Blackout in ospedale: cosa succede e quali rischi per la salute. 8 indicazioni da seguire
Il caso Spagna-Portogallo fa crescere l’allerta anche in Italia: ecco cosa prevede il piano di emergenza elettrica negli ospedali in caso di blackout.
Blackout in Spagna e Portogallo
Il 28 aprile 2025 entra nella storia dei blackout più gravi in Europa. Spagna e Portogallo restano al buio per diverse ore in vaste aree dei due Paesi. I principali ospedali attivano i generatori d’emergenza, come previsto dal protocollo in caso di interruzione di energia elettrica. Mentre si cercano ancora le cause, nel resto d’Europa cresce la preoccupazione: cosa accade quando la corrente si interrompe in una struttura sanitaria? Quali sono le misure previste? E quali conseguenze possono derivarne per i pazienti?
La storia dei blackout: Italia 2003, New York 1977, ora la Penisola Iberica
Il blackout più esteso della storia italiana risale al 28 settembre 2003: un guasto originato in Svizzera lascia senza elettricità l’intero Paese dalle 3.27 del mattino. In Sicilia, la corrente torna solo alle 22.00. Anche il blackout di New York del 13 luglio 1977, iniziato alle 20.34 e protrattosi fino al giorno successivo, resta tra i più gravi. I precedenti dimostrano quanto vulnerabile possa essere l’infrastruttura elettrica, anche nei Paesi ad alto sviluppo.
Il 28 aprile 2025 è la nuova data da aggiungere alla cronologia. In Spagna e Portogallo, una lunga interruzione di corrente ha coinvolto anche gli impianti degli ospedali. I generatori sono entrati in funzione, ma non senza difficoltà.
Ospedali e blackout: cosa succederebbe in Italia?
Negli ospedali italiani, l’interruzione dell’energia elettrica è uno scenario critico ma previsto. Le strutture sono obbligate a dotarsi di gruppi elettrogeni di emergenza, attivati automaticamente in caso di blackout. Secondo quanto indicato dal Piano di emergenza per la sicurezza del sistema elettrico (PESSE), pubblicato da Terna e aggiornato nel luglio 2023, ogni struttura sanitaria deve garantire continuità operativa delle funzioni vitali, anche in assenza di alimentazione dalla rete.
L’attivazione dei generatori è automatica e deve avvenire entro 15 secondi. Ma non tutte le aree dell’ospedale ricevono la stessa priorità. Le aree critiche – come terapie intensive, sale operatorie, pronto soccorso – sono collegate direttamente al gruppo di continuità. Altre zone meno strategiche possono subire interruzioni o riduzioni nell’alimentazione.
Apparecchiature salvavita: quali rischi se la corrente si interrompe
Il rischio più grave riguarda i pazienti che dipendono da ventilatori polmonari, pompe per infusione continua, defibrillatori o sistemi di monitoraggio avanzato. Anche una breve interruzione può compromettere le funzioni vitali. Per questo motivo, la Protezione Civile indica che in caso di blackout domestico con apparecchi medici elettrici, è necessario chiamare il 118 immediatamente.
Negli ospedali, ogni postazione critica è dotata di alimentazione elettrica differenziata, alimentata da batterie tampone e gruppi elettrogeni. Tuttavia, nel caso di un guasto ai sistemi d’emergenza, il rischio aumenta. Incidenti isolati sono già avvenuti in passato in Italia.
Cosa prevede il piano PESSE: interruzioni pianificate e preavviso di 30 minuti
Il PESSE (Piano di Emergenza per la Sicurezza del Sistema Elettrico) prevede che in caso di crisi del sistema elettrico nazionale possano essere attivate interruzioni pianificate, con criteri di rotazione tra le utenze e preavviso minimo di 30 minuti. L’interruzione non può superare i 90 minuti per ciclo. Gli ospedali rientrano tra le cosiddette utenze protette, per cui Terna attiva misure di salvaguardia e riduzione controllata dei carichi. Tuttavia, in caso di blackout generalizzato, anche queste strutture devono contare sui propri sistemi interni.
Il documento ufficiale è consultabile sul sito.
Come comportarsi in caso di blackout domestico
La Protezione Covile offre indicazioni per affrontare correttamente un’interruzione prolungata dell’energia elettrica:
- Mantenere la calma e non usare candele: aumentano il rischio di incendio. Meglio usare torce elettriche con batterie di ricambio.
- Non usare ascensori, anche se sembrano funzionare: potrebbero bloccarsi.
- Staccare tutti gli apparecchi elettrici non indispensabili (lavatrici, phon, tv, ecc.): il ritorno improvviso dell’elettricità può provocare un sovraccarico locale.
- Limitare l’uso di smartphone e pc, se non si dispone di batterie esterne. Spegnere o mettere in modalità risparmio.
- Non aprire frigo e congelatori, per non disperdere il freddo e salvaguardare gli alimenti.
- Avere bottiglie d’acqua a disposizione: alcuni impianti idrici funzionano con energia elettrica.
- Mai usare generatori a gasolio in ambienti chiusi: i fumi di scarico sono tossici.
- Attenzione alla viabilità: in caso di semafori spenti, guidare con prudenza agli incroci.

Risarcimenti per blackout prolungati
Quando un’interruzione della corrente elettrica supera una certa soglia, l’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) prevede risarcimenti automatici. Il limite è di 8 ore consecutive nei comuni con più di 5 mila abitanti, e 12 ore nei comuni più piccoli. L’indennizzo, calcolato in base alla durata dell’interruzione, viene accreditato direttamente in bolletta entro 60 giorni. Il risarcimento si applica solo se il blackout dipende dalla rete e non dal contatore privato.
Numero verde ARERA: 800.166.654
Come viene gestita l’emergenza in Italia
Un blackout in una struttura ospedaliera rappresenta una delle emergenze più delicate per il sistema sanitario. La continuità elettrica garantisce il funzionamento di tutte le attività salvavita. In Italia, i protocolli sono rigidi e basati su piani di emergenza aggiornati. Tuttavia la resilienza può variare in base all’efficienza dei generatori, dalla manutenzione e dalla tempestività delle segnalazioni.










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