Tempo di lettura: 3 minutiPotrebbe esserci l’ombra della depressione dietro la morte della star 31enne Liam Payne. I fan della star, Liam è stato fondatore e membro della band One Direction, sono devastati dalla notizia della sua scomparsa e sulla chat si moltiplicano i messaggi nei quali si parla di una grande sofferenza e di un periodo di grande difficoltà, ma la verità è che è presto per poter affermare con certezza cosa sia avvenuto. Certo è che molte autorevoli testate si interrogano sui precedenti di depressione della star.
Un male “oscuro”
Quali che siano le cause che hanno portato alla morte di Liam Payne, in queste ore si è riacceso un importante dibattito sulla solitudine e sulla depressione, che sempre più affligge i giovani e non solo. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza, a portare un pizzico di luce in un male che spesso, sbagliando, viene definito “oscuro”.
Affrontare una sfida silenziosa
Di depressione si sente parlare spesso, ma altrettanto spesso viene sottovalutata. Non si tratta di una semplice tristezza o di un momentaneo stato d’animo negativo. La depressione è un disturbo che può influire profondamente sulla qualità della vita di chi ne soffre, limitando la capacità di lavorare, relazionarsi con gli altri e persino svolgere le attività quotidiane.
Cos’è la depressione?
La depressione, o disturbo depressivo maggiore, è caratterizzata da una profonda e persistente sensazione di tristezza, accompagnata da una perdita di interesse per le attività che solitamente vengono considerate piacevoli. Questi sintomi possono durare settimane, mesi o addirittura anni, e spesso compromettono gravemente la capacità della persona di gestire la propria vita.
- I sintomi sono vari, ma i più comuni sono:
- Tristezza persistente o vuoto emotivo
- Perdita di interesse nelle attività quotidiane
- Fatica cronica
- Problemi di sonno (insonnia o eccessiva sonnolenza)
- Difficoltà di concentrazione
- Sensi di colpa, inutilità o disperazione
- Pensieri ricorrenti di morte o suicidio
Chiaramente, questi sintomi possono variare di intensità, influenzando diversi aspetti della vita quotidiana.
Le diverse forme di depressione
Anche le diverse forme di depressione sono diverse tra loro. La depressione maggiore è la forma più comune e grave. Chi ne soffre sperimenta sintomi che durano per almeno due settimane consecutive, e possono manifestarsi in forma molto intensa. Il disturbo depressivo persistente (o distimia) è una forma di depressione meno intensa, ma cronica, che può durare per anni. Poi c’è la depressione post-partum, che colpisce alcune donne dopo il parto. Non deve essere confusa con il “baby blues”, che è uno stato di tristezza temporaneo e comune. La depressione post-partum, invece, può essere grave e richiede un trattamento adeguato. Diverso ancora è il disturbo affettivo stagionale (SAD), che si manifesta in particolar modo durante i mesi invernali, quando la luce solare è ridotta. Molte persone vivono un calo dell’umore che, in alcuni casi, si trasforma in una vera e propria depressione. Infine, la depressione bipolare (o disturbo bipolare). Chi soffre di disturbo bipolare sperimenta fasi depressive alternate a fasi di ipomania o mania. Durante le fasi depressive, i sintomi sono simili a quelli della depressione maggiore.
L’importanza di una diagnosi corretta
Spesso, chi soffre di depressione fatica a riconoscere di avere un problema. I sintomi possono essere confusi con normali alti e bassi emotivi, o possono essere attribuiti a situazioni stressanti della vita, come problemi lavorativi o familiari. Tuttavia, è fondamentale comprendere che la depressione è una condizione medica vera e propria, che richiede una diagnosi precisa.
Il primo passo per affrontare la depressione è parlarne con un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psichiatra. Solo attraverso un’analisi approfondita è possibile determinare se si tratta effettivamente di depressione e quale tipo di intervento è più indicato. Ignorare o minimizzare i sintomi può portare a un peggioramento della condizione.
Il supporto della psicoterapia
La depressione è curabile, e una delle forme più efficaci di trattamento è la psicoterapia. La terapia cognitivo-comportamentale, per esempio, è spesso utilizzata per aiutare le persone a identificare e modificare i pensieri negativi che alimentano la depressione. Altri approcci, come la terapia interpersonale o la terapia psicodinamica, possono aiutare i pazienti a comprendere le cause profonde del loro disagio emotivo e a sviluppare strategie per affrontarlo. La terapia è un processo, e può richiedere del tempo prima di vedere risultati significativi. È importante non scoraggiarsi e mantenere un dialogo aperto con il proprio terapeuta.
L’uso dei farmaci non deve essere un tabù
In alcuni casi, il solo supporto psicologico potrebbe non essere sufficiente. La depressione, infatti, può avere una componente biologica, con alterazioni dei neurotrasmettitori nel cervello che influenzano l’umore. In questi casi, lo psichiatra può ritenere opportuno prescrivere dei farmaci per aiutare a ristabilire l’equilibrio chimico e alleviare i sintomi.
L’assunzione di farmaci per la depressione non deve essere vista come un fallimento personale o come un tabù. Come in ogni malattia, può essere necessario un supporto farmacologico per ripristinare il benessere. Tuttavia, è fondamentale che i farmaci siano prescritti e seguiti da un professionista competente, che valuterà attentamente il dosaggio e monitorerà eventuali effetti collaterali.
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Il trapianto di viso non è più fantascienza
Ricerca innovazione, NewsImmaginate un mondo in cui la scienza permette di scambiare volti e identità, come accade nel film cult Face Off del 1997. Tuttavia, mentre nel film diretto da John Woo i protagonisti (interpretati da John Travolta e Nicolas Cage) vivono un’operazione fantascientifica in cui si scambiano i volti e le identità, oggi la realtà ha consentito ad un uomo di tornare ad avere un volto dopo un grave incidente. Sta bene e migliorano le condizioni del 46enne statunitense protagonista del primo trapianto combinato al mondo di viso e occhio intero, un intervento che ha segnato una pietra miliare nella medicina.
Oltre la fantascienza
L’eccezionale operazione, eseguita da un’équipe di chirurgia plastica presso il prestigioso NYU Langone Health, ha utilizzato tecniche chirurgiche personalizzate e, per la prima volta, una nuova metodologia microvascolare. Questa tecnica innovativa ha consentito di mantenere il flusso sanguigno all’occhio trapiantato, salvaguardando la vitalità dell’organo durante l’intervento. Una prima assoluta nel campo della chirurgia, un traguardo che apre nuove frontiere nella capacità di eseguire trapianti complessi che coinvolgono non solo singoli organi, ma un insieme di tessuti, come pelle, muscoli, vasi sanguigni, nervi e, in alcuni casi, ossa.
La storia del trapianto di viso
Il paziente aveva perso gran parte dei tessuti facciali e il globo oculare sinistro a seguito di una lesione provocata da elettricità ad alto voltaggio. Questo tipo di ferita non solo aveva devastato il suo aspetto, ma compromesso in modo irreparabile la funzionalità della vista e dei tessuti facciali. L’intervento, eseguito nel 2023 e già reso noto lo scorso settembre attraverso la rivista Jama, verrà dettagliato al congresso dell’American College of Surgeons (ACS) a San Francisco, dove i chirurghi presenteranno le tecniche utilizzate e i risultati ottenuti.
Conservare la vista
Un aspetto rivoluzionario del trapianto è stato quello di preservare la capacità della retina di rispondere agli stimoli luminosi, nonostante l’obiettivo del ripristino della vista non fosse al centro di questa operazione. La conservazione della vitalità dell’occhio rappresenta comunque un traguardo notevole e suggerisce che il ripristino della visione potrebbe essere la prossima sfida in questo campo emergente dei trapianti vascolarizzati compositi. Questo tipo di intervento non si limita a riparare danni estetici, ma cerca di ricostruire complesse combinazioni di tessuti, offrendo nuove speranze per coloro che hanno subito gravi traumi o lesioni invalidanti.
Una nuova vita
L’intervento eseguito presso il NYU Langone Health rappresenta quindi un passo cruciale nella chirurgia dei trapianti e un esempio delle potenzialità future. Se la scienza medica riuscirà un giorno a ripristinare la funzione visiva insieme a quella estetica, potrebbe aprirsi una nuova era nel trattamento delle lesioni facciali. Come in Face Off, la trasformazione del volto umano diventa realtà, ma questa volta con l’obiettivo di restituire la vita, la dignità e la speranza a chi ha perso tutto a causa di gravi incidenti.
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Presa Weekly 18 Ottobre 2024
PreSa WeeklyMenopausa, ecco come affrontarla
Benessere, News, Prevenzione, RubricheCosa si nasconde dietro ai sintomi
Di Carlo ci spiega che le vampate di calare, la difficoltà a dormire, il risveglio notturno e tutti i “fastidi” che comunemente sono associati alla menopausa sono in realtà dei campanelli d’allarme che non dovrebbero mai essere sottovalutati. «Tanto più impattano sulla vita delle donne, tanto più si rende necessaria una gestione accurata della menopausa», non solo perché questi sintomi fanno precipitare la qualità di vita, ma anche e soprattutto perché vanno considerati come una cartina di tornasole dell’impatto che la menopausa sta avendo sull’organismo. Inoltre, «è vero che nessuno muore di vampate – sottolinea il professor Di Carlo – ma provateci voi a lavorare e a vivere senza dormire». Come dargli torto!
La sindrome del rifiuto
Se quelli descritti sono i sintomi dei quali si parla più spesso, ci sono poi sintomi che restano un tabù, in primis l’atrofia vaginale (la secchezza della vagina, ndr). «Ad un anno dalla menopausa, il 65 per cento delle donne soffre di atrofia vaginale; dopo 6 anni si arriva al 90 per cento. Questo comporta una grave problematica nei rapporti interpersonali e di coppia. Le donne hanno infatti dolore durante i rapporti e questo rende la vita di coppia molto difficile. Molti uomini considerano questo come un rifiuto, e di questo le donne soffrono moltissimo. L’incapacità di una donna in menopausa di avere rapporti è del tutto paragonabile a ciò che affrontano gli uomini con un deficit erettivo».
Un tema poco trattato
Purtroppo, sottolinea il presidente della Società italiana della Menopausa, troppo spesso i ginecologi non parlano con le donne di questo problema. Non le aiutano e non le guidano in modo sufficiente, a meno che non siano specificamente formati sul tema. In altre parole, spesso sottovalutano il problema.
Acceleratore di invecchiamento
Al di là dei sintomi che, come si è visto, possono avere impatti tutt’altro che secondari, c’è da tenere in considerazione che la menopausa è un vero e proprio “acceleratore di invecchiamento”. Non si parla di rughe o di invecchiamento della pelle, ma di malattie molto gravi come: osteoporosi, malattie cardiovascolari e neurodegenerative. Per fare un esempio, le malattie cardiovascolari – fino ai 50 anni – colpiscono più gli uomini che le donne; dopo i 50 anni si torna in una condizione di parità. Anche l’osteoporosi è un problema grave e adesso è si è arrivati a capire che il rischio di ammalarsi di patologie quali l’Alzheimer o il Parkinson aumenta esponenzialmente dopo la menopausa.
Tanti rimedi efficaci
Letta così, se questo stato di cose fosse immutabile, non resterebbe che mettersi le mani nei capelli. Fortunatamente oggi «si possono fare moltissime cose per gestire la menopausa in modo efficace ed evitare che questa comprometta la qualità e la quantità di vita».
In primis, si può ricorrere alla terapia sostitutiva ormonale che, no, non deve essere demonizzata. «La stragrande maggioranza delle donne la può fare senza incorrere in gravi rischi. Per chi non può o non vuole farla, esistono farmaci che non hanno meccanismi ormonali ma che stroncano le vampate di calore; farmaci che risolvono il problema dell’atrofia vaginale e altri che favoriscono la prevenzione dell’osteoporosi. Una donna che affronta la menopausa con medici che conoscono il tema e sono competenti oggi può ricevere un enorme beneficio».
Quando una donna inizia a “ingrassare come un uomo”
L’ambulatorio della menopausa dell’A.U.O. Federico II di Napoli mette a disposizione delle pazienti anche consulenze per una corretta alimentazione. L’esigenza di modificare le abitudini alimentari nasce dal fatto che dopo la menopausa le alterazioni ormonali generano cambiamenti importanti.
«Quando le giovani donne aumentano di peso, tendono a mettere il grasso sulle gambe e sui fianchi. Dopo la menopausa la donna che aumenta di peso ha un aumento “androide”, simile a come avviene nel maschio. Quindi sulla pancia. Questo non è solo un problema estetico, perché comporta un importante rischio metabolico». Fondamentale, quindi, prestare attenzione non solo alle quantità, ma anche al tipo di alimenti che si sceglie. Ci sono infatti alimenti che più di altri modificano il profilo lipidico, portano ad aumentano il rischio cardiovascolare o altro.
Come accedere ad una visita
Come accennato, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, ha un ambulatorio dedicato proprio alla menopausa. Per prenotare una visita, il primo passo è quello di parlarne con il medico di famiglia. Con una sua prescrizione, nella quale è importante che sia specificato “visita ginecologica” ci si può rivolgere al Cup (800 184 715)specificando al telefono che questa visita serve per l’ambulatorio della menopausa. O, in alternativa, ci si può prenotare tramite il servizio di prenotazione on line Campania in Salute o di persona.
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Fegato grasso interessa il 25% degli italiani: il 15% rischia cirrosi o tumore
Alimentazione, Associazioni pazienti, Benessere, News, Prevenzione, Stili di vitaIn Italia, circa un italiano su quattro soffre di fegato grasso. Il rischio di danno epatico grave cresce soprattutto per chi è affetto da obesità o diabete. Tra questi, fino al 15% sviluppa complicanze come cirrosi o tumore al fegato. Numeri in prospettiva che preoccupano gli specialisti: si stima che nell’arco dei prossimi dieci anni cresceranno in modo significativo i casi di cirrosi e di epatocarcinoma.
Ogni anno in Italia vi sono 20mila decessi per malattie croniche del fegato. Gli studi più recenti vengono presentati in occasione del XVI Convegno Nazionale del Club Epatologi Ospedalieri – CLEO, a Roma dal 17 al 18 ottobre. Si discuteranno anche le principali cause di epatopatia (virali, autoimmuni, alcoliche, dismetaboliche, genetiche), nonché i test diagnostici e gli approcci terapeutici più innovativi.
Il 15% di chi ha obesità e diabete rischia cirrosi e tumore al fegato
La malattia dismetabolica del fegato si lega a fattori di rischio come l’obesità, una scorretta alimentazione, patologie come il diabete, alterazioni dei valori di trigliceridi o di colesterolo. In alcuni casi incide anche la predisposizione genetica. Questi fattori possono determinare una steatosi epatica e successivamente una steatoepatite, ossia una steatosi associata a un’infiammazione del fegato persistente favorita dallo stesso accumulo di grasso nel fegato, che può poi portare a una cirrosi epatica e infine a tumore del fegato.
“Cambia l’epidemiologia, ma non è una buona notizia per il fegato – sottolinea Rodolfo Sacco, Presidente CLEO e Direttore Struttura Complessa di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Foggia – Oggi a dominare la scena epatologica, a fronte di una riduzione della prevalenza delle infezioni virali grazie a vaccini e trattamenti, vi è un incremento delle epatopatie dismetaboliche legate all’obesità, al diabete mellito, agli stili di vita sbagliati, al consumo di alcol”.
“Questi fattori di rischio – prosegue – possono favorire un infarcimento di grasso del fegato, innescando meccanismi che portano fino alla cirrosi epatica e all’epatocarcinoma. Questa patologia è oggi definita con l’acronimo inglese MASLD – Metabolic Dysfunction–Associated Steatotic Liver Disease, spesso semplicemente più nota come fegato grasso.
Gli studi che presenteremo al Convegno CLEO riportano in Italia una prevalenza stimata di fegato grasso di circa il 25%, arrivando al 50% nelle popolazioni più a rischio. Il danno epatico significativo ha una prevalenza del 2% tra coloro che hanno il fegato grasso, mentre arriva al 15% nei pazienti a rischio. È una vera e propria patologia sistemica, poiché il paziente spesso soffre anche di obesità, diabete, ipertensione, comorbidità che favoriscono l’insorgere anche di patologie come apnee notturne, insufficienza renale cronica, malattie cardiovascolari, la sindrome da ovaio policistico nelle donne.
La malattia da fegato grasso si instaura quindi nell’ambito di un quadro di patologie sistemiche che hanno come comune denominatore la sindrome metabolica. Nell’ambito del fegato grasso per l’instaurarsi sequenziale di processi infiammatori può verificarsi l’evoluzione verso la cirrosi e l’epatocarcinoma”.
Il vademecum degli epatologi ospedalieri
L’alimentazione e lo stile di vita rappresentano i cardini da cui partire per scongiurare l’evolversi di patologie dismetaboliche, ma non l’unico elemento da preservare. “Anzitutto, si deve partire da un’alimentazione corretta, possibilmente ispirata dalla dieta mediterranea – spiega Rodolfo Sacco – In secondo luogo, si deve combattere la sedentarietà con un’attività fisica continuativa. Si devono evitare fumo e alcol. La prevenzione, inoltre, deve essere sistematica e partire sin dalla scuola primaria, dove devono essere strutturati programmi educativi, ore di educazioni fisica, pasti sani.
Lanciamo poi un appello a chi abbia familiarità con l’obesità o con queste patologie, invitando a effettuare controlli periodici della pressione arteriosa, degli indici glicemici, dei valori lipidici. Infine, giunge in aiuto la farmacologia: nuove molecole, soprattutto per il diabete ma anche per l’obesità, permettono di rallentare l’evoluzione dell’epatopatia verso la cirrosi e l’epatocarcinoma”.
Menopausa: visite gratuite e consulti il 18 ottobre negli ospedali con Bollino Rosa
Eventi d'interesse, Associazioni pazienti, Benessere, News, News, PrevenzioneIl 18 ottobre si celebra la Giornata mondiale della Menopausa. La Fondazione Onda ETS organizza la seconda edizione dell’(H) Open Day sulla Menopausa negli ospedali con il Bollino Rosa. L’obiettivo è sensibilizzare le donne sui cambiamenti che accompagnano la menopausa e sulle strategie comportamentali, diagnostiche e terapeutiche. Oggi, infatti, è possibile non solo di migliorare i disturbi che connotano le problematiche a breve termine, ma anche prevenire e/o ridurre le complicanze a medio-lungo termine, come le malattie cardiovascolari, l’osteoporosi e le demenze.
«Quello che emerge dall’indagine “La menopausa nella vita delle donne” che abbiamo realizzato in collaborazione con l’Istituto di ricerca Elma Research, intervistando 600 donne tra i 45 e i 55 anni, è che è un tema in cui l’informazione c’è, ma rimane superficiale e le donne convivono passivamente con i sintomi di questa fase di grande cambiamento. Con l’allungamento dell’aspettativa di vita, la donna oggi ha la prospettiva di trascorrere in menopausa circa trent’anni: un lungo periodo in cui una corretta informazione, un’attenta prevenzione e un adeguato trattamento dei sintomi, quando necessario, possono contribuire significativamente a migliorare la qualità della vita limitando l’impatto delle malattie croniche degenerative», dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda ETS.
Dai dati dell’indagine emerge che il 56 per cento delle donne ritiene di avere un livello di informazione medio-alto rispetto al tema della menopausa. Le informazioni sono principalmente raccolte attraverso esperienze di amiche e familiari (74 per cento), consultazione di siti internet di informazione (62 per cento) e dialogo con figure professionali (ginecologo 65 per cento e MMG 39 per cento). Se oggi la comunicazione passa spesso tramite canali non medici (quali passaparola e internet) e attraverso canali medici che si approcciano solo reattivamente alla menopausa, per il futuro le donne desidererebbero un appoggio maggiore da parte delle figure sanitarie, in primis ginecologo, MMG e farmacista attraverso un coinvolgimento proattivo.
I dati dell’indagine
La menopausa è vissuta come portatrice di grandi cambiamenti per il 73 per cento delle intervistate. Difatti i sintomi associati colpiscono la maggior parte delle donne, con i disturbi del sonno (76 per cento), le vampate di calore o sudorazione eccessiva (73 per cento) e la stanchezza (73 per cento) che rappresentano quelli più frequenti. I sintomi sono inoltre spesso severi, con conseguente impatto medio-alto sulle diverse sfere di vita per circa il 50 per cento delle donne: l’aspetto sessuale, fisico e il benessere psicofisico sono le sfere maggiormente impattate.
Tuttavia, circa la metà delle donne non assume alcun rimedio per prevenire o far fronte alla sintomatologia, ritenendola sopportabile oppure considerando la menopausa come una normale fase della vita che non richiede trattamenti particolari. Il 54 per cento delle donne che soffre di vampate di calore o di sudorazione eccessiva, ne soffre in modo moderato-severo, con conseguente senso di imbarazzo (55 per cento) e preoccupazione (46 per cento). Le vampate severe spesso non si presentano in modo isolato, ma si associano a uno spettro di numerosi altri sintomi legati alla menopausa e ciò amplifica inevitabilmente il senso di solitudine percepito nel far fronte a questa fase di vita, il desiderio di essere maggiormente seguite a livello medico e l’impatto negativo sulla qualità di vita, in tutte le sue sfere. Nonostante ciò, anche a fronte di vampate severe, la quota di donne che arriva ad assumere prodotti per far fronte a questo sintomo rimane limitata (solo il 55 per cento tra chi ne soffre in modo severo e il 40 per cento tra chi ne soffre in modo moderato).
Le iniziative per la giornata di sensibilizzazione sulla menopausa
Le oltre 160 strutture del network Bollino Rosa che hanno aderito all’(H) Open Day offriranno gratuitamente servizi clinico-diagnostici e informativi alla popolazione femminile, quali consulenze e colloqui, esami strumentali, conferenze, info point e distribuzione di materiali informativi nelle aree specialistiche di cardiologia, diabetologia, dietologia e nutrizione, endocrinologia e malattie del metabolismo, ginecologia e ostetricia, psichiatria, reumatologia e senologia.
Per l’occasione verrà distribuito negli ospedali l’opuscolo informativo “Vampate di calore. In menopausa – molto più di un disturbo fastidioso”, disponibile anche in formato elettronico sul sito nella sezione “Pubblicazioni”.
Tutte le indicazioni su date, orari e modalità di prenotazione sono consultabili sul sito www.bollinirosa.it. È possibile selezionare la regione e la provincia di interesse per visualizzare l’elenco degli ospedali aderenti.
Fondazione Onda per la medicina di genere
Fondazione Onda ETS dal 2007 attribuisce agli ospedali che erogano servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili il riconoscimento del Bollino Rosa. Il network, composto da 361 ospedali dislocati sul territorio nazionale, sostiene Fondazione Onda ETS nel promuovere, anche all’interno degli ospedali, un approccio “di genere” nella definizione e nella programmazione strategica dei servizi clinico-assistenziali, indispensabile per garantire il diritto alla salute non solo delle donne ma anche degli uomini.
L’iniziativa è realizzata con il contributo incondizionato di Astellas, con il patrocinio di ALOMAR odv – Associazione Lombarda Malattie Reumatologiche Organizzazione di Volontariato, FEDIOS – Federazione Italiana Osteoporosi e malattie dello Scheletro e SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia e con la media partnership di Adnkronos, Baby Magazine, Panorama della Sanità, Salutare e Tecnica Ospedaliera.
Liam Payne, addio al fondatore dei One Direction
Psicologia, News, NewsPotrebbe esserci l’ombra della depressione dietro la morte della star 31enne Liam Payne. I fan della star, Liam è stato fondatore e membro della band One Direction, sono devastati dalla notizia della sua scomparsa e sulla chat si moltiplicano i messaggi nei quali si parla di una grande sofferenza e di un periodo di grande difficoltà, ma la verità è che è presto per poter affermare con certezza cosa sia avvenuto. Certo è che molte autorevoli testate si interrogano sui precedenti di depressione della star.
Un male “oscuro”
Quali che siano le cause che hanno portato alla morte di Liam Payne, in queste ore si è riacceso un importante dibattito sulla solitudine e sulla depressione, che sempre più affligge i giovani e non solo. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza, a portare un pizzico di luce in un male che spesso, sbagliando, viene definito “oscuro”.
Affrontare una sfida silenziosa
Di depressione si sente parlare spesso, ma altrettanto spesso viene sottovalutata. Non si tratta di una semplice tristezza o di un momentaneo stato d’animo negativo. La depressione è un disturbo che può influire profondamente sulla qualità della vita di chi ne soffre, limitando la capacità di lavorare, relazionarsi con gli altri e persino svolgere le attività quotidiane.
Cos’è la depressione?
La depressione, o disturbo depressivo maggiore, è caratterizzata da una profonda e persistente sensazione di tristezza, accompagnata da una perdita di interesse per le attività che solitamente vengono considerate piacevoli. Questi sintomi possono durare settimane, mesi o addirittura anni, e spesso compromettono gravemente la capacità della persona di gestire la propria vita.
Chiaramente, questi sintomi possono variare di intensità, influenzando diversi aspetti della vita quotidiana.
Le diverse forme di depressione
Anche le diverse forme di depressione sono diverse tra loro. La depressione maggiore è la forma più comune e grave. Chi ne soffre sperimenta sintomi che durano per almeno due settimane consecutive, e possono manifestarsi in forma molto intensa. Il disturbo depressivo persistente (o distimia) è una forma di depressione meno intensa, ma cronica, che può durare per anni. Poi c’è la depressione post-partum, che colpisce alcune donne dopo il parto. Non deve essere confusa con il “baby blues”, che è uno stato di tristezza temporaneo e comune. La depressione post-partum, invece, può essere grave e richiede un trattamento adeguato. Diverso ancora è il disturbo affettivo stagionale (SAD), che si manifesta in particolar modo durante i mesi invernali, quando la luce solare è ridotta. Molte persone vivono un calo dell’umore che, in alcuni casi, si trasforma in una vera e propria depressione. Infine, la depressione bipolare (o disturbo bipolare). Chi soffre di disturbo bipolare sperimenta fasi depressive alternate a fasi di ipomania o mania. Durante le fasi depressive, i sintomi sono simili a quelli della depressione maggiore.
L’importanza di una diagnosi corretta
Spesso, chi soffre di depressione fatica a riconoscere di avere un problema. I sintomi possono essere confusi con normali alti e bassi emotivi, o possono essere attribuiti a situazioni stressanti della vita, come problemi lavorativi o familiari. Tuttavia, è fondamentale comprendere che la depressione è una condizione medica vera e propria, che richiede una diagnosi precisa.
Il primo passo per affrontare la depressione è parlarne con un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psichiatra. Solo attraverso un’analisi approfondita è possibile determinare se si tratta effettivamente di depressione e quale tipo di intervento è più indicato. Ignorare o minimizzare i sintomi può portare a un peggioramento della condizione.
Il supporto della psicoterapia
La depressione è curabile, e una delle forme più efficaci di trattamento è la psicoterapia. La terapia cognitivo-comportamentale, per esempio, è spesso utilizzata per aiutare le persone a identificare e modificare i pensieri negativi che alimentano la depressione. Altri approcci, come la terapia interpersonale o la terapia psicodinamica, possono aiutare i pazienti a comprendere le cause profonde del loro disagio emotivo e a sviluppare strategie per affrontarlo. La terapia è un processo, e può richiedere del tempo prima di vedere risultati significativi. È importante non scoraggiarsi e mantenere un dialogo aperto con il proprio terapeuta.
L’uso dei farmaci non deve essere un tabù
In alcuni casi, il solo supporto psicologico potrebbe non essere sufficiente. La depressione, infatti, può avere una componente biologica, con alterazioni dei neurotrasmettitori nel cervello che influenzano l’umore. In questi casi, lo psichiatra può ritenere opportuno prescrivere dei farmaci per aiutare a ristabilire l’equilibrio chimico e alleviare i sintomi.
L’assunzione di farmaci per la depressione non deve essere vista come un fallimento personale o come un tabù. Come in ogni malattia, può essere necessario un supporto farmacologico per ripristinare il benessere. Tuttavia, è fondamentale che i farmaci siano prescritti e seguiti da un professionista competente, che valuterà attentamente il dosaggio e monitorerà eventuali effetti collaterali.
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Superenalotto, cosa si nasconde dietro una vincita
News, News, PsicologiaLa notizia del 6 centrato al Superenalotto ha acceso i sogni di milioni di italiani. La domanda che è sulla bocca di tutti è sempre la stessa: cosa faresti con 89 milioni di euro? Inutile dire che ognuno ha i propri sogni, c’è chi sogna di partire, chi dice di voler aiutare il prossimo e tanto altro. Quello che in pochi sanno è che dietro le grandi vincite si nasconde una grande insidia: il rischio di perdere tutto in poco tempo.
Quando si vince una somma significativa al Superenalotto (o qualsiasi altra lotteria), la vita cambia drasticamente. Ma non sempre in meglio. Senza una corretta gestione finanziaria e una consapevolezza dei rischi psicologici, si può incorrere in problemi inaspettati. Il 70% dei vincitori di lotterie perde tutto in pochi anni, a causa di decisioni sbagliate, spese eccessive e pressioni esterne.
Gli effetti psicologici di una grossa vincita al Superenalotto
Quando una persona vince una somma ingente, la reazione immediata è spesso una forte euforia. Questo stato psicologico può indurre a fare scelte impulsive e non ponderate. Farsi prendere la mano può essere molto facile, perché il nostro corpo è letteralmente drogato. Il cervello rilascia infatti dopamina, l’ormone del piacere, che può portare a comportamenti rischiosi e a una visione distorta della realtà finanziaria.
Secondo alcuni studi psicologici, vincere una lotteria può creare un senso di invincibilità e una convinzione errata di poter mantenere sempre alti i livelli di ricchezza, anche spendendo senza freni. È proprio questo atteggiamento che porta molte persone a perdere tutto rapidamente.
I rischi del “nuovo status”
Diventare ricchi all’improvviso porta con sé un cambio radicale di stile di vita e status sociale. Il rovescio della medaglia è che non è più possibile (o è molto difficile) capire di chi fidarsi. Le persone intorno a noi (amici, parenti, conoscenti) potrebbero iniziare a trattarci diversamente. Insomma, lo stress può arrivare alle stelle. Perché l’invidia sociale o la richiesta di aiuto economico da parte di familiari e amici possono generare ansia e influenzare negativamente le decisioni finanziarie.
La sindrome del vincitore
Esiste, in realtà, una vera e propria “sindrome del vincitore” o “sindrome della lotteria”. Riguarda proprio i problemi psicologici e sociali che possono nascere quando una persona vince una grande somma di denaro, come nel caso di una lotteria o un concorso. Sebbene l’idea di diventare ricchi improvvisamente sembri il sogno di tutti, in realtà può avere conseguenze negative che spesso vengono sottovalutate.
Sintomi
Cause della sindrome del vincitore
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Medicina, niente più test d’ingresso
News, NewsPer gli aspiranti medici c’è un’importante novità: non ci saranno più i test a sbarrare la strada verso l’agognato banco, ma ci sarà una valutazione (con eventuale esclusione) dopo un semestre ad accesso libero. Finito il semestre verrà infatti stabilita una graduatoria nazionale, tenendo in considerazione gli esami fatti che saranno uniformi per tutti. La novità è stata presentata in Senato dal presidente della commissione Istruzione, Roberto Marti e al presidente della commissione Sanità, Francesco Zaffini. Il governo spera di introdurre la novità già dall’anno accademico 2025-2026, ma dipende dai tempi parlamentari.
Aumentano i posti per Medicina
Anche la previsione dei posti è in aumento, saranno infatti portati a 25mila, oggi sono circa 20mila. Come detto, a decidere se gli aspiranti medici saranno ammessi o no al resto del quinquennio saranno i risultati ottenuti a libretto. Il secondo semestre sarà infatti condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo semestre e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale. Per gli studenti che non superano la selezione per il secondo semestre, sarà possibile utilizzare i crediti formativi acquisiti nei primi sei mesi per iscriversi ad altri corsi di laurea, offrendo così una seconda chance senza la perdita dell’anno accademico.
Gli odontoiatri
Non solo i futuri medici, le novità riguardano anche i corsi di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina veterinaria. Ira il testo, approvato dalla Commissione Istruzione del Senato, attende il passaggio in Aula e poi alla Camera. “Viene abolito il test con le domande schizofreniche, con una valutazione estemporanea di test a crocette. Si tratta di una legge delega, i particolari saranno precisati appunto nella delega”, ha chiarito il presidente della Commissione Sanità del Senato, Francesci Zaffini.
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La cura nel libro di Donzelli
Med. narrativa, News BreviSi intitola “Sotto il faro. Tendere l’orecchio e il cuore” il libro che il professor Gianpaolo Donzelli ha scritto per la collana La cura, iniziativa editoriale nata dalla collaborazione tra la Fondazione Meyer e la casa editrice La Nave di Teseo. In queste pagine, l’autore – con l’autorevolezza che gli deriva da una lunga esperienza come medico neonatologo prima e presidente della Fondazione Meyer poi – guarda alla società tutta e si interroga sul concetto di benessere, inteso come un progetto di ampio respiro che investe ogni ambito della nostra vita. Affrontando, con pacatezza e rigore intellettuale temi quali la malattia, la cura, l’eutanasia, il testamento biologico, la gestazione per altri, la multietnicità e le nuove famiglie, i fenomeni migratori e, più in generale, quella che lui chiama “la fatica del vivere”, ci consegna una visione umanistica e inedita.
La presentazione del libro
Il libro verrà presentato il 17 ottobre alle ore 16 presso la Sala Giordano del Palazzo Medici Riccardi. L’evento è promosso dal Centro Studi della Fondazione Meyer di cui il professor Donzelli è direttore. A fare i saluti istituzionali saranno la sindaca del Comune di Firenze Sara Funaro e il presidente della Fondazione Meyer Marco Carrai. Dialogheranno con l’autore Pietro Del Soldà e Sergio Givone.
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Perché nasce ottobre rosa: prevenzione e ricerca per combattere il tumore al seno
NewsIl tumore al seno è la forma di cancro più comune tra le donne, con circa 55.900 nuovi casi diagnosticati nel 2023 in Italia. Il dato rappresenta il 30% di tutte le diagnosi oncologiche femminili. Fortunatamente, oggi la guarigione è possibile per molte pazienti: l’86% sopravvive a cinque anni dalla diagnosi. Questo risultato è strettamente legato alla prevenzione e alla diagnosi precoce, elementi cruciali per affrontare in modo efficace la malattia.
L’importanza della prevenzione: ottobre si tinge di rosa
Ottobre Rosa è una campagna globale dedicata alla lotta contro il tumore al seno, nata negli Stati Uniti nel 1992. Oggi, coinvolge oltre 70 Paesi, compresa l’Italia, attraverso la promozione di visite gratuite e iniziative di informazione. Il simbolo della campagna è il nastro rosa, sinonimo di sensibilizzazione sulla prevenzione e di supporto alla ricerca scientifica. L’obiettivo è far comprendere l’importanza della diagnosi precoce per aumentare le probabilità di guarigione.
Fondazione libellule insieme: il ruolo delle associazioni
La Fondazione Libellule Insieme è una delle realtà attive nella promozione della prevenzione del tumore al seno. Fondata nel 2015 dalla Dottoressa Paola Martinoni, la fondazione si propone di offrire sostegno alle donne colpite dalla malattia. Attraverso esami innovativi e un approccio personalizzato, mira a fornire un percorso completo, dalla diagnosi alla cura, fino al supporto psicologico e sociale. Oltre agli eventi organizzati per il mese di ottobre, sul sito della fondazione sono disponibili consigli utili di prevenzione e supporto nel percorso di cura.
Progetti di sensibilizzazione e visite gratuite: l’impegno della LILT
Anche la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) è in prima linea nella campagna di Ottobre Rosa. In collaborazione con BWH Hotels Italia & Malta, ha lanciato il progetto “Armonia in rosa”, che prevede eventi in cinque città italiane, tra cui Bologna, Roma e Milano. Oltre agli appuntamenti informativi, la LILT propone visite gratuite per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione.
Nel mese di ottobre, la LILT ha anche stilato una lista di consigli utili per la prevenzione. Primo tra tutti: eseguire regolarmente l’autopalpazione. Questo semplice gesto permette di conoscere meglio il proprio corpo e individuare tempestivamente eventuali anomalie. Altri suggerimenti includono visite mediche regolari, un’alimentazione sana e l’eliminazione del fumo.
Piccoli gesti, grandi differenze: chiquita e airc
Anche il settore privato si mobilita per sostenere la prevenzione. Chiquita, in collaborazione con la Fondazione AIRC, ha lanciato per il secondo anno la campagna “Small Change, Big Difference”. La storica Miss Chiquita, simbolo del brand, assume una nuova posa per promuovere l’autopalpazione. L’immagine apparirà su 200 milioni di banane distribuite in tutto il mondo durante ottobre. Il messaggio è chiaro: piccoli gesti possono fare la differenza nella lotta contro il tumore al seno.
Oltre alla campagna di sensibilizzazione, Chiquita finanzierà una borsa di studio biennale destinata a un giovane ricercatore AIRC. La borsa sarà assegnata a gennaio 2025, contribuendo al sostegno della ricerca scientifica in ambito oncologico.
Iniziative digitali: follow the pink
Tra le iniziative di Ottobre Rosa, la Fondazione IEO-MONZINO ETS porta avanti la campagna “Follow the Pink”, giunta alla quinta edizione. L’obiettivo è promuovere la cultura della prevenzione e della diagnosi precoce attraverso una serie di attività dedicate alle donne, con un focus particolare su salute e prevenzione. La campagna vede la partecipazione attiva di numerose aziende italiane, che sostengono la fondazione attraverso donazioni e iniziative di sensibilizzazione rivolte al grande pubblico.