Le cattive abitudini sono dure a morire, se poi ci si mette anche la convinzione di poter fare da sé, il pericolo cresce a dismisura. Parliamo di antibiotico resistenza, vale a dire la capacità dei batteri di resistere agli antibiotici che nasce da un uso sconsiderato che si fa queste medicine. Il problema dell’antibiotico resistenza è che il rapporto di causa-effetto è difficile da comprendere. Banalmente, se si mette la mano sul fuoco ci si brucia e questo spinge chiunque ad imparare dall’errore. Diversamente, quando si assume antibiotici senza criterio non si ha un effetto negativo immediato e diretto, questo rende molto più difficile imparare la lezione e comprendere le conseguenze dell’azione. Ma le conseguenze ci sono, e sono molto gravi.
I dati dell’antibiotico resistenza
Nel tentativo di far ricorso ad un’immagine che ci ha segnati nel vivo della carne, Robert Nisticò (presidente di Agenzia italiana del farmaco) ha definito l’antibiotico resistenza “una pandemia silente”. I dati, o meglio le ultime stime dell’Ecdc, parlano di 12 mila morti l’anno in Italia: un intero quartiere di persone che ogni anno muoiono per colpa di batteri che non rispondono agli antibiotici. E a questo vanno aggiunti i danni economici, che solo sul nostro Servizio sanitario nazionale (le stime sono sempre dell’Agenzia europea) impatta per 2,4 miliardi ogni anno, con 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di queste infezioni.
Inutile contro i virus
Uno dei comportamenti più assurdi, alla base della crescita esponenziale dell’antibiotico resistenza, è l’uso smodato di questi farmaci contro il virus dell’influenza o altri virus. Sfugge ai più, i medici di famiglia lo ripetono ormai come un mantra, che gli antibiotici agiscono esclusivamente sui batteri, non sui virus. I virus hanno strutture e meccanismi di replicazione completamente diversi rispetto ai batteri. Quindi, gli antibiotici non interferiscono con il loro ciclo vitale. Usare antibiotici in caso di infezioni virali non solo è inefficace, ma favorisce lo sviluppo di resistenza agli antibiotici, rendendo più difficile il trattamento delle infezioni batteriche in futuro. L’uso inappropriato può inoltre comportare effetti collaterali inutili e compromettere l’efficacia dei trattamenti quando sono veramente necessari.
Contaminazione degli alimenti
C’è poi un volto dell’antibiotico resistenza a dir poco inquietante. Quando mangiamo, infatti, rischiamo di assumere antibiotici contenuti nei cibi. L’assunzione involontaria di antibiotici attraverso l’alimentazione avviene principalmente in due modi: residui negli alimenti di origine animale e contaminazione ambientale e trasmissione indiretta. Nel primo caso si ha un’assunzione involontaria perché gli antibiotici sono usati per trattare o prevenire le infezioni negli animali e, talvolta, per promuovere una crescita più rapida. Se non si rispettano i tempi di sospensione – cioè il periodo necessario affinché il farmaco venga eliminato dall’organismo dell’animale – residui di antibiotici possono rimanere in carne, latte, uova e altri prodotti di origine animale.
La contaminazione ambientale è legata al fatto che gli antibiotici utilizzati negli allevamenti possono essere escretati dagli animali e diffondersi nell’ambiente, contaminando acque, suoli e, di conseguenza, anche prodotti vegetali. In questo modo, anche frutta e verdura possono essere contaminate da tracce di antibiotici presenti nel terreno o nell’acqua di irrigazione. Informarsi, saper scegliere e affidarsi ai consigli del proprio medico di famiglia sono gli unici modo per combattere questo preoccupante fenomeno che rischia di catapultarci indietro di più di cento anni nella cura delle infezioni batteriche.
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