In alcune Regioni d’Italia si può attendere anche 3 anni per avere un farmaco innovativo. E per si ammala di tumore, i problemi economici possono accorciargli la vita. È la denuncia che arriva dal nuovo Rapporto 2017 della Favo
Tra il momento della registrazione in Europa e l’effettiva messa in circolo in Italia dei farmaci innovativi possono passare fino a 1.074 giorni nelle Regioni più “lente” a recepire le nuove autorizzazioni al commercio. La buona notizia è però che, nonostante questo, la sopravvivenza da cancro migliora.
In particolare, i pazienti oncologici italiani attendono in media 806 giorni, cioè 2,2 anni, per accedere a un farmaco anti-cancro innovativo. Un tempo che trascorre fra il deposito del dossier di autorizzazione e valutazione presso l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l’effettiva disponibilità di una nuova terapia nella prima Regione italiana. Un termine che può dilatarsi fino a tre anni in alcune regioni.
Il IX Rapporto sulla condizione assistenziale dei pazienti oncologici è stato presentato di recente al Senato nel corso della XII Giornata del malato oncologico, organizzata da FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia).
Dal punto di vista economico, non c’è dubbio che i farmaci antineoplastici e immunomodulatori rappresentino una voce di spesa importante del Sistema Sanitario Nazionale. Il vero problema è che è che il processo che va dall’approvazione europea alla reale disponibilità concreta del farmaco per i cittadini, particolarmente lento, possa tradursi in una forma di razionamento che penalizza fortemente i malati, specialmente nel caso di farmaci innovativi salvavita.
Un farmaco da quando l’Azienda deposita il dossier di autorizzazione e valutazione presso EMA a quando diviene effettivamente disponibile al paziente nella prima regione in cui il farmaco viene movimentato, necessita di un tempo medio di 806 giorni, ovvero 2,2 anni.
Tale scenario muta quando viene valutata la movimentazione nell’ultima regione individuata, passando a 1074 giorni, ovvero circa 3 anni.
Inoltre, la malattia si accompagna alla cosiddetta “tossicità finanziaria”, cioè la crisi economica individuale conseguente al cancro e alle sue cure, problema noto da diversi anni negli Stati Uniti, ma che interessa il 22,5% dei pazienti italiani. Chi ha difficoltà economiche presenta anche un rischio di morte del 20% più alto rispetto alle persone colpite dal cancro, ma senza problemi economici.