Pentole antiaderenti causano il cancro? Airc fa chiarezza
Pentole e padelle antiaderenti sono oggetti immancabili nella cucina di molte persone. Tuttavia da anni si discute dei possibili rischi associati al tumore. In realtà, Airc ha chiarito che le padelle più moderne, realizzate nel rispetto delle normative vigenti, non sono pericolose per la salute, a patto che vengano utilizzate in modo adeguato.
Il problema nasce per via del rivestimento dei tegami che in alcuni casi può contenere il politetrafluoroetilene (più conosciuto con i nomi commerciali dei prodotti in cui è contenuto, per esempio Teflon, Fluon, Algoflon, Hostaflon, Inoflon), una sostanza composta da carbonio e fluoro. Il rivestimento antiaderente dei tegami, però, non è associato di per sé a un aumento del rischio di ammalarsi di cancro o di avere particolari problemi di salute, se la cottura avviene senza raggiungere temperature troppo alte e mantenendo integra la superficie. La potenziale pericolosità dei tegami antiaderenti è legata alla presenza – sempre più rara nei prodotti moderni – dell’acido perfluoroottanoico (PFOA), utilizzato in alcuni processi di preparazione del prodotto finale.
Il PFOA è classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro in classe 2B (possibilmente cancerogeno per l’uomo).
Padelle antiaderenti e sostanze: cosa dice la scienza
Per l’American Cancer Society, il politetrafluoroetilene di per sé non è cancerogeno e non provoca rischi per la salute alle dosi con le quali normalmente si viene in contatto.
Il rischio per la salute nell’utilizzo di prodotti che contengono politetrafluoroetilene è legato in realtà all’acido perfluoroottanoico, noto anche con le sigle PFOA o C8, un composto impiegato in alcune fasi della produzione del politetrafluoroetilene stesso. Sul PFOA gli studi non mancano e hanno portato alcune agenzie internazionali a pronunciarsi sull’argomento. Recentemente l’Agenzia per la protezione ambientale statunitense (EPA) ha affermato che i dati oggi disponibili suggeriscono un possibile legame causale tra PFOA (e altri composti simili) e il cancro; l’American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH) ha classificato il PFOA come cancerogeno confermato negli animali, con rilevanza ancora incerta per gli esseri umani (ATSDR 2015).
Nel 2016 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), ente con sede a Lione (Francia) e legato all’Organizzazione mondiale della sanità, ha classificato il PFOA nel gruppo 2B, del quale fanno parte le sostanze “possibilmente cancerogene per l’uomo”. In effetti studi condotti in animali di laboratorio hanno mostrato un aumento di tumori di fegato, testicoli, mammella e pancreas dopo esposizione a PFOA (spesso però a dosi molto elevate e per periodi prolungati, condizioni difficili da realizzare nella vita quotidiana). I dati degli effetti sugli esseri umani sono meno chiari e si basano in particolare su studi condotti in persone esposte per motivi professionali o di residenza vicino a un impianto di produzione. Anche in questi casi ci sono prove di un possibile incremento del rischio di alcuni tumori (vescica, testicolo, fegato e altri), ma servono dati più affidabili per arrivare a conclusioni definitive.
Nel 2006 l’EPA e otto aziende che utilizzavano regolarmente PFOA hanno dato il via a uno speciale programma, con l’obiettivo di ridurre i livelli di emissioni e i prodotti contenenti questa sostanza del 95 per cento entro il 2010 e di eliminarli completamente entro il 2015. Secondo i dati e le dichiarazioni delle aziende, l’obiettivo è stato raggiunto. In Europa la Commissione europea ha chiesto all’Agenzia europea per la sicurezza degli alimenti (EFSA) di valutare i rischi per la salute umana delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), delle quali fanno parte anche il perfluorottano sulfonato (PFOS) e il già citato PFOA, due sostanze che persistono nell’ambiente, hanno tempi di degradazione molto lunghi e possono accumularsi nell’organismo umano. La prima partedel lavoro, pubblicata nel 2018, sarà seguita da una seconda e conclusiva relazione.
Nel frattempo, come si legge sul sito EFSA, “il 4 luglio 2020 entreranno in vigore restrizioni alla fabbricazione e all’immissione sul mercato dei PFOA, dopo le valutazioni scientifiche effettuate dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA)”.
Airc ha anche stilato una lista di consigli su come utilizzare in modo sicuro le pentole antiaderenti:
- non scaldare mai il tegame vuoto perché così facendo aumenta il rischio di raggiungere temperature troppo elevate nelle quali la stabilità del materiale è compromessa;
- mantenere il locale ben areato quando si cucina;
- buttare le pentole se il rivestimento è particolarmente rovinato. In quest’ultimo caso il rischio non deriva tanto dal rilascio di particelle di rivestimento (che comunque è sempre bene non ingerire), ma piuttosto del metallo sottostante, spesso non adatto a entrare in contatto con gli alimenti.