Tempo di lettura: 3 minutiVasodilatatore, antivirale e antiartrosico. Tradotto con un vecchio proverbio: ‘buon vino fa buon sangue’ e gli antichi avevano sempre ragione. Le qualità del nettare degli dei sono tante, ma solo se degustato con moderazione. Proprio in questi giorni è in corso la 51a edizione del Vinitaly, una delle fiere più importanti dedicata al vino, elemento che viene considerato fondamentale nella dieta Mediterranea. Il salone, tra l’altro, si svolge in contemporanea a Sol&Agrifood, manifestazione sull’olio extravergine di oliva e l’agroalimentare di qualità (inaugurata dal ministro Maurizio Martina).
Il vino fa parte, da sempre, della nostra cultura e delle nostre eccellenze ammirate in tutto il mondo. Dal punto di vista medico, l’idea che bere moderatamente protegga il cuore risiede nel fatto che nel vino c’è un’alta densità di lipoproteine (HDL), in altri termini, colesterolo buono. Bevendo un bicchiere di vino al giorno la sensibilità all’insulina si modifica, innescando una reazione che previene l’ostruzione delle arterie, causata generalmente dal colesterolo.
Ma gli scienziati avvertono: il vino fa bene se bevuto ai pasti e in dosi contenute, cioè un bicchiere e mezzo. Meglio se di alta qualità, perché i grandi vini hanno piu’ polifenoli e altre qualità positive rispetto ai vini andanti.
Il rosso «pulisce» l’endotelio, uno strato di cellule che riduce l’attrito tra i vasi linfatici e i vasi sanguigni ma che soprattutto riveste la superficie interna del cuore. Bere un bicchiere al giorno contribuisce a prevenire le malattie alle coronarie e ad abbattere il colesterolo cattivo. Non solo, ha anche un effetto anticoagulante. Significa che fa calare il rischio di trombosi. Sorseggiare un buon calice può anche prevenire la comparsa di arteriosclerosi, una delle malattie causate dalla degenerazione e dall’irrigidimento delle arterie. L’alcol contenuto nel vino, grazie alla formazione di ossido favorisce il rilassamento delle pareti arteriose.
Il vino, quindi, regola la pressione, ma solo in quantità ridotte (è consigliabile un solo bicchiere di vino, massimo 250 ml dopo aver mangiato). Dall’altro lato, invece, il consumo eccessivo di alcol provoca ipertensione. Accompagnare i pasti con un po’ di vino rosso fa bene soprattutto man mano che si va avanti con l’età. La scienza ha dimostrato che il resveratrolo (un componente del vino) ha effetti neuroprotettori e tiene lontano l’Alzheimer e la demenza senile.
Anche un semplice raffreddore può essere prevenuto dal vino, capace di ridurre anche la possibilità di ammalarsi di cancro alla gola o alla prostata, e ridurre il fastidio delle emorroidi.
Il perché il rosso sia più efficace del bianco risiede nei polifenoli, amici del cuore, che provengono dalla buccia e dai semi dell’uva. Il vino bianco invece si prepara utilizzando la polpa dell’acino. Tuttavia, anche il bianco ha un effetto positivo sulle piastrine.
Uno dei più recenti studi, portato avanti dai ricercatori della University of Southern Denmark, conferma i benefici del vino. Gli studiosi hanno condotto un interessante esperimento su un campione di 22.000 donne già arrivate alla menopausa, somministrando alle volontarie ogni giorno, per cinque anni, due bicchieri di alcol (tra vino e birra). Si è osservato come l’assunzione di questa quantità di vino e birra riuscisse a ridurre le patologie cardiovascolari di un quinto, cioè del 20%. Secondo molti esperti, questi risultati sono dovuti all’azione tipica dell’alcol, in grado di stimolare la produzione di colesterolo “buono” nel sangue. Insomma, una buona notizia anche per gli amanti della birra (un toccasana per i reni).
Tutto dipende, però, dal modo il cui si beve. Consumare una bottiglia di vino in una sola serata e non berne durante i restanti giorni della settimana non equivale ad assumere un bicchiere al giorno. E i rischi, in questo caso, non sono solo per il corretto funzionamento degli organi. Ad esempio, se ci si mette alla guida in stato di ebbrezza, la coordinazione e l’attenzione risultano sotto la norma, il rischio di rimanere coinvolti in un incidente stradale è altissimo.
Si può affermare, quindi, che in una dieta varia e bilanciata, inserire un bicchiere di vino non comporta alcun rischio per la salute e neanche per la dieta, ma la parola d’ordine è sempre moderazione. Solo così, il vino può aiutare il corpo a proteggersi da possibili patologie.
Un bicchiere di vino possiede all’incirca 70 Kcal, il rischio di ingrassare subentra solo se lo si assume in quantità esagerate, infatti si può arrivare ad assumere l’equivalente di un pasto completo in pochi bicchieri.
Infine c’è da sottolineare che il vino e i superalcolici non sono la stessa cosa. Se il vino ha infatti dei benefici, i cocktail sono preparati a base di alcol puro che è come il veleno per il nostro corpo.
Pasteggiare del vino a tavola, inoltre, fa parte della cultura, in particolare europea, e rappresenta una tradizione del modo di vivere la socialità da centinaia di anni.
Come per la salute, anche in questo caso, meglio non esagerare, per non correre il rischio di dire qualche parola di troppo.
Nati prematuri, gli effetti clinici della voce materna
News PresaChi da piccolo non è stato «curato» dopo una caduta dalla bici o un piccolo colpo con un bacio materno? Un placebo capace di far sparire le lacrime in men che non si dica. Oggi uno studio i revisione di un’atra ricerca realizzata presso l’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) e pubblicata sulla rivista scientifica Acta Paediatrica dimostra che la voce materna ha capacità mediche impensabili. A quanto pare, sentire la voce della mamma migliora le condizioni di salute dei neonati prematuri e ne riduce i problemi cardiaci e respiratori.
La situazione in Europa
Nel vecchio continente, ogni anno, circa mezzo milione di bambini nasce prima del termine. La prematurità rappresenta una delle principali cause di mortalità infantile e può provocare diversi problemi di salute nel bimbo, Si pensi a difficoltà respiratoria, problemicardio-circolatori, infezioni, problemi neurologici e sensoriali. La nuova ricerca ha esaminato i risultati di 15 studi condotti dal 2000 al 2015 su un campione complessivo di 512 bambini. Sentire la voce materna parlare o cantare, sia registrata che dal vivo, è stato collegato alla stabilizzazione delle condizioni fisiologiche dei neonati prematuri e a un minor numero di eventi cardio-respiratori, «con potenziali benefici clinici sulla maturazione del sistema nervoso», spiega Manuela Filippa, autrice principale dello studio. «Questo – aggiunge – è un appello affinché venga promosso il contatto vocale tra genitori e neonati prematuri, nonché un invito a studiare i suoi effetti a lungo termine sullo sviluppo dei bimbi».
Entrare in sintonia
Quello che molte future mamme non sanno è che il feto sviluppa molto presto la capacità di ascoltare, di riconoscere e memorizzare sia le voci che i suoni. Questo permette alle future mamme di stabilire una sintonia con il nascituro molto prima del momento del parto. Una sorta di comunicazione intima e privilegiata tra la madre e il bambino. La voce della mamma è in grado di attivare nel neonato specifiche zone cerebrali normalmente interessate alla regolazione delle emozioni. Il suono svolge un ruolo importante per lo sviluppo neurologico. La componente prosodica della voce materna (cioè la parte ritmica e melodica) è quindi da considerare una vera e propria forma di contatto emozionale, una forma di abbraccio non corporeo. La grande plasticità cerebrale del periodo perinatale può trovare nella voce e nella musica un potente attivatore in grado di produrre contemporaneamente stimolo e piacere.
Un bicchiere di vino al giorno toglie la malattia coronarica di torno? La parola all’esperta
Alimentazione, News Presa, Prevenzione«Il vino può essere un tonico oppure un veleno, tutto sta nella dose – spiega Kaherine Esposito, Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo all’Università della Campania L. Vanvitelli. «In dosi moderate – continua – ha effetti favorevoli su infarto e malattie vascolari in genere, e probabilmente aiuta a prevenire il diabete e i calcoli della colecisti». Ma il vino ha anche un’altra faccia, che si manifesta nell’esagerazione. «I danni provocati dal consumo smodato – spiega la professoressa – sono più consistenti: incidenti stradali, violenza nella vita di relazione, danni al fegato, al cuore, al nascituro, e aumento dl rischio di alcuni tumori, mammella in primis. Nel bene e nel male, tutto è essenzialmente dovuto all’etanolo, una semplice e piccola molecola, ingrediente attivo delle bevande alcoliche».
«Di conseguenza – conclude l’esperta – i rischi ed i benefici del vino non sono dovuti al “nettare degli dei” in quanto tale, ma al suo contenuto di etanolo, e sono comuni ad altre bevande alcoliche, birra compresa. Già Pasteur, nell’800, parafrasando Paracelso (medico-alchimista del 500), diceva che “il vino, preso in quantità moderata, è la più sana e la più igienica delle bevande”. Per chi beve, la giusta (moderata) quantità di vino rimane quella di 2 bicchieri al giorno per gli uomini e di 1 bicchiere al giorno per le donne, ai pasti».
La Prof.ssa Katherine Esposito è Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Attualmente è referente dell’UOD di Diabetologia dell’AOU Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. I principali campi di ricerca sono: dieta mediterranea, diabetologia, andrologia e endocrinologia. Il suo ultimo lavoro editoriale è rappresentato dal volume divulgativo “Occhio al piatto: un viaggio illustrato nella Dieta Mediterranea (ediz. Idelson-Gnocchi). Il “Piatto Mediterraneo” è stato presentato al recente expo di Milano, dove la prof. Esposito ha partecipato in qualità di esperta mondiale di Dieta Mediterranea.
Boom di insetti ‘alieni’ in Italia. Allarme reazioni allergiche gravi
Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneLe chiamano vespe ‘aliene’ e provengono da Cina e Medio Oriente. Gli ‘incontri ravvicinati’ però si susseguono ormai anche in Italia e in maniera frequente. La colpa è del clima ‘pazzo’ e delle temperature elevate anche fuori stagione, che sono un pericolo. I “nuovi arrivati”, infatti, aumentano il rischio di allergie e reazioni anche gravi. A mettere in luce il fenomeno sono gli esperti della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) in occasione del 30/mo congresso nazionale a Firenze. Ogni anno sono 5 milioni gli italiani punti da un’ape, vespa o calabrone e circa 400.000 i casi di reazione allergica o shock anafilattico da puntura di insetto. Gli imenotteri ‘stranieri’, spiegano gli allergologi, accrescono i rischi, perché con l’incremento delle popolazioni di insetti non soltanto aumenta la probabilità di essere punti, ma soprattutto cresce il pericolo di sensibilizzazione a nuove specie velenifere che potrebbero anche dare reazioni crociate con le autoctone. Ogni anno si contano circa 50 decessi da puntura di insetto, ma i casi fatali potrebbero aumentare proprio per colpa degli insetti ‘migranti’.
La cura, affermano gli esperti, è però possibile, almeno nei confronti delle specie note, e passa da una terapia semplice come la vaccinazione. Il vaccino per il veleno degli imenotteri è efficace nel proteggere il 97% degli allergici, ma ad oggi soltanto un paziente su 7 lo sceglie. L’aumento della temperatura ha dunque effetti su diverse specie: “La Vespa orientalis per esempio, originaria di Sud Est europeo e Medio Oriente e presente soprattutto in Sicilia, sta risalendo la penisola perché trova un habitat proficuo. Peraltro le temperature più elevate possono anche modificare il comportamento degli animali. Così, i nidi di vespa si stanno ingrossando e possono diventare perenni anziché annuali – spiega Walter Canonica, presidente SIAAIC -. E nuove specie vengono portate pure attraverso il traffico di persone ed i viaggi: dalla Cina, in questo modo, è arrivata la Vespa velutina che si sta espandendo ed è già presente in Italia, in Piemonte e Liguria. Le nuove specie non sono più aggressive di quelle italiane, ma per il semplice fatto di essere nuove implicano un incremento dei rischi per gli allergici: la composizione del veleno, simile ma non identica, può farci trovare disarmati per la diagnosi e le terapie”. Non va dunque sottovalutato il fatto che sono almeno 400.000 gli allergici agli imenotteri che rischiano uno shock grave: per evitarlo, dovrebbero rivolgersi all’allergologo per una terapia desensibilizzante. Recenti sentenze, ricorda Gianrico Senna, vicepresidente SIAAIC, “hanno già obbligato alcune Asl a somministrare gratis il vaccino ai pazienti: è un salvavita, e dovremmo perciò garantirlo a tutti gli allergici agli insetti”.
Donne e salute, una settimana di visite gratuite
News Presa, PrevenzioneUna settimana di ambulatori aperti per permettere alle donne di fare prevenzione e informarsi su tutto ciò che può essere importante per la propria salute. I medici e gli ambulatori sono quella dell’azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli e la data da segnare è il 18 aprile (primo giorno dell’Open Week promossa dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna). Perché mettere in campo un’iniziativa così estesa? «Perché – spiega il direttore generale Vincenzo Viggiani – crediamo sia necessario scendere in campo con iniziative concrete per favorire la prevenzione delle malattie e favorire l’adozione di sani stili di vita, sensibilizzando le donne alla cura della propria salute».
Cosa c’è da sapere
Per non perdere l’occasione di farsi vistare gratuitamente la prima cosa da fare è prenotarsi. Le visite possibili sono moltissime (clicca qui per la lista completa) ma sono possibili sino ad esaurimento delle disponibilità. Si può scegliere tra visite gratuite nel campo della senologia, oncologia e ginecologia fino agli incontri dedicati alle donne in menopausa per favorire la prevenzione del diabete e delle malattie meaboliche e alle attività di screening per il diabete gestazionale. Ma la novità di quest’anno è lo spazio dedicato alla sana alimentazione per la prevenzione e l’integrazione alla cura dei tumori. La speranza è che siano sempre più le giornate come questa, che celebra la seconda Giornata nazionale dedicata alla salute della donna.
Alimentazione
Sono previsti counseling sullo stile di vita che avranno la durata di due ore e prevedono una sessione di gruppo ed una individuale. Particolare attenzione è dedicata allo stile alimentare per una maggiore consapevolezza rispetto alla scelta di alimenti utili a contrastare la prosecuzione dei processi infiammatori e degenerativi dei tessuti che favoriscono l’insorgenza del cancro e delle sue complicanze. «Il modello di riferimento è quello mediterraneo tradizionale, ma perfettamente compatibile e sostenibile anche ai nostri giorni. I pilastri della dieta abituale sono i cereali integrali e la pasta, le verdure, i legumi, il pesce e la frutta. Per altri tipi di alimenti viene suggerita la quantità e la frequenza ottimale di consumo», sottolinea Salvatore Panico, responsabile della UOS di Epidemiologia Clinica e Medicina Predittiva e dell’Ambulatorio di medicina interna DIANA. «Abbiamo sviluppato oltre 200 ricette che, sulla base dei piatti tradizionali campani e napoletani, sono state rese più vicine al modello alimentare protettivo, grazie anche alla collaborazione con cuochi qualificati». L’ambulatorio di Medicina Interna “DIANA”, di fatto, mette in pratica, attraverso l’attività assistenziale, le conoscenze ottenute dai progetti di ricerca internazionale, pubblicati nella letteratura scientifica e ai quali il gruppo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II ha direttamente partecipato.
Neuroblastoma infantile, una volèe per sconfiggerlo
Bambini, News PresaIn campo per la lotta al neuroblastoma. E quando si dice «in campo» non è un modo di dire. Ieri infatti al circolo del tennis di Villaricca (provincia di Napoli) ha preso vita la seconda edizione di «Una volèe per il sorriso». La kermesse voluta dall’ASD tennis Villaricca (che vede come presidente il dottor Antonio Ciccarelli) è stata organizzata come detto per raccogliere fondi da destinare ai progetti di ricerca dell’associazione italiana per la lotta al neuroblastoma. Così, al circolo del tennis è stato allestito uno stand della campagna «Un uovo amico» dove i partecipanti, hanno potuto scegliere buonissime uova di cioccolato per sostenere la ricerca contro il neuroblastoma infantile.
Il valore dell’informazione
Per informare i presenti sul neuroblastoma e sulle attività di ricerca che si svolgono in Italia, presso lo stand è intervenuto il dottor Mario Capasso ricercatore dell’Università Federico II di Napoli. E così, tra un gesto di solidarietà e una volèe, ha preso corso una splendida mattinata di sole. Per tutti i più piccoli, l’ASD Villaricca ha messo a disposizione i maestri di tennis del circolo Vittorio Siligo (direttore della Scuola), Fabio Tenneriello e l’ex serie A Giacomo Pirozzi per una lezione gratuita.- Gli animatori-attori del teatro madrearte hanno intrattenuto adulti e piccini con giochi e animazione. Con la manifestazione organizzata in collaborazione con la Proloco di Villaricca e patrocinata dal comune di Villaricca si è conclusa la campagna di Pasqua 2017 con grande soddisfazione della referente per la Campania per il risultato ottenuto: «Anche quest’anno – ha detto – c’è stata un’ottima adesione alla campagna di Pasqua. Sono state vendute 2.000 uova. Grazie all’ impegno delle insegnanti e dei dirigenti delle scuole di Napoli Nord. Ringrazio il circolo tennis per la sensibilità che sempre mostra verso questo tema». Presenti alla iniziativa di ieri l’assessore allo sport Caterina Taglialatela, I consiglieri comunali Annamaria Porcelli, Tobia Tirozzi e il Presidente della Proloco Armando De Rosa.
Il neuroblastoma
Il neuroblastoma è un tumore che ha origine dalle cellule del sistema nervoso autonomo, cioè quell’insieme di strutture (fibre nervose, cellule nervose raggruppate che formano i cosiddetti gangli e cellule simili a quelle nervose che si trovano all’interno della ghiandola surrenale) che controlla alcune funzioni involontarie come il battito cardiaco, la respirazione o la digestione. In particolare nel termine neuroblastoma, “neuro” indica che il tumore si sviluppa nei nervi e “blastoma” indica invece che vengono coinvolte cellule immature o in via di sviluppo. Questo tumore, che colpisce soprattutto neonati e bambini al di sotto dei 10 anni, parte infatti da cellule nervose molto primitive presenti nell’embrione e nel feto. I neuroblasti, le cellule nervose che diventano tumorali in caso di neuroblastoma, si trovano in tutto l’organismo e di conseguenza il tumore può svilupparsi in diverse aree del corpo.
Tutte le qualità del nettare degli dei, protagonista del Vinitaly
Alimentazione, News Presa, PrevenzioneVasodilatatore, antivirale e antiartrosico. Tradotto con un vecchio proverbio: ‘buon vino fa buon sangue’ e gli antichi avevano sempre ragione. Le qualità del nettare degli dei sono tante, ma solo se degustato con moderazione. Proprio in questi giorni è in corso la 51a edizione del Vinitaly, una delle fiere più importanti dedicata al vino, elemento che viene considerato fondamentale nella dieta Mediterranea. Il salone, tra l’altro, si svolge in contemporanea a Sol&Agrifood, manifestazione sull’olio extravergine di oliva e l’agroalimentare di qualità (inaugurata dal ministro Maurizio Martina).
Il vino fa parte, da sempre, della nostra cultura e delle nostre eccellenze ammirate in tutto il mondo. Dal punto di vista medico, l’idea che bere moderatamente protegga il cuore risiede nel fatto che nel vino c’è un’alta densità di lipoproteine (HDL), in altri termini, colesterolo buono. Bevendo un bicchiere di vino al giorno la sensibilità all’insulina si modifica, innescando una reazione che previene l’ostruzione delle arterie, causata generalmente dal colesterolo.
Ma gli scienziati avvertono: il vino fa bene se bevuto ai pasti e in dosi contenute, cioè un bicchiere e mezzo. Meglio se di alta qualità, perché i grandi vini hanno piu’ polifenoli e altre qualità positive rispetto ai vini andanti.
Il rosso «pulisce» l’endotelio, uno strato di cellule che riduce l’attrito tra i vasi linfatici e i vasi sanguigni ma che soprattutto riveste la superficie interna del cuore. Bere un bicchiere al giorno contribuisce a prevenire le malattie alle coronarie e ad abbattere il colesterolo cattivo. Non solo, ha anche un effetto anticoagulante. Significa che fa calare il rischio di trombosi. Sorseggiare un buon calice può anche prevenire la comparsa di arteriosclerosi, una delle malattie causate dalla degenerazione e dall’irrigidimento delle arterie. L’alcol contenuto nel vino, grazie alla formazione di ossido favorisce il rilassamento delle pareti arteriose.
Il vino, quindi, regola la pressione, ma solo in quantità ridotte (è consigliabile un solo bicchiere di vino, massimo 250 ml dopo aver mangiato). Dall’altro lato, invece, il consumo eccessivo di alcol provoca ipertensione. Accompagnare i pasti con un po’ di vino rosso fa bene soprattutto man mano che si va avanti con l’età. La scienza ha dimostrato che il resveratrolo (un componente del vino) ha effetti neuroprotettori e tiene lontano l’Alzheimer e la demenza senile.
Anche un semplice raffreddore può essere prevenuto dal vino, capace di ridurre anche la possibilità di ammalarsi di cancro alla gola o alla prostata, e ridurre il fastidio delle emorroidi.
Il perché il rosso sia più efficace del bianco risiede nei polifenoli, amici del cuore, che provengono dalla buccia e dai semi dell’uva. Il vino bianco invece si prepara utilizzando la polpa dell’acino. Tuttavia, anche il bianco ha un effetto positivo sulle piastrine.
Uno dei più recenti studi, portato avanti dai ricercatori della University of Southern Denmark, conferma i benefici del vino. Gli studiosi hanno condotto un interessante esperimento su un campione di 22.000 donne già arrivate alla menopausa, somministrando alle volontarie ogni giorno, per cinque anni, due bicchieri di alcol (tra vino e birra). Si è osservato come l’assunzione di questa quantità di vino e birra riuscisse a ridurre le patologie cardiovascolari di un quinto, cioè del 20%. Secondo molti esperti, questi risultati sono dovuti all’azione tipica dell’alcol, in grado di stimolare la produzione di colesterolo “buono” nel sangue. Insomma, una buona notizia anche per gli amanti della birra (un toccasana per i reni).
Tutto dipende, però, dal modo il cui si beve. Consumare una bottiglia di vino in una sola serata e non berne durante i restanti giorni della settimana non equivale ad assumere un bicchiere al giorno. E i rischi, in questo caso, non sono solo per il corretto funzionamento degli organi. Ad esempio, se ci si mette alla guida in stato di ebbrezza, la coordinazione e l’attenzione risultano sotto la norma, il rischio di rimanere coinvolti in un incidente stradale è altissimo.
Si può affermare, quindi, che in una dieta varia e bilanciata, inserire un bicchiere di vino non comporta alcun rischio per la salute e neanche per la dieta, ma la parola d’ordine è sempre moderazione. Solo così, il vino può aiutare il corpo a proteggersi da possibili patologie.
Un bicchiere di vino possiede all’incirca 70 Kcal, il rischio di ingrassare subentra solo se lo si assume in quantità esagerate, infatti si può arrivare ad assumere l’equivalente di un pasto completo in pochi bicchieri.
Infine c’è da sottolineare che il vino e i superalcolici non sono la stessa cosa. Se il vino ha infatti dei benefici, i cocktail sono preparati a base di alcol puro che è come il veleno per il nostro corpo.
Pasteggiare del vino a tavola, inoltre, fa parte della cultura, in particolare europea, e rappresenta una tradizione del modo di vivere la socialità da centinaia di anni.
Come per la salute, anche in questo caso, meglio non esagerare, per non correre il rischio di dire qualche parola di troppo.
Osservasalute: così peggiora la vita degli italiani
News Presa, PrevenzioneE’ una foto a tinte fosche quella che si osserva nel Rapporto Osservasalute 2016 sulle condizioni di vita degli Italia. I dati che fanno riferimento al 2015 parlano di una speranza di vita alla nascita più bassa di 0,2 anni negli uomini e di 0,4 anni nelle donne rispetto al 2014. Quindi, rispettivamente, un’aspettativa di vita di 80,1 anni e 84,6 anni. Per la prima volta si nota anche che la distanza della durata media della vita di donne e uomini si sta riducendo anche se, comunque, è ancora fortemente a favore delle donne (+4,5 anni nel 2015 contro +4,9 anni nel 2011).
Divario Nord – Sud
Uno degli aspetti che fa riflettere è l’aumento del divario tra Nord e Sud dell’Italia, ché conferma le preoccupazioni legate al mancato raggiungimento dei Lea. Al Sud, e in particolare in Campania, si muore di più e il Sud dispone di minori risorse economiche, è gravato dalla scarsa disponibilità di servizi sanitari e di efficaci politiche di prevenzione. Per i meridionali viene registrata una mortalità decisamente prematura, sotto i 70 anni di vita. Ad esempio, nel 2015 un cittadino campano aveva un’aspettativa di vita inferiore di almeno tre anni rispetto ad un cittadino del Nord. La riduzione della mortalità negli ultimi 15 anni è stata del 27% al Nord, del 22% al Centro e del 20% al Sud e Isole.
Stili di vita
Ad essere in continuo peggioramento sono anche gli stili di vita: si mangia e si beve troppo, con il risultato che aumentano sia l’obesità che le malattie del fegato. Nel 2015, più di un terzo della popolazione adulta è risultata in sovrappeso, mentre poco più di una persona su dieci è stata classificata obesa (9,8% vs 10,2% del 2014); complessivamente, il 45.1% (46,4% nel 2014) dei soggetti oltre i 18 anni è in eccesso di peso, specie nelle regioni del Sud. I bambini e adolescenti di 6-17 anni in sovrappeso o obesi sono il 24,9%, con prevalenza nei contesti svantaggiati. Sbilanciato anche il rapporto tra coloro che fanno sport (il 33,3%, pari a 19,6 milioni) e i sedentari (che sono 23,5 milioni, pari al 39,9%).
Consumo di alcolici e tabacco
Altro dato allarmante è quello relativo al consumo di superalcolici. Nella foto scatta dal Rapporto Osservasalute si nota come si sia ridotta la percentuale dei non consumatori, pari al 34,8% (nel 2014 era il 35,6%), mentre sia aumentato il numero delle donne consumatrici a rischio. La prevalenza dei consumatori a rischio, nel 2015 risulta pari al 23% per gli uomini e al 9,0% per le donne (nel 2014 erano l’8,2%). Resta costante il numero dei tabagisti rispetto agli anni precedenti in cui si registrava un calo, nel 2015 si evidenzia un assestamento della quota dei fumatori. Sono 10 milioni e 300 mila: 6,2 milioni uomini e 4,1 milioni donne. Si tratta del 19,6% della popolazione di 14 anni ed oltre. Il vizio è duro a morire tra i giovani: le fasce di età più critiche sia per gli uomini che per le donne sono quella tra i 20-24 e 25-34 anni.
Antidepressivi
Si è registrato anche un forte aumento delle difficoltà psichiche con un conseguente aumento di consumo degli antidepressivi. Secondo i ricercatori m il trend in aumento «può essere attribuibile a diversi fattori tra i quali, ad esempio, l’arricchimento della classe farmacologica di nuovi principi attivi utilizzati anche per il controllo di disturbi psichiatrici non strettamente depressivi (come i disturbi di ansia) e la riduzione della stigmatizzazione delle problematiche depressive».
L’Uber della salute che ti mette in contatto con lo specialista
News Presa, Ricerca innovazioneTramite una nuova app gli utenti potranno trovare immediatamente un medico specialista disponibile e fissare un appuntamento senza liste d’attesa. È il nuovo Uber della salute (come è stato già soprannominato in America). L’applicazione ora è in fase di lancio negli Stati Uniti.
Come spiega il fondatore a Usa Today, inizierà le operazioni in una dozzina di città statunitensi, ma i piani sono di espandere il servizio anche ad altri paesi per poi in futuro approdare anche all’estero.
Concierge key Health è il nome dell’applicazione che ha già a disposizione 1500 specialisti di diversi settori, dalla medicina d’urgenza all’ortopedia. Il servizio costerà 2mila dollari l’anno per una persona e 3500 per una famiglia. “Vogliamo ricreare un’esperienza simile a Uber – conferma Robert Grant, Ceo della start up -. Una delle difficoltà maggior in questo campo è che nessuno pensa all’esperienza dei pazienti. Noi non forniremo servizi, ma un accesso immediato a specialisti di primo livello”.
Se avrà successo il servizio verrà esteso a 18 città nel 2018, e nel 2019 potrebbero esserci le prime applicazioni all’estero. Il modello è leggermente diverso da quello di altre app attive negli Usa, da Heal a Pager, che sono invece incentrate sulla fornitura di un medico a domicilio in caso di necessità.
La nuova applicazione, invece, vuole aiutare gli utenti ad avere a portata di click un esperto di settore
Un ‘bollino blu’ per chef che cucinano a prova di allergie
Alimentazione, Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneNon solo stelle che testimonino la bravura dei nostri chef, da oggi i ristoranti potranno avere il ‘bollino blu’ per essere a prova di allergie. Il bollino, infatti, garantisce sicurezza ai circa 5 milioni di italiani che soffrono di allergie a cibi o intolleranze. L’iniziativa, che è partita da Roma, ma sarà poi estesa in tutta Italia, prevede dei corsi ad hoc dedicati a chef e ristoratori. L’obiettivo è quello di fornire nuovi strumenti (oltre a quelli da cucina) per gestire al meglio gli avventori con allergie, offrendo loro menu sicuri. Ciò prevede anche la conoscenza delle procedure da attivare in caso di emergenza.
Insomma, gli chef italiani potranno esporre d’ora in poi anche il ‘bollino blu anti allergie’. L’iniziativa, con i primi corsi per educare ristoratori e gestori a ridurre al minimo i rischi per i clienti allergici, prenderà il via a fine aprile presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, coordinata da Domenico Schiavino, responsabile del Servizio di Allergologia del Policlinico Gemelli di Roma, e si estenderà poi in tutta Italia. Organizzati dalla Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), i corsi sono stati presentati in occasione del 30/mo congresso SIAAIC a Firenze. «È una esigenza che parte dalla consapevolezza che i pazienti sono in continuo aumento», ha spiegato Giorgio Walter Canonica, presidente SIAAIC.
Gli allergici ai cibi in Italia sono oltre 2 milioni, secondo i dati forniti durante il congresso, a cui si aggiungono altri 2 milioni di intolleranti a uno o più alimenti. Ma sono moltissime le forme di allergia al cibo che si stanno diffondendo: si stimano per esempio circa 5 milioni di allergici al nichel, un metallo contenuto in vari alimenti, ma anche circa 100.000 persone, in incremento, che non tollerano gli additivi alimentari. Gli chef verranno informati anche sui problemi posti dagli alimenti ‘nascosti’ nelle preparazioni in apparenza a prova di allergico, e verranno loro chiarite le reazioni crociate tra alimenti.
L’obiettivo dei corsi è anche quello di rispondere alla raccomandazione del Regolamento Europeo che suggerisce la presenza di personale formato ad affrontare le allergie tra gli addetti al pubblico. Il fine, concludono gli allergologi, è dunque andare oltre la semplice etichettatura dei 14 gruppi alimentari allergizzanti individuati dall’Ue e per cui è obbligatoria la segnalazione.
NapLAB e le nuove frontiere della ricerca scientifica
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneSi chiama NapLAB ed è un laboratorio nel quale la ricerca scientifica sembra rasentare la fantascienza, una costola dell’IRCCS SDN di Napoli, che poi è l’unico Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico in Italia di natura diagnostica. L’acronimo è quello di Neuro Anatomy and image Processing LABoratory ed è quindi subito chiaro di cosa ci si occupa, anche se il fiore all’occhiello è la vocazione hi-tech dei macchinari e delle azioni di ricerca e soprattutto l’integrazione sistemica dei saperi al servizio dello sviluppo della ricerca e della diagnostica. Al suo interno NapLAB riunisce infatti tutte le competenze tecnologiche relative al settore dell’imaging diagnostico al servizio delle esigenze clinico-scientifiche: fisici, ingegneri, biotecnologi, informatici, psicologi che lavorano accanto ai radiologi per raggiungere quanto prima il futuro approdo della medicina personalizzata, quella che sceglie la terapia migliore in base alle necessità ed ai geni del singolo paziente.
Nuove frontiere
La presentazione del lavoro di NapLAB si è tenuta oggi, in occasione dell’intervento di Luis Martí-Bonmatí, direttore del Dipartimento di Medicina per Immagini de “La Fe University and Polytechnic University Hospital” di Valencia al ciclo di incontri «Le nuove frontiere della ricerca scientifica», ideato e promosso dal IRCCS SDN, con la direzione scientifica Marco Salvatore, per divulgare le nuove scoperte della ricerca scientifica in campo biomedico. Tema della conferenza, coordinata da Arturo Brunetti, direttore dell’Istituto di Radiologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, saranno le nuove frontiere della radiomica e il futuro della medicina di precisione. «L’evoluzione tecnologica della strumentazione di diagnostica per immagini e di laboratorio – anticipa il direttore scientifico dell’IRCCS SDN, Marco Salvatore – sta rivoluzionando la capacità di ricavare informazioni utili al paziente per garantire un iter diagnostico personalizzato». Tradizionalmente le immagini radiologiche erano interpretate dagli specialisti tramite una valutazione visiva che si rifletteva in un referto prevalentemente descrittivo. Oggi, come ha evidenziato Salvatore «le immagini diagnostiche provenienti da modalità avanzate come la risonanza ad alto campo, la TAC a doppio tubo e metodiche ibride come la PET-risonanza, contengono molte più informazioni utili alla diagnosi rispetto a quelle rilevabili solo visivamente e grazie al supporto dei calcolatori di nuova generazione e di metodi avanzati di analisi dei dati si riesce a derivare dall’informazione complessa contenuta negli esami di diagnostica per immagini, biomarcatori numerici utili ad una diagnosi più precisa e più precoce e ad un percorso terapeutico specifico per il singolo paziente». Un’attività che apre uno scenario rivoluzionario, in cui diventa possibile leggere un referto radiologico come un referto di laboratorio e in cui è i risultati sono quantitativi e possono essere valutati risultati rispetto a dei valori normativi.
Dalla radiomica alla radiogenomica
Luis Martí-Bonmatí spiega che «lo studio e l’applicazione di metodi di calcolo numerico a immagini diagnostiche rientrano in una nuova scienza, la radiomica, che si pone l’obiettivo di stabilire un quadro completo delle caratteristiche significative di stati patologici o di risposta alla terapia». Ed è proprio questo uno dei settori d’azione di NAPLAB che lavora in particolare in uno dei campi di applicazione principali della radiomica: quello oncologico, nel quale, come spiega il fisico Marco Aiello, coordinatore di NapLAB, «le immagini relative a lesioni tumorali vengono elaborate secondo procedure radiomiche consentendo un confronto numerico e statistico dei risultati con altre caratteristiche individuali come le informazioni genomiche». Ed qui che, guardando al futuro della medicina personalizzata, la radiomica diventa radiogenomica.