Tempo di lettura: 3 minutiGli extrasistoli e la pratica sportiva: cosa sapere per vivere serenamente
Gli extrasistoli rappresentano una delle aritmie più comuni, soprattutto nelle persone giovani e sportive. Si tratta di battiti cardiaci prematuri che interrompono il ritmo sinusale regolare e spesso generano sensazioni spiacevoli come palpitazioni o tachicardia. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, soprattutto quando non associate a malattie cardiache strutturali, non rappresentano un pericolo grave per la salute. Molti sportivi convivono con extrasistoli sopraventricolari o ventricolari senza che queste compromettano la loro attività fisica o la qualità della vita. Vediamo nel dettaglio quali sono le implicazioni di queste aritmie, come interpretare un holter cardiaco e quali precauzioni adottare.
Cos’è un run di extrasistoli e quali sono i suoi effetti
Nel gergo cardiologico, un “run” di extrasistoli indica la comparsa di più battiti ectopici consecutivi, solitamente 3 o più in sequenza, ed è spesso definito come una tachicardia sopraventricolare o ventricolare non sostenuta, a seconda dell’origine delle extrasistoli. Nel caso descritto, il run sopraventricolare è formato da 7 battiti a 168 bpm, episodio di tachicardia breve ma ben documentato dall’holter.
È importante sottolineare che questi run, se isolati e non ripetuti con frequenza e durata importanti, non rappresentano necessariamente un segnale di aritmia pericolosa. Molti soggetti, in particolare quelli con un cuore sano e test come ecocardiogramma, prova da sforzo e holter regolari nella norma, sperimentano extrasistoli e occasionali run senza che ciò influenzi negativamente le condizioni generali o la capacità sportiva.
Extrasistoli e sport: quando preoccuparsi?
Per uno sportivo con extrasistoli documentate, il monitoraggio cardiologico periodico è fondamentale. L’ecocardiogramma, la prova da sforzo e gli holter sono strumenti chiave per escludere patologie cardiache strutturali o ischemiche. Nel caso specifico, con tutti gli esami nella norma e assenza di sintomi durante gli episodi, proseguire con l’attività sportiva è generalmente possibile.
Tuttavia, è consigliabile:
– Continuare a effettuare controlli regolari, soprattutto la prova da sforzo ogni 1-2 anni, come raccomandato dal cardiologo.
– Prestare attenzione a eventuali sintomi nuovi come dolore toracico, affanno e svenimenti.
– Gestire l’ansia, che può incrementare le extrasistoli e la percezione degli stessi.
Terapia o no? Quando intervenire
Nel caso di extrasistoli isolate, soprattutto se asintomatiche, la terapia farmacologica raramente è indicata. Il trattamento, solitamente, si riserva ai casi con aritmie frequenti, sintomatiche e associate a un rischio aumentato di complicanze. Farmaci come beta-bloccanti o calcio-antagonisti possono ridurre la frequenza delle extrasistoli e migliorare la sintomatologia.
Il monitoraggio dovrebbe includere anche una valutazione della frequenza cardiaca e della risposta durante lo sforzo fisico, per escludere la comparsa di aritmie durante l’esercizio. Nel dubbio, ripetere la prova da sforzo può essere utile.
L’episodio di tachicardia a 168 bpm: cause e significato
Quando si verifica un aumento della frequenza cardiaca fino a valori elevati come 168 bpm in brevi episodi, è normale chiedersi se sia la tachicardia a scatenare gli extrasistoli o viceversa. In realtà, il meccanismo può variare da persona a persona: in molti casi, le extrasistoli possono interrompere il ritmo sinusale e momentaneamente accelerare la frequenza, mentre in altri, un aumento della frequenza dovuto a stress, attività fisica o fluttuazioni ormonali (come nella sindrome premestruale) può favorire la comparsa di aritmie.
Il fatto di non aver avvertito sensazioni particolari durante questi run è comune: molte extrasistoli o brevi tachicardie sopraventricolari passano inosservate, soprattutto se di breve durata.
Viaggi e attività sportive in presenza di extrasistoli
Un dubbio frequente riguarda la possibilità di affrontare viaggi o spostamenti lunghi quando si è soggetti a extrasistoli. In assenza di sintomi gravi e con una situazione cardiologica stabile, non ci sono controindicazioni specifiche. È importante comunque:
– Portare con sé tutte le informazioni cliniche e gli esami più recenti.
– Evitare situazioni che aumentino lo stress o la disidratazione.
– Continuare la regolare attività fisica adattandola eventualmente alle condizioni del momento.
In sintesi, chi pratica sport e ha extrasistoli ben monitorate può vivere serenamente la propria vita, senza rinunciare agli spostamenti o ad attività fisica moderata e controllata.
L’ansia e il cuore: come gestire la paura delle aritmie
L’ansia è spesso una compagna indesiderata di chi soffre di extrasistoli. La percezione di un battito anomalo può amplificare la sensazione di disagio e far temere problemi più gravi. In realtà, la maggior parte delle extrasistoli benigni non compromette la salute e risponde bene a uno stile di vita sano, controllo medico e tecniche di rilassamento.
Se l’ansia diventa invalidante, è importante parlarne con il medico, che può consigliare anche un supporto psicologico o terapie mirate per ridurre lo stress. Un approccio integrato tra cardiologo e psicologo spesso aiuta a migliorare la qualità della vita.
In conclusione, l’importante è mantenere una relazione costante con il proprio medico cardiologo, seguire le indicazioni sugli esami di controllo e imparare a conoscere il proprio corpo senza farsi dominare dalla paura. Gli extrasistoli, quando ben monitorati e in assenza di malattie cardiache strutturali, non rappresentano un ostacolo insormontabile per chi vuole continuare a praticare sport e vivere attivamente.