Tempo di lettura: 2 minutiUn recente studio condotto da ricercatori norvegesi e americani, pubblicato su Neurology rivela che i titoli accademici offrono una protezione parziale dal rischio di demenza nell’età avanzata. La vera difesa risiede nell’esercizio di una mente creativa tra i 30 e i 65 anni.
Demenza, indici di rischio
Un alto livello di istruzione unito alla creatività rappresentano un simbolo di resistenza alla demenza e al mild cognitive impairment (MCI), una condizione precursore della demenza.
Tuttavia, la bassa istruzione può essere compensata dalla creatività. Infatti i ricercatori hanno scoperto che le abilità cognitive acquisite a scuola proteggono al pari di lavori che stimolano mentalmente. Questo significa che anche chi ha una laurea, ma svolge un lavoro monotono e poco stimolante, affronta lo stesso rischio di demenza di chi ha solo la licenza media o il diploma, ma svolge un lavoro creativo e coinvolgente, come orafi o sarti.
Demenza e routine nel lavoro
Gli studiosi hanno sviluppato l’indice RTI (routine task intensity index) per misurare il livello di routine nel lavoro. Insegnanti elementari e liceali hanno un RTI basso, mentre assistenti d’infanzia e infermieri hanno un RTI medio-basso e negozianti un RTI medio-alto.
Nuove professioni e automazione
Il vecchio dizionario dei titoli professionali USA non è più affidabile, dato che i lavori non sono più semplici mansioni manuali. Oggi, con l’automazione del lavoro, anche la catena di montaggio richiede competenze avanzate in tecnologie digitali, intelligenza artificiale e robotica.
Entro il 2030, in Italia, saranno automatizzati 7 milioni di posti di lavoro, con conseguente impatto sul decadimento cognitivo dei lavoratori meno qualificati.
Fattori di rischio e prevenzione
Altri fattori che contribuiscono al rischio di demenza includono lo stato civile, la solitudine, il tempo libero per attività ricreative, obesità, diabete, calo dell’udito, fumo e mancanza di attività fisica.
Uno dei fattori più importanti di prevenzione sono le relazioni sociali, le attività culturali o di volontariato e avere un supporto emotivo.
La riduzione dell’isolamento sociale può ridurre il rischio di depressione, collegata alla demenza e all’Alzheimer. Vivere in modo interattivo con gli altri può non solo ridurre il rischio di demenza ma anche aumentare la longevità.