Tempo di lettura: 2 minutiNon è solo un gioco, ma è una ricerca per aiutare gli scienziati a combattere la demenza. Proprio così: un’app a tema marinaresco sta cooperando con il mondo della ricerca per raccogliere una serie di dati che potrebbero aiutare i medici a riconoscere i sintomi precoci della demenza. Lo studio londinese GLITCHERS LTD ha creato un’App “Sea Hero Quest” in collaborazione con Deutsche Telekom, University College London, University of East Anglia e Alzheimer’s Research UK. Il gioco, che conta già 3 milioni di download, è ad oggi il più ampio database di questo settore; il secondo studio per numero di partecipanti ha coinvolto 599 persone. Tutte le informazioni ottenute sono utilizzate in modo sicuro per aiutare ricercatori e studiosi a sviluppare nuovi modi per approcciare la demenza e l’Alzheimer.
L’App registra il modo in cui i giocatori navigano attraverso percorsi marini labirintici, allo scopo di capire come individui di età, sesso e origini diverse rispondono alle sollecitazioni del videogame. Siccome uno dei primi sintomi della demenza è la ridotta capacità di orientarsi nello spazio, ricercatori e medici possono paragonare le prestazioni dei loro pazienti con i parametri stabiliti dal gioco, favorendo una diagnosi precoce.
Il dottor Hugo Spiers e il dottor Michael Hornberger hanno sviluppato una collaborazione per analizzare i dati anonimi e hanno scoperto che la capacità di orientarsi nello spazio inizia a diminuire con il passaggio all’età adulta, per poi peggiorare ulteriormente durante la terza età. Secondo il test, i giocatori di 19 anni avevano il 74% di probabilità di colpire gli obiettivi con precisione contro il 46% dei settantacinquenni.
“Sea Hero Quest ci ha permesso di porci domande che prima erano impensabili”, spiega it dott. Spiers. “Per esempio, il
paese dove vivi può influenzare it tuo senso dell’orientamento? Abbiamo scoperto di sì e abbiamo identificato dei
comportamenti sorprendenti nei dati che nessuna teoria prima d’ora aveva previsto”.
I paesi nordici hanno registrato performance particolarmente alte, ma anche le considerazioni sul sesso di chi gioca hanno avuto un esito sorprendente: uomini e donne, infatti, impiegano diverse tecniche di navigazione. Fino a oggi, questi fattori non erano mai stati presi in considerazione nelle diagnosi di demenza. “La prospettiva emozionante è che potenzialmente possiamo individuare la demenza molto prima rispetto a quanto ci consentono i mezzi già esistenti”, dice il dottor Hornberger. “Attualmente stiamo testando persone con un alto rischio genetico di sviluppare la malattia, per vedere se mostrano già leggeri deficit e di orientamento, nonostante la loro memoria sia ancora intatta”.
“Questo insolito metodo di ricerca è molto più pratico”, continua il dottor Hornberger. “Attualmente molti pazienti affetti da demenza si perdono nel mondo reale, causando a se stessi e alle famiglie momenti di angoscia. Spesso vengono coinvolte le forze dell’ordine per cercare i pazienti scomparsi. Stiamo per iniziare un nuovo progetto di ricerca con la polizia (britannica) per cercare di scoprire se possiamo usare l’App per identificare i pazienti che presentano un rischio maggiore di smarrirsi nella vita reale”.
In questo momento, 45 milioni di persone convivono con la demenza e si prevede che entro il 2050 la cifra toccherà i 135 milioni. Anche un gioco può aiutare scienziati e ricercatori a saperne sempre di più sulla malattia. Il gioco è un insieme di labirinti, con una storia e un polpo gigante. Le persone giocano, la scienza fa progressi.
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Con un’ insalata al giorno cervello più giovane di dieci anni
AlimentazioneI cultori dell’ insalata avrebbero un’età cerebrale di 11 anni più giovane rispetto a chi non la mangia. a dirlo è uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista Neurology e firmato da Martha Clare Morris e colleghi del Rush University Medical Center di Chicago. La scienziata epidemiologa nutrizionale, ha infatti evidenziato che le persone che consumano 1-2 porzioni di vegetali a foglia verde al giorno hanno un cervello ‘più giovane’ rispetto a chi non consuma mai vegetali quali spinaci e cavoli.
Lo studio
La ricerca ha interessato 960 persone di età compresa tra i 58 e i 99 anni, arruolate nel Memory and Aging Project, uno studio avviato alla fine degli anni ’70 presso il Knight Alzheimer’s Disease Research Center della Washington University. Ai partecipanti veniva richiesto di compilare un questionario sulle loro abitudini alimentari per un periodo di cinque anni; ogni anno venivano quindi sottoposti a testatura neuropsicologica. Lo studio è durato circa 10 anni.
Effetti
Il merito di questa azione anti-aging cognitiva secondo gli autori potrebbe essere dovuto ad alcune sostanze contenute in questi alimenti come l’ insalata e in particolare a fillochinone (vitamina K), luteina, folati, alfa-tocoferolo (vitamina E) e kampferolo.
La ricerca è uno studio osservazionale, dunque non fornisce prove certe di un rapporto causa-effetto tra consumo di verdure a foglia e salute cerebrale; ma in attesa di future conferme, l’autrice consiglia di mangiare una bella insalata al giorno, magari aggiungendo anche altri alimenti con proprietà anti-ossidanti. Male non fa di certo. E magari dà una mano alla memoria.
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In prima linea, una puntata anche sul 118
News PresaIl lavoro di medici e infermieri del più grande ospedale del Mezzogiorno diventa un docu-film a puntate, anzi un docu-web dal titolo In prima linea. Realizzato da Voce di Napoli.it, il progetto affronta tutti i temi caldi e mostra la vita (quella vera) del personale ospedaliero. «Farci pubblicità – ha spiegato il direttore generale Ciro Verdoliva – non ci interessa. Vogliamo solo che tutti abbiano la possibilità di conoscere la nostra realtà quotidiana». Quello che emerge dal primo episodio è proprio questo: impegno e passione.
Una puntata in più
Una delle curiosità è che In prima linea si occuperà in un episodio che del 118. «Vorrei che un episodio riguardasse gli uomini e le donne del 118 – ha detto Verdoliova -. Vorrei che fosse così, perché nell’ultima settimana le azioni di pochi hanno messo a rischio un’intera categoria. Io so bene invece quanta professionalità e dedizione questi uomini e donne mettono in campo. So bene quanta sofferenza e quali rischi ci siano dietro il servizio di emergenza che il 118 di Napoli svolge ogni giorno con onore. Ieri mi è successo di ascoltare, in una delle tante trasmissioni che si stanno occupando dello scandalo, alcune dichiarazioni incaute».
Oltre la tempesta
Sotto pressione per l’aumento degli accessi in pronto soccorso legati all’influenza, il Cardarelli continua ad essere un baluardo a tutela della salute. Di qui la difesa strenua portata da Verdoliva: «Si vuole far credere che il Cardarelli sia come una barca che incamera acqua da ogni parte e che per questo abbia le pompe di sentina aperte, non è così. Si vuole far credere che il Cardarelli sia come una barca che naviga senza una rotta, senza il timoniere. E invece no! La rotta c’è, c’è stata anche quando il timoniere era caduto in acqua per uno tsunami che avrebbe probabilmente affondato qualsiasi altra nave. Qualsiasi altra azienda, ma non il Cardarelli che ha dimostrato una forza fuori dal comune e, mi dispiace per alcuni, il timoniere pure».
Puglia, 6 morti per influenza. Virus colpirà 5 milioni di italiani
News PresaSalgono a sei le vittime dell’influenza in Puglia. A preoccupare maggiormente in tutto il Paese è il virus che viene dall’Australia. Intanto altre due persone, un 58enne e un 71enne, entrambi con gravi patologie pregresse e non sottoposte a vaccinazione antinfluenzale, si aggiungono alle quattro vittime pugliesi dell’influenza registrate fino al 5 gennaio scorso nella regione. Dieci persone sono invece ricoverate in gravi condizioni. I dati provengono dall’Osservatorio epidemiologico regionale.
Dopo i bambini, è ora ‘emergenza anziani’ nei Pronto soccorso (Ps) italiani a causa dell’influenza. Saranno almeno 5 milioni le persone che, secondo i virologi, si stima saranno colpite dall’influenza nella stagione 2017-2018, soprattutto anziani e bambini, ed anche se l’imminente picco dei casi non si è ancora registrato le notizie provenienti da altri Paesi non lasciano ben sperare, con il cosiddetto ‘virus australiano’ che desta molta preoccupazione. Ad oggi, secondo gli ultimi dati della rete Influnet dell’Istituto superiore di sanità, sono stati già colpiti 2 milioni di italiani, di cui 672mila nell’ultima settimana. La causa però, non è solamente l’influenza, ma si stanno ancora registrando infezioni ad opera di virus ‘cugini’ o para-influenzali: sono 262 virus diversi che hanno sintomi meno pesanti ma che sono ugualmente debilitanti.
La vera influenza, secondo gli esperti causa la presenza contemporanea di tre fattori: febbre elevata, sintomi sistemici come dolori muscolari e sintomi respiratori o mal di gola. Questi sintomi perdurano per giorni e, nei soggetti più deboli, possono insorgere gravi complicanze. Ecco perché è importante la vaccinazione.
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Oms vince (in tribunale) i big del tabacco. Sentenza storica
PrevenzioneUn tribunale statunitense ha ordinato a quattro compagnie americane (Philip Morris USA, RJ Reynolds Tobacco, Lorillard e Altria) di pubblicare le dichiarazioni correttive elaborate dall’Oms sugli effetti dell’uso del tabacco e del fumo passivo sulla salute, ma anche sulla falsa vendita di catrame basso e sigarette leggere pubblicizzate come meno dannose delle sigarette normali. Così l’Organizzazione Mondiale della Sanità vince la sua prima battaglia contro le industrie del tabcco.
“La comunità di controllo del tabacco ha ribadito per decenni che il fumo uccide, crea dipendenza e che i suoi produttori lo sanno, approfittando della sofferenza di milioni di loro clienti”, ha detto Douglas Bettcher, direttore del dipartimento Prevenzione dell’Oms sulle malattie non trasmissibili. “Ed essendo stato ordinato dai tribunali di rilasciare queste dichiarazioni correttive nei giornali americani e nelle stazioni televisive, l’industria stessa è stata costretta a riconoscere una volta per tutte che i suoi prodotti del tabacco uccidono”.
La pubblicazione delle dichiarazioni correttive, iniziata il 26 novembre scorso, fa seguito a una causa intentata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti nel 1999 in base alla legge sulle organizzazioni corrotte del Federal Racketeer. Dopo ricorsi in appello che per anni hanno bloccato la loro pubblicazione, finalmente oggi le dichiarazioni compaiono negli annunci pagati dall’industria del tabacco e appariranno in più di 50 giornali statunitensi, oltre che sulle emittenti televisive americane.
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Tumore al rene, batterlo con la realtà virtuale per
Ricerca innovazioneLa lotta al tumore del rene passa anche attraverso la realtà virtuale e la formazione medica. Si chiama Maestro il progetto di formazione itinerante unico in Europa che fa tappa oggi a Napoli e coinvolgerà nelle prossime settimane gli oncologi di diverse città italiane, portando sul territorio questa metodologia didattica, già premiata dalle Nazioni Unite per la sua innovatività, grazie a un laboratorio mobile hi-tech e dotato delle più sofisticate tecnologie interattive e virtuali.
Il progetto
Maestro si propone di realizzare un tour di formazione “esperienziale” all’avanguardia con l’obiettivo di migliorare la gestione del paziente con carcinoma renale attraverso un approccio multidimensionale e interattivo in grado di rendere più efficace l’aggiornamento professionale degli operatori della sanità. I corsi di formazione si svolgeranno a bordo del Cell Explorer, un laboratorio mobile supertecnologico che, una volta posizionato al Molo Angioino, si apre e si sviluppa su 2 piani per 140 mq ed è dotato delle più sofisticate tecnologie interattive e virtuali. Nel Cell gli operatori della salute sono chiamati a seguire percorsi di simulazione diagnostico/terapeutica nelle medesime situazioni operative e di stress del loro ambiente di lavoro, interagendo in tempo reale con un paziente virtuale e potendo vivere immediatamente il risultato delle loro decisioni. Oggi anche gli operatori sanitari possono imparare e ad aggiornarsi con la simulazione, come i piloti degli aerei.
Un tumore in aumento
In Italia i pazienti con diagnosi di tumore del rene sono 130.000, di cui circa 5.500 in Campania. La sopravvivenza a 5 anni è pari al 71%, mentre nei metastatici scende quasi al 12%. «Il Carcinoma del rene è un killer silenzioso che in Italia colpisce 13.600 persone l’anno», spiega Giacomo Cartenì, direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli. «La gestione clinica del singolo paziente può essere molto complessa, dalla diagnosi precoce alla definizione del migliore approccio integrato, ed è fondamentale per lo specialista saper gestire al meglio scenari clinici complessi e individualizzare la migliore scelta terapeutica. Il progetto Maestro ha come punto di forza il confronto tra esperti dei centri di riferimento nazionali e i medici delle strutture sanitarie del territorio per la condivisione di best practice efficaci, prima interagendo con un paziente virtuale in tempo reale e, in seguito, discutendo le scelte diagnostico-terapeutiche effettuate con i docenti e i colleghi».
Realtà virtuale
Il futuro della lotta al tumore del rene passa anche attraverso la realtà virtuale, tecnologie interattive e formazione medica “esperienziale”. A bordo del laboratorio mobile viene utilizzata una metodologia didattica esperienziale che prevede l’interazione con un paziente in “real time” in un contesto di simulazione virtuale del percorso di cura. Durante le simulazioni i medici interagiscono con pazienti virtuali proprio come avviene nella pratica clinica reale. Tutto questo si traduce in una migliore gestione del percorso diagnostico terapeutico.
Nell’urina scoperti biomarcatori dell’obesità infantile
PrevenzioneIl sovrappeso e l’obesità sono due problemi che stanno diventando vere e proprie emergenze sociali di livello mondiale. Il dato sconcertante è che il sovrappeso e l’obesità sono ormai emergenze anche infantili, con adolescenti che vanno in contro a malattie correlate anche molto gravi. L’obesità è infatti un importante fattore di rischio di malattie croniche e, in età pediatrica, si associa ad una precoce insorgenza di patologie dell’età adulta come diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa e iperlipidemie. E i meccanismi metabolici con cui l’adiposità precoce può indurre queste malattie cronico-degenerative non sono ancora del tutto chiari.
I “Vocs”
Anche per questo il contributo arriva dall’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Isa-Cnr) di Avellino appare come un importante passo in avanti contro l’obesità. Non è un caso che il lavoro abbia meritato la pubblicazione su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. «Abbiamo analizzato campioni di urine di bambini appartenenti alla coorte italiana di un progetto pilota di cui siamo partner, I. Family», spiega Rosaria Cozzolino dell’Isa-Cnr. «I risultati iniziali hanno già permesso di evidenziare per la prima volta che nelle urine di bambini sovrappeso o obesi il profilo dei composti organici volatili (Vocs), prodotti nei normali processi metabolici dal nostro organismo, è significativamente differente, dal punto di vista qualitativo, da quello di bambini normopeso: alcuni composti presenti potrebbero quindi ricoprire il ruolo di biomarcatori metabolici dell’obesità infantile e delle relative complicanze».
Diagnosi precoci
L’introduzione di tecniche avanzate per l’estrazione dei Vocs da fluidi biologici ha già consentito di evidenziare che, in presenza di alcune malattie, i profili di tali sostanze possono subire alterazioni qualitative e quantitative. «Queste evidenze scientifiche hanno permesso, recentemente, l’individuazione di potenziali biomarcatori volatili nella diagnosi o nel monitoraggio di diverse patologie, tra cui infezioni batteriche, malattie cronico-degenerative, disturbi neurologici e diversi tipi di cancro», conclude la ricercatrice. «La nostra linea di ricerca offre ora indicazioni promettenti per la comprensione dei processi e dei percorsi fisiopatologici che portano allo sviluppo dell’obesità e potrà contribuire in prospettiva a sviluppare nuove strategie terapeutiche. Inoltre, i campioni di urina, tra i vari fluidi biologici, presentano evidenti vantaggi per l’analisi dei metaboliti volatili, sia perché possono essere raccolti facilmente e in maniera non invasiva, sia perché contengono concentrazioni superiori di Vocs rispetto ad altri liquidi corporei».
Famiglie Sma, parte il crowdfunding per la vita
Associazioni pazientiIl crowdfunding può aiutare i piccoli colpiti da atrofia muscolare spinale ad avere una speranza, perché, come spesso accade, la tecnologia può essere uno strumento in più al servizio della salute. Andiamo con ordine. La notizia è del lancio di una campagna di raccolta fondi (sotto forma di crowdfunding, appunto) lanciata in questi giorni da Famiglie Sma su For Funding, la nuova piattaforma per il mondo non profit ideata da Intesa Sanpaolo per promuovere la cultura della donazione su tutto il territorio nazionale.
Non solo on line
Si tratta di un nuovo strumento digitale che affianca le azioni on e off line, portate avanti dall’associazione che riunisce i familiari dei bambini affetti da atrofia muscolare spinale, con l’obiettivo di attivare e accelerare l’iter che per la prima volta conduce dritti a una rivoluzione sanitaria messa in campo grazie alla ricerca scientifica: la somministrazione di un farmaco (Spinraza, approvato recentemente da Aifa e già in commercio) che consente di ottenere risultati davvero incoraggianti.
Una finestra sul mondo
Insomma, anche grazie al crowdfunding, una finestra sul mondo di internet che consentirà di dialogare con un network di donatori e ambasciatori sociali, Famiglie Sma racconterà le storie di tutti quei piccoli pazienti che hanno avviato un percorso terapeutico «che riesce a compensare la necessità di una ventilazione permanente e a prevenire la morte nei bambini – spiega la presidente di Famiglie Sma Daniela Lauro – un trattamento che però dev’essere supportato economicamente, in considerazione del fatto che la somministrazione necessita di una complessa iniezione per via intratecale, possibile solo con ricovero ospedaliero. In più è prevista un’equipe medica inclusiva di figure professionali che non sono in organico presso i centri ospedalieri: una di questa è lo psicologo, la cui presenza è obbligatoria fino alla quinta somministrazione, perché la terapia è ancora nuovissima e occorre gestire speranze e paure dei piccoli e dei loro genitori».
L’obiettivo
L’obiettivo da raggiungere è di 50mila euro per dotare 5 centri (Policlinico Gemelli – Nemo Roma; Bambin Gesù di Roma; Gaslini di Genova; Nemo Milano e Policlinico G. Martino – Nemo Sud Messina) di uno psicologo dedicato per circa 300 ore: «Serviranno 10mila euro per potenziare ogni singola struttura – continua Lauro – al raggiungimento di ogni obiettivo, l’Associazione potrà dedicarsi al sostegno di nuovi centri per evitare alle famiglie trasferimenti e degenze lontano da casa con relativi costi, a volte insostenibili. Speriamo che questa catena di solidarietà digitale possa diventare davvero lunga, consentendoci di mettere in campo quante più risorse economiche, utili ad accelerare i tempi e a coprire i costi di assistenza di numerose famiglie».
Liste d’attesa
L’accesso al farmaco è ormai realtà: aiutare l’associazione ad ampliare il proprio raggio d’azione, significa salvare la vita di centinaia di bambini affetti da questa patologia genetica che inibisce ogni muscolo. In considerazione delle lunghe liste d’attesa, per alcuni pazienti non sarà possibile avviare la terapia prima della fine del 2018 e per una malattia degenerativa un anno è un tempo lunghissimo. Oggi più che mai è necessario dare uno slancio a Famiglie Sma nella corsa verso il traguardo più importante: la speranza di un respiro in più. E di un sospiro in meno per affrontare ogni giorno con fiducia.
Influenza, boom di ricoveri e assistenza a rischio
PrevenzioneChi ha paura dell’influenza? La domanda è più che legittima, visto che in questi giorni sono milioni gli italiani costretti a letto con dolori e brividi di freddo. La situazione, come spesso accade in questo periodo dell’anno è critica anche negli ospedali, e questo perché noi italiani siamo soliti correre in pronto soccorso al primo campanello d’allarme. Il problema è che con tanti accessi “impropri” i medici e gli infermieri si trovano schiacciati da una mole di lavoro talmente grande da non riuscire a tenere il passo. Non bastasse questo, anche i ricoveri (quelli necessari) sono saliti al punto da far tremare le direzioni generali di mezza Italia.
Aumento del rischio
Molti non sanno, o meglio non ricordano, che l’ambiente ospedaliero non è un toccasana per un sistema immunitario già debilitato. In altre parole, se non c’è una reale esigenza di ricevere cure ospedaliere sarebbe sempre meglio restare a casa, affidandosi ai consigli e alle cure del proprio medico di famiglia. L’aumento delle virosi è legato anche a questo fenomeno di contagio, molti anziani vengono trasportati in pronto soccorso al primo accenno di malore, ed è proprio in pronto soccorso che poi finiscono per contrarre il virus dell’influenza.
I pediatri
Una delle regioni maggiormente in difficoltà a causa dell’alto numeri di accessi in pronto soccorso è la Campania, regione che è anche sotto organico a causa di un decennale blocco del turnover. Sotto pressione anche il Santobono, chiamato come unico polo a rispondere alle emergenze pediatriche. Di qui la proposta dei pediatri di famiglia. Più volte Antonio D’Avino (segretario provinciale della Fimp) ha chiesto che il dibattito su questo tema portasse a delle modifiche sostanziali nell’organizzazione del sistema delle cure primarie pediatriche. «La risposta – dice – è il potenziamento del territorio, di cui si parla da tanti anni, attraverso interventi volti a rendere ancora più efficiente l’organizzazione dei pediatri di famiglia; due possibili azioni, che certamente migliorerebbero la risposta ai bisogni di salute dei cittadini, sono il riconoscimento del collaboratore di studio e dell’infermiere a tutti i pediatri territoriali della regione Campania».
Esempi virtuosi
E’ bene guardare anche ad altre regioni per comprendere come fronteggiano annualmente le epidemie di influenza che colpiscono l’apparato respiratorio, nei mesi invernali, e quello digerente, nei mesi estivi. Si tratta di considerevoli aumenti del carico di lavoro dei sanitari che operano sul territorio, prevedibili e che si presentano in modo ciclico, tali da poter essere facilmente gestiti con una corretta programmazione sanitaria. «Una ulteriore proposta – conclude D’Avino- è quella di attivare, anche in fase sperimentale, dei presidi territoriali di continuità dell’assistenza dei bambini, nelle giornate festive e prefestive, nei quali inserire giovani pediatri in attesa di impiego o pediatri territoriali su base volontaria. Ciò consentirebbe di evitare il sovraffollamento dei pronto soccorso ospedalieri attraverso il sistema di filtro che verrebbe garantito dai pediatri di famiglia, aumentando il livello di soddisfazione degli utenti. Troppo spesso, in tanti nosocomi cittadini, i nostri piccoli pazienti sono costretti a subire enormi disagi, dovuti a tempi di attesa interminabili. Per la tipologia del lavoro svolto, i pediatri di famiglia e i medici di medicina generale sono le uniche figure professionali del Servizio Sanitario Nazionale che possono abbattere, con una adeguata pianificazione, liste e tempi di attesa».
Un gioco per sconfiggere la demenza
AnzianiNon è solo un gioco, ma è una ricerca per aiutare gli scienziati a combattere la demenza. Proprio così: un’app a tema marinaresco sta cooperando con il mondo della ricerca per raccogliere una serie di dati che potrebbero aiutare i medici a riconoscere i sintomi precoci della demenza. Lo studio londinese GLITCHERS LTD ha creato un’App “Sea Hero Quest” in collaborazione con Deutsche Telekom, University College London, University of East Anglia e Alzheimer’s Research UK. Il gioco, che conta già 3 milioni di download, è ad oggi il più ampio database di questo settore; il secondo studio per numero di partecipanti ha coinvolto 599 persone. Tutte le informazioni ottenute sono utilizzate in modo sicuro per aiutare ricercatori e studiosi a sviluppare nuovi modi per approcciare la demenza e l’Alzheimer.
L’App registra il modo in cui i giocatori navigano attraverso percorsi marini labirintici, allo scopo di capire come individui di età, sesso e origini diverse rispondono alle sollecitazioni del videogame. Siccome uno dei primi sintomi della demenza è la ridotta capacità di orientarsi nello spazio, ricercatori e medici possono paragonare le prestazioni dei loro pazienti con i parametri stabiliti dal gioco, favorendo una diagnosi precoce.
Il dottor Hugo Spiers e il dottor Michael Hornberger hanno sviluppato una collaborazione per analizzare i dati anonimi e hanno scoperto che la capacità di orientarsi nello spazio inizia a diminuire con il passaggio all’età adulta, per poi peggiorare ulteriormente durante la terza età. Secondo il test, i giocatori di 19 anni avevano il 74% di probabilità di colpire gli obiettivi con precisione contro il 46% dei settantacinquenni.
“Sea Hero Quest ci ha permesso di porci domande che prima erano impensabili”, spiega it dott. Spiers. “Per esempio, il
paese dove vivi può influenzare it tuo senso dell’orientamento? Abbiamo scoperto di sì e abbiamo identificato dei
comportamenti sorprendenti nei dati che nessuna teoria prima d’ora aveva previsto”.
I paesi nordici hanno registrato performance particolarmente alte, ma anche le considerazioni sul sesso di chi gioca hanno avuto un esito sorprendente: uomini e donne, infatti, impiegano diverse tecniche di navigazione. Fino a oggi, questi fattori non erano mai stati presi in considerazione nelle diagnosi di demenza. “La prospettiva emozionante è che potenzialmente possiamo individuare la demenza molto prima rispetto a quanto ci consentono i mezzi già esistenti”, dice il dottor Hornberger. “Attualmente stiamo testando persone con un alto rischio genetico di sviluppare la malattia, per vedere se mostrano già leggeri deficit e di orientamento, nonostante la loro memoria sia ancora intatta”.
“Questo insolito metodo di ricerca è molto più pratico”, continua il dottor Hornberger. “Attualmente molti pazienti affetti da demenza si perdono nel mondo reale, causando a se stessi e alle famiglie momenti di angoscia. Spesso vengono coinvolte le forze dell’ordine per cercare i pazienti scomparsi. Stiamo per iniziare un nuovo progetto di ricerca con la polizia (britannica) per cercare di scoprire se possiamo usare l’App per identificare i pazienti che presentano un rischio maggiore di smarrirsi nella vita reale”.
In questo momento, 45 milioni di persone convivono con la demenza e si prevede che entro il 2050 la cifra toccherà i 135 milioni. Anche un gioco può aiutare scienziati e ricercatori a saperne sempre di più sulla malattia. Il gioco è un insieme di labirinti, con una storia e un polpo gigante. Le persone giocano, la scienza fa progressi.
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Rumore: il 16,2% degli italiani soffre per vicini o strade rumorose
PrevenzioneUrlano, trascinano sedie, sbattono i tacchi e ascoltano la tv come fossero al cinema: circa un quarto della popolazione europea ha a che fare con vicini rumorosi e strade trafficate a tutte le ore del giorno e della notte. Si chiama inquinamento acustico e i risvolti sulla salute non sono pochi. Il record di rumore lo detiene Malta (26,2%), subito dopo c’è la Germania (25,1%) e al terzo posto i Paesi Bassi (24,9%). L’Italia si trova a metà classifica (16,2%, di poco sotto la media UE) se si considerano le percentuali 2016 (ultimo anno per il quale Eurostat fornisce il dato per quasi tutti i Paesi). All’estremo opposto della scala, la percentuale più bassa è stata registrata in Irlanda (7,9%), davanti a Croazia (8,5%), Bulgaria (10,0%) ed Estonia (10,4%).
I numeri
Nel 2016, il 17,9% della popolazione dell’Unione europea (UE) ha riferito di soffrire di rumori provenienti dai vicini o dalla strada. La percentuale ovviamente è più del doppio per le persone che vivono in città (23,3%) rispetto a quelle nelle zone rurali (10,4%).
Danni per la salute
Tra i problemi più comuni che può causare una sovraesposizione al rumore, si rilevano sordità, danni al timpano, vertigini; o ancora aumento della pressione e del battito cardiaco, disturbi del sonno, interferenza con la comunicazione verbale. In Italia esiste una normativa, la legge 445/1995, che riconosce le diverse forme di inquinamento acustico e stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela sia negli ambienti di lavoro, sia negli ambienti di vita. In tutta Europa a soffrire di più dei rumori sono le fasce più povere della popolazione. Secondo la rilevazione Eurostat poi, la percentuale di persone che hanno riferito di aver avuto problemi con il rumore dei loro vicini o della strada tende a diminuire con il numero di persone nella famiglia. Mentre quasi il 20,8% delle persone singole ha affermato di essere stato disturbato dal rumore del vicinato, questo ha colpito il 17,8% delle famiglie con due adulti e il 16,6% di quelle composte da tre o più adulti. Allo stesso modo, la quota è più alta per le famiglie senza figli a carico (18,4%) rispetto a quelle con figli a carico (17,5%).
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