Tempo di lettura: 4 minutiNegli ultimi decenni i casi di tumori della pelle si sono moltiplicati. Schermarsi dal sole è sempre più importante ma spesso le creme non vengono applicate nel modo giusto. Il pericolo è di avere un finto senso di protezione. Sebbene la maggior parte dei tumori siano meno letali, come il carcinoma basocellulare e quello cutaneo spinocellulare, anche il melanoma è in aumento. Per quest’ultimo la scienza prevede una crescita delle diagnosi del 50% entro il 2040. I decessi, invece, cresceranno quasi del 70%.
Aumenta melanoma, i rischi ignorati e il fattore SPF
Il desiderio di vacanza magari in pieno inverno spinge all’acquisto di pacchetti nei paesi assolati, una tendenza del mondo moderno che corre veloce e ha bisogno di ottimizzare le ferie. Eppure è proprio l’esposizione brusca e non graduale ad aumentare il rischio di tumori. La pelle, infatti, non è preparata ed è più facile che subisca un trauma. Secondo le stime l’aumento dei melanoma riguarderà soprattutto le zone del mondo abitate da popolazioni con la pelle chiara, tra cui Australia, Nuova Zelanda, Nord America ed Europa. Per questo le creme solari hanno un ruolo cruciale in termini di prevenzione, insieme ad altri accorgimenti. Secondo le ricerche la crema solare viene spesso applicata male, ne viene applicata circa la metà di quella che servirebbe. Sono proprio i punti cruciali a essere spesso tralasciati. Per non parlare della tendenza a spalmarla in maniera energica, anziché delicata, diminuendone l’efficacia.
Il significato di SPF viene poi ignorato da molti: si tratta del rapporto tra la quantità di radiazioni UV necessaria a bruciare la pelle con la crema applicata e quella necessaria senza crema applicata. In pratica, l’SPF 50 protegge la pelle da una quantità di raggi UV 50 volte superiore a quella che brucerebbe una pelle non protetta, l’SPF 30 da un quantità 30 volte superiore e così via. Tuttavia, l’uso della protezione solare non dovrebbe spingere le persone a passare più tempo al sole, un rischio riscontrato da molti studi.
Leggere e regalare un romanzo sulla prevenzione
A proposito di prevenzione viene in aiuto un libro scorrevole ma che dona una consapevolezza nuova per il futuro: “La memoria della pelle”. Nell’ultimo decennio il melanoma ha raggiunto a livello mondiale le centomila diagnosi l’anno, con un incremento del 15 per cento. Il romanzo è una chiave per informare sulla patologia e la prevenzione, scritto dal presidente della Fondazione Mesit Marco Trabucco Aurilio, l’oncologo e ricercatore Paolo Ascierto, e il direttore generale Ryder Cup 2023 Gian Paolo Montali. La medicina narrativa è un mezzo per arrivare soprattutto ai più giovani, spiegano gli autori. Infatti, se il melanoma è stato per anni un tumore tipico dell’anziano, oggi il picco è a 40 anni ed è la prima causa di morte tra i ragazzi nella fascia d’età 20-30 anni.
Fino a domenica 13 agosto il libro si potrà acquistare anche in edicola con Il Mattino a un piccolo costo che dà la possibilità di contribuire alla raccolta fondi per sostenere la ricerca e la prevenzione insieme alla Fondazione Melanoma e la Fondazione Mesit.
La crema, gli ingredienti e l’uso nel modo giusto
Il sole emana due tipi di radiazioni ultraviolette: i raggi UVA e i raggi UVB. Il cancro della pelle è strettamente legato agli UVB. Le creme solari migliori sono quelle che proteggono da entrambi i tipi di raggi, dette “ad ampio spettro”. Sotto al sole forte la crema va applicata in maniera abbondante, sebbene l’ideale sarebbe proprio non esporsi. Il tocco deve essere delicato per consentire che rimanga e va applicata un quarto d’ora prima dell’esposizione, per far sì che venga assorbita. Inoltre va applicata ogni due ore oppure ogni ora se si fa il bagno o si suda molto.
Oggi sta emergendo una tendenza dietro la scarsa diffusione delle creme solari: è la paura dei danni che potrebbero causare. Le creme solari si dividono in due gruppi principali: quelle chimiche e quelle fisiche (dette anche minerali). Michelle Wong, che gestisce il blog di bellezza Lab Muffin Beauty Science e ha un dottorato in chimica medica, le suddivide invece in organiche e inorganiche.
Le creme solari chimiche (o organiche) negli ultimi anni sono state criticate, per via della lunga lista di ingredienti e il possibile rischio cancerogeno di alcuni. I filtri solari minerali (o inorganici), invece, hanno solo due ingredienti principali: l’ossido di zinco e il biossido di titanio. Tuttavia non esistono prove concrete del fatto che le une o le altre siano dannose. Entrambi i tipi di filtro assorbono i raggi UV e i benefici sono di gran lunga superiori ai rischi.
Se invecchiare fa più paura del melanoma
La salute viene prima di tutto, ma in certi casi fa più leva l’apparenza. Ad ogni modo, la buona notizia è che garantisce anche la prevenzione del melanoma. Una ricerca suggerisce che la crema solare potrebbe essere usata di più contro il rischio di rughe e macchie rispetto a quello di melanoma.
Insomma, oggi le persone sono molto più attente alla loro immagine. L’uso delle creme solari aumenta per prevenire non tanto il cancro, quanto piuttosto l’invecchiamento cutaneo. In altre parole, se un tumore può sembrare un problema astratto, il rischio della pelle più vecchia produce un effetto immediato sul comportamento.
Così come una ricerca dimostra che la paura delle rughe può essere un fattore motivante per smettere di fumare, lo stesso potrebbe valere per le creme solari. In generale, la crema solare per proteggersi dai tumori andrebbe usata da tutti, perché l’esposizione al sole può danneggiare tutti i tipi di pelle. Pur essendo più diffusi tra i bianchi, i tumori delle pelle sono in genere più letali per i neri a causa della diagnosi tardiva.
I vestiti funzionano meglio della protezione solare, perché riducono il rischio di lasciare ‘buchi’ durante l’applicazione della crema solare. Cappello, occhiali da sole, indumenti anti raggi UV, ma anche le creme giuste, sono le armi per una corretta esposizione.
Bambini: scottature aumentano rischio tumori da grandi, cosa fare
I sistemi di difesa dei più piccoli non sono ancora perfettamente sviluppati, per questo l’esposizione al sole deve essere sicura. Molti studi hanno dimostrato una maggiore incidenza di tumori della pelle tra chi ha avuto scottature durante l’infanzia. Il rischio di melanoma raddoppia per i bambini nati negli ultimi anni.
Nel primo anno di vita bisognerebbe astenersi dall’esporre i bambini al sole. Dal secondo anno gli specialisti raccomandano: l’uso di indumenti protettivi con filtro solare Spf 50+, occhiali da sole, cappello e crema solare con fotoprotezione alta (Spf 30 o 50). Inoltre la protezione solare deve essere priva di profumo, parabeni, interferenti endocrini, nanoparticelle e sostanze allergizzanti per la pelle più sensibile dei piccoli.
La protezione deve essere applicata sempre durante l’esposizione solare, su ogni parte del corpo scoperta, e riapplicata ogni 2 ore e dopo ogni bagno. Per trascorrere vacanze in sicurezza i bambini dovrebbero stare al sole solo dalle 7 alle 10, e nel tardo pomeriggio, dopo le 17.30, evitando quindi le ore più calde e soleggiate.
Tumori, batteri intelligenti e nanoparticelle per sconfiggerli
Farmaceutica, Ricerca innovazioneLa ricerca contro il cancro corre facendo enormi passi avanti. Negli ultimi decenni sono nate nuove terapie efficaci e personalizzate. Con l’innovazione gli scienziati sperimentano nuove strategie di cura. Nel frattempo nel nostro Paese continua a crescere la probabilità di guarire dai tumori.
Batteri intelligenti contro i tumori
Una nuova strategia contro il tumore è in grado di modificare i batteri per rilasciare una molecola antinfiammatoria. In particolare, consiste nell’ingegnerizzare un batterio per renderlo capace di trasportare molecole in un determinato sito e poi di rilasciarle a comando. La conquista è frutto del lavoro dei ricercatori del Massachusetts General Hospital degli Stati Uniti. Gli scienziati hanno modificato Escherichia coli, migliorando la sua capacità naturale di trasportare e rilasciare molecole nell’intestino umano. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Host & Microbe.
L’efficacia è pari alla somministrazione classica della terapia nel limitare lo sviluppo di colite in topi con malattia infiammatoria intestinale. I batteri possono essere modificati per trasportare e rilasciare farmaci non solo contro le infiammazioni dell’intestino ma anche contro alcuni tumori. “Speriamo di progredire con la modifica di questi ceppi – ha dichiarato il team di scienziati – e arrivare così a trattare diverse patologie attraverso la loro capacità di secernere molecole curative”.
Farmaci programmabili
Un nuovo farmaco potrebbe essere somministrato una volta sola e rilasciato nell’organismo nell’arco di diverse settimane o mesi. Si tratterebbe di una conquista significativa per chi soffre di malattie croniche o nel caso di vaccinazioni che richiedono più richiami. Questa nuova possibilità è il frutto di un lavoro di un gruppo di bioingegneri della Rice University di Houston, in Texas, negli Stati Uniti. I nuovi farmaci “programmabili” sono stati descritti sulla rivista Advanced Materials.
Speciali microparticelle contro i tumori
Questi farmaci programmabili consistono in speciali microparticelle progettate in modo da rilasciare il proprio contenuto (in questo caso un farmaco) dopo un intervallo di tempo prestabilito. Sebbene non sia una novità, la differenza con i sistemi a rilascio prolungato già esistenti è che questo nuovo metodo rilascia la stessa quantità di farmaco sia all’inizio sia dopo un certo periodo di tempo. “I sistemi attuali invece sono molto meno efficaci al secondo rilascio rispetto a quello iniziale” hanno affermato i ricercatori. Inoltre questa nuova microparticella non si muove dal sito nel quale viene posizionata. Potrebbe essere una caratteristica interessante anche per far arrivare la chemioterapia direttamente nel tumore in diversi momenti.
Se la risposta all’immunoterapia è nel proprio microbiota
Uno studio dell’Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, ha evidenziato un possibile legame tra microbiota intestinale e risposta all’immunoterapia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell, In particolare gli autori della ricerca hanno scoperto, in esperimenti di laboratorio, che il batterio Lactobacillus reuteri si sposta dall’intestino al tumore, dove stimola il sistema immunitario tramite il rilascio di un composto noto come indolo-3-aldeide (I3A). “La somministrazione sperimentale del batterio in animali di laboratorio con melanoma ha portato a una riduzione delle dimensioni del tumore e a una maggiore sopravvivenza”. La scoperta viene riportata anche da Airc.
Gli autori dello studio hanno anche dimostrato che una delle molecole chiave di questa azione antitumorale è proprio l’I3A. Passando dal laboratorio agli esseri umani, i ricercatori hanno osservato che i pazienti con melanoma che rispondevano meglio all’immunoterapia erano quelli con i livelli più elevati di I3A.
“Questa molecola potrebbe diventare un marcatore per predire la risposta all’immunoterapia” hanno affermato gli studiosi. Ora si indaga il ruolo della dieta, hanno infatti spiegato che “per formare I3A, il batterio ha bisogno di triptofano, un aminoacido presente in alimenti come noci, soia, semi e avena”.
Caldo estremo, più a rischio salute bambini. 10 raccomandazioni
Bambini, PrevenzioneSecondo i dati dell’Oms, nel 2022 le temperature estreme sono state responsabili di 15.000 morti in Europa. Le ondate di calore sono dannose soprattutto per i più piccoli per la minore capacità di regolare la temperatura corporea rispetto agli adulti. Più i bambini sono esposti al caldo estremo, maggiori sono le loro probabilità di avere problemi di salute, tra cui malattie respiratorie croniche, asma e malattie cardiovascolari. In particolare i neonati e i bambini piccoli sono esposti a più alti rischi di mortalità legata al caldo. Per invitare a proteggersi dal caldo, soprattutto le fasce vulnerabili tra cui anziani e bambini, il Ministero della Salute ha lanciato la campagna “Proteggiamoci dal caldo”.
Il futuro dei bambini
A causa del cambiamento climatico, 559 milioni di bambini sono esposti ad alta frequenza di ondate di calore. Lo suggeriscono i dati dell’UNICEF e secondo le stime, entro il 2050 tutti i 2,02 miliardi di bambini nel mondo saranno esposti a un’alta frequenza di caldo estremo. Ciò avverrà indipendentemente dal raggiungimento di uno “scenario a basse emissioni di gas serra”. Già adesso, 1 bambino su 3 vive in paesi che affrontano temperature estremamente elevate e circa 1 su 4 è esposto a un’alta frequenza di ondate di calore.
“La durata delle ondate di calore elevate – si legge nella nota – attualmente ha conseguenze su 538 milioni (o il 23%) dei bambini a livello globale. Questo numero salirà a 1,6 miliardi nel 2050 con un riscaldamento di 1,7 gradi e a 1,9 miliardi di bambini con un riscaldamento di 2,4 gradi, sottolineando l’importanza di misure urgenti e drastiche di mitigazione delle emissioni”.
Caldo in Europa e in Italia, le previsioni dei rischi
“L’Italia si trova nella cosiddetta zona hotspot del Mediterraneo, cioè è tra le aree che si riscaldano più rapidamente rispetto all’aumento della media globale. In Italia nel 2020 erano 6,1 milioni i minorenni esposti a un’alta frequenza di ondate di calore: nel 2050 saranno 8,7 in uno scenario a basse emissioni, 9,7 in uno scenario a emissioni molto elevate. Per quanto riguarda la durata delle ondate di calore, nel 2020 avevamo 7,2 milioni di minorenni esposti a una durata elevata, nel 2050 ne avremo 8,7 in uno scenario a basse emissioni, 9,2 in uno scenario a emissioni molto elevate. Sono dati preoccupanti, sui cui non dobbiamo abbassare la guardia”, ha dichiarato Andrea Iacomini, Portavoce dell’UNICEF Italia. L’Italia si sta dotando di un Piano Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici e l’UNICEF chiede di intervenire nei sei settori cruciali per l’infanzia.
Per sensibilizzare bambini, giovani e famiglie sui temi del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale, l’UNICEF Italia ha lanciato la campagna “Cambiamo Aria: la crisi climatica è una crisi dei diritti delle bambine e dei bambini”.
Le raccomandazioni del Ministero della Salute
Il Ministero della Salute ha diffuso dieci raccomandazioni per un’estate in sicurezza:
Virus e batteri, quali sono quelli pericolosi per bambini
Adolescenti, Bambini, Genitorialità, PediatriaDurante l’estate è importare che i genitori di bambini piccoli prestino attenzione ad alcuni fattori di rischio, tra i quali eventuali infezioni causate da virus e batteri che prendono di mira l’intestino. Chiusa la stagione dell’influenza, durante l’estate i pronto soccorso pediatrici registrano infatti un grosso numero di accessi per infezioni intestinali. Non a caso, l’estate è la stagione delle gastroenteriti, favorite spesso da cibi conservati male o da nuotate in piscine manutenute male.
Virus
Ma quali sono i virus e batteri più diffusi in estate e quali i sintomi ai quali prestare attenzione? Il rotavirus e il norovirus sono i primi indiziati, e per i bambini che non hanno ancora compiuto un anno di vita possono anche essere pericolosi a causa del rischio di disidratazione. Il consiglio, in caso di febbre, diarrea o vomito è quello di consultare tempestivamente il pediatra di famiglia. Tra i virus che possono essere favoriti dal caldo ci sono gli enterovirus, che si manifestano con sintomi gastrointestinali e respiratori, ma anche con eruzioni esantematiche, come la mani-piedi-bocca.
Batteri
Fastidiose e in alcuni casi anche pericolose sono poi le gastroenteriti di origine batterica, come quelle provocate da salmonella (da cui ci si contagia mangiando uova non ben cotte, latte non pastorizzato, acqua contaminata) e da alcuni ceppi di escherichia coli e di stafilococco aureo, che si diffondono ad esempio consumando alimenti esposti a sbalzi termici o lasciati troppo tempo fuori dal frigo. Attenzione poi ai batteri che si diffondono con la sabbia e che spesso portano a vescicole sulla pelle.
Insetti
Un capitolo a parte lo meritano le malattie veicolate dagli insetti. Negli ultimi anni malattie tipicamente tropicali sono diventate endemiche anche in alcune regioni d’Italia e poi ci sono i rischi legati alle zecche. La puntura di una zecca può infatti trasmettere la malattia di Lyme, dalle possibili gravi conseguenze se non adeguatamente diagnosticata e trattata. Le regioni più interessate sono Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Per proteggersi, se ci si sdraia sull’erba, si può usare un telo, utilizzare calzettoni che proteggano il polpaccio e al termine delle escursioni in campagna o montagna e sempre bene che mamma o papà verifichino attentamente che non siano presenti ospiti indesiderati. Seguendo poche semplici regole si possono evitare spiacevoli problemi.
Melanoma aumenta tra i giovani, crema usata bene da pochi
Bambini, Med. narrativa, PrevenzioneNegli ultimi decenni i casi di tumori della pelle si sono moltiplicati. Schermarsi dal sole è sempre più importante ma spesso le creme non vengono applicate nel modo giusto. Il pericolo è di avere un finto senso di protezione. Sebbene la maggior parte dei tumori siano meno letali, come il carcinoma basocellulare e quello cutaneo spinocellulare, anche il melanoma è in aumento. Per quest’ultimo la scienza prevede una crescita delle diagnosi del 50% entro il 2040. I decessi, invece, cresceranno quasi del 70%.
Aumenta melanoma, i rischi ignorati e il fattore SPF
Il desiderio di vacanza magari in pieno inverno spinge all’acquisto di pacchetti nei paesi assolati, una tendenza del mondo moderno che corre veloce e ha bisogno di ottimizzare le ferie. Eppure è proprio l’esposizione brusca e non graduale ad aumentare il rischio di tumori. La pelle, infatti, non è preparata ed è più facile che subisca un trauma. Secondo le stime l’aumento dei melanoma riguarderà soprattutto le zone del mondo abitate da popolazioni con la pelle chiara, tra cui Australia, Nuova Zelanda, Nord America ed Europa. Per questo le creme solari hanno un ruolo cruciale in termini di prevenzione, insieme ad altri accorgimenti. Secondo le ricerche la crema solare viene spesso applicata male, ne viene applicata circa la metà di quella che servirebbe. Sono proprio i punti cruciali a essere spesso tralasciati. Per non parlare della tendenza a spalmarla in maniera energica, anziché delicata, diminuendone l’efficacia.
Il significato di SPF viene poi ignorato da molti: si tratta del rapporto tra la quantità di radiazioni UV necessaria a bruciare la pelle con la crema applicata e quella necessaria senza crema applicata. In pratica, l’SPF 50 protegge la pelle da una quantità di raggi UV 50 volte superiore a quella che brucerebbe una pelle non protetta, l’SPF 30 da un quantità 30 volte superiore e così via. Tuttavia, l’uso della protezione solare non dovrebbe spingere le persone a passare più tempo al sole, un rischio riscontrato da molti studi.
Leggere e regalare un romanzo sulla prevenzione
A proposito di prevenzione viene in aiuto un libro scorrevole ma che dona una consapevolezza nuova per il futuro: “La memoria della pelle”. Nell’ultimo decennio il melanoma ha raggiunto a livello mondiale le centomila diagnosi l’anno, con un incremento del 15 per cento. Il romanzo è una chiave per informare sulla patologia e la prevenzione, scritto dal presidente della Fondazione Mesit Marco Trabucco Aurilio, l’oncologo e ricercatore Paolo Ascierto, e il direttore generale Ryder Cup 2023 Gian Paolo Montali. La medicina narrativa è un mezzo per arrivare soprattutto ai più giovani, spiegano gli autori. Infatti, se il melanoma è stato per anni un tumore tipico dell’anziano, oggi il picco è a 40 anni ed è la prima causa di morte tra i ragazzi nella fascia d’età 20-30 anni.
Fino a domenica 13 agosto il libro si potrà acquistare anche in edicola con Il Mattino a un piccolo costo che dà la possibilità di contribuire alla raccolta fondi per sostenere la ricerca e la prevenzione insieme alla Fondazione Melanoma e la Fondazione Mesit.
La crema, gli ingredienti e l’uso nel modo giusto
Il sole emana due tipi di radiazioni ultraviolette: i raggi UVA e i raggi UVB. Il cancro della pelle è strettamente legato agli UVB. Le creme solari migliori sono quelle che proteggono da entrambi i tipi di raggi, dette “ad ampio spettro”. Sotto al sole forte la crema va applicata in maniera abbondante, sebbene l’ideale sarebbe proprio non esporsi. Il tocco deve essere delicato per consentire che rimanga e va applicata un quarto d’ora prima dell’esposizione, per far sì che venga assorbita. Inoltre va applicata ogni due ore oppure ogni ora se si fa il bagno o si suda molto.
Oggi sta emergendo una tendenza dietro la scarsa diffusione delle creme solari: è la paura dei danni che potrebbero causare. Le creme solari si dividono in due gruppi principali: quelle chimiche e quelle fisiche (dette anche minerali). Michelle Wong, che gestisce il blog di bellezza Lab Muffin Beauty Science e ha un dottorato in chimica medica, le suddivide invece in organiche e inorganiche.
Le creme solari chimiche (o organiche) negli ultimi anni sono state criticate, per via della lunga lista di ingredienti e il possibile rischio cancerogeno di alcuni. I filtri solari minerali (o inorganici), invece, hanno solo due ingredienti principali: l’ossido di zinco e il biossido di titanio. Tuttavia non esistono prove concrete del fatto che le une o le altre siano dannose. Entrambi i tipi di filtro assorbono i raggi UV e i benefici sono di gran lunga superiori ai rischi.
Se invecchiare fa più paura del melanoma
La salute viene prima di tutto, ma in certi casi fa più leva l’apparenza. Ad ogni modo, la buona notizia è che garantisce anche la prevenzione del melanoma. Una ricerca suggerisce che la crema solare potrebbe essere usata di più contro il rischio di rughe e macchie rispetto a quello di melanoma.
Insomma, oggi le persone sono molto più attente alla loro immagine. L’uso delle creme solari aumenta per prevenire non tanto il cancro, quanto piuttosto l’invecchiamento cutaneo. In altre parole, se un tumore può sembrare un problema astratto, il rischio della pelle più vecchia produce un effetto immediato sul comportamento.
Così come una ricerca dimostra che la paura delle rughe può essere un fattore motivante per smettere di fumare, lo stesso potrebbe valere per le creme solari. In generale, la crema solare per proteggersi dai tumori andrebbe usata da tutti, perché l’esposizione al sole può danneggiare tutti i tipi di pelle. Pur essendo più diffusi tra i bianchi, i tumori delle pelle sono in genere più letali per i neri a causa della diagnosi tardiva.
I vestiti funzionano meglio della protezione solare, perché riducono il rischio di lasciare ‘buchi’ durante l’applicazione della crema solare. Cappello, occhiali da sole, indumenti anti raggi UV, ma anche le creme giuste, sono le armi per una corretta esposizione.
Bambini: scottature aumentano rischio tumori da grandi, cosa fare
I sistemi di difesa dei più piccoli non sono ancora perfettamente sviluppati, per questo l’esposizione al sole deve essere sicura. Molti studi hanno dimostrato una maggiore incidenza di tumori della pelle tra chi ha avuto scottature durante l’infanzia. Il rischio di melanoma raddoppia per i bambini nati negli ultimi anni.
Nel primo anno di vita bisognerebbe astenersi dall’esporre i bambini al sole. Dal secondo anno gli specialisti raccomandano: l’uso di indumenti protettivi con filtro solare Spf 50+, occhiali da sole, cappello e crema solare con fotoprotezione alta (Spf 30 o 50). Inoltre la protezione solare deve essere priva di profumo, parabeni, interferenti endocrini, nanoparticelle e sostanze allergizzanti per la pelle più sensibile dei piccoli.
La protezione deve essere applicata sempre durante l’esposizione solare, su ogni parte del corpo scoperta, e riapplicata ogni 2 ore e dopo ogni bagno. Per trascorrere vacanze in sicurezza i bambini dovrebbero stare al sole solo dalle 7 alle 10, e nel tardo pomeriggio, dopo le 17.30, evitando quindi le ore più calde e soleggiate.
Virus sinciziale (Rsv), via libera Ema al vaccino per neonati e over60
Anziani, Farmaceutica, Genitorialità, PrevenzioneL’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha raccomandato l’autorizzazione all’immissione in commercio di Abrysvo. Si tratta di un vaccino per proteggere i neonati fino a 6 mesi e gli over 60 dalle malattie del tratto respiratorio inferiore causate dal virus respiratorio sicinziale (Rsv). La decisione finale della Commissione Europea è attesa nelle prossime settimane e si applicherà a tutti i 27 Stati membri dell’Unione Europea più Islanda, Liechtenstein e Norvegia.
Il virus sicinziale (Rsv)
L’Rsv è un virus respiratorio comune che di solito dà sintomi lievi, simili a quelli del raffreddore. Tuttavia può avere conseguenze gravi nelle persone vulnerabili, tra cui i neonati, gli anziani e le persone affette da malattie polmonari o cardiache e da diabete. Il virus è una delle principali cause di ricovero nei pazienti pediatrici, ma è un serio pericolo anche per la popolazione geriatrica. In Italia è cresciuto il numero di bimbi ricoverati in terapia intensiva.
A dicembre 2022, gli esperti della Società italiana di neonatologia (Sin) avevano lanciato un allarme a causa di “un alto numero di ricoveri di neonati e bambini nel primo e secondo anno di vita“ per l’Rsv. Anche nell’autunno 2021 in Italia e in altri paesi c’era stato un aumento di ricoveri pediatrici negli ospedali. Tant’è che Fedez e Chiara Ferragni avevano voluto sensibilizzare sul tema dopo il ricovero della loro figlia.
Il nuovo vaccino
Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha dato il via libera al vaccino anti-Rsv, bivalente e ricombinante.
Abrysvo, se approvato, sarebbe il primo e unico vaccino destinato sia agli anziani che alla somministrazione alle donne in gravidanza per proteggere i neonati. I risultati degli studi sono stati pubblicati su due articoli sul New England Journal of Medicine.
Per le donne in gravidanza aiuterebbe a proteggere i neonati già al momento della nascita e fino ai sei mesi di età, quando sono a più alto rischio di malattia da RSV grave e di complicazioni.
Il decalogo per un’estate sicura
Adolescenti, Bambini, Genitorialità, PediatriaDieci consigli scritti dai pediatri e rivolti ai genitori con l’obiettivo di regalare un’estate sicura alle famiglie. A scrivere questo decalogo sono stati gli stessi medici che hanno certificato con le Bandiere verdi le spiagge a misura di famiglie: quest’anno sono 154, di cui 146 lungo le coste italiane e 8 fuori dai confini nazionali.
Andrea Purgatori, indagine sulla morte
News PresaArrivare in fondo alla verità, proprio come avrebbe fatto Andrea Purgatori. Sulla morte del giornalista, legata ad una malattia fulminante, si apre ora un’indagine. Un’inchiesta per omicidio colposo che la procura di Roma porterà avanti disponendo anche un’autopsia che dovrà aiutare a fare luce sulle cause e su eventuali responsabilità. Essenziale per gli inquirenti anche l’assunzione delle cartelle cliniche per verificare se diagnosi e cure siano state corrette.
Indagini
Una nota sintetica, ma anche molto precisa, quella emessa dalla famiglia di Andrea Purgatori. In seguito alla denuncia, i carabinieri del Nas, al comando del colonnello Alessandro Amadei, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco e dal pm Giorgio Orano «stanno conducendo indagini per fare luce sulla correttezza delle diagnosi e delle cure apportate al loro caro, deceduto il 19 luglio 2023 dopo solo due mesi dalla diagnosi iniziale».
I dubbi
«In particolare – si legge ancora nel comunicato – i familiari hanno chiesto che venga accertata la correttezza della diagnosi refertata ad Andrea Purgatori in una nota clinica romana e la conseguente necessità delle pesanti terapie a lui prescritte, e se, a causa dei medesimi eventuali errori diagnostici, siano state omesse le cure effettivamente necessarie». La famiglia, rappresentata dall’avvocato Gianfilippo Cau, è difesa nel procedimento dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri. Intanto, si moltiplicano sul web i messaggi di stigma e di affetto nei confronti del giornalista.
Bambini, le regole per tablet e smartphone
Bambini, GenitorialitàQuanto tempo si può concedere d’utilizzo dello smartphone o del teblet ad un bambino? A dare una risposta a questa domanda che affligge moltissimi genitori sono i pediatri del Bambino Gesù di Roma: un’ora al giorno prima dei 6 anni e poi al massimo 2 durante la scuola. Prima dei 18 mesi i bambini non dovrebbero proprio essere esposti a questi dispositivi tecnologici. Altro paletto: mai a tavola, durante i pasti, o prima di andare a dormire. L’utilizzo dei dispositivi digitali va gestito educando a un consumo “critico e responsabile”.
Il decalogo
Questi ed altri consigli sono entrati a far parte di un decalogo per la salute digitale di bambini e ragazzi elaborato, come detto, dagli specialisti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il progetto è A scuola di… digitale, realizzato in collaborazione con i professionisti di Almaviva, gruppo italiano attivo nell’innovazione digitale con l’obiettivo di promuovere una migliore consapevolezza e comprensione delle possibilità offerte dagli strumenti digitali e contribuire a ridurre i rischi che possono derivare da un uso eccessivo e senza filtri.
Le dieci regole
Niente schermi sotto i 18 mesi: per i bambini al di sotto dei 18 mesi di vita, è importante evitare gli schermi e incoraggiare esperienze di apprendimento che coinvolgano i sensi, come il gioco fisico e l’esplorazione del mondo reale.
Un’ora al giorno di scoperta digitale: tra i 2 e i 6 anni, concediamo ai bambini un’ora al giorno (preferibilmente frazionata in 2 o più periodi di 20-30 minuti l’uno) per esplorare in modo creativo ed educativo le risorse digitali, come App e contenuti adatti alla loro età.
Limitare, ma non vietare: durante l’età scolare, stabiliamo un limite massimo di 2 ore al giorno per l’uso dei dispositivi digitali, in modo da bilanciare il tempo trascorso online con altre attività, come lo sport, la lettura o lo studio.
Una buona notte di sonno: scoraggiamo l’uso dei dispositivi digitali un’ora prima di andare a letto, per garantire un riposo sereno e di qualità per i bambini.
Lo smartphone non è un calmante: insegniamo ai bambini strategie alternative per gestire le emozioni, come il gioco all’aperto, la lettura o il disegno, anziché ricorrere sempre ai dispositivi digitali.
Momenti preziosi in famiglia: dedichiamo i pasti e i momenti trascorsi in famiglia a conversazioni e attività condivise, evitando l’uso di smartphone e tablet.
La gestione del tempo digitale: utilizziamo le funzioni di gestione del tempo fornite dai produttori di smartphone per aiutare i ragazzi a comprendere e regolare il tempo trascorso sui dispositivi, promuovendo una consapevolezza dell’uso.
Educare alla sicurezza online: i genitori sono i principali modelli per i loro figli: facciamo attenzione ai dati e ai contenuti che condividiamo online, mostrando responsabilità e rispetto per la privacy.
Protetti online: insegniamo l’importanza di utilizzare password sicure e di proteggere la loro privacy, ad esempio impostando i profili social in modalità privata e valutando attentamente chi li segue online.
Una comunicazione aperta e consapevole: manteniamo un dialogo costruttivo con i nostri figli, a partire da uno sforzo di conoscenza del mondo digitale. Educhiamo a un uso critico e responsabile dei dispositivi.
Proteggere gli occhi dei bambini anche d’estate
Bambini, Genitorialità, Pediatria, PrevenzioneSi parla di estate e si pensa subito alla pelle. Anche gli occhi, quando il sole è più intenso, hanno bisogno di protezione. Vale per tutti, ma ancor più per i bambini. Con l’andar del tempo, senza accorgersene, un’eccessiva esposizione alla luce può provocare danni alle strutture dell’occhio che, con il tempo, possono portare all’insorgere di patologie della retina e del cristallino. Il primo modo di difendere gli occhi è ovviamente con degli occhiali da sole di qualità, che oltre a schermare dai raggi Uv proteggono anche dallo smog di città.
Con fascetta
Quando gli occhiali da sole servono ai più piccoli spesso hanno una fascetta elastica che li tiene in posizione. Non tutti i bambini li accettano di buon grado, ma molti provando sollievo dal fastidio di una luce eccessiva si abituano in fretta. Nel caso di un netto rifiuto, meglio non insistere e provare con altri rimedi. Si può applicare al passeggino l’ombrellino parasole o fargli indossare un cappellino con la visiera.
Il modello giusto
Scegliere il modello di occhiali più giusto per i propri figli non è cosa semplice. Spesso di tende a guardare più all’estetica che alla sostanza. Dunque, la regola numero uno è di rivolgersi a rivenditori che garantiscano occhiali con filtro protettivo contro i raggi ultravioletti, e non semplici lenti colorate. Un ottico esperto sarà certamente in grado di dare qualche buon consiglio anche sulla montatura più adatta che, è bene ricordarlo, deve essere sempre adeguata alla forma e alla dimensione del viso. Parlando di bambini, solitamente le montature sono in gomma, atossiche per evitare rischi nel caso che il bambino mettesse gli occhiali in bocca. Una nota tecnica, sarebbe sempre bene che il tasso di assorbimento della luce fosse dal 70 all’80%.
Secchezza e arrossamenti
Nemica degli occhi è l’aria condizionata, che nei giorni di grande caldo viene usata spesso anche in modo improprio. Gli occhi dei bambini possono soffrire molto a causa della secchezza legata ai condizionatori. L’evaporazione del film lacrimale, la sottile “pellicola” che ricopre e protegge l’occhio tende infatti a creare arrossamenti. Gli occhietti del bambino, particolarmente sensibili, possono più facilmente andare incontro a fenomeni di secchezza o arrossamento.
In piscina
Un capitolo a parte lo merita il cloro, sempre presente in abbondante quantità nell’acqua delle piscine. L’ideale sarebbe che il bambino indossasse occhialini al momento del bagno. Tuttavia, una cosa è dirlo, tutt’altra è convincerlo a usarli. Dunque, dopo il bagno, se gli occhi sono arrossati è importante sciacquarli con acqua dolce. Tornati a casa, a fine giornata, si possono usare le lacrime artificiali, per “lavare” bene l’occhio e dare sollievo.
Urso e Schillaci al tavolo Farmaceutica, “settore trainante per investimenti”
Economia sanitaria, Farmaceutica“La politica industriale italiana deve essere al passo per fare proprio della farmaceutica il settore pilota per attrarre nuovi investimenti nel nostro Paese. Per questo è importante il coordinamento tra istituzioni, sistema sanitario e industriale che noi vogliamo realizzare attraverso questi tavoli”. Così il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso ai tavoli riuniti oggi per i settori della Farmaceutica e del Biomedicale, presieduti insieme al ministro della Salute, Orazio Schillaci.
A Palazzo Piacentini erano presenti anche il vice-ministro Valentino Valentini, i sottosegretari Fausta Bergamotto e Maurizio Gemmato, i rappresentanti delle aziende farmaceutiche, delle aziende biomedicali, della Conferenza Stato-Regioni, i sindacati e le associazioni di categoria.
I due tavoli seguono la precedente riunione dello scorso 29 marzo in cui è stato avviato il confronto e la definizione dei primi interventi a supporto dei due comparti. È stata sottolineata l’importanza di aumentare l’attrattività dell’Italia. Non solo in Italia ma nell’intera Europa gli investimenti in ricerca e sviluppo sono infatti cresciuti in misura molto minore sia rispetto agli Usa che rispetto alla Cina, dove invece gli investimenti accelerano. Per sostenere il settore è in arrivo un nuovo sportello per i contratti di sviluppo dedicato a sei specifiche filiere tra cui il chimico-farmaceutico con una dotazione di oltre 390 milioni, oltre all’ ampliamento degli obiettivi del piano 4.0.
“I comparti della farmaceutica e del biomedicale – ha sottolineato il ministro Urso – hanno una valenza sempre più strategica su scala globale come anche la pandemia ci ha insegnato. Gli obiettivi della nostra azione sono quindi il raggiungimento di una piena autonomia su ricerca e approvvigionamenti, sviluppando investimenti e attraendone di nuovi. ”.
“Siamo tutti consapevoli dell’importanza di riportare la produzione di principi attivi in Italia e la possibilità di rendere sempre più attrattiva l’Italia in tema di ricerca e produzione di farmaci– ha spiegato il ministro Schillaci – Sostenere l’industria farmaceutica che investe nelle innovazioni equivale a ottimizzare la capacità del nostro sistema sanitario di disporre di cure che possono abbattere la mortalità o migliorare la qualità di vita di tanti cittadini. È poi indispensabile considerare la necessità di adeguati investimenti nell’infrastruttura sanitaria, nei laboratori di ricerca e nello sviluppo delle competenze professionali, che possono favorire la crescita dell’industria farmaceutica”.
“Abbiamo apprezzato le parole del ministro Urso sulla necessità di incentivare a livello nazionale ed europeo tutti gli strumenti che consentano di riportare e consolidare la produzione farmaceutica nel nostro Paese, in particolare di tutti i farmaci di uso consolidato che sono alla base dell’80% delle terapie per le malattie croniche in Italia e in Europa. – ha commentato Fabio Torriglia, Vicepresidente di Egualia. “Importantissime – ha proseguito – le parole del ministro della Salute, Schillaci sulla governance farmaceutica, che è prioritaria”. Sui farmaci a basso costo: “serve adeguare la governance affinché questi prodotti tornino ad essere sostenibili”. In particolare: “prioritario intervenire per ridurre in maniera sostanziale il peso sostenuto dalle imprese per il pay back – ha concluso.