Tempo di lettura: 2 minutiPer gli adolescenti italiani gli amici restano un punto fermo nei momenti di difficoltà: solo il 4% dei ragazzi non riceve mai il loro aiuto, circa il 70% lo riceve (spesso o sempre). Più bassa la percentuale (46%) di coloro che si rivolgono (sempre o spesso) ai genitori per essere tranquillizzati quando hanno una preoccupazione. E solo il 20% ritiene che la scuola sia attenta al disagio e alle esigenze degli adolescenti
In un momento storico che deve fare i conti con un fenomeno come il “Blue Whale”, il pericoloso video gioco rituale che può condurre ragazzi fragili verso il suicidio, i risultati preliminari di un’indagine della Sip, Società Italiana di Pediatria, presentata in occasione del Congresso Nazionale a Napoli, rilevano un disagio emotivo diffuso tra i giovanissimi accanto a una distanza dalle figure adulte di riferimento.
Oltre la metà degli intervistati dichiara di essere stato (sempre, spesso, qualche volta) così male da non riuscire a trovare sollievo. E se a questa percentuale si aggiungono coloro che hanno sperimentato “raramente” questa sensazione si arriva a circa l’80% del campione. Il 15% del campione si è inflitto lesioni intenzionalmente spesso per trovare un sollievo (o per puro piacere). Circa un ragazzo su due ha sentito il bisogno di avere un sostegno psicologico, ma l’84,2% non si è rivolto a un servizio di aiuto psicologico e solo il 4,8% ha utilizzato quello della scuola. Quelli che si sono rivolti allo specialista (7,4%) lo hanno fatto principalmente per problemi familiari (27,3%) seguiti da quelli sentimentali e comportamentali (entrambi al 21%), scolastici (16%) e con coetanei (13,3%).
“I risultati dell’indagine confermano che l’adolescenza è un’età difficile, la novità è che le difficoltà emotive e comportamentali emergono sempre più precocemente. Come Pediatri stiamo infatti osservando un’insorgenza sempre più precoce di alcuni problemi tipici dell’adolescenza – afferma il Presidente della Sip Alberto Villani -. Il Pediatra può e deve svolgere un’importante attività di prevenzione con bambini e genitori affrontando temi che si ritenevano propri dell’età adolescenziale, ma che si manifestano prima. E’ necessario elaborare strategie comunicative adatte ai bambini più piccoli e preparare i genitori ben prima dell’età adolescenziale”.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con gli uffici scolastici regionali che hanno invitato gli alunni a rispondere ad un questionario informatizzato. In circa due mesi sono state raccolte le dichiarazioni di più di 10 mila ragazzi, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, provenienti da tutte le regioni italiane. Sono stati indagati diversi ambiti: alimentazione e rapporto con il proprio corpo, percezione dell’ascolto ricevuto, disagio psico-emotivo, bullismo, sessualità, dipendenze, uso di internet, famiglia.
Gli amici restano un punto fermo nei momenti di difficoltà e disagio: solo il 4% dei ragazzi non riceve mai il loro aiuto, circa il 70% lo riceve (spesso o sempre). Più bassa la percentuale (46%) di coloro che si rivolgono (sempre o spesso) ai genitori per essere tranquillizzati quando hanno una preoccupazione. E solo il 20% ritiene che la scuola sia attenta alle esigenze degli adolescenti.
“Emerge un quadro della popolazione in età adolescenziale nel nostro Paese che segnala aspetti indubbiamente preoccupanti – spiega Giovanni Vitali Rosati, pediatra di famiglia referente per la Sip del gruppo di lavoro che ha curato l’indagine -. Gli adolescenti valorizzano la relazione tra pari mentre sentono gli adulti di riferimento nei vari loro contesti di vita (scuola, famiglia) come spesso distanti e poco responsivi e sembrano utilizzare scarsamente i servizi di aiuto in ambito sanitario e scolastico”.