Tempo di lettura: 4 minutiL’antibiotico-resistenza è tra le prime dieci minacce per la salute globale. La Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica, promossa dall’OMS, è iniziata ieri. Entro il 2050 sono previsti 39 milioni di morti a causa di infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. In Europa, l’AMR provoca ogni anno oltre 35.000 decessi, con l’Italia tra i paesi più colpiti. Il problema assume contorni gravi nel nostro Paese, dove l’uso improprio di antibiotici alimenta un fenomeno che rischia di provocare, entro il 2050, più vittime dei tumori.
I vaccini, secondo l’Oms, sono un mezzo efficace per contrastare il fenomeno, perché riducono le infezioni di origine virale, per le quali si prendono spesso gli antibiotici, in maniera impropria. Lo ha ricordato il prof. Massimo Andreoni, in occasione dell’Health Innovation Show della Fondazione Mesit. In una popolazione che invecchia, le vaccinazioni riducono il rischio di ospedalizzazioni e quindi di entrare in contatto con germi resistenti.
L’antibiotico-resistenza in Italia
Nel nostro Paese il consumo di antibiotici non rallenta, favorendo la diffusione di batteri sempre più resistenti alle cure. Secondo l’ultimo rapporto dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), ogni anno nel nostro Paese si registrano circa 12mila decessi legati a infezioni da batteri resistenti, un terzo del totale europeo.
Questa “pandemia silente” potrebbe, entro il 2050, diventare la principale causa di morte in Italia, superando nella triste classifica i tumori. L’uso massiccio e spesso inappropriato di antibiotici alimenta la diffusione di batteri resistenti, creando una spirale che colpisce pazienti, strutture sanitarie e sistemi economici.
Infezioni ospedaliere in aumento
Nel biennio 2022-2023, circa 430mila pazienti italiani hanno contratto infezioni durante la degenza ospedaliera, pari all’8,2% dei ricoverati, ben sopra la media europea del 6,5%. Peggio dell’Italia fa solo il Portogallo (8,9%). Tra i principali responsabili ci sono batteri come la Klebsiella pneumoniae (mortalità fino al 50%) e lo Pseudomonas aeruginosa (mortalità al 70%).
L’impatto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si quantifica in 2,7 milioni di posti letto occupati per infezioni resistenti, con un costo stimato di 2,4 miliardi di euro all’anno. Le differenze tra regioni sono marcate anche in questo caso: dalla Valle d’Aosta, con 500 infezioni ogni 15mila dimessi, alle 70 registrate in Abruzzo.
Consumo di antibiotici: Italia maglia nera
Il consumo di antibiotici in Italia resta tra i più alti d’Europa. Secondo il rapporto ECDC, nel 2023 il 35,5% della popolazione ha assunto almeno un antibiotico, contro il 32,9% del periodo 2016-2017. Al Sud si registrano i consumi più elevati: 44,8% della popolazione contro il 30,9% del Nord. Le penicilline con inibitori delle beta-lattamasi rappresentano la classe più utilizzata (36% del totale), ma preoccupa il crescente uso di antibiotici di seconda linea, a maggior impatto sulle resistenze.
Le sfide del sistema sanitario
La prevenzione delle infezioni ospedaliere è ancora insufficiente. Molte infezioni potrebbero essere evitate migliorando l’igiene delle mani, dei dispositivi medici e dei sistemi di ventilazione, spesso obsoleti. Secondo la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), il 30% delle infezioni ospedaliere potrebbe essere prevenuto con interventi mirati. Un altro punto critico è la pulizia degli ambienti ospedalieri. Nuovi detergenti probiotici, come il PCHS, potrebbero ridurre la proliferazione di batteri nocivi fino a 24 ore, rispetto all’efficacia limitata di alcol e candeggina.
Obiettivi europei e strategie italiane
L’ECDC ha fissato obiettivi ambiziosi per l’Italia entro il 2030, tra cui:
• ridurre del 18% il consumo di antibiotici per uso umano;
• aumentare al 65% la quota di antibiotici di prima scelta (Access);
• ridurre del 12% le infezioni da Escherichia coli resistenti alle cefalosporine di terza generazione.
Nonostante alcuni progressi, l’Italia è lontana dal raggiungere questi traguardi. Dal 2019 al 2023, l’uso di antibiotici a livello europeo non ha mostrato un calo significativo, e in Italia i tassi restano superiori alla media UE.
Nuove prospettive per la ricerca
Il presidente di AIFA, Robert Nisticò, sottolinea la necessità di una legge per incentivare la ricerca di nuovi antibiotici. “Le industrie farmaceutiche investono poco in questo settore, data la scarsa redditività a lungo termine. Occorre spingere la ricerca con incentivi simili a quelli dei farmaci orfani, favorendo lo sviluppo e l’approvazione di antimicrobici innovativi”.
Il Governo ha stanziato 21 milioni di euro per una campagna di sensibilizzazione sull’uso consapevole degli antibiotici. Inoltre, si stanno esplorando incentivi per rendere il mercato più attrattivo, utilizzando fondi esistenti per i farmaci innovativi.
Antibiotici in veterinaria e rischi alimentari
L’uso di antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare contribuisce alla diffusione della resistenza batterica. Gli stessi farmaci usati in medicina umana vengono somministrati ad animali, favorendo la trasmissione di batteri resistenti.
Secondo un rapporto EFSA/ECDC, l’Italia registra alti livelli di resistenza in batteri come Salmonella e Campylobacter, particolarmente diffusi negli allevamenti di tacchini e polli. Per contrastare il fenomeno, il Ministero della Salute ha introdotto linee guida che promuovono un uso più prudente degli antibiotici negli allevamenti.
Un rischio globale
L’antibiotico-resistenza è una sfida globale che richiede interventi coordinati. Come ricorda Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, “Ci sono circa 100 antibiotici e 155 vaccini in sviluppo a livello globale. L’industria farmaceutica sta facendo la sua parte, ma la risposta alla pandemia silente richiede uno sforzo collettivo”
“ ‘Educate. Advocate. Act now.’ è il tema sottolineato dall’OMS quest’anno. Ed è proprio così. È fondamentale un’educazione costante e capillare. Così come sostenere l’impegno degli attori della salute e adottare azioni concrete in risposta alla resistenza antimicrobica. Per questo c’è più che mai bisogno di rafforzare l’azione sinergica internazionale e nazionale, coniugando incentivi a livello europeo con misure per favorire l’accesso nei singoli Paesi.
L’AMR è una delle prime dieci minacce per la salute globale. Entro il 2050 sono previsti 39 milioni di morti a causa di infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. In Europa, l’AMR provoca ogni anno oltre 35.000 decessi, con l’Italia tra i paesi più colpiti. Una sfida quindi da affrontare con determinazione per individuare strategie sempre più efficaci e incisive anche con misure a favore di investimenti per la R&S e per l’accesso ai nuovi antibiotici Reserve, come peraltro il Governo sta prevedendo nella prossima legge di bilancio” conclude Cattani.
Senza azioni immediate, il costo umano ed economico continuerà a crescere, rendendo sempre più difficile contrastare un problema che già oggi uccide decine di migliaia di persone in Europa e milioni nel mondo.
Olena Zelenska in visita al Bambino Gesù
News BreviLa signora Olena Zelenska è arrivata oggi in visita all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù dopo aver incontrato papa Francesco al termine dell’udienza in piazza S. Pietro. Insieme a lei sono arrivate nella sede del Gianicolo le first lady della Lituania, signora Diana Nausediene e della Serbia, signora Tamara Vucic e la moglie del primo ministro dell’Armenia, signora Anna Hakobyan. Nel corso dell’incontro con il presidente del Bambino Gesù, Tiziano Onesti, Olena Zelenska ha ringraziato per l’assistenza fornita ai bambini ucraini dallo scoppio del conflitto. Nei 1000 giorni della guerra, l’Ospedale della Santa Sede ha accolto oltre 2500 bambini con le loro famiglie. Prima di lasciare il Bambino Gesù, le signore hanno portato doni in ludoteca ad alcuni dei bambini ucraini seguiti in ospedale.
Trapianti, record al Cardarelli
News, NewsTante le donazioni
Ma non solo. L’ospedale napoletano detiene anche un record di donazioni, infatti molti organi che vengono trapiantati provengono proprio delle donazioni del Cardarelli (nel 2023 su 48 donatori campani, 24 arrivano dall’ospedale napoletano), con un tasso di opposizioni pari al 25 per cento, a fronte di una media nazionale che si attesta al 28,8 per cento. “Sensibilizzare sempre di più i giovani sull’importanza della donazione è essenziale – dice il direttore generale del Cardarelli Antonio d’Amore -far capire loro che ogni donatore può salvare fino a sette vite”.
E presto al Cardarelli saranno attivate nuove linee di trapianto oltre alla volontà di approfondire molto seriamente anche la procedura del trapianto da vivente. “Il nostro ospedale – conclude il direttore generale – è attrezzato per poter affrontare numeri importanti, ha tutte le strutture deputate all’emergenza e alla programmazione di interventi così delicati, con reparti pronti ad ogni evenienza”.
Un obiettivo ambizioso
È il direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia Epatobiliare e Trapianto di Fegato, Giovanni Vennarecci, a parlare di un obiettivo ambizioso: il Cardarelli ha all’attivo dal 2019 ad oggi 252 trapianti di fegato, con 80 pazienti in attesa, siamo il terzo centro in Italia. Negli ultimi anni, dopo il Covid, c’è stato un incremento di trapianti, l’obiettivo è superare la soglia dei 50 interventi all’anno, ma dipende molto dalla numerosità dei donatori. Quasi il 50 per cento dei pazienti presenta un epatocarcinoma e su loro facciamo un grande lavoro quotidiano per contenere l’accrescimento di questo tumore e arrivare all’intervento in condizioni tali da ottenere buoni risultati in termini di salute non soltanto nell’immediato ma anche a distanza.
L’esigenza di informare
Un lavoro che ha consentito al Cardarelli di riacquistare la fiducia degli utenti campani e di frenare la migrazione sanitaria passiva per il trapianto di fegato, che oggi si è ridotta del 25 per cento rispetto al passato. Per Elio Bonagura responsabile dell’Uosd di Coordinamento Attività Prelievi di Organi e Tessuti non è un problema di cultura ma culturale, nel senso che non dipende dall’istruzione ma dalla conoscenza dell’argomento e, spesso, dalla comunicazione tra il medico e i familiari.
La donazione è il massimo gesto di fiducia che il cittadino compie nei confronti dello Stato a cui si affida in tutto e per tutto. In Terapia intensiva, spiega, abbiamo adottato un approccio comunicativo specifico che ci ha permesso di aumentare le disponibilità alle donazioni, con un tasso di opposizioni tra i più bassi d’Italia. È un’opera di sensibilizzazione che richiede impegno e mette al centro la persona.
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Trapianti e liste d’attesa, la svolta dall’innovazione
Ricerca innovazioneIl trapianto di un organo è spesso l’unica soluzione per curare alcune patologie e salvare vite umane. L’Italia è tra le nazioni europee con un alto livello di produttività, ma registra purtroppo ancora un elevato numero di pazienti in lista d’attesa e quindi in pericolo di vita. I dati relativi al 2023 del Centro Nazionale Trapianti evidenziano uno squilibrio nel rapporto tra trapianti effettuati e pazienti in lista di attesa: per il cuore, a fronte di 370 trapianti effettuati, la lista di attesa evidenziava 668 pazienti, per il polmone 188 a fronte di 254 e per il fegato1701 a fronte di 920.
“Ogni organo non utilizzato è una vita non salvata”. Così il Dott. Waleed Hassanein, fondatore, CEO di TransMedics e colui che ha concepito e messo a punto l’Organ Care System (O.C.S.), la tecnologia – certificata CE in Europa e unica in materia approvata dalla F.D.A. negli U.S.A. – ha sintetizzato il valore di questa innovazione, oggi impiegata per cuore, fegato e polmone. Una tecnologia che, consentendo di mantenere gli organi donati in una condizione para-fisiologica, cioè caldi, perfusi e funzionanti, permette di validarne preventivamente la vitalità e, di conseguenza, di aumentare notevolmente il numero degli organi trapiantabili e quindi di salvare più vite.
Una tecnologia per consentire più trapianti
La tecnologia è stata presentata ieri a Palazzo Sturzo nel corso di una conferenza stampa nella quale sono intervenuti clinici dell’area trapiantologica italiana relativa ai tre organi, che hanno illustrato le ricadute positive di O.C.S. nei loro rispettivi ambiti.
O.C.S. (cuore, polmone e fegato) è quindi un sistema di monitoraggio portatile, caratterizzato dall’essere normo-termico ad organo funzionante (il cuore batte, il polmone respira, il fegato produce bile). Il sistema mantiene l’organo donato in uno stato metabolicamente attivo, simile a quello fisiologico. In questo modo, i medici possono monitorare i parametri chiave dell’organo funzionante, valutandone le condizioni generali, la vitalità e la potenziale idoneità. Una innovazione che consente una percentuale di utilizzo degli organi, dopo morte cardiaca o cerebrale, superiore all’80 per cento e che arriva sino al 98 nel caso del fegato.
“Troppo frequentemente accade che gran parte degli organi donati non venga utilizzata per il trapianto a causa dei limiti derivanti dalla loro conservazione a freddo, cioè in contenitori termici con ghiaccio – ha sottolineato il Dott. Hassanein – e questo prolungato stato ischemico, senza apporto di sangue, può causare danni permanenti agli organi inoltre, essendo gli organi stessi posti in tali contenitori, non è possibile valutarne la condizione e la vitalità, né su di essi è possibile intervenire al fine di ottimizzarli. Problematiche queste, tutte superabili con l’impiego della tecnologia O.C.S. che consente di monitorare i parametri chiave degli organi anche durante il loro trasporto, ponendoli in condizioni cliniche più idonee al trapianto”.
Le ricadute positive che l’adozione sistematica della tecnologia O.C.S. potrebbe produrre anche in Italia sono state al centro dell’intervento del Prof. Igor Vendramin, direttore della struttura operativa complessa di cardiochirurgia dell’Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale di Udine che ha dichiarato: “La carenza di organi rimane forte e la percentuale di pazienti che muoiono in lista d’attesa elevata. È ben noto come il cuore rappresenti l’organo più delicato a causa della ridotta tolleranza al periodo di ischemia che ne impone una selezione molto attenta, limitando fortemente il numero di cuori disponibili. L’innovazione tecnologica offerta dal sistema O.C.S. e la nuova modalità di gestione dell’organo ha aperto nuovi scenari nell’utilizzo di cuori definiti “marginali”, che non verrebbero utilizzati con le tecniche convenzionali, allargando il numero di pazienti trapiantabili ed offrendo, così, nuova speranza alle numerose persone in attesa di un organo”.
In Italia lo squilibrio tra organi disponibili e lista di attesa ha un notevole impatto anche per quanto riguarda il trapianto del polmone: “questa situazione impone di ricorrere a donatori in morte cardiaca (CDC) o anche a coloro i cui organi hanno una idoneità marginale – ha dichiarato il Prof. Marco Schiavon, della divisione di Chirurgia Toracica e Centro Trapianto del Polmone del Policlinico Universitario di Padova – In questi casi la tecnologia OCS lung viene in aiuto consentendo il trattamento e la valutazione della funzione d’organo e riducendo contestualmente il tempo di ischemia polmonare. L’implementazione di questo sistema nella pratica clinica ha permesso un aumento del numero di trapianti nel nostro centro (54 procedure nel 2023), riducendo il tempo di attesa dei riceventi e, di conseguenza, la mortalità in lista d’attesa”.
Considerazioni analoghe sulle positive ricadute della tecnologia O.C.S. sono venute, per quanto riguarda il trapianto del fegato, dal Prof. Umberto Cillo che guida l’Unità di Chirurgia Epatobiliare e il Centro Trapianti di Fegato dell’Università di Padova.
Malattie respiratorie, cosa sta succedendo
News, News, PrevenzioneLe malattie respiratorie sono sempre più aggressive e diffuse, colpa dell’inquinamento delle grandi metropoli ma anche stili di vita sbagliati. Troppi ragazzi, infatti, sono dipendenti dalle sigarette elettroniche e, tra gli adulti, si fa ancora largo uso delle sigarette tradizionali. Insomma, un quadro preoccupante. Un tema, quello delle malattie respiratorie, largamente affrontato nel corso del Congresso Nazionale della Società Italiana di Pneumologia (SIP – IRS), dal titolo “Pneumologia, il futuro è adesso”.
Nuovi approcci terapeutici
Ma come si può rispondere a questo crescendo di malattie respiratorie? Il paradigma che negli ultimi anni si è affermato con decisione è quello della medicina di precisione e della personalizzazione dei trattamenti nel campo delle terapie innovative. In particolare, le terapie biologiche stanno trasformando il trattamento di malattie come la fibrosi polmonare idiopatica – di cui si stima una presenza di circa 15.000 malati nel nostro Paese, con 4.500 nuovi casi ogni anno – e l’asma grave, che in Italia riguarda il 10% dei soggetti asmatici, quasi 300mila persone. Per quest’ultima patologia, l’introduzione di anticorpi monoclonali ha rappresentato un passo cruciale, migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti.
Le malattie respiratorie meno conosciute
Tra le malattie respiratorie meno conosciute ma di crescente interesse vi sono le bronchiectasie, patologia cronica caratterizzata dalla dilatazione irreversibile dei bronchi, infezioni respiratorie ricorrenti e difficoltà nell’eliminazione del muco. Si stima che fino a 500 adulti su 100.000 soffrano di bronchiectasie, ma si tratta di una cifra sottostimata, poiché la diagnosi è spesso tardiva.
“Le ricerche più recenti hanno rivelato una complessa componente infiammatoria, con un ruolo centrale del sistema immunitario”, dice il dottor Andrea Gramegna, medico pneumologo presso il Policlinico di Milano e Ricercatore presso l’Università di Milano. “Questo ha portato a un cambio di paradigma nel trattamento, con lo sviluppo di farmaci modulatori immunologici che mirano a ridurre l’infiammazione bronchiale. Questi approcci, grazie alla conoscenza più approfondita dei meccanismi molecolari e cellulari alla base della malattia, stanno aprendo la strada a interventi mirati e più efficaci”.
Nuove tecnologie in ambito pneumologico
Negli ultimi vent’anni, ed in particolare dopo il Covid, la pneumologia interventistica, che si occupa delle procedure invasive sul polmone ed il cavo pleurico, è stata protagonista di una rivoluzione tecnologica che consente oggi di diagnosticare e gestire le neoplasie polmonari, di cui in Italia si registrano 35-40.000 nuovi casi per anno, e le patologie infettive ed interstiziali, in maniera sempre più accurata e sicura.
“L’innovazione nell’ambito dell’imaging e dell’Intelligenza Artificiale – spiega Michele Mondoni, Professore associato di Medicina respiratoria presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano e Responsabile Unità Respiratoria ASST Santi Paolo e Carlo – svolge oggi un ruolo cruciale nella diagnosi precoce delle neoplasie dell’apparato respiratorio, nella diagnosi e nella valutazione della progressione delle fibrosi polmonari”.
Chirurgia di precisione
Anche la robotica ha fatto decisivi passi in avanti, per esempio nel suo utilizzo in broncoscopia, che prevede l’introduzione attraverso le vie aeree fino ai bronchi più distali di una sonda in grado di individuare la posizione esatta di un nodulo e di stabilire se è benigno o maligno. In un futuro molto prossimo si potranno addirittura asportare i tumori così diagnosticati in fase precoce attraverso le stesse vie aree ma senza ricorrere alla chirurgia tradizionale.
Medicina di genere
Durante il XXV Congresso SIP di Milano si è tenuta anche una sessione che ha trattato in una prospettiva di genere le patologie respiratorie ostruttive e restrittive e i disturbi respiratori nel sonno. È infatti attiva una task force SIP-AIPO sulla medicina di genere in pneumologia costituita da clinici appartenenti a diversi gruppi di studio e coordinata da Maria Pia Foschino Barbaro, Professore Emerito all’Università di Foggia e Laura Carozzi, Professore Ordinario all’Università di Pisa.
La task-force risponde alle richieste dell’Osservatorio di Medicina di Genere dell’ISS, ovvero studiare le differenze di sesso e genere nelle varie patologie respiratorie, per colmare l’attuale gap di conoscenze e definire i percorsi diagnostico-terapeutici più appropriati. Insieme ad AIPO nel corso del 2024 è stato organizzato un primo congresso sulla medicina di genere in pneumologia. A Milano sono state poste le basi per l’organizzazione di un secondo congresso con lo scopo di dare vita ad un appuntamento annuale e formare su questi temi il maggior numero possibile di specialisti.
“L’argomento dell’approccio di genere alla malattia e alla salute in generale è di grande attualità e di grande interesse – ha sottolineato la professoressa Laura Carrozzi – il ruolo delle società scientifiche è fondamentale per approfondire conoscenze basate sul metodo scientifico da diffondere nella comunità medica e non solo”.
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Salute della donna: bollino rosa-verde di Fondazione Onda alle farmacie
Associazioni pazienti, News, PrevenzioneIl Bollino RosaVerde è il nuovo riconoscimento istituzionale di Fondazione Onda ETS per le farmacie italiane che si pongono come modello innovativo nell’offerta di servizi, in particolare alle donne, con lo scopo di garantire la continuità assistenziale e sociale sul territorio.
Salute della donna: il bollino rosa verde per le farmacie
Da Fondazione Onda ETS arriva un nuovo riconoscimento, il Bollino RosaVerde con validità biennale, che ha l’obiettivo di identificare le farmacie che pongono al centro i bisogni dei cittadini, in particolare delle donne. L’iniziativa intende premiare e promuovere, quindi, quelle farmacie che abbiano costruito un modello innovativo nell’offerta dei servizi alla popolazione femminile. L’obiettivo è realizzare una rete di supporto al cittadino a tuttotondo, insieme al medico di medicina generale, al pediatra di libera scelta, agli ospedali e al terzo settore, come definito dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il Bollino RosaVerde si propone di contribuire a potenziare le attività di screening e prevenzione, nonché migliorarne l’accessibilità, favorire l’aderenza alle terapie, contribuire a una migliore gestione delle condizioni croniche, soprattutto quelle femminili. Inoltre, ha l’obiettivo di promuovere una cultura della medicina di genere tra i farmacisti attraverso attività formative ad hoc, promuovere l’informazione sui servizi offerti, orientare il paziente nella scelta consapevole delle cure e infine valorizzare il ruolo sociale della farmacia. «Il ruolo attuale della farmacia dei servizi – sottolinea Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda ETS – rappresenta un’innovazione che risponde ai bisogni specifici delle donne, facilitando il loro accesso alle cure e contribuendo a una gestione più efficace e tempestiva della loro salute e di quella dei propri cari. Dal 2019 assistiamo a un potenziamento di questo ruolo, anche a causa del Covid, che è destinato a crescere ulteriormente grazie alla digitalizzazione del sistema sanitario e al crescente bisogno di cure sul territorio. La farmacia è punto di riferimento nella comunità contribuendo non solo alla salute fisica, ma anche al benessere psicologico e sociale soprattutto in contesti dove la solitudine e l’isolamento rappresentano problematiche crescenti”, conclude Francesca Merzagora.
Dello stesso parere anche Claudio Mencacci, Direttore Emerito di Neuroscienze e Salute Mentale, Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Fatebenefratelli – Sacco, Co-Presidente SINPF – Società Italiana Neuropsicofarmacologia e Past Presidente SIP – Società Italiana di Psichiatria: «Le farmacie, oggi, sono diventate veri e propri luoghi di aggregazione, assumendo un ruolo che va ben oltre la loro tradizionale funzione. Sono moderne agorà, punti di ritrovo, di ascolto e di dialogo dove le persone possono non solo ricevere cure e consigli sulla salute, ma trovare anche un volto amico e un’interazione umana di qualità. In un mondo sempre più digitalizzato, la farmacia si presenta come rifugio fisico, un’ancora quotidiana dove la presenza del farmacista e degli altri utenti offre un senso di comunità. Le farmacie, già parte integrante del servizio sanitario, diventano anche luogo di una dimensione empatica e sociale e antidoto alla solitudine offrendo un contatto umano prezioso e un sostegno emotivo. Entrare in farmacia per un consiglio o una semplice parola gentile può rompere il muro della solitudine».
Grazie al lavoro di selezione delle farmacie che rispettano determinati requisiti, il Bollino RosaVerde permetterà ai cittadini di rivolgersi ad una farmacia segnalata nell’ambito di un sito dedicato, consapevoli dei servizi offerti di prossimità, per ricevere consulenza dedicata e beneficiare di una semplificazione della ricerca dei servizi clinico-assistenziali e sociali di interesse. L’iniziativa si ripromette di promuovere lo scambio di competenze e informazioni tra ospedali e farmacie, andando così a creare un circolo virtuoso, anche attraverso la formazione sulla medicina di genere.
«Federfarma ha accolto con favore questa iniziativa, volta a promuovere l’approccio di genere in farmacia in un’ottica di collaborazione con gli altri operatori sanitari del territorio – afferma Marco Cossolo, Presidente Federfarma nazionale – La farmacia ha naturalmente maturato una particolare sensibilità nei confronti dei bisogni del mondo femminile: infatti, nelle oltre 19.000 farmacie entrano più di 4 milioni di persone delle quali l’80 per cento è donna, il che significa che oltre 3 milioni di cittadine ogni giorno dialogano con il farmacista. Anzi, con la farmacista, perché la maggioranza dei titolari è donna e lo è anche il 75 per cento delle persone che lavorano in farmacia. La farmacia è quindi il luogo ideale per informare e formare, per fare prevenzione e screening sulla salute femminile».
«La farmacia dei servizi oggi rappresenta una potenzialità di allargamento delle risposte alla domanda di salute dei cittadini. Questo ruolo, se inserito all’interno di un percorso virtuoso di supporto ai servizi pubblici, potrà accrescersi positivamente nel futuro. In questa ottica, anche le risposte ai bisogni specifici delle donne e della loro salute, possono caratterizzarsi fattivamente all’interno di questa rete», conclude Alessandro Rossi, Presidente SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie.
Questa prima edizione del Bollino RosaVerde è aperta a tutte le farmacie presenti sul territorio nazionale, che potranno candidarsi compilando un questionario disponibile sul sito www.bollinorosaverde.it fino al 31 gennaio 2025.
Come affrontare i disturbi mentali nei giovani
Adolescenti, News, PsicologiaI disturbi mentali stanno diventando un allarme sociale e un problema enorme di sanità pubblica. I dati sono impressionanti: depressione, ritiro sociale, rifiuto scolastico, autolesionismo, ansia, disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria, nel mondo circa 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni soffre di disturbi mentali diagnosticati. In Europa i minori che soffrono di un problema di salute mentale sono più di 11 milioni, in Italia sono circa 2 milioni.
La giornata mondiale
In occasione della giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre, gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù indicano i campanelli di allarme a cui prestare attenzione e i consigli per creare un ambiente familiare che favorisca la salute mentale dei figli. «Negli ultimi 10 anni le consulenze neuropsichiatriche presso il pronto soccorso dell’Ospedale sono aumentate del 500%» racconta il professor Stefano Vicari responsabile della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù.
I numeri dei disturbi mentali
Secondo l’UNICEF nel mondo 166 milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 anni (1 su 7) ha un disturbo mentale diagnosticato. Di questi, 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni sono ragazze. A livello mondiale, circa la metà dei problemi di salute mentale si manifesta entro i 18 anni, nonostante molti casi rimangano non individuati e non trattati. In Europa i minori che hanno un problema di salute mentale sono 11,2 milioni (13%). Di questi, 5,9 milioni sono maschi e 5,3 femmine. L’8% degli adolescenti (15-19 anni) soffre di ansia, il 4% di depressione. Il suicidio è la seconda causa di morte (circa un decesso su sei) dopo gli incidenti stradali.
Il lavoro del Bambino Gesù di Roma
I dati della Società italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dicono che in Italia circa 1 minore su 5 soffre di un disturbo mentale. Si tratta di circa 2 milioni di minori. All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù le consulenze neuropsichiatriche presso il pronto soccorso sono passate dalle 237 del 2013 alle 1.415 del 2023 con un picco di 1.824 nel 2021. Un aumento del 500%: da 1 consulenza ogni giorno e mezzo di media a circa 4 al giorno. Gli accessi per autolesionismo sono passati dai 25 del 2013 ai 607 del 2023.
«Quelli psichiatrici sono i disturbi più frequenti in età evolutiva. Molto di più delle malattie infettive e dei tumori – spiega il professor Stefano Vicari – Le malattie mentali rappresentano la terza causa di accesso al pronto soccorso del Bambino Gesù dopo la disidratazione e la febbre».
Campanelli d’allarme
I campanelli di allarme a cui i genitori devono prestare particolarmente attenzione sono i cambiamenti. Soprattutto quando sono repentini e prolungati nel tempo Quando un bambino o un adolescente inizia a presentare segni di malessere psicologico, questi si accompagnano infatti a dei cambiamenti emotivi e comportamentali rispetto alle normali abitudini di vita.
I cambiamenti possono riguardare il rendimento scolastico, con un repentino peggioramento, la comparsa di difficoltà nel dormire la notte, il peggioramento delle abitudini alimentari (mangiare troppo, mangiare poco, mangiare male), l’abbandono di un’attività sportiva che si praticava con soddisfazione, il ritiro sociale, irritabilità e scontrosità accentuati o un’eccessiva anedonia, cioè la difficoltà a provare piacere per e cose che prima davano piacere. «Ovviamente tutti gli adolescenti di tanto in tanto presentano queste modalità di comportamento – chiarisce Vicari – Ma quando questi atteggiamenti diventano quotidiani, rappresentano un cambiamento evidente rispetto al comportamento abitudinario e durano settimane o mesi, allora è bene chiedere aiuto»
Quando il fisico ci parla
I campanelli di allarme non sono però solo quelli comportamentali. Possono essere anche fisici. È il caso dell’autolesionismo, un fenomeno in grande crescita, soprattutto tra i giovani adolescenti (13-14 anni). Anche il repentino ed eccessivo aumento o perdita di peso può essere un segnale che nasconde un disturbo del comportamento alimentare. È quindi importante prestare attenzione al corpo dei propri figli, osservarli. «A volte i genitori per pudore o rispetto della privacy dei propri figli evitano di farlo – spiega Vicari – I figli hanno bisogno di essere controllati. È il ruolo dei genitori. La relazione genitore-figlio non è una relazione tra amici, ma tra chi è adulto e chi no, tra chi deve educare e chi deve essere educato».
Cosa fare
Il primo suggerimento è esserci. È importante sia la qualità che la quantità del tempo passato coi propri figli. È importante trovare il tempo anche per stare in silenzio insieme a loro. Non è necessario dirgli costantemente cosa fare e non fare. L’esempio è molto più importante. È importante ascoltarli e vedere cosa fanno. «Per farlo è necessario trovare il tempo – spiega Vicari – È fondamentale garantire una presenza fisica accanto ai propri figli. Altrimenti la comunicazione rischia di diventare prevalentemente funzionale e direttiva: “Lavati, studia, metti in ordine, hai preparato la borsa?”. Il messaggio che deve passare ai figli è semplice: “Se hai bisogno, io sono qui”».
Il ruolo della famiglia
Un altro aspetto centrale per creare un ambiente ottimale per i figli è quello di metterli in condizione di costruire relazioni, anche dentro la famiglia. Uno studio che riguarda i minori che sono riusciti ad affrontare meglio il distanziamento sociale e le restrizioni durante il Covid 19 ha dimostrato l’importanza di vivere in una famiglia numerosa, in cui si parla e si gioca, di leggere e fare attività fisica. «Il benessere mentale si costruisce insieme al benessere fisico e cognitivo, coltivando cioè conoscenza e sapere, giocando – continua Vicari – Il segreto è stare coi propri figli e divertirsi standoci. Non viverla come una condanna, come se stare con loro fosse tempo sottratto ai propri interessi».
Lasciare che il bambino si annoi: la noia non è un elemento negativo. Anzi. Nella vita di tutti i giorni avere del tempo a disposizione per non fare nulla vuol dire favorire la creatività, la fantasia. Immaginare delle cose che nel tempo fittamente organizzato che i figli hanno si fa fatica a trovare. «La creatività nasce da questo, dall’avere un bastoncino in mano e immaginare che sia un’astronave per esplorare i pianeti».
Impedire l’accesso ai farmaci tenuti in casa. Negli adolescenti il suicidio è la seconda causa di morte. L’ingestione incongrua dei farmaci è infatti il metodo più utilizzato. È quindi fondamentale che i farmaci presenti in casa non siano facilmente raggiungibili tenendoli chiusi a chiave.
Limitare l’accesso ai dispositivi elettronici (computer, smartphone, ecc.) e ai social è un altro elemento che aiuta a prevenire l’insorgenza di possibili problemi psichiatrici. Le dipendenze hanno infatti un ruolo determinante sull’aumento delle patologie psichiatriche. Tutti i tipi di dipendenze, sia quelle da stupefacenti – «i bambini oggi iniziano ad usare i cannabinoidi già dalla scuola secondaria di primo grado» racconta Vicari – sia quelle da gioco da azzardo – «circa 1 minore su 3 frequenta le sale scommesse ho gioca al gratta e vinci».
La dipendenza da dispositivi elettronici e da internet ha effetti negativi sul cervello, si attivano le stesse aree che si attivano con una dipendenza da sostanze chimiche. «Nel 2013 crollano i prezzi dei telefonini che diventano più accessibili per tutti – spiega Vicari – I bambini hanno ormai un accesso, spesso senza controllo, a uno strumento fantastico, ma che nasconde grandi insidie. Oggi i minori accedono a molte informazioni, di ogni tipo, tramite internet. A cui di fatto viene delegata, anche inconsapevolmente, una parte della funzione educante che dovrebbe invece essere dei genitori e della scuola».
Quando i genitori riscontrano alcuni dei campanelli di allarme che potrebbero indicare la presenza di un problema neuropsichiatrico è importante chiedere aiuto. «La cosa importante da sottolineare è che se ne esce – conclude Vicari – Per questo invitiamo i genitori a prestare attenzione ai segnali rivelatori. Ancora oggi esiste un grande stigma, culturale e sociale, a parlare apertamente di disturbi psichiatrici. È invece importante parlarne e chiedere aiuto perché rivolgendosi a chi se ne occupa si può guarire».
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Sciopero dei medici, oltre 1 milione di prestazioni a rischio
News, Economia sanitaria, NewsLo sciopero dei medici potrebbe trasformare la giornata di domani (20 novembre) nel mercoledì nero delle prestazioni sanitarie, sono infatti circa 1 milione e 200 mila quelle che potrebbero saltare. Ad incrociare le braccia per 24 ore saranno medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie. L’emergenza sarà naturalmente garantita, ma dalla categoria arriva un messaggio di sofferenza fortissimo.
Lo sciopero e i dati
I dati previsti dell’astensione arrivano da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, infermieri ed altre professioni sanitarie del Nursing Up che hanno proclamato l’astensione e che manifestano domani a Roma alle 12 in Piazza Santissimi Apostoli. “A rischio – dicono le sigle sindacali – tutti i servizi di assistenza, esami radiografici (50mila), 15mila interventi chirurgici programmati e 100mila visite specialistiche. Garantite le prestazioni d’urgenza”.
Legge di bilancio
È scontro aperto su vari fronti contro la legge di Bilancio 2025: dall’insufficienza dei fondi alla prevista assunzione di migliaia di infermieri dall’estero, dal finanziamento dell’indennità di specificità alle nuove assunzioni posticipate al 2026. Insomma, un contesto di un’ampia e generale insoddisfazione. Sotto accusa il testo della Manovra, considerata “deludente” dai sindacati, “conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto – affermano le organizzazioni mediche – a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi”.
Gli infermieri
Per quanto riguarda poi l’arrivo di infermieri stranieri, per Nursing Up si tratta di “una misura tampone su una ferita profonda, soprattutto considerando il numero di colleghi italiani all’estero che rientrerebbero in presenza di condizioni contrattuali dignitose”. La misura non risolve “la carenza di valorizzazione economica e contrattuale alla base dell’abbandono e della disaffezione dei giovani verso i nostri percorsi formativi”, sottolineano gli infermieri, chiedendo il perché il governo “abbia posticipato al 2026 il piano di assunzioni”.
Indennità
La manovra prevede inoltre un aumento dell’indennità di specificità medica di 17 euro per i medici e 14 per i dirigenti nel 2025, 115 nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti, mentre per gli infermieri circa 7 euro per il 2025 e circa 80 per il 2026. L’Intersindacale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari chiede al governo che questa sia finanziata direttamente in busta paga, opponendosi alla defiscalizzazione che “non aumenta la massa salariale”. Inoltre, aggiungono, “abbiamo già segnalato che le risorse devono essere anticipate già dal 2025 ed essere distribuite equamente tra i dirigenti”.
Liberi professionisti
Grande malcontento anche tra i medici liberi professionisti, che contestano la preclusione alle prescrizioni di farmaci con piani terapeutici e alle certificazioni per patologia ai fini di esenzione. “Abolire ingiustificabili limitazioni ai medici privati, considerando la grossa utenza che storicamente ad essa afferisce, si tradurrebbe in un importante alleggerimento delle liste di attesa ad esclusivo vantaggio dei cittadini soprattutto di coloro che oggi rinunciano alle cure”, affermano l’Associazione medici e odontoiatri liberi professionisti (Amolp) e l’Associazione flebologica italiana (Afi) dopo che il presidente Amolp Di Martino e il vicepresidente Afi Rosi sono stati ricevuti al Senato da Francesco Silvestro, presidente della Commissione bicamerale sulle questioni regionali.
Insomma, un quadro molto complesso con molti nodi da sciogliere per cercare di salvaguardare il Sistema sanitario nazionale e la sua gratuità ed efficienza.
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Antibiotici usati male: nel 2050 in Italia batteri resistenti saranno prima causa di morte
Prevenzione, Economia sanitaria, Farmaceutica, News, News, One health, Ricerca innovazioneL’antibiotico-resistenza è tra le prime dieci minacce per la salute globale. La Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica, promossa dall’OMS, è iniziata ieri. Entro il 2050 sono previsti 39 milioni di morti a causa di infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. In Europa, l’AMR provoca ogni anno oltre 35.000 decessi, con l’Italia tra i paesi più colpiti. Il problema assume contorni gravi nel nostro Paese, dove l’uso improprio di antibiotici alimenta un fenomeno che rischia di provocare, entro il 2050, più vittime dei tumori.
I vaccini, secondo l’Oms, sono un mezzo efficace per contrastare il fenomeno, perché riducono le infezioni di origine virale, per le quali si prendono spesso gli antibiotici, in maniera impropria. Lo ha ricordato il prof. Massimo Andreoni, in occasione dell’Health Innovation Show della Fondazione Mesit. In una popolazione che invecchia, le vaccinazioni riducono il rischio di ospedalizzazioni e quindi di entrare in contatto con germi resistenti.
L’antibiotico-resistenza in Italia
Nel nostro Paese il consumo di antibiotici non rallenta, favorendo la diffusione di batteri sempre più resistenti alle cure. Secondo l’ultimo rapporto dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), ogni anno nel nostro Paese si registrano circa 12mila decessi legati a infezioni da batteri resistenti, un terzo del totale europeo.
Questa “pandemia silente” potrebbe, entro il 2050, diventare la principale causa di morte in Italia, superando nella triste classifica i tumori. L’uso massiccio e spesso inappropriato di antibiotici alimenta la diffusione di batteri resistenti, creando una spirale che colpisce pazienti, strutture sanitarie e sistemi economici.
Infezioni ospedaliere in aumento
Nel biennio 2022-2023, circa 430mila pazienti italiani hanno contratto infezioni durante la degenza ospedaliera, pari all’8,2% dei ricoverati, ben sopra la media europea del 6,5%. Peggio dell’Italia fa solo il Portogallo (8,9%). Tra i principali responsabili ci sono batteri come la Klebsiella pneumoniae (mortalità fino al 50%) e lo Pseudomonas aeruginosa (mortalità al 70%).
L’impatto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si quantifica in 2,7 milioni di posti letto occupati per infezioni resistenti, con un costo stimato di 2,4 miliardi di euro all’anno. Le differenze tra regioni sono marcate anche in questo caso: dalla Valle d’Aosta, con 500 infezioni ogni 15mila dimessi, alle 70 registrate in Abruzzo.
Consumo di antibiotici: Italia maglia nera
Il consumo di antibiotici in Italia resta tra i più alti d’Europa. Secondo il rapporto ECDC, nel 2023 il 35,5% della popolazione ha assunto almeno un antibiotico, contro il 32,9% del periodo 2016-2017. Al Sud si registrano i consumi più elevati: 44,8% della popolazione contro il 30,9% del Nord. Le penicilline con inibitori delle beta-lattamasi rappresentano la classe più utilizzata (36% del totale), ma preoccupa il crescente uso di antibiotici di seconda linea, a maggior impatto sulle resistenze.
Le sfide del sistema sanitario
La prevenzione delle infezioni ospedaliere è ancora insufficiente. Molte infezioni potrebbero essere evitate migliorando l’igiene delle mani, dei dispositivi medici e dei sistemi di ventilazione, spesso obsoleti. Secondo la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), il 30% delle infezioni ospedaliere potrebbe essere prevenuto con interventi mirati. Un altro punto critico è la pulizia degli ambienti ospedalieri. Nuovi detergenti probiotici, come il PCHS, potrebbero ridurre la proliferazione di batteri nocivi fino a 24 ore, rispetto all’efficacia limitata di alcol e candeggina.
Obiettivi europei e strategie italiane
L’ECDC ha fissato obiettivi ambiziosi per l’Italia entro il 2030, tra cui:
• ridurre del 18% il consumo di antibiotici per uso umano;
• aumentare al 65% la quota di antibiotici di prima scelta (Access);
• ridurre del 12% le infezioni da Escherichia coli resistenti alle cefalosporine di terza generazione.
Nonostante alcuni progressi, l’Italia è lontana dal raggiungere questi traguardi. Dal 2019 al 2023, l’uso di antibiotici a livello europeo non ha mostrato un calo significativo, e in Italia i tassi restano superiori alla media UE.
Nuove prospettive per la ricerca
Il presidente di AIFA, Robert Nisticò, sottolinea la necessità di una legge per incentivare la ricerca di nuovi antibiotici. “Le industrie farmaceutiche investono poco in questo settore, data la scarsa redditività a lungo termine. Occorre spingere la ricerca con incentivi simili a quelli dei farmaci orfani, favorendo lo sviluppo e l’approvazione di antimicrobici innovativi”.
Il Governo ha stanziato 21 milioni di euro per una campagna di sensibilizzazione sull’uso consapevole degli antibiotici. Inoltre, si stanno esplorando incentivi per rendere il mercato più attrattivo, utilizzando fondi esistenti per i farmaci innovativi.
Antibiotici in veterinaria e rischi alimentari
L’uso di antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare contribuisce alla diffusione della resistenza batterica. Gli stessi farmaci usati in medicina umana vengono somministrati ad animali, favorendo la trasmissione di batteri resistenti.
Secondo un rapporto EFSA/ECDC, l’Italia registra alti livelli di resistenza in batteri come Salmonella e Campylobacter, particolarmente diffusi negli allevamenti di tacchini e polli. Per contrastare il fenomeno, il Ministero della Salute ha introdotto linee guida che promuovono un uso più prudente degli antibiotici negli allevamenti.
Un rischio globale
L’antibiotico-resistenza è una sfida globale che richiede interventi coordinati. Come ricorda Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, “Ci sono circa 100 antibiotici e 155 vaccini in sviluppo a livello globale. L’industria farmaceutica sta facendo la sua parte, ma la risposta alla pandemia silente richiede uno sforzo collettivo”
“ ‘Educate. Advocate. Act now.’ è il tema sottolineato dall’OMS quest’anno. Ed è proprio così. È fondamentale un’educazione costante e capillare. Così come sostenere l’impegno degli attori della salute e adottare azioni concrete in risposta alla resistenza antimicrobica. Per questo c’è più che mai bisogno di rafforzare l’azione sinergica internazionale e nazionale, coniugando incentivi a livello europeo con misure per favorire l’accesso nei singoli Paesi.
L’AMR è una delle prime dieci minacce per la salute globale. Entro il 2050 sono previsti 39 milioni di morti a causa di infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. In Europa, l’AMR provoca ogni anno oltre 35.000 decessi, con l’Italia tra i paesi più colpiti. Una sfida quindi da affrontare con determinazione per individuare strategie sempre più efficaci e incisive anche con misure a favore di investimenti per la R&S e per l’accesso ai nuovi antibiotici Reserve, come peraltro il Governo sta prevedendo nella prossima legge di bilancio” conclude Cattani.
Senza azioni immediate, il costo umano ed economico continuerà a crescere, rendendo sempre più difficile contrastare un problema che già oggi uccide decine di migliaia di persone in Europa e milioni nel mondo.
Longevità ed equilibrio: i 5 campanelli da controllare
Sport, Stili di vitaMantenere l’equilibro significa vivere anche più a lungo. Questa capacità, infatti, non è solo una dote atletica, ma un indicatore del benessere e della longevità. Pietro Marconi, fisioterapista, commenta un recente studio, spiegando come misurare il proprio livello di stabilità e come migliorarlo con un programma di esercizi.
Equilibrio e longevità, lo studio
Seguire una linea o camminare sulla trave, sono cose che si fanno a scuola da bambini, ma nascondono informazioni preziose. Questo “gioco” è diventato oggetto di uno studio che, analizzando chi riusciva a rimanere in equilibrio su una gamba per almeno 10 secondi, ha confermato quanto possa incidere sulla probabilità di vivere più a lungo e con una qualità di vita migliore.
“L’equilibrio non è solo una questione di stabilità o una dote fisica da raccontare. Il coordinamento richiesto da questo studio per mantenersi su una sola gamba, dipende dalla collaborazione di vari sistemi corporei – spiega Pietro Marconi – come quello nervoso, muscolare e cardiovascolare che sono contemporaneamente coinvolti per mantenere la postura corretta. Questa prova di equilibrio, pur sembrando semplice, implica anche una grande stabilità interiore e una buona propriocezione, ovvero la capacità del nostro corpo di percepirsi nello spazio”.
Equilibrio, 5 campanelli da testare
“Oltre al semplice gesto di stare in piedi su una gamba, esistono altri “campanelli di allarme” che ci raccontano molto della nostra salute. Indagare il proprio livello di equilibrio rappresenta una sfida non solo fisica, ma anche mentale – continua Marconi – dimostrando la collaborazione tra vari sistemi corporei e coinvolgendo muscoli, sistema nervoso e cardiovascolare”.
Tra gli effetti della buona stabilità vi è la riduzione del rischio di cadute e infortuni. Contribuiscono a mantenere l’equilibrio e sono associati a una vita più lunga, un sistema cardiovascolare sano e una circolazione efficiente. “Non dimentichiamoci – prosegue – che la prontezza del sistema nervoso, che coordina movimenti e reazioni, è un segnale di salute cerebrale, mentre una mente attiva e concentrata è legata a una migliore qualità della vita”.
“Un primo passo dunque è quello di mettersi alla prova con questi semplici movimenti e, nel caso uno o più dovesse risultare difficile, potrebbe essere il momento di intervenire per migliorare il proprio equilibrio – suggerisce Marconi:
Propriocezione per intervenire dai 40 anni e mantenersi autonomi
La propriocezione, cioè la capacità di percepire il proprio corpo nello spazio, contribuisce ad aumentare l’equilibrio fondamentale, per evitare cadute e migliorare i movimenti quotidiani e la postura.
“Migliorare la propriocezione significa migliorare la nostra sicurezza nel compiere ogni passo e movimento, come salire le scale, camminare, correre e saltare. Il declino dell’equilibrio è un messaggio che il nostro corpo ci invia con l’avanzare dell’età. Se allenato e curato fin dai 40 anni – continua Marconi – l’equilibrio può diventare una risorsa preziosa per mantenere l’autonomia e la sicurezza nei movimenti e svolgere le attività sportiva o dedicarsi alle proprie passioni”.
Migliorare l’equilibrio senza forzature
Allenare la stabilità è possibile, seguendo un percorso che integra forza, mobilità e controllo del movimento. “L’obiettivo non è solo migliorare l’equilibrio, ma è anche rafforzare i muscoli, costruendo una connessione mente-corpo e rendendo ogni movimento più fluido. Chiunque può migliorare il proprio equilibrio – conclude Marconi – rispettando i limiti del proprio corpo e senza forzature, è possibile guadagnare in sicurezza e qualità di vita”.
Bpco, cos’è e come affrontarla
RubricheDottoressa Scioscia, ci spiega quali sono le caratteristiche della Bpco?
Qual è la principale causa della Bpco?
Come si può arrivare ad una diagnosi certa?
Quali sono i trattamenti per la Bpco?
C’è anche un problema di compliance terapeutica?
Quindi, l’arma vincente è la prevenzione?
Quali sono, se ci sono, le novità in vista nei prossimi mesi e anni?