Tempo di lettura: 5 minutiL’emicrania è una malattia prettamente femminile. Non è solo più comune, ma anche più severa nelle donne, le quali sperimentano episodi di più frequenti, di maggior intensità e durata.
Eppure sono ancora molte le criticità che emergono nella gestione e presa in carico delle pazienti, in particolare la mancanza di un approccio multi e interdisciplinare.
Emicrania terza malattia più frequente
L’emicrania, secondo l’Oms, è la terza malattia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano. Ne soffre il 14 per cento della popolazione mondiale, ma colpisce una donna ogni tre uomini. Questa condizione segue l’andamento delle fluttuazioni degli ormoni sessuali femminili.
Tra le criticità nella gestione e presa in carico delle pazienti, emerge la mancanza di un approccio multi e interdisciplinare, di riferimenti medici a livello territoriale, nonché di percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali omogenei.
Questi risultati emergono da un gruppo di lavoro composto da Fondazione Onda e Anircef – Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee. L’obiettivo del gruppo è sviluppare un nuovo modello di gestione delle pazienti con emicrania che tenga conto delle peculiarità dei diversi cicli vitali femminili e di alcuni aspetti specifici relativi al genere. L’obiettivo è garantire una più tempestiva ed efficace presa in carico multidisciplinare attraverso la collaborazione sinergica di tutti gli specialisti coinvolti nel percorso di cura. I risultati preliminari del gruppo di lavoro sono stati presentati oggi a Roma durante l’evento “Percorso emicrania donna: organizzazione dell’assistenza integrata”, presso la Camera dei Deputati, con il contributo non condizionante di Teva e il patrocinio di Al.Ce. Group Italia- CIRNA Foundation Onlus e di AIC onlus, Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee.
«Ci auguriamo che l’esperienza di questo gruppo di lavoro possa portare all’elaborazione di un modello bio-psico-sociale di gestione delle donne con emicrania, tenendo conto di tutte le specificità delle fasi di vita femminili, partendo dalla pre-adolescenza per poi arrivare alla menopausa. Ringraziamo, per questo, tutti i soggetti che hanno aderito con impegno all’iniziativa», dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda.
Emicrania nelle fasi di vita femminili
Nella donna l’emicrania compare, generalmente, dopo la prima mestruazione, raggiunge il massimo della sua prevalenza nella quarta e quinta decade di vita. I sintomi tendono a migliorare nel corso del secondo e terzo trimestre di gravidanza, per poi riaffiorare dopo il parto e l’allattamento. La scomparsa dell’emicrania con la menopausa è tutt’altro che la regola, dal momento che in un terzo delle donne persiste in forma immodificata, mentre un altro terzo lamenta addirittura un peggioramento dei sintomi.
Le donne sperimentano episodi più frequenti, di maggior intensità e durata. Inoltre presentano in genere un maggior numero di comorbilità con conseguenti implicazioni negative sulla qualità della vita, che investono l’ambito familiare, lavorativo e relazionale.
Il progetto
Il progetto di Fondazione Onda e Anircef, quindi, punta a un nuovo modello di gestione. Le criticità relative alla presa in carico emergono sin dall’infanzia. Sebbene esistano linee guida sia nazionali sia internazionali per la diagnosi e il trattamento delle cefalee in età pediatrica, il passaggio tra la prepubertà e la post-pubertà appare critico. Infatti, spesso viene sottovalutata l’importanza dell’analisi dei fattori socio-ambientali e situazionali che sono fonte di stress e favoriscono l’insorgenza dell’emicrania. L’intervento farmacologico è indicato solo laddove quello socio-comportamentale non abbia prodotto miglioramenti.
Ruolo del neurologo
Il consulto di un neurologo o di uno specialista delle cefalee è auspicabile, se non necessario, in molte fasi, più o meno delicate, della vita femminile. Il periodo mestruale, per esempio, in molte donne può comportare l’insorgenza di episodi di emicrania di elevata intensità e prolungati che potrebbero richiedere la prescrizione di farmaci specifici e di una adeguata profilassi perimestruale. Il consulto del neurologo o dello specialista è essenziale anche in tema di contraccezione nelle donne con questa patologia. Per esempio, l’emicrania con aura è una controindicazione assoluta all’uso di contraccettivi orali estrogeno-progestinici a causa dell’aumentato rischio di eventi ischemici. In questi casi, trovano indicazione contraccettivi a base di soli progestinici.
Gravidanza e menopausa
Anche gravidanza e menopausa richiedono un occhio di riguardo. Nel primo caso per utilizzare una terapia che sia sicura per la futura mamma e per il feto, nel secondo per valutare la prescrizione della Terapia ormonale sostitutiva (Tos). Se da un lato è vero che la Tos è associata ad un rischio ischemico inferiore rispetto ai contraccettivi a base di estrogeni, consentendo quindi il suo ricorso in donne con emicrania ad aura sporadica, dall’altro lato, nel caso in cui i sintomi peggiorassero con la somministrazione della terapia sostitutiva, questa deve essere sospesa.
PMA ed emicrania
Invece, una zona d’ombra è la procreazione medicalmente assistita a causa della mancanza di sufficienti dati nella letteratura. Nella pratica clinica si registra un alto tasso di abbandono da parte delle donne dopo il primo tentativo. La stimolazione ormonale utilizzata per il prelievo degli ovociti, infatti, è identificata come la causa principale degli attacchi di emicrania e dell’esacerbazione dei sintomi associati. L’emicrania, inoltre, deve essere considerata prima di sottoporsi a tecniche di riproduzione assistita e il ginecologo deve prendere in considerazione la somministrazione di protocolli più leggeri. Anche nelle pazienti oncologiche, infine, il trattamento è spesso associato ad un peggioramento dei sintomi dell’emicrania, il che è particolarmente evidente con le terapie ormonali contro il tumore del seno.
Gestione integrata
Risulta quindi evidente la necessità di una gestione coordinata e integrata della donna con emicrania e, conseguentemente, di una collaborazione attiva tra il neurologo e lo specialista di riferimento, sia esso il ginecologo o l’oncologo. «ANIRCEF si impegna fortemente perché tutte le persone che soffrono di cefalea in Italia trovino una risposta adeguata al loro problema di salute e perché la ricerca scientifica risolva le incertezze e i bisogni non ancora corrisposti. Il principio ispiratore fondamentale del modello dedicato alla donna emicranica, sviluppato in collaborazione con Onda, è l’approccio personalizzato alla presa in carico e al trattamento che tenga conto della variabilità individuale a livello di caratteristiche genetiche, di ambiente, di stili di vita ed esperienze personali», dichiara la Prof.ssa Cinzia Finocchi, Presidente Anircef.
Emicrania, patologia di genere
«Sempre più studi dimostrano la diversità tra uomini e donne rispetto alla sensibilità e all’incidenza di diverse malattie o patologie, tanto che la stessa OMS sottolinea sempre più la necessità di un approccio alla salute tramite la medicina di genere, vale a dire lo studio dell’influenza delle differenze biologiche, sessuali, socioculturali ed economiche rispetto alla frequenza, ai disturbi e alla gravità delle malattie e, più in generale, sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. La medicina di genere tiene anche conto degli effetti sulla salute degli stili di vita (fumo, alcol, alimentazione, attività fisica, peso corporeo, contesto socio-culturale e ambientale) poiché anche questi fattori hanno un forte impatto sullo sviluppo e l’evoluzione delle malattie. L’emicrania rientra certamente tra le patologie più “sensibili” a questo tema perché, in tutto il mondo, presenta una prevalenza tre volte maggiore nelle donne, con un forte impatto sia sulla qualità della vita che sui costi diretti e indiretti sostenuti dalla società. Per questo, ogni approfondimento e ogni valutazione delle sue caratteristiche e del suo impatto sociale sono molto importanti nel fornire informazioni sulle azioni da intraprendere, tra le quali assistenza integrata e approccio multidisciplinare rappresentano gli obiettivi prioritari sui quali lavorare. Sono contenta di aver ospitato questa iniziativa – realizzata insieme a Fondazione Onda – portando dentro alla Camera una riflessione su una patologia di genere, che penalizza le donne, sul piano personale, familiare, lavorativo e sociale», dichiara l’On. Ilenia Malavasi, Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati.
Ritenzione idrica, rischi e rimedi
Alimentazione, News Presa, Stili di vitaLa ritenzione idrica è un problema molto comune, spesso riguarda le donne, ma anche gli uomini possono soffrirne. Un equivoco molto comune è quello di confonderla con la cellulite o, per la precisione, di ritenere che la cellulite ne sia una diretta conseguenza. In realtà la ritenzione idrica può influenzarne l’aspetto, ma non ne è una causa diretta.
Cellulite
La cellulite è infatti una condizione cutanea visibile, che appare principalmente su fianchi, glutei, addome e cosce. Dipende da diversi fattori che influenzano il tessuto adiposo, la circolazione e la pelle e i principali fattori di rischio includono predisposizione genetica, stile di vita e squilibri ormonali. In presenza di ritenzione idrica, il liquido in eccesso nei tessuti compromette la circolazione, rendendo difficile l’eliminazione dei grassi. Le tossine accumulate possono aderire alle cellule adipose, favorendo la formazione della cellulite. Quindi, benché la ritenzione idrica non porti direttamente alla comparsa della cellulite, contrastare la ritenzione idrica è cruciale nella prevenzione della cellulite.
Accumulo
Ciò detto, la ritenzione idrica si verifica a causa dell’accumulo di fluidi e tossine nei tessuti, spesso per colpa di abitudini poco salutari come una dieta squilibrata o uno stile di vita sedentario. Nei casi più gravi, ma decisamente più rari, può essere collegata a problemi cardiaci o renali, reazioni allergiche o infiammazioni. Un gonfiore importante a mani, piedi, caviglie e gambe o la pelle tesa (specialmente agli arti inferiori) sono certamente dei campanelli d’allarme.
Stili di vita
Adottare uno stile di vita sano e bere molta acqua è il modo migliore per combattere questo problema. In particolare, oltre a praticare sport, è opportuno ridurre l’assunzione di sale, aumentare il consumo di magnesio e vitamina B6, optare per cibi ricchi di potassio, evitare carboidrati raffinati. Una dieta sana e stili di vita corretti possono cambiare radicalmente le cose.
Salvatore Guetta approda al Policlinico Vanvitelli
Invisibile in HomepageÈ Salvatore Guetta il nuovo Direttore Amministrativo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli. Il dottor Guetta succede alla dottoressa Antonella Tropiano, che a decorrere dal 31 gennaio 2024 è in quiescenza per raggiunti limiti di età.
Salvatore Guetta
La scelta della Direzione Generale, guidata dal dottor Ferdinando Russo, ricade dunque su un uomo di comprovata esperienza: Guetta, già direttore dell’Unità Operativa Complessa di Gestione Economico Finanziaria presso l’Azienda Ospedaliera Santobono Pausilipon, è stato Direttore Amministrativo dell’ASL Napoli 1 Centro dal 2017 al 2019 e in precedenza ha ricoperto il medesimo ruolo presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria OO.RR. San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona.
Esperienza
Ha inoltre rivestito diversi incarichi di responsabilità sia in Aziende Sanitarie Regionali che in altri Enti. Ha collaborato alla rivista “Scienza e tecnica”, partecipato a corsi di formazione e aggiornamento in discipline quali economia, management e informatica, svolto incarichi di docenza e preso parte a convegni e seminari sia in veste di uditore che relatore. Queste alcune delle sue esperienze professionali, che hanno fatto sì che la scelta della nomina ricadesse su di lui. L’incarico del nuovo Direttore Amministrativo sarà in essere fino alla fine del mandato dell’attuale Direttore Generale.
Colazione perfetta, ecco qual è il segreto
Alimentazione, News PresaLa colazione è unanimemente riconosciuta come pasto più importante della giornata. Molti, soprattutto in Italia, la preferiscono dolce; tanti altri si orientano sul salto. Ma qual è la colazione perfetta per aiutare il nostro organismo a rimettersi in moto dopo la notte e affrontare lo stress e la fatica che ci attende sino all’ora di pranzo? Scopriamolo assieme.
Metabolismo
Il primo concetto da tener ben presente è che la colazione serve a riattivare il metabolismo dopo le ore di sonno. Saltare la colazione potrebbe sembrare un modo per risparmiare tempo o calorie, ma in realtà quest’abitudine priva il corpo dell’energia necessaria per affrontare la giornata e può portare a eccessi alimentari nei pasti successivi.
Digestione
Durante la colazione, il nostro organismo riceve i nutrienti essenziali che forniscono l’energia per le attività quotidiane. Questo aiuta a evitare spuntini ipercalorici durante il giorno, poiché quando non abbiamo la pancia vuota siamo anche meno portati a cercare cibi ricchi di grassi e zuccheri. Inoltre, i processi digestivi sono più efficienti al mattino, il che significa che il cibo consumato durante la colazione viene metabolizzato più rapidamente rispetto a quello consumato più tardi nella giornata.
Dolce o salata
La scelta tra una colazione dolce o salata varia da cultura a cultura. In Italia, la colazione è tradizionalmente dolce; per abitudine siamo portati a mangiare fette biscottate, marmellata, yogurt e caffè, tè o cappuccino. È una buona colazione? Per i nutrizionisti la risposta è sì, a patto di non esagerare, perché fornisce un equilibrio tra calorie e nutrienti, con un apporto moderato di carboidrati e una bassa quantità di grassi e zuccheri. Inoltre, optare per una colazione preparata in casa piuttosto che per quella da bar può garantire un maggiore beneficio in termini di salute e energia.
Proteine e grassi saturi
Al contrario, in Inghilterra e Germania, le colazioni sono tipicamente salate e includono alimenti come pancetta, uova e würstel. Questi pasti sono ricchi di proteine e grassi saturi, che potrebbero risultare più pesanti per il sistema digestivo, specialmente dopo il pasto serale. Va detto però che in questi paesi le abitudini alimentari di pranzo e cena sono molto diverse da quelle nostrane. Quindi, l’errore sarebbe quello di adottare una colazione salata e poi pranzo e cena all’italiana. Il regime alimentare deve sempre essere bilanciato e personalizzato.
USA
Negli Stati Uniti, la colazione comune spesso include alimenti come pane, burro, uova, prosciutto cotto e formaggio. Anche questa opzione è ricca di proteine e grassi, il che può fornire energia a lungo termine, ma per molti potrebbe essere eccessiva. In definitiva, è importante ricordare che la fornisce al corpo l’energia e i nutrienti di cui ha bisogno per iniziare la giornata. Quindi, molto dipende anche dal dispendio che ciascuno di noi ha al mattino. Che si preferisca il dolce o il salato, è importante assicurarsi che il pasto sia equilibrato e nutriente per massimizzare i benefici per la salute e il metabolismo.
Dolore da computer, combatterlo
News PresaL’aumento del lavoro da casa ha portato con sé una serie di sfide per la salute, tra cui mal di testa, dolore a mani, polsi e gomiti dovuto a posture scorrette durante l’utilizzo del computer. Proviamo a capire cosa dicono gli specialisti, quali consigli utili offrono su come prevenire e gestire questi fastidi, oltre a suggerire quando è opportuno fare una visita.
Il problema dell’ergonomia
Lavorare per lunghe ore davanti al computer può causare dolore a mani, polsi e gomiti, soprattutto se la postazione di lavoro non è correttamente ergonomica. Schermi posizionati troppo in basso, mouse non ergonomici e scrivanie mal regolate sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a queste problematiche. Un problema, quello dell’ergonomia, letteralmente esploso con l’avvio dello smart working che ha trasformato le nostre case in luoghi di lavoro.
Effetti sul corpo
Le posizioni scorrette durante l’utilizzo del computer possono mettere sotto stress i muscoli estensori delle mani, causando dolore dorsale alle dita e al polso. Inoltre, il sovraccarico su questi muscoli può portare a fastidiose epicondiliti, note comunemente come “gomito del tennista”. Il tunnel carpale è un’altro problema molto frequente e, se non adeguatamente trattato, può diventare un vero incubo.
Soluzioni pratiche
Per prevenire il dolore, è fondamentale regolare la postazione di lavoro correttamente. Ciò include posizionare tastiera e schermo all’altezza adeguata e utilizzare un mouse ergonomico posizionato accanto alla tastiera. Il bordo superiore del monitor, ad esempio, dovrebbe sempre essere all’altezza degli occhi. In questo modo si evitano dolori alle spalle e al collo dovuti allo spostamento della testa se il monitor è posizionato troppo in alto o troppo in basso. Durante le pause sarebbe anche molto utile eseguire esercizi di stiramento e stretching può aiutare a contrastare contratture e dolori.
Quando consultare uno specialista
Se nonostante le correzioni posturali il dolore persiste, è consigliabile consultare uno specialista. Una visita ortopedica permetterà di individuare eventuali patologie e fornire indicazioni personalizzate, compresi eventuali trattamenti. Il dolore a mani, polsi e gomiti causato dall’uso del computer è una problematica diffusa, ma prevenibile e gestibile con le giuste precauzioni e correzioni ergonomiche. Prestare attenzione alla postura e consultare uno specialista in caso di sintomi persistenti sono passi fondamentali per mantenere la salute e il benessere durante l’utilizzo del computer.
Farmaci indisponibili in aumento in Europa. La rete in Italia
Farmaceutica“Il problema dell’irreperibilità di farmaci è in continua crescita e riguarda tutte le classi di farmaci. Dalle survey specifiche che l’ European Association of Hospital Pharmacists (EAHP) ha condotto in Europa, si ricavano risultati inequivocabili. Nel 2014 rappresentava un problema per l’86% dei farmacisti ospedalieri, nel 2018 per il 91,8%, nel 2019 e nel 2023 riguarda il 95%. A questo fenomeno cerca di dare risposta il progetto Drughost nato per iniziativa di SIFO nell’ambito dei lavori del Tavolo Tecnico Indisponibilità di AIFA. L’obiettivo è creare uno strumento ad hoc per monitorare ed inviare informazioni sui buchi di fornitura ospedaliera verso le Regioni”. Lo ha dichiarato Filippo Urso (coordinatore del progetto DruGhost) nel corso dell’evento online Farmaci indisponibili e strategie di monitoraggio in ambito ospedaliero, promosso dall’Italian Health Policy Brief.
Farmaci indisponibili e carenti
Sul portale DruGhost dal primo gennaio 2022 al primo marzo 2023 sono state raccolte 25.947 segnalazioni, che sono state poi filtrate (con esclusione quindi dei prodotti già presenti nelle liste dei carenti AIFA, e dei prodotti non aggiudicatari di gara). Di queste segnalazioni si riferiscono 2775 indisponibilità da aggiudicatari di gara nelle Farmacie Ospedaliere/Servizi Farmaceutici Territoriali. Di queste “molecole indisponibili” 113 sono diventate carenti. La piattaforma Drughost, quindi, ha attivato un alert per situazioni di criticità media (l’indisponibilità) che potrebbero diventare criticità rilevanti di sistema (cioè carenze).
L’indisponibilità dei farmaci – da non confondersi con la “carenza” – è una “criticità media” che si manifesta in modo disomogeneo e spesso dovuto a distorsioni del mercato collegate alle dinamiche del circuito distributivo. In pratica: ho bisogno come farmacia ospedaliera di un prodotto che risulta presente sul territorio italiano (perché le aziende ne confermano la presenza), ma nell’immediato non posso averlo disponibile per i miei pazienti. Ad esempio negli ultimi mesi si sono segnalate indisponibilità riguardanti farmaci orfani, antibiotici, antitumorali, antidiabetici, farmaci utilizzati in malattie del Sistema Nervoso Centrale. L’importanza del monitoraggio può aiutare il sistema a non trovarsi in modo improvviso e inaspettato di fronte a questa problematica, avviando con le Regioni e ad AIFA meccanismi urgenti di approvvigionamento e reperimento del prodotto.
Gestione delle crisi
Le criticità emergono maggiormente in periodi di pandemia o di crisi territoriali che incidono sulla normale gestione logistico-distributiva. Il progetto DruGhost, sviluppato da SIFO in stretta collaborazione con AIFA, è una risposta italiana. Si è posto “l’obiettivo di mappare e quantificare costantemente il fenomeno delle indisponibilità, che rende irreperibili farmaci anche salvavita, che può mettere a rischio o impedire l’accesso alle terapie farmacologiche da parte di pazienti affetti da patologie importanti”.
Rete ‘sentinella’ in Italia
Durante il workshop Marcello Pani (Segretario nazionale SIFO), ha sottolineato che “circa 3 mila farmacisti ospedalieri italiani soci SIFO rappresentano oggi una puntuale e potente ‘vedetta’ capace di monitorare e rilevare con precisione l’eventuale andamento critico che possono attraversare le terapie a fronte di problematiche purtroppo ben note (pandemie e conflitti, problemi produttivi, criticità logistiche e distributive). Tenuto conto delle problematiche segnalate anche a livello continentale dall’Unione Europea nel suo documento Addressing medicine shortages in the EU, riteniamo che DruGhost rappresenti un caso d’eccellenza sia per la sua capacità di raccogliere dati, che per l’utilità di aver creato e testato una rete professionale ‘sentinella’ diffusa sul territorio”. Riprendendo implicitamente il tema della “rete sentinella”, Domenico Di Giorgio (Dirigente Area Ispezioni e Certificazioni AIFA) ha sottolineato che “come in molte iniziative strutturate da AIFA con SIFO e altri partner, anche il progetto DruGhost fa riferimento a modelli già efficacemente sperimentati in altri contesti: la rete dei ‘Single Points of Contact’ e la ‘Community of Practice’, che portano a costruire collegamenti tra esperti-responsabili di varie strutture, tra i quali poi possono circolare informazioni che vengono qualificate e trasformate in indicazioni operative”.
“Il database”, ha proseguito il Coordinatore di DruGhost, “si è rivelato importante nel migliorare la comunicazione tra farmacie ospedaliere/servizi farmaceutici territoriali e aziende farmaceutiche, riducendo il fenomeno delle indisponibilità e agevolando anche l’attività delle aziende produttrici”. Sulla base di questa convinzione, sono nate alcune partnership, tra cui quelle con alcune Centrali regionali d’acquisto (in primis Estar Toscana), con Egualia, con l’Associazione dei Distributori Farmaceutici (ADF), con UNIAMO – Federazione Italiana Malattie Rare, oltre ad avere visto l’adesione di circa quaranta aziende farmaceutiche. “L’opera cui SIFO ha messo mano in collaborazione con l’Agenzia del Farmaco – ha concluso Filippo Urso – è per ora un unicum in Italia e in Europa; si auspica possa fare da apripista per altre iniziative”.
Malattie cardiache in aumento ma disparità nelle cure
Anziani, Economia sanitaria, News Presa, Nuove tendenze, PrevenzioneL’indagine fa emergere disparità di accesso alla diagnosi e al trattamento delle malattie cardiache strutturali. Si tratta di malattie cronico-degenerative che provocano alterazioni della struttura del cuore e sono correlate all’età. Si stima che nel 2040, a livello europeo saranno oltre 20 milioni gli anziani colpiti, e di questi 2,5 milioni saranno italiani.
Disparità nella diagnosi e cura
Età, livello socioeconomico, sesso, etnia e posizione geografica sono i fattori che influiscono sull’acceso alla diagnosi precoce e alle cure per le persone con malattie cardiache strutturali (SHD). I dati emergono dal report Holding us back, realizzato dall’ International Longevity Centre – ILC, il think tank del Regno Unito specializzato in longevità, con il supporto di Edwards Lifesciences.
Secondo il report, le donne sono sottoposte meno regolarmente ad auscultazione (esame) da parte del medico di famiglia rispetto agli uomini (24,2 per cento di donne contro 31,3 per cento di uomini). Tra le persone più svantaggiate da un punto di vista socioeconomico le cardiopatie valvolari hanno il doppio di probabilità di non essere diagnosticate. L’insufficienza mitralica è quasi cinque volte più frequente nei Paesi a medio reddito rispetto a quelli ad alto reddito.
«Una delle basi fondamentali di un buon sistema sanitario è che gli individui abbiano uguale accesso alle cure», afferma nel report Huon Gray, cardiologo, ex direttore della National Clinical for Heart Disease, NHS England. «I sintomi delle donne possono essere molto più sottili e non sempre presi sul serio», continua Angela Lowenstern, cardiologa interventista presso la Vanderbilt University, USA.
Malattie cardiache strutturali (SHD)
Le SHD sono malattie cronico-degenerative, caratterizzate da alterazioni della struttura del cuore, quali la stenosi aortica, il rigurgito mitralico e tricuspidale, e sono strettamente correlate all’avanzare dell’età. Con l’invecchiamento della popolazione, infatti, aumentano in modo esponenziale. Si stima che nel 2040, a livello europeo saranno oltre 20 milioni gli anziani colpiti, con un aumento del 42 per cento, e di questi 2,5 milioni saranno italiani.
La maggior parte dei casi di SHD può essere facilmente trattata. Tuttavia l’assenza o ritardo nella diagnosi e la disparità delle cure tra i cittadini impattano sulla qualità di vita e aumentano il tasso di mortalità.
«Abbiamo gli strumenti per trattare le cardiopatie strutturali. Ma se non le individuiamo in fase iniziale, sono inutili. Troppi anziani, soprattutto nelle comunità più svantaggiate, muoiono e hanno una bassa qualità di vita a causa delle SHD. La popolazione anziana è in crescita e diventa sempre più eterogenea, è necessario che i politici pensino in modo più strategico a come garantire a tutti, e non solo a pochi privilegiati, di beneficiare di una vita non solo più lunga ma anche più sana – dichiara Arunima Himawan, Senior Health Research Lead, ILC e membro della SHD Coalition Steering Committee dell’UE – .Abbiamo l’opportunità di ridurre in modo significativo – e persino di eliminare – il carico strutturale delle malattie cardiache, ma affrontare le disuguaglianze deve essere al centro delle soluzioni politiche. Le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano non dovrebbero influire sulla loro possibilità di ricevere cure».
Ritardi impattano sull’economia
Ritardi nella diagnosi o mancanza di trattamenti adeguati danneggiano la salute dei cittadini e l’economia. A livello europeo si investono circa 210 miliardi di euro all’anno per le malattie cardiovascolari. Solo in Italia ogni anno viene sostenuta una spesa superiore agli 800 milioni di euro (dati CEIS- Tor Vergata, 2021). Il report Holding us back ha stilato una serie di raccomandazioni rivolte all’OMS, all’UE, ai governi nazionali, ai sistemi sanitari e agli organismi di sanità pubblica. In particolare, l’OMS dovrebbe incoraggiare tutti i Paesi ad aggiornare le proprie strategie di prevenzione per aumentare la consapevolezza e ridurre le disuguaglianze. L’UE dovrebbe sviluppare un piano per la salute cardiovascolare, sull’esempio del piano per il cancro dell’UE. Infine, tutti i Paesi dovrebbero sperimentare programmi di screening per le malattie cardiache strutturali.
«L’UE ha la responsabilità di salvaguardare la sua popolazione anziana, compresa quella proveniente da comunità emarginate. Il peso delle malattie cardiache strutturali sta crescendo e continuerà a crescere se non mettiamo in atto un’azione concertata. Per raggiungere questo traguardo abbiamo bisogno di una forte leadership, di un impegno e di un piano a livello europeo per la salute cardiovascolare, che riconosca e fissi un obiettivo per affrontare il peso delle SHD», conclude Brando Benifei, eurodeputato.
Emicrania è donna e varia in ogni fase
Associazioni pazienti, Benessere, News Presa, Prevenzione, Stili di vitaL’emicrania è una malattia prettamente femminile. Non è solo più comune, ma anche più severa nelle donne, le quali sperimentano episodi di più frequenti, di maggior intensità e durata.
Eppure sono ancora molte le criticità che emergono nella gestione e presa in carico delle pazienti, in particolare la mancanza di un approccio multi e interdisciplinare.
Emicrania terza malattia più frequente
L’emicrania, secondo l’Oms, è la terza malattia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano. Ne soffre il 14 per cento della popolazione mondiale, ma colpisce una donna ogni tre uomini. Questa condizione segue l’andamento delle fluttuazioni degli ormoni sessuali femminili.
Tra le criticità nella gestione e presa in carico delle pazienti, emerge la mancanza di un approccio multi e interdisciplinare, di riferimenti medici a livello territoriale, nonché di percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali omogenei.
Questi risultati emergono da un gruppo di lavoro composto da Fondazione Onda e Anircef – Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee. L’obiettivo del gruppo è sviluppare un nuovo modello di gestione delle pazienti con emicrania che tenga conto delle peculiarità dei diversi cicli vitali femminili e di alcuni aspetti specifici relativi al genere. L’obiettivo è garantire una più tempestiva ed efficace presa in carico multidisciplinare attraverso la collaborazione sinergica di tutti gli specialisti coinvolti nel percorso di cura. I risultati preliminari del gruppo di lavoro sono stati presentati oggi a Roma durante l’evento “Percorso emicrania donna: organizzazione dell’assistenza integrata”, presso la Camera dei Deputati, con il contributo non condizionante di Teva e il patrocinio di Al.Ce. Group Italia- CIRNA Foundation Onlus e di AIC onlus, Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee.
«Ci auguriamo che l’esperienza di questo gruppo di lavoro possa portare all’elaborazione di un modello bio-psico-sociale di gestione delle donne con emicrania, tenendo conto di tutte le specificità delle fasi di vita femminili, partendo dalla pre-adolescenza per poi arrivare alla menopausa. Ringraziamo, per questo, tutti i soggetti che hanno aderito con impegno all’iniziativa», dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda.
Emicrania nelle fasi di vita femminili
Nella donna l’emicrania compare, generalmente, dopo la prima mestruazione, raggiunge il massimo della sua prevalenza nella quarta e quinta decade di vita. I sintomi tendono a migliorare nel corso del secondo e terzo trimestre di gravidanza, per poi riaffiorare dopo il parto e l’allattamento. La scomparsa dell’emicrania con la menopausa è tutt’altro che la regola, dal momento che in un terzo delle donne persiste in forma immodificata, mentre un altro terzo lamenta addirittura un peggioramento dei sintomi.
Le donne sperimentano episodi più frequenti, di maggior intensità e durata. Inoltre presentano in genere un maggior numero di comorbilità con conseguenti implicazioni negative sulla qualità della vita, che investono l’ambito familiare, lavorativo e relazionale.
Il progetto
Il progetto di Fondazione Onda e Anircef, quindi, punta a un nuovo modello di gestione. Le criticità relative alla presa in carico emergono sin dall’infanzia. Sebbene esistano linee guida sia nazionali sia internazionali per la diagnosi e il trattamento delle cefalee in età pediatrica, il passaggio tra la prepubertà e la post-pubertà appare critico. Infatti, spesso viene sottovalutata l’importanza dell’analisi dei fattori socio-ambientali e situazionali che sono fonte di stress e favoriscono l’insorgenza dell’emicrania. L’intervento farmacologico è indicato solo laddove quello socio-comportamentale non abbia prodotto miglioramenti.
Ruolo del neurologo
Il consulto di un neurologo o di uno specialista delle cefalee è auspicabile, se non necessario, in molte fasi, più o meno delicate, della vita femminile. Il periodo mestruale, per esempio, in molte donne può comportare l’insorgenza di episodi di emicrania di elevata intensità e prolungati che potrebbero richiedere la prescrizione di farmaci specifici e di una adeguata profilassi perimestruale. Il consulto del neurologo o dello specialista è essenziale anche in tema di contraccezione nelle donne con questa patologia. Per esempio, l’emicrania con aura è una controindicazione assoluta all’uso di contraccettivi orali estrogeno-progestinici a causa dell’aumentato rischio di eventi ischemici. In questi casi, trovano indicazione contraccettivi a base di soli progestinici.
Gravidanza e menopausa
Anche gravidanza e menopausa richiedono un occhio di riguardo. Nel primo caso per utilizzare una terapia che sia sicura per la futura mamma e per il feto, nel secondo per valutare la prescrizione della Terapia ormonale sostitutiva (Tos). Se da un lato è vero che la Tos è associata ad un rischio ischemico inferiore rispetto ai contraccettivi a base di estrogeni, consentendo quindi il suo ricorso in donne con emicrania ad aura sporadica, dall’altro lato, nel caso in cui i sintomi peggiorassero con la somministrazione della terapia sostitutiva, questa deve essere sospesa.
PMA ed emicrania
Invece, una zona d’ombra è la procreazione medicalmente assistita a causa della mancanza di sufficienti dati nella letteratura. Nella pratica clinica si registra un alto tasso di abbandono da parte delle donne dopo il primo tentativo. La stimolazione ormonale utilizzata per il prelievo degli ovociti, infatti, è identificata come la causa principale degli attacchi di emicrania e dell’esacerbazione dei sintomi associati. L’emicrania, inoltre, deve essere considerata prima di sottoporsi a tecniche di riproduzione assistita e il ginecologo deve prendere in considerazione la somministrazione di protocolli più leggeri. Anche nelle pazienti oncologiche, infine, il trattamento è spesso associato ad un peggioramento dei sintomi dell’emicrania, il che è particolarmente evidente con le terapie ormonali contro il tumore del seno.
Gestione integrata
Risulta quindi evidente la necessità di una gestione coordinata e integrata della donna con emicrania e, conseguentemente, di una collaborazione attiva tra il neurologo e lo specialista di riferimento, sia esso il ginecologo o l’oncologo. «ANIRCEF si impegna fortemente perché tutte le persone che soffrono di cefalea in Italia trovino una risposta adeguata al loro problema di salute e perché la ricerca scientifica risolva le incertezze e i bisogni non ancora corrisposti. Il principio ispiratore fondamentale del modello dedicato alla donna emicranica, sviluppato in collaborazione con Onda, è l’approccio personalizzato alla presa in carico e al trattamento che tenga conto della variabilità individuale a livello di caratteristiche genetiche, di ambiente, di stili di vita ed esperienze personali», dichiara la Prof.ssa Cinzia Finocchi, Presidente Anircef.
Emicrania, patologia di genere
«Sempre più studi dimostrano la diversità tra uomini e donne rispetto alla sensibilità e all’incidenza di diverse malattie o patologie, tanto che la stessa OMS sottolinea sempre più la necessità di un approccio alla salute tramite la medicina di genere, vale a dire lo studio dell’influenza delle differenze biologiche, sessuali, socioculturali ed economiche rispetto alla frequenza, ai disturbi e alla gravità delle malattie e, più in generale, sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. La medicina di genere tiene anche conto degli effetti sulla salute degli stili di vita (fumo, alcol, alimentazione, attività fisica, peso corporeo, contesto socio-culturale e ambientale) poiché anche questi fattori hanno un forte impatto sullo sviluppo e l’evoluzione delle malattie. L’emicrania rientra certamente tra le patologie più “sensibili” a questo tema perché, in tutto il mondo, presenta una prevalenza tre volte maggiore nelle donne, con un forte impatto sia sulla qualità della vita che sui costi diretti e indiretti sostenuti dalla società. Per questo, ogni approfondimento e ogni valutazione delle sue caratteristiche e del suo impatto sociale sono molto importanti nel fornire informazioni sulle azioni da intraprendere, tra le quali assistenza integrata e approccio multidisciplinare rappresentano gli obiettivi prioritari sui quali lavorare. Sono contenta di aver ospitato questa iniziativa – realizzata insieme a Fondazione Onda – portando dentro alla Camera una riflessione su una patologia di genere, che penalizza le donne, sul piano personale, familiare, lavorativo e sociale», dichiara l’On. Ilenia Malavasi, Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati.
Primo impianto di Neuralink: Elon Musk rivoluziona la neurotecnologia
News Presa, Ricerca innovazioneIl futuro della neurotecnologia ha preso una svolta epocale con il primo impianto di un chip della Neuralink su un essere umano, annunciato da Elon Musk su X. Questo innovativo dispositivo promette di rivoluzionare il modo in cui il cervello umano interagisce con l’ambiente e con alcuni device, offrendo speranza a coloro che affrontano problemi neurologici e lesioni traumatiche.
Il breakthrough di Neuralink
L’impianto del chip Neuralink segna un passo significativo nella ricerca sulla neurotecnologia. Elon Musk ha spiegato che i risultati iniziali indicano una promettente rilevazione dei picchi di neuroni nel paziente, suggerendo possibilità di miglioramento nelle funzioni cerebrali compromesse.
Obiettivi Rivoluzionari
L’azienda di Musk si propone insomma di trasformare il panorama neurologico attraverso l’implementazione di chip in grado di interpretare le onde cerebrali. Questi dispositivi sono progettati per assistere coloro che lottano con disabilità motorie o altre condizioni neurologiche, aprendo la strada a nuove possibilità di comunicazione e controllo.
Iter normativo
La Food and Drug Administration ha concesso a Neuralink il via libera per condurre test sperimentali su esseri umani solo dopo una serie di rigorosi studi sugli animali. Questo passo ha permesso all’azienda di procedere con il reclutamento dei volontari, segnando un momento cruciale nella ricerca sulla neurotecnologia. Ciò nonostante non mancano le perplessità e le critiche. Neuralink ha infatti attirato a sé attenzioni poco lusinghiere da parte di alcuni attivisti, che sollevano preoccupazioni sull’etica e il trattamento degli animali durante gli studi preliminari. Tuttavia, l’azienda ha spedito al mittente ogni contestazione e continua a perseguire la sua missione di migliorare la vita delle persone attraverso l’innovazione tecnologica.
Il futuro è telepathy
Elon Musk ha delineato una visione audace per il futuro di Neuralink, con il primo prodotto denominato “Telepathy”. Questo dispositivo è progettato per consentire il controllo intuitivo di dispositivi come telefoni e computer tramite l’interfaccia cerebrale, aprendo la strada a un’ampia gamma di applicazioni pratiche.
Conclusioni
Questo primo impianto rappresenta insomma un punto di svolta nella ricerca sulla neurotecnologia, offrendo speranza a milioni di persone in tutto il mondo che affrontano sfide neurologiche. Con un focus sull’innovazione e il progresso, Neuralink continua a spingere i confini della scienza e della tecnologia per creare un futuro più luminoso per tutti.
Giornata contro il cancro con Carolyn Smith, pazienti e politica
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneCrescono ogni anno le diagnosi di cancro nel nostro Paese. Il “World Cancer Day”, giornata internazionale per la lotta contro il cancro, si celebra il 4 febbraio per sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere la prevenzione e migliorare l’accesso alle cure. Il punto è stato fatto nell’incontro promosso dal Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, di cui fanno parte 45 Associazioni di pazienti oncologici e onco-ematologici. Carolyn Smith, ballerina, coreografa e personaggio televisivo che da anni condivide la sua esperienza con chi sta affrontando lo stesso percorso, è stata testimone d’eccezione.
In primo piano l’arrivo nell’Aula della Camera del DDL per disciplinare le ore di comporto e i permessi di lavoro per i pazienti oncologici; la partecipazione delle Associazioni ai tavoli decisionali in materia di salute; l’abbattimento delle liste d’attesa per migliorare l’accesso agli screening oncologici per la diagnosi precoce; la proposta di legge sull’inserimento dello psico-oncologo all’interno dei team multidisciplinari per la presa in carico dei pazienti.
Numeri del cancro
Nel nostro Paese si stimano, per il 2023, 395 mila nuove diagnosi di tumore (dato AIOM), erano 390.700 nel 2022 e 376.000 nel 2020. Quasi 4 milioni di italiani convivono oggi con una malattia neoplastica solida o del sangue, nel 2005 erano 2,5 milioni. Il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027 detta gli indirizzi per prevenzione, cura e assistenza ai malati di cancro e auspica attenzione ai percorsi assistenziali attraverso un approccio integrato multiprofessionale al fine di ridurre il gap tra le Regioni italiane in fatto di accesso alla prevenzione e alle cure. Il tema dell’edizione 2024 del World Cancer Day è infatti “Close The Care Gap”, in linea con le priorità del Gruppo.
Associazioni per i diritti dei pazienti
Il Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”compie nel 2024 dieci anni di attività a sostegno dei pazienti. Riunisce 45 Associazioni pazienti, una Commissione tecnico-scientifica e un Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro” con il quale collabora per mettere in campo proposte sostenibili. L’obiettivo è umanizzare le cure con interventi psico-sociali che migliorino la salute e la qualità di vita dei malati, e favoriscano una presa in carico globale della persona affetta da tumore.
DDL per i lavoratori con il cancro
Come primo passo nel nuovo anno, ieri è approdato nell’Aula della Camera per la discussione generale il testo unificato del disegno di legge che disciplina in materia di comporto e permessi per i lavoratori, pubblici e privati, affetti da malattie oncologiche e onco-ematologiche. L’iter dovrebbe portare nel 2024 all’approvazione finale del DDL. «In questi 10 anni abbiamo visto crescere la sensibilità delle Istituzioni verso il tema del cancro e soprattutto verso i bisogni dei malati e delle loro famiglie e ciò non era per niente scontato – ha dichiarato Annamaria Mancuso, Presidente di Salute Donna ODV e Coordinatrice del Gruppo di advocacy.
«Siamo riusciti a costruire nel tempo un dialogo aperto e interlocutorio con le diverse forze politiche senza distinzione di colore. L’obiettivo da raggiungere è quello di non lasciare soli i pazienti e migliorare la loro salute e la qualità di vita portando nei reparti oncologici e onco-ematologici l’umanità che deve a nostro avviso inevitabilmente coniugarsi con il progresso scientifico. Ci attende molto lavoro ma sono convinta che riusciremo con il sostegno dei clinici, delle società scientifiche e dell’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro” a superare gli ostacoli, a migliorare l’accesso alle cure e a ridurre le disuguaglianze ancora esistenti».
Cancro e umanizzazione delle cure
Di umanizzazione delle cure, di interventi psicosociali per migliorare la salute e la qualità di vita dei malati e favorire una presa in carico globale del paziente/persona ne ha parlato anche la testimonial della giornata Carolyn Smith che ha raccontato la sua esperienza di paziente oncologica.
«Sono molto onorata di aver partecipato ad un evento come questo organizzato dal Gruppo che fa un lavoro prezioso, portando la voce delle Associazioni pazienti nelle sedi Istituzionali. I pazienti devono poter diventare parte attiva e proattiva delle scelte che potranno cambiare la sanità di domani. È per questo che oggi sono qui: parlo per le tante persone che come me affrontano ogni giorno la malattia.
Sono convinta che tra gli interventi psicosociali per migliorare la salute e la qualità di vita dei pazienti rientri anche il mio progetto “Dance for Oncology” perché da ballerina ho potuto verificare personalmente quanto la danza mi abbia aiutato sia a livello fisico che psichico. La mia formazione mi è stata di grande aiuto. Per questo desidero condividere la mia esperienza con chi sta vivendo la stessa situazione. Gli effetti positivi del ballo sono indiscutibili e vanno bene per donne e uomini di tutte le età e con percorsi oncologici differenti. Un modo per aiutare a ritrovare spensieratezza, energia e nuove amicizie».
Gap tra le regioni da colmare
«Il 2024 sarà un anno molto impegnativo – ha dichiarato l’On. Vanessa Cattoi, Coordinatrice dell’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro” alla Camera – come Intergruppo ci poniamo diversi obiettivi: in primo luogo, consentire ai pazienti oncologici di partecipare in modo strutturato ai processi decisionali in ambito sanitario; in secondo luogo, chiudere la proposta di legge in merito alle ore di comporto e ai permessi di lavoro in favore dei pazienti. Vorremmo riuscire poi a calendarizzare in Commissione la proposta di legge sulla figura dello psico-oncologo molto importante per le persone affette da tumore e per le loro famiglie.
L’Agenzia Europea (EMA) ha istituzionalizzato il coinvolgimento dei pazienti dal 2005 mentre l’Italia è rimasta indietro. Per questo abbiamo presentato come Intergruppo, insieme ai colleghi delle diverse forze politiche partecipanti, una PDL al fine di istituzionalizzare la presenza delle Associazioni ai tavoli decisionali in materia di salute. Ringrazio i colleghi di tutti i gruppi politici che si stanno impegnando con me, con Annamaria Mancuso e con le 45 Associazioni pazienti per raggiungere questi ed altri obiettivi e per colmare il gap tra le Regioni italiane in fatto di accesso alla prevenzione e alle cure».
Sostenibilità finanziaria
La sostenibilità finanziaria è necessaria per realizzare gli obiettivi dell’Accordo di legislatura 2022/2027. A questo proposito il Sen. Guido Quintino Liris, Coordinatore dell’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro” in Senato ha dichiarato: «La manovra finanziaria 2024 in tema sanità interviene in particolare sull’assegnazione di 3 miliardi di euro per i rinnovi contrattuali e per l’abbattimento delle liste d’attesa, e al finanziamento del Fondo sanitario per oltre 11 miliardi di euro.
La sanità potrà inoltre beneficiare di 136 miliardi di euro per investimenti, l’appostamento di bilancio più alto degli ultimi decenni. Alla Presidente e amica Annamaria Mancuso e ai rappresentanti delle Associazioni coinvolte nel Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” va il mio personale ringraziamento per l’azione di stimolo costante: con la nostra azione politica vogliamo migliorare costantemente la ricerca, la prevenzione e l’assistenza dei pazienti oncologici e onco-ematologici».
Corso di advocacy per i rappresentanti delle associazioni
Per quanto concerne la partecipazione delle Associazioni pazienti in modo strutturato ai processi decisionali in ambito sanitario, il Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” dal 2023 sta preparando i suoi rappresentanti con il primo Corso di perfezionamento in Italia in collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia. Il Corso ha l’obiettivo di fornire le conoscenze tecniche e gli strumenti per condurre attività di advocacy ed essere parte attiva nel ridisegnare la Sanità di domani.
Clinica Telematica, presentata alla Camera dei Deputati
Invisibile in HomepagePresentato alla Camera dei Deputati il progetto “Clinica Telematica”. L’obiettivo è rispondere al bisogno di digitalizzazione del settore sanitario, accelerato dalla pandemia da COVID-19. L’innovazione tecnologica oggi può infatti aiutare i cittadini sul territorio a entrare in contatto con le strutture sanitarie locali. In particolare, è uno mezzo per rendere efficiente la spesa sanitaria e quindi le strutture, riducendo sovraffollamenti, liste d’attesa e viaggi fuori regione per cercare cure disponibili. Il progetto è ideato promosso dal Dott. Luigi Giuseppe Esposito, Presidente Consorzio UNERFA -Unione Europea Ricerca e Formazione Applicata.
Telemedicina e territorio
Clinica Telematica nasce dalla consapevolezza delle disparità tra luoghi centrali e periferie, con l’obiettivo di migliorare l’accesso ai servizi sanitari in modo equo e digitalizzato. La pandemia ha innescato una crescita della telemedicina, non sempre controllata. Il progetto mira a qualificare i servizi, rispettare le periferie e le strutture sanitarie locali, e favorire il confronto manageriale e lo sviluppo etico della medicina digitale.
I punti chiave includono benchmarking, confronto manageriale, divulgazione scientifica, medicina legale e una rete territoriale con punti dedicati alla salute come Telefarmacie.it e Telemedici di Famiglia.it. Questi servizi collegano medici di base e specialisti.
Clinica Telematica
In un mondo sempre più connesso, l’approccio etico di Clinica Telematica intende ridefinire l’accesso ai servizi sanitari, accorciando le distanze e migliorando la qualità della cura a livello globale. Il progetto promuove convenzioni con presidi locali, coinvolgendo le comunità e favorendo la distribuzione equa dei servizi sanitari digitali. Clinica Telematica si sviluppa principalmente in due direzioni: visite a distanza, come consulti e monitoraggi, e terapie riabilitative, per offrire servizi qualificati ed etici.
Gli interventi
Durante la presentazione, l’On. Simona Renata Baldassarre, Assessore Regione Lazio Cultura, Pari Opportunità, Politiche giovanili e della Famiglia, Servizio civile, ha ribadito che i finanziamenti in medicina non sono costi, ma investimenti. “La telemedicina – ha sottolineato – consente i tre capi saldi della medicina: uguaglianza, universalità ed equità e può, inoltre, alleggerire il sovraffollamento dal pronto soccorso e dagli ospedali”. Poi ha ribadito: “i finanziamenti in medicina non sono costi, ma investimenti, che la telemedicina consente i tre capi saldi della medicina che sono: uguaglianza, universalità ed equità e che essa può, inoltre, permettere di togliere un po’ di sovraffollamento dal pronto soccorso e dagli ospedali.”
L’On. Marco Osnato, membro della Camera dei deputati, che ha fatto un saluto istituzionale, ha affermato: “la tecnologia può andare incontro al paziente e che le istituzioni possono giovare da questi progetti per amministrare al meglio la cosa pubblica.”
Al dibattito è intervenuta l’Ingegnere Eugenia Papaleo Dirigente Ingegnere Biomedico e PhD presso IFO (Istituti Fisioterapici Ospitalieri) – Roma. “La telemedicina – ha affermato – conviene a tutti. Riduce l’affollamento delle strutture sanitarie, poiché consente di prendere in cura e di monitorare i pazienti direttamente da casa. Ciò porta a una significativa riduzione dei costi e dei tempi, ottimizzando la prestazione sanitaria e permettendo ai cittadini di evitare spostamenti, risparmiando tempo e denaro. Oltre al risparmio, però, c’è una motivazione molto più decisiva che rende la telemedicina vantaggiosa per tutti. Essa, infatti, offre qualcosa che la sanità tradizionale non è più in grado di offrire a pazienti, professionisti sanitari e strutture: un’esperienza di salute migliorata e una sostenibilità mai raggiunta prima, al passo con le nuove esigenze di persone e aziende sanitarie.”
Il Dott. Sergio Pillon, Vicepresidente e responsabile delle relazioni istituzionali AiSDeT, associazione italiana della sanità digitale e telemedicina, è intervenuto con un video-messaggio. “Una clinica telematica è un luogo, un contesto, non si sostituisce a un reparto, ma integra l’attività di reparto – ha spiegato. Che differenza c’è tra una clinica telematica ed una semplice televisita, un teleconsulto, una teleassistenza? Una clinica telematica è un luogo dove, esattamente come in un ricovero, ci si prende cura per una serie di atti del paziente. Quindi non è un singolo atto sporadico, ma ad esempio immaginate un ricovero di riabilitazione. È un ricovero in cui non solo si fa l’attività riabilitativa, ma si fanno anche altre attività anche con la possibilità magari di fare delle analisi, di fare degli approfondimenti, per esempio un esame RX. Bene, tutto questo viene integrato in un percorso clinico, in una clinica telematica a distanza, quindi ci sarà l’RX domiciliare, ci sarà eventualmente l’invio dell’infermiere a domicilio per un cliente, immaginatelo non solo per la riabilitazione, immaginate per esempio per aspetti di tipo psicologico, di supporto psicologico-clinico, ma per esempio in una patologia oncologica, in una patologia che comunque ha bisogno anche di una visita di un clinico specifico o anche durante questi colloqui improvvisamente succede qualcosa, va messa a punto una glicemia e lì si introdurrà una televisita. Insomma, una clinica telematica è l’integrazione di queste attività in un luogo che non sostituirà il ricovero tradizionale, ma lo integrerà, un modo per prendersi cura a distanza di un paziente.”
Il Dott. Salvatore Nicitra Presidente AIAS – Associazione Italiana Assistenza Spastici di Roma, ha detto in collegamento video: “AIAS promuove il diritto delle persone disabili alla riabilitazione e alla salute e come associazione facciamo questo lavoro anche a distanza da anni, soprattutto a seguito della pandemia e l’emergenza sanitaria. Clinica Telematica è un supporto per la continuazione a distanza del percorso riabilitativo e psicologico del paziente.”
Progetti di prevenzione di Clinica Telematica