L’Alzheimer ha cambiato tutto e, ne sono consapevole, cambierà molto altro nella mia vita. La cosa ironica è che cancellerà anche il ricordo di quel giorno, che oggi conservo come se fosse ieri: una sensazione di shock mista a incredulità. Mi sono sentito come se il tempo si fosse fermato, eppure, nonostante la paura, ho cercato di trovare anche una scintilla di speranza. È stato un colpo duro, ma ho deciso di affrontarlo un passo alla volta, con coraggio. Marco (nome di fantasia a tutela della privacy) ha scelto di condividere con noi – e con tutti voi – alcune emozioni e momenti provati della sua vita, cambiata radicalmente dopo la diagnosi di Alzheimer. Una testimonianza che abbiamo scelto di pubblicare, nonostante la comprensibile richiesta di restare anonimo, perché crediamo che le sue parole possano essere di aiuto a tanti che hanno ricevuto da poco una diagnosi.
Quali sono stati i primi sintomi?
All’inizio, era solo una piccola confusione qui e là: dimenticavo dove avevo messo le chiavi o mi bloccavo a metà di una frase. Un giorno, persino la lista della spesa sembrava diventare un mistero. Mi accorsi che, sebbene fosse normale avere qualche dimenticanza, la frequenza stava crescendo. E così, le ‘piccole smarrimenti’ si trasformarono in difficoltà più evidenti nel ricordare dettagli importanti.
Come ha influenzato la diagnosi la sua vita quotidiana e le relazioni con la famiglia?
La diagnosi ha cambiato tutto, ma in un certo senso mi ha anche reso più consapevole dell’importanza di ogni istante. All’inizio, mi sono sentito sopraffatto, quasi isolato dalla mia famiglia, perché non volevo mostrare la mia vulnerabilità. Tuttavia, col tempo ho imparato che condividere le mie difficoltà ha rafforzato i legami: le mie figlie, ad esempio, mi hanno aiutato a organizzare la giornata e mi hanno insegnato a ridere, anche quando confondevo il te con il caffè.
Quali terapie e trattamenti le sono stati proposti?
Attualmente, seguo una terapia farmacologica che mira a rallentare il declino cognitivo e a migliorare la qualità della vita. Oltre ai farmaci, partecipo a programmi di riabilitazione cognitiva, faccio attività fisica regolarmente e mi dedico a pratiche di meditazione e yoga. Tutto questo mi aiuta a mantenere la mente attiva e a gestire meglio le giornate, anche se non sempre è facile.
Ha cambiato qualcosa nel suo stile di vita per affrontare meglio la malattia?
Assolutamente. Ho adottato una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura e pesce – e, lo ammetto, ho imparato a godermi un buon bicchiere di vino rosso ogni tanto, giusto per celebrare le piccole vittorie quotidiane! Inoltre, ho iniziato a fare lunghe passeggiate e a partecipare a gruppi di supporto dove condivido esperienze con altre persone che stanno affrontando situazioni simili.
Quali stati d’animo ha sperimentato con il passare del tempo?
All’inizio, c’era tanta tristezza e paura del futuro. Poi, con il tempo, ho imparato a convivere con la mia condizione: ci sono momenti di frustrazione, sì, ma anche di gratitudine per le piccole gioie della vita. Ad esempio, ogni volta che mi dimentico qualcosa e poi ne ridiamo insieme, mi rendo conto che nella vita si può sempre trovare qualcosa di positivo.
Cosa le dicono i medici rispetto agli stili di vita, possono aiutare a prevenire l’insorgenza dell’Alzheimer?
Ho letto e sentito tante cose diverse. Diversi studi suggeriscono che mantenersi attivi, sia fisicamente che mentalmente, e seguire una dieta sana possa avere effetti protettivi. Personalmente, credo nel mantenere relazioni sociali attive, dedicarsi a hobby, leggere e imparare cose nuove ogni giorno. Anche un pizzico di leggerezza quotidiana – come una risata genuina – fa miracoli.
Cosa direbbe a chi sta affrontando o teme di affrontare questa malattia?
Consiglierei di non perdere mai la speranza. L’Alzheimer è una sfida, ma non definisce chi siamo. Affrontare la malattia significa anche imparare ad apprezzare ogni singolo momento, a cercare il sostegno delle persone care e, soprattutto, a non dimenticare che anche nei momenti più bui, c’è sempre spazio per un sorriso.
Leggi anche:
Alzheimer, potrebbe essere causato anche da un virus