Tempo di lettura: 3 minuti“Noi e Nina” è un piccolo film dedicato alla clownterapia, con la regia di Evelina Manna e Sacha Ippoliti, prodotto dalla Moodyproduction, casa di produzione cinematografica con all’attivo anche altri lavori dedicati ai temi sociali, come la violenza sulle donne, l’omofobia, l’immigrazione.
Scritto da Simona Sparaco, già candidata al premio Strega per “Nessuno sa di noi”, il corto è stato presentato in anteprima, durante la XIX Festa del Cinema di Roma, il 20 ottobre alla Soho House Rome.
A introdurre la storia sono le parole di Mattia, un bambino dai grandi occhi blu. È lui a raccontare come la sua mamma entri in punta di piedi nei reparti ospedalieri per far ridere i piccoli pazienti, equipaggiata da una valigia piena di strumenti magici, musicali, burattini e oggetti buffi. Ma oltre alla narrazione, il corto dà voce a chi nella vita di tutti i giorni offre una “medicina” speciale, il sorriso. Sono gli artisti della associazione Magicaburla ets che scelgono di lavorare in contesti dove questo tipo di intrattenimento può alleviare le sofferenze.
Evelina Manna, co-regista e produttrice del corto sulla clownterapia
“Ho voluto fortemente realizzare questo piccolo film che, tramite la delicatezza del racconto e le tesOmonianze senOte dei clowndoPori ed ex pazienO, descrive bene l’opera meritoria della clownterapia”, afferma Evelina Manna, produPrice e co-regista del corto.
Le testimonianze
“In tutte queste foto avevo il naso rosso che mi hanno regalato i clowndottori, giocavo con quel naso rosso e addirittura lo mettevo al mio gatto”, racconta Nina, una delle voci che dà il titolo al cortometraggio. Oggi la ragazza ha 25 anni, vive a Roma ed è una studentessa di biologia informatica. Chi indossa il camice colorato, il naso da pagliaccio e in ospedale si fa chiamare dottoressa Milù è Daria Vitelli, clowndottore per Magicaburla. “Siamo le uniche figure – spiega nel corto – che possono essere rifiutate, anche se non veniamo rifiutate quasi mai”. In un altro passaggio, Daria offre la chiave per leggere l’efficacia della sua azione in ospedale: “I bambini ricoverati – dice – sono magici ed è quella magia che fa in modo che possano guarire un po’ prima”.
La clownterapia si basa su prestazioni da parte dell’operatore, adeguatamente formato, che promuovono il gioco, la spontaneità, l’umorismo e la creatività, generando un’atmosfera spensierata che rilassa il bambino sia a livello fisico sia mentale.
La presenza dei clowndottori nell’immediato pre-operatorio fino all’induzione dell’anestesia, l’uso di giochi e i momenti di intrattenimento sono i principali metodi non farmacologici, di approccio che hanno lo scopo di abbassare il livello di ansia del bambino.
Sono numerosi gli studi scientifici che osservano l’efficacia della clownterapia. I risultati mostrano come, oltre a diminuire il disagio e la sofferenza emotiva dei bambini, la terapia del sorriso possa contribuire a ridurre anche il consumo di analgesici e sedativi.
Gli effetti della clownterapia secondo la scienza
Ridere fa bene, specie ai bambini. Si stima che il 40-83,3% della popolazione pediatrica presenti elevati livelli di ansia prima dell’induzione dell’anestesia. Se non gestita adeguatamente, proprio l’ansia può̀ portare ad un aumento dell’uso di farmaci anestetici prima e durante l’intervento, il che si associa ad un aumento delle complicanze postoperatorie come nausea, vomito, affaticamento, tachicardia o problemi respiratori.
Tra i metodi non farmacologici implementati, l’umorismo terapeutico è l’approccio curativo più utilizzato per ripristinare il benessere psicosociale della persona attraverso la riduzione del dolore, della paura, dello stress e dell’ansia nei contesti ospedalieri. A livello biologico, la letteratura mostra che ridere rilassa i muscoli, aumenta l’assorbimento di ossigeno, i livelli di immunoglobulina A e inoltre stimola il sistema immunitario.
“La terapia del sorriso è un ponte tra l’esperienza dell’ospedalizzazione del bambino e il mondo colorato dell’infanzia che può servire a rendere il ricordo di quei momenti meno traumatico e più dolce. Questa è la sua forza”, spiega Cristiana De Maio, presidente di Magicaburla Ets. “Negli ultimi vent’anni, la clownterapia è diventata una presenza costante grazie anche all’impegno di chi, come noi, ogni giorno garantisce professionalità, presenza e sostegno ai bambini, ai genitori e a tutto lo staff medico e infermieristico. Auspichiamo – conclude – che il servizio di clownterapia possa essere sostenuto dalle istituzioni pubbliche e da istituti privati”.
“La terapia è molto efficace per l’attività clinica ed è una parte integrante dell’approccio terapeutico. rallegrare i pazienti e i genitori durante le procedure che possono essere più o meno invasive facilita e diminuisce il trauma del ricovero e del ricordo delle procedure effettuate, agevola infine il proseguimento del follow up in ospedale se necessario”, commenta la professoressa Elisabetta Cortis, direttore del Dipartimento di Pediatria dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma e Presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP) della Regione Lazio.
Farmindustria ed Egualia su manovra: “spesa farmaceutica in ospedale resta sottofinanziata”
Farmaceutica, News, Ricerca innovazione“Una prima lettura del testo della manovra di bilancio sulla farmaceutica fa emergere elementi positivi e alcune criticità non risolte”. Lo scrivono in una nota congiunta Farmindustria ed Egualia.
“La manovra in discussione se da un lato aumenta le risorse anche per i farmaci e antibiotici innovativi, dall’altro non riconosce il fisiologico trend di crescita della spesa farmaceutica in ospedale, che resta nettamente sottofinanziata. Con payback a carico delle imprese, pari a oltre due miliardi di euro nel 2024, che continuano a crescere e non sono più sostenibili.
La manovra non riconosce il valore degli investimenti e delle produzioni dell’industria farmaceutica nella Nazione, perché non tiene conto dell’aumento esponenziale dei costi di tutte le materie prime.
Il settore aveva chiesto un segnale di riduzione degli oneri sulle imprese e si ritrova invece nel testo della legge di bilancio una misura di aumento del margine a favore della distribuzione con la diminuzione di quelli dell’industria.
A nulla sono serviti gli allarmi ripetuti sull’urgenza di misure che garantiscano sostenibilità al comparto farmaceutico.
Riconosciamo al Governo attenzione allo straordinario valore strategico delle imprese farmaceutiche in termini di ricerca, occupazione di qualità, export, come dimostra tra l’altro il saldo estero positivo di oltre 10 miliardi di euro.
Auspichiamo quindi che i Ministeri competenti confermino questa attenzione intervenendo perché nell’iter parlamentare le misure penalizzanti siano corrette e le criticità superate.
Perché così non si accelera, anzi si frena la crescita dell’industria in Italia, che invece ha bisogno di essere competitiva in Europa e nel mondo”, concludono le associazioni delle imprese.
“Noi e Nina” svela la medicina magica della clownterapia
Bambini, Benessere, Eventi d'interesse, Medicina Sociale, News, News, Psicologia, Ricerca innovazione“Noi e Nina” è un piccolo film dedicato alla clownterapia, con la regia di Evelina Manna e Sacha Ippoliti, prodotto dalla Moodyproduction, casa di produzione cinematografica con all’attivo anche altri lavori dedicati ai temi sociali, come la violenza sulle donne, l’omofobia, l’immigrazione.
Scritto da Simona Sparaco, già candidata al premio Strega per “Nessuno sa di noi”, il corto è stato presentato in anteprima, durante la XIX Festa del Cinema di Roma, il 20 ottobre alla Soho House Rome.
A introdurre la storia sono le parole di Mattia, un bambino dai grandi occhi blu. È lui a raccontare come la sua mamma entri in punta di piedi nei reparti ospedalieri per far ridere i piccoli pazienti, equipaggiata da una valigia piena di strumenti magici, musicali, burattini e oggetti buffi. Ma oltre alla narrazione, il corto dà voce a chi nella vita di tutti i giorni offre una “medicina” speciale, il sorriso. Sono gli artisti della associazione Magicaburla ets che scelgono di lavorare in contesti dove questo tipo di intrattenimento può alleviare le sofferenze.
Evelina Manna, co-regista e produttrice del corto sulla clownterapia
“Ho voluto fortemente realizzare questo piccolo film che, tramite la delicatezza del racconto e le tesOmonianze senOte dei clowndoPori ed ex pazienO, descrive bene l’opera meritoria della clownterapia”, afferma Evelina Manna, produPrice e co-regista del corto.
Le testimonianze
“In tutte queste foto avevo il naso rosso che mi hanno regalato i clowndottori, giocavo con quel naso rosso e addirittura lo mettevo al mio gatto”, racconta Nina, una delle voci che dà il titolo al cortometraggio. Oggi la ragazza ha 25 anni, vive a Roma ed è una studentessa di biologia informatica. Chi indossa il camice colorato, il naso da pagliaccio e in ospedale si fa chiamare dottoressa Milù è Daria Vitelli, clowndottore per Magicaburla. “Siamo le uniche figure – spiega nel corto – che possono essere rifiutate, anche se non veniamo rifiutate quasi mai”. In un altro passaggio, Daria offre la chiave per leggere l’efficacia della sua azione in ospedale: “I bambini ricoverati – dice – sono magici ed è quella magia che fa in modo che possano guarire un po’ prima”.
La clownterapia si basa su prestazioni da parte dell’operatore, adeguatamente formato, che promuovono il gioco, la spontaneità, l’umorismo e la creatività, generando un’atmosfera spensierata che rilassa il bambino sia a livello fisico sia mentale.
La presenza dei clowndottori nell’immediato pre-operatorio fino all’induzione dell’anestesia, l’uso di giochi e i momenti di intrattenimento sono i principali metodi non farmacologici, di approccio che hanno lo scopo di abbassare il livello di ansia del bambino.
Sono numerosi gli studi scientifici che osservano l’efficacia della clownterapia. I risultati mostrano come, oltre a diminuire il disagio e la sofferenza emotiva dei bambini, la terapia del sorriso possa contribuire a ridurre anche il consumo di analgesici e sedativi.
Gli effetti della clownterapia secondo la scienza
Ridere fa bene, specie ai bambini. Si stima che il 40-83,3% della popolazione pediatrica presenti elevati livelli di ansia prima dell’induzione dell’anestesia. Se non gestita adeguatamente, proprio l’ansia può̀ portare ad un aumento dell’uso di farmaci anestetici prima e durante l’intervento, il che si associa ad un aumento delle complicanze postoperatorie come nausea, vomito, affaticamento, tachicardia o problemi respiratori.
Tra i metodi non farmacologici implementati, l’umorismo terapeutico è l’approccio curativo più utilizzato per ripristinare il benessere psicosociale della persona attraverso la riduzione del dolore, della paura, dello stress e dell’ansia nei contesti ospedalieri. A livello biologico, la letteratura mostra che ridere rilassa i muscoli, aumenta l’assorbimento di ossigeno, i livelli di immunoglobulina A e inoltre stimola il sistema immunitario.
“La terapia del sorriso è un ponte tra l’esperienza dell’ospedalizzazione del bambino e il mondo colorato dell’infanzia che può servire a rendere il ricordo di quei momenti meno traumatico e più dolce. Questa è la sua forza”, spiega Cristiana De Maio, presidente di Magicaburla Ets. “Negli ultimi vent’anni, la clownterapia è diventata una presenza costante grazie anche all’impegno di chi, come noi, ogni giorno garantisce professionalità, presenza e sostegno ai bambini, ai genitori e a tutto lo staff medico e infermieristico. Auspichiamo – conclude – che il servizio di clownterapia possa essere sostenuto dalle istituzioni pubbliche e da istituti privati”.
“La terapia è molto efficace per l’attività clinica ed è una parte integrante dell’approccio terapeutico. rallegrare i pazienti e i genitori durante le procedure che possono essere più o meno invasive facilita e diminuisce il trauma del ricovero e del ricordo delle procedure effettuate, agevola infine il proseguimento del follow up in ospedale se necessario”, commenta la professoressa Elisabetta Cortis, direttore del Dipartimento di Pediatria dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma e Presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP) della Regione Lazio.
ANCI: al via bando per corso alta formazione per Manager in Sport and Health City
Benessere, News, PrevenzioneIl corso di alta formazione professionale di ANCI è riservato a 40 giovani under 35. Nasce per offrire competenze e abilità utili per le amministrazioni locali, ma spendibili anche sul mercato sia pubblico sia privato.
Candidature entro il 4 novembre 2024
La selezione al percorso di alta formazione “Sport and Health City Manager” si è aperta in questi giorni. Il corso è organizzato da ANCI, nell’ambito del progetto “I giovani per le ‘Città dello Sport e della Salute’”, in collaborazione con HCI – Health City Institute e Sapienza Università di Roma, e con il patrocinio della Cattedra UNESCO sull’Urban Health, Cities+ e Science for Cities. L’obiettivo è preparare la figura di Sport & Health City Manager.
Questa figura che, nell’ambito dell’amministrazione della città, possiede allo stesso tempo capacità professionali di gestione della salute pubblica, di programmazione e pianificazione urbana in ottica di salute, di sociologia e psico-sociologia delle comunità, di monitoraggio dei dati e degli impatti di salute delle politiche pubbliche, per la riduzione delle vulnerabilità sociali e delle disuguaglianze di salute.
Recentemente riconosciuta come buona pratica dall’Health Inclusivity Index sviluppato da UCL – University College London ed Economist, l’Health City Manager è una figura professionale “bridge” che possa rientrare, idealmente, all’interno dell’ufficio del sindaco e maturare quelle competenze e quelle abilità, funzionali agli obiettivi di mandato espressi dal documento di programmazione dell’amministrazione comunale, coordinando tutti gli assessorati e le relazioni esterne che interessino l’ambito di competenza.
Benessere nelle città
«Guidare le città verso un modello di Healthy City, così come definito dall’OMS, implica aumentare la loro capacità amministrativa attraverso figure come queste che contribuiscono a supportarle elaborando soluzioni innovative e inclusive in risposta alle istanze di salute e benessere espresse dai cittadini – dichiara Roberto Pella, Presidente f.f. ANCI e Delegato sport, salute e politiche giovanili – Ringrazio il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi per aver dato continuità alle due precedenti edizioni del corso e per continuare a sostenere la formazione e la crescita dei giovani nell’ambito della pubblica amministrazione locale».
«Oltre 3 miliardi di persone oggi vivono in città metropolitane e megalopoli. Nel 2007, la popolazione mondiale che vive nelle città ha superato per la prima volta il 50 per cento e, in base alle stime della WHO, nel 2050 il 70 per cento degli abitanti del pianeta vivrà in grandi contesti urbani – dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health City Institute.
«È un fenomeno sociale inarrestabile – prosegue – che va amministrato e studiato sotto innumerevoli punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto industriale e occupazionale e soprattutto la salute. Le amministrazioni dovranno guardare alla sempre maggiore urbanizzazione in termini nuovi e in questo contesto è fondamentale che ci siano degli strumenti formativi che diffondano i temi della salute in tutte le politiche».
Come candidarsi al corso per manager promosso da ANCI
Il percorso di alta formazione, giunto alla sua terza edizione, si articola in 100 ore di formazione, in presenza a Roma. Ai primi venti corsisti in graduatoria di merito sarà offerta la possibilità di attivare una borsa lavoro per un’esperienza di tirocinio presso un comune italiano o, in alternativa, una borsa di studio. È possibile presentare la propria candidatura entro e non oltre il 4 novembre 2024 compilando il form online. L’Avviso di selezione per il corso di alta formazione “Sport & Health City Manager” è disponibile sul sito.
Bronchiolite, un nuovo farmaco la previene
Bambini, Farmaceutica, GenitorialitàUn importante passo avanti nella protezione dei bambini piccoli dalla bronchiolite causata dal virus respiratorio sinciziale (RSV) arriva grazie a un nuovo anticorpo monoclonale. Questo farmaco, di cui sono stati recentemente presentati i dati durante il congresso ID Week 2024 a Los Angeles, si è dimostrato altamente efficace nel prevenire le infezioni respiratorie causate dall’RSV, che è l’agente principale della bronchiolite, una malattia che colpisce duramente i più piccoli.
Un’arma preventiva per proteggere i più vulnerabili
La bronchiolite, causata dall’RSV, rappresenta un serio rischio per la salute dei neonati e dei bambini piccoli, specialmente durante la prima stagione in cui sono esposti al virus. In assenza di una robusta difesa immunitaria, l’RSV può causare gravi infezioni delle basse vie respiratorie, che nei casi più severi richiedono il ricovero ospedaliero, e possono persino risultare letali.
Il nuovo farmaco è stato concepito proprio per fornire una protezione passiva durante questa fase critica, offrendo ai bambini un’immunizzazione temporanea attraverso un singolo trattamento che si è dimostrato capace di ridurre significativamente il rischio di infezione. In particolare, i risultati delle sperimentazioni cliniche di fase 2b/3 e 3 hanno mostrato una riduzione del 60,4% del rischio di infezioni delle basse vie respiratorie associate all’RSV, e una riduzione di quasi il 90% dei ricoveri ospedalieri.
Malattia potenzialmente mortale
Alberto Villani, coordinatore dell’Area Pediatria Universitaria Ospedaliera dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha sottolineato l’importanza di questa nuova terapia preventiva. “Dopo decenni senza una terapia adeguata, questo farmaco rappresenta un ulteriore strumento avanzato per proteggere sia i bambini con comorbidità che quelli sani da un’insidiosa malattia che può essere mortale”, ha affermato. I dati indicano che più dell’80% dei casi di ricovero in terapia intensiva per patologie correlate all’RSV coinvolgono bambini senza precedenti clinici rilevanti, dimostrando quanto il virus possa colpire improvvisamente anche i più sani.
Villani ha inoltre ricordato come la stagione epidemica 2023-2024 abbia registrato 750 ricoveri e 3 decessi solo presso l’Ospedale Bambino Gesù a causa della bronchiolite provocata dal virus respiratorio sinciziale. Questi numeri confermano la necessità di una strategia di prevenzione efficace, soprattutto per proteggere i più piccoli, che sono i più vulnerabili.
Efficacia, sicurezza e tollerabilità
La sperimentazione del nuovo anticorpo monoclonale non ha evidenziato preoccupazioni significative legate alla sicurezza del farmaco, come confermato dagli esperti. Roberta Siliquini, presidente della Società Italiana di Igiene, ha sottolineato la rilevanza di questi risultati. “I dati della sperimentazione risultano eccellenti per efficacia, sicurezza e tollerabilità”, ha dichiarato, aggiungendo che un farmaco preventivo rivolto a una patologia così diffusa e grave tra i neonati potrebbe finalmente colmare un’importante lacuna nella gestione delle infezioni da RSV.
Siliquini ha concluso esprimendo la speranza di poter integrare questo farmaco nel prossimo futuro nelle strategie di prevenzione, definendolo “una nuova freccia all’arco della prevenzione” per gestire meglio l’epidemia di bronchiolite causata dall’RSV.
Risultati promettenti
Il nuovo anticorpo monoclonale rappresenta un’importante innovazione nel campo della pediatria e della prevenzione delle malattie infettive. I risultati delle sperimentazioni cliniche sono promettenti e indicano che presto potrebbe essere disponibile un’opzione preventiva in grado di proteggere efficacemente i bambini piccoli da una delle più comuni e gravi infezioni respiratorie. L’introduzione di questo farmaco segnerebbe un punto di svolta nella lotta contro l’RSV, offrendo una protezione cruciale nei primi mesi di vita, quando i bambini sono maggiormente vulnerabili.
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Mal di gola, batterico o da virus?
NewsIl mal di gola può rovinarci la giornata, ma non sempre le cause e i rimedi sono uguali. Lo sanno bene le mamme e i papà che si trovano spesso a combattere con la gola arrossata dei ragazzi. La causa può essere un virus, in alternativa, si può trattare di un dolore alla gola causato da una infiammazione batterica. Capire quale sia l’origine dell’arrossamento è importante, perché ci consente di adottare la soluzione più efficace e di evitare lunghi strascichi.
L’infiammazione della faringe
Il mal di gola (o faringite) è l’infiammazione della faringe, il tratto comune della via respiratoria e digerente che si trova dietro al naso e alla bocca, che si estende nel collo e che banalmente siamo soliti chiamare “gola”. Il dolore alla gola è comunemente causato da virus o batteri, anche se può essere difficile distinguerli. I sintomi più comuni di un mal di gola virale sono:
Se il mal di gola è batterico, come nel caso di un’infezione da streptococco, particolarmente comune nei bambini, i sintomi caratteristici sono:
Quando a causare il mal di gola è un virus, solitamente la situazione si risolve da sola nel giro di qualche giorno. Tuttavia, se il rossore e i sintomi dovessero durare per 5 o 7 giorni, o se la febbre dovesse supera i 38 gradi, il consiglio è di consultare il medico di famiglia o un pediatra.
I rimedi contro il mal di gola
Diciamolo subito, l’antibiotico serve solo se il mal di gola è batterico. Combattere un mal di gola da virus con l’antibiotico è del tutto inutile ed è dannoso. Ma attenzione, anche quando si tratta di un batterio, non è il caso di correre subito in farmaci a comprare l’antibiotico, infatti, la maggior parte degli adulti affetti da mal di gola da streptococco guarisce senza l’uso di antibiotici. Solo se i sintomi persistono dopo alcuni giorni, è consigliabile consultare un medico.
L’errore del fai da te
Gli specialisti avvertono che «è essenziale ottenere una prescrizione medica per gli antibiotici; l’automedicazione con antibiotici avanzati da un precedente trattamento non è raccomandata, poiché il medico può decidere che un diverso tipo di antibiotico o una combinazione di antibiotici sia più appropriata, in base alla storia medica e all’esame fisico del paziente». Questo perché gli antibiotici possono essere utilizzati per prevenire le complicazioni causate dallo streptococco, come la polmonite, ridurre i sintomi e impedire che l’infezione si diffonda a persone vulnerabili della comunità o della famiglia (anziani, bambini piccoli, persone immunocompromesse).
Cosa prendere per il mal di gola
Per alleviare il mal di gola si consiglia l’assunzione di farmaci come l’ibuprofene o l’acetaminofene.
L’assunzione di farmaci antidolorifici da banco, l’uso di pastiglie o spray medicati per il mal di gola possono contribuire ad alleviare il dolore alla gola. Inoltre, è importante mantenersi idratati bevendo almeno 1,5 litri di acqua al giorno e utilizzando un umidificatore per prevenire la secchezza. Soprattutto, evitate di fumare e di stare vicino a persone che lo fanno per evitare un peggioramento del dolore alla gola.
Il mal di gola è contagioso?
In caso di mal di gola da streptococco si consiglia di attendere qualche giorno dopo l’assunzione di un antibiotico e il miglioramento dei sintomi prima di tornare a scuola o al lavoro: in questo modo si riducono drasticamente le possibilità di trasmissione del mal di gola batterico ad altre persone, con possibili gravi ripercussioni.
Se il mal di gola non è causato dallo streptococco, è possibile riprendere le attività abituali quando ci si sente meglio. Per prevenire la diffusione di virus e batteri che causano il dolore alla gola e l’influenza, è fondamentale coprirsi la bocca quando si tossisce e si starnutisce, lavarsi le mani dopo aver tossito e starnutito, prima di mangiare e preparare i pasti, e isolarsi se si vive con persone vulnerabili.
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Inquinamento atmosferico e tumore ai polmoni: rischio cresce tra le donne non fumatrici
News, Prevenzione, Ricerca innovazioneL’inquinamento atmosferico non è solo una minaccia per la salute in generale, ma aumenta in particolare il rischio di tumore ai polmoni, anche nelle donne che non hanno mai fumato. Il legame emerge da uno studio canadese che aggiunge nuove prove sui danni causati dallo smog. Il problema non riguarda solo i fumatori: anche coloro che non hanno mai acceso una sigaretta sono sempre più esposti a gravi rischi, a causa delle polveri sottili e del particolato. L’inquinamento, insomma, sembra avere un impatto sempre più diretto.
Impatto dell’inquinamento già noto da anni
Non è una sorpresa che lo smog causi tumori. Già nel 2013, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha classificato l’inquinamento atmosferico come cancerogeno certo per l’uomo. Le polveri sottili, note come PM2.5, sono tra i principali responsabili. Questo nuovo studio, condotto dai ricercatori del British Columbia Research Institute di Vancouver, si concentra in particolare sulle donne che non hanno mai fumato. Queste risultano essere più a rischio di sviluppare un carcinoma polmonare rispetto agli uomini. Il dato più significativo riguarda le pazienti con una mutazione del gene EGFR, che tende a essere presente in tumori diagnosticati in uno stadio molto avanzato. Questa scoperta dimostra che l’inquinamento non colpisce tutti allo stesso modo.
I numeri del tumore ai polmoni
Ogni anno in Italia circa 44mila persone ricevono una diagnosi di tumore ai polmoni, con 115 nuovi casi ogni giorno. Circa il 20% di queste diagnosi riguarda persone che non hanno mai fumato. Questo significa che circa 8.800 persone all’anno sviluppano un carcinoma polmonare nonostante non abbiano mai avuto il vizio del fumo. Questi numeri riguardano in gran parte donne. Non si può attribuire tutta la responsabilità all’inquinamento atmosferico, poiché èntrano in gioco anche altri fattori, come il radon, un gas radioattivo presente nel suolo, e l’esposizione all’amianto e ai metalli pesanti come cromo, cadmio e arsenico. Anche il fumo passivo continua a essere un fattore rilevante.
Le nuove ricerche sul legame tra inquinamento e tumori
Il nuovo studio canadese non è il primo a mettere in luce il legame tra inquinamento atmosferico e tumore ai polmoni. Gli studi su questo tema si sono moltiplicati negli ultimi anni. La relazione tra lo smog e malattie respiratorie come la bronchite cronica è ben consolidata, ma solo di recente è stato possibile raccogliere prove chiare del suo impatto in campo oncologico. In particolare, i dati raccolti su pazienti non fumatori con carcinoma polmonare hanno evidenziato che la mutazione di EGFR è più frequente tra le donne non fumatrici. Questi risultati confermano l’ipotesi che l’inquinamento possa essere un fattore determinante nello sviluppo della malattia anche in soggetti che non hanno mai fumato. Altri studi si concentrano sul radon, un gas che si forma dal decadimento dell’uranio nel suolo e nell’acqua. Uno studio europeo attualmente in corso sta cercando di chiarire il legame tra esposizione al radon e tumore ai polmoni.
Smog, radon e fattori genetici
Non è solo l’inquinamento atmosferico a pesare sul rischio, ma anche il radon e, in misura minore, l’ereditarietà genetica. Alcuni studi hanno indicato che esiste una predisposizione familiare al tumore ai polmoni, anche tra chi non fuma. Tuttavia, si tratta di una minoranza di casi, e la componente ereditaria è ancora oggetto di studio. Il ruolo del radon, invece, sembra sempre più rilevante. Questo gas si accumula in ambienti chiusi, soprattutto in aree con elevati livelli di uranio nel suolo, come alcune zone dell’Italia. È un rischio silenzioso e sottovalutato, che aumenta ulteriormente il pericolo per le persone che vivono in aree inquinate.
Il fumo passivo: rischio sottostimato
Anche chi non ha mai fumato può subire danni respirando il fumo altrui. Il problema riguarda soprattutto i bambini, che sono particolarmente vulnerabili agli effetti tossici delle sigarette. I dati sono chiari: il fumo passivo aumenta il rischio di tumore ai polmoni anche in persone che non hanno mai fumato.
La mastocitosi… in 3 minuti
Prevenzione, News, NewsTre minuti per raccontare, anzi “spiegare”, attraverso immagini e videografiche la mastocitosi, una malattia rara, complessa e poco conosciuta, caratterizzata dalla crescita anomala e dall’accumulo in organi e tessuti di mastociti, un particolare tipo di cellule del sistema immunitario.
La giornata mondiale
È l’obiettivo di #Telospiego, il video educazionale ideato da ASIMAS – Associazione Italiana Mastocitosi, presentato in occasione della Giornata Mondiale dedicata alla sensibilizzazione su questa patologia, celebrata il 20 ottobre. Come ogni anno, in occasione della Giornata, monumenti e palazzi municipali di numerose città italiane tra cui Torino, Brescia, Crema, Legnano, Bologna, Catania, Palermo, Taormina, Orzinuovi e altre, si sono illuminati di viola, il colore con cui i biologi tingono i mastociti per osservarli.
In tre minuti
Attraverso un originale mix di disegni stilizzati su fondo giallo, animazione, didascalie e voce narrante, il video racconta in 3 minuti cos’è la malattia, cosa sono i mastociti, le cause, come si arriva alla diagnosi, a quale medico rivolgersi, come si cura e dove. Il video è stato caricato sul canale Youtube di ASIMAS e ideato dello youtuber Sacha Dominis di Co Opera Multimedia, nell’ambito della campagna di awareness “Mastocitosi? Te lo spiego”.
Tipi di Mastocitosi
Esistono due forme principali della malattia:
Campanelli d’Allarme della Mastocitosi
I sintomi della mastocitosi variano a seconda del tipo di malattia e dell’organo colpito, ma ci sono alcuni segnali d’allarme comuni che possono aiutare a identificarla: in primis le reazioni cutanee, In caso di mastocitosi cutanea, uno dei segni principali è la presenza di macchie marroni o rossastre sulla pelle, chiamate lesioni cutanee o orticaria pigmentosa. Queste possono causare prurito o diventare rosse e gonfie se strofinate (segno di Darier). Ci sono poi dei sintomi sistemici: nei casi di mastocitosi sistemica, i sintomi possono essere molto variabili e includono:
La diagnosi di mastocitosi può essere confermata attraverso vari esami, tra cui:
Terapie Efficaci
Attualmente, non esiste una cura definitiva per la mastocitosi, ma sono disponibili diverse terapie per controllare i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Le opzioni terapeutiche variano a seconda della gravità della malattia e del tipo di sintomi presenti:
Prognosi e qualità della vita
La prognosi della mastocitosi varia a seconda del tipo e della gravità. La mastocitosi cutanea ha generalmente una prognosi favorevole e può risolversi spontaneamente nei bambini. La mastocitosi sistemica indolente è una forma cronica che può durare per tutta la vita, ma spesso può essere gestita con farmaci e precauzioni. Le forme più aggressive, come la mastocitosi sistemica aggressiva o la leucemia mastocitaria, richiedono trattamenti più intensivi e hanno una prognosi meno favorevole. È essenziale per i pazienti evitare i fattori scatenanti delle crisi (come punture di insetti, alcol, stress e certi farmaci) e seguire un piano di gestione personalizzato in collaborazione con specialisti in ematologia o allergologia.
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Alimentazione: in Italia si muore di cibo, non più di fame
Alimentazione, News, Prevenzione, Stili di vitaIl 16 ottobre ricorreva la Giornata mondiale dell’alimentazione, dedicata al tema “Diritto al cibo per una vita e un futuro migliori”. Questa iniziativa, promossa dalla FAO, nasce nel 1979 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di garantire un accesso equo e sostenibile al cibo.
Tuttavia, nei Paesi sviluppati si assiste a un paradosso. Con la disponibilità di cibo ultraprocessato, crescono le malattie metaboliche, come sovrappeso e diabete. Le patologie colpiscono soprattutto le classi sociali più svantaggiate. Queste persone si rivolgono spesso a cibi economici, processati e ricchi di additivi, trascurando le opzioni più salutari. Si tratta di un trend in costante aumento, acuito anche dalla pandemia, che ha spinto molti verso il consumo di cibi a lunga conservazione, facili da reperire.
Italiani attenti alle calorie, ma non agli ingredienti
La dieta mediterranea, patrimonio culturale italiano, è sempre meno seguita, sostituita da alimenti privi di valore nutrizionale. Gli italiani tendono a ignorare le informazioni sulle etichette, concentrandosi solo sulle calorie e dimenticando il potere dannoso di molti additivi alimentari. Secondo un articolo pubblicato su “Nutrimentum et Curae”, questi additivi possono alterare negativamente il microbiota intestinale e innescare reazioni infiammatorie.
Dieta mediterranea sempre meno seguita
La dieta mediterranea, simbolo di salute e benessere, sta perdendo sempre più perdendo. Marco Silano, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari dell’ISS, sulle pagine del Sole 24 ore ha avvertito che l’aderenza a questo modello alimentare è diminuita notevolmente negli ultimi dieci anni. Questo cambiamento è stato causato dall’urbanizzazione e dall’industrializzazione, che hanno portato a un’“occidentalizzazione” delle abitudini alimentari.
Divario sociale anche nell’alimentazione
Il Dr. Emanuele Rinninella, medico nutrizionista presso il Policlinico Gemelli di Roma, sulle pagine del CEDAM, avverte che il legame tra alimentazione e malattie non trasmissibili è ormai evidente. Ogni anno, milioni di persone muoiono per colpa di una cattiva alimentazione. Il divario tra ricchi e poveri si fa sempre più evidente. Le fasce più deboli si ammalano di cibo, mentre le persone benestanti riescono a vivere meglio grazie a scelte alimentari più sane. Il problema si estende ai giovani, con patologie come l’iperglicemia che sono sempre più frequenti tra i bambini.
La FAO sottolinea l’importanza di garantire il diritto al cibo attraverso pratiche di produzione e distribuzione sostenibili. SlowFood evidenzia che esiste un cibo dannoso, prodotto in un sistema che genera sfruttamento e spreco. Al contrario, cibi sani, legati a tradizione e cultura, devono essere accessibili a tutti.
Cos’è la dermatite atopica e come si cura
RubricheProfessore, ci spiega in modo semplice cos’è la dermatite atopica e da cosa è causata?
Quali sono i sintomi tipici della dermatite atopica e quali le conseguenze più significative della malattia?
Quali sono le strategie terapeutiche che consentono di agire sull’infiammazione alla base della dermatite atopica, e quanto è importante rivolgersi a un centro dermatologico specializzato per una corretta presa in carico?
Osteoporosi: 3 domande al nutrizionista sugli alimenti che fanno bene alle ossa
Alimentazione, AnzianiLa fragilità ossea può essere prevenuta con piccoli accorgimenti anche a tavola e corrette combinazioni. Domenica 20 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’osteoporosi. Il nutrizionista Paolo Bianchini, consulente nutrizionale e nutraceutico e autore del Metodo Bianchini, spiega quali sono gli alimenti più ricchi di calcio e le combinazioni che possono incidere sull’assorbimento.
Quali alimenti ricchi di calcio e quali possono incidere nell’assorbimento?
“Sebbene sia vero che il latte contenga una quantità significativa di calcio, utile per la salute delle ossa, la ricerca scientifica non ha dimostrato una correlazione diretta tra l’aumento del consumo di latte e una riduzione del rischio di fratture ossee. Nei Paesi asiatici, dove il latte è scarsamente presente nella dieta, si osservano tassi di osteoporosi tra i più bassi, dimostrando che il calcio non è l’unico fattore determinante per la salute ossea.
È importante anche tenere sotto controllo l’eccessivo consumo di sale, che può favorire l’eliminazione del calcio attraverso le urine, pur migliorandone l’assorbimento intestinale. Allo stesso tempo, anche lo zucchero nascosto nella dieta può ostacolare l’assorbimento del calcio, aggravando i problemi legati alla salute delle ossa. Per proteggere le ossa, è quindi essenziale ridurre sia il consumo di sale che quello di zucchero e aggiungere alimenti particolarmente ricchi di calcio come le uova, il pesce e alcune erbe aromatiche (es. basilico, maggiorana e timo).
Anche le acque minerali – con un residuo fisso di almeno 500 mg/l e un contenuto di calcio superiore a 150 mg/l – possono essere utili. La vitamina D, poi, svolge un ruolo fondamentale nell’equilibrio del calcio: in caso di una dieta povera di calcio, il corpo aumenta la produzione di vitamina D per migliorare l’assorbimento intestinale del calcio disponibile, compensando così la carenza alimentare”.
Quali alimenti possono rafforzare la produzione del collagene e quali scatenare una carenza?
“La vitamina C, oltre a essere un potente antiossidante, svolge un ruolo chiave nella produzione di collagene, la proteina che sostiene organi, ossa e tessuti. È cruciale per la sintesi della carnitina, che trasporta gli acidi grassi nei mitocondri per la produzione di energia, e aiuta a mantenere elevati i livelli di glutatione, il principale antiossidante del sistema immunitario. Tuttavia, un’alimentazione ricca di zuccheri, in particolare carboidrati, può portare a una carenza di vitamina C. Oltre agli agrumi, anche alimenti come carne rossa, pesce e latticini contengono vitamina C, seppure sotto forma di acido deidroascorbico, che nel nostro intestino viene convertito in acido ascorbico”.
Osteoporosi, quanto incide il livello di vitamine e di proteine sulle ossa?
“Innanzitutto la vitamina K2 che è essenziale per la salute delle ossa e dei denti e si trova principalmente nelle carni e uova di animali allevati al pascolo, in organi come il fegato, nel tuorlo d’uovo, in formaggi stagionati, nel latte charificato e nelle uova di pesce. Lavora in sinergia con le vitamine A e D, prevenendo l’accumulo di calcio nelle arterie e mantenendo la flessibilità arteriosa.
Oltre a minerali come il sodio, le ossa sono costituite da una buona quantità di proteine. Un apporto proteico insufficiente, abbinato a carenze di vitamina D, porta a una perdita di densità ossea. La ricerca più recente suggerisce di aumentare l’apporto proteico negli anziani fino a 1,5 g/kg di peso corporeo per prevenire la perdita di massa muscolare e ossea”.