Esistono tante forme diverse di disturbi legati al neurosviluppo, definite come disturbi dello spettro autistico. Ci sono bambini che riescono comunque a leggere, scrivere ed essere autonomi, altri hanno capacità fuori dal comune in alcuni ambiti, ma importanti difficoltà relazionali e ci sono bimbi affetti dalla sindrome di Asperger. Secondo i dati pubblicati a luglio su JAMA Pediatrics, negli Stati Uniti l’autismo nelle sue svariate forme interessa il 3,14 per cento dei bambini e adolescenti; nel nostro Paese si stima sia meno diffuso, con un caso ogni 77 bimbi fra i 7 e i 9 anni e una maggior probabilità fra i maschi, 4.4 volte più numerosi delle femmine. Affinché il disturbo impatti il meno possibile sulla vita futura del bambino è importante riconoscerlo e intervenire tempestivamente – sottolineano gli esperti. Secondo i dati di un’indagine della Ben-Gurion University di Beer-Sheva, in Israele, se la diagnosi arriva entro i due anni e mezzo di vita la possibilità di avere miglioramenti nei sintomi connessi alle abilità sociali triplica rispetto a quella dei piccoli in cui la malattia è individuata più tardi. La motivazione risiede, secondo gli autori, nella maggiore plasticità del cervello nei primi anni di vita.
Autismo: i segnali a cui fare attenzione
I bambini con un disturbo dello spettro autistico sembrano spesso chiusi in un mondo tutto loro. Ecco perché gli interventi vanno personalizzati sulle caratteristiche di ciascuno. Il decorso è molto variabile e dipende dall’età della diagnosi e dalla risposta del bambino. Se per un bambino diventa difficile compiere gesti che per altri coetanei sono ormai acquisiti da tempo è opportuno parlarne con il pediatra. Il medico terrà sotto controllo la curva di sviluppo per valutare se si discosta molto dalla media. Ad esempio è da seguire un bambino che non ha voglia di interagire o di ascoltare. Tuttavia, non esiste un solo sintomo ma più segnali che lo sviluppo neuropsicologico non è come dovrebbe. Il pediatra indica il percorso verso la diagnosi precoce, per ridurre il rischio di altri problemi comportamentali nel futuro del bambino. Oggi l’autismo si conosce meglio rispetto al passato, anche lo stigma sociale nei confronti dei piccoli pazienti si è ridotto. Le possibilità di intervento sono tante, ma serve un approccio mirato a dare a ciascuno gli strumenti giusti, perché ogni bambino è un universo a sé.
Un incubo per genitori e insegnanti, ma vanno compresi
I bambini con deficit dell’attenzione e iperattività (o Adhd) possono essere un incubo per genitori e insegnanti, ma in realtà hanno solo una differente modalità di funzionamento del cervello. I pazienti con Adhd non vanno colpevolizzati e non è nemmeno colpa dei genitori o di una cattiva educazione se non riescono a mantenere l’attenzione a lungo. Per venire loro incontro risulta comunque utile ridurre le distrazioni intorno, le regole devono essere esposte in maniera chiara in anticipo e non sgridando a posteriori. Inoltre coesistono problemi a gestire le eccezioni, per cui devono essere accompagnati per imparare a riflettere prima di agire e non farsi sopraffare dall’impulsività.
Bimbi più a rischio
Uno studio olandese di recente ha identificato le categorie di piccoli pazienti che necessitano di un intervento più tempestivo: sono i bimbi che hanno anche disturbi del comportamento, quelli con Adhd grave e chi vive con un solo genitore. Se i casi più seri non passano inosservati quelli lievi potrebbero sfuggire: una vivacità a scuola che può essere normale a 3 anni diventa problematica a 6, da qui l’importanza di una diagnosi tempestiva.