Tempo di lettura: 2 minutiOra che il decreto sui vaccini obbligatori per le iscrizioni a scuola è stato firmato dal presidente della Repubblica in tutto il Paese centinaia di migliaia di genitori sono nel panico. Tutti già immaginano scene apocalittiche in vista delle iscrizioni al nido e si preoccupano di non riuscire ad adempiere in tempo. Effetto della suggestione, perché la massima efficacia della nuova legge riguarda i nati del 2017, bimbi che non dovranno andare al nido prima di due anni. Per fare chiarezza vediamo cosa cambia sul delicato delle vaccinazioni con una sorta di breve prontuario del genitore.
Ammissione a scuola
Le dodici vaccinazioni obbligatorie divengono un requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (per i bambini da 0 a 6 anni). Ma quali sono i nuovi vaccini obbligatori? Le vaccinazioni obbligatorie e gratuite passano, come detto, da quattro a dodici. Per i minori di età compresa tra 0 e 16 anni sono obbligatorie e gratuite – in base alle specifiche indicazioni del Calendario Vaccinale Nazionale relativo a ciascuna coorte di nascita: la vaccinazione anti-poliomielitica, la vaccinazione anti-difterica, la vaccinazione anti-tetanica, la vaccinazione anti-epatite B (tutte in realtà già obbligatorie).
Si aggiungono come obbligatorie: la vaccinazione anti-pertosse, la vaccinazione anti-Haemophilus Influenzae tipo b, la vaccinazione anti-meningococcica B, la vaccinazione anti-meningococcica C, la vaccinazione anti-morbillo, la vaccinazione anti-rosolia, la vaccinazione anti-parotite, la vaccinazione anti-varicella. Tutte vaccinazioni obbligatorie di nuova introduzione, ma già presenti nel Calendario vaccinale vigente, come «fortemente raccomandate»
Dodici vaccini non significa dodici punture
Per effettuare le 12 vaccinazioni obbligatorie non saranno necessarie 12 diverse punture. Sei vaccini possono essere somministrati contestualmente con la cosidetta vaccinazione esavalente (i vaccini: anti-poliomielite, anti-difterite, anti-tetano, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus Influenzae tipo b). Quattro vaccini possono essere somministrati contestualmente con la vaccinazione quadrivalente (i vaccini: anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella); mentre solo due vaccini (anti-meningococco B e antimeningococco C) devono essere somministrati separatamente. Queste dodici vaccinazioni devono essere tutte obbligatoriamente somministrate ai nati dal 2017. Ovviamente, la violazione dell’obbligo vaccinale comporta l’applicazione di significative sanzioni pecuniarie.
Nati dal 2001 al 2004
Devono effettuare (ove non abbiano già provveduto) le quattro vaccinazioni già imposte per legge (anti-epatite B; anti-tetano; anti-poliomielite; anti-difterite) e l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’anti-pertosse e l’anti-Haemophilus influenzae tipo b, raccomandate dal Piano Nazionale Vaccini 1999-2000
Nati dal 2005 al 2011
Devono effettuare, oltre alle quattro vaccinazioni già imposte per legge, anche l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’antipertosse e l’anti-Haemophilus influenzae tipo b, previsti dal Calendario vaccinale incluso nel Piano Nazionale Vaccini 2005- 2007.
Nati dal 2012 al 2016
Devono effettuare, oltre alle quattro vaccinazioni già imposte per legge, anche l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’anti-pertosse, l’anti-Haemophilus influenzae tipo b e l’anti-meningococcica C, previste dal Calendario vaccinale incluso nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2012-2014
Vaccini obbligatori, ecco cosa bisogna sapere
News PresaOra che il decreto sui vaccini obbligatori per le iscrizioni a scuola è stato firmato dal presidente della Repubblica in tutto il Paese centinaia di migliaia di genitori sono nel panico. Tutti già immaginano scene apocalittiche in vista delle iscrizioni al nido e si preoccupano di non riuscire ad adempiere in tempo. Effetto della suggestione, perché la massima efficacia della nuova legge riguarda i nati del 2017, bimbi che non dovranno andare al nido prima di due anni. Per fare chiarezza vediamo cosa cambia sul delicato delle vaccinazioni con una sorta di breve prontuario del genitore.
Ammissione a scuola
Le dodici vaccinazioni obbligatorie divengono un requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (per i bambini da 0 a 6 anni). Ma quali sono i nuovi vaccini obbligatori? Le vaccinazioni obbligatorie e gratuite passano, come detto, da quattro a dodici. Per i minori di età compresa tra 0 e 16 anni sono obbligatorie e gratuite – in base alle specifiche indicazioni del Calendario Vaccinale Nazionale relativo a ciascuna coorte di nascita: la vaccinazione anti-poliomielitica, la vaccinazione anti-difterica, la vaccinazione anti-tetanica, la vaccinazione anti-epatite B (tutte in realtà già obbligatorie).
Si aggiungono come obbligatorie: la vaccinazione anti-pertosse, la vaccinazione anti-Haemophilus Influenzae tipo b, la vaccinazione anti-meningococcica B, la vaccinazione anti-meningococcica C, la vaccinazione anti-morbillo, la vaccinazione anti-rosolia, la vaccinazione anti-parotite, la vaccinazione anti-varicella. Tutte vaccinazioni obbligatorie di nuova introduzione, ma già presenti nel Calendario vaccinale vigente, come «fortemente raccomandate»
Dodici vaccini non significa dodici punture
Per effettuare le 12 vaccinazioni obbligatorie non saranno necessarie 12 diverse punture. Sei vaccini possono essere somministrati contestualmente con la cosidetta vaccinazione esavalente (i vaccini: anti-poliomielite, anti-difterite, anti-tetano, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus Influenzae tipo b). Quattro vaccini possono essere somministrati contestualmente con la vaccinazione quadrivalente (i vaccini: anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella); mentre solo due vaccini (anti-meningococco B e antimeningococco C) devono essere somministrati separatamente. Queste dodici vaccinazioni devono essere tutte obbligatoriamente somministrate ai nati dal 2017. Ovviamente, la violazione dell’obbligo vaccinale comporta l’applicazione di significative sanzioni pecuniarie.
Nati dal 2001 al 2004
Devono effettuare (ove non abbiano già provveduto) le quattro vaccinazioni già imposte per legge (anti-epatite B; anti-tetano; anti-poliomielite; anti-difterite) e l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’anti-pertosse e l’anti-Haemophilus influenzae tipo b, raccomandate dal Piano Nazionale Vaccini 1999-2000
Nati dal 2005 al 2011
Devono effettuare, oltre alle quattro vaccinazioni già imposte per legge, anche l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’antipertosse e l’anti-Haemophilus influenzae tipo b, previsti dal Calendario vaccinale incluso nel Piano Nazionale Vaccini 2005- 2007.
Nati dal 2012 al 2016
Devono effettuare, oltre alle quattro vaccinazioni già imposte per legge, anche l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’anti-pertosse, l’anti-Haemophilus influenzae tipo b e l’anti-meningococcica C, previste dal Calendario vaccinale incluso nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2012-2014
Scacco matto alle malattie renali
AlimentazioneSono due, uno rosso e l’altro verde, il primo compie sempre scelte giuste, il secondo quelle sbagliate. Hanno una forma inequivocabile, quella di due piccoli reni. Sono i Kidneys (reni in inglese) , i protagonisti della nuova campagna di comunicazione targata ANDID (Associazione Nazionale Dietisti) e Aned (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto) lanciata in occasione dei Giochi Nazionali per trapiantati e dializzati svoltisi pochi giorni fa a Brà. L’obiettivo è chiaro: aumentare la consapevolezza rispetto al consumo del sale, per coloro che affrontano la malattia renale.
Il ruolo del sodio
«L’iniziativa – spiega Giuseppe Vanacore, Presidente Aned – è parte di un progetto condiviso con Andid che ha l’obiettivo di affrontare, in una chiave semplice e diretta, alcuni argomenti fondamentali per i pazienti che convivono con la malattia renale. Abbiamo iniziato con il consumo di sodio perché interessa tutti i pazienti, sia che stiano affrontando una terapia conservativa, sostitutiva con dialisi oppure siano prossimi ad un trapianto». Ma perché la quantità di sodio che si assume è così importante per le persone che affrontano la malattia renale? Quando mangiamo, il rene sano elimina il sodio in eccesso mentre nella persona con insufficienza renale cronica il rene malato non è in grado di garantire il corretto equilibrio. La ritenzione di sodio porta all’aumento della pressione arteriosa che è un fattore di peggioramento della malattia renale.
Diete equilibrate
«Meno sale è meglio!» è il claim della campagna di comunicazione e le kidneys card intendono raccontare quali sono le possibili “strategie di gioco” per ridurre il consumo di sale e fare scacco alla malattia renale, attraverso utili e pratici consigli e buone pratiche di consumo. La campagna di comunicazione viaggerà sul web. Le card sono scaricabili gratuitamente on line dal sito Aned e dal sito Andid. Da alcuni anni, l’Associazione sta puntando molto sulla comunicazione e su nuove modalità per orientare le scelte di consumo. Siamo tutti stanchi di divieti e proibizioni, ma abbiamo bisogno di strade alternative e sostenibili per praticare ogni giorno scelte consapevoli che ci consentano di vivere meglio. La collaborazione con Aned intende essere un primo passo verso progettualità condivise e continuative dedicate a chi affronta la malattia renale. Le prossime kidneys card saranno dedicate al potassio e al fosforo, proseguiremo il ciclo con un approfondimento sui liquidi ”, precisa Ersilia Troiano, Presidente Andid.
Spezie e aromi
Il problema della riduzione di sale è naturalmente collegato al timore di perdere il gusto delle pietanze. Ma l’uso di spezie e di erbe aromatiche ci viene in soccorso – rivela Franca Pasticci, curatrice del progetto – garantendo gusto e sapore anche in assenza di sale. Quanto ne dovremmo consumare, lo dice chiaramente l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che indica, anche per la popolazione sana, il tetto massimo di 5 grammi di sale al giorno, pari a un cucchiaino da caffè. Ma il vero problema è il sale nascosto. Più della metà del sale che mangiamo è contenuto negli alimenti che acquistiamo già pronti al consumo. La migliore strategia da adottare è acquistare alimenti freschi e cucinarli in casa, controllando i condimenti che usiamo. Se invece comperiamo alimenti pronti è necessario bilanciare nel pasto ed evitare di aggiungerlo in altri cibi. Dobbiamo poi ricordare che il sale è usato come conservante, per esempio nei salumi e nei formaggi; per questo è consigliabile mangiare non più di uno, due volte a settimana gli affettati e prediligere formaggi freschi. Infine, quando acquistiamo alimenti pronti, è importante leggere le etichette e scegliere alimenti che contengano meno di 0,03 g di sale ogni 100 g».
Radioterapia, al Pascale lista d’attesa quasi dimezzate
News PresaIl Pascale cambia direzione e si rimette in linea con standard accettabili di cura anche sulla radioterapia. Quella che in altre regioni d’Italia non sarebbe una notizia, lo è purtroppo in Campania. E allora ecco il report di quanto fatto per i pazienti con metastasi, che ora possono essere trattati entro tre giorni. Quanti invece hanno bisogno del trattamento di CyberKnife possono scalare la lista d’attesa in appena una settimana.
Il nuovo manager
Per tutto questo va dato merito ad Attilio Bianchi, direttore generale che il governatore De Luca ha voluto mettere alla guida dell’Istituto oncologico. Lui, come gli altri dg nominati dalla Regione, si è messo a lavoro a testa bassa e ha fatto scattare le misure necessarie al cambio di passo. In particolare sono bastate le assunzioni di due medici e quattro tecnici per fare in modo che la Radioterapia del Pascale potesse ridurre le liste d’attesa del 40 per cento con un incremento dei malati trattati di oltre il 25 per cento.
I numeri
Nei primi cinque mesi del 2016 sono stati trattati 486 pazienti oncologici, nello stesso periodo di quest’anno ne sono stati trattati 615. Con l’entrata in esercizio del terzo acceleratore lineare, inoltre, i pazienti trattati nel turno mattutino sono passati da 60 a 100. Percentuali destinate solo ad aumentare nei prossimi mesi. Da ieri la Radioterapia è aperta, infatti, fino alle 17 e con il graduale inserimento di ulteriore personale tale da poter estendere l’apertura fino alle 20, l’obiettivo è quello di raggiungere il target di 180 pazienti al giorno entro ottobre. «Era importante dare un messaggio chiaro e forte ai nostri ammalati», dice Bianchi. «Questi interventi rispondono a uno specifico programma di questa Direzione che dal primo giorno in cui si è insediata sta lavorando alla riduzione delle liste d’attesa».
Gesuele Montone: l’ultimo appello per mio figlio antonio
News Presa, RubricheCosa è disposto a fare un padre pur di salvare suo figlio dalla malattia? La risposta più autentica a questa domanda è nella storia di Gesuele Montone. Il suo appello? «Date al mio ragazzo una possibilità». Ma andiamo con ordine. Ciò che Gesuele chiede è un farmaco, un collirio chiamato Ngf. In pratica un fattore di crescita che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) arrestare l’inesorabile deterioramento della vista di Antonio. Il farmaco però ha un costo esorbitante, quasi 1900 dollari al milligrammo. Vale a dire che per curare Antonio servirebbero circa 60mila dollari. A raccontare questa vicenda è stato Raffaele Nespoli dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno.
La storia
«Due mesi al massimo, poi suo figlio diventerà cieco». Parte da qui il racconto del Corriere del Mezzogiorno del 29 marzo scorso. «Nella testa di Gesuele Montone – si legge – queste parole continuano a suonare come un conto alla rovescia, incastrate tra l’angoscia e l’assoluta incapacità di accettare passivamente un destino che sembra segnato. Del resto, se Gesuele fosse uno abituato ad arrendersi, suo figlio Antonio sarebbe morto 26 anni fa. Nell’aprile del ’91 gli venne diagnosticato un tumore rarissimo (appena 18 casi in tutta Europa). Inoperabile, secondo il neurochirurgo che lo visitò. Anche in quell’occasione le parole che si incastrarono nella testa di papà Gesuele suonarono come un conto alla rovescia. Domani il corriere darà nuovamente voce a Gesuele e al suo ultimo appello.
Il collirio di Rita Levi Montalcini
Il nome completo di questo collirio è Nerve growth factor (Ngf). La scoperta consentì a Rita Levi Montalcini di vincere il Premio Nobel nel 1986 assieme all’americano Stanley Cohen. Si tratta di una proteina-segnale che viene prodotta naturalmente dall’organismo, favorendo lo sviluppo e la sopravvivenza delle cellule nervose, comprese quelle retiniche. La speranza di Gesuele è quella di poter provare anche con quest’ultima carta, per evitare che la luce negli occhi di Antonio si spenga per sempre.
Non solo farmaci e terapie: web e social allungano vita dei malati oncologici
Associazioni pazienti, Farmaceutica, News Presa, Nuove tendenze, Prevenzione, Ricerca innovazioneNon solo farmaci e terapie di ultima generazione, la tecnologia e i social allungano la vita dei malati oncologici, oltre a migliorarla. Questi nuovi strumenti sono i protagonisti del Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco), il più grande appuntamento del settore a livello mondiale.
Sono tanti gli esempi di ‘tecnologia contro il cancro’ che arrivano dall’Asco 2017, a partire dall’interesse suscitato da un innovativo sistema basato sul web e che consente ai pazienti di auto-segnalare i sintomi legati alla malattia e alla chemioterapia in tempo reale, attivando un allarme via mail ai medici in caso di necessità. Un sistema che ha aiutato i pazienti a vivere più a lungo, con una maggiore sopravvivenza di ben 5 mesi. Lo studio ha riguardato 766 pazienti, dimostrando come un semplice intervento può avere enormi benefici. I pazienti con cancro metastatico che hanno utilizzato tale strumento hanno, infatti, avuto una sopravvivenza maggiore di 5 mesi rispetto a coloro che non utilizzavano il sistema. Lo studio, della University of North Carolina, è stato presentato in sessione plenaria e verrà pubblicato sul Journal of the American medical association (Jama). I pazienti che ricevono la chemio, spiega il primo autore, Ethan Basch, “spesso hanno sintomi severi, ma la metà delle volte i medici non ne sono consapevoli. Questo sistema è inoltre associato ad un minor numero di visite di emergenza ed ospedalizzazione e ad una maggiore tolleranza della chemio”. Il “miglioramento che abbiamo visto in termini di sopravvivenza – evidenzia Basch – può sembrare modesto, eppure è maggiore dell’effetto di molti farmaci per i tumori metastatici”. Protagonista anche la Mobile-Health, con un’intera sessione dedicata agli studi sulle nuove app che puntano a migliorare la cura dei pazienti. tra le tante, è stata presentata ‘Strength Through insight‘, un’app messa a punto dalla Thomas Jefferson University: chiede ai pazienti con tumore della prostata di compilare dei questionari su sintomi e terapie, per un maggiore monitoraggio. Sotto i riflettori pure il ruolo dei social media Facebook e Twitter, come nel caso del progetto ‘Metastatic breast cancer project’ sul tumore al seno che, promosso dall’Università di Harvard, consente ai pazienti in collegamento nei gruppi social di condividere campioni clinici. Ed ancora: grande interesse ha suscitato pure un progetto di intervento per mezzo di Twitter per la cessazione dell’abitudine al fumo, chiamato ‘Tweet2quit‘ e promosso dallo Stanford prevention research center. Altri sistemi tecnologici sono invece più mirati al trattamento, come ‘PatientsLikeMe’, un sito web che i pazienti possono usare per comunicare tra loro circa opzioni terapeutiche ed effetti collaterali delle cure. Per il presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Carmine Pinto: per la prima volta queste metodologie basate sulla tecnologia vengono validate da studi scientifici.
Adolescenti italiani: 80% sperimenta disagio emotivo. Amici punto fermo
Adolescenti, News Presa, Nuove tendenze, Pediatria, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazionePer gli adolescenti italiani gli amici restano un punto fermo nei momenti di difficoltà: solo il 4% dei ragazzi non riceve mai il loro aiuto, circa il 70% lo riceve (spesso o sempre). Più bassa la percentuale (46%) di coloro che si rivolgono (sempre o spesso) ai genitori per essere tranquillizzati quando hanno una preoccupazione. E solo il 20% ritiene che la scuola sia attenta al disagio e alle esigenze degli adolescenti
In un momento storico che deve fare i conti con un fenomeno come il “Blue Whale”, il pericoloso video gioco rituale che può condurre ragazzi fragili verso il suicidio, i risultati preliminari di un’indagine della Sip, Società Italiana di Pediatria, presentata in occasione del Congresso Nazionale a Napoli, rilevano un disagio emotivo diffuso tra i giovanissimi accanto a una distanza dalle figure adulte di riferimento.
Oltre la metà degli intervistati dichiara di essere stato (sempre, spesso, qualche volta) così male da non riuscire a trovare sollievo. E se a questa percentuale si aggiungono coloro che hanno sperimentato “raramente” questa sensazione si arriva a circa l’80% del campione. Il 15% del campione si è inflitto lesioni intenzionalmente spesso per trovare un sollievo (o per puro piacere). Circa un ragazzo su due ha sentito il bisogno di avere un sostegno psicologico, ma l’84,2% non si è rivolto a un servizio di aiuto psicologico e solo il 4,8% ha utilizzato quello della scuola. Quelli che si sono rivolti allo specialista (7,4%) lo hanno fatto principalmente per problemi familiari (27,3%) seguiti da quelli sentimentali e comportamentali (entrambi al 21%), scolastici (16%) e con coetanei (13,3%).
“I risultati dell’indagine confermano che l’adolescenza è un’età difficile, la novità è che le difficoltà emotive e comportamentali emergono sempre più precocemente. Come Pediatri stiamo infatti osservando un’insorgenza sempre più precoce di alcuni problemi tipici dell’adolescenza – afferma il Presidente della Sip Alberto Villani -. Il Pediatra può e deve svolgere un’importante attività di prevenzione con bambini e genitori affrontando temi che si ritenevano propri dell’età adolescenziale, ma che si manifestano prima. E’ necessario elaborare strategie comunicative adatte ai bambini più piccoli e preparare i genitori ben prima dell’età adolescenziale”.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con gli uffici scolastici regionali che hanno invitato gli alunni a rispondere ad un questionario informatizzato. In circa due mesi sono state raccolte le dichiarazioni di più di 10 mila ragazzi, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, provenienti da tutte le regioni italiane. Sono stati indagati diversi ambiti: alimentazione e rapporto con il proprio corpo, percezione dell’ascolto ricevuto, disagio psico-emotivo, bullismo, sessualità, dipendenze, uso di internet, famiglia.
Gli amici restano un punto fermo nei momenti di difficoltà e disagio: solo il 4% dei ragazzi non riceve mai il loro aiuto, circa il 70% lo riceve (spesso o sempre). Più bassa la percentuale (46%) di coloro che si rivolgono (sempre o spesso) ai genitori per essere tranquillizzati quando hanno una preoccupazione. E solo il 20% ritiene che la scuola sia attenta alle esigenze degli adolescenti.
“Emerge un quadro della popolazione in età adolescenziale nel nostro Paese che segnala aspetti indubbiamente preoccupanti – spiega Giovanni Vitali Rosati, pediatra di famiglia referente per la Sip del gruppo di lavoro che ha curato l’indagine -. Gli adolescenti valorizzano la relazione tra pari mentre sentono gli adulti di riferimento nei vari loro contesti di vita (scuola, famiglia) come spesso distanti e poco responsivi e sembrano utilizzare scarsamente i servizi di aiuto in ambito sanitario e scolastico”.
A Benevento di scena la giornata dello sport
SportGrande successo per la «giornata dello sport» organizzata a cerreto sannita (Benevento) dal professor Alfonso De Nicola in collaborazione con il Comune e la proloco Cominium. Per molti giovani atleti è stata l’occasione giusta per incontrare tanti campioni che hanno voluto sottolineare l’importanza di fare sport in tutta sicurezza, ponendo attenzione ad un corretto stile di vita e alla prevenzione. Al convegno della sul tema hanno fatto seguito dimostrazioni pratiche di attività sportive in piazza da parte delle associazioni e nel pomeriggio l’atteso triangolare di calcio con la partecipazione di tre squadre: ex giocatori del Napoli, attori di «made in sud» e personaggi dell’informazione. Andiamo con ordine.
Lo slogan
«Lo sport è vita per le persone di tutte le età, se fatto nel modo giusto». Questo il messaggio lanciato nel corso della giornata nel corso dell’evento che rientra nei programmi che il Coni organizza annualmente per celebrare l’attività fisica intesa come momento di crescita e di aggregazione e per diffondere i valori ad esso legati. Principi che fanno da sfondo ad una società attenta alla prevenzione, al benessere, alla solidarietà, alla partecipazione e all’educazione del corpo e della mente. Se poi la chiamata arriva dal professor Alfonso De Nicola, sono sempre in tanti i campioni a risponde, ancor più se per una giusta causa.
Il convegno
In mattinata al Palazzo Del Genio si è svolto il Convegno «Sport, alimentazione e sicurezza» con la partecipazione di esperti del settore, oltre che sportivi e docenti universitari. Il saluto del Sindaco, Giovanni Parente e del rappresentante del Coni, gli interventi del professor Marcellino Monda, direttore unità operativa complessa dietologia e medicina dello sport Università della Campania Luigi Vanvitelli, del professpr Raffaele Canonico, medico sociale del Napoli, del dottor Felice Sirico, medico dello Sport e ovviamente dello stesso De Nicola, Responsabile Staff Medico del Napoli. L’umo che in 12 anni ha fatto della sua equipe una vera eccellenza con gli azzurri squadra meno infortunata della serie A.
Presenti anche gli ex calciatori Gaetano De Rosa, Giuseppe Barrucci, Ciro Caruso (toccante il suo racconto relativo al fatto che grazie al defibrillatore è stato salvato nella sua scuola calcio un bambino di 13 anni) e ancora in collegamento skype Fabio Cannavaro, Fabio Pisacane e il professor Antonio Giordano, della Temple University di Philadelphia. Con sorpresa per alcuni ex del Napoli immortalati bambini in un video presente su youtube quando erano ragazzini e pieni di tante speranze.
Le medaglie
L’occasione di questa grande festa è servita anche per attribuire le medaglie alle scuole calcio e le associazioni del territorio, anche se il momento più atteso è stato quello del calcio giocato. Allo stadio comunale di cerreto sannita «Gigino Di Lella» si è tenuto il triangolare a scopo benefico con le tre squadre che con entusiasmo hanno aderito all’invito: i ‘giocatori ex Napoli’ tra cui Gennaro Iezzo, Francesco Montervino, Nicola Mora, Pino Taglialatela, Gaetano De Rosa, Raffaele Di Fusco, Giuseppe Barrucci, Giorgio Di Vicino, Gianluca Grava e Ciro Caruso; una rappresentanza degli attori di Made in Sud (Abbacuccio, Fastido, Esposito, Fischetti..) e la squadra dei giornalisti della Campania (tra cui Fabrizio Cappella, Antonio Russo, Dino Manganiello, Gianluca Monti e l’astrologo Riccardo Sorrentino). E un momento di commozione è stato dedicato al mai dimenticato Carmelo Imbriani alla presenza della sua famiglia prima del fischio d’inizio. Per la cronaca, il mini torneo è stato vinto dalla squadra dei Giornalisti della Campania, che dopo aver sconfitto gli ‘Ex Napoli’ ai rigori hanno superato la compagine di Made in Sud con un goal di Gianluca Monti in contropiede. Il ricavato della manifestazione (circa 300 i presenti) sarà investito per l’acquisto di defibrillatori che andranno alle associazioni del territorio. Un fortunato spettatore si è aggiudicato (con estrazione finale) la maglia n. 99 autografata da Arek Milik.
Gli effetti delle immagini shock sui fumatori. L’indagine Iss
News Presa, Nuove tendenze, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneSono un deterrente sui fumatori le immagini shock presenti sui pacchetti di sigarette. A dimostrazione che l’educazione ai corretti stili di vita e la comunicazione sono strumenti centrali nel costruire la consapevolezza sul rischio per la salute sono i dati che riguardano l’impatto delle immagini shock sui fumatori. Pittogrammi, messaggi forti sul rischio, Numero Verde: le avvertenze riportate sui pacchetti, secondo la direttiva europea del 2014, non sono risultate indifferenti ai tabagisti. L’indagine dell’ Istituto Superiore della Sanità rivela, infatti, che l’83% dei fumatori ha pensato, almeno qualche volta, guardando le immagini shock, ai rischi legati alla salute. Il 60% ha dichiarato che è aumentato il desiderio di smettere e il 36% ha rinunciato ad accendersi una sigaretta. Un fumatore su cinque, inoltre, usa stratagemmi per coprire le immagini shock, 1 su 3 ha notato il Numero Verde.
“Da quando – ha detto Roberta Pacifici, direttore Ossfad – il Numero Verde compare su tutti i pacchetti di sigarette, le telefonate al nostro servizio si sono quintuplicate”.
I numeri. Da quando il Numero Verde Fumo dell’Iss è stato inserito su tutti i pacchetti di sigarette (precedentemente compariva a rotazione con altri 13 messaggi) il servizio telefonico ha visto un incremento esponenziale del numero di chiamate. Da agosto 2016 (momento in cui i pacchetti di sigarette con le nuove avvertenze sono arrivati sul mercato) a dicembre dello stesso anno, sono giunte al telefono verde 5.041 chiamate, numero nettamente superiore rispetto alle 1.326 dello stesso periodo del 2015. Nel 2016 le chiamate complessive sono state 7.767. L’utente che chiama il servizio telefonico dell’Iss è nel 64,6% dei casi maschio, (35,4% le donne), fumatore (96,2%) appartenente alla fascia d’età 46-65 e dichiara di aver visto il Numero Verde Fumo sul pacchetto di sigarette (98,5% dei casi).
Denti bianchi, ecco cosa dicono i dentisti
Medicina esteticaDenti bianchi per un sorriso perfetto. Nella società dell’immagine il dictat è questo, anche se poi per arrivarci serve l’aiutino. E che un sorriso bianchissimo sia in cima ai desideri degli italiani, in alcuni casi l’unico motivo che li spinge volentieri dal dentista, lo dice anche un recente studio pubblicato sull’Italian Dental Journal. Dati diffusi dall’Accademia Italiana di Odontoiatria, Conservativa e Restaurativa (AIC), in occasione del recente congresso Internazionale CONSEURO.
Belli in vista dell’estate
Ogni anno in Italia, secondo questo studio, soprattutto in vista dell’estate, 120mila persone si sottopongono a trattamenti nello studio dentistico o a casa sotto il controllo dell’odontoiatra. Ormai un terzo di tutti gli interventi odontoiatrici estetici è realizzato dal professionista per eliminare macchie o sbiancare i denti. Le procedure costano in media 250/300 euro e il mercato sfiora i 30 milioni, in costante crescita del 15% ogni anno. Almeno un italiano su due ha utilizzato dentifrici, gel, collutori, mascherine o altri schiarenti «fai da te», per un giro d’affari che si stima superi il miliardo di euro. Prodotti sicuri perché per legge (direttiva EU 84/2011) quelli da banco non possono contenere più dello 0.1% di perossido di idrogeno mentre quelli ad uso professionale non possono superare il 6%.
Attenti al pH
Occorre però fare attenzione al grado di acidità della sostanza utilizzata, che per non danneggiare lo smalto dovrebbe essere neutro o basico. Infatti dai dati discussi per la prima volta al congresso, relativi a sperimentazioni condotte su denti estratti sottoposti a sbiancamento con gel a pH variabili da 4 a 5,5, è stato possibile evidenziare danni a carico dello smalto. Invece negli sbiancanti disponibili spesso il pH varia da 4 a 11, perché la direttiva ISO 28399/2011 consente una soglia minima superiore a 4. «Con l’età – dice –Stefano Patroni, presidente AIC – i denti si macchiano e ingialliscono a causa del consumo dello smalto e dell’azione colorante del fumo e dei cibi. Fra questi soprattutto, caffè e tè (quello verde meno), vino rosso, bevande gassate, succhi di frutta scuri, frutti di bosco (mirtilli e more mentre le fragole no), aceto balsamico e pomodoro. Anche alcuni antibiotici, come le tetracicline, se usate in gravidanza e nei primi anni di vita, possono macchiare i denti. I denti macchiati o gialli invecchiano il volto e negli ultimi anni avere un bel sorriso, con una dentatura chiara, luminosa e armonica, è divenuto un desiderio sempre più diffuso. A fronte di ciò c’è poca consapevolezza su che cosa siano realmente le procedure di sbiancamento, su come affrontarle e come si differenzino dai trattamenti schiarenti “fai da te”. Questi ultimi si limitano a rimuovere la patina superficiale che ricopre od offusca i denti mentre il processo di sbiancamento in studio o a casa, con la supervisione del dentista, ossigena il dente, con penetrazione e scambio di molecole di perossido di idrogeno che generano la colorazione bianca.
Divieto ai minorenni
Agli addetti ai lavori va invece un avvertimento: attenzione alle richieste dei minorenni, perché la legge vieta di intervenire sui minori di 18 anni, fatta eccezione per particolari situazioni cliniche. (direttiva EU 84/2011). Al di là di questo, un consiglio vale su tutti. È sempre opportuno che lo sbiancamento sia eseguito sotto il controllo di un professionista: alcuni trattamenti possono essere condotti in parte a casa, ma sempre seguendo le indicazioni del dentista che deve monitorare l’andamento dell’intervento. Solo così si possono ottenere risultati ottimali in tutta sicurezza, per denti più bianchi ma soprattutto sani e con un aspetto naturale.
Le sigarette elettroniche aiutano a smettere di fumare?
News Presa, Nuove tendenze, Prevenzione, Ricerca innovazioneGli svapatori in Italia sono 1,3 milioni. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, durante la presentazione dei dati nella giornata mondiale senza tabacco, ha detto che si tratta soprattutto di consumatori duali, cioè fumatori che usano contemporaneamente e-cig e sigarette tradizionali: «soltanto un fumatore su 10, infatti, ha smesso di fumare. Non abbiamo dati sufficienti per affermare che la sigaretta elettronica può essere un valido ausilio per smettere di fumare”.
In pratica, la maggior parte (83,4%) degli utilizzatori fumano le sigarette tradizionali e contemporaneamente l’e-cig, in particolare quelle contenenti nicotina. Chi ha usato la sigaretta elettronica dichiara di aver diminuito il consumo di sigarette tradizionali leggermente (il 13,8%) o drasticamente (l’11,9%), mentre il 34,9% non ha cambiato abitudine tabagica, il 10,4 ha iniziato a fumare e l’11,7% ha ripreso il consumo delle sigarette tradizionali. Soltanto nel 14,4% dei casi l’e-cig ha portato a smettere definitivamente. In totale gli utilizzatori (abituali e occasionali) sono circa 1,3 milioni, in lieve calo rispetto allo scorso anno. Il 64% dei consumatori di e-cig utilizza quelle contenenti nicotina. Le ricariche sono acquistate nei negozi specializzati (54,7%) o dal tabaccaio (37,3%).
Secondo i dati dell’Ossfad, il Centro Nazionale Dipendenza e Doping dell’Iss, sono 11,7 milioni i fumatori in Italia e rappresentano il 22,3% della popolazione (22,0% nel 2016). Diminuiscono gli uomini tabagisti: 6 milioni rispetto ai 6,9 milioni del 2016 e ma aumentano le donne che da 4,6 milioni del 2016 salgono a 5,7 milioni. Si tratta della differenza minima mai riscontrata tra percentuale di fumatori (23,9%) e percentuale di fumatrici (20,8%). Gli ex fumatori sono invece il 12,6% e i non fumatori il 65,1%. Si fuma di più tra i 25 e i 44 anni (il 28%) invece nella fascia d’età più giovane, tra i 15 e i 24 anni, fuma il 16,2%. Si fumano in media 13,6 sigarette al giorno con un picco di 14,1 sigarette sul target 45-64 anni. La maglia nera rispetto all’area geografica spetta al Centro dove i fumatori di sesso maschile sono il 26%, al Sud e nelle Isole sono il 25,2% e al Nord il 22,0% ma sono proprio le regioni settentrionali ad avere la maggiore percentuale di fumatrici (24,6%) rispetto a quella dei fumatori (22%). Si fumano principalmente sigarette confezionate (94,3%) sebbene continui costantemente a crescere il consumo prevalente di sigarette fatte a mano (9,6%), significativamente più diffuso tra i giovani e preferito dagli i uomini (16,6%) rispetto alle donne (12,8). L’età in cui si accende la prima bionda è di 17,6 anni per i ragazzi e 18,8 per le ragazze. Il 12,2% dei fumatori ha iniziato a fumare prima dei 15 anni.