Tempo di lettura: 5 minutiIl settore sanitario vive una trasformazione che coinvolge ogni ambito, dall’evoluzione delle tecnologie alla pratica clinica e ai modelli di governance. Se n’è parlato nell’incontro ibrido: “La transizione sanitaria e dell’industria farmaceutica: risorse, innovazione e nuova governance”promosso dalla Fondazione Mesit, Medicina Sociale e Innovazione tecnologica, in collaborazione con il CEIS dell’Università Tor Vergata. L’evento rientra nell’ambito di un ciclo di incontri promossi dalla fondazione ed è disponibile al link.
Innovazione al centro
Il dibattito si è incentrato sulla competitività dell’industria farmaceutica italiana, quindi la capacità di attrarre investimenti in ricerca e sviluppo, al fine di rispondere in modo sempre più efficace ed equo ai bisogni di salute. Nel confronto è stato sottolineato il valore strategico degli investimenti sia per l’Italia e sia per l’Europa.
“La salute sta vivendo un cambiamento epocale che sta portando risultati straordinari – ha dichiarato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria e Ad di Sanofi Italia e Malta. In pochi anni stiamo giungendo all’eradicazione dell’epatite C, in 20 anni abbiamo ottenuto una riduzione del 25% della mortalità per patologie oncologiche. Poi, l’allungamento dell’aspettativa di vita per le persone con malattie cardio-metaboliche e grandi progressi nella neurologia. Ancora: oggi nel mondo ci sono 23mila nuovi farmaci in fase di ricerca e circa 2 trilioni di dollari per sostenerne lo sviluppo”, ha concluso.
Europa ha perso un quarto degli investimenti in vent’anni
“Tutto ciò che stiamo vivendo è il frutto dell’innovazione, della ricerca. Ciò, tuttavia, si inserisce in una dimensione nuova a cui tutti i sistemi sanitari e i Paesi sono chiamati a prendere: quella della competitività”, ha spiegato Cattani.
L’Europa negli ultimi vent’anni ha perso un quarto degli investimenti, destinati principalmente al mercato degli Stati Uniti, ma oggi sulla scena emergono attori nuovi. Sebbene gli Stati Uniti restino il principale player, la Cina, nei mesi scorsi, ha annunciato un mega investimento di quasi 600 miliardi di dollari in favore dell’industria farmaceutica. Inoltre ha allungato la proprietà intellettuale fino a 14 anni, entrando in competizione con gli Usa. L’Europa, al contrario, nei prossimi giorni discute al Parlamento Ue una proposta di riforma della legislazione farmaceutica che punta ad accorciare la durata dei brevetti.
Trabucco: cittadino destinatario finale
“Negli ultimi anni lo scenario è cambiato: si sono modificate le caratteristiche della popolazione e, con essi i bisogni di salute, sono mutate le tecnologie e gli strumenti che abbiamo a disposizione per assicurare il massimo di salute. Il motore di tutto è l’innovazione, ma siamo pronti, come Paese?”, si chiede il presidente di Fondazione Mesit Marco Trabucco Aurilio. “In parte sì. Il Governo ha mostrato sensibilità al tema, ma resta ancora da fare”.
“Non dimentichiamoci – ha sottolineato – che il destinatario finale al centro è sempre il paziente, il cittadino paziente, destinatario anche di quelle che sono le politiche sanitarie che poi si traducono in leggi e in decreti, si traducono in interventi sanitari, che servono a soddisfare e vanno indirizzare i bisogni di salute del cittadino”.
Nuovi processi, competenze e strategie a lungo termine
“La ricetta che abbiamo scelto per il nostro Paese è quella della crescita. Nell’ultimo anno abbiamo fatto meglio rispetto a Germania, Francia, Spagna, ma abbiamo un difetto di crescita strutturale e di competitività”, ha affermato Maurizio Casasco, deputato, responsabile nazionale del dipartimento Economia di Forza Italia. “Le trasformazioni che abbiamo davanti – come quella digitale e quella climatica – possono partire solo se si hanno i capitali per farlo: solo l’impresa può sostenere ciò. L’industria è fondamentale nella competitività del nostro Paese e quella farmaceutica riveste un ruolo particolarmente importante”. Per questo, sottolinea, è fondamentale intervenire sulla “semplificazione”, sugli “incentivi che aiutino le imprese come succede in Usa o Cina”. Poi ha ribadito l’importanza della “difesa dei brevetti” e la necessità di intervenire sulla cultura “aumentando le competenze sulle materie Stem” e l’importanza di “una revisione dei prezzi dei farmaci con una rimodulazione che li riconsideri in un’ottica costi-benefici, senza dimenticare il payback: è un sistema da correggere. Ha un costo alto – circa 2 miliardi e mezzo – su cui il Governo è già intervenuto con 1 miliardo. Tuttavia gradualmente bisognerà intervenire liberando magari risorse per la ricerca in campo farmaceutico”, ha concluso Casasco.
Legislazione Ue penalizza Italia
Sulla revisione della legislazione del farmaco europea che verrà discussa nel prossimi giorni al Parlamento Ue è intervenuto il senatore Francesco Zaffini, presidente della 10ªCommissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro. La proposta di riforma crea disparità tra i Paesi e danneggia l’Italia, ha spiegato. “Il testo che ci è stato proposto fa danno al nostro Paese in termini economici, in termini di protezione delle nostre aziende che sono le aziende che realizzano il principale fatturato in ambito europeo nella produzione del farmaco, ma fa danno anche in termini di impatto sulla nostra capacità di ricerca”, ha sottolineato Zaffini. “Siamo fiduciosi del fatto che non se ne faccia nulla, un po’ perché non siamo d’accordo noi e poi perché questo provvedimento arriva a fine legislatura europea. Siamo fiduciosi che il nuovo Parlamento, la nuova Commissione e il nuovo Consiglio sappiano meglio interpretare quella che è una giusta aspettativa”.
Dati sanitari, verso uno spazio comune europeo
I dati sanitari sono fondamentali per la gestione del sistema sanitario e per la ricerca, ma il nostro Paese ancora fatica a valorizzarli. “Abbiamo difficoltà di utilizzo per ragioni legate alla privacy, per la mancata omogeneità del dato a livello nazionale – ha spiegato Matteo Scortichini, ricercatore CEIS dell’Università di Roma Tor Vergata. In alcuni casi il dato non è disponibile e inoltre emerge un problema di tempi: affinché il dato sia utile la sua disponibilità deve essere tempestiva, ha sottolineato il ricercatore, ma spesso questo non avviene, mettendo l’Italia nella condizione di vanificare una grande opportunità.
Mennini: dati necessari per garantire accesso equo all’innovazione
Sul tema è intervenuto il prof. Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Ssn del ministero della Salute.
“Si sta lavorando con il Garante della privacy per far comprendere come i dati in sanità abbiano delle diversità rispetto ad altri ambiti”, ha spiegato. “Senza un accesso completo ai dati per il ministero della Salute diventa complicato fare programmazione sanitaria degna di questo nome. Ci aspettiamo di risolvere i problemi con i dati per permettere al ministero e agli enti collegati – penso all’Aifa – di utilizzare queste informazioni per programmare bene la politica del farmaco. Il che significa anche garantire un accesso equo ed omogeneo a farmaci e tecnologie più efficaci a tutti i cittadini”, ha aggiunto.
Una migliore programmazione, inoltre, si traduce “in risultati migliori dal punto di vista dell’efficacia dell’intervento sanitario per i pazienti e in una riduzione dei costi diretti e indiretti; oltre a rappresentare un volano per gli investimenti del settore industrial del nostro paese”, ha concluso.
Innovazione: abbattere ostacoli regionali
“I dati sono necessari anche per il monitoraggio; per capire come vengono spese le risorse e se l’impatto degli interventi è reale”, ha aggiunto Ylenja Lucaselli, deputata FdI. “Tutto questo in Italia non avviene e, di conseguenza, c’è una enorme difficoltà nel capire come le Regioni impieghino le risorse”.
“Senza dati oggi è impossibile fare politica sanitaria”, ha spiegato la senatrice Pd ed ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Ho cercato di dare un piccolo contributo presentando un disegno di legge per potere utilizzare i dati di ricerca secondari per la prevenzione, senza cambiare il regolamento sulla privacy”. Si tratta del ddl che propone di applicare ai dati sanitari un sistema che viene già usato in ambito finanziario. “Viene detto sandbox, un termine che sta a indicare il giardino che viene usato per far giocare, in sicurezza, i bambini”, aggiunge Lorenzin. “Cosa significa? Una Asl che ha i dati da cui emerge un alert epidemiologico può invitare i cittadino a fare determinate cose, come sottoporsi a una visita, uno screening o una vaccinazione, se necessario. Oppure degli enti di ricerca possono avere la possibilità di non dover chiedere il consenso tutte le volte per poter fare una nuova ricerca. Questo diventa indispensabile per le malattie rare dove le persone coinvolte nelle ricerche sono pochissime. Immaginiamo se quel dato dovesse essere buttato invece di approfondire eventuali linee della ricerca che si stano facendo”, ha concluso Lorenzin.
Invecchiamento, le priorità per allungare gli anni in salute
PrevenzioneIn Italia, il 70 per cento delle risorse sanitarie è dedicato al 25% della popolazione. La prospettiva di vivere sempre più a lungo, ma da ammalati, non è più sostenibile. Comunità age-friendly; salute di iniziativa, cure domiciliari e un approccio alla prevenzione che inizi nei primi 1000 giorni di vita. Sono queste le proposte degli esperti riuniti dalla rete Fare Sanità riuniti al meeting a Roma nell’incontro ‘100 anni di malattia: la necessità dell’invecchiamento in salute per la tenuta del SSN”.
“L’Italia è il Paese dell’Unione Europea con l’età mediana più alta pari a 48.4 anni. Siamo un Paese in cui si vive più a lungo di altri. Ma si vive anche meglio? No, perché la speranza di vita in buona salute è molto più bassa della speranza di vita (82,6 anni Vs. 60,1 anni) – è intervenuta Marinella D’Innocenzo, co-autrice del libro bianco 2024-2027. Il triennio che può cambiare la sanità. Auspici per la XIX Legislatura – ecco perché è necessario realizzare politiche che favoriscano l’invecchiamento in salute e garantiscono misura adeguate di prevenzione e gestione della fragilità e cronicità”.
L’evento è stato organizzato da Fare Sanità – la rete che unisce gli attori e le attrici della filiera sanitaria per condividere le competenze di decisori pubblici, medici, manager e industrie medicali, oltre che rappresentanti delle professioni e del terzo settore al fine di seminare i nuovi processi che guideranno il cambiamento e l’innovazione in sanità.
“Nei prossimi decenni, in Italia il numero di anziani disabili e, quindi, non autosufficienti è destinato ad aumentare in misura significativa con importanti ripercussioni sulla richiesta di servizi di cura e sui costi sociali ed economici connessi alla necessità di fornire cure di lungo termine – ha detto il Professore Dario Leosco Università di Napoli Federico II e presidente eletto della SIGG Società Italiana di Gerontologia e Geriatria -. Ci stiamo adoperando in collaborazione ai principali stakeholder per sviluppare un modello di interventi o “buone pratiche” per la promozione dell’invecchiamento in salute. Tra le principali iniziative spicca la spinta culturale, educazionale e divulgativa rivolta alla prevenzione, buoni stili di vita e rispetto del Piano Nazionale Vaccini”.
“È fondamentale poi costruire comunità “age-friendly” che pongano attenzione all’ambiente fisico e sociale e a quei fattori che possono facilitare o ostacolare la possibilità per gli anziani di partecipare alla vita sociale – ha confermato la dottoressa Maria Teresa Menzano dal Ministero della Salute -. Per favorire un invecchiamento sano e attivo è necessario il coinvolgimento di tanti ambiti diversi: dall’urbanistica (con la progettazione di aree verdi pubbliche o la rimozione delle barriere architettoniche) al mondo del volontariato e dell’educazione; dal ruolo della comunicazione (con l’uso dei mass media, ma anche di social network e campagne di marketing), alle azioni di sensibilizzazione. Altrettanto importante è saper guidare un cambiamento di prospettiva: la prevenzione deve durare tutta la vita ed iniziare già a partire dai primi 1000 giorni, cioè nel periodo che intercorre tra il concepimento e i primi due anni di vita del bambino, un arco temporale decisivo per gettare le basi della salute degli individui, i cui effetti dureranno tutta la vita e si rifletteranno anche sulle generazioni successive e sulla comunità intera”.
“L’invecchiamento non deve più essere visto come un momento di declino e isolamento – ha sottolineato l’onorevole Paolo Ciani, Segretario Commissione XII Affari Sociali alla Camera dei Deputati – ma come una fase della vita in cui è possibile mantenere un ruolo attivo nella società prevenendo situazioni di isolamento e marginalizzazione. In questa prospettiva gli aspetti sanitari e assistenziali vanno considerati come una parte delle politiche verso la terza età, evitando di essere l’unica dimensione in cui l’anziano viene considerato. Questo, insieme ad un sistema sociosanitario di prossimità alla persona, crea un sistema virtuoso di cui beneficia la collettività ed il funzionamento stesso del SSN, perché una società a misura di fragili è una società migliore per tutti”.
“Siamo dunque convinti che i continui cambiamenti epidemiologici, demografici, devono costringere le organizzazioni sanitarie verso l’adozione concreta di un modello di salute di iniziativa, proattivo e di prossimità, tale da garantire alla persona soprattutto se anziano e anche fragile, interventi adeguati e differenziati in rapporto al livello di rischio – ha concluso infine Marinella D’Innocenzo – È necessaria una concreta rivisitazione della risposta sociosanitaria che dev’essere differenziata in base alla tipologia di bisogno. Un modello di vita e di abitare, come approdo naturale della senescenza, basato sulla dimora naturale che faciliti il percorso di vita alla persona che invecchia garantendo nell’integrazione con i servizi sociosanitari un continuum della vita indipendente verso la vita assistita, in un modello di welfare diffuso ispirato all’intensità di cura applicata alla domiciliarità.
La discussione, coordinata da Marco Magheri, Segretario generale di Comunicazione Pubblica è stata aperta dal Senatore Ignazio Zullo, Membro dell’Intergruppo Parlamentare per l’invecchiamento Attivo e componente della 10° Commissione permanente al Senato Affari Sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale. Sono inoltre intervenuti Cristina De Capitani, Primo Tecnologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche presso CNR IPCB; Marinella D’Innocenzo, Presidente L’Altra Sanità; prof. Dario Leosco, Presidente Eletto Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG); Maria Teresa Menzano Dirigente Sanitario – Medico Ministero della Salute; Giovanni Scapagnini Professore di Biochimica e Biologia Molecolare presso il Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute dell’Università degli Studi del Molise; e l’Onorevole Paolo Ciani, Segretario Commissione XII Affari Sociali alla Camera dei Deputati, vicecapogruppo PD alla Camera, Segretario Demos – Democrazia Solidale.
Cure mediche: italiani non accedono e rinunciano. Report Gimbe
News PresaLe liste d’attesa sono un problema conclamato da tempo che ostacola il diritto alla salute. Così sono molti gli italiani costretti a curarsi privatamente. Tuttavia, chi non ha disponibilità economiche sufficienti molto spesso è costretto a rinunciare alle cure. Secondo le stime sono 4,2 milioni le famiglie che nel 2022 hanno limitato le spese per la salute. In particolare sono oltre 1,9 milioni gli italiani che hanno rinunciato a curarsi per motivi economici. I numeri emergono dall’ultimo report di Fondazione Gimbe, che certifica la maggiore difficoltà del Meridione.
“È evidente che l’aumento del numero di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta avrà un impatto residuale sulla spesa out-of-pocket, ma aumenterà la rinuncia alle cure, condizionando il peggioramento della salute e la riduzione dell’aspettativa di vita delle persone più povere del Paese”, ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
Spesa privata aumenta
Secondo il report, nel 2022 le famiglie italiane hanno sostenuto direttamente una spesa sanitaria di quasi 37 miliardi di euro. Oltre 25,2 milioni di famiglie italiane hanno speso in media 1.362 quell’ano per curarsi, si tratta di oltre 64 euro in più rispetto al 2021.
Secondo il sistema dei conti Istat-SHA, sempre nel 2022 la spesa sanitaria totale in Italia ammonta a 171.867 milioni di euro. Si tratta di 130.364 milioni di spesa pubblica (75,9%) e 41.503 milioni di spesa privata, di cui 36.835 milioni (21,4%) out-of-pocket e 4.668 milioni (2,7%) intermediata da fondi sanitari e assicurazioni. Il trend rivela che nel periodo 2012-2022 la spesa out-of-pocket è aumentata in media dell’1,6% annuo, per un totale di 5.326 milioni in 10 anni.
Pesano le cure
L’impatto della spesa sanitaria sulle famiglie è aumentato nel 2022, registrando un incremento di oltre €64 e portando la spesa media per la salute a €1.362 a famiglia. Questo aumento è stato ancora più pronunciato al centro-sud del Paese, dove si è registrato un ulteriore incremento di oltre €100.
Cure, limitazioni delle spese
Circa il 16,7% delle famiglie ha dichiarato di aver dovuto ridurre le spese per visite mediche e accertamenti preventivi a causa di difficoltà economiche. Questo fenomeno è stato particolarmente diffuso nel Mezzogiorno, dove più di una famiglia su quattro ha dovuto affrontare questa situazione.
Indisponibilità economica temporanea
Molte famiglie italiane hanno dichiarato di non disporre di fondi sufficienti per far fronte alle spese sanitarie in determinati periodi dell’anno. Circa il 4,2% delle famiglie ha dichiarato di non avere abbastanza soldi per affrontare le spese relative alle malattie in alcuni momenti dell’anno. Questo problema è più diffuso nel Mezzogiorno del Paese, dove la percentuale di famiglie con problemi economici è stata significativamente più alta rispetto alle altre regioni.
Rinuncia alle cure
Una delle conseguenze più gravi delle difficoltà economiche e il mancato accesso alle cure del Ssn è stata la rinuncia alle cure sanitarie da parte di molti italiani. Nel 2022, oltre il 7% della popolazione ha rinunciato alle cure mediche, nonostante ne avesse bisogno, per motivi economici. Questo ha coinvolto oltre 4,13 milioni di persone che hanno dichiarato di non potersi permettere visite specialistiche o esami diagnostici a causa di problemi economici. Alcune regioni che hanno registrato tassi di rinuncia alle cure particolarmente elevati.
Povertà assoluta e cure
Infine, l’incremento della spesa sanitaria e la diminuzione della disponibilità economica delle famiglie hanno contribuito a un aumento del tasso di povertà assoluta nel Paese. Nel corso del 2022, quasi il 2,1% delle famiglie italiane ha vissuto al di sotto della soglia di povertà assoluta, rappresentando un aumento rispetto all’anno precedente. L’aumento della spesa sanitaria e la diminuzione della disponibilità economica delle famiglie italiane ostacolano l’accesso alle cure. La rinuncia alle cure per motivi economici riguarda tutto il territorio nazionale, ma in modo particolare il Mezzogiorno.
Insonnia, chi dorme poco rischia grosso
News, Stili di vitaIl sonno è molto più di un semplice momento di riposo. È un fondamentale processo di rigenerazione fisica e mentale, durante il quale il nostro corpo e il nostro cervello si riorganizzano e si ricaricano. Tuttavia, la vita di tutti i giorni, soprattutto per quanti vivono e lavorano in città, ha portato a una diffusa carenza di sonno di qualità, con conseguenze gravi sulla salute.
Insonnia
Il professor Giuseppe Plazzi, esperto in disturbi del sonno presso l’Istituto di scienze neurologiche di Bologna, sottolinea che l’insonnia è solo uno dei molti disturbi del sonno, ma è sicuramente il più diffuso. È essenziale capire che il sonno di scarsa qualità o insufficiente non è solo un fastidio temporaneo, ma potrebbe essere un campanello d’allarme per problemi più gravi.
Conseguenze
La mancanza cronica di sonno può avere conseguenze devastanti sulla salute fisica e mentale. Secondo il professor Plazzi, il sonno non solo ci riposa, ma svolge un ruolo cruciale nella memorizzazione delle informazioni, nel regolamento dei nostri ormoni, nella salute cardiovascolare e persino nell’immunità. La mancanza di sonno può portare a disturbi dell’umore, della memoria, dell’attenzione, oltre a problemi metabolici come resistenza insulinica, aumento di peso e ipertensione.
Malattie neurodegenerative
Ma le implicazioni non si fermano qui. Uno dei rischi più gravi è rappresentato dalle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson. Ricerche recenti hanno evidenziato che il sonno svolge un ruolo cruciale nella pulizia del cervello da proteine nocive che possono contribuire allo sviluppo di queste malattie.
Stile di vita
Plazzi sottolinea che comprendere e affrontare la mancanza di sonno non riguarda solo la diagnosi e la terapia dei disturbi del sonno, ma anche uno stile di vita sano e equilibrato. Lo stress e i ritmi frenetici della vita moderna possono compromettere gravemente la qualità del sonno. Ad esempio, il lavoro a turni, così diffuso nella società contemporanea, può causare disturbi cronici del sonno.
Cambio di passo
Insomma, investire su un buon sonno è fondamentale per tenersi in salute a lungo termine. Consultare un medico per la diagnosi e la gestione dei disturbi del sonno è il primo passo, ma è altrettanto importante adottare uno stile di vita che favorisca un sonno di qualità. Prendersi cura del proprio sonno potrebbe fare la differenza tra una vita sana e una condotta dai problemi di salute debilitanti come l’Alzheimer e il Parkinson.
Cos’è e come si affronta il glaucoma secondario
PrevenzioneSi chiama glaucoma secondario, è molto difficile da diagnosticare e costituisce il 12% delle diagnosi di glaucoma. In Campania, l’Unità Operativa Complessa di Oculistica del Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli diretta dal dottor Mario Sbordone è un vero e proprio Centro di riferimento, tanto che specialisti da tutta Italia si ritroveranno domani (venerdì 12) per una giornata di formazione su sintomi, diagnosi e terapie.
Insidioso
«Queste particolari forme di glaucoma – spiega il primario Sbordone – sono a tutti gli effetti delle secondarietà di altre patologie quali il diabete, le vasculopatie o infiammazioni oculari. Possono addirittura insorgere come conseguenza di interventi chirurgici o a causa dell’abuso di farmaci». Ciò che è importante comprendere è che il glaucoma secondario ha delle caratteristiche peculiari, che lo rendono ancor più insidioso del glaucoma tradizionale. «È una forma molto aggressiva, spesso colpisce solo un occhio ed è molto difficile da trattare con terapie in collirio», aggiunge Sbordone, che ribadisce l’importanza per i medici di sottoporsi ad un continuo aggiornamento.
Ad ogni età
A rendere indispensabile un training costante è anche il fatto che il glaucoma secondario può colpire i giovanissimi, ad esempio come conseguenza di un’uveite, e spesso l’unica soluzione è quella chirurgica. «Le terapie classiche il più delle volte non funzionano, così come sono inappropriate le tecniche chirurgiche tradizionali, persino quelle mininvasive. Serve una chirurgia che si avvale di dispositivi specifici, molto diversi da quelli adoperati di solito per il glaucoma. Si tratta di valvole che sono adatte ad essere impiantate su occhi già compromessi da altre patologie». Dispositivi e tecniche grazie alle quali nell’Unità Operativa Complessa diretta dal dottor Sbordone si riesce nella maggior parte dei casi a contrastare gli effetti devastanti di questa malattia.
Storie di vita e di speranza
Eventi d'interesse, NewsVincenzo ha festeggiato in ospedale il suo venticinquesimo anno di matrimonio, è stato ricoverato in gravi condizioni per 105 giorni al Monaldi, prima di ricevere il cuore che gli ha permesso di tornare alla vita. Ad Adelaide è stata diagnosticata una malattia rara e, dopo essere stata sottoposta a un delicato trapianto di polmone, è ora seguita in follow up presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli. Pasquale ha ricevuto il trapianto diciassette anni fa, il giorno del suo diciannovesimo compleanno. Sono solo alcune delle storie che oggi sono state raccontate ai ragazzi degli istituti superiori della Campania che hanno affollato l’aula Magna dell’Ospedale Monaldi di Napoli per l’evento “DAI – Un sì per la vita”, organizzato e promosso dallo Sportello Amico Trapianti dell’Azienda Ospedaliera dei Colli in sinergia con il Centro Regionale Trapianti della Campania per la settimana dedicata alla donazione di organi e tessuti.
Protagonisti
Più di 300 studenti, insieme a donatori di sangue, pazienti e associazioni di pazienti hanno partecipato alla giornata di promozione della cultura della donazione ascoltando le testimonianze di chi è in attesa di un organo e di chi il dono lo ha già ricevuto. La giornata, grazie al contributo artistico di Mauro Maurizio Palumbo, è stata condotta da Gigi e Ross e ha visto la partecipazione straordinaria di Ciro Giustiniani, degli Arteteca e di Lucianna De Falco, attrice di Un posto al sole, che ha raccontato di essere stata sottoposta due volte a trapianto di cornea.
Videomessaggi
Massimiliano Gallo, Clemente Russo, Vincenzo De Lucia, gli attori di Un Posto al Sole Patrizio Rispo, Ilenia Lazzarin, Luisa Amatucci, Stefano Amatucci, Alberto Rossi, Miriam Candurro, Daniela Ioia, Vladimir Randazzo, Giorgia Giannatiempo, Antonella Prisco hanno inviato videomessaggi per promuovere la cultura della donazione di organi. «Ringrazio i tanti artisti che gratuitamente sono intervenuti e hanno reso speciale questa giornata. Ringrazio le scuole e i loro docenti. Quella di oggi è stata una grande festa per promuovere l’importanza della donazione di organi e tessuti. Abbiamo scelto di parlare ai giovani dando voce a pazienti e donatori con l’auspicio di ridurre il tasso di opposizione alla donazione toccando le coscienze dei singoli» è il commento di Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli.
Dichiarazione di volontà
Durante tutta la settimana sarà possibile esprimere, presso appositi punti informativi, dichiarazioni di volontà alla donazione di organi e tessuti. Domenica 14 aprile, Giornata nazionale della donazione di organi e tessuti, proprio per accendere ulteriormente i riflettori sulla tematica, l’Azienda Ospedaliera dei Colli si illuminerà di rosso.
Come innovazione e ricerca trasformano il settore sanitario. L’evento Mesit
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Innovazione al centro
Il dibattito si è incentrato sulla competitività dell’industria farmaceutica italiana, quindi la capacità di attrarre investimenti in ricerca e sviluppo, al fine di rispondere in modo sempre più efficace ed equo ai bisogni di salute. Nel confronto è stato sottolineato il valore strategico degli investimenti sia per l’Italia e sia per l’Europa.
“La salute sta vivendo un cambiamento epocale che sta portando risultati straordinari – ha dichiarato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria e Ad di Sanofi Italia e Malta. In pochi anni stiamo giungendo all’eradicazione dell’epatite C, in 20 anni abbiamo ottenuto una riduzione del 25% della mortalità per patologie oncologiche. Poi, l’allungamento dell’aspettativa di vita per le persone con malattie cardio-metaboliche e grandi progressi nella neurologia. Ancora: oggi nel mondo ci sono 23mila nuovi farmaci in fase di ricerca e circa 2 trilioni di dollari per sostenerne lo sviluppo”, ha concluso.
Europa ha perso un quarto degli investimenti in vent’anni
“Tutto ciò che stiamo vivendo è il frutto dell’innovazione, della ricerca. Ciò, tuttavia, si inserisce in una dimensione nuova a cui tutti i sistemi sanitari e i Paesi sono chiamati a prendere: quella della competitività”, ha spiegato Cattani.
L’Europa negli ultimi vent’anni ha perso un quarto degli investimenti, destinati principalmente al mercato degli Stati Uniti, ma oggi sulla scena emergono attori nuovi. Sebbene gli Stati Uniti restino il principale player, la Cina, nei mesi scorsi, ha annunciato un mega investimento di quasi 600 miliardi di dollari in favore dell’industria farmaceutica. Inoltre ha allungato la proprietà intellettuale fino a 14 anni, entrando in competizione con gli Usa. L’Europa, al contrario, nei prossimi giorni discute al Parlamento Ue una proposta di riforma della legislazione farmaceutica che punta ad accorciare la durata dei brevetti.
Trabucco: cittadino destinatario finale
“Negli ultimi anni lo scenario è cambiato: si sono modificate le caratteristiche della popolazione e, con essi i bisogni di salute, sono mutate le tecnologie e gli strumenti che abbiamo a disposizione per assicurare il massimo di salute. Il motore di tutto è l’innovazione, ma siamo pronti, come Paese?”, si chiede il presidente di Fondazione Mesit Marco Trabucco Aurilio. “In parte sì. Il Governo ha mostrato sensibilità al tema, ma resta ancora da fare”.
“Non dimentichiamoci – ha sottolineato – che il destinatario finale al centro è sempre il paziente, il cittadino paziente, destinatario anche di quelle che sono le politiche sanitarie che poi si traducono in leggi e in decreti, si traducono in interventi sanitari, che servono a soddisfare e vanno indirizzare i bisogni di salute del cittadino”.
Nuovi processi, competenze e strategie a lungo termine
“La ricetta che abbiamo scelto per il nostro Paese è quella della crescita. Nell’ultimo anno abbiamo fatto meglio rispetto a Germania, Francia, Spagna, ma abbiamo un difetto di crescita strutturale e di competitività”, ha affermato Maurizio Casasco, deputato, responsabile nazionale del dipartimento Economia di Forza Italia. “Le trasformazioni che abbiamo davanti – come quella digitale e quella climatica – possono partire solo se si hanno i capitali per farlo: solo l’impresa può sostenere ciò. L’industria è fondamentale nella competitività del nostro Paese e quella farmaceutica riveste un ruolo particolarmente importante”. Per questo, sottolinea, è fondamentale intervenire sulla “semplificazione”, sugli “incentivi che aiutino le imprese come succede in Usa o Cina”. Poi ha ribadito l’importanza della “difesa dei brevetti” e la necessità di intervenire sulla cultura “aumentando le competenze sulle materie Stem” e l’importanza di “una revisione dei prezzi dei farmaci con una rimodulazione che li riconsideri in un’ottica costi-benefici, senza dimenticare il payback: è un sistema da correggere. Ha un costo alto – circa 2 miliardi e mezzo – su cui il Governo è già intervenuto con 1 miliardo. Tuttavia gradualmente bisognerà intervenire liberando magari risorse per la ricerca in campo farmaceutico”, ha concluso Casasco.
Legislazione Ue penalizza Italia
Sulla revisione della legislazione del farmaco europea che verrà discussa nel prossimi giorni al Parlamento Ue è intervenuto il senatore Francesco Zaffini, presidente della 10ªCommissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro. La proposta di riforma crea disparità tra i Paesi e danneggia l’Italia, ha spiegato. “Il testo che ci è stato proposto fa danno al nostro Paese in termini economici, in termini di protezione delle nostre aziende che sono le aziende che realizzano il principale fatturato in ambito europeo nella produzione del farmaco, ma fa danno anche in termini di impatto sulla nostra capacità di ricerca”, ha sottolineato Zaffini. “Siamo fiduciosi del fatto che non se ne faccia nulla, un po’ perché non siamo d’accordo noi e poi perché questo provvedimento arriva a fine legislatura europea. Siamo fiduciosi che il nuovo Parlamento, la nuova Commissione e il nuovo Consiglio sappiano meglio interpretare quella che è una giusta aspettativa”.
Dati sanitari, verso uno spazio comune europeo
I dati sanitari sono fondamentali per la gestione del sistema sanitario e per la ricerca, ma il nostro Paese ancora fatica a valorizzarli. “Abbiamo difficoltà di utilizzo per ragioni legate alla privacy, per la mancata omogeneità del dato a livello nazionale – ha spiegato Matteo Scortichini, ricercatore CEIS dell’Università di Roma Tor Vergata. In alcuni casi il dato non è disponibile e inoltre emerge un problema di tempi: affinché il dato sia utile la sua disponibilità deve essere tempestiva, ha sottolineato il ricercatore, ma spesso questo non avviene, mettendo l’Italia nella condizione di vanificare una grande opportunità.
Mennini: dati necessari per garantire accesso equo all’innovazione
Sul tema è intervenuto il prof. Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Ssn del ministero della Salute.
“Si sta lavorando con il Garante della privacy per far comprendere come i dati in sanità abbiano delle diversità rispetto ad altri ambiti”, ha spiegato. “Senza un accesso completo ai dati per il ministero della Salute diventa complicato fare programmazione sanitaria degna di questo nome. Ci aspettiamo di risolvere i problemi con i dati per permettere al ministero e agli enti collegati – penso all’Aifa – di utilizzare queste informazioni per programmare bene la politica del farmaco. Il che significa anche garantire un accesso equo ed omogeneo a farmaci e tecnologie più efficaci a tutti i cittadini”, ha aggiunto.
Una migliore programmazione, inoltre, si traduce “in risultati migliori dal punto di vista dell’efficacia dell’intervento sanitario per i pazienti e in una riduzione dei costi diretti e indiretti; oltre a rappresentare un volano per gli investimenti del settore industrial del nostro paese”, ha concluso.
Innovazione: abbattere ostacoli regionali
“I dati sono necessari anche per il monitoraggio; per capire come vengono spese le risorse e se l’impatto degli interventi è reale”, ha aggiunto Ylenja Lucaselli, deputata FdI. “Tutto questo in Italia non avviene e, di conseguenza, c’è una enorme difficoltà nel capire come le Regioni impieghino le risorse”.
“Senza dati oggi è impossibile fare politica sanitaria”, ha spiegato la senatrice Pd ed ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Ho cercato di dare un piccolo contributo presentando un disegno di legge per potere utilizzare i dati di ricerca secondari per la prevenzione, senza cambiare il regolamento sulla privacy”. Si tratta del ddl che propone di applicare ai dati sanitari un sistema che viene già usato in ambito finanziario. “Viene detto sandbox, un termine che sta a indicare il giardino che viene usato per far giocare, in sicurezza, i bambini”, aggiunge Lorenzin. “Cosa significa? Una Asl che ha i dati da cui emerge un alert epidemiologico può invitare i cittadino a fare determinate cose, come sottoporsi a una visita, uno screening o una vaccinazione, se necessario. Oppure degli enti di ricerca possono avere la possibilità di non dover chiedere il consenso tutte le volte per poter fare una nuova ricerca. Questo diventa indispensabile per le malattie rare dove le persone coinvolte nelle ricerche sono pochissime. Immaginiamo se quel dato dovesse essere buttato invece di approfondire eventuali linee della ricerca che si stano facendo”, ha concluso Lorenzin.
Tumore al pancreas, l’efficacia di una nuova terapia
News Presa, Ricerca innovazioneUna innovativa ricerca condotta dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, in collaborazione con la Fondazione Airc e pubblicata su Sciences Advances, potrebbe rivoluzionare il trattamento del cancro al pancreas. Questo studio, guidato dal celebre IRCCS fondato da Umberto Veronesi, ha gettato le basi per una terapia combinata che promette di cambiare radicalmente le prospettive di cura per questa malattia devastante.
Combo
La svolta risiede nell’innovativo mix terapeutico che unisce la target therapy con l’immunoterapia. Sebbene singolarmente poco efficaci, queste due modalità, quando combinate, hanno dimostrato di ottenere risultati terapeutici promettenti, come sottolineato dagli autori coordinati da Gioacchino Natoli del Dipartimento di Oncologia Molecolare presso l’IEO. Secondo quanto riportato dagli scienziati, la combinazione di queste due terapie ha mostrato un controllo molto significativo della malattia nei modelli preclinici, aprendo la strada non solo a trattamenti più efficaci, ma anche alla possibilità di sviluppare vaccini terapeutici.
Mutazioni
Il cancro al pancreas è noto per le mutazioni del DNA ben definite che caratterizzano la malattia, tra cui le mutazioni del gene Kras. Queste mutazioni provocano una proliferazione non controllata delle cellule tumorali, rendendo difficile il trattamento. Grazie a procedure avanzate di analisi genomica e computazionale, i ricercatori sono riusciti a individuare un approccio innovativo. Lo studio ha evidenziato che il farmaco, sebbene non rallenti significativamente la crescita delle cellule tumorali, attiva meccanismi che rendono le cellule bersaglio di una risposta immunitaria.
Retrovirus
Una scoperta fondamentale è stata la capacità del farmaco di indurre l’espressione di retrovirus endogeni nelle cellule tumorali del pancreas. Questi retrovirus, solitamente considerati parte del cosiddetto “DNA spazzatura”, una volta attivati simulano un’infezione virale che attiva il sistema immunitario contro le cellule tumorali. Questo innovativo approccio terapeutico, che sfrutta la combinazione di terapie mirate e l’attivazione del sistema immunitario, potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro il cancro al pancreas, offrendo finalmente una speranza tangibile per i pazienti affetti da questa malattia aggressiva e spesso letale.
Otite, no alle cure fai da te
Genitorialità, News PresaCon l’arrivo della bella stagione le occasioni di svago all’aperto non mancano, ma aumenta anche il rischio di sviluppare qualche problema legato a colpi di freddo o da agenti esterni. Tra i malanni più frequenti in estate, soprattutto nei bambini, c’è l’otite: un’infiammazione dell’orecchio che può essere causata da un’infezione virale, batterica o micotica. È quindi importante conoscere i sintomi e sapere come prevenire o trattare questa condizione.
Sintomi
I sintomi dell’otite possono variare a seconda della tipologia e della zona interessata dall’infezione: in caso di quella che si definisce otite esterna il campanello d’allarme è certamente il dolore all’orecchio, ma anche una parziale diminuzione della capacità uditiva, prurito e secrezioni lungo il canale uditivo. Se si tratta di un’otite media, oltre al dolore (che sarà più intenso) si può avere la percezione di “orecchio pieno” e la fuoriuscita di pus. Nei casi più gravi, anche una riduzione significativa dell’udito e qualche linea di febbrile.
Trattamento
Il trattamento per l’otite dipende naturalmente dalla causa e dalla gravità dei sintomi. Può essere utile fare degli impacchi caldi, che possono servire ad alleviare temporaneamente il dolore. Ma in caso di otite, sempre su prescrizione medica, sarà certamente necessario assumere farmaci analgesici per il dolore, antipiretici per la febbre, antibiotici o antivirali per combattere l’infezione. Spesso anche le gocce auricolari possono aiutare.
Visita specialistica
Benché molti siano propensi alle cure fai da te, consultare uno specialista per l’otite è fondamentale. In primis è fondamentale una diagnosi accurata, un otorinolaringoiatra può determinare la causa esatta dell’otite e il tipo, che può variare da virale a batterica o fungina. Serve poi un trattamento mirato. In base alla diagnosi, lo specialista può prescrivere il trattamento più efficace, che – come detto – può includere antibiotici, antifungini o altri farmaci specifici. Un’infiammazione all’orecchio non trattata correttamente può portare a complicazioni come la perdita dell’udito, la perforazione del timpano o un’infezione cronica.
Conseguenze
Trascurare i sintomi e curare alla buona l’otite può portare nei casi più estremi alla perdita dell’udito. L’infiammazione cronica o le infezioni ricorrenti possono infatti danneggiare l’orecchio interno. Si può arrivare persino alla perforazione del timpano, l’accumulo di pressione o l’infezione può causare una rottura del timpano e non di rado l’otite può diventare cronica, con infezioni persistenti e dolore.
Salute digitale, Oms lancia prototipo di AI generativa con risposta empatica
News Presa, Ricerca innovazioneLa Giornata mondiale della salute, da poco trascorsa, quest’anno ruotava intorno al tema ‘My Health, My Right’. L’Organizzazione mondiale della Sanità per l’occasione ha lanciato Sarah un prototipo che promuove la salute digitale. La tecnologia è in grado di dare una risposta empatica potenziata, grazie all’intelligenza artificiale generativa.
Salute digitale, il prototipo
L’Oms ha dichiarato che Sarah è uno Smart AI Resource Assistant for Health che rappresenta un’evoluzione degli avatar di informazioni sanitarie basati sull’intelligenza artificiale. Il prototipo utilizza nuovi modelli linguistici e tecnologie innovative. Inoltre è in grado di coinvolgere gli utenti 24 ore su 24 in 8 lingue su più argomenti di salute, su qualsiasi dispositivo.
”Il futuro della salute è digitale e sostenere i paesi nello sfruttare la potenza delle tecnologie digitali per la salute è una priorità per l’Oms – ha dichiarato il Dg dell’Organizzazione Tedros Adhanom Ghebreyesus -. Sarah ci dà un’idea di come l’intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata in futuro per migliorare l’accesso alle informazioni sanitarie in modo più interattivo. Invito la comunità di ricerca ad aiutarci a continuare a esplorare come questa tecnologia possa ridurre le disuguaglianze e aiutare le persone ad accedere a informazioni sanitarie aggiornate e affidabili”.
Tecnologia senza rischio di giudizi
Sarah è alimentata dall’intelligenza artificiale generativa che, al contrario di un algoritmo o script preimpostato, consente di dare risposte più precise in tempo reale. Infatti può realizzare conversazioni dinamiche e personalizzate su larga scala che rispecchiano in modo più accurato le interazioni umane. La tecnologia, supportata da Soul Machines Biological AI, può dare risposte empatiche agli utenti in un ambiente privo di giudizi.
Il Presidential Award alla Federico II di Napoli
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