Tempo di lettura: 4 minutiIl 14 agosto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale per il focolaio di vaiolo delle scimmie, noto come Mpox, scoppiato in Africa. Il giorno successivo, la Svezia ha registrato il primo caso della variante più pericolosa, Clade 1b, al di fuori del continente africano. Questa variante, più letale e contagiosa, si sta diffondendo anche attraverso contatti non sessuali, mettendo a rischio anche i bambini.
Secondo il ministro della salute svedese Jakob Forssmed non è il caso di fare allarmismi. Tuttavia, la comunità scientifica sottolinea la necessità di aumentare la sorveglianza e sensibilizzare la popolazione a livello globale.
Il primo caso di vaiolo delle scimmie in Europa
Il primo caso di vaiolo delle scimmie causato dalla variante Clade 1 è stato diagnosticato a Stoccolma, in Svezia. Questo segna il primo caso al di fuori dell’Africa, ma le autorità svedesi invitano a evitare il panico. Forssmed ha dichiarato che il rischio di infezione è basso, sono disponibili vaccini e il Paese è ben equipaggiato per affrontare la situazione.
Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, ha esortato i Paesi europei a migliorare i controlli e a rafforzare l’accesso a vaccini e antivirali. L’Oms ha sottolineato che, in un contesto globalizzato, era solo questione di tempo prima che la variante più grave del virus venisse individuata in altre regioni.
Le misure di controllo globale e l’allerta crescente
In risposta alla dichiarazione di emergenza dell’Oms, il Pakistan ha segnalato tre nuovi casi di Mpox, mentre la Cina ha intensificato i controlli su persone e merci potenzialmente esposte al virus. La situazione in Africa centrale, dove il Clade 1b ha avuto origine, è invece preoccupante.
Kluge ha sottolineato l’importanza di potenziare i test diagnostici, in quanto i test sierologici attuali possono solo escludere l’infezione. La comunità scientifica globale sta monitorando con attenzione l’evolversi della situazione.
Che cos’è l’mpox e perché il clade 1b è più letale
Il Mpox, noto come vaiolo delle scimmie, è stato individuato per la prima volta nell’uomo nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Esistono due sottotipi del virus: il Clade 1, più letale, endemico nel bacino del Congo, e il Clade 2, meno grave, presente in alcune parti dell’Africa occidentale.
Il virus è salito alla ribalta nel maggio 2022, quando il Clade 2b, meno letale, si è diffuso globalmente, colpendo soprattutto uomini gay e bisessuali. Grazie a una campagna di vaccinazione e a cambiamenti comportamentali, l’epidemia è stata contenuta, ma il virus è rimasto endemico in alcune zone dove i vaccini non sono disponibili.
Il numero crescente di decessi, soprattutto tra i bambini
Quest’anno, in Congo, sono stati segnalati oltre 15.600 casi e 537 decessi, superando il totale dello scorso anno. La maggior parte dei decessi ha riguardato bambini sotto i 15 anni, suggerendo un cambiamento nelle modalità di trasmissione della malattia.
Diversamente dall’epidemia globale del 2022, l’ultima ondata è stata spinta dal clade 1, più letale, e dalla sua nuova variante mutata. È stata individuata per la prima volta in persone che si prostituivano o dedite alla prostituzione nella remota città mineraria di Kamituga, nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, il virus si è diffuso anche attraverso contatti non sessuali, infettando bambini a scuola.
Come si trasmette il virus mpox: modalità di contagio
Il virus Mpox può diffondersi attraverso il contatto ravvicinato. Questo include il contatto diretto pelle a pelle con eruzioni cutanee, secrezioni delle vie respiratorie e fluidi corporei. Le donne incinte possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante il parto.
Il contagio può avvenire anche tramite il contatto con oggetti, tessuti o superfici contaminati. Sebbene la trasmissione attraverso goccioline respiratorie nel contatto ravvicinato sia possibile, è meno comune. In particolare, il nuovo ceppo Clade 1b, più virulento, può infettare anche i bambini tramite superfici contaminate.
I sintomi del vaiolo delle scimmie e come riconoscerli
I sintomi di Mpox tendono a comparire tra sei e 13 giorni dopo l’infezione, con febbre, mal di testa, dolori muscolari e debolezza. I linfonodi ingrossati e le eruzioni cutanee sono segni distintivi. L’eruzione si manifesta entro tre giorni dalla comparsa della febbre e tende a concentrarsi su viso, mani e piedi.
Nei bambini, l’eruzione può essere confusa con il morbillo o la varicella. I sintomi durano da due a quattro settimane e scompaiono spontaneamente nella maggior parte dei casi.
Le terapie disponibili per il vaiolo delle scimmie
La maggior parte delle infezioni da Mpox guarisce senza trattamenti specifici. Per alleviare il dolore e prevenire complicazioni, gli esperti sanitari raccomandano di trattare i sintomi. Alcuni trattamenti sviluppati per il vaiolo, sembrano efficaci anche contro Mpox, anche se sono ancora in fase di studio. In ogni caso, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio medico se si sospetta un contagio.
La letalità del nuovo ceppo clade 1b
Secondo l’Oms, il Clade 1b causa la morte nel 3,6%-5% dei casi, con un rischio maggiore per neonati, bambini e persone con sistemi immunitari vulnerabili, inclusi quelli con HIV non trattato. Questo ceppo ha conseguenze più gravi rispetto al Clade 2, anche se i tassi di mortalità variano a seconda delle epidemie.
Diffusione del virus: i dati aggiornati
Nella prima metà di quest’anno, sono stati segnalati più casi di Mpox rispetto a tutto il 2023. Tra gennaio 2022 e agosto 2024, secondo i dati dell’Oms, si sono registrati 38.465 casi di Mpox e 1.456 decessi in Africa, con la maggior parte dei casi recenti concentrati nella Repubblica Democratica del Congo. Anche Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda hanno segnalato i loro primi casi di Mpox.
Vaccinazione e prevenzione: chi è a rischio
Secondo l’ECDC e i CDC americani, non c’è un vero allarme globale, ma alcune persone più a rischio potrebbero dover considerare la vaccinazione. Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive di Roma, ha dichiarato che la vaccinazione antivaiolosa precedente non conferisce un’immunità sicura contro Mpox. In Italia, chi è stato vaccinato in passato può ricevere una dose di vaccino, mentre chi non è stato vaccinato deve fare due dosi a distanza di un mese.
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Farmaci per dimagrire: i rischi dell’acquisto online senza prescrizione
News, Farmaceutica, Ricerca innovazioneL’acquisto online di farmaci per dimagrire, come gli agonisti del recettore per l’ormone GLP-1, sta diventando una scorciatoia pericolosa. Questi trattamenti sono indicati per i pazienti obesi, soprattutto in presenza di condizioni di salute che complicano la gestione del peso.
Tuttavia, la crescente domanda di farmaci anti-obesità ha spinto molti a rivolgersi al web per l’acquisto, anche senza un’indicazione medica. Uno studio su JAMA Network Open, condotto dall’Università di San Diego e dall’Università di Pécs, rivela che questi farmaci non brandizzati, venduti senza prescrizione, contengono dosaggi errati e possono essere contaminati, mettendo a serio rischio la salute dei consumatori.
Cosa sono gli agonisti del recettore GLP-1
Gli agonisti del recettore GLP-1 sono tra i trattamenti più innovativi sviluppati per la cura del diabete di tipo 2, una patologia sempre più diffusa e legata agli stili di vita moderni. Questi farmaci agiscono sui recettori GLP-1 presenti nel pancreas e nell’intestino, aumentando la secrezione di insulina in risposta ai pasti e contribuendo così alla riduzione della glicemia. Di recente, si è scoperto che gli agonisti del GLP-1 sono efficaci anche nella gestione dell’obesità. La semaglutide, principale molecola in questa classe di farmaci, si è dimostrata capace di indurre il senso di sazietà e favorire la perdita di peso. Tuttavia, questi farmaci devono essere somministrati sotto stretta indicazione medica.
Obesità
Chi può usare gli agonisti del GLP-1
Originariamente studiati per il controllo del diabete, gli agonisti del GLP-1 hanno trovato applicazione nel trattamento dell’obesità. Tuttavia, l’accesso al trattamento richiede una prescrizione medica, riservata a pazienti con un reale bisogno clinico. Nonostante ciò, non è raro che questi farmaci vengano usati da persone anche per perdere qualche chilo di troppo. Questo utilizzo “off-label” ha generato difficoltà di reperimento per chi ha reale necessità di queste terapie. Inoltre, i costi elevati e la mancanza di copertura assicurativa spingono i pazienti in molti Paesi a cercare versioni non regolamentate e più economiche su internet.
I rischi associati ai farmaci non brandizzati acquistati online
Il pericolo maggiore dell’acquisto online di farmaci agonisti del GLP-1 non brandizzati risiede nella mancanza di controllo sulla qualità e sicurezza dei prodotti. Lo studio pubblicato su JAMA Network Open ha rivelato che i campioni di semaglutide analizzati, provenienti da farmacie online illegali, contenevano dosi di principio attivo superiori a quelle dichiarate. Questa discrepanza aumenta il rischio di sovradosaggio e di gravi effetti collaterali, tra cui nausea, vomito, diarrea e, in casi estremi, pancreatite. Oltre agli errori di dosaggio, è stata riscontrata anche la contaminazione batterica in uno dei campioni, un rischio che può portare a infezioni potenzialmente pericolose.
L’allarme lanciato dall’FDA
I risultati dello studio hanno suscitato l’allarme delle autorità sanitarie. La Food and Drug Administration, l’agenzia statunitense che regola i farmaci e i prodotti alimentari, ha emesso un avvertimento riguardo ai rischi connessi all’acquisto online di agonisti del GLP-1 non brandizzati. L’FDA ha sottolineato che questi prodotti possono non solo non contenere le dosi corrette, ma possono anche essere prodotti in condizioni non igieniche, senza adeguati controlli di qualità. Questo rende il loro utilizzo estremamente pericoloso, specialmente per chi già soffre di condizioni di salute come il diabete o l’obesità severa.
L’importanza di una prescrizione medica
I farmaci agonisti del GLP-1 devono essere assunti sotto stretto controllo medico per monitorare eventuali effetti collaterali e per garantire il corretto dosaggio. La prescrizione medica, sottolineano i ricercatori, garantisce che i pazienti ricevano il trattamento adeguato e sicuro. Acquistare questi farmaci online, senza la supervisione di un medico, espone i consumatori a rischi gravi.
Celiachia, in Italia 400 mila senza diagnosi, scoperto ruolo chiave dell’epitelio intestinale
AlimentazioneLa celiachia è una malattia infiammatoria cronica che si manifesta con una reazione del sistema immunitario al glutine. La risposta infiammatoria avviene nell’intestino e porta alla distruzione dei villi intestinali, fondamentali per l’assorbimento dei nutrienti. La celiachia richiede due fattori per svilupparsi: il glutine nella dieta (proteina presente in grano, orzo e segale) e una predisposizione genetica. Eventi come infezioni gastrointestinali o la gravidanza possono innescare la malattia. Si stima che solo il 3% delle persone predisposte sviluppi effettivamente la malattia.
Celiachia: il nuovo studio sull’epitelio intestinale
Per anni si è creduto che la risposta infiammatoria fosse esclusivamente causata dal sistema immunitario. Ora uno studio ha messo in discussione questa ipotesi. I ricercatori della McMaster University hanno scoperto che l’epitelio intestinale gioca un ruolo cruciale. Questo strato interno dell’intestino non è solo una barriera passiva ma, al contrario, partecipa attivamente all’attivazione della risposta immunitaria al glutine. Lo studio, pubblicato su Gastroenterology, ha utilizzato un modello biologico dell’epitelio intestinale che ha permesso di osservare come le cellule epiteliali inviano segnali al sistema immunitario in presenza di glutine.
Epitelio e risposta immunitaria
Secondo i risultati, l’epitelio intestinale rileva il glutine e allerta il sistema immunitario. Tuttavia, non si limita a riconoscere il glutine. Quando rileva la presenza di patogeni, amplifica i segnali al sistema immunitario. Questo meccanismo rende l’epitelio un attore chiave nella celiachia. Fino a poco tempo fa, si riteneva che solo le cellule immunitarie fossero coinvolte nella risposta al glutine. Ora i ricercatori hanno scoperto che l’epitelio ha un ruolo determinante, aprendo nuove strade per trattare la celiachia.
Celiachia spesso non diagnosticata, i numeri in Italia
Sono 251.939 le persone celiache in Italia (dati Ministero della Salute, 2022). Le donne sono oltre il doppio degli uomini. Inoltre consolidate evidenze scientifiche epidemiologiche stimano che la celiachia riguardi l’1% della popolazione, in Italia e nel mondo. Nel nostro paese, quindi, sono circa 400 mila i casi non ancora diagnosticati.
Nuove prospettive terapeutiche
Attualmente, l’unica cura per la celiachia è una dieta priva di glutine. La scoperta del ruolo dell’epitelio intestinale apre nuove prospettive. Una possibilità è lo sviluppo di farmaci che blocchino la comunicazione tra epitelio e sistema immunitario. Questi farmaci potrebbero prevenire l’attivazione delle cellule immunitarie, riducendo l’infiammazione. Un’altra strategia riguarda la modulazione del microbioma intestinale. Alterando la composizione del microbioma, si potrebbe limitare l’interazione tra glutine, epitelio e sistema immunitario. Questo ridurrebbe il rischio di infiammazione e migliorerebbe la qualità della vita dei pazienti celiaci.
Ragno violino: riconoscerlo e cosa fare in caso di morso
News, News, PrevenzioneIl ragno violino, piccolo e apparentemente innocuo, ha un morso che può portare a complicazioni anche letali. Con una macchia scura a forma di violino sul corpo, questo aracne è scientificamente noto come ‘Loxosceles rufescens’. Pur essendo schivo e non aggressivo, il suo morso ha causato di recente un’altra morte in provincia di Lecce. Un ragazzo di 23 anni è deceduto per shock settico e insufficienza multiorgano dopo essere stato morso nelle campagne di Collepasso. Il suo caso ha riacceso l’attenzione sul ragno violino, ricordando l’importanza di saperlo riconoscere e intervenire tempestivamente.
Come riconoscere il morso del ragno violino
Il morso del ragno violino è spesso asintomatico nelle prime ore, per questo è difficile accorgersi. Inizialmente, l’area colpita non mostra segni evidenti, e il morso stesso è indolore. Tuttavia, dopo qualche ora, la situazione può cambiare rapidamente. I primi sintomi includono arrossamento, prurito, bruciore e formicolio nella zona colpita. Entro 48-72 ore, la lesione può diventare necrotica, con ulcerazioni che possono estendersi e peggiorare.
Nonostante la gravità di alcuni casi, la morte per morso di ragno violino è un evento raro. Lo conferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e professore all’Università Tor Vergata di Roma intervistato dalla Rai. Andreoni spiega che, sebbene i casi di morso siano relativamente frequenti, i decessi sono straordinari e rari. Questo non deve però ridurre l’attenzione verso questo aracnide.
Le complicazioni gravi del morso
Il morso del ragno violino può portare a complicazioni significative, soprattutto nei casi più gravi. Oltre ai sintomi locali, come arrossamento e necrosi, possono svilupparsi febbre, rash cutaneo, ecchimosi e danni ai muscoli e ai reni. In situazioni estreme, può essere necessario un trattamento in camera iperbarica per contrastare gli effetti del veleno. Andreoni sottolinea che il morso provoca un’infiammazione della cute e del tessuto sottocutaneo, con quadri clinici che possono evolvere in cellulite.
Per ridurre i rischi, è importante prestare attenzione, indossare abiti lunghi e guanti quando si manipolano sassi o si entra in contatto con superfici che potrebbero nascondere il ragno. Anche di notte, è consigliabile essere prudenti e controllare dove si mettono mani e piedi.
Come intervenire in caso di morso
Se si sospetta di essere stati morsi, la prima cosa da fare è lavare abbondantemente la zona con acqua e sapone. Questo aiuta a ridurre il rischio di infezioni secondarie. Se nelle ore successive compaiono i sintomi tipici del morso, è fondamentale contattare il Centro Antiveleni più vicino.
Secondo Andreoni, è importante monitorare l’area interessata. Se si nota la comparsa di un alone rosso che si espande fino a 5-7 centimetri, accompagnato da dolore e arrossamento della cute, è consigliabile consultare immediatamente un medico. La febbre è un altro sintomo che richiede attenzione. In questi casi, è possibile rivolgersi al Pronto Soccorso, ma spesso basta una consulenza telefonica con il proprio medico di famiglia per ottenere le informazioni necessarie e decidere il da farsi.
Caratteristiche del ragno violino e suggerimenti per evitarlo
Il ragno violino è un animale schivo, che tende a evitare il contatto con l’uomo. Preferisce nascondersi in luoghi bui e appartati piuttosto che attaccare. Questo rende difficile individuarlo, ma ci sono alcune caratteristiche distintive che possono aiutare a riconoscerlo. Il ragno ha una colorazione marrone-giallastra e lunghe zampe. Le dimensioni variano: i maschi raggiungono circa 7 millimetri, mentre le femmine possono arrivare a 9 millimetri.
Quando si lavora o si passa tempo in aree potenzialmente infestate, come giardini, cantine o soffitte, è consigliabile indossare indumenti protettivi. Inoltre, mantenere la casa pulita e priva di angoli bui dove il ragno potrebbe nascondersi è un buon modo per ridurre la probabilità di incontri indesiderati.
La prevenzione
In ambienti domestici, è utile sigillare crepe e fessure nelle pareti e controllare regolarmente gli angoli meno accessibili della casa. All’aperto, evitare di mettere le mani sotto sassi o tronchi senza protezione. L’uso di repellenti può essere utile, anche se la prevenzione fisica resta la soluzione più efficace.
Sebbene il rischio di morte sia basso, le conseguenze di un morso non trattato possono essere gravi, soprattutto in persone con sistema immunitario compromesso o in presenza di altre patologie.
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Caldo: nuovo tessuto abbatte temperature fino a 9°C
Benessere, News, Prevenzione, Ricerca innovazione, Stili di vitaIl riscaldamento globale e le ondate di calore sono sempre più frequenti. L’anno in corso ha già visto caldo record in tutto il mondo, con picchi oltre i 50°C in Paesi come Messico, India, Pakistan e Oman. Entro il 2050, si prevede che il 68% della popolazione mondiale vivrà in città, contribuendo a trasformare le aree urbane in vere e proprie “isole di calore”. Infatti, cemento, asfalto e grattacieli amplificano l’effetto delle radiazioni termiche, aumentando ulteriormente le temperature. Da qui nasce l’idea di alcuni scienziati che hanno creato un nuovo tessuto che abbatte la temperatura percepita.
Infatti, mentre i governi e le aziende lavorano per ridurre le emissioni di carbonio, le conseguenze del caldo estremo sono già in atto, aumentando i rischi per la salute, i colpi di calore e i decessi.
Tessuto innovativo per combattere il caldo dall’università di chicago
Alla Pritzker School of Molecular Engineering dell’Università di Chicago, un gruppo di ricerca ha sviluppato un materiale innovativo che potrebbe diventare cruciale nella lotta contro il caldo urbano. Questo nuovo tessuto non solo riduce il calore solare diretto, ma contrasta anche le radiazioni termiche emesse dai materiali utilizzati nelle città. I ricercatori lo hanno progettato pensando a un uso versatile, che va dall’abbigliamento agli edifici, passando per automobili e conservazione degli alimenti.
La sperimentazione è stata condotta in condizioni estreme, sotto il sole cocente dell’Arizona. Dai risultati è emerso che il nuovo tessuto ha abbassato la temperatura percepita di 2,3°C rispetto a un tessuto sportivo progettato per resistere al calore. Rispetto alla seta, materiale comunemente usato per abiti estivi, il nuovo tessuto ha ridotto la temperatura di ben 8,9°C. Questa riduzione significativa dimostra il potenziale del materiale non solo per il comfort personale, ma anche per mitigare gli effetti del caldo in contesti più ampi.
Contrastare le radiazioni termiche in città
Il nuovo tessuto è in grado di fronteggiare il problema della città: la radiazione termica. La maggior parte dei tessuti progettati per riflettere la luce solare diretta non riesce a contrastare efficacemente il calore emesso da superfici come asfalto e cemento, che rappresentano la principale fonte di radiazione termica in ambiente urbano. Secondo gli studi, solo il 3% dei vestiti è esposto alla luce solare diretta, mentre il 97% viene riscaldato dalla radiazione termica.
Il tessuto innovativo è stato progettato per avere due proprietà ottiche contemporaneamente: riflettere la luce solare visibile e respingere le radiazioni infrarosse. Si tratta di un compito difficile, come ha spiegato Chenxi Sui, co-autore dello studio, ma essenziale per proteggere efficacemente chi lo indossa dal calore. Il risultato è un materiale in grado di raffreddare passivamente, riducendo la necessità di sistemi di raffreddamento ad alto consumo energetico, come l’aria condizionata.
Dall’abbigliamento agli edifici: applicazioni del nuovo materiale
L’applicazione principale del nuovo tessuto potrebbe essere nell’abbigliamento, ma le possibilità vanno oltre. Il gruppo di ricerca dell’Università di Chicago sta esplorando l’idea di creare una versione più spessa del materiale, protetta da uno strato di polietilene, per rivestire edifici e automobili. Questo ridurrebbe le temperature interne e, di conseguenza, i costi e l’impatto ambientale dell’aria condizionata.
Secondo gli studiosi, questo sistema di raffreddamento passivo potrebbe portare a un risparmio significativo di energia e denaro, riducendo la necessità di elettricità. Oltre agli edifici, il materiale potrebbe trovare applicazione nel trasporto e nella conservazione degli alimenti. Inoltre, in Paesi come l’India e alcune parti dell’Africa, dove solo il 5% delle famiglie ha accesso all’aria condizionata, questo potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro il caldo e nel miglioramento delle condizioni di vita.
Impatto globale e prospettive future
In un mondo dove le ondate di calore sono sempre più frequenti, il nuovo materiale potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte per molte persone. Se sviluppato e distribuito su larga scala, il tessuto progettato dall’Università di Chicago potrebbe diventare uno mezzo nella lotta contro il cambiamento climatico e il riscaldamento globale.
La ricerca sul materiale continua, e il gruppo di Chicago sta lavorando per perfezionare il tessuto e renderlo disponibile sul mercato il prima possibile. Se le sperimentazioni future confermeranno i risultati ottenuti finora, potrebbe aprirsi una nuova era nel design dei tessuti e nella gestione del calore urbano.
Vaiolo delle scimmie: come si trasmette e perché il clade 1b è più pericoloso
Adolescenti, Anziani, Bambini, Benessere, News, News, PrevenzioneIl 14 agosto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale per il focolaio di vaiolo delle scimmie, noto come Mpox, scoppiato in Africa. Il giorno successivo, la Svezia ha registrato il primo caso della variante più pericolosa, Clade 1b, al di fuori del continente africano. Questa variante, più letale e contagiosa, si sta diffondendo anche attraverso contatti non sessuali, mettendo a rischio anche i bambini.
Secondo il ministro della salute svedese Jakob Forssmed non è il caso di fare allarmismi. Tuttavia, la comunità scientifica sottolinea la necessità di aumentare la sorveglianza e sensibilizzare la popolazione a livello globale.
Il primo caso di vaiolo delle scimmie in Europa
Il primo caso di vaiolo delle scimmie causato dalla variante Clade 1 è stato diagnosticato a Stoccolma, in Svezia. Questo segna il primo caso al di fuori dell’Africa, ma le autorità svedesi invitano a evitare il panico. Forssmed ha dichiarato che il rischio di infezione è basso, sono disponibili vaccini e il Paese è ben equipaggiato per affrontare la situazione.
Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, ha esortato i Paesi europei a migliorare i controlli e a rafforzare l’accesso a vaccini e antivirali. L’Oms ha sottolineato che, in un contesto globalizzato, era solo questione di tempo prima che la variante più grave del virus venisse individuata in altre regioni.
Le misure di controllo globale e l’allerta crescente
In risposta alla dichiarazione di emergenza dell’Oms, il Pakistan ha segnalato tre nuovi casi di Mpox, mentre la Cina ha intensificato i controlli su persone e merci potenzialmente esposte al virus. La situazione in Africa centrale, dove il Clade 1b ha avuto origine, è invece preoccupante.
Kluge ha sottolineato l’importanza di potenziare i test diagnostici, in quanto i test sierologici attuali possono solo escludere l’infezione. La comunità scientifica globale sta monitorando con attenzione l’evolversi della situazione.
Che cos’è l’mpox e perché il clade 1b è più letale
Il Mpox, noto come vaiolo delle scimmie, è stato individuato per la prima volta nell’uomo nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Esistono due sottotipi del virus: il Clade 1, più letale, endemico nel bacino del Congo, e il Clade 2, meno grave, presente in alcune parti dell’Africa occidentale.
Il virus è salito alla ribalta nel maggio 2022, quando il Clade 2b, meno letale, si è diffuso globalmente, colpendo soprattutto uomini gay e bisessuali. Grazie a una campagna di vaccinazione e a cambiamenti comportamentali, l’epidemia è stata contenuta, ma il virus è rimasto endemico in alcune zone dove i vaccini non sono disponibili.
Il numero crescente di decessi, soprattutto tra i bambini
Quest’anno, in Congo, sono stati segnalati oltre 15.600 casi e 537 decessi, superando il totale dello scorso anno. La maggior parte dei decessi ha riguardato bambini sotto i 15 anni, suggerendo un cambiamento nelle modalità di trasmissione della malattia.
Diversamente dall’epidemia globale del 2022, l’ultima ondata è stata spinta dal clade 1, più letale, e dalla sua nuova variante mutata. È stata individuata per la prima volta in persone che si prostituivano o dedite alla prostituzione nella remota città mineraria di Kamituga, nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, il virus si è diffuso anche attraverso contatti non sessuali, infettando bambini a scuola.
Come si trasmette il virus mpox: modalità di contagio
Il virus Mpox può diffondersi attraverso il contatto ravvicinato. Questo include il contatto diretto pelle a pelle con eruzioni cutanee, secrezioni delle vie respiratorie e fluidi corporei. Le donne incinte possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante il parto.
Il contagio può avvenire anche tramite il contatto con oggetti, tessuti o superfici contaminati. Sebbene la trasmissione attraverso goccioline respiratorie nel contatto ravvicinato sia possibile, è meno comune. In particolare, il nuovo ceppo Clade 1b, più virulento, può infettare anche i bambini tramite superfici contaminate.
I sintomi del vaiolo delle scimmie e come riconoscerli
I sintomi di Mpox tendono a comparire tra sei e 13 giorni dopo l’infezione, con febbre, mal di testa, dolori muscolari e debolezza. I linfonodi ingrossati e le eruzioni cutanee sono segni distintivi. L’eruzione si manifesta entro tre giorni dalla comparsa della febbre e tende a concentrarsi su viso, mani e piedi.
Nei bambini, l’eruzione può essere confusa con il morbillo o la varicella. I sintomi durano da due a quattro settimane e scompaiono spontaneamente nella maggior parte dei casi.
Le terapie disponibili per il vaiolo delle scimmie
La maggior parte delle infezioni da Mpox guarisce senza trattamenti specifici. Per alleviare il dolore e prevenire complicazioni, gli esperti sanitari raccomandano di trattare i sintomi. Alcuni trattamenti sviluppati per il vaiolo, sembrano efficaci anche contro Mpox, anche se sono ancora in fase di studio. In ogni caso, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio medico se si sospetta un contagio.
La letalità del nuovo ceppo clade 1b
Secondo l’Oms, il Clade 1b causa la morte nel 3,6%-5% dei casi, con un rischio maggiore per neonati, bambini e persone con sistemi immunitari vulnerabili, inclusi quelli con HIV non trattato. Questo ceppo ha conseguenze più gravi rispetto al Clade 2, anche se i tassi di mortalità variano a seconda delle epidemie.
Diffusione del virus: i dati aggiornati
Nella prima metà di quest’anno, sono stati segnalati più casi di Mpox rispetto a tutto il 2023. Tra gennaio 2022 e agosto 2024, secondo i dati dell’Oms, si sono registrati 38.465 casi di Mpox e 1.456 decessi in Africa, con la maggior parte dei casi recenti concentrati nella Repubblica Democratica del Congo. Anche Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda hanno segnalato i loro primi casi di Mpox.
Vaccinazione e prevenzione: chi è a rischio
Secondo l’ECDC e i CDC americani, non c’è un vero allarme globale, ma alcune persone più a rischio potrebbero dover considerare la vaccinazione. Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive di Roma, ha dichiarato che la vaccinazione antivaiolosa precedente non conferisce un’immunità sicura contro Mpox. In Italia, chi è stato vaccinato in passato può ricevere una dose di vaccino, mentre chi non è stato vaccinato deve fare due dosi a distanza di un mese.
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Caldo estremo in aumento: 466 milioni di bambini a rischio
Bambini, Benessere, News, NewsIl caldo estremo è una minaccia crescente in tutto il mondo. Secondo i dati, 466 milioni di bambini vivono in aree con un numero raddoppiato di giorni estremamente caldi rispetto a sei decenni fa. Il cambiamento climatico sta accelerando, avverte l’Unicef. Le stime indicano che il numero di giornate con temperature superiori a 35 gradi Celsius è in forte crescita. Questo fenomeno ha effetti diretti sulla salute e sul benessere dei bambini. Secondo Catherine Russell, Direttrice generale dell’Unicef, “le giornate estive più calde stanno diventando la norma”. Il problema non è solo la frequenza, ma anche la gravità del caldo.
Aree più colpite e rischi per la salute
Secondo l’analisi dell’Unicef, i bambini in Africa occidentale e centrale sono i più esposti. In paesi come Mali e Niger, i bambini affrontano più della metà dell’anno con temperature superiori a 35 gradi. Nello specifico, 123 milioni di bambini in questa regione vivono in condizioni di caldo estremo per almeno 95 giorni all’anno. Questi numeri sono preoccupanti anche in altre regioni, come l’America Latina e i Caraibi, dove quasi 48 milioni di bambini vivono in aree con giorni estremamente caldi raddoppiati rispetto al passato.
Dati sull’italia: il caldo estremo colpisce anche i bambini italiani
In Italia, il fenomeno del caldo estremo è in aumento. Negli anni Sessanta si registrava una media di 0,79 giorni di caldo estremo all’anno. Nel periodo 2020-2024, questo numero è salito a 4,72 giorni, un aumento di quasi sei volte. La frequenza delle ondate di calore è passata da 4,97 a 13,49 all’anno. In Italia, 7,6 milioni di bambini vivono in aree con una frequenza delle ondate di calore raddoppiata rispetto agli anni Sessanta. Di questi, 3,4 milioni vivono in aree dove questa frequenza è triplicata.
Dati sul caldo estremo e l’impatto sui bambini
Il caldo estremo ha effetti diretti sulla salute dei bambini. Lo stress da calore può causare complicanze in gravidanza, esiti avversi del parto e malattie croniche gestazionali. Questo tipo di stress è anche collegato alla malnutrizione e aumenta la vulnerabilità dei bambini alle malattie infettive, come la malaria e la dengue. Il caldo influisce anche sullo sviluppo neurologico e sulla salute mentale. I corpi dei bambini, sottolinea Russell, sono più vulnerabili al caldo rispetto a quelli degli adulti, poiché si riscaldano più rapidamente e si raffreddano più lentamente.
Il riscaldamento globale e le disuguaglianze sociali
Il cambiamento climatico non colpisce tutti allo stesso modo. I bambini che vivono in condizioni di povertà o in aree già vulnerabili sono i più colpiti. La mancanza di infrastrutture adeguate amplifica gli effetti del caldo estremo. L’Unicef sottolinea come i rischi legati al clima influenzino anche la sicurezza alimentare e la disponibilità di acqua, danneggiando infrastrutture e interrompendo i servizi essenziali per i bambini, come l’istruzione.
Necessità di un’azione globale urgente
Nei prossimi mesi, i Paesi membri dell’Accordo di Parigi dovranno presentare nuovi piani climatici nazionali. Questi piani rappresentano un’opportunità unica per affrontare il riscaldamento globale. L’Unicef chiede ai Governi di agire con urgenza per ridurre le emissioni e proteggere i bambini dai rischi legati al clima. Secondo l’analisi, un’azione immediata è necessaria per salvaguardare il diritto dei bambini a un ambiente sano e sicuro.
Strategie per proteggere i bambini dai rischi climatici
Per proteggere i bambini, secondo l’Unicef è necessario adattare i servizi sociali essenziali al cambiamento climatico. Gli operatori sanitari devono essere formati per affrontare lo stress da calore. Le scuole e le strutture sanitarie devono essere preparate per resistere al caldo estremo. Infine, è fondamentale garantire che i bambini ricevano un’istruzione che li prepari ad affrontare le sfide del cambiamento climatico.
Sordi per il Covid, studio rileva problemi di udito tre volte più frequenti
News, Benessere, News, Prevenzione, Ricerca innovazioneIl Covid-19 non solo mette a rischio il gusto e l’olfatto, ma può anche compromettere l’udito. Uno studio condotto su 6,7 milioni di persone in Corea del Sud mostra che l’infezione aumenta il rischio di perdita dell’udito e ipoacusia neurosensoriale (Ssnhl) nei giovani adulti. L’analisi riguarda persone tra i 20 e i 39 anni senza precedenti problemi di udito, dal gennaio 2020 al dicembre 2022. Il 72% di loro aveva contratto il Covid e il 93,1% aveva completato il ciclo di vaccinazioni. La ricerca è stata pubblicata su eClinicalMedicine.
Dati su sordità e ipoacusia
I problemi di udito sono tre volte più frequenti dopo il Covid. I giovani adulti sono particolarmente vulnerabili. Nel periodo di studio, si sono verificati 38.269 casi di sordità e 5.908 casi di ipoacusia neurosensoriale. Questa ipoacusia è causata da danni al nervo acustico, riducendo la percezione di alcune frequenze e distorcendo i suoni. Il rischio di queste condizioni è risultato significativamente più alto nel gruppo che aveva contratto il virus Sars-CoV-2.
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Giovani adulti a rischio maggiore
I giovani adulti con diabete sono particolarmente a rischio di perdita dell’udito correlata al Covid. Anche i livelli anomali di colesterolo aumentano il rischio di ipoacusia neurosensoriale. I ricercatori sottolineano che questi problemi sono emersi come un nuovo problema di salute pubblica in seguito alla pandemia.
Raccomandazioni per gli operatori sanitari
I ricercatori raccomandano agli operatori sanitari di essere consapevoli dell’aumento del rischio di problemi uditivi nei giovani adulti affetti da Covid-19. Suggeriscono di effettuare screening e follow-up adeguati. Ulteriori studi con dati audiologici oggettivi e periodi di follow-up più lunghi sono necessari per comprendere meglio i meccanismi biologici alla base degli effetti del virus sull’udito.
Impatto sulla qualità della vita
La perdita dell’udito nei giovani può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, sul rendimento scolastico e professionale, e sulle relazioni sociali. Questi problemi, se non trattati adeguatamente, possono compromettere la quotidianità.
Invecchiamento della pelle, a cosa serve il collagene
NewsL’invecchiamento della pelle coinvolge fattori esterni e interni. Secondo la dottoressa Marzia Baldi, dermatologa presso l’Ambulatorio di Dermatologia di Humanitas Gavazzeni (Bergamo), i principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo sono il tempo e l’esposizione solare. Con l’avanzare dell’età, infatti, la pelle perde tonicità ed elasticità a causa della diminuzione del collagene, una proteina fondamentale nel derma. La disposizione delle sue fibre parallelamente alla superficie cutanea dà forza e resistenza alla pelle. Oltre al processo di invecchiamento fisiologico e la genetica, anche l’esposizione al sole, nota come fotoinvecchiamento, gioca un ruolo determinante.
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Cause dell’invecchiamento della pelle e il ruolo del collagene
La dottoressa Baldi spiega che il collagene, che costituisce il derma, si riduce naturalmente con l’età. Il tempo, infatti, è il primo fattore che causa l’invecchiamento della pelle. Le concentrazioni di collagene diminuiscono, portando a una perdita di turgore e compattezza della pelle. La degradazione avviene attraverso specifici enzimi che frammentano le lunghe catene proteiche del collagene, questi frammenti più corti non hanno le stesse proprietà meccaniche del collagene originale. In una pelle giovane, la sintesi di nuovo collagene e la degradazione si bilanciano, con il passare degli anni questo equilibrio si rompe. La degradazione del collagene supera la sua sintesi e il risultato è una pelle meno tonica e più fragile.
Stress ossidativo e invecchiamento cutaneo
La dottoressa Baldi sottolinea l’importanza dello stress ossidativo nel processo di invecchiamento. Lo stress ossidativo, causato da esposizione solare e inquinamento, produce radicali liberi che accelerano la degradazione del collagene. Questo fenomeno può essere endogeno o esogeno. L’esposizione solare scorretta e l’inquinamento sono le cause principali dello stress ossidativo esogeno. Lo stress ossidativo porta alla produzione di radicali liberi. I radicali liberi modificano la struttura della pelle, alterano il normale metabolismo del collagene e ne accelerano la degradazione. Gli antiossidanti aiutano a contrastare questi effetti, proteggono le fibre strutturali del collagene dalla degradazione eccessiva e non controllata, rallentando il processo di invecchiamento della pelle.
Creme al collagene contro l’invecchiamento della pelle
Secondo la specialista, le creme al collagene potrebbero non essere efficaci nel contrastare l’invecchiamento della pelle. Il motivo è legato alla dimensione delle molecole di collagene, che sono troppo grandi per penetrare efficacemente nell’epidermide. Di conseguenza, il collagene presente in queste creme non raggiunge il derma. La dermatologa consiglia invece di proteggere la pelle dall’esposizione solare con filtri adeguati. Questi creano uno scudo difensivo per gli strati sottostanti della pelle. Anche potenziare il microbioma superficiale è importante, perché aiuta a mantenere la barriera cutanea in buona salute, così come avere una dieta e uno stile di vita sani.
Reflusso gastroesofageo: cause, sintomi, prevenzione e cura
Alimentazione, News, Prevenzione, Stili di vitaIl reflusso gastroesofageo colpisce milioni di persone ogni anno. Si verifica quando l’acido dello stomaco risale nell’esofago. La pirosi, o bruciore di stomaco, è il sintomo più comune. In Italia, secondo le stime, circa il 30% della popolazione soffre di reflusso gastroesofageo, con una prevalenza maggiore nei mesi più freddi. Le festività e il consumo di cibi ricchi di grassi e zuccheri peggiorano la condizione. A lungo andare, il reflusso può portare complicanze più serie, come l’esofagite e l’esofago di Barrett.
Cosa provoca il reflusso gastroesofageo
Le cause del reflusso gastroesofageo sono molteplici. La principale è l’indebolimento dello sfintere esofageo inferiore, il muscolo che separa lo stomaco dall’esofago. Questo muscolo dovrebbe aprirsi per permettere il passaggio del cibo e chiudersi per impedire la risalita dei succhi gastrici. Quando funziona male, l’acido risale, provocando i sintomi del reflusso. L’obesità, la gravidanza e il fumo sono tra i principali fattori di rischio. Anche l’alimentazione è determinante, cibi grassi, cioccolato, menta, alcol, caffè e bevande gassate potrebbero favorire il reflusso. Lo stress, in particolare, può peggiorare i sintomi a causa della variazione degli ormoni che regolano la digestione.
Sintomi
I sintomi del reflusso gastroesofageo variano, il bruciore di stomaco è il più diffuso. Si manifesta come una sensazione di bruciore che parte dallo sterno e può risalire fino al collo. Spesso è accompagnato da rigurgito acido o acido in bocca. Altri sintomi includono difficoltà a deglutire, tosse cronica, raucedine e, in alcuni casi, dolore al petto . Questo dolore può essere confuso con un infarto, il che rende importante una diagnosi corretta. In casi gravi, il reflusso può causare danni all’esofago, come l’esofagite, che aumenta il rischio di esofago di Barrett, una condizione precancerosa.
Prevenire e gestire il reflusso gastroesofageo: dieta e stile di vita
Il reflusso gastroesofageo è un disturbo comune ma gestibile. La prevenzione inizia con una corretta alimentazione e uno stile di vita sano. Ridurre l’assunzione di cibi che scatenano il reflusso, mantenere un peso equilibrato, evitare il fumo e ridurre lo stress possono fare una grande differenza.
Il primo passo è modificare la dieta e lo stile di vita. Può essere utile evitare alcuni cibi che aumentano il reflusso, come i fritti, i cibi piccanti, il cioccolato, il caffè, le bevande gassate e alcoliche, gli agrumi e i pomodori. Ridurre le porzioni e mangiare lentamente aiuta a prevenire la pressione sullo stomaco. Inoltre è importante non coricarsi subito dopo i pasti e aspettare almeno tre ore prima di andare a letto. Sollevare la testata del letto di 15-20 centimetri è un metodo efficace per prevenire la risalita dell’acido.
Lo stile di vita è altrettanto importante. Mantenere un peso sano è essenziale, poiché l’obesità è uno dei principali fattori di rischio per il reflusso gastroesofageo. Anche una perdita di peso moderata, pari al 10% del peso corporeo, può migliorare significativamente i sintomi. Il fumo può peggiorare il reflusso, poiché la nicotina indebolisce lo sfintere esofageo. In particolare, lo stress cronico è uno dei fattori di rischio, per questo attività come lo yoga e la meditazione possono essere utili per gestire i livelli di stress.
Cura del reflusso
Non sempre i cambiamenti nello stile di vita sono sufficienti, è fondamentale rivolgersi al proprio medico o allo specialista gastroenterologo che potrebbe prescrivere una cura farmacologica. Gli antiacidi, disponibili senza prescrizione, neutralizzano temporaneamente l’acido gastrico, offrendo sollievo rapido ma breve. Tra i farmaci disponibili esistono gli inibitori della pompa protonica (IPP) che riducono la produzione di acido gastrico e sono spesso prescritti per trattamenti a lungo termine. Secondo gli studi sono efficaci nel 70-80% dei casi. Gli H2-antagonisti, un’altra classe di farmaci, bloccano i recettori dell’istamina, riducendo anch’essi la produzione di acido. Tuttavia, un uso prolungato di IPP può causare effetti collaterali, per questo è importante attenersi strettamente alle indicazioni del medico.
Quando è necessario l’intervento chirurgico
Il reflusso gastroesofageo può portare a complicanze gravi. L’esofagite è una delle più comuni e, se non trattata, può causare ulcere esofagee che a loro volta possono portare a sanguinamenti e difficoltà a deglutire. L’esofago di Barrett è un’altra complicanza che aumenta il rischio di cancro esofageo. Secondo gli studi, circa il 10-15% delle persone con reflusso gastroesofageo sviluppa questa condizione. Quando i trattamenti farmacologici non funzionano, può essere necessario l’intervento chirurgico. Studi mostrano che il 90% dei pazienti operati sperimenta una riduzione significativa dei sintomi.
Alzheimer, esame del sangue diagnostica malattia con precisione al 90%
Anziani, News, Ricerca innovazioneUn esame del sangue ha dimostrato di poter diagnosticare l’Alzheimer con una precisione del 90%. Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Jama Neurology, arriva da un gruppo di ricerca dell’Università di Lund, in Svezia. Lo studio ha dimostrato che il test funziona anche in contesti sanitari di routine, come la diagnosi precoce, nell’assistenza primaria e specialistica.
Come funziona il test per la diagnosi precoce dell’Alzheimer
Il test misura i livelli di plasma fosforilato tau 217 (p-tau217), un biomarcatore chiave per la malattia. Le persone affette presentano livelli elevati di questa molecola, insieme all’accumulo di betamiloide e proteine tau nel cervello. La ricerca su questo metodo è iniziata nel 2019. A inizio anno, uno studio ha indicato che il test ha un’accuratezza paragonabile, se non superiore, ai test del liquido cerebrospinale.
L’esame è in grado di rilevare i cambiamenti associati alla malattia prima che i sintomi siano evidenti, monitorando la progressione nel tempo. La nuova ricerca ha combinato il test p-tau217 con la misurazione di un altro biomarcatore della patologia, beta-amiloide 40/42, confermandone l’affidabilità anche in contesti sanitari di routine.
Lo studio e il confronto con le valutazioni mediche
Lo studio ha coinvolto 1.213 persone con lieve perdita di memoria. Di questi, 515 sono stati valutati nell’assistenza primaria e 698 in una clinica specialistica della memoria. I risultati dell’esame del sangue sono stati confrontati con quelli del tradizionale test del liquido cerebrospinale, confermando un’accuratezza del 90%.
L’accuratezza dell’esame è stata confrontata con le diagnosi dei medici. I neurologi hanno diagnosticato correttamente la malattia nel 73% dei casi, mentre i medici di base nel 61%. Questi risultati evidenziano come l’adozione del test del sangue possa migliorare la diagnosi della malattia.
Prospettive future
Il coordinatore dello studio, Sebastian Palmqvist, sottolinea il potenziale del test nel migliorare la diagnosi, soprattutto nelle cure primarie. Infatti la perdita di memoria può derivare anche da altre condizioni curabili, come la depressione o la stanchezza cronica. I ricercatori lavorano ora per definire linee guida cliniche per l’uso dell’esame nell’assistenza sanitaria. Il test del sangue potrebbe ridurre il rischio di diagnosi errate, migliorando l’assistenza sanitaria complessiva.