Se il piccolo di casa non vuole dormire
Ogni genitore prima o poi si trova a combattere con le notti insonni. Il bambino che si sveglia mille volte, il piccolo che proprio non vuole addormentarsi, quello che sembra aver deciso che il letto è un nemico. E mentre loro resistono al sonno, i genitori si trasformano in zombie sempre più stanchi. Ma perché succede? E soprattutto, si può migliorare la situazione senza perdere la pazienza (e il sonno)?
Quanto deve dormire un bambino?
Partiamo da un punto fondamentale: i bambini non hanno tutti gli stessi bisogni di sonno. Certo, ci sono delle linee guida che dicono che un neonato dovrebbe dormire tra le 14 e le 17 ore al giorno, un bambino di un anno tra le 11 e le 14 ore, e via dicendo. Ma nella realtà, ogni bambino è un mondo a sé. Alcuni dormono come ghiri fin da subito, altri sembrano avere l’energia di un maratoneta anche a mezzanotte.
Quello che conta davvero è capire se il piccolo sta dormendo abbastanza. Se è spesso irritabile, fatica a concentrarsi o ha crisi di pianto inspiegabili, forse ha bisogno di più riposo. Ma se è sereno e attivo, anche se dorme meno delle “ore consigliate”, potrebbe semplicemente avere un suo ritmo.
Perché i bambini fanno fatica a dormire?
Ci sono tante ragioni per cui il sonno dei bambini è un campo minato. Magari la loro routine è un po’ sballata, magari sono troppo eccitati la sera (sì, quei 10 minuti di cartoni prima di dormire possono fare danni), oppure soffrono di ansia da separazione. A volte i risvegli notturni sono dovuti a paure o incubi, altre volte il bambino si sveglia semplicemente perché ha sete, caldo o freddo.
E poi ci sono i momenti di “regressione del sonno”, quei periodi in cui, senza un apparente motivo, il piccolo smette di dormire bene dopo settimane o mesi di notti tranquille. Succede spesso intorno ai 4 mesi, ai 9 mesi e poi ancora verso i 18 mesi e i 2 anni. Sono fasi normali dello sviluppo, ma possono mettere a dura prova anche i genitori più pazienti.
Come aiutare i bambini a dormire meglio?
La buona notizia è che, nella maggior parte dei casi, si può migliorare il sonno dei bambini con qualche accorgimento. Ecco alcuni consigli che possono fare la differenza:
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Routine, routine, routine! I bambini hanno bisogno di prevedibilità. Se ogni sera si fa la stessa sequenza di azioni (bagnetto, pigiamino, storia, luci soffuse), il loro cervello capisce che è ora di dormire.
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Addio schermi prima di dormire Anche se i cartoni sono la soluzione più comoda quando si vuole un momento di pace prima della nanna, la luce blu degli schermi blocca la melatonina, l’ormone del sonno, rendendo più difficile addormentarsi. Meglio optare per un libro o un gioco tranquillo.
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Creare un ambiente adatto Una stanza troppo luminosa, rumorosa o calda può disturbare il sonno. Meglio una luce soffusa, una temperatura intorno ai 18-20 gradi e magari un rumore bianco (tipo il suono di un ventilatore o un’app con suoni rilassanti).
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Evitare di intervenire subito Se il bambino si sveglia nel cuore della notte, la tentazione di prenderlo in braccio subito è forte. Ma a volte basta parlargli dolcemente o accarezzarlo per farlo riaddormentare senza stimolarlo troppo.
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Orari regolari Cercare di mettere a letto il bambino sempre alla stessa ora aiuta a stabilizzare il suo ritmo sonno-veglia. Sì, anche nei weekend.
E se non funziona?
Se le avete provate tutte e il bimbo continua a dormire male, non bisogna sentirsi in colpa. Alcuni bambini hanno semplicemente un sonno più leggero o impiegano più tempo a imparare a dormire da soli. L’importante è non farsi prendere dallo sconforto e, se necessario, chiedere aiuto al pediatra, soprattutto se il bambino ha risvegli molto frequenti, incubi ricorrenti o segni di apnee notturne.
Alla fine, la fase delle notti insonni passerà. Forse più lentamente di quanto si vorrebbe, ma passerà. E un giorno, quando il piccolo di casa sarà un adolescente che dorme fino a mezzogiorno verrà naturale pensare: “e pensare che da piccolo non volevi saperne di dormire”
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