Tempo di lettura: 2 minutiSei milioni di italiani soffrono di ansia e depressione. I disturbi psichici rappresentano il 26% di tutte le disabilità e hanno un impatto pesante sul piano personale, sociale e lavorativo. Si tratta di un problema globale. In tutto il mondo, oltre 300 milioni di persone soffrono di depressione (la principale causa di disabilità) e più di 260 milioni vivono con disturbi d’ansia.
Cos’è l’ansia?
L’ansia è un’emozione universale: una risposta naturale allo stress. Ha la funzione di ”segnalare” un pericolo prima che sopraggiunga e lo fa mettendo in moto risposte fisiologiche che spingono da un lato all’identificazione del pericolo e, dall’altro, alla fuga. Quando però questo meccanismo continua a persistere anche dopo la fine di eventi ansiogeni, si parla di un’ansia patologica caratterizzata da uno stato di tensione continua che compromette le capacità operative e di giudizio. Quest’ansia, con il tempo, può portare a problemi di salute e non solo.
Secondo una recente stima dell’OMS, ansia e depressione costano all’economia globale mille miliardi di dollari ogni anno in termini di perdita di produttività. Per quanto riguarda l’Europa, i costi sono stati stimati nell’ordine dell’1% del Pil. Eppure, ancora poco è stato fatto, soprattutto nelle politiche aziendali. Le più colpite sono le donne, anche a causa delle forti pressioni che ricevono da più parti. La cosiddetta situazione del «soffitto di cristallo» preclude loro l’accesso alle posizioni apicali e assegna loro stipendi in media più bassi di quelli dei colleghi maschi, a parità di ruolo e competenze. Inoltre vanno incontro ad un maggior rischio di disoccupazione e di precariato. Sono sempre le donne ad andare più spesso incontro ad azioni discriminatorie, violenza, molestie, mobbing e bullismo. Non solo, spesso si devono occupare della casa e delle cure delle persone care, che continuano a gravare maggiormente sulle donne. Tutto ciò ha delle ripercussioni sullo stato di salute, fisica e mentale.
Sul lavoro, secondo l’Oms, i fattori di rischio principali per la salute psichica sono l’inadeguatezza delle politiche di salute e di sicurezza, ma anche delle pratiche di comunicazione e di gestione; una limitata partecipazione ai processi decisionali e uno scarso controllo sulla propria attività e situazione; inesistenti misure di sostegno per i dipendenti; scarsa flessibilità nell’orario di lavoro e scarsa chiarezza nei compiti e negli obiettivi organizzativi. In altre parole, il problema della malattia mentale va a braccetto con questioni legate all’equità e all’organizzazione del lavoro.
E di salute mentale si è parlato anche al Forum Europeo della Salute di Gastein. Dai dati emerge che un cittadino europeo su quattro abbia sofferto almeno una volta nella vita di problemi di salute mentale e il 38% degli abitanti dell’Unione europea abbia di questi problemi almeno una volta nel corso dell’anno. Tuttavia, solo il 25% di chi ne avrebbe bisogno riceve un trattamento e solo il 10% riceve una cura adeguata. Oggi la salute mentale è al terzo posto della lista degli obiettivi della “Joint action on mental health and well—being” .
Tuttavia il lavoro provoca disagi anche quando non c’è. La disoccupazione è un fattore di rischio per ansia e depressione. I dati Istat del 2017 mostrano che in Italia, nel 2013, il tasso di occupazione per le persone senza disabilità è da 2,3 a 3,3 volte più alto rispetto a quello dei disabili. Il costo di una mancata inclusione sociale ricade sull’intera comunità. Inoltre, il lavoro non è un lusso per chi soffre di un disturbo mentale. Un occupazione, infatti, può fare la differenza nel percorso di recupero e guarigione.
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Contro lo stroke, visite gratuite al Cardarelli
News Presa, PrevenzioneSalvarsi la vita
I dati campani
SLA: la battaglia per il caregiver attraverso una testimonianza famosa
News PresaIl tema del caregiver si porta alla luce anche attraverso una testimonianza importante: quella di Chantal Borgonovo che con il suo libro, scritto con Mapi Danna ed edito da Mondadori, Una vita in gioco: l’amore, il calcio, la SLA, ci racconta la storia di Stefano suo marito calciatore di Milan e Fiorentina, attaccante tutta la vita, soprattutto dopo l’arrivo della SLA, mancato nel 2013. Tutti lo ricordano per la straordinaria partita a Firenze, nel 2008, in cui entrò in capo davanti a 27.000 persone comosse, inchiodato ad una sedia a rotelle. Per cinque anni ha mosso solo gli occhi e con il solo uso degli occhi, è riuscito a fare la rivoluzione con la sua testimonianza: ha deciso di dire di si e di continuare a vivere con una nuova identità ed un nuovo scopo.
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA), chiamata anche malattia di Lou Gehrig (dal nome di un giocatore di baseball, la cui malattia nel 1939 sollevò l’attenzione pubblica), o malattia di Charcot o malattia dei motoneuroni, è una malattia neurodegenerativa progressiva del motoneurone, che colpisce selettivamente i motoneuroni, sia centrali (“1º motoneurone”, a livello della corteccia cerebrale), sia periferici (“2º motoneurone”, a livello del tronco encefalico e del midollo spinale). Questa patologia provoca rigidità muscolare, contrazioni muscolare e graduale debolezza a causa della diminuzione delle dimensioni dei muscoli. Ciò si traduce in difficoltà di parola, della deglutizione e, infine, della respirazione.
“La storia di Chantal – si legge nella nota di presentazione del libro – è la storia delle centinaia di migliaia di familiari assistenti che sono i veri eroi del nostro tempo”.
Il libro sarà presentato a Roma giovedì 26 ottobre alle ore 10, presso il Senato della Repubblica a Palazzo Madama.
Intestino influenza umore e benessere
AlimentazioneC’è una stretta relazione tra salute intestinale e benessere psico-fisico. È proprio dall’ intestino che dipende buona parte della risposta immunitaria: l’equilibrio tra batteri ‘buoni’ e batteri ‘cattivi’ si gioca tutto in questo organo. L’alimentazione, tra le altre cose, influenza l’umore.
Nel libro “Brain Maker. The Power of Gut Microbes to Heal and Protect Your Brain”, il neurologo David Perlmutter descrive i batteri dell’intestino: con un peso di 1,5 kg e 10.000 specie diverse. Sono questi batteri ad essere fondamentali per la salute mentale e fisica di ogni individuo.
Invece, determinati tipi di grassi, ad esempio, come quelli “trans”, assunti in eccesso possono provocare un calo dell’umore, fino a favorire la depressione. Questi grassi si possono trovare nella carne o nel latte e si formano dalla produzione industriale del cibo o dal riscaldamento di alcuni oli e grassi. Gli alimenti che contengono un’alta dose di questi grassi sono i prodotti da forno (torte, biscotti), cibo in scatola, fast food e patatine (fritte e in busta). Dall’altra parte, invece, molti cibi sono in grado di favorire il buonumore: sono degli alleati soprattutto durante le stagioni fredde. La lista è abbastanza lunga, comprende: verdure fermentate (come i cetriolini), yogurt, crauti, alcuni pesci (salmone, aringa, trota), uova, avocado, zucca, melanzane, olio di oliva, olio di cocco, mostarda, curcuma, rafano, aglio crudo. Ci sono poi altri alimenti più conosciuti per le loro proprietà legate al buon umore, assunti senza eccessi, per non avere controindicazioni, sono il vino, il caffè e il cioccolato. Introducendo nell’alimentazione questi cibi, si costruiscono le basi per far crescere i microbi buoni e accrescere il buon umore.
Ippocrate diceva: “tutte le malattie hanno origine nell’intestino”, quindi, allo stesso modo, anche la salute dipende dall’ intestino che è il custode del nostro benessere. In altre parole, le malattie si combattono a tavola.
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Antibiotici, molti batteri stanno diventando immuni
News PresaBasta abusare degli antibiotici. L’allarme è universale, ma l’Italia è uno di quei paesi nei quali la situazione è già passata da preoccupante a grave, perché sono moltissimi i pazienti che fanno un uso improprio di antibiotici. La cosa incredibile è che nella maggior parte dei casi, invece del medicinale, servirebbe semplicemente riposo. Tradotta in termini pratici, guardandola cioè numeri alla mano, un quinto delle prescrizioni di questi farmaci non sono necessarie, anche perché moltissime volte si tratta di malattie che il nostro sistema immunitario può sconfiggere senza difficoltà e quindi migliorano da sole. A dirlo non sono solo le solite «voci di corridoio», ma anche gli esperti di Public Health England (Phe), agenzia del ministero della Salute inglese, come segnala la Bbc.
Prima della penicillina
Abusare degli antibiotici significa renderli sempre più inefficaci, perché le infezioni non rispondono più alle cure. Questo succede perché i batteri diventano resistenti a molti farmaci, perché per l’abuso che se ne sta facendo si producono proprio nei batteri delle mutazioni che li rendono immuni. Si stima infatti che 4 casi su 10 di infezione nel sangue da Escherichia coli non si possa trattare con gli antibiotici di prima scelta, e che entro il 2050 le infezioni resistenti nel mondo mieteranno più vittime di quante ne faccia il cancro ora. La cosa terrificante è che continuando di questo passo, molto presto potremmo ritrovarci proiettati negli anni più bui della medicina, quando ancora la penicillina non era stata scoperta e si poteva facilmente morire per una banale infezione.
Quando usarli
Gli antibiotici sono essenziali nei casi di sepsi, polmonite, meningiti batteriche e altre gravi infezioni, mentre non lo sono per altre malattie. Tosse o bronchite per esempio passano da sole in tre settimane, e l’antibiotico può «accorciarne» la durata solo di 1-2 giorni. «La maggior parte di noi guarisce dalle infezioni di volta in volta grazie al proprio sistema immunitario. Spesso gli antibiotici non sono necessari per disturbi comuni», sottolinea Paul Cosford, direttore medico di Phe. I pazienti non dovrebbero quindi andare dal medico aspettandosi che gli venga prescritto l’antibiotico. L’indicazione che dovrebbero ricevere, per infezioni che il nostro organismo può gestire da solo, è di «riposare, bere molti liquidi e usare farmaci per far passare dolore e fastidi, come il paracetamolo. Un medico è in grado di dire quando l’antibiotico è davvero necessario».
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Mangiare un piatto di pasta che cura l’intestino. Da oggi si può
AlimentazioneImmaginate un piatto di spaghetti, che, oltre a gratificare il palato, sia in grado arricchire l’intestino di batteri buoni e di avere effetti positivi sul metabolismo nonché attenuare gli stati infiammatori. E’ questo il risultato della ricerca condotta dal CREA, con il suo Centro di Cerealicoltura e Colture Industriali, nell’ambito di Passworld-Pasta E Salute Nel Mondo, il progetto triennale, finanziato in parte dal Ministero dello Sviluppo Economico, nell’ambito dei bandi “Nuove Tecnologie per il Made in Italy” .
Il CREA di Foggia, in collaborazione con l’ Università di Foggia, Parma e Verona, e 6 imprese della filiera pasta (produttori di sementi, mugnai, pastifici) tra cui la Rustichella D’Abruzzo, azienda capofila del progetto, ha messo a punto una pasta funzionale e altamente innovativa, capace di migliorare lo stato di benessere del consumatore, grazie all’aggiunta di ingredienti e componenti che conferiscono una valenza salutistica superiore a quelle già disponibili in commercio.
Il nuovo prodotto è stato sviluppato a partire da una innovazione del processo di macinazione, attraverso cui è stato realizzato uno sfarinato funzionale di grano duro, più ricco di vitamine, acidi fenolici e proteine di alta qualità. Grazie ad una accurata calibrazione del processo di decorticazione e macinazione con molino a pietra, il grano duro ha mantenuto intatto il suo corredo di sostanze nutraceutiche, che sono state ulteriormente integrate con beta glucani di orzo (fibra dietetica solubile con effetti benefici su cuore e colesterolo ). Ma soprattutto, per la prima volta nell’industria della pasta, sono state aggiunte direttamente agli impasti spore di batteri appartenenti al gruppo “spore forming lactic acid bacteria” (SFLAB) individuati nei generi Bacillus, Brevibacillus, Paenibacillus e Sporolactobacillus. Questi batteri, oltre ad esercitare gli effetti benefici comuni alle specie probiotiche di batteri lattici, risultano particolarmente resistenti e capaci di rimanere a lungo vitali nel prodotto essiccato e nel prodotto cotto, fino al consumo, nonché di conservare la vitalità durante il passaggio nel tratto gastro-intestinale. Quindi in un unico alimento sono state racchiuse proprietà probiotiche (SFLAB) e prebiotiche (fibre, antiossidanti).
Studi successivi svolti dai ricercatori hanno dimostrato che questa pasta presenta delle caratteristiche organolettiche di pregio (consistenza, aumento di peso) e un indice glicemico più basso rispetto alla pasta commerciale.
Inoltre i test clinici, condotti su un gruppo di volontari sani in sovrappeso, hanno evidenziato l’effetto positivo del consumo di questo prodotto su specifici marcatori metabolici e infiammatori del sangue, legati all’insorgenza di malattie cronico-degenerative. Infine, le analisi condotte sulle feci dei soggetti alimentati con la pasta funzionale hanno indicato che le spore del lattobacillo GBI‐30, 6086© sopravvivono in elevatissimo numero al transito gastro- intestinale e che sono in grado di colonizzare l’intestino, favorendo l’equlibrio della microflora del microbiota gastrointestinale che, secondo gli studi più recenti, gioca un ruolo fondamentale nella nostra salute e nella gestione del peso corporeo
Ansia e depressione: malattie del secolo. 6 mln di italiani colpiti
PsicologiaSei milioni di italiani soffrono di ansia e depressione. I disturbi psichici rappresentano il 26% di tutte le disabilità e hanno un impatto pesante sul piano personale, sociale e lavorativo. Si tratta di un problema globale. In tutto il mondo, oltre 300 milioni di persone soffrono di depressione (la principale causa di disabilità) e più di 260 milioni vivono con disturbi d’ansia.
Cos’è l’ansia?
L’ansia è un’emozione universale: una risposta naturale allo stress. Ha la funzione di ”segnalare” un pericolo prima che sopraggiunga e lo fa mettendo in moto risposte fisiologiche che spingono da un lato all’identificazione del pericolo e, dall’altro, alla fuga. Quando però questo meccanismo continua a persistere anche dopo la fine di eventi ansiogeni, si parla di un’ansia patologica caratterizzata da uno stato di tensione continua che compromette le capacità operative e di giudizio. Quest’ansia, con il tempo, può portare a problemi di salute e non solo.
Secondo una recente stima dell’OMS, ansia e depressione costano all’economia globale mille miliardi di dollari ogni anno in termini di perdita di produttività. Per quanto riguarda l’Europa, i costi sono stati stimati nell’ordine dell’1% del Pil. Eppure, ancora poco è stato fatto, soprattutto nelle politiche aziendali. Le più colpite sono le donne, anche a causa delle forti pressioni che ricevono da più parti. La cosiddetta situazione del «soffitto di cristallo» preclude loro l’accesso alle posizioni apicali e assegna loro stipendi in media più bassi di quelli dei colleghi maschi, a parità di ruolo e competenze. Inoltre vanno incontro ad un maggior rischio di disoccupazione e di precariato. Sono sempre le donne ad andare più spesso incontro ad azioni discriminatorie, violenza, molestie, mobbing e bullismo. Non solo, spesso si devono occupare della casa e delle cure delle persone care, che continuano a gravare maggiormente sulle donne. Tutto ciò ha delle ripercussioni sullo stato di salute, fisica e mentale.
Sul lavoro, secondo l’Oms, i fattori di rischio principali per la salute psichica sono l’inadeguatezza delle politiche di salute e di sicurezza, ma anche delle pratiche di comunicazione e di gestione; una limitata partecipazione ai processi decisionali e uno scarso controllo sulla propria attività e situazione; inesistenti misure di sostegno per i dipendenti; scarsa flessibilità nell’orario di lavoro e scarsa chiarezza nei compiti e negli obiettivi organizzativi. In altre parole, il problema della malattia mentale va a braccetto con questioni legate all’equità e all’organizzazione del lavoro.
E di salute mentale si è parlato anche al Forum Europeo della Salute di Gastein. Dai dati emerge che un cittadino europeo su quattro abbia sofferto almeno una volta nella vita di problemi di salute mentale e il 38% degli abitanti dell’Unione europea abbia di questi problemi almeno una volta nel corso dell’anno. Tuttavia, solo il 25% di chi ne avrebbe bisogno riceve un trattamento e solo il 10% riceve una cura adeguata. Oggi la salute mentale è al terzo posto della lista degli obiettivi della “Joint action on mental health and well—being” .
Tuttavia il lavoro provoca disagi anche quando non c’è. La disoccupazione è un fattore di rischio per ansia e depressione. I dati Istat del 2017 mostrano che in Italia, nel 2013, il tasso di occupazione per le persone senza disabilità è da 2,3 a 3,3 volte più alto rispetto a quello dei disabili. Il costo di una mancata inclusione sociale ricade sull’intera comunità. Inoltre, il lavoro non è un lusso per chi soffre di un disturbo mentale. Un occupazione, infatti, può fare la differenza nel percorso di recupero e guarigione.
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Pensa alla salute, la prevenzione scende in piazza
News PresaL’89% di quanti hanno scoperto un tumore alla prostata ha una sopravvivenza a 5 anni. Stesso discorso per il tumore alla mammella (l’84%): le percentuali scendono quando si tratta di tumore al colon-retto (59%), allo stomaco (il 31%), al fegato (il 19%), al polmone (il 13%) e al pancreas (9%). Elevata la percentuale per il melanoma: l’80%. A vincere il cancro al corpo dell’utero è il 75% delle donne campane, seguite da quelle in cui si è manifestato alla cervice – il 64% – e all’ovaio col 39%. Non sono da meno gli uomini: ben l’86% sconfigge il tumore al testicolo. L’87% dei cittadini nella nostra regione annienta invece il cancro alla tiroide, mentre il 45% le leucemie. Ad avere la meglio sul linfoma di Hodgkin è l’85% dei campani, a differenza di quelli che guariscono dal linfoma non di Hodgkin (63%). Sono queste percentuali a farci capire quanto sia importante la prevenzione perché, sono proprio questi dati a confermare che la Campania rientra tra le regioni dove c’è ancora una bassa percentuale di cittadini attenti ai controlli periodici e agli screening istituzionali.
Benessere psicofisico
Questi ed altri dati verranno diffusi e approfonditi nel corso del congresso “Pensa alla tua salute”, ideato con l’omonimo progetto da Daniele Grumiro, nutrizionista oncologico, che sarà presentato il 26 ottobre, alle ore 10, nella sede dell’VIII Municipalità (che ha dato il patrocinio all’evento) in piazza Tafuri a Piscinola. «L’iniziativa nasce per sensibilizzare i cittadini alla prevenzione – spiega Grumiro – . Se da un lato la letteratura scientifica conferma un’incidenza tumorale maggiore al nord Italia, la sopravvivenza nella nostra regione risulta più bassa anche per la scarsa sensibilità alla prevenzione. Quando si parla di prevenzione non bisogna limitarsi alle fasi che precedono l’insorgenza della malattia (prevenzione primaria), ma occorre considerare anche i casi in cui la malattia è già presente e si deve intervenire con una diagnosi precoce (prevenzione secondaria) oppure con una prevenzione finalizzata a ridurre il rischio di recidive (prevenzione terziaria). Il progetto è strutturato su tutti e tre i livelli di prevenzione ed ogni coinvolgimento risponde ad una logica ben precisa». Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità il buono stato di salute è rappresentato dal benessere psico-fisico e sociale e non dalla semplice assenza di malattia. Tuttavia paradossalmente la grande disponibilità di cibo e la sempre più diffusa sedentarietà hanno modificato gli stili di vita, determinando l’aumento dell’incidenza di alcune delle principali patologie degenerative quali: i tumori, le malattie cardiovascolari, il diabete, l’artrosi, l’osteoporosi, la calcolosi biliare, lo sviluppo di carie dentarie, il gozzo di carenza iodica, l’anemia da carenza di ferro. Stando ai dati dell’American Institute for Cancer Reserarch (AICR), oltre il 30% dei tumori è direttamente riconducibile all’alimentazione, intesa sia in termini quantitativi che qualitativi.
Due sessioni
I momenti dell’iniziativa si dividono tra il Congresso (aperto alla popolazione), in cui verranno discusse tematiche inerenti le patologie legate all’ambiente e allo stile di vita, e “I Venerdì della prevenzione” in cui verranno eseguite visite specialistiche gratuite per i cittadini, che potranno essere prenotate durante il congresso, unitamente alle analisi del sangue. Primo appuntamento dunque, giovedì prossimo presso la sede dell’VIII Municipalità in piazza Tafuri a Piscinola: i lavori si apriranno alle ore 10, con i saluti istituzionali del presidente della Municipalità Apostolos Paipais e dell’assessore all’Ambiente Giovanni Pagano. Tra i principali interventi quello di Grumiro, che parlerà del Codice europeo contro il cancro, ossia un insieme di 12 raccomandazioni che – messe in pratica – possono aiutare a prevenirne l’insorgenza.
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Nasce l’alleanza mondiale contro il cancro
News PresaSi chiamerà «AMOR», acronimo di Alianza Mundial Oncologica en Rede. La proposta è del direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi, perché «se il tumore è un problema planetario – dice il manager – va trattato attraverso relazioni mondiali. Dunque, occorre che i sistemi sanitari di tutto il mondo siano organizzati in rete, al fine di garantire condivisione delle conoscenze e sostenibilità». Con una pagina intera sul giornale più diffuso del Sud America, El Tiempo, per la prima volta in questa fetta di mondo si parla del modello multidisciplinare, della medicina personalizzata, quale approccio ideale alla battaglia globale che va fatta contro il cancro. E a parlarne è il direttore generale del Pascale. Concetti che Bianchi ha espresso nel convegno di presentazione del più grande ospedale oncologico dell’America Latina, tenutosi a Bogotà. E’ qui che Bianchi lancia Amor, l’alleanza mondiale basata sulla rete oncologica, come uno spartiacque nel modo di combattere i tumori, oltre il proprio territorio nazionale. Tant’è che il Pascale viene considerato, oggi, nell’America Latina come uno dei più importanti centri del mondo per le cure oncologiche.
L’accordo
All’indomani della chiusura dei lavori il Pascale ha siglato un accordo con l’Istituto dei tumori di Bogotà per quanto riguarda la robotica, prevedendo la formazione dei medici colombiani, l’elettrochemioterapia, gli studi clinici congiunti sul vaccino contro il cancro metastatico al seno triplo negativo, che inizieranno nel 2018. Inoltre è stato stilato un protocollo con l’Università FUCS per un master biennale in oncologia che si svolgerà in Colombia con docenti dell’Istituto napoletano. Ma la vera rivoluzione per la sanità del sud America è nella collaborazione che il Pascale ha messo a disposizione per quanto riguarda la rete oncologica. Portando ad esempio l’Istituto dei tumori di Napoli, il direttore Bianchi ha spiegato il sistema della rete.
Modelli a confronto
«L’approccio multidisciplinare – ha detto il manager a Bogotà – è lo strumento migliore per affrontare il tumore. Nel nostro Istituto siamo organizzati in dipartimenti d organi con personale altamente specializzato che si dedica esclusivamente e con alta specializzazione alla ricerca e al trattamento di ogni distretto corporeo. Le attività sono condotte congiuntamente attraverso un gruppo oncologico multidisciplinare che studia il singolo caso clinico e propone la strategia di cura condivisa. La rete – ha continuato Bianchi – è l’unica risposta alle 4mila persone che ogni giorno, nella sola comunità Europea, muoiono di cancro. Questa non è una statistica, è una grande guerra planetaria. Ogni guerra che provocasse questo numero di vittime sarebbe riportata, ogni giorno, nei titoli dei quotidiani e nei telegiornali. E invece accade che ognuno di noi combatte la sua piccola battaglia nei propri reparti o nei propri ospedali. Si deve lavorare invece con un respiro ed una prospettiva globali».
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Stanchezza e umore a terra: colpa del mal d’autunno
Stili di vitaL’autunno crea stanchezza. La mancanza di luce solare ha un effetto negativo sull’umore, ecco perché le stagioni fredde fanno sentire privi di energie. Le persone che vivono lontano dall’Equatore, ad esempio, soffrono spesso del cosiddetto disordine affettivo stagionale (SAD, dall’inglese seasonal affective disorder). In Florida ne soffre circa l’1% mentre in Alaska e nel New England circa il 9%.
L’unica cura per questa problematica è la luce del sole, senza quest’ultima gli ormoni del buonumore vengono prodotti in quantità minore.
I recettori di luce negli occhi contengono una proteina chiamata melanopsina. Quando la luce del sole viene filtrata dagli occhi, questa proteina manda dei segnali al cervello bloccando la produzione dell’ormone del sonno, la melatonina. In assenza di luce solare, non avviene questa trasmissione al cervello e ci sentiamo stanchi, anche durante il giorno.
Tuttavia gli esperti danno qualche consiglio.
Un effetto positivo è dato dalla musica: alcuni studi hanno dimostrato che stimola la produzione dell’ormone del buonumore, la serotonina.
In questo periodo dell’anno è importante cercare di stare alla luce del sole il più possibile (ad esempio facendo la pausa pranzo fuori all’aperto o una breve passeggiata con i colleghi. La luce del sole è anche molto utile per stimolare la produzione di vitamina D. Inoltre, ci si preoccupa di bere molto in estate, ma è altrettanto importante farlo quando le temperature si riabbassano: bere poca acqua rallenta il metabolismo e crea stanchezza.
Anche le abitudini fanno la loro parte: è meglio andare a letto sempre alla stessa ora e cercare di dormire dalle 7 alle 9 ore a notte, per evitare conseguenze psico-fisiche.
Inoltre, l’attività fisica stimola la circolazione sanguigna. Gli alimenti stagionali, infine, ricchi di vitamine rinforzano il sistema immunitario. Studi hanno dimostrato che alcuni alimenti hanno un effetto positivo sull’ umore, come uova, funghi, zucca, rafano e pesci come salmone, aringa e trota.
Disfunzione erettile, curarla con le onde d’urto
News Presa, Ricerca innovazioneE’ ancora presto per dire addio alle «pillole dell’amore», ma le onde d’urto a bassa intensità si candidano a rappresentare una nuova opzione terapeutica per i pazienti con disfunzione erettile di grado lieve e moderato, pari a un terzo degli oltre tre milioni di pazienti nel nostro Paese. Il trattamento non provoca effetti collaterali, non è invasivo ed è rapido e indolore. Lo dimostrano i risultati preliminari del primo studio multicentrico italiano coordinato dalla Società Italiana di Andrologia (SIA), condotto su circa 100 pazienti e tuttora in corso, con risultati positivi nel 70% dei pazienti di grado lieve o medio, che ha smesso di utilizzare farmaci per tornare a una sessualità spontanea mentre nei pazienti più gravi la risposta alla terapia orale è migliorata nel 40% dei casi.
L’indagine
L’indagine, avviata un anno fa, ha coinvolto pazienti dai 18 ai 65 anni con disfunzione erettile su base organica in cura presso centri ospedalieri o universitari a Firenze, Napoli, Trento, Bari e Trieste. Si tratta del primo studio coordinato da una Società scientifica condotto sulla terapia con onde d’urto per la disfunzione erettile, con l’obiettivo di valutare in maniera indipendente i risultati possibili e le indicazioni più adeguate. I pazienti sono stati sottoposti in media a sei sedute di onde d’urto con 3000 colpi a basso voltaggio, quindi se ne è valutato l’effetto con un ecocolordoppler penieno e questionari sull’attività sessuale. «I dati di follow up a sei mesi sono molto promettenti – spiega Alessandro Palmieri, Presidente SIA e coordinatore dello studio – Negli uomini con disfunzione erettile di grado lieve/medio, la terapia ha successo e garantisce un netto miglioramento nel 70% dei casi. Successo significa in questo caso possibile guarigione: i farmaci contro la disfunzione erettile hanno rivoluzionato le abitudini sessuali ma restano cure “on demand”, incapaci se non in rari casi di ripristinare la funzione erettiva. Le onde d’urto invece riescono a ristabilire il meccanismo dell’erezione, consentendo il ritorno a una sessualità naturale senza necessità di programmazione dei rapporti. Si tratta però di una tecnica ancora emergente e la ricerca ha il compito di approfondire i meccanismi di azione della metodica. Per questo occorrono dati derivanti da studi multicentrici per definire gli effetti del trattamento nel lungo periodo».
Tecnologia innovativa
La tecnologia delle onde d’urto è stata sviluppata in Israele alcuni anni fa ed è una terapia fisica utilizzata già in altri distretti corporei, per esempio per il trattamento della calcolosi renale o come terapia antalgica. «Le onde d’urto sono onde acustiche ad alta energia – spiega Nicola Mondaini, Consigliere SIA – Vengono applicate sul pene attraverso specifici dispositivi, in sedute che durano circa dieci minuti e che vanno ripetute per un totale di sei trattamenti complessivi. La terapia fisica viene così portata esattamente dove serve e agisce stimolando la circolazione peniena, attraverso la crescita graduale di nuovi vasi sanguigni ( neo-angiogenesi), restituendo al paziente l’erezione spontanea, perché la circolazione nel pene torna normale e può garantire un’erezione efficiente. Il trattamento non comporta rischi, dolore o effetti collaterali e ha effetti positivi anche sul dolore cronico delle patologie del pavimento pelvico e ciò apre sviluppi futuri per patologie della prostata estremamente invalidanti».
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