Cos’è la sindrome del bambino scosso
La sindrome del bambino scosso, nota anche come shaken baby syndrome (SBS), è una delle forme più gravi di maltrattamento fisico nei neonati e nei lattanti. Quello che non tutti sanno è che il rischio di procurare un danno ad un bimbo di pochi mesi è concreto e può avvenire anche in modo del tutto inconsapevole. Proviamo allora a capire di cosa si tratta, perché si verifica e quali sono i rischi associati.
Cos’è la sindrome del bambino scosso
Iniziamo col dire che questa sindrome è causata da un violento scuotimento del bambino, spesso in risposta al suo pianto inconsolabile. Ciascuno di noi a questo punto starà pensando:non sarei mai capace di fare una cosa simile. Il problema è riuscire a comprendere lo stress al quale una mamma (in misura minore anche il papà) è sottoposta nei mesi immediatamente successivi al parto. Anche involontariamente, senza rendersene conto, alcune donne possono cullare il piccolo con eccessiva veemenza e procurare dei danni. La maggior parte dei casi si verifica nel primo anno di vita, con una maggiore frequenza nei primi sei mesi.
Cause e meccanismo
La sindrome del bambino scosso si verifica quando il bambino viene tenuto per il tronco e scosso vigorosamente. A causa delle dimensioni del cranio e della muscolatura del collo ancora inadeguata, il contenuto della cavità cranica (vale a dire il cervello, il cervelletto e il midollo allungato) subisce rapidi movimenti di rotazione. Questo può portare a un trauma cerebrale, lesioni dei nervi e rottura dei vasi sanguigni con conseguenti emorragie. Il risultato è spesso una serie di complicanze neurologiche gravi.
Fattori di rischio
Come detto i fattori di rischio sono principalmente stress, frustrazione o persino la giovane età dei genitori. Le mamme sono più a rischio, perché – gioco forza – nei primi mesi è su di loro che si scarica il peso del parto. Situazioni stressanti o mancanza di supporto possono ovviamente aumentare la probabilità di scuotere il bambino. La è un altro stato d’animo pericoloso, perché quando il bimbo piange (nei primi sei mesi il suo vagito è al massimo dell’intensità) i genitori spesso non sanno come gestire la situazione e possono reagire scuotendolo.ù
Danni e conseguenze
Lo scuotimento troppo energico, come detto, può causare lesioni al cervello, che rischia di muoversi liberamente nel cranio. Questo può portare a danni motori e neurologici, soprattutto nei bambini al di sotto dei due anni. Ecco perché i è importante educare i genitori e i caregiver sulle tecniche di gestione del pianto del bambino e promuovere il supporto sociale per ridurre lo stress dei genitori-