Tumore al Pancreas: perché è così difficile curare la malattia che ha portato via Eleonora Giorgi
Il tumore al pancreas, che ha strappato Eleonora Giorgi alla vita a 71 anni, è una delle neoplasie più insidiose. Ancora oggi, resta tra i più difficili da debellare, soprattutto per la difficoltà di una diagnosi precoce. Eleonora Giorgi aveva annunciato nell’ottobre 2023 di essere affetta da un tumore pancreatico, lo stesso che ha tolto la vita anche a personaggi come Gianluca Vialli e Sven Goran Eriksson.
Difficoltà di diagnosi precoce
Il tumore al pancreas non dà sintomi evidenti nelle fasi iniziali. Questo rende difficile individuarlo prima che abbia già raggiunto stadi avanzati. La diagnosi precoce gioca un ruolo determinante. Eppure, la maggior parte dei pazienti scopre la malattia solo quando è già diffusa ad altri organi, rendendo le cure meno efficaci.
I campanelli d’allarme
I sintomi del tumore pancreatico sono spesso vaghi e collegabili ad alte problematiche. Tra i più comuni vi sono dolore addominale, perdita di peso improvvisa, ittero e cambiamenti nelle feci. La mancanza di sintomi precoci e l’aggressività della malattia sono fattori che rendono la prognosi complicata. Il tumore avanza rapidamente e la chirurgia non è sempre possibile. Nonostante ciò, la ricerca sta facendo progressi incredibili e grazie a cure mirate e all’incremento dell’efficacia della chemioterapia, oggi la vita media dei pazienti supera i tre anni. Questa sopravvivenza fino a pochi anni fa era impensabile.
Prevenzione e fattori di rischio
La prevenzione resta un’arma efficace. Fumo, obesità, diabete e una vita sedentaria sono fattori di rischio modificabili, ma anche una pancreatite cronica può aumentare la probabilità di sviluppare un cancro al pancreas. La storia familiare gioca un ruolo determinante in circa il 10% dei casi, così come le mutazioni genetiche che predispongono a patologie come la sindrome di Peutz-Jeghers e la sindrome di Lynch.
La ricerca
L’Italia ha fatto significativi progressi nella lotta al tumore pancreatico. L’Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas (Aisp) ha promosso un registro nazionale per monitorare le persone a rischio. Il registro ha permesso di individuare lesioni pre-maligni e tumori in fase iniziale, aumentando le possibilità di trattamento efficace. I risultati, pubblicati su The American Journal of Gastroenterology, confermano che l’individuazione precoce è possibile, se condotta attraverso tecniche come la risonanza magnetica e ecoendoscopia nelle persone a rischio. Questo tipo di sorveglianza consente di diagnosticare i tumori al pancreas nei loro stadi iniziali, quando le opzioni terapeutiche sono più efficaci e la sopravvivenza dei pazienti aumenta.
Il futuro della cura
Nonostante i progressi nella ricerca, il tumore al pancreas rimane una malattia difficile da trattare. La chirurgia è la forma di intervento più efficace, ma la sua complessità è spesso legata alla localizzazione del pancreas. I centri di eccellenza con alta esperienza chirurgica svolgono un ruolo determinante nel nostro Paese e riducono i rischi di complicazioni e mortalità. Le strutture meno preparate, infatti, presentano tassi di mortalità che possono superare il 25%. I dati emergono da un’analisi pubblicata sul British Journal of Surgery.
Il tumore al pancreas in Italia
In Italia, ogni anno si registrano oltre 14.500 nuovi casi di tumore al pancreas, con un incremento continuo. La malattia è generalmente più diffusa nella popolazione anziana, tra i 60 e gli 80 anni. La ricerca ha fatto passi da gigante, migliorando le possibilità di sopravvivenza e aprendo la strada a nuove possibilità di cura. Tuttavia, il decorso dipende dalla diagnosi precoce e dall’accesso a centri specializzati.