurre l’infiammazione, infatti, manda un segnale alle cellule di “cessato allarme da carestia”, cambiando il loro comportamento nel tempo.
Il cambiamento di stile di vita deve essere duraturo. Le cellule adipose, sensibili alla memoria dell’obesità, diventano ancora più resistenti se alimentate in modo non salutare. Non basta seguire una dieta temporanea. Per evitare l’effetto yo-yo, bisogna mangiare in modo sano ogni giorno.