Tempo di lettura: 3 minutiLa salute mentale è strettamente connessa alla salute fisica, tuttavia molte persone non riconoscono di avere un disagio psicologico. Altre provano un senso di vergogna, tanto da scegliere di ignorare i segnali per paura di essere discriminate. Ancora oggi sul disagio mentale permane lo stigma. La salute mentale rappresenta una delle principali emergenze, secondo l’Oms. Le diagnosi per questi disturbi sono cresciute di circa il 30 per cento, anche per effetto della pandemia.
I giovani
Nel mondo oltre un adolescente su sette, tra i 10 e i 19 anni, vive con un problema di salute mentale diagnosticato. I dati li ha ricordati di recente l’Unicef in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. Il suicidio è la quarta causa principale di morte tra i ragazzi fra i 15 e i 19 anni. Sono quasi 46mila gli adolescenti che decidono di mettere fine alla propria vita ogni anno, più di uno ogni 11 minuti.
Preservare la salute mentale
Il Covid è ormai un problema lasciato alle spalle per molti, ma le guerre scoppiate di recente, la crisi climatica e i prezzi alle stelle non creano un contesto facile, soprattutto per chi è più vulnerabile. Per questo gli specialisti suggeriscono di costruire una maggiore resilienza psicologica trovando le strategie giuste per combattere stress e ansia e individuando i segnali precocemente.
Attenzione ai segnali di esaurimento
Il corpo può comunicare di essere esausto e aver superato il limite in molti modi. Può manifestarlo attraverso mal di testa, insonnia, stanchezza, ma anche mal di stomaco e mancanza di appetito. I sintomi sono simili a quelli della depressione che è un vero e proprio disturbo psichico, catalogato e descritto. L’esaurimento, invece, è una sindrome conseguente a stress cronico. Può essere comunque necessario l’aiuto di un professionista per affrontarlo, mettendo in atto una strategia.
Distinguere il burnout dalla depressione
Il burnout è una condizione di stress cronico legato al lavoro. Come per la depressione, il burnout può interferire con il ciclo del sonno (dormire troppo o troppo poco) e rendere difficile la concentrazione. Tuttavia, la depressione è una condizione medica diagnosticabile, al contrario dell’esaurimento. Il burnout può portare anche ad avere atteggiamenti cinici e risentimento nei confronti del lavoro. La depressione, invece, porta spesso a isolarsi, a perdere interesse anche per i propri hobby e a trascurare la propria vita.
Strategie per preservare la salute mentale
Alcune semplici abitudini possono aiutare a preservare la salute mentale e ad alleggerire il carico dello stress. Il primo suggerimento è quello di ritagliarsi uno spazio per camminare nella natura, anche prediligendo percorsi con più verde durante i tragitti a piedi. Secondo le ricerche gli ambienti urbani sono collegati a maggiore rischio di ansia, depressione e altri disturbi di salute mentale, inclusa la schizofrenia. Un recente studio condotto in Germania ha messo in luce i cambiamenti che avvengono nel cervello anche dopo solo un’ora trascorsa in mezzo agli alberi, dimostrando una ridotta attività nell’amigdala. Quest’ultima è una piccola struttura al centro del cervello che si attiva in fasi di allarme e stress. L’amigdala è coinvolta nell’elaborazione dello stress, nell’apprendimento emotivo e nella risposta di lotta o fuga.
Perfezionismo
Un altro pericolo che, secondo gli specialisti, mette a rischio la salute mentale è il perfezionismo. Infatti pretendere sempre uno standard di perfezione in tutto assicura delusioni e bassa autostima. Gli specialisti suggeriscono invece di definire obiettivi più raggiungibili, accogliendo errori.
Emozioni represse
La padronanza delle proprie emozioni è un altro tema strettamente legato alla salute mentale. Diversi studi hanno scoperto che la rabbia repressa è associata a sintomi di depressione. Esprimere le emozioni negative è quindi necessario secondo gli specialisti, ma solo nel modo più opportuno, cioè assertivo. Anche riuscire interiormente a perdonare dà benefici alla salute mentale.
Pensieri ossessivi e isolamento
Altri nemici della salute mentale sono i pensieri negativi ripetitivi. Rimuginare gli stessi pensieri porta corpo e cervello in uno stato di stress. Il respiro e la frequenza cardiaca accelerano e il corpo rilascia adrenalina e cortisolo (gli ormoni dello stress). La respirazione profonda e consapevole può essere un mezzo valido per gestirli. L’isolamento sociale è un altro fattore che aumenta il rischio di disagio mentale. Sono, invece, le relazioni forti a proteggere contro la depressione. Per questo è importante circondarsi da persone care e favorire interazioni sociali costanti.
Attività fisica protegge salute mentale
L’attività fisica, oltre a essere un mezzo di prevenzione per la salute in generale, sostiene il benessere psichico. Il movimento, infatti, allontana depressione e ansia. Secondo gli studi, anche piccoli incrementi nell’attività fisica, come camminare 15 – 20 minuti al giorno, sono associati a un miglioramento dell’umore. Un altro suggerimento degli psicologi è quello di accettare ciò che accade. Non significa rassegnarsi, ma affrontare le difficoltà come qualcosa di normale che può succedere a tutti.
Salute mentale, crescono disagi. Strategie per preservarla
Benessere, News Presa, Prevenzione, PsicologiaLa salute mentale è strettamente connessa alla salute fisica, tuttavia molte persone non riconoscono di avere un disagio psicologico. Altre provano un senso di vergogna, tanto da scegliere di ignorare i segnali per paura di essere discriminate. Ancora oggi sul disagio mentale permane lo stigma. La salute mentale rappresenta una delle principali emergenze, secondo l’Oms. Le diagnosi per questi disturbi sono cresciute di circa il 30 per cento, anche per effetto della pandemia.
I giovani
Nel mondo oltre un adolescente su sette, tra i 10 e i 19 anni, vive con un problema di salute mentale diagnosticato. I dati li ha ricordati di recente l’Unicef in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. Il suicidio è la quarta causa principale di morte tra i ragazzi fra i 15 e i 19 anni. Sono quasi 46mila gli adolescenti che decidono di mettere fine alla propria vita ogni anno, più di uno ogni 11 minuti.
Preservare la salute mentale
Il Covid è ormai un problema lasciato alle spalle per molti, ma le guerre scoppiate di recente, la crisi climatica e i prezzi alle stelle non creano un contesto facile, soprattutto per chi è più vulnerabile. Per questo gli specialisti suggeriscono di costruire una maggiore resilienza psicologica trovando le strategie giuste per combattere stress e ansia e individuando i segnali precocemente.
Attenzione ai segnali di esaurimento
Il corpo può comunicare di essere esausto e aver superato il limite in molti modi. Può manifestarlo attraverso mal di testa, insonnia, stanchezza, ma anche mal di stomaco e mancanza di appetito. I sintomi sono simili a quelli della depressione che è un vero e proprio disturbo psichico, catalogato e descritto. L’esaurimento, invece, è una sindrome conseguente a stress cronico. Può essere comunque necessario l’aiuto di un professionista per affrontarlo, mettendo in atto una strategia.
Distinguere il burnout dalla depressione
Il burnout è una condizione di stress cronico legato al lavoro. Come per la depressione, il burnout può interferire con il ciclo del sonno (dormire troppo o troppo poco) e rendere difficile la concentrazione. Tuttavia, la depressione è una condizione medica diagnosticabile, al contrario dell’esaurimento. Il burnout può portare anche ad avere atteggiamenti cinici e risentimento nei confronti del lavoro. La depressione, invece, porta spesso a isolarsi, a perdere interesse anche per i propri hobby e a trascurare la propria vita.
Strategie per preservare la salute mentale
Alcune semplici abitudini possono aiutare a preservare la salute mentale e ad alleggerire il carico dello stress. Il primo suggerimento è quello di ritagliarsi uno spazio per camminare nella natura, anche prediligendo percorsi con più verde durante i tragitti a piedi. Secondo le ricerche gli ambienti urbani sono collegati a maggiore rischio di ansia, depressione e altri disturbi di salute mentale, inclusa la schizofrenia. Un recente studio condotto in Germania ha messo in luce i cambiamenti che avvengono nel cervello anche dopo solo un’ora trascorsa in mezzo agli alberi, dimostrando una ridotta attività nell’amigdala. Quest’ultima è una piccola struttura al centro del cervello che si attiva in fasi di allarme e stress. L’amigdala è coinvolta nell’elaborazione dello stress, nell’apprendimento emotivo e nella risposta di lotta o fuga.
Perfezionismo
Un altro pericolo che, secondo gli specialisti, mette a rischio la salute mentale è il perfezionismo. Infatti pretendere sempre uno standard di perfezione in tutto assicura delusioni e bassa autostima. Gli specialisti suggeriscono invece di definire obiettivi più raggiungibili, accogliendo errori.
Emozioni represse
La padronanza delle proprie emozioni è un altro tema strettamente legato alla salute mentale. Diversi studi hanno scoperto che la rabbia repressa è associata a sintomi di depressione. Esprimere le emozioni negative è quindi necessario secondo gli specialisti, ma solo nel modo più opportuno, cioè assertivo. Anche riuscire interiormente a perdonare dà benefici alla salute mentale.
Pensieri ossessivi e isolamento
Altri nemici della salute mentale sono i pensieri negativi ripetitivi. Rimuginare gli stessi pensieri porta corpo e cervello in uno stato di stress. Il respiro e la frequenza cardiaca accelerano e il corpo rilascia adrenalina e cortisolo (gli ormoni dello stress). La respirazione profonda e consapevole può essere un mezzo valido per gestirli. L’isolamento sociale è un altro fattore che aumenta il rischio di disagio mentale. Sono, invece, le relazioni forti a proteggere contro la depressione. Per questo è importante circondarsi da persone care e favorire interazioni sociali costanti.
Attività fisica protegge salute mentale
L’attività fisica, oltre a essere un mezzo di prevenzione per la salute in generale, sostiene il benessere psichico. Il movimento, infatti, allontana depressione e ansia. Secondo gli studi, anche piccoli incrementi nell’attività fisica, come camminare 15 – 20 minuti al giorno, sono associati a un miglioramento dell’umore. Un altro suggerimento degli psicologi è quello di accettare ciò che accade. Non significa rassegnarsi, ma affrontare le difficoltà come qualcosa di normale che può succedere a tutti.
Scompenso cardiaco, infarto e aritmie: con digitale meno ricoveri
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneLa tecnologia digitale corre in sanità e rivoluziona ogni ambito, tra cui la cardiologia. Intelligenza artificiale, big data, telemedicina e fascicolo sanitario elettronico sono alcuni dei punti da cui fa leva il futuro. In cardiologia, il monitoraggio costante limita infarti, aritmie e lo scompenso cardiaco, che oggi è la prima causa di ricovero in ospedale negli over 65. L’Intelligenza Artificiale analizza i dati, supporta le diagnosi e le terapie.
Scompenso cardiaco prima causa di ricovero over65
In Italia lo scompenso cardiaco colpisce circa 600mila persone e si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa). In Europa la prevalenza è stimata 1.36% tra i 25 e 49 anni, 2.93% tra 50 e 59 anni, 7.63% tra 60 e 69 anni, 12.67% tra 70 e 79 anni e 16.14% oltre gli 80 anni. Nella popolazione generale si stima invece tra lo 0,4 e il 2%, mentre la mortalità è in aumento.
Telemonitoraggio
“Telemonitorare il paziente a domicilio significa inviare ai medici di riferimento continue informazioni su frequenza cardiaca, pressione arteriosa, saturometria in vari momenti della giornata”. Lo ha sottolineato il Dott. Antonino Nicosia, Direttore UOC Cardiologia, Ospedale Giovanni Paolo II, Ragusa, in occasione del convegno “La Cardiologia digitale: una nuova idea di Sanità”. “Lo specialista – ha proseguito – può valutare l’andamento della terapia e intervenire se necessario. Il paziente sarà convocato in ospedale in caso di reali necessità o per controlli regolari. Così si evitano accessi inutili in ospedale e pronto soccorso, ricoveri non necessari, assiepamenti di folle e barelle, riducendo anche la diffusione di infezioni nosocomiali.”
Aritmie e scompenso cardiaco
“Per le aritmie – ha spiegato Nicosia – oltre al classico holter, è possibile vedere la situazione del paziente con dispositivi come defibrillatori, pacemaker, loop recorder che sono collegati con wifi o bluetooth e comunicano prontamente eventuali problemi. La patologia più importante che si giova di queste innovazioni è lo scompenso cardiaco. Grazie al monitoraggio garantito da queste device e alle immediate comunicazioni si possono cogliere precocemente i segnali di un riacutizzarsi della patologia evitando una riospedalizzazione. Tuttavia, resta un problema di sottoutilizzo di queste risorse. In Sicilia la telemedicina si usa al 15-18%; in regioni più all’avanguardia si arriva al 30% circa. Cifre ancora molto basse rispetto alle potenzialità di queste risorse”.
Intelligenza artificiale
Le applicazioni delle innovazioni tecnologiche agevolano diagnosi precoci e medicina personalizzata. “La cardiologia spazia da strumenti semplici come il fonendoscopio a interventi complessi come le valvole transcatetere, e sono tutti impattati dalla digitalizzazione.” Lo ha ribadito il Prof. Italo Porto, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università di Genova. “Con l’Intelligenza Artificiale – ha continuato – ad esempio, possiamo analizzare un’amplissima mole di dati. Oggi valutiamo questi dati sulla base di un progetto mentale e analizziamo quelli che ci interessano per un determinato scopo. Ciò però riduce l’accesso ad alcune informazioni, che restano nascoste nella massa di dati. L’IA, non avendo un’idea preconcetta (il cosiddetto “black box”), permette una visione più ampia. La cartella clinica digitale, integrata con tutti i servizi, permette con un clic di mettere a disposizione tutti i dati utili per i progressivi controlli”.
Dispositivi indossabili
“Vi sono poi i dispositivi indossabili – ha ricordato Porto– che sono già a disposizione di tutti noi. Con un tipo particolare di smartwatch, ad esempio, si può ottenere dovunque ci si trovi un elettrocardiogramma anche a 12 derivazioni, la cui attendibilità è stata confermata da studi scientifici. Servono ancora dei passi avanti. Manca una cultura del digitale, sia tra gli utenti che tra gli operatori, che è fondamentale per governare la tecnologia, visto che chi la utilizza deve essere più smart della tecnologia stessa. Inoltre – ha concluso – è necessario anche un apporto legislativo e un contributo delle società scientifiche per definire la gestione dei dati, il regolamento della privacy, le misure di sicurezza e, non ultima, la cornice etica”.
Prurigo nodularis, cos’è e come si affronta
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Fasce d’età e terapie
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Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi
Prurigo nodularis: intervista al Prof. Chiricozzi
Podcast“Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi”
Tumore al pancreas in aumento, incide familiarità e mutazioni geni
Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneIl tumore al pancreas potrebbe diventare la seconda causa di morte per neoplasia a livello mondiale entro il 2030. L’allarme è stato lanciato dagli specialisti che hanno creato una campagna per sensibilizzare sulla prevenzione. Le proiezioni, infatti, non rassicurano e si stimano oltre 560mila casi al mondo nel 2025. Un quadro che è confermato dal progressivo incremento dei numeri anche nel nostro Paese. Secondo i dati dell’Associazione Italiana Registro Tumori sono state circa 14.500 nel 2022 le nuove diagnosi in Italia. Numeri che sono in aumento rispetto agli anni passati. L’incremento complessivo nei 2 sessi è del 3% e un ulteriore incremento è atteso per il 2025 del 5% con una diminuzione dell’età media dei malati.
Sintomi difficili da intercettare
Il tumore al pancreas è una neoplasia silente, aggressiva e ancora poco conosciuta. Nell’80% dei casi viene diagnosticata soltanto in fase avanzata. Infatti i sintomi sono spesso assenti o senza specificità. L’assenza di un iter diagnostico ben definito, inoltre, allunga i tempi della presa in carico del paziente. La ricerca ha fatto passi importanti, individuando alcuni gruppi di persone più a rischio di sviluppare la malattia per familiarità. Si tratta di situazioni in cui ci sono più casi di tumore al pancreas in famiglia. Inoltre, il rischio è maggiore per individui portatori di mutazioni a geni quali BRCA, CDKN2A e altri coinvolti anche nello sviluppo del tumore del pancreas.
Tumore al pancreas, diabete fattore di rischio
Secondo studi recenti, la presenza di diabete di recente insorgenza o di vecchia data non più ben compensato con la terapia in uso dal paziente, è un altro fattore di rischio. L’evidenza degli studi pubblicati in letteratura dimostra che l’identificazione e la sorveglianza dei soggetti più a rischio di sviluppare il tumore al pancreas, può portare a diagnosi precoci. Di conseguenza può aumentare la percentuale di casi resecabili e la sopravvivenza dei malati.
La presa in carico
“Occorre sviluppare strategie di presa in carico dei pazienti sul territorio in modo da garantire equità delle cure ed il ‘diritto alla salute’ su tutto il territorio nazionale – ha messo in luce Francesca Gabellini, Presidente di Oltre la Ricerca ODV – Gli inderogabili doveri di solidarietà sociale sanciti dalla nostra Costituzione si attuano anche con la messa in campo dei livelli essenziali di assistenza, che dovrebbero essere garantiti ovunque secondo criteri di uniformità attraverso un intervento di regolazione da parte dello Stato”.
“Ad oggi – ha continuato Federica Valsecchi, Presidente della Fondazione Nadia Valsecchi – sono poche le strutture che hanno attivato protocolli di sorveglianza attiva riferiti ai soggetti ad aumentato rischio di sviluppare la patologia, o Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) standardizzati. Mancano risorse e strategie a questo dedicate da parte del SSN, così come andrebbero implementati a livello Europeo i fondi dedicati alla ricerca scientifica su questa patologia”.
Team multidisciplinare
“Il percorso per la diagnosi e il trattamento del tumore del pancreas è molto complesso, e richiede, oltre alle risorse tecnologiche adeguate, la presa in carico da parte di un team multidisciplinare che racchiuda in sé tutte le competenze specialistiche che si occupano di pancreas”. Lo ha ribadito Silvia Carrara, Presidente dell’AISP – Associazione Italiana Studio Pancreas e gastroenterologa all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas. “La creazione di un percorso standardizzato di diagnosi e trattamento, e di un coordinamento a rete fra i centri esperti (chiamati Hub) e quelli meno esperti (spoke) è fondamentale per garantire cure più adeguate ai malati”, ha continuato.
Tumore al pancreas, tasso di sopravvivenza più basso
Gli specialisti sottolineano la necessità di mettere a sistema i sintomi che, anche se generici e aspecifici, possono fondare il sospetto per l’avvio di indagini specifiche. Il tumore al pancreas ha il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi più basso tra tutte le patologie oncologiche. Si attesta attorno al 10-12%, ben distante dall’88% del tumore al seno. Ad oggi è una sfida con cui il mondo medico e scientifico è chiamato a confrontarsi, hanno ribadito gli specialisti.
“Quanto pesano 80 grammi?”
Fondazione Valsecchi e Associazione Oltre la Ricerca ODV hanno stretto, in vista della Giornata Mondiale del Tumore al Pancreas che celebra il 16 novembre, due collaborazioni. Sono realizzate con Federfarma, la federazione che unisce oltre 19mila farmacie su tutto il territorio nazionale, e con SIMG – Società Italiana di Medicina Generale. Inoltre è stata creata una campagna di comunicazione: “Quanto pesano 80 grammi?”. Ottanta grammi è infatti il peso medio del pancreas. Si tratta di un organo piccolo, ma di grande importanza, con un “peso” dunque di gran lunga superiore alle sue dimensioni fisiche.
Tumore al pancreas, gli score diagnostici
“La maggioranza dei pazienti con tumore del pancreas inizia il proprio percorso diagnostico presentando i sintomi al proprio medico curante”, ha spiegato Claudio Cricelli, Presidente SIMG. “Si rende necessaria sempre più la diffusione del sospetto e l’applicazione di strategie volte a raggiungere diagnosi precoci – ha continuato. “A tal scopo, ad esempio, il modello ENDPAC (score recentemente sviluppato) può fornire utili indicazioni, come altri score diagnostici. I MMG richiedono sempre più supporti di questo tipo, in assenza di marcatori precoci, per identificare i pazienti a rischio che necessitano di ulteriori approfondimenti”.
Prevenzione anche in farmacia
“Fare prevenzione e screening rientra nelle quotidiane attività della farmacia di comunità. Per questo appoggiamo con convinzione la campagna Quanto pesano 80 grammi? organizzata nell’ambito della giornata mondiale del tumore al pancreas”, ha dichiarato Marco Cossolo, Presidente di Federfarma. “Ogni giorno i farmacisti in farmacia accolgono e ascoltano le persone che si rivolgono loro con fiducia per essere orientate e ottenere consigli sui propri problemi di salute, svolgendo così il ruolo di informatori e formatori in stretta collaborazione con gli altri professionisti sanitari che operano sul territorio. Con l’obiettivo, anche in collaborazione con le società scientifiche e le associazioni di malati, di creare percorsi multidisciplinari ed integrati che mettano il paziente al centro”.
Dati Ocse, la verità sui medici di famiglia
Economia sanitaria, News PresaQualcosa non torna nella narrazione dei problemi della sanità italiana. Ne sono convinti i medici di medicina generale che hanno preso spunto dagli ultimi dati Ocse per sollevare un tema troppo spesso, a loro dire, banalizzato. Lo dice a chiare lettere il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti: «Gli ultimi dati Ocse smontano una narrazione della sanità territoriale italiana fatta di inappropriatezza dei ricoveri e, indirettamente, certificano invece una capacità di problem-solving molto spiccata da parte dei medici che sul territorio rispondono alle richieste dei cittadini, evitando che siano costretti a ricorrere ad ospedalizzazioni improprie».
Medici di famiglia. Dati positivi
Nella fotografia che delinea le caratteristiche del sistema sanitario nazionale dal 2011 al 2021 i dati che riguardano tutti i ricoveri legati a malattie croniche come asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e insufficienza cardiaca congestizia (Chf); così come quelli relativi alle ospedalizzazioni causate dal diabete, confermano infatti un trend più che positivo, con l’Italia in costante miglioramento. Addirittura, guardano ad asma, Bpco e diabete, il Paese risulta al terzo posto per numero più basso di ricoveri evitabili. «Dati che certificano l’efficacia della medicina del territorio e che rendono ancor più evidente come, rispetto al racconto che solitamente si propone ai cittadini, qualcosa non torni», prosegue il leader Fimmg. In altre parole, al di là delle opinioni, i numeri sono inequivocabili e devono essere letti nel modo giusto.
Banalizzazoni
Se si guarda, ad esempio, al numero di medici in rapporto alla popolazione, risulta evidente l’equilibrio con la media Ocse; ma basta andare più in profondità per rendersi conto di un pesante squilibrio a carico dei medici del territorio, il cui numero è decisamente sottodimensionato. I medici del territorio sono solo il 17% del totale dei medici e con gli specialisti all’80%, dati che rispettivamente corrispondono al 23% e al 64% della media dei Paesi OCSE in relazione al 2021.
Programmazione
«In questo Paese si continua a parlare di potenziare il territorio, ma non si programmano risorse umane specifiche e poi si banalizza limitandosi ad uno sguardo superficiale. La vera programmazione – prosegue Scotti – parte dal rendere nuovamente attrattiva la medicina generale, potenziandola nel ruolo e valorizzandone i risultati professionali che ottiene. Incredibile che la realtà debba emergere dai dati OCSE e che nel dibattito interno, come accaduto negli ultimi anni post-Covid, la medicina del territorio appaia invece come responsabile di un fallimento di gestione del territorio».
Etica
Il segretario generale Fimmg punta infine il dito sull’aspetto contrattuale, ricordando che i medici di medicina generale non solo assicurano una risposta efficace pur essendo pochi e in molte parti d’Italia in via di estinzione, ma lo fanno nonostante un rinnovo contrattuale sia fermo ancora al 2019. «L’etica professionale e il rispetto dei valori che da sempre ci animano ci spingono, è stato così anche nei momenti più drammatici, ad essere sempre presenti e disponibili; ma questo non significa che si possa chiedere ad una categoria di svendere la propria professionalità e il proprio futuro. La medicina generale è un bene sul quale si deve investire, perché equivale ad investire sulla tenuta del sistema sanitario nazionale».
Contratto
Proprio su quest’ultimo punto si apre uno spiraglio: «Grazie all’impegno di SISAC e delle Regioni – annuncia Scotti – ci aspettiamo di arrivare a definire il contratto 2019/2021 entro fine anno. Un obiettivo al quale stiamo lavorando con decisione da tempo e di certo non più procrastinabile, e qualunque ostacolo troveremo a questo nostro intendimento lo considereremo pretestuoso e responsabile della scomparsa del nostro ruolo nel Servizio sanitario nazionale. Ma prima di scomparire, si stia certi che ci faremo sentire».
Vaccinazione in farmacia, Lazio pronto a estenderla entro l’anno
Farmaceutica, News Presa, PrevenzioneEntro la fine dell’anno nelle farmacie del Lazio l’accesso ai vaccini sarà ampliato per tutti i cittadini adulti. Il progetto pilota è stato presentato questa mattina in occasione del convegno “La vaccinazione in farmacia”, promosso da Federfarma Lazio in collaborazione con We Inform e con il patrocinio del Consiglio Regionale del Lazio. Durante l’incontro è intervento anche Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute.
Il richiamo del ministero alla vaccinazione
“La pandemia è ormai alle spalle, come ci dicono i dati e questo è confortante, ma c’è il problema della fascia fragile della società”. Non solo Covid e influenza: “c’è poi il problema del numero delle vaccinazioni che è a mio avviso ancora insufficiente – ha messo in luce Vaia. “Per questo – ha continuato – ho emanato lo scorso 3 novembre una prima circolare per invitare le Regioni ad aumentare l’impegno sul piano della comunicazione e sul piano organizzativo, utilizzando tutti i setting assistenziali, a partire dal presidio di prossimità che è la farmacia”.
“Il vaccino – ha sottolineato Vaia – deve essere visto come farmaco di prossimità, immediatamente fruibile dal cittadino. La farmacia è il presidio più facilmente accessibile anche per la vaccinazione dei minori. Da atto medico, come previsto dal regio decreto del 1934 ancora in vigore, la vaccinazione deve trasformarsi in atto sanitario”. Vaia ha firmato “in diretta” una nuova circolare, rivolta a tutte le Regioni, con l’invito a estendere la vaccinazione in tutti i presidi possibili, anche le strutture ospedaliere, a supporto delle persone più fragili.
Vaccinazione in farmacia
Rendere i vaccini disponibili in farmacia per gli adulti di tutte le fasce d’età, con e senza fragilità, rende più semplice l’accesso alla profilassi e alle informazioni. Inoltre, aiuta a raggiungere gli obiettivi di copertura vaccinale che risentono della “stanchezza” post pandemia. “La prevenzione vaccinale è una risorsa per la salute dei cittadini e uno strumento per abbattere i costi del Sistema Sanitario Nazionale – ha detto Antonio Aurigemma, presidente del Consiglio Regionale del Lazio. “La nostra Regione darà a tutti la possibilità di usufruirne ‘sotto casa’. Serve una sinergia tra le varie parti coinvolte nella sanità: è un compito complesso, ma certamente così importante da non poter essere ulteriormente rimandato”. Aurigemma ha anche annunciato l’intenzione di portare le informazioni sui benefici della prevenzione vaccinale nelle scuole, attraverso messaggi mirati e “su misura” per i ragazzi.
Gli italiani si fidano del farmacista
Gli italiani si fidano del farmacista e sono favorevoli alle vaccinazioni in farmacia molto di più degli altri cittadini europei. Nell’incontro che si è tenuto questa mattina si è parlato della possibilità di coinvolgere in questa iniziativa le 1.780 farmacie del Lazio e dei vaccini che potrebbero essere inclusi nel progetto. “Stiamo lavorando ad un accordo con la Regione Lazio per cercare di recepire sia le buone pratiche già adottate da altre Regioni, sia pratiche innovative per facilitare l’accesso dei cittadini a vaccinazioni oggi ritenute fondamentali. Penso, in particolar modo, al vaccino antipneumococcico, rivolto alla popolazione anziana, al vaccino contro il Papillomavirus (HPV), che riesce a evitare patologie gravi come il tumore, rivolto sia alle donne sia agli uomini, e al vaccino contro l’Herpes zoster” ha dichiarato il presidente di Federfarma Lazio, Eugenio Leopardi.
Non solo Covid e influenza
I cittadini del Lazio, quindi, a breve potranno fare le vaccinazioni con il loro farmacista di fiducia. “Il coinvolgimento dei farmacisti nell’attività di prevenzione vaccinale risponde all’esigenza di garantire ai cittadini maggiore prossimità, facilità di accesso e informazione sulla vaccinazione, elementi essenziali per aumentare l’adesione a questo importante strumento di protezione della salute individuale e collettiva – ha detto il presidente della Federazione Ordini dei Farmacisti (FOFI), Andrea Mandelli.
“I farmacisti – ha continuato – il cui ruolo in ambito vaccinale si è dimostrato efficace con le campagne anti-Covid e antinfluenzale, sono pronti ad ampliare il loro apporto nella somministrazione dei vaccini, dall’Herpes zoster, come già sperimentato in alcune Regioni, allo pneumococco, all’HPV, al fine di raggiungere gli obiettivi di copertura stabiliti dalle autorità sanitarie per le diverse categorie e fasce d’età. I farmacisti di comunità rappresentano il primo presidio sanitario per i cittadini e, come tali, ricoprono un ruolo di primo piano nelle reti per la prevenzione sul territorio. Siamo pronti”.
Speciale MOLTO SALUTE – Novembre
Prevenzione, Ricerca innovazione, SpecialiÈ un focus di grande interesse quello che il network editoriale PreSa propone oggi in edicola su Molto Salute. Si parla, infatti, di una malattia che non tutti conoscono, ma che ha un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti: la Niemann Pick. Guidato dall’esperienza del professor Maurizio Scarpa (direttore del Centro Regionale di Coordinamento per le malattie rare del Friuli Venezia-Giulia), il focus prende in considerazione prevalenza, sintomi e possibilità terapeutiche.
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Fibromialgia malattia per ricchi, circa 10mila euro l’anno spesi dai pazienti
Associazioni pazienti, Benessere, Economia sanitaria, News PresaLa fibromialgia (FM) colpisce principalmente le donne, con una prevalenza che va dallo 0,7% al 3,3% nella popolazione generale. Questa condizione di dolore diffuso e cronico compare spesso tra i 40 e i 60 anni e i costi economici gravano sui pazienti. In uno studio spagnolo sono stati considerati 301 affetti dalla patologia. Nel corso dell’anno il costo totale medio per paziente all’anno è stato di 9.982 euro, di cui 3.245,8 (32,5%) corrispondevano a costi sanitari e 6.736,2 (67,5%) a costi indiretti attribuibili a perdite di produttività. Dal 2016 l’associazione CFU Italia ha iniziato il percorso per il riconoscimento della fibromialgia (FM) come malattia cronica e invalidante. Il 14 novembre dalle 14 e 30 ci sarà un incontro al Ministero della Salute con il Ministro Schillaci per tirare le fila.
L’iniziativa per il riconoscimento
“In questa legislatura sono stati depositati ben 6 disegni di legge sull’argomento: 246, 400, 485, 546 e poi il nostro 601 a cui è seguito il 603” ricorda la Presidente Barbara Suzzi di CFU Italia Odv “un testo completo ed esaustivo, l’unico stilato dai pazienti con la collaborazione del Professor William Raffaeli, Presidente della Fondazione Isal sul Dolore Cronico e firmato in maniera trasversale da tutti i partiti perché la sofferenza non deve avere un’etichetta ma essere universale e trasversale e i sintomi della fibromialgia interessano ben 3 milioni di persone in Italia.” L’approvazione dello schema di decreto avrebbe consentito l’aggiornamento dei LEA nel rispetto della manovra prevista dall’Art. 1 della legge 28 dicembre 2015, ma a settembre l’atteso provvedimento ha trovato un ostacolo.
“Le Regioni, sia pure aperte al dialogo” prosegue Suzzi “senza l’inserimento nei LEA hanno le mani legate. Riscontriamo solidarietà e buona volontà mentre le porte della burocrazia sono serrate per noi. Ad aprile il Ministro Schillaci ha annunciato che il Decreto Tariffe del 2017 è stato finalmente approvato dall’Assemblea Stato Regioni. E risale a Settembre 2022 un documento del Ministero che dichiarava che il successivo aggiornamento dei Livelli Essenziali avrebbe compreso la fibromialgia”. Il mancato inserimento della Fibromialgia nei Lea e l’esigenza di un approccio multidisciplinare rende la Fibromialgia una malattia “per ricchi”.
La fibromialgia
La Fibromialgia (FM) è una condizione di dolore muscolo-scheletrico diffuso che persiste per almeno tre mesi. Spesso è accompagnato da punti dolorosi specifici (tender-points) e una serie di sintomi clinici associati. La causa di questa patologia è ancora sconosciuta, ma comporta un alto grado di disabilità e può essere associata a diverse altre patologie croniche, sia reumatologiche che non (come artrite reumatoide, LES, sindrome di Sjogren, sclerodermia, spondiloartriti sieronegative, infezione da HCV, Borrelliosi, malattia infiammatoria cronica intestinale, cistite interstiziale, ecc.). La diagnosi precoce e l’inizio di un percorso assistenziale sono fondamentali per il benessere del paziente e per contenere i costi diretti e indiretti associati alla gestione del dolore.
Campi Flegrei, psicologi in campo per ridurre ansia e stress
News Presa, PsicologiaBenché da qualche settimana ormai le scosse di terremoto nell’area flegrea sembra si siano fermate, non accenna a ridursi lo stress per molti giovani che sono spaventati da dichiarazioni più o meno preoccupanti. Una situazione di stress alla quale gli psicologi campani e l’associazione EMDR Italia hanno organizzato una serie di incontri a sostegno della popolazione dei Campi Flegrei. In particolare, EMDR ed Ordine degli psicologi promuovono tre incontri totalmente gratuiti, aperti a genitori ed insegnanti.
Il calendario
Il primo appuntamento è in programma venerdì 10 novembre, dalle 18 alle 20, presso la parrocchia Immacolata e San Raffaele di Agnano (via Ruggiero 23, Napoli); il secondo, sempre il 10 novembre dalle 18 alle 20, si terrà presso l’Auditorium del Villaggio del Fanciullo (via Campi Flegrei 12, Pozzuoli); il terzo è fissato per venerdì 17 novembre, dalle 18 alle 20, presso il teatro della parrocchia S. Artema in Monteruscello (via Modigliani 2, Pozzuoli).
Protocollo
Durante gli incontri verrà utilizzato il protocollo Critical incident stress orientation per intervenire sulle reazioni da stress e sui segnali di sofferenza mostrati in particolare dai bambini in seguito ad eventi traumatici. L’Associazione EMDR Italia è specializzata in interventi psicologici legati allo stress post traumatico. Questo metodo riesce con successo a dare sollievo allo stress emotivo e, allo stesso tempo, prevenire conseguenze a medio e lungo termine.
Ridurre l’ansia
Il disagio, spiega Isabel Fernandez (presidente dell’associazione EMDR Italia) è una comune risposta ad una situazione eccezionale e cumulativa. Esistono modalità d’intervento in grado di lenire considerevolmente questo disagio e le reazioni di ansia. L’obiettivo dell’intervento psicologico a Pozzuoli è quello di ridurre reazioni da stress e di favorire la resilienza e la possibilità di gestire l’ansia. Sulla stessa linea le parole del presidente degli psicologi campani
Armando Cozzuto: «In queste settimane stiamo assistendo ad un aumento delle sintomatologie d’ansia, soprattutto tra i bambini, in particolar modo ad un aumento di fenomeni di angoscia da separazione. A breve, infatti, partirà un articolato progetto di sostegno psicologico con il Comune di Pozzuoli, di cui farà parte anche EMDR Italia e che vedrà coinvolti i più piccoli, ma anche genitori e insegnanti».