Tempo di lettura: 4 minutiLa perdita di memoria non è una caratteristica normale dell’invecchiamento, ma potrebbe essere un sintomo del morbo di Alzheimer oppure di un altro tipo di demenza. Tuttavia, molte persone hanno problemi di perdita di memoria, ciò non significa che ne siano affette.
In Italia, più di un milione di persone soffrono di demenza. In tutto il mondo sono più di 44 milioni, rendendo questa malattia una vera e propria crisi sanitaria globale. Una diagnosi del morbo di Alzheimer cambia la vita delle persone colpite da questa malattia e anche delle loro famiglie e amici.
Si tratta di una malattia del cervello, la più comune tipologia di demenza, che provoca un lento declino delle capacità di memoria, del pensare e di ragionamento. Anche se, attualmente, non esistono trattamenti disponibili per rallentare o fermare il danno cerebrale causato dal morbo di Alzheimer, alcuni farmaci possono aiutare, temporaneamente, a migliorare i sintomi della demenza per alcune persone. Questi farmaci funzionano aumentando i neurotrasmettitori nel cervello.
Intanto i ricercatori continuano a perseguire modi per trattare meglio il morbo e le altre demenze progressive. Sono in corso decine di terapie e trattamenti farmacologici che cercano di fermare la morte delle cellule cerebrali associate con il morbo di Alzheimer.
Tante associazioni, nel frattempo, lavorano per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. L’Alzheimer’s Association ha elaborato una lista dei sintomi dell’inizio di una demenza, affiancando quelli che invece rappresentano normali cambiamenti legati all’età.
1. La perdita di memoria che sconvolge la vita quotidiana
Uno dei segnali più comuni del morbo di Alzheimer è la perdita di memoria, soprattutto il dimenticare informazioni apprese di recente. Altri segnali sono il dimenticare date o eventi importanti, chiedere le stesse informazioni più volte, un sempre maggiore bisogno di contare su strumenti di ausilio alla memoria (ad esempio, note di promemoria o dispositivi elettronici) o su membri della famiglia per cose che si era soliti gestire in proprio.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? A volte, il dimenticare i nomi o gli appuntamenti, ma ricordarli più tardi.
2. Sfide nella programmazione o nella soluzione dei problemi.
Alcune persone possono sperimentare cambiamenti nella loro capacità di sviluppare e seguire un programma o lavorare con i numeri. Possono avere problemi a ricordare una ricetta che era loro familiare o a tenere traccia delle bollette mensili. Esse possono avere difficoltà a concentrarsi, e impiegano molto più tempo di prima per fare le cose.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Fare errori occasionali quando si cerca di far quadrare un libretto di assegni.
3. Difficoltà nel completare gli impegni famigliari a casa, al lavoro o nel tempo libero.
Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer hanno spesso difficoltà a completare le attività quotidiane. A volte, possono avere problemi per guidare l’auto verso un luogo familiare, per gestire un budget al lavoro o ricordare le regole di un gioco preferito.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Occasionalmente avere bisogno di aiuto per utilizzare le impostazioni di un forno a microonde o per registrare un programma televisivo.
4. Confusione con tempi o luoghi.
Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono perdere il senso delle date, delle stagioni e del passare del tempo. Possono avere difficoltà a capire qualcosa se non avviene immediatamente. A volte, possono dimenticarsi dove si trovano o come sono arrivati lì.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Confondersi circa il giorno della settimana, ma comprenderlo in seguito.
5. Difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali.
Per alcuni, avere problemi visivi è un segnale del morbo di Alzheimer. Tali individui possono avere difficoltà a leggere, a giudicare la distanza e a stabilire il colore o il contrasto. In termini di percezione, essi possono passare davanti a uno specchio, e pensare che qualcun altro sia nella stanza. Potrebbero non capire di essere loro la persona nello specchio.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Disturbi visivi legati alle cataratte.
6. Nuovi problemi con le parole nel parlare o nello scrivere.
Chi soffre del morbo di Alzheimer può avere difficoltà a seguire o a partecipare a una conversazione. Questi individui possono fermarsi nel bel mezzo di una conversazione e non avere alcuna idea di come continuare, oppure può accadere che si ripetano. Potrebbero lottare con il vocabolario, avere problemi a trovare la parola giusta o chiamare le cose con il nome sbagliato (ad esempio, chiamare “orologio a mano” un “orologio da polso”).
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? A volte, avere problemi a trovare la parola giusta.
7. Non trovare le cose e perdere la capacità di ripercorrere i propri passi.
Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono lasciare gli oggetti in luoghi insoliti. Possono perdere le cose e non essere in grado di tornare sui propri passi per trovarle di nuovo. A volte, esse possono accusare gli altri di averli rubati. Con il passare del tempo, ciò può verificarsi più frequentemente.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Perdere le cose di tanto in tanto e ripercorrere i propri passi per trovarle.
8. Ridotta o scarsa capacità di giudizio.
Chi soffre del morbo di Alzheimer può sperimentare cambiamenti nel giudizio o nel processo decisionale. Ad esempio, queste persone possono dare prova di scarsa capacità di giudizio nel maneggiare il denaro, dando forti somme di denaro agli addetti al telemarketing. Possono prestare meno attenzione alla cura della propria persona o a tenersi puliti.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Prendere una decisione sbagliata di tanto in tanto.
9. Ritiro dal lavoro o dalle attività sociali.
Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono iniziare a rinunciare a hobby, attività sociali, progetti di lavoro o attività sportive. Possono avere problemi nell’aggiornarsi sulla squadra sportiva preferita o nel ricordare come completare un hobby favorito. Esse possono anche evitare di socializzare a causa dei cambiamenti che hanno vissuto.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? A volte sentirsi stanco degli obblighi di lavoro, familiari e sociali.
10. Cambiamenti di umore e di personalità.
L’umore e la personalità delle persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono cambiare. Essi possono diventare confusi, sospettosi, depressi, spaventati o ansiosi. Possono essere facilmente suscettibili a casa, al lavoro, con gli amici o nei luoghi nei quali sono al di fuori della loro zona di comfort.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Sviluppare modi molto specifici di fare le cose ed irritarsi quando una routine viene interrotta.
Promuoviamo salute
Sla, una giornata per donare con gusto
Associazioni pazientiUna buona bottiglia di vino per «donare con gusto». L’iniziativa è quella messa in campo dall’Associazione sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) in occasione della giornata nazionale che ha come obiettivo sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia e raccogliere fondi. L’appuntamento è per il 17 settembre, quando 300 volontari Aisla saranno in oltre 150 piazza italiane pronti a distribuire (il contributo minimo è 10 euro) deliziose bottiglie di vino Barbera d’Asti Docg. Le 12mila bottiglie disponibili sono state raccolte grazie al sostegno di Regione Piemonte, del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e dell’Unione Industriale della Provincia di Asti.
Uno sforzo enorme
I fondi raccolti saranno utilizzati da Aisla, presente sul territorio italiano con 63 rappresentanze territoriali e 300 volontari in 19 regioni, per sostenere e rafforzare le attività gratuitea sostegno delle persone con Sla. Tra queste l’Operazione Sollievo, il progetto che consiste nell’aiutare le persone con Sla con consulenze psicologiche, legali e fiscali gratuite e aiuti concreti per le famiglie in difficoltà.
Fino a oggi con l’Operazione Sollievo, progetto avviato nel 2013, Aisla ha potuto aiutare più di 200 famiglie destinando oltre 400mila euro raccolti grazie alle donazioni della giornata nazionale. Uno sforzo enorme, ben rappresentato da Massimo Mauro, presidente di Aisla: «Ogni anno – dice -incontriamo e aiutiamo circa 2mila persone con Sla in tutta Italia che hanno bisogno di ascolto, assistenza e supporto. Con la giornata nazionale vogliamo portare in piazza la Sla, le storie e la forza di chi ne è colpito e dare sempre più energia e risorse alla ricerca scientifica. Vogliamo impegnarci per far arrivare ai pazienti i farmaci che già oggi possono rallentare la malattia e migliorare la qualità di vita, come il Radicut, appena approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco».
Il supporto della Lega Calcio
Anche la Lega ha voluto offrire il suo contributo, in occasione delle partite del l 16 e 17 settembre la Serie A porterà nei campi di calcio e negli stadi un messaggio di sensibilizzazione e un invito a donare. Dall’8 settembre al 2 ottobre sarà infatti attivo il numero 45515 con cui sarà possibile donare 2 euro con un sms oppure 2 o 5 euro da rete fissa: i fondi serviranno in particolare per sostenere il progetto di ricerca clinica «Promise», vincitore del Bando 2013 di AriSla, Fondazione italiana di ricerca sulla Sla. Lo studio di fase II ha l’obiettivo di testare l’efficacia del Guanabenz, un farmaco che agisce per contrastare l’accumulo patologico di proteine all’interno delle cellule e favorire l’eliminazione delle proteine alterate. La sperimentazione clinica, che coinvolge 24 centri clinici su tutto il territorio nazionale, è stata disegnata per valutare le potenzialità di questo farmaco nel rallentare il decorso della malattia: lo studio è già partito in 16 centri e sono già stati inclusi 75 pazienti.
Il Simposio sulla SLA
Il 29 settembre Torino ospiterà invece il secondo simposio nazionale sulla Sla, promosso da AISLA e AriSla, la Fondazione Italiana di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica. Il simposio è rivolto a medici, ricercatori e operatori sanitari, ma anche alla comunità dei pazienti e dei loro familiari.
Negli incontri in programma alcuni tra i massimi esperti italiani e internazionali si confronteranno sui più recenti sviluppi della ricerca scientifica sulla Sla a partire dai risultati prodotti dalla ricerca di base, fino ad arrivare a discutere degli aggiornamenti sugli ultimi approcci della ricerca clinica, nonché delle soluzioni per migliorare l’assistenza a domicilio delle persone con Sla. Il Simposio sarà tramesso in diretta streaming su www.simposiosla.it
[wl_chord]
Entro 5 anni una pillola darà l’effetto di un allenamento in palestra
Ricerca innovazione, SportNon è fantascienza. L’Università di Leeds (Uk) sta lavorando ad una pillola che sostituirà una sessione di allenamento. Anche se lo scopo originario è molto più nobile, si tratta di una pillola che apporterebbe al corpo umano gli stessi benefici di una seduta in palestra. Lo riporta l’agenzia russa Rt.com descrivendo gli esperimenti che in questi mesi si starebbero conducendo nell’Università di Leeds, nel Regno Unito. Pare che gli scienziati siano molto vicini al raggiungimento dell’obiettivo: “Quello che possiamo dire è che presto sarà possibile avere una pillola che abbia gli effetti del fitness sul corpo” ha detto il professor David Beach, in un’intervista all’agenzia russa. “Se tutto va bene riusciremo ad arrivarci in 5 anni, ma crediamo possa succedere anche prima”.
In uno studio pubblicato giovedì scorso nel Nature Communications, magazine di pubblicazioni scientifiche, il team ha raccontato di aver esaminato gli effetti dell’attività fisica sulla circolazione sanguigna, scoprendo che quando il battito cardiaco si alza, il flusso sanguigno nel corpo si muove verso i muscoli scheletrici e il cervello, ignorando gli organi interni come l’intestino. Le arterie si stringono durante l’esercizio, causando uno ‘stress’ alle arterie. Il team ha quindi identificato una proteina (Piezo1) che credono governi le reazioni del corpo agli esercizi e potrebbe essere la chiave per sconfiggere alcune malattie.
Si tratta infatti di attività che aiutano a prevenire problemi al cuore.
“Se possiamo comprendere come questo sistema lavora, allora possiamo essere in grado di sviluppare tecniche che possono aiutare a battere alcune delle malattie che più affliggono i pazienti e le società moderne”, ha detto Beach. “Sappiamo che gli esercizi possono aiutare a proteggere alcuni danni al cuore, gli infarti per esempio. Questo studio ha identificato un sistema fisiologico che ‘percepisce’ quando il corpo fa esercizi”.
Promuoviamo salute
Il rumore delle città rende sterili. Lo dice la ricerca
PrevenzioneGli effetti negativi dei danni provocati dall’inquinamento acustico sono confermati dalla ricerca. Uno studio condotto dall’università nazionale di Seul spiega come le strade urbane, trafficate e chiassose, possono causare un calo della fertilità maschile dovuto principalmente ai disturbi del sonno. I problemi riguardano soprattutto gli uomini. Meno si dorme, insomma, meno si procrea e oggi una coppia su 6 nel mondo ha problemi di infertilità (almeno una volta nella loro vita, a volte temporaneamente, a volte in modo definitivo). La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Environmental Pollution e dà conferma a un altro studio dell’università di Boston pubblicato lo scorso ottobre. Lo studio precedente aveva dimostrato come un uomo che dorme meno di sei ore a notte abbia il 43% in meno delle probabilità di concepire un figlio (il riposo insufficiente si associa a un’alterata forma degli spermatozoi e a una riduzione dei livelli di testosterone). “L’infertilità è diventata un serio problema che riduce la qualità della vita delle persone, la loro salute e ha degli importanti costi per la sanità”, ha spiegato Jin-Young Min, co-autore dello studio. “Sapevamo già che l’esposizione ai rumori riduce la capacità di riprodursi degli animali, ma il nostro studio conferma che ciò avviene anche negli umani”, ha precisato. La ricerca dell’università di Seul ha analizzato 206mila uomini tra i 20 e i 59 anni dal 2006 al 2013. Gli scienziati hanno, poi, incrociato i dati del Sistema d’informazione nazionale sui rumori, con quelli dei codici di avviamento postale dei partecipanti. Ne è emerso che l’esposizione notturna a livelli di rumore superiori ai 55 dB – tetto massimo fissato dall’Oms ed equivalente a una strada della periferia della città – disturba il sonno e provoca un aumento del rischio di una diagnosi di infertilità.
Non solo gli uomini, ma anche le donne possono risentire dei rumori della città. Secondo un’altra ricerca, questa volta danese, durata sei anni, le donne che vivono su una strada trafficata impiegano dai 6 ai 12 mesi in più per concepire rispetto alla media a causa di uno squilibrio del ciclo ovulatorio. Ogni dieci decibel di rumore superati, le chance di impiegare oltre sei mesi salgono dal 5 all’8%. Per difendersi dai rumori eccessivi non serve cambiare per forza casa o città. Esistono rivestimenti per le pareti con materiale isolante, cuffie antirumore e vetri che aiutano a tenere fuori i rumori della strada.
promuoviamo salute
Malaria, due nuovi casi alla Federico II di Napoli
News PresaDue nuovi casi di malaria, stavolta a Napoli. Dopo la tragica fine della bimba di Trento, due fratellini sono stati ricoverati nei giorni scorsi nel reparto di malattie infettive pediatriche della Federico II di Napoli, diretto dal professor Alfredo Guarino. I fratellini, diversamente da quanto avvenuto nel caso della bimba di Trento, avrebbero contratto la malattia fuori dal Paese. Conforta sapere che entrambi stanno «ragionevolmente bene» e che le oro condizioni sembrano migliorare. Ricoverata al Cotugno, ospedale per le malattie infettive, anche la madre dei due bimbi. La donna non sarebbe in pericolo di vita, anzi (secondo fonti ufficiose) si sarebbe quasi del tutto rimessa.
Il caso di Trento
Intanto, in merito alla morte della piccola paziente di Trento, si è appreso che il parassita che l’ha attaccata è lo stesso che aveva fatto ammalare i due bambini di ritorno dal Burkina Faso, che erano ricoverati nel reparto di pediatria a Trento negli stessi giorni della piccola. Lo ha confermato Nunzia Di Palma, direttrice dell’unità operativa di pediatria dell’ospedale di Trento. Legata a questo caso è una valigia delle dimensioni di un bagaglio a mano, che può stare nella cabina di un aereo. Una valigia della quale si ricorda il dottor Claudio Paternoster, primario del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Santa Chiara di Trento. «Era una Era piena di vestiti. Ed era accanto al letto di una paziente tornata, proprio il giorno prima, da un viaggio in Burkina Faso, dove era stata con la famiglia a trovare dei parenti. La signora e tre figli, di cui due minorenni, erano ricoverati qui. Perché tutti avevano contratto la malaria».
Il ritorno di malattie dimenticate
Secondo molti specialisti in Italia si assiste ormai da tempo al ritorno di malattie che si credevano debellate, non solo la malaria (fortunatamente solo per importazione) ma anche la tubercolosi. E’ lo scotto da pagare per una globalizzazione sempre più spinta e per i continui sbarchi di migranti che arrivano sulle nostre coste. Per questo, dicono gli addetti ai lavori, sarebbe opportuno che la politica aprisse gli occhi e che si iniziasse a fare i conti con questo problema.
[wl_chord]
Furbetti del cartellino, tutti rinviati a giudizio
News PresaLa notizia è esplosa come una bomba su di un Loreto Mare che ormai sembra non possa più avere pace. «Ottantasette imputati – soprattutto infermieri e impiegati, più alcuni medici – sono stati rinviati a giudizio. Sono tutti accusati dei reati di assenteismo nell’ospedale divenuto tristemente noto per i “furbetti del cartellino”. La decisione di procedere e di dare avvio al giudizio è arrivata dal gip Roberta Zinno, che ha accolto le richieste del pubblico ministero Ida Frongillo. Si andrà in aula il prossimo 10 novembre, davanti al giudice monocratico della prima sezione del Tribunale di Napoli.
La vicenda
Il fatto risale al mese di febbraio, quando 55 persone vennero messe agli arresti domiciliari (altre furono indagate a piede libero). Intercettazioni, pedinamenti e riprese di telecamere svelavano un quadro sconsolante, con strisciate clandestine abituali. Tanti i dipendenti coinvolti che il gip Pietro Carola decise di autorizzare i più ad andare comunque al lavoro, per evitare che l’attività del Loreto Mare si bloccasse. E del resto, per un presunto assenteista, quale pena peggiore? Alla fine a processo ci sono andate quasi 90 persone. Il meccanismo era talmente diffuso da rendere anche possibile qualche errore grossolano, facendo risultare in servizio colleghi in ferie. Il costo della “cricca dei furbetti”, secondo i calcoli degli investigatori, circa 800.000 euro. Gli accertamenti e le successive indagini portarono poi a scoprire anche altre irregolarità, tra queste la costruzione a tavolino di falsi referti medici per truffare le assicurazioni con falsi incidenti stradali e falsi infortuni sul lavoro.
L’Ordine dei Medici
Da subito una delle reazioni più dure è arrivata dai Medici napoletani. Il presidente Silvestro Scotti, che già a febbraio chiese pene esemplari, ora rinnova la fiducia nella magistratura. «Siamo pronti – si legge in una nota – a completare il procedimento disciplinare già in corso con le sanzioni più severe». Questo il commento di Silvestro Scotti rispetto alle decisioni assunte dal gip Roberta Zinno. «Siamo consapevoli – conclude Scotti – della risonanza mediatica che il processo potrà avere, la speranza è che questa vicenda possa arrivare ad una rapida conclusione, isolando eventuali mele marce dalla stragrande maggioranza dei medici che invece onora ogni giorno la professione».
Solitudine dilagante: fa più morti dell’obesità e aumenta rischio Alzheimer
PrevenzioneSentirsi soli può uccidere più dell’essere obesi. Lo rileva una maxi ricerca che ha dimostrato come l’isolamento sociale e la solitudine facciano male alla salute e siano killer maggiori dell’obesità. Lo studio è stato portato avanti dagli esperti della Brigham Young University (BYU) in Provo.
I dati sono stati presentati da Julianne Holt-Lunstad alla 125ª convention annuale della American Psychological Society tenutasi a Washington.
Le percentuali sono chiare: il rischio di morte prematura aumenta del 50% in condizioni di solitudine e isolamento sociale. Secondo Holt-Lunstad si tratta di risultati importanti, perché nel mondo occidentale vi è una vera e propria ‘epidemia di solitudine’ che necessita di essere gestita con misure da intraprendere a partire dall’infanzia. L’attenzione va centrata soprattutto sugli anziani che sono la fascia di popolazione più a rischio, come sottolinea la ricercatrice. Se la solitudine rappresenta quella sensazione soggettiva di essere disconnessi dalla società, cioè di non avere affetti vicini, l’isolamento sociale è, invece, una condizione oggettiva di essere socialmente isolati.
Già in passato altri studi avevano mostrato una connessione tra questi due fattori e una cattiva salute, in particolare con un maggior rischio di Alzheimer e una minore sopravvivenza in caso di tumore al seno. Nell’ultimo studio, in particolare, è stato fatto un focus per cercare un nesso tra solitudine, isolamento e rischio di morte. La prima fase ha coinvolto oltre 300.000 adulti che avevano precedentemente partecipato a un totale di 148 studi, mentre la seconda meta-analisi ha compreso 70 studi per un totale di oltre 3,4 milioni di adulti.
Riassumendo, ne è emerso che l’isolamento sociale è associato a un rischio di morte prematura del 50% maggiore rispetto a chi è socialmente connesso. Non solo: il rischio di morte prematura associato a isolamento e solitudine è uguale se non maggiore al rischio associato a gravi problemi di salute come l’obesità.
Promuoviamo salute
Meditazione e autoipnosi riducono il dolore del 25%. Lo studio
Ricerca innovazioneBasta una sola pratica di 15 minuti per avere effetti simili a oppiodi. Si tratta di una nuova possibilità di riuscire a curare il dolore anche senza farmaci: una singola sessione di autoipnosi o di meditazione può ridurlo del 25%. A dirlo è una ricerca pubblicata sul Journal of General Internal Medicine e condotta da Eric Garland dell’ospedale di Utah.
Lo stesso autore aveva già dimostrato in passato come interventi a lungo termine di meditazione e tecniche di autoipnosi fossero efficaci contro il dolore. In quest’ultimo studio, Garland ha voluto vedere se una singola sessione di soli 15 minuti di questo tipo di pratiche potesse avere un effetto analgesico e di quale entità.
Per provarlo, il ricercatore ha coinvolto 250 pazienti che soffrivano di forte dolore mal controllato con i farmaci e li ha divisi in tre gruppi. Il primo doveva svolgere 15 minuti di meditazione di tipo “mindfullness”, il secondo gruppo doveva praticare alcune semplici tecniche di autoipnosi e il terzo nessuno dei due interventi (gruppo di controllo).
Le sessioni singole di meditazione e di ipnosi sono state sufficienti a ridurre il livello del dolore rispettivamente del 25% e del 29%, una riduzione comparabile a quella che si ottiene con una dose di 5 milligrammi di ossicodone, un oppioide.
Insomma, si tratta di riduzioni importanti e gli stessi pazienti hanno avuto meno bisogno di ricorrere a farmaci contro il dolore, spiega Garland che ha intenzione di ripetere lo studio su migliaia di individui in ospedali di tutto il paese.
Promuoviamo salute
Un algoritmo e una App misureranno il dolore
Ricerca innovazioneAd alcuni medici basta un colpo d’occhio per capire se qualcosa non va. Ora, grazie ad un gruppo di ricercatori del Dianbo Liu del Massachusetts Institute of Technology di Boston, anche i computers potranno leggere sul viso dei pazienti segnali di sofferenza. Anzi, il software messo a punto promette di arrivare dove anche i medici più esperti non riescono. In sostanza, grazie ad una serie di algoritmi molto sofisticati e di sensori ottici, la macchina può analizzare il grado di sofferenza in modo obiettivo. Occhi, si fa per dire, puntati su espressioni facciali del paziente, in particolare micromovimenti di naso, bocca e altre parti del viso che un osservatore umano, anche un medico di lungo corso, non riuscirebbe a vedere.
Imparare dalla sofferenza
Il «dolorimetro», volendo dare un nome a questo strumento, funziona grazie alla capacità del software di apprendere, di imparare a misurare il dolore. L’algoritmo creato permette infatti di incamerare espressioni di dolere dall’osservazione di centinaia di migliaia di video di persone che stavano, appunto, provando diversi livelli di sofferenza. La notizia è stata pubblicata dall magazine britannico New Scientist. Ma, a cosa può servire un «dolorimetro»? La misura del dolore è essenziale per capire che tipo di terapia analgesica deve essere prescritta a ciascun paziente, ad esempio dopo un intervento. Attualmente questo tipo di decisioni non può essere preso su base oggettiva, ma per lo più si fa riferimento a quanto riferisce il paziente stesso. Così si rischia di dare antidolorifici inutili e potenzialmente a rischio di ingenerare pericolose dipendenze farmacologiche.
Il dolore in un App
Proprio per riuscire a misurare in maniera empirica il dolore, è nata l’idea di mettere a punto un software ad hoc, basandosi sulle espressioni facciali del singolo paziente. L’algoritmo, come detto, è stato costruito usando una serie di video di persone con dolore alla spalla cui veniva chiesto di fare certi movimenti con braccio e spalla. In questo modo l’algoritmo ha incamerato informazioni sulla mimica del volto del singolo paziente, che poi sono state relazionate alla sua percezione del dolore. Così si è giunti al dolorimetro che raggiunge livelli di accuratezza dell’85% e che potrebbe divenire una App per lo smartphone dei medici dopo che i suoi sviluppatori lo renderanno ancora più sensibile e personalizzato, includendo altre informazioni dei pazienti come sesso ed età.
Prevenzione al femminile, parte la campagna dell’Asl Napoli 1
News PresaTremila lettere d’invito per altrettante donne napoletane. L’obiettivo? Fare prevenzione per le malattie oncologiche della mammella e dell’utero. L’iniziativa dell’Asl Napoli 1 Centro è di quelle che da un lato fa piacere, dall’altro fa discutere. Nei prossimi giorni dalla direzione dell’Azienda sanitaria più grande d’Europa partiranno tremila lettere d’invito per quelle che vengono definite «donne a rischio», vale a dire donne che (per età) hanno una più alta possibilità di sviluppare un tumore.
I dati
Sul portale dell’Airc viene spiegato che «ogni anno in Italia vengono diagnosticati 48mila nuovi casi: il tumore del seno è il più frequente nel sesso femminile. Grazie, però, ai continui progressi della medicina e agli screening per la diagnosi precoce, nonostante il continuo aumento dell’incidenza, di tumore del seno oggi si muore meno che in passato. Sono stati identificati molti fattori di rischio, alcuni modificabili, come gli stili di vita, altri invece no, come l’età (la maggior parte di tumori del seno colpisce donne oltre i 40 anni) e fattori genetico-costituzionali. Tra gli stili di vita dannosi si possono citare, per esempio, un’alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi animali, il vizio del fumo e una vita particolarmente sedentaria. Ci sono inoltre alcuni fattori legati alla vita riproduttiva che possono influenzare il rischio di tumore del seno: un periodo fertile breve (prima mestruazione tardiva e menopausa precoce) e una gravidanza in giovanissima età sono protettive, così come l’allattamento per oltre un anno».
Accesso semplificato
Le signore che riceveranno le lettere potranno accedere in maniera semplice, veloce e gratuita ad uno screening mammografico e controlli per il tumore della cervice uterina. Queste donne non dovranno portare l’impegnativa del medico, basterà la lettera della Asl. Ai fini dell’assenza dal lavoro, la visita sarà certificata, e quindi non ci saranno problemi anche con i datori più puntigliosi. Quanto alle visite, verranno svolte negli ambulatori della Asl Napoli 1 e in tutte quelle strutture (tra le quali il Pascale) che fanno parte della Rete Oncologica Campana.
Portata insufficiente
Se l’iniziativa degli screening gratuiti merita il plauso della cittadinanza, altrettanto non si può dire della modalità (o meglio della capacità ricettiva) messa in campo. I medici di famiglia fanno notare che al ritmo di tremila donne, numero che pare molto basso rispetto all’obiettivo finale che, volendo fare una stima approssimativa, per completare il percorso serviranno anni.
[wl_faceted_search]
Morbo di Alzheimer: 10 segnali da non trascurare
Anziani, PrevenzioneLa perdita di memoria non è una caratteristica normale dell’invecchiamento, ma potrebbe essere un sintomo del morbo di Alzheimer oppure di un altro tipo di demenza. Tuttavia, molte persone hanno problemi di perdita di memoria, ciò non significa che ne siano affette.
In Italia, più di un milione di persone soffrono di demenza. In tutto il mondo sono più di 44 milioni, rendendo questa malattia una vera e propria crisi sanitaria globale. Una diagnosi del morbo di Alzheimer cambia la vita delle persone colpite da questa malattia e anche delle loro famiglie e amici.
Si tratta di una malattia del cervello, la più comune tipologia di demenza, che provoca un lento declino delle capacità di memoria, del pensare e di ragionamento. Anche se, attualmente, non esistono trattamenti disponibili per rallentare o fermare il danno cerebrale causato dal morbo di Alzheimer, alcuni farmaci possono aiutare, temporaneamente, a migliorare i sintomi della demenza per alcune persone. Questi farmaci funzionano aumentando i neurotrasmettitori nel cervello.
Intanto i ricercatori continuano a perseguire modi per trattare meglio il morbo e le altre demenze progressive. Sono in corso decine di terapie e trattamenti farmacologici che cercano di fermare la morte delle cellule cerebrali associate con il morbo di Alzheimer.
Tante associazioni, nel frattempo, lavorano per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. L’Alzheimer’s Association ha elaborato una lista dei sintomi dell’inizio di una demenza, affiancando quelli che invece rappresentano normali cambiamenti legati all’età.
1. La perdita di memoria che sconvolge la vita quotidiana
Uno dei segnali più comuni del morbo di Alzheimer è la perdita di memoria, soprattutto il dimenticare informazioni apprese di recente. Altri segnali sono il dimenticare date o eventi importanti, chiedere le stesse informazioni più volte, un sempre maggiore bisogno di contare su strumenti di ausilio alla memoria (ad esempio, note di promemoria o dispositivi elettronici) o su membri della famiglia per cose che si era soliti gestire in proprio.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? A volte, il dimenticare i nomi o gli appuntamenti, ma ricordarli più tardi.
2. Sfide nella programmazione o nella soluzione dei problemi.
Alcune persone possono sperimentare cambiamenti nella loro capacità di sviluppare e seguire un programma o lavorare con i numeri. Possono avere problemi a ricordare una ricetta che era loro familiare o a tenere traccia delle bollette mensili. Esse possono avere difficoltà a concentrarsi, e impiegano molto più tempo di prima per fare le cose.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Fare errori occasionali quando si cerca di far quadrare un libretto di assegni.
3. Difficoltà nel completare gli impegni famigliari a casa, al lavoro o nel tempo libero.
Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer hanno spesso difficoltà a completare le attività quotidiane. A volte, possono avere problemi per guidare l’auto verso un luogo familiare, per gestire un budget al lavoro o ricordare le regole di un gioco preferito.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Occasionalmente avere bisogno di aiuto per utilizzare le impostazioni di un forno a microonde o per registrare un programma televisivo.
4. Confusione con tempi o luoghi.
Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono perdere il senso delle date, delle stagioni e del passare del tempo. Possono avere difficoltà a capire qualcosa se non avviene immediatamente. A volte, possono dimenticarsi dove si trovano o come sono arrivati lì.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Confondersi circa il giorno della settimana, ma comprenderlo in seguito.
5. Difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali.
Per alcuni, avere problemi visivi è un segnale del morbo di Alzheimer. Tali individui possono avere difficoltà a leggere, a giudicare la distanza e a stabilire il colore o il contrasto. In termini di percezione, essi possono passare davanti a uno specchio, e pensare che qualcun altro sia nella stanza. Potrebbero non capire di essere loro la persona nello specchio.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Disturbi visivi legati alle cataratte.
6. Nuovi problemi con le parole nel parlare o nello scrivere.
Chi soffre del morbo di Alzheimer può avere difficoltà a seguire o a partecipare a una conversazione. Questi individui possono fermarsi nel bel mezzo di una conversazione e non avere alcuna idea di come continuare, oppure può accadere che si ripetano. Potrebbero lottare con il vocabolario, avere problemi a trovare la parola giusta o chiamare le cose con il nome sbagliato (ad esempio, chiamare “orologio a mano” un “orologio da polso”).
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? A volte, avere problemi a trovare la parola giusta.
7. Non trovare le cose e perdere la capacità di ripercorrere i propri passi.
Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono lasciare gli oggetti in luoghi insoliti. Possono perdere le cose e non essere in grado di tornare sui propri passi per trovarle di nuovo. A volte, esse possono accusare gli altri di averli rubati. Con il passare del tempo, ciò può verificarsi più frequentemente.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Perdere le cose di tanto in tanto e ripercorrere i propri passi per trovarle.
8. Ridotta o scarsa capacità di giudizio.
Chi soffre del morbo di Alzheimer può sperimentare cambiamenti nel giudizio o nel processo decisionale. Ad esempio, queste persone possono dare prova di scarsa capacità di giudizio nel maneggiare il denaro, dando forti somme di denaro agli addetti al telemarketing. Possono prestare meno attenzione alla cura della propria persona o a tenersi puliti.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Prendere una decisione sbagliata di tanto in tanto.
9. Ritiro dal lavoro o dalle attività sociali.
Le persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono iniziare a rinunciare a hobby, attività sociali, progetti di lavoro o attività sportive. Possono avere problemi nell’aggiornarsi sulla squadra sportiva preferita o nel ricordare come completare un hobby favorito. Esse possono anche evitare di socializzare a causa dei cambiamenti che hanno vissuto.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? A volte sentirsi stanco degli obblighi di lavoro, familiari e sociali.
10. Cambiamenti di umore e di personalità.
L’umore e la personalità delle persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono cambiare. Essi possono diventare confusi, sospettosi, depressi, spaventati o ansiosi. Possono essere facilmente suscettibili a casa, al lavoro, con gli amici o nei luoghi nei quali sono al di fuori della loro zona di comfort.
Qual è un tipico cambiamento legato all’età? Sviluppare modi molto specifici di fare le cose ed irritarsi quando una routine viene interrotta.
Promuoviamo salute