Sono quasi 19.680 le infezioni chirurgiche su oltre 1,2 milioni di interventi che riguardano 13 Paesi europei tra il 2018 e il 2020. La media dell’Italia è invece più bassa.
A indicarlo è il nuovo Rapporto del Centro Europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie che ha analizzato le infezione del sito chirurgico (ISC). Si tratta delle più frequenti infezioni ospedaliere e si verificano dopo un intervento chirurgico nella stessa parte del corpo sottoposta a chirurgia.
Infezioni chirurgiche in Italia
Se la media europea è di 1,6 casi, quella italiana si ferma a 1,2 casi su 100 interventi chirurgici effettuati. Queste infezioni, oltre ad allungare le degenze ospedaliere e richiedere procedure chirurgiche, in alcuni casi possono portare a sepsi, ricovero in terapia intensiva e decesso. Per questo vengono monitorate dall’Ecdc.
Il report ha analizzato oltre 2.500 ospedali che fanno parte della rete di sorveglianza, Sono stati inclusi gli esiti di 9 tipi di procedure chirurgiche: protesi del ginocchio, dell’anca, bypass coronarico, colecistectomia a cielo aperto e laparoscopica, chirurgia del colon a cielo aperto e laparoscopica, taglio cesareo e laminectomia.
La percentuale di infezione post operatoria varia a seconda del tipo di procedura chirurgica: dallo 0,6% da quella per la protesi del ginocchio al 9,5% nella chirurgia del colon aperto. Quasi un terzo dei casi sono stati diagnosticati in ospedale e i patogeni più frequenti son stati gli enterococchi (17,6%), l’escherichia coli (17,2%) e lo stafilococco aureo (15,2%).
Rispetto al 2018-2019, nel 2020 c’è stata una diminuzione del numero annuo di procedure chirurgiche segnalate e dei paesi che partecipano alla sorveglianza riportando i propri dati. Il motivo è che la pandemia di Covid-19 ha ridotto la raccolta di dati per molte attività di sorveglianza di sanità pubblica.