Tempo di lettura: 3 minutiIn Campania i conti tornano (o quasi) ma non i Lea. Del resto se si va avanti con tagli indiscriminati difficilmente si può garantire una sanità di buon livello. Una cosa è eliminare gli sprechi, tutt’altra storia è far sparire i servizi ai cittadini in nome del dio denaro. Fatta questa premessa, a parlare all’Ansa di piani di rientro, anticipando i primi dati 2015 sull’attuazione dei Lea e iniziando ad avanzare una proposta per il superamento dell’attuale modello del commissariamento, è stata la ministra Beatrice Lorenzin.
Più risparmio, meno servizi
«I conti – spiega la Lorenzin – in questi anni sono molto migliorati, anche se ci sono ancora troppe regioni commissariate o in piano di rientro che riescono a non andare in rosso solo grazie alle coperture, ovvero all’aumento delle aliquote fiscali previste dai piani di rientro o a risorse proprie di bilancio. Nel 2007 il disavanzo, senza le famose coperture, di tutte le regioni in Piano di rientro (Piemonte, Abruzzo, Puglia e Sicilia sono in piano di rientro mentre Molise, Campania, Calabria e Lazio sono anche commissariate) era di 4,1 miliardi di euro, nel 2015 era sceso a 427,4 milioni di euro e nel 2016, sulla base dei dati provvisori in nostro possesso, è diminuito a poco più di 300 milioni. Il Lazio nel 2015 ha chiuso in pareggio solo grazie alle coperture fiscali ma in realtà la Regione aveva un disavanzo strutturale di 332,6 milioni, sceso nel 2016 a 163 milioni. Ma nel 2016 in rosso ci sono anche il Molise con -17 milioni di euro, la Calabria a -55 milioni, l’Abruzzo a -23 milioni e la Puglia a -49 milioni. Ma se possiamo dire che i piani di rientro e i commissariamenti hanno funzionato sotto il profilo economico, lo stesso non può dirsi per le cure. Attraverso il sistema di monitoraggio dei Lea, il ministero verifica continuamente lo stato di salute della Sanità del Paese e in alcuni casi i progressi non sono stati molti. Anzi, alcune Regioni hanno addirittura peggiorato i risultati. Insomma sul fronte dell’erogazione delle cure, i piani di rientro e i commissariamenti hanno mostrato molte lacune».
Sotto la soglia minima
Il ministro chiarisce che «il punteggio minimo da raggiungere per essere adempienti è 160 ma dai primi risultati del 2015, anche se non ufficiali, sono ancora sotto soglia Calabria (147 punti), Molise (156), Puglia (155), Sicilia (153) e Campania con 99 punti. Il dato della Campania poi è davvero preoccupante perché, rispetto al 2014, dove la regione raggiungeva un punteggio di 139, nell’ultimo anno si è notato un calo di ben 40 punti. Ma ad aver peggiorato le performance sono anche Puglia, Molise e Sicilia. In troppe regioni – spiega – ci sono molte difficoltà nel potenziamento della assistenza territoriale. In particolare, nell’assistenza domiciliare, numero dei posti letto per assistenza residenziale, assistenza ai disabili, coperture vaccinali, screening del tumore a colon-retto, mammella e cervice uterina».
Invertire il trend
«I commissariamenti alla Sanità come li abbiamo immaginati fino ad oggi hanno fatto il loro tempo. Anche perché se è importante aver rimesso in ordine i conti, a pagarne le conseguenze non possono essere i cittadini che vedono ridotte quantità e qualità delle cure, oltre a dover pagare tasse più alte. Per questo credo che dovremmo agire in maniera più mirata. Possiamo per esempio pensare di ridare alle regioni la capacità decisionale completa, senza alibi. Ma noi come stato centrale dovremmo tempestivamente intervenire commissariando le singole aziende sanitarie a fronte di standard bassi di erogazione dei servizi sanitari ai cittadini. Vuol dire che il direttore generale, amministrativo, sanitario lo decidiamo noi dando un tempo definito per la riorganizzazione della singola azienda ed esercitando poteri sostitutivi completi».
Trapianti, i 40 anni della scuola partenopea della Federico II
News PresaNapoli celebra i 40anni di storia del il Centro Interdipartimentale Trapianti di Rene dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, diretto da Enrico Di Salvo. Era infatti il 4 aprile 1977 quando un gruppo di coraggiosi medici, tra cui i professori Giuseppe Zannini, Mario Luigi Santangelo, Renato Cuocolo, Vittorio Emanuele Andreucci e Adolfo Ruggiero, realizzò il primo trapianto di rene nell’Italia meridionale, aprendo la strada per la diffusione di questa pratica terapeutica nella Regione Campania e in tutto il Sud Italia.
Un faro del meridione
«Dalla data del primo trapianto ad oggi – dice il professore Di Salvo – il Centro Interdipartimentale Trapianti di Rene dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II ha eseguito circa 1000 trapianti di rene, la maggior parte da cadavere.
Un momento del convegno
Un risultato significativo per la Regione Campania e per i pazienti nefropatici, oltre che motivo di soddisfazione e di orgoglio per tutto il personale medico e paramedico che, nel corso degli anni, ha contribuito a raggiungere questo risultato». Dell’eccellenza partenopea, ma anche di molto altro, si è discusso oggi nel corso di un convegno che ha le fasi storiche delle attività legate al trapianto di rene e approfondire i progressi scientifici raggiunti dalla scienza trapiantologica.
La situazione in Campania
In tutta la regione Campania i centri che si occupando di trapianti sono diversi: trapianti di rene alla Federico II e al Ruggi di Salerno, trapianti di cuore al Monaldi, trapianti allogenici con cellule staminali ematopoietiche negli adulti e nei bambini alla Federico II e al Santobono e trapianti di fegato al Cardarelli. Guardando invece ai dati, in Campania nel 2016 ci sono stati (pensando ad esempio al rene) 80 trapianti, 42 di questo sono stati realizzati alla Federico II che ha visto aumentare gli interventi rispetto al 2015 grazie a donatori si altre regioni. E il tema delle donazioni di organi resta molto delicato, oltre che problematico. Nel 2015 in Regione Campania ci sono stati 74 donatori multi organi, un buon passo in avanti se si pensa che nel 2012 la Regione Campania era ultima come numero di donatori in una classifica nazionale. Oggi, il trend è in salita e la posizione è intermedia rispetto alle altre regioni italiane. Alla base di questo cambiamento c’è una migliore attività di coordinamento nelle donazioni a livello regionale e, nel caso della Federico II, delle attività del gruppo aziendale multidisciplinare costituito presso l’azienda. La speranza è che sempre più cittadini possano scegliere di adottare quello che a tutti gli effetti è un grandissimo atto d’amore.
Allarme diabete: in Italia 73 morti al giorno
Alimentazione, Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneIn Italia ogni giorno 73 persone muoiono a causa del diabete. Sono aumentati di oltre un milione in quindici anni gli italiani che soffrono di questa patologia. Una crescita che emerge dalla decima edizione dell’Italian Diabetes & Obesity Barometer Report, presentato oggi a Roma. Il diabete secondo il rapporto, che riporta dati relativi al 2015, colpisce 3,27 milioni di persone, una su 18, a cui va aggiunto circa 1 milione di persone che non sanno di avere la malattia.
A livello percentuale la media nazionale delle persone colpite si attesta intorno al 5,4% mentre erano il 3,8 nel 2000 e negli ultimi quindici anni si contano 1.118.000 persone con diabete in più a causa dell’invecchiamento della popolazione e di una maggiore diffusione della malattia. Per quanto riguarda la mortalità, riferita allo stesso periodo, è in lieve flessione. Resta il fatto che il diabete e le patologie correlate hanno causato quasi 75 mila morti nel 2013 e la diffusione del diabete aumenta al crescere dell’età: oltre i 75 anni sono 1,3 milioni nel 2015 contro 634.000 del 2000.
Ci sono poi sovrappeso e obesità che colpiscono oltre 21 milioni di italiani, l’obesità 1 su 10, e l’Italia risulta ai primi posti in Europa per obesità infantile : la prevalenza dei bambini obesi è del 9,8% con numeri più alte nelle regioni del centro e del sud. I dati del recente rapporto DiabetesAtlas dell’International Diabetes Federation (IDF) destano preoccupazione: il diabete causa 73 morti al giorno in Italia, quasi 750 in Europa.
Il dato è tanto più allarmante se si considera che gli italiani che soffrono di diabete sono circa l’8% della popolazione adulta. Possiamo definire diabete e obesità come una pandemia- spiega Renato Lauro, Presidente Italian Barometer DiabetesObservatory (IBDO) Foundation– si tratta quindi un’emergenza sanitaria che necessita di una attenzione specifica da parte dei decisori politici”. “C’è un ampio spazio di intervento,ad esempio con un lavoro preventivo nelle scuole”conclude Domenico Cucinotta, Coordinatore Italian Barometer Diabetes Report.
Dermatite atopica severa, se ne parla in radio
News Presa, PartnerPreSa – Prevenzione e Salute e Radio Kiss Kiss per un appuntamento imperdibile sulla dermatite atopica severa, per la quale arriveranno presto nuove terapie molto promettenti.
«Di questo, e molto altro ancora – si legge sul portale di Radio Kiss Kiss -, si parlerà nella mattinata di sabato (8 aprile) nel corso di Good Morning Kiss Kiss, che dedica uno spazio d’approfondimento alla Salute».
In studio ci sarà la Professoressa Ketty Peris, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Dermatologia del Policlinico Gemelli di Roma. E’ proprio lei a spiegare che per la dermatite atopica severa «il problema non è quantitativo, ma qualitativo». E anche un uso eccessivo di creme può essere un errore. «Spesso vediamo che c’è un abuso di corticosteroidi topici che, usati impropriamente, possono produrre effetti indesiderati». «Il prossimo futuro ci dà grandi speranze. Ci sono molti farmaci nuovi in arrivo che si somministreranno sotto cute. Questi farmaci saranno presto in commercio e, visto che anche la nostra struttura ha partecipato ai trials clinici, sappiamo che hanno effetti importanti. Risolvono molto bene la sintomatologia, eliminando quel prurito atroce che porta alla disperazione molti pazienti».
La partnership nasce per approfondire le tematiche più attuali e, si spera, riuscire a dare risposte utili e soprattutto chiare. Radio Kiss Kiss e PreSa proseguono insomma un viaggio nella prevenzione, quella vera, fatta di buone abitudini ma soprattutto di consapevolezza. Tenersi informati, conoscere i rischi legati a stili di vita scorretti e sapere quali sono le nuove possibilità legate al progresso della medicina è infatti l’unico modo per evitare di correre inutili rischi.
Dai medici un invito a «toccarsi», non solo per scaramanzia
News PresaIl fatto che sempre più spesso si senta parlare di prevenzione del tumore della mammella è un bene, ma alla salute dei maschietti chi ci pensa?. Nonostante non se ne parli più di tanto, il tumore del testicolo fa registrare ogni anno 10 nuove diagnosi ogni 100 mila abitanti, con un aumento dell’incidenza negli ultimi 30 anni. Il tumore del testicolo rappresenta l’1,5% di tutte le neoplasie dell’uomo ed è la più frequente nei maschi di età compresa tra i 15 e i 40 anni. In Italia è la neoplasia maligna più frequente, con un tasso di incidenza dell’11% nei maschi con meno di 50 anni. Secondo i medici l’aumento è dovuto alla scarsa attenzione maschile verso la prevenzione, a cui negli ultimi anni si è aggiunta l’aggravante della mancata visita di leva. Sembrerà assurdo, ma l’obbligo militare permetteva ai giovani di arrivare ad una diagnosi precoce delle malattie dell’apparato uro—genitale, evitando così che certe malattie venissero sottovalutate.
Possibilità di cura
Fortunatamente oggi il tumore al testicolo trova delle soluzioni di cura , però è fondamentale che sia diagnosticato e trattato precocemente. In questi casi il tasso di guarigione si aggira attorno al 96%. Fare prevenzione diventa quindi fondamentale per una diagnosi precoce di questa patologia, che è molto diffusa soprattutto tra i giovani.
Una campagna sopra le righe
La Fondazione Umberto Veronesi ha lanciato una campagna social di educazione alla diagnosi precoce del tumore al testicolo che va dritta la bersaglio. L’idea è stata quella di rivolgere un invito a tutti gli uomini italiani, facendo leva sulla gestualità legata alla superstizione, che in Italia non manca, e uno dei gesti scaramantici più diffusi consiste proprio nel toccarsi i genitali. Di qui il titolo della campagna: «Ti tocchi le palle per tenere lontana la sfortuna. Ma sai toccarti i testicoli per prevenire il tumore?».
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=EP6A7bKM6wA[/youtube]Il video rimanda ad un sito web creato per l’occasione, che oltre alle informazioni essenziali su questa patologia, contiene un tutorial per imparare a eseguire una corretta autopalpazione. Il tutorial è stato illustrato da Emil Sellström, graphic designer di fama internazionale, che ha interpretato coi suoi disegni le indicazioni ufficiali del National Cancer Institute americano.
Si chiama “E-mental health”. Oltre 3000 app per la salute mentale
Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneC’è un’Applicazione per ogni cosa, anche per la cura dei disturbi psichici. Si chiama “E-mental health”e i pazienti possono in alcuni casi essere gestiti ‘in remoto’. Le stime attestano che il 6% di app sono dedicate alla salute mentale.
Nella gamma di servizi sanitari, sono oltre 3 mila le offerte ‘scaricabili’ dagli store digitali. Si possono avere informazioni riguardo a patologie (ricercate via internet e via cellulare nel 31% dei casi, con una percentuale più che raddoppiata rispetto al 2010), gestire l’aderenza terapeutica o la psicoterapia e programmare visite di controllo on-line.
È un trend in continua ascesa, stimato di un altro 50% entro il 2020. Se ne è discusso anche nel 25° Congresso della European Psychiatric Association (EPA) tenutosi in questi giorni a Firenze. L’obiettivo è la messa a punto di strumenti validi utili al superamento di alcuni limiti della psichiatria tradizionale e a garantire la migliore assistenza sanitaria ed un accesso alle cure sempre più ampio a tutti i pazienti affetti da problemi di salute mentale.
Oggi cresce in maniera esponenziale la diffusione dei dispositivi portatili e dell’utilizzo di Internet nel campo medico. Questo determina un radicale cambiamento nel modo di fare diagnosi, monitorare e trattare le patologie, affiancate da altri mezzi multimediali, quali ad esempio chat e teleconferenze per la gestione remota dei servizi per la salute mentale (tra cui: diagnosi, valutazione periodica del quadro clinico,trattamento farmacologico e psicoterapico). Alcune app oggi ricordano al paziente gli appuntamenti con il medico o gli orari in cui assumere la terapia, sono quindi un aiuto anche per i familiari del paziente.
Tra i benefici della cura virtuale, anche una riduzione dei costi dell’assistenza sanitaria. Dall’altro lato, però, ci sono anche alcuni limiti, tra cui il possibile (mancato) rispetto della privacy, in funzione di dati sensibili condivisi online e la natura ‘distaccata’ del rapporto medico-paziente, che va a discapito soprattutto dei pazienti più vulnerabili. Restano, insomma, molti punti da approfondire.
Sud indietro su assistenza e servizi, Italia a due velocità
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneL’assistenza sanitaria è carente al sud, l’Istat disegna ancora una volta un’Italia a due velocità. Le persone molto soddisfatte di una visita specialistica (non in ospedale) si fermano praticamente al Lazio, con un recupero in Puglia e Sardegna. Le altre Regioni sono tutte con le percentuali più basse di gradimento. Dato questo confermato dal punteggio medio di soddisfazione per l’ultima visita specialistica che divide ancora una volta il Nord (positivo) e parte del Centro (a eccezione di Puglia e Sardegna) dal Sud (negativo).
Il giudizio dei cittadini sui servizi sanitari e l’assistenza lo ha riportato l’Istat, nell’indagine Health for all Italia datata dicembre 2016, un data base sempre aggiornato che riporta i dati principali sui servizi sanitari.
In particolare, per i ricoveri ospedalieri, le percentuali più alte di soddisfazione (superiori al 78%) sono tutte dall’Emilia Romagna in su, con l’eccezione dell’Umbria al Centro e della Sardegna al Sud. Quelle più basse in Calabria e Basilicata.
Sul territorio invece la situazione conferma la scarsissima assistenza. Non si parla più di “soddisfazione” dei cittadini nelle tabelle Istat, ma semplicemente di tassi di utilizzo o casi trattati. Come ad esempio per l’assistenza domiciliare integrata, che ovunque mantiene il più basso indice di casi trattati, con l’unica eccezione dell’Emilia Romagna dove la situazione è leggermente migliore. Ma nessuna Regione raggiunge valori alti come per altri indicatori.
Alcuni indicatori che riguardano le patologie confermano, invece, la situazione denunciata da Beatrice Lorenzin. Per quanto riguarda i tumori del colon retto (ma non solo, la voce Istat comprende anche altri tipi di tumore analoghi), le Regioni che hanno il maggior numero di casi e il maggior numero di dimissioni (più ricoveri in questo caso indicano minore appropriatezza: i “colori” sono quindi al contrario di quelli del gradimento) sono le Regioni del Sud, con una situazione leggermente migliore questa volta in Calabria e Sicilia. Nelle dimissioni per tumore della mammella invece la situazione è relativamente simile in tutte le Regioni, con leggere differenze in più o in meno nel Sud e in Piemonte, In Umbria, Marche, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Gulia.
L’immagine che l’Istat dà dei posti letto residenziali sul territorio segue – ancora una volta in negativo – quella dell’assistenza domiciliare integrata: tutte le Regioni sono al livello più basso, tranne la Lombardia che registra un leggero miglioramento rispetto alle altre.
I medici ospedalieri di cui i cittadini si dichiarano molto soddisfatti sono tutti al Centro-Nord (tranne il Piemonte) e la situazione è praticamente sovrapponibile per il giudizio dato sugli infermieri, sempre in ospedale. Se poi a questi indici si sovrappone anche quello di chi è molto soddisfatto per i servizi igienici offerti in ricovero, il quadro si consolida e si hanno ancora una volta le Regioni del Centro Nord che di più soddisfano i cittadini e le situazioni di gradimento minore praticamente tutte nelle Regioni messe in mora da Beatrice Lorenzin. Il ministro ha detto all’ansa, parlando dei Lea che “i conti in questi anni sono migliorati, anche se le Regioni commissariate sono troppe, ma se possiamo dire che i piani di rientro e i commissariamenti hanno funzionato sotto il profilo economico, lo stesso non può dirsi per le cure”.
Le Regioni del sud, sempre in qualche modo a conferma delle parole del ministro, sono anche quelle dove la spesa sanitaria rispetto al Pil (pubblica e privata) è più pesante: non per nulla si tratta delle Regioni ancora in deficit, con commissario e piano di rientro.
In 34 banche del latte materno una nuova tecnica tutta italiana
Bambini, News Presa, PrevenzioneArriva una nuova tecnica nella pastorizzazione del latte umano donato alle Banche del Latte che consente di preservare molte più proprietà nutrizionali e biologiche del latte materno. Quest’ultimo è indispensabili per la sopravvivenza e la crescita dei neonati prematuri. Il nuovo metodo di pastorizzazione (tutto made in Italy) rapida a temperatura elevata (HTST, appena 5-15 secondi a 72 gradi), sta dimostrando di mantenere inalterate le principali proprietà bioattive e nutrizionali del latte materno donato, trattato oggi in tutto il mondo con la tradizionale pastorizzazione Holder (62,5 gradi per 30 minuti), che distrugge numerosi ingredienti bioattivi e nutrizionali, riducendo gli effetti positivi del latte stesso. Messo a punto dal professor Guido Moro – primo presidente della European Milk Bank Association (EMBA) ed attuale Presidente dell’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato (AIBLUD)- sarà presentato al Simposio Internazionale sull’Allattamento di Medela (a Firenze il 7 e l’8 aprile).
Il latte donato alle banche del latte (ve ne sono 34 in Italia e 210 in Europa) deve essere raccolto da diverse donatrici e conservato, dunque la pastorizzazione è importante per assicurarne l’igiene e la corretta conservazione.
Il vantaggio del nuovo dispositivo, progettato da Guido Moro dell’AIBLUD, in collaborazione con Laura Cavallarin del CNR di Torino, il Prof. Enrico Bertino, Direttore del Centro di terapia intensiva neonatale dell’Università di Torino, sta anche nel garantire un processo di pastorizzazione a basso impatto e sicuro, adatto al trattamento di diversi volumi di donazioni: può pastorizzare fino a 10 litri di latte all’ora, con un volume minimo di 100 ml. È progettato per essere pulito dopo ogni ciclo di pastorizzazione e disinfettato immediatamente prima dell’uso successivo, risultando quindi più adatto a trattare insiemi di campioni di latte provenienti da diverse donatrici, rispetto al latte proveniente da singole donazioni.
«Raccogliendo mi Trasformo», il lavoro come terapia
News PresaIl progetto si chiama Raccogliendo mi Trasformo e arriva dall’associazione di volontariato onlus «La Bottega dei Semplici Pensieri», supportato dalla piattaforma Meridonare.it della Fondazione Banco di Napoli. L’idea è quella di impiegare i ragazzi down e con lievi ritardi mentali che fanno parte dell’associazione, in un’occupazione formativa a contatto con la natura che comprende la coltivazione, la raccolta e la successiva trasformazione di parte del raccolto in marmellate, conserve, dolci, che poi raggiungeranno i mercati solidali. Tutto questo sarà possibile grazie ad un accordo di base con alcuni contadini e con la Facoltà di Agraria della Federico II di Napoli.
Il lavoro come terapia
L’obbiettivo dell’associazione, con l’attivazione del progetto Raccogliendo mi Trasformo e di altri progetti, è quello di formare questi ragazzi all’impiego lavorativo con l’aiuto anche delle istituzioni e di imprenditori sensibili alle tematiche sociali. Grazie alla formazione al lavoro si potranno così favorire il miglioramento delle loro capacità motorie e cognitive e accrescere la loro autostima, allo scopo di reintegrarli nella società per restituirgli pari dignità e opportunità rispetto ai loro coetanei normodotati. Tutti possono dare una mano. Il progetto si potrà sostenere con una donazione minima consigliata di 6 euro al “Donamat” in occasione della presentazione (4 aprile, dalle 16 alle 19, in piazza Vanvitelli al Vomero nella gelateria pasticceria Casa Infante ) oppure facendo una donazione online.
Il primo passo
L’evento di lancio del crowdfunding del progetto Raccogliendo mi Trasformo si concluderà con la consegna da parte dei protagonisti dell’iniziativa «O Cor e Napule» dell’assegno della prima raccolta realizzata nel periodo natalizio legata al Buccaciello. Saranno presenti l’assessore del Comune di Napoli Enrico Panini (anche lui sostenitore dell’iniziativa del Buccaciello), il presidente della Municipalità Vomero Arenella Paolo de Luca e il capitano della Polizia Municipale Vomero Arenella Giuseppe Cortese. Special Guest Andrea Sannino, autore della canzone «Abbracciame« che fa da romantico sfondo al bellissimo video dell’iniziativa «O Cor e Napule« pubblicato su Youtube.
Iniziative per la Giornata mondiale Autismo. Casi aumentati di 10 volte
Associazioni pazienti, Bambini, News Presa, PrevenzioneDomenica prossima, in tutto il mondo, scendono in piazza i volontari per promuovere la consapevolezza sull’autismo. Dalle ultime stime, un bambino su 68, in alcuni casi anche in forma molto lieve, soffre di sindrome dello spettro autistico, un dato cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni. Il due aprile è la giornata dedicata a loro. Alcune piazze e monumenti verranno illuminati di blu e sono in programma tantissime iniziative, da Torino a Reggio Calabria, anche nelle scuole. In l’Italia a fare il punto sulla Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo è il Ministero della Salute che ha presentato la campagna di raccolta fondi #sfidAutismo17, promossa da Fondazione Italiana Autismo (Fia).
Ad oggi non esistono farmaci in grado di curare questa sindrome e le famiglie ancora spesso vivono in condizioni di isolamento e mancata assistenza. Domenica ad illuminarsi saranno anche i più importanti monumenti degli stati di tutto il mondo, dall’Empire State Building di New York al Cristo Redentore di Rio de Janeiro, si tingeranno di blu perché è il colore scelto dall’ONU come simbolo per l’autismo. In Italia, ha spiegato il sottosegretario alla Salute Davide Faraone, “l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) ci aiuterà a far diventare blu tutti i principali monumenti e piazze delle nostre città”. A Roma “ad esempio, saranno illuminati il Quirinale e Palazzo Montecitorio”.
In questi anni “è andato via via crescendo – aggiunge Faraone – il contributo da parte delle Istituzioni alla sensibilizzazione sul tema”. In particolare, è importante il ruolo svolto dal Ministero dell’Istruzione, che, prosegue il sottosegretario, “ha inviato una circolare alle scuole per far sì che in ogni istituto siano promosse iniziative di conoscenza sul tema, con eventi che ospiteranno le associazioni delle persone con autismo e i loro familiari, o associazioni scientifiche di settore”.
Sanità: i conti tornano (o quasi), l’assistenza no
News PresaIn Campania i conti tornano (o quasi) ma non i Lea. Del resto se si va avanti con tagli indiscriminati difficilmente si può garantire una sanità di buon livello. Una cosa è eliminare gli sprechi, tutt’altra storia è far sparire i servizi ai cittadini in nome del dio denaro. Fatta questa premessa, a parlare all’Ansa di piani di rientro, anticipando i primi dati 2015 sull’attuazione dei Lea e iniziando ad avanzare una proposta per il superamento dell’attuale modello del commissariamento, è stata la ministra Beatrice Lorenzin.
Più risparmio, meno servizi
«I conti – spiega la Lorenzin – in questi anni sono molto migliorati, anche se ci sono ancora troppe regioni commissariate o in piano di rientro che riescono a non andare in rosso solo grazie alle coperture, ovvero all’aumento delle aliquote fiscali previste dai piani di rientro o a risorse proprie di bilancio. Nel 2007 il disavanzo, senza le famose coperture, di tutte le regioni in Piano di rientro (Piemonte, Abruzzo, Puglia e Sicilia sono in piano di rientro mentre Molise, Campania, Calabria e Lazio sono anche commissariate) era di 4,1 miliardi di euro, nel 2015 era sceso a 427,4 milioni di euro e nel 2016, sulla base dei dati provvisori in nostro possesso, è diminuito a poco più di 300 milioni. Il Lazio nel 2015 ha chiuso in pareggio solo grazie alle coperture fiscali ma in realtà la Regione aveva un disavanzo strutturale di 332,6 milioni, sceso nel 2016 a 163 milioni. Ma nel 2016 in rosso ci sono anche il Molise con -17 milioni di euro, la Calabria a -55 milioni, l’Abruzzo a -23 milioni e la Puglia a -49 milioni. Ma se possiamo dire che i piani di rientro e i commissariamenti hanno funzionato sotto il profilo economico, lo stesso non può dirsi per le cure. Attraverso il sistema di monitoraggio dei Lea, il ministero verifica continuamente lo stato di salute della Sanità del Paese e in alcuni casi i progressi non sono stati molti. Anzi, alcune Regioni hanno addirittura peggiorato i risultati. Insomma sul fronte dell’erogazione delle cure, i piani di rientro e i commissariamenti hanno mostrato molte lacune».
Sotto la soglia minima
Il ministro chiarisce che «il punteggio minimo da raggiungere per essere adempienti è 160 ma dai primi risultati del 2015, anche se non ufficiali, sono ancora sotto soglia Calabria (147 punti), Molise (156), Puglia (155), Sicilia (153) e Campania con 99 punti. Il dato della Campania poi è davvero preoccupante perché, rispetto al 2014, dove la regione raggiungeva un punteggio di 139, nell’ultimo anno si è notato un calo di ben 40 punti. Ma ad aver peggiorato le performance sono anche Puglia, Molise e Sicilia. In troppe regioni – spiega – ci sono molte difficoltà nel potenziamento della assistenza territoriale. In particolare, nell’assistenza domiciliare, numero dei posti letto per assistenza residenziale, assistenza ai disabili, coperture vaccinali, screening del tumore a colon-retto, mammella e cervice uterina».
Invertire il trend
«I commissariamenti alla Sanità come li abbiamo immaginati fino ad oggi hanno fatto il loro tempo. Anche perché se è importante aver rimesso in ordine i conti, a pagarne le conseguenze non possono essere i cittadini che vedono ridotte quantità e qualità delle cure, oltre a dover pagare tasse più alte. Per questo credo che dovremmo agire in maniera più mirata. Possiamo per esempio pensare di ridare alle regioni la capacità decisionale completa, senza alibi. Ma noi come stato centrale dovremmo tempestivamente intervenire commissariando le singole aziende sanitarie a fronte di standard bassi di erogazione dei servizi sanitari ai cittadini. Vuol dire che il direttore generale, amministrativo, sanitario lo decidiamo noi dando un tempo definito per la riorganizzazione della singola azienda ed esercitando poteri sostitutivi completi».