Tempo di lettura: 4 minutiAnziani sempre più soli, a rischio povertà e incapaci di utilizzare a pieno le nuove tecnologie. Le sfide dell’invecchiamento richiedono un’azione congiunta di sanità, sociale, sport, cultura, infrastrutture. La fotografia è stata scattata dalla Fondazione Visentini che ha presentato i nuovi dati sulla Vicinanza della salute per la popolazione anziana 2023.
Anziani e benessere
L’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza torna a chiedere un Piano nazionale di salute che coordini anche le varie dimensioni extra-sanitarie per la salute ed il benessere della popolazione. Contro la crescente solitudine della popolazione anziana non bastano interventi tecnologici ed economici, ma bisogna intervenire con politiche per la coesione sociale, ribadisce la fondazione. Le reti di interconnessione sociale, spesso sottovalutate ma con un impatto cruciale sulla salute delle persone e sulla tenuta del sistema sociale e di salute, hanno mostrato una preoccupante tendenza al declino, soprattutto in epoca post pandemica.
Il tema è stato anche al centro del recente simposio “La quasi terza età: salute e benessere della popolazione over 65”, presso l’Università Luiss di Roma, promosso dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Visentini.
Prof. Duilio Carusi: favorire alfabetizzazione sanitaria e competenze digitali tra gli over 65
“La transizione demografica ha portato a nuovi tempi di vita e ad una inedita ecologia della popolazione anziana. L’alto livello di isolamento, aggravato dalla disgregazione delle reti sociali e familiari, rappresenta un allarme che non può essere ignorato. È essenziale promuovere politiche che favoriscano l’inclusione e il supporto sociale, così come interventi mirati a migliorare la salute mentale degli anziani” ha dichiarato Duilio Carusi, Adjunct Professor Luiss Business School e Coordinatore dell’Osservatorio, che continua: “Altro elemento cruciale è il basso livello di alfabetizzazione sanitaria e competenze digitali tra gli over 65: in un’epoca in cui i servizi digitali stanno diventando sempre più centrali, è fondamentale colmare questo gap per evitare nuove forme di ‘disabilità digitale’”.
Lo scenario tracciato dalla Fondazione Visentini
Nei prossimi vent’anni, dieci milioni di italiani vivranno da soli, quasi una persona su cinque, che per gli over 65 significa passare dagli attuali 4,2 milioni a circa 6 milioni nel 2040.
Oggi l’Indice di Vicinanza della salute (IVS) mostra un andamento peggiorativo per tutta la popolazione, con i livelli per gli over 65 stabilmente più bassi rispetto alla popolazione generale. L’indice IVS per gli over 65 si ferma a 82 punti, contro i 95 punti della popolazione generale.
Ma è nel contesto relativo a “Individuo e Relazioni sociali” che il divario esplode, segnando 66 punti per gli over 65, rispetto ai 100 punti della popolazione generale. I motivi di questa condizione di svantaggio si evidenziano pesantemente nei domini relativi a (in ordine di gravità): Isolamento; Literacy; Mental Health; Coesione sociale. Attenzione alla Fragilità economica.
Viceministro Maria Teresa Bellucci: superare discriminazioni e pregiudizi
“Transizione demografica, tecnologica ed energetica sono le sfide del nostro tempo e una vita più lunga deve poter essere, per quanto possibile, felice e ben vissuta, combattendo attivamente l’incultura dello scarto e dell’esclusione sociale. La solitudine è un male che si aggiunge ai malanni dell’età e produce una sofferenza in troppe persone anziane, soprattutto quando sono povere e malate” ha dichiarato Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali intervenuta al Simposio.
“La centralità della persona è il riferimento della prima legge-quadro in favore della terza età, attesa da oltre vent’anni, che abbiamo varato a marzo, dopo meno di un anno e mezzo di Governo. Una riforma che punta, in particolare, a riconoscere la casa come luogo di vita e di cura quando possibile, a semplificare l’acceso ai servizi e sostenere l’integrazione sociosanitaria. C’è ancora tanta vita, tanta ricchezza nell’età ‘grande’, come la chiama Papa Francesco, ma dobbiamo impegnarci come istituzioni e come cittadini a cambiare il paradigma. Dopo i 65 anni si può fare moltissimo per la società e noi vogliamo superare discriminazioni e pregiudizi, favorendo l’inclusione a tutti i livelli, dal lavoro alla vita comunitaria, per costruire delle politiche che non lascino nessuno indietro” ha concluso il viceministro.
Silvia Salis (Coni): diffondere cultura dello sport
“Con l’entrata del concetto di pratica sportiva nella Costituzione (art. 33)” ha fatto presente Silvia Salis Vicepresidente Vicario del CONI “stiamo assistendo alla nascita dell’idea di diritto allo sport. Questo diritto viene, erroneamente, associato spesso ai più giovani, ritengo invece che sia fondamentale iniziare a porre le basi per un diritto allo sport nella terza età. Questa operazione non procrastinabile sono certa che avrebbe in tempi brevi un effetto sulle condizioni di vita e di salute dei nostri anziani e un concreto ritorno in termini di risparmio nella spesa pubblica.”
“La sanità integrativa, che si conferma un pilastro essenziale del sistema salute, si trova in una fase cruciale della propria evoluzione”. Così Fabio Pengo, Vicepresidente FASI. “Per rispondere meglio alle esigenze socio-sanitarie degli anziani e migliorare la qualità della loro vita, oltre alle tutele già riconosciute dal Fasi per la non autosufficienza, stiamo esplorando soluzioni innovative, quali l’integrazione con i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) e un maggior coinvolgimento di famiglie e caregiver, senza tralasciare il ruolo cruciale della prevenzione per un invecchiamento in salute”.
Dati principali:
- l’Isolamento fa segnare un allarmante valore di 9 punti rispetto ai 91 della popolazione generale;
- la Literacy, ovvero l’alfabetizzazione in questo caso sanitaria e digitale, si ferma a 20 punti contro i 96 della popolazione generale;
- la Mental health, lo stato di salute e benessere mentale, si attesta a 53 punti contro i 105 della popolazione generale;
- la Coesione sociale, nonostante un incremento post pandemia della “partecipazione sociale”, fa segnare 66 punti contro gli 84 della popolazione generale.
La fondazione, infine, pone l’attenzione anche sulla Fragilità economica che per la prima volta flette al ribasso trascinata dall’aumento vertiginoso della popolazione in condizione di “Povertà assoluta” e di “Rischio di povertà”.
Tumore del polmone, sopravvivenza nell’84% dei casi
News, Prevenzione, Ricerca innovazioneSi può curare il tumore del polmone? I risultati di un nuovo studio denominato “Laura” e presentato al congresso dell’American Society of clinical oncology (Asco) dicono di sì. In particolare, sono entusiasmanti i di una nuova molecola che ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte dell’84 per cento. Si tratta, è bene precisarlo, di casi di tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc), vale a dire la forma più diffusa, al terzo stadio, non operabile e con mutazione del gene Egfr.
Studi combinati per la lotta al tumore del polmone
Un passo in avanti così significativo, basti pensare che questo nuovo farmaco prolunga la sopravvivenza libera da progressione di malattia di più di tre anni, che i risultati sono pubblicati dal New England Journal of Medicine. Sempre in occasione del congresso dell’American Society of clinical oncology sono stati presentati i risultati di un altro studio, chiamato “Adriatic”, che dimostra come una molecola impiegata nell’immunoterapia porti ad un beneficio di sopravvivenza nel tumore del polmone a piccole cellule di stadio limitato, riducendo il rischio di morte del 27%. Insomma, speranze concrete nel trattamento di due forme di tumore del polmone particolarmente aggressive e caratterizzate da bisogni clinici finora insoddisfatti.
Nuove opportunità
Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano e presidente di Aiot (Associazione Italiana di Oncologia Toracica) spiega come “gli straordinari risultati di sopravvivenza libera da progressione di malattia dello studio di Fase III Laura rappresentano un importante passo avanti per pazienti per i quali non sono disponibili trattamenti mirati”.
I sintomi
Passi avanti importanti, tanto più se si pensa che il tumore al polmone è una delle neoplasie più comuni e letali al mondo. La sua diagnosi precoce può fare la differenza ma la natura insidiosa dei suoi sintomi, spesso scambiati per altre malattie respiratorie, portano spesso a importanti ritardi. Diciamo subito che i sintomi possono essere definiti “primari” e sintomi “sistemici”, proviamo a capire in modo schematico qual è la differenza.
Sintomi primari
I sintomi primari del tumore al polmone sono quelli direttamente associati alla presenza del tumore nei polmoni. Tra questi:
Sintomi sistemici
I sintomi sistemici sono quelli che riflettono l’impatto del tumore su tutto il corpo. Questi sintomi includono:
Sintomi paraneoplastici
Alcuni tumori al polmone possono produrre sostanze simili agli ormoni, causando sintomi noti come sindromi paraneoplastiche. Questi sintomi possono essere molto vari e includono:
Le metastasi
Il tumore al polmone è noto per la sua capacità di metastatizzare, ovvero diffondersi ad altre parti del corpo. I sintomi delle metastasi dipendono dalla localizzazione delle cellule tumorali e possono includere:
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Vaccino anticancro in 30 ospedali inglesi
News, Ricerca innovazioneL’era del vaccino anticancro è iniziata. Presto si potrà colpire il cancro con un vaccino personalizzato che addestra il sistema immunitario a scovare e distruggere le cellule malate. La rivoluzione che in molti suggerivano dopo aver testato le potenzialità dei vaccini a mRna sta realmente iniziando. Ancora non si sa dove queste nuove tecnologie possano spingersi, ma è chiaro a tutti gli addetti ai lavori che il prossimo decennio potrebbe essere ricordato per un cambiamento epocale.
Le basi del vaccino anticancro
A migliaia nel Regno Unito si stanno candidando per essere inseriti in un’enorme sperimentazione proposta dal Sistema sanitario nazionale pubblico, tutti pazienti affetti da cancro che sperano di trovare in questa tecnologia medica una nuova speranza. Come detto, i ricercatori stanno lavorando partendo dalla base dei vaccini usati durante la pandemia Covid, quelli a mRna, progettandone di nuovi che siano in grado di preparare il sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule tumorali, oltre a ridurre il rischio di metastasi.
Recidive
I vaccini in fase di sviluppo sono progettati per indurre una risposta immunitaria che possa prevenire il ritorno del cancro dopo l’intervento chirurgico sul tumore primario, stimolando il sistema immunitario del paziente a riconoscere in modo specifico e potenzialmente distruggere le cellule tumorali residue.
Preparazione
Ma cosa sta realmente avvenendo nel Regno Unito? L’appello a “candidarsi” è stato lanciato dalle autorità sanitarie. In sostanza, i pazienti che lo desiderano possono accedere alla sperimentazione tramite il sistema sanitario, sempre che le condizioni di salute e la malattia siano compatibili con le specifiche richieste dal protocollo. Di certo, la fase preliminare è la più importante. Quella che prevede la raccolta delle informazioni sul cancro di ciascun paziente, inclusa l’identificazione delle possibili mutazioni. Solo dopo può essere realizzato il vaccino personalizzato.
Accesso immediato
I pazienti che accettano di partecipare sono infatti sottoposti a un prelievo di tessuto tumorale e a un esame del sangue. Se soddisfano i criteri di idoneità dello studio clinico, possono poi essere indirizzati al più vicino ospedale del servizio pubblico che partecipa alla sperimentazione. Questo significa che significa che per i pazienti degli ospedali di tutto il Paese sarà molto facile partecipare a questa ricerca innovativa. L’obiettivo è quello di testare o vaccini per diverse tipologie di cancro, molte delle quali oggi non hanno risposte efficaci, come accade ad esempio per il tumore del pancreas.
Nuova era
Fino ad ora sono gli 30 ospedali inglesi che hanno aderito al programma chiamato “Cancer Vaccine Launch Pad“. Victoria Kunene, che segue il trial per il Queen Elizabeth Hospital di Birmingham, parla di “una nuova era”. Con la “speranza che diventi uno standard di cura”. Ma come sottolineano i medici siamo ancora agli inizi e, sebbene vi sia grande ottimismo sul potenziale dei vaccini mRna per il trattamento del cancro, questi rimangono in fase sperimentale e sono disponibili solo all’interno di studi clinici.
La voce dei pazienti
Intanto, tra i vari pazienti selezionati, Eliott (docente affetto da un tumore al colon) ha detto di essere emozionato di partecipare allo studio. “Essere parte di questa sperimentazione si sposa bene con la mia professione di docente e di persona orientata alla comunità. Voglio che la mia esperienza possa avere un impatto positivo sulla vita degli altri e aiutarli a realizzare il loro potenziale. Grazie al potenziale di questa sperimentazione, se avrà successo, sarà possibile aiutare migliaia, se non milioni di persone, in modo che possano avere una speranza ed evitare di vivere quello che ho vissuto io. Insomma, spero che questo possa aiutare altre persone”.
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Scompenso cardiaco, parte il camper per visite in 14 città
Anziani, Associazioni pazienti, Benessere, News, News, PrevenzioneIl camper di AISC – Associazione Italiana Scompensati Cardiaci con a bordo medici e infermieri è pronto ad attraversare l’Italia per informare sulla prevenzione dello scompenso cardiaco e sulle opzioni di cura. Offrirà test preliminari e una visita gratuita per valutare alcuni parametri biochimici che individuano eventuali fattori di rischio. La partenza è prevista per mercoledì 5 giugno dall’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma, per poi toccare 14 città e rientrare nella Capitale il 17 e 25 giugno.
Lo scompenso cardiaco
In Europa, ogni anno le malattie cardiovascolari uccidono più di 4,3 milioni di persone e sono causa del 48% di tutti i decessi (54% per le donne, 43% per gli uomini). In particolare, lo scompenso cardiaco è la causa più comune di ricovero tra gli ultra 65enni. Rappresenta la terza causa di decessi in tutto il mondo e colpisce l’1.5% della popolazione italiana (oltre 1 milione di persone).
“Le campagne di awareness che intercettano i cittadini sul territorio, nella loro quotidianità, nei luoghi di lavoro e di vita, si sono rivelate molto gradite – evidenzia il Prof. Salvatore Di Somma, Direttore del Comitato Scientifico AISC APS. Oltre a migliorare la consapevolezza delle persone che convivono con la patologia, promuovono una maggiore conoscenza nella popolazione generale, spiega lo specialista.
Prevenzione
L’obiettivo è intercettare la malattia nella sua fase iniziale e migliorarne la prognosi, sottolinea Di Somma. “L’attenzione ai sintomi, l’aderenza alla terapia, uno stile di vita corretto, l’informazione sull’evoluzione della patologia devono essere un patrimonio dei pazienti e di tutti coloro che di loro si prendono cura per evitare situazioni di emergenza e quindi di ospedalizzazione” .
Assistenza domiciliare e telemedicina
“Le precedenti edizioni del tour – prosegue lo specialista – hanno contribuito anche a recuperare una parte delle visite di controllo rimandate a causa della pandemia, ma soprattutto hanno intercettato casi che non sapevano di essere ad alto rischio. Quella tra medici, infermieri e volontari è una collaborazione necessaria in previsione del 2026 quando dovrà completarsi la presa in carico domiciliare di almeno il 10% dei pazienti over 65 con scompenso. Tale aumento della gestione territoriale dello scompenso cardiaco vedrà anche l’implementazione dei sistemi di telemedicina, per cui le associazioni di pazienti saranno fondamentali. Per questo, AISC – Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, ha fortemente voluto questa nuova edizione del tour nazionale”, conclude il professore.
80% dei ricoveri per scompenso cardiaco avviene in pronto soccorso.
“Lo scompenso cardiaco rappresenta un problema di salute pubblica sempre più rilevante, oltre che una causa frequente di accesso al pronto soccorso – aggiunge la Dott.ssa Maria Pia Ruggieri, Direttore UOC Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso e Direttore Dipartimento di Emergenza e Accettazione dell’ AOSGA.
“Ogni anno oltre un milione sono i ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco nel vecchio continente, 15 milioni in Europa e 5,7 milioni negli USA. L’80% di questi ricoveri viene fatto in emergenza attraverso il pronto soccorso. I medici urgentisti, pertanto, hanno un ruolo importante nella gestione di questi pazienti. La diagnosi precoce è fondamentale, per iniziare rapidamente un trattamento. Il personale sanitario medico infermieristico del PS dell’AO San Giovanni Addolorata aderisce all’iniziativa insieme ai pazienti dell’AISC, per fare squadra nella prevenzione”, conclude la direttrice.
Dove e quando trovare il camper
Nord:
Roma:
Sud:
Sport e salute, un legame inatteso
News, News, Ricerca innovazione, SportUn nuovo progetto di ricerca, avviato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, punta a studiare i benefici dell’attività sportiva sui bambini e sui ragazzi affetti da patologie croniche. Questo studio, sostenuto dall’associazione “La Stella di Lorenzo”, si inserisce in un più ampio accordo di collaborazione tra le due istituzioni, focalizzato sul connubio tra salute e attività sportiva. L’iniziativa è in linea con i valori promossi dalla Giornata nazionale dello Sport, celebrata in tutta Italia il 2 giugno.
Patologie croniche “non trasmissibili”
Le patologie croniche non trasmissibili, oggetto del progetto di ricerca, includono patologie cardiovascolari (come cardiopatie congenite, cardiomiopatie e canalopatie), malattie dismetabolico-endocrinologiche (diabete, dislipidemie), malattie oncologiche (tumori solidi e del sangue), malattie renali e respiratorie croniche. Negli ultimi decenni, queste patologie hanno superato le malattie infettive come principale causa di morte nella popolazione generale. La loro insorgenza e aggravamento sono spesso legati a fattori di rischio comportamentali, biologici e ambientali, tra cui la sedentarietà, che è uno dei più rilevanti soprattutto in età pediatrica.
Il progetto di ricerca
Il progetto di ricerca “I benefici dello sport nelle patologie croniche” nasce per valutare gli effetti di programmi di Attività Motoria Preventiva e Adattata (AMPA) nei bambini e ragazzi affetti da patologie croniche non trasmissibili. La ricerca, finanziata dalla ONLUS “La Stella di Lorenzo”, coinvolgerà circa 60 pazienti tra gli 8 e i 18 anni nell’arco di due anni. Il protocollo di allenamento prevede due sedute settimanali per una durata di almeno 4 mesi. I partecipanti saranno sottoposti a valutazioni dei parametri cardiorespiratori e funzionali prima e dopo il programma, inclusi la capacità aerobica, la forza degli arti, la flessibilità e l’equilibrio.
Prevenzione
Fabrizio Drago, responsabile di Cardiologia e Aritmologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e direttore del progetto di ricerca, spiega che i pazienti saranno inseriti «in programmi quadrimestrali di attività fisica adattata. Confidiamo che i risultati ottenuti permettano di prescrivere tali attività come un farmaco nel trattamento a lungo termine delle malattie croniche. Una corretta attività fisica, adattata al tipo di paziente e alla sua patologia, non solo aiuterà a prevenire o ritardare molte di queste malattie, ma costituirà una vera e propria forma di terapia».
Salute e sport: l’accordo con l’Università di Roma “Foro Italico”
Il progetto di ricerca sull’AMPA fa parte di un accordo più ampio tra l’Ospedale della Santa Sede e l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, istituzione dedicata alle scienze del movimento e dello sport. Questo accordo, in linea con i principi della Giornata nazionale dello Sport, mira a promuovere la ricerca, la formazione e la sensibilizzazione sull’importanza del binomio salute e sport, con un focus particolare sui bambini e ragazzi con patologie croniche.
Qualità di vita
Tiziano Onesti, presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, ha commentato: «Siamo molto felici di questo accordo, che ci permette di unire prevenzione e cura, formazione e ricerca scientifica. Sport
Drago, Fabbri e Parisi RID
La collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” sottolinea l’importanza del legame tra sport e benessere sia per prevenire che per migliorare la qualità della vita di tutti, in particolare dei bambini e ragazzi con patologie croniche».
Opportunità di ricerca
Attilio Parisi, rettore dell’Università di Roma “Foro Italico”, ha aggiunto: «L’attività fisica adattata svolge un ruolo fondamentale a tutti i livelli di prevenzione. Rivolgere programmi motori alla popolazione pediatrica affetta da patologie consentirà non solo di migliorare la qualità della loro vita, ma anche di contrastare le comorbidità legate allo stile di vita sedentario. La collaborazione con il Bambino Gesù rappresenta un’importante opportunità di ricerca e terza missione, mettendo a disposizione del territorio le nostre competenze».
Sport come terapia
Questo progetto rappresenta un passo avanti significativo nel campo della medicina pediatrica, integrando l’attività fisica come parte integrante della terapia per le malattie croniche. Con l’approccio innovativo di prescrivere l’esercizio fisico come un farmaco, si spera di migliorare notevolmente la qualità della vita dei giovani pazienti.
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Presa Weekly 30 Maggio 2024
PreSa WeeklyLombardia – Campania, 148mila euro contro il cancro pediatrico
Bambini, News, Ricerca innovazioneDalla Lombardia alla Campania per battere il cancro pediatrico. È una partnership importante quella nata tra la Fondazione Mediolanum e la Fondazione Santobono Pausilipon e servirà a sostenere e dare nuovo impulso alla ricerca con la quale si cerca di affrontare il cancro pediatrico. Questa collaborazione si è concretizzata con una generosa donazione di quasi 148mila euro destinati all’Ospedale Pediatrico della Campania. La cerimonia di consegna dell’assegno ha visto la partecipazione di figure chiave come Sara Doris, Presidente di Fondazione Mediolanum, Rodolfo Conenna, direttore generale dell’AORN Santobono Pausilipon, e Flavia Matrisciano e Anna Maria Ziccardi, rispettivamente direttore e presidente della Fondazione Santobono Pausilipon.
Il progetto “Piccoli grandi sogni”
Questa iniziativa rientra nel progetto benefico “Piccoli grandi sogni”, promosso da Banca Mediolanum per supportare tre delle più rilevanti organizzazioni pediatriche ospedaliere in Italia. Oltre alla Fondazione Santobono Pausilipon, i destinatari di questa iniziativa benefica vedono la Fondazione GaslinInsieme ETS di Genova e l’Associazione A.B.C. del Burlo Garofolo di Trieste. Il progetto ha come obiettivo principale quello di migliorare le possibilità di cura per i piccoli pazienti e in particolare a sostenere la ricerca contro il cancro pediatrico.
Raccolta fondi e solidarietà
Il successo di questa raccolta fondi è stato possibile grazie all’impegno di Banca Mediolanum, che ha trasformato le scelte dei propri clienti in un gesto solidale. Tra ottobre e dicembre 2023, i clienti che hanno sottoscritto i prodotti della Banca abbinati al progetto solidale hanno contribuito alla raccolta fondi di Fondazione Mediolanum. Questo ha permesso di devolvere 441.319 euro, suddivisi equamente tra le tre associazioni coinvolte, per supportare i bambini in cura presso l’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale Santobono Pausilipon di Napoli, l’Ospedale Gaslini di Genova e l’IRCCS Materno Infantile “Burlo Garofolo” di Trieste.
Le voci dei protagonisti
Il supporto arrivato dalla Lombardia, da Fondazione Mediolanum è stato accolto con grande entusiasmo dalle organizzazioni beneficiarie. “Grazie al supporto di Fondazione Mediolanum è stata messa in moto una grande macchina della solidarietà a sostegno delle cure dei nostri piccoli pazienti. Grazie all’impegno e alla generosità di tutti quelli che hanno contribuito a questa bella iniziativa collettiva, implementeremo le linee di ricerca contro il cancro pediatrico, un progetto che ci sta molto a cuore perché ci consente di investire in terapie all’avanguardia per offrire nuove speranze di cura ai nostri bambini”, hanno dichiarato dalla Fondazione Santobono Pausilipon.
Rodolfo Conenna, direttore generale dell’AORN Santobono Pausilipon, ha sottolineato l’importanza dell’investimento: “Il cancro pediatrico è la prima causa di morte nei bambini. Investire in ricerca significa investire in nuova speranza di guarigione grazie a protocolli personalizzati e a terapie innovative”.
Sara Doris, vicepresidente di Banca Mediolanum e Presidente di Fondazione Mediolanum, ha espresso la sua soddisfazione per il progetto: “Ciò che verrà realizzato con Fondazione Santobono Pausilipon attraverso la nostra donazione trova fondamento non solo nelle mie convinzioni personali ma coincide anche con i valori fondanti della nostra istituzione e della Banca. Sono orgogliosa di constatare che anno dopo anno, iniziativa dopo iniziativa, insieme ai nostri clienti possiamo fare veramente molto per rendere sempre più incisiva e produttiva la pratica del bene”.
Prospettive future
La donazione che arriva dalla Lombardia, dalla Fondazione Mediolanum sosterrà in modo significativo il progetto in oncoematologia pediatrica presso l’Ospedale Santobono Pausilipon. Investire nella ricerca significa migliorare la qualità delle cure e ridurre l’invasività delle terapie per i piccoli pazienti. Gli studi più recenti si concentrano sulla “medicina personalizzata”, che mira a identificare terapie specifiche per ciascun paziente in base alle caratteristiche individuali della sua malattia e alle alterazioni genetiche delle cellule tumorali. Questo approccio ha l’obiettivo di colpire le cellule malate senza danneggiare quelle sane, a differenza dei tradizionali cicli di chemioterapia.
Dalla Lombardia alla Campania
La Fondazione Santobono Pausilipon, attraverso la raccolta ed erogazione di fondi, continua a sostenere lo sviluppo della ricerca scientifica nell’AORN Santobono Pausilipon. Grazie alla collaborazione con la Lombardia, in particolare con la Fondazione Mediolanum e al progetto “Piccoli grandi sogni”, si aprono nuove prospettive di cura per i piccoli pazienti, offrendo loro speranze concrete di guarigione e una qualità di vita migliore.
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Fondazione Visentini: anziani tagliati fuori dal mondo reale e digitale
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Anziani e benessere
L’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza torna a chiedere un Piano nazionale di salute che coordini anche le varie dimensioni extra-sanitarie per la salute ed il benessere della popolazione. Contro la crescente solitudine della popolazione anziana non bastano interventi tecnologici ed economici, ma bisogna intervenire con politiche per la coesione sociale, ribadisce la fondazione. Le reti di interconnessione sociale, spesso sottovalutate ma con un impatto cruciale sulla salute delle persone e sulla tenuta del sistema sociale e di salute, hanno mostrato una preoccupante tendenza al declino, soprattutto in epoca post pandemica.
Il tema è stato anche al centro del recente simposio “La quasi terza età: salute e benessere della popolazione over 65”, presso l’Università Luiss di Roma, promosso dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Visentini.
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“La transizione demografica ha portato a nuovi tempi di vita e ad una inedita ecologia della popolazione anziana. L’alto livello di isolamento, aggravato dalla disgregazione delle reti sociali e familiari, rappresenta un allarme che non può essere ignorato. È essenziale promuovere politiche che favoriscano l’inclusione e il supporto sociale, così come interventi mirati a migliorare la salute mentale degli anziani” ha dichiarato Duilio Carusi, Adjunct Professor Luiss Business School e Coordinatore dell’Osservatorio, che continua: “Altro elemento cruciale è il basso livello di alfabetizzazione sanitaria e competenze digitali tra gli over 65: in un’epoca in cui i servizi digitali stanno diventando sempre più centrali, è fondamentale colmare questo gap per evitare nuove forme di ‘disabilità digitale’”.
Lo scenario tracciato dalla Fondazione Visentini
Nei prossimi vent’anni, dieci milioni di italiani vivranno da soli, quasi una persona su cinque, che per gli over 65 significa passare dagli attuali 4,2 milioni a circa 6 milioni nel 2040.
Oggi l’Indice di Vicinanza della salute (IVS) mostra un andamento peggiorativo per tutta la popolazione, con i livelli per gli over 65 stabilmente più bassi rispetto alla popolazione generale. L’indice IVS per gli over 65 si ferma a 82 punti, contro i 95 punti della popolazione generale.
Ma è nel contesto relativo a “Individuo e Relazioni sociali” che il divario esplode, segnando 66 punti per gli over 65, rispetto ai 100 punti della popolazione generale. I motivi di questa condizione di svantaggio si evidenziano pesantemente nei domini relativi a (in ordine di gravità): Isolamento; Literacy; Mental Health; Coesione sociale. Attenzione alla Fragilità economica.
Viceministro Maria Teresa Bellucci: superare discriminazioni e pregiudizi
“Transizione demografica, tecnologica ed energetica sono le sfide del nostro tempo e una vita più lunga deve poter essere, per quanto possibile, felice e ben vissuta, combattendo attivamente l’incultura dello scarto e dell’esclusione sociale. La solitudine è un male che si aggiunge ai malanni dell’età e produce una sofferenza in troppe persone anziane, soprattutto quando sono povere e malate” ha dichiarato Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali intervenuta al Simposio.
“La centralità della persona è il riferimento della prima legge-quadro in favore della terza età, attesa da oltre vent’anni, che abbiamo varato a marzo, dopo meno di un anno e mezzo di Governo. Una riforma che punta, in particolare, a riconoscere la casa come luogo di vita e di cura quando possibile, a semplificare l’acceso ai servizi e sostenere l’integrazione sociosanitaria. C’è ancora tanta vita, tanta ricchezza nell’età ‘grande’, come la chiama Papa Francesco, ma dobbiamo impegnarci come istituzioni e come cittadini a cambiare il paradigma. Dopo i 65 anni si può fare moltissimo per la società e noi vogliamo superare discriminazioni e pregiudizi, favorendo l’inclusione a tutti i livelli, dal lavoro alla vita comunitaria, per costruire delle politiche che non lascino nessuno indietro” ha concluso il viceministro.
Silvia Salis (Coni): diffondere cultura dello sport
“Con l’entrata del concetto di pratica sportiva nella Costituzione (art. 33)” ha fatto presente Silvia Salis Vicepresidente Vicario del CONI “stiamo assistendo alla nascita dell’idea di diritto allo sport. Questo diritto viene, erroneamente, associato spesso ai più giovani, ritengo invece che sia fondamentale iniziare a porre le basi per un diritto allo sport nella terza età. Questa operazione non procrastinabile sono certa che avrebbe in tempi brevi un effetto sulle condizioni di vita e di salute dei nostri anziani e un concreto ritorno in termini di risparmio nella spesa pubblica.”
“La sanità integrativa, che si conferma un pilastro essenziale del sistema salute, si trova in una fase cruciale della propria evoluzione”. Così Fabio Pengo, Vicepresidente FASI. “Per rispondere meglio alle esigenze socio-sanitarie degli anziani e migliorare la qualità della loro vita, oltre alle tutele già riconosciute dal Fasi per la non autosufficienza, stiamo esplorando soluzioni innovative, quali l’integrazione con i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) e un maggior coinvolgimento di famiglie e caregiver, senza tralasciare il ruolo cruciale della prevenzione per un invecchiamento in salute”.
Dati principali:
La fondazione, infine, pone l’attenzione anche sulla Fragilità economica che per la prima volta flette al ribasso trascinata dall’aumento vertiginoso della popolazione in condizione di “Povertà assoluta” e di “Rischio di povertà”.
Al via Navona Talk, una finestra sul futuro di Fondazione Mesit e PreSa
Eventi PreSa-Mesit, NewsCome nascono le teorie del complotto e cosa c’è nella mente del complottista sono stati i temi al centro del primo episodio di “Navona Talk: Una finestra sul futuro”. Il nuovo format è promosso dalla Fondazione Mesit insieme al network editoriale PreSa. Protagonista della prima puntata, il prof. Andrea Grignolio, Docente di Medical Humanities e Bioetica all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano, voce autorevole nel campo della storia della medicina.
Guarda la prima puntata
Il nuovo format Navona Talk
Navona Talk racconta attraverso la voce di ospiti autorevoli del mondo istituzionale, universitario, clinico e associazionistico, le prospettive future del nostro Paese. L’obiettivo è dare spazio e sensibilizzare su temi cruciali per la società, diffondendo una corretta informazione, favorendo il confronto e il dialogo. Come ha ricordato il presidente della Fondazione Mesit, Marco Trabucco Aurilio: “Quando si tratta di tematiche complesse ma imprescindibili, come quelle legate al mondo della salute e dell’innovazione, è fondamentale promuovere un’informazione non solo corretta, ma anche chiara e comprensibile per tutti”.
Tra gli ospiti protagonisti delle puntate, anche l’On.Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali e Salute della Camera dei Deputati che a margine ha commentato: “Gli ultimi anni hanno messo in luce le vulnerabilità del nostro sistema sanitario, evidenziando carenze di personale, liste d’attesa, infrastrutture inadeguate e disparità territoriali. Stiamo lavorando incessantemente per riscrivere il modello sanitario, mirando a un sistema che valorizzi la prevenzione, la cura sul territorio e l’accessibilità universale alle cure.”
Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, è invece protagonista di un episodio dedicato all’innovazione in ogni ambito della società. “Il futuro che ci aspetta è un futuro di innovazione dirompente”, ha detto durante l’intervista. “È fondamentale assicurare ai cittadini l’accesso rapido ed equo a tutte le terapie disponibili, ma anche la sostenibilità industriale alle imprese farmaceutiche, con un finanziamento che tenga conto dei reali fabbisogni di salute e di competitività”.
Tra gli intervistati anche il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi che ha parlato dell’emergenza della salute mentale: “La sfida di oggi e del futuro è rafforzare la medicina territoriale e l’informatizzazione. Il Governo, grazie ai fondi del Pnrr, ha stanziato 900 milioni di euro per la sanità e, in particolare, per potenziare i distretti sanitari, sulla base dei bisogni di salute dei cittadini. Noi Moderati ha proposto l’istituzione della figura dello psicologo di base affinché tutti possano avere uguale assistenza sanitaria anche nel campo della salute mentale.”
In salute grazie al gatto: 5 cose che non sai
Stili di vitaPrendersi cura di un gatto è certamente un compito gravoso, ma è anche un compito che porta molti benefici alla salute mentale e fisica. I gatti non solo sono compagni fedeli e amorevoli, ma possono anche contribuire a migliorare il benessere generale del loro umano. Uno dei principali benefici di avere un gatto è la riduzione dello stress e dell’ansia. Accarezzare un gatto può stimolare la produzione di endorfine, note come “ormoni della felicità”, che aiutano a rilassare il corpo e la mente. Addirittura, la sola presenza di un gatto che fa le fusa può avere un effetto calmante, riducendo i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Gatto e Benefici per il cuore
Numerosi studi hanno dimostrato che possedere un gatto può contribuire a migliorare la salute cardiovascolare. I proprietari di gatti tendono ad avere una pressione sanguigna più bassa e un rischio ridotto di infarto. L’affetto e il legame con un animale domestico possono aiutare a mantenere il cuore sano, riducendo la probabilità di sviluppare malattie cardiache.
Miglioramento del benessere emotivo
I gatti sono noti per la loro capacità di percepire lo stato emotivo dei loro umani. La loro presenza può fornire conforto durante momenti di tristezza o solitudine. Avere un gatto può anche migliorare l’autostima e il senso di scopo, offrendo un motivo per alzarsi ogni giorno e prendersi cura di un altro essere vivente.
Stimolo all’attività fisica
Giocare con un gatto può essere un ottimo modo per fare un po’ di esercizio fisico. Utilizzare giocattoli interattivi, come piume e laser, incoraggia sia il gatto che il proprietario a muoversi di più. Anche le attività quotidiane come pulire la lettiera o riempire la ciotola del cibo contribuiscono a mantenere uno stile di vita attivo.
Supporto sociale
I gatti possono fungere da catalizzatori sociali, facilitando le interazioni con altre persone. I proprietari di gatti spesso trovano un terreno comune con altri amanti degli animali, creando opportunità di socializzazione e amicizia. Inoltre, i gatti possono aiutare a superare la timidezza e l’isolamento sociale. Chiaramente, prendersi cura di un micio richiede molti sforzi e tanta attenzione. Ecco alcuni consigli utili:
Di fatto, prendersi cura del proprio cucciolo crea uno scambio virtuoso, grazie al quale potremo sentirci meglio facendo stare meglio lui.
Insufficienza respiratoria acuta colpisce 40% over 75
AnzianiL’insufficienza respiratoria acuta è in aumento e colpisce fino al 40% di pazienti con più di 75 anni. Ha un rischio di mortalità fino al 20-25% circa, come risulta da uno studio recente, pubblicato nella rivista internazionale Internal and Emergency Medicine e condotto nella Geriatria dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Il tema, insieme all’appropriatezza dell’accesso degli anziani in Pronto Soccorso è stato al centro del 38° Congresso Nazionale della SIGOT – Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio,l.
Insufficienza respiratoria acuta, nuova epidemia degli over 75
“L’insufficienza respiratoria acuta (carenza di ossigeno nel sangue arterioso) è la prima diagnosi di dimissione dei pazienti con più di 75 anni ed in alcuni reparti coinvolge fino al 40% dei pazienti – sottolinea Filippo Luca Fimognari, Direttore Scientifico SIGOT e Direttore della UOC di Geriatria e del Dipartimento Medico dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza.
”Uno studio appena pubblicato e basato su 2024 ospedalizzazioni nella Geriatria della nostra Azienda Ospedaliera, ha rilevato che ne era affetto ben il 48% dei pazienti. Può essere provocata da varie patologie acute, in primis lo scompenso cardiaco, ma anche da BPCO riacutizzata, polmoniti, embolia polmonare, sepsi, versamenti pleurici. È dunque necessario identificare subito le cause per definire la prognosi, che spesso è negativa, con una mortalità intra-ospedaliera del 20-25% (rispetto al 4% di mortalità dei pazienti senza insufficienza respiratoria), e per poter trattare le patologie sottostanti”.
Cronicità e fragilità
“Per fronteggiare l’insufficienza respiratoria acuta serve anche un impegno del territorio per i pazienti dimessi che spesso necessitano di una ossigeno-terapia a domicilio, ma soprattutto rimane centrale il ruolo dell’ospedale, poiché i pazienti che arrivano in Pronto Soccorso con questa patologia costituiscono una percentuale consistente di codici ad alta gravità. Devono essere accolti senza pregiudizi e ricoverati tutte le volte in cui il ricovero sia ritenuto clinicamente opportuno – aggiunge Filippo Luca Fimognari –. Il ricorso in PS è appropriato, perché pur essendo una patologia sotto diagnosticata e di cui si parla poco, è una vera e propria epidemia”.
“Inoltre – prosegue – pone l’esigenza di nuovi posti letto in area medica, con particolare attenzione ai reparti di geriatria per acuti, la cui carenza spiega anche l’affollamento dei Pronto Soccorso, spesso intasati da pazienti già arruolati per essere ricoverati ma che non possono essere trasferiti in reparto per la mancanza di posti letto. Questa realtà conferma quanto già rilevato dallo studio pubblicato sulla rivista scientifica Geriatrics & Gerontology International nel 2022 che riscontrava come gli accessi degli anziani in PS, ed i successivi ricoveri nei reparti, fossero quattro volte più appropriati negli anziani che nei giovani. La diffusione dell’insufficienza respiratoria acuta conferma che le condizioni di cronicità e fragilità rendono gli anziani clinicamente instabili, maggiormente vulnerabili, e pertanto più a rischio di quadri clinici acuti e gravi, che richiedono l’accesso in Pronto Soccorso e spesso il successivo ricovero”.
Il Comprehensive Geriatric assesment
I geriatri sottolineano come la gestione territoriale del paziente anziano con cronicità e disabilità, sia fondamentale per la qualità e la durata della vita dei pazienti. Inoltre auspicano un rafforzamento degli ospedali, che talvolta ancora sono causa di disabilità nelle persone anziane.
“Anzitutto, bisogna ribadire che l’idea che gli anziani accedano in Pronto Soccorso per motivi inappropriati sia un mero pregiudizio, come certificato da importanti studi – evidenzia Alberto Ferrari, Presidente Onorario SIGOT e geriatra presso il 3C Salute di Reggio Emilia –. Inoltre, bisogna evitare che il ricovero provochi nel paziente anziano la perdita dell’autonomia, un esito che come documenta la letteratura scientifica si può verificare se il paziente anziano non è approcciato correttamente. Se questi invece viene approcciato con il Comprehensive Geriatric Assesment (Valutazione Multidimensionale) effettuato in Unità Operativa di Geriatria per acuti (UGA) ha meno rischio di perdere abilità, permette al paziente di rimanere a domicilio, di recuperare più velocemente da un intervento, di ridurre il rischio di essere istituzionalizzato e di andare incontro a decesso”.
”Secondo una recente meta-analisi pubblicata sul British Medical Journal che ha messo a confronto il CGA praticato in una UGA verso un approccio Usual Care praticato in una divisione medico-internistica tradizionale, il numero di pazienti da trattare per evitare una morte o una istituzionalizzazione (ricovero in caso di riposo) è di 20 pazienti a un anno e di 13 a sei mesi. Tuttavia, questi concetti stentano ancora a entrare nella programmazione sanitaria nazionale e nella sensibilità individuale delle persone anziane, senza che si comprendano i reali vantaggi che potrebbero comportare: mantenere l’autonomia e la qualità della vita alla dimissione dall’ospedale”.