Il World Diabetes Day, appena concluso, si è incentrato sull’importanza di conoscere il proprio rischio di sviluppare il diabete. Con 62 milioni di persone affette in Europa, di cui più di 4 milioni in Italia, il diabete è la quarta causa di morte. Sono infatti 80mila le morti solo nel nostro Paese, pari a 9 decessi evitabili ogni ora. Secondo i numeri, dal 2000 a oggi i casi sono raddoppiati. Inoltre si stima che ci siano almeno un milione di persone con diabete non diagnosticato.
L’evento annuale
Il World Diabetes Day (ogni 14 novembre) è la più grande campagna di awareness al mondo, lanciata nel 1991 dalla International Diabetes Federation e dall’OMS. Le iniziative in Italia sono promosse in collaborazione tra FeSDI e Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili. “I numeri dimostrano la necessità di risposte ed azioni tempestive ed efficaci sia assistenziali, ma anche capaci di produrre un cambiamento culturale”. Lo ha sottolineato il Ministro della Salute Orazio Schillaci nell’incontro al Ministero della Salute. “Grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e alle recenti misure previste nella manovra finanziaria, potremo realizzare un nuovo modello organizzativo di medicina territoriale che assicurerà ai diabetici quella multidisciplinarietà che è cruciale per una gestione ottimale della malattia e per prevenire l’insorgenza di complicanze. Ma la sfida non facile che ci attende è anche quella di promuovere la cultura della prevenzione primaria e secondaria, di accrescere la consapevolezza nei nostri concittadini dell’importanza dell’adozione di stili di vita sani e di eseguire controlli periodicamente”.
Come prevenire
Un adulto su dieci nel mondo soffre di diabete. Oltre il 90 per cento soffre di diabete di tipo 2. Quasi la metà non è ancora stata diagnosticata. In molti casi, il diabete di tipo 2 e le sue complicanze possono essere ritardati o prevenuti con abitudini sane. Conoscere il rischio è un mezzo per supportare la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo. Può spingere a monitorare i livelli di zucchero nel sangue, controllare il colesterolo e la pressione arteriosa, sottolineano gli specialisti.
Diabete aumenta rischio di ospedalizzazione
In Italia nel 2021 sono stati registrati 15.205 ricoveri legati alle complicanze del diabete, con un tasso medio di ospedalizzazione stabile rispetto al 2020 (Rapporto Esiti Agenas 2022). Tuttavia, permane una criticità nei ricoveri ‘potenzialmente evitabili’. Si spendono infatti oltre 50 milioni di euro per ricoveri legati all’ipoglicemia.
Il diabete aumenta il rischio di ospedalizzazione per diversi fattori. Un rischio che è due volte maggiore, rispetto alle persone senza diabete. Il 20-25 per cento dei pazienti viene ricoverato almeno una volta durante l’anno e, mediamente, la durata del ricovero aumenta del 20 per cento in presenza di diabete.
Aumenta il rischio di altre patologie
Il diabete aumenta anche il rischio di altre malattie non trasmissibili come neoplasie e broncopneumopatia cronica ostruttiva. Oggi rappresenta un’epidemia globale, causata dall’aumento ponderale, la sedentarietà e cattivi stili di vita. “La pandemia ha peggiorato le cose, ma c’è ancora tanto da fare sul piano culturale”, ha ribadito Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali, intervenuto nell’incontro pomeridiano al Senato. “È un tema che sento da vicino – ha proseguito – perché proprio in questi giorni la Sardegna ha superato la Finlandia in termini di incidenza nella popolazione. In Sardegna un bambino ogni 150 è affetto da diabete”. Il dato è indipendente da fattori strutturali, ha spiegato.
Nel quadro generale, invece, le grandi differenze a livello regionale creano delle difficoltà nell’esercizio del diritto alla salute, ha ribadito. “Il Sistema Sanitario italiano è un’eccellenza nel mondo per il suo principio universalistico – ha continuato – ma facciamo i conti con 21 sistemi regionali che viaggiano a velocità diverse”.
“Oggi la sfida si gioca soprattutto su due assi: ricerca e prevenzione”, ha continuato Cappellacci. “In questa direzione va una proposta di legge a mia firma per inserire nei programmi scolastici l’alfabetizzazione sanitaria”. Poi ha ricordato la recente approvazione della legge che introduce lo screening diabetico di tipo 1 e della celiachia in età pediatrica. “Una norma che ci fa distinguere sul piano mondiale – ha dichiarato – in termini di innovazione e di cambio di paradigma. Questo è il primo passo, ora bisognerà renderla operativa e metterla in attuazione. Il Ministero insieme all’Istituto di sanità sta lavorando sui decreti attuativi”. La salute è un ambito che unisce tutti, indipendentemente dal partito, ha ricordato. “Una sfida che si vince se si ha la capacità di far proprio e declinare in termini operativi il senso della comunità, il senso del gioco di squadra e il senso della collaborazione”, ha concluso.
Formazione dei medici e accesso equo
“Dobbiamo portare avanti un lavoro su più fronti”, ha detto la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato. “Assicurare ai sanitari formazione e risorse adeguate per prestare la migliore assistenza e diminuire il ‘carico di malattia’. Garantire l’accesso ai servizi, alle terapie e alle informazioni, per tenere sotto controllo i livelli glicemici e rallentare la progressione della malattia verso stadi più severi, consentire un accesso equo per tutti alle strutture di diabetologia”.
Diabete e obesità malattie croniche
“Il diabete, come anche l’obesità, sono malattie croniche con gravi ripercussioni sulla qualità della vita di chi ne è affetto. Portano spesso allo sviluppo di ulteriori complicanze e hanno un impatto importante sull’economia del Paese con costi diretti, sociali, economici e clinici e costi indiretti legati alla perdita di produttività”, ha spiegato l’On. Roberto Pella, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vicepresidente Vicario di ANCI. “Occorre un impegno sinergico nel mettere il tema al centro dell’agenda politica e garantire alle persone con diabete gli stessi diritti delle persone sane”.
Anche il Prof. Angelo Avogaro, Presidente FeSDI e SID ha ribadito l’importanza di individuare fattori come familiarità o stili di vita che possono predisporre alla malattia. “Il diabete mellito di tipo 2 è una malattia complessa, che, complici stili di vita non salutari, prosegue inesorabile la sua crescita, colpendo persone di età sempre inferiore e che, spesso vivono in condizioni di vita precarie, ma che resta prevenibile”, ha specificato il Prof. Riccardo Candido, Vicepresidente FeSDI e neo Presidente Nazionale AMD. “Conoscere il rischio di insorgenza della malattia, insieme agli strumenti di prevenzione primaria, consente di intervenire tempestivamente e ridurne l’impatto potenziale”, ha concluso.