Tempo di lettura: 4 minutiSi è concluso oggi l’Health Innovation Show, due giorni per fare il punto sull’innovazione sanitaria in Italia. Durante l’evento a Napoli, promosso dalla Fondazione Mesit, sono stati affrontati i temi su cui si gioca il futuro. Con confronti, dibattiti, studi e ricerche è stata tracciata la strada per realizzare nuovi modelli di integrazione tra il mondo della salute e quello del welfare.
Nella prima giornata è stato presentato l’“Innovation Starting Point. Prospettive passate e future in sanità”. Il documento è stato realizzato dalla Fondazione Mesit, in collaborazione con i ricercatori della Facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata di Roma e con l’Altems, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il report ha l’obiettivo di fornire alle istituzioni e ai privati un documento che identifichi e promuova l’innovazione sanitaria. In particolare si focalizza sulle dotazioni infrastrutturali e sui percorsi diagnostico-assistenziali.
Schillaci: innovazione produce crescita economica
Nel suo intervento, il ministro della Sanità Orazio schillaci ha sottolineato l’importanza di introdurre modelli sostenibili. “L’esperienza degli ultimi anni ci ha fatto sperimentare la valenza strategica dell’innovazione scientifica – ha ribadito – in chiave di sicurezza nazionale e come risposta ai bisogni di salute della popolazione. Occorre, dunque, costruire strategie intersettoriali e intergovernative a lungo termine per affrontare, innanzitutto, le disuguaglianze sanitarie, e per valorizzare le risorse messe a disposizione per rendere il Servizio sanitario nazionale maggiormente resiliente, così da realizzare nuovi modelli di integrazione tra il mondo della salute e quello del welfare”.
“Spesso si tende a considerare l’innovazione come un costo, trascurando i benefici che invece ne derivano sia a livello di salute pubblica che di crescita economica”, ha spiegato Schillaci. “In assenza di innovazioni, il sistema sanitario e quello economico andrebbero incontro a maggiori costi diretti e indiretti. Ma è soprattutto importante comprendere se il sistema salute è in grado di inglobare l’innovazione nell’attuale scenario organizzativo e quali cambiamenti proprio nell’organizzazione mettere in atto per creare strutture ed equipe adatte ai nuovi bisogni di salute. Questa – ha proseguito – è la principale sfida che bisogna affrontare. Programmare il futuro della sanità coniugando l’innovazione”.
“Risulta, quindi, necessario introdurre metodi e modelli che sappiano garantire scelte di Innovazione sostenibile intesa come produzione del massimo Valore di salute per i cittadini con costi ‘accettabili’ per la società e ‘sostenibili’ per i sistemi pubblici”, ha concluso Schillaci.
Anche il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha ricordato il valore dell’innovazione per l’economia del Paese, la sicurezza e la salute dei cittadini. “I Paesi che hanno capito che i farmaci sono un valore sono quelli che oggi hanno una crescita più alta del Pil, come l’India e la Cina. Quello che sta facendo il Governo va nella direzione giusta: difendere l’industria farmaceutica più forte in Europa per far sì che sia ancora più competitiva, in un ambiente che trova nell’Unione europea non un alleato ma un nemico, che cerca di legiferare per rendere l’attrazione degli investimenti più complicata e molto meno veloce l’accesso ai farmaci innovativi ai cittadini europei. Non ce lo possiamo permettere. E in Italia bene ha fatto il ministro Schillaci che sta rimodulando le risorse farmaceutiche sulla “spesa” diretta per ridurre il payback. Così come è ottima la posizione del Governo contro la legislazione farmaceutica europea”, ha concluso Cattani.
Il report
Nel report presentato in apertura dei lavori, sono stati individuati degli ambiti di analisi per 5 aree terapeutiche: Oncologia, Vaccinazioni, Cardiovascolare, Malattie Rare e Malattie Metaboliche. Per ogni ambito di analisi è stata realizzata una timeline delle innovazioni che hanno maggiormente impattato nell’ambito diagnostico terapeutico, con la valutazione di alcuni indicatori epidemiologici.
Dai risultati emerge che l’innovazione determina la crescita e ha ricadute positive per il Paese, le imprese e le industrie. Il rapido aumento dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nel settore medico, dalle interpretazioni d’immagini mediche, alla diagnostica, fino alla progettazione di nuovi farmaci e ai vaccini, può segnare l’inizio di una nuova era nel campo delle tecnologie in campo sanitario.
“Programmare il futuro della Sanità coniugando l’innovazione è la principale sfida che bisogna affrontare”. Lo ha affermato Francesco Saverio Mennini, Research Director EEHTA-CEIS, Facoltà di Economia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata. “L’esperienza degli ultimi anni – ha proseguito – ci ha dimostrato come la Salute sia un fattore determinante per la crescita e lo sviluppo di un Paese e la valenza strategica dell’innovazione scientifica è la chiave per garantire la sicurezza nazionale e rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Risulta quindi importante introdurre metodi e modelli che sappiano catturare le diverse implicazioni dell’Innovazione e restituire ai decisori una misura del “Valore dell’innovazione” per garantire scelte di Innovazione sostenibile. Dove in un sistema universalistico come quello Nazionale, con Innovazione sostenibile si intende la produzione del massimo Valore di salute per i singoli con costi ‘accettabili’ per la società e ‘sostenibili’ per i sistemi pubblici”.
“L’innovazione sanitaria è da sempre un fattore determinante per garantire sicurezza, benessere e inclusività sociale alla popolazione, oltre che per valorizzazione le risorse del nostro paese in chiave di sostenibilità. Fondazione Mesit ha promosso Health Innovation Show per riunire in diverse città italiane, a partire da questa prima edizione a Napoli, i principali stakeholder, gli opinion leader, le associazioni dei pazienti, gli enti regolatori e il Ministero della Salute, per discutere delle tematiche più innovative dell’universo Salute e per creare sinergie che rendano le tecnologie innovative più accessibili per tutti” ha commentato il presidente della Fondazione Mesit, Marco Trabucco Aurilio. “L’innovazione è un faro acceso sul futuro. Ed è per questo che, dopo l’inaugurazione di oggi, il nostro museo in metaverso dell’innovazione sanitaria, Health Innovation Space, rimarrà aperto gratuitamente per tutti i cittadini, soprattutto per i più giovani, che sono naturalmente più ricettivi nei confronti dell’innovazione tecnologica, e che speriamo possano aiutarci a contribuire per la costruzione di una società più sana, partecipe, e responsabile”, ha concluso.
Fondazione onda: Bollino Rosa a 367 realtà attente all’universo femminile
News PresaFondazione Onda ha assegnato il Bollino Rosa per il biennio 2024-2025 agli ospedali che offrono prevenzione, diagnosi e cura per le principali patologie dell’universo femminile. Includono anche patologie che riguardano trasversalmente uomini e donne in ottica di genere. Rispetto al biennio precedente gli ospedali premiati sono aumentati, passando da 354 a 367. Oltre a una crescita numerica, si registra un miglioramento qualitativo dei servizi erogati. Gli ospedali che hanno ottenuto il massimo riconoscimento, tre Bollini, sono infatti passati da 107 dello scorso Bando a 126 di questa edizione. 188 strutture hanno conseguito due Bollini e 53 un Bollino. La premiazione è avvenuta in una cerimonia al Ministero della Salute.
“L’11a edizione dei Bollini Rosa, che ha il patrocinio di 31 enti e società scientifiche – afferma Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda – rinnova il nostro impegno nella promozione di un approccio gender-oriented all’interno delle strutture ospedaliere. Riconosce l’importanza di servizi e percorsi a misura di donna, in tutte le aree specialistiche, che si distinguano per la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate. Gli Ospedali premiati con il Bollino Rosa vengono valutati alla luce dei percorsi inerenti sia alle specialità con maggior impatto epidemiologico nell’ambito della salute femminile, sia a quelle che trattano patologie che normalmente colpiscono entrambi i generi, ma con un approccio personalizzato. Vengono inoltre tenute in considerazione l’accoglienza e l’accompagnamento alle donne e i servizi offerti per la gestione di vittime di violenza. I 367 ospedali premiati costituiscono una rete di scambio di esperienze e di prassi virtuose, un canale di divulgazione scientifica per promuovere l’aggiornamento dei medici e degli operatori sanitari. Allo stesso tempo gli ospedali con il Bollino Rosa rappresentano per la popolazione, l’opportunità di poter scegliere il luogo di cura più idoneo alle proprie necessità, nonché di fruire di servizi gratuiti in occasione di giornate dedicate a specifiche patologie, con l’obbiettivo di sensibilizzare e avvicinare a diagnosi e cure appropriate”. Durante la cerimonia di premiazione è stato inoltre assegnato un riconoscimento speciale a 34 Referenti Bollino Rosa che si sono distinti negli anni per l’impegno e l’entusiasmo a sostegno delle iniziative di Fondazione Onda. Sul sito è possibile consultare le schede degli ospedali premiati, suddivisi per regione, con l’elenco dei servizi valutati.
“Una prestazione sanitaria di livello elevato, un’alta competenza specialistica coniugata all’attenzione al paziente e al suo benessere complessivo declinata in ottica di genere, con un particolare riguardo alla gestione dei casi di violenza verso le donne e gli operatori sanitari. È questa la filosofia con cui l’Advisory Board ha assegnato anche questo anno i Bollini Rosa promossi da Fondazione Onda”, spiega Walter Ricciardi, Professore ordinario di Igiene e Sanità Pubblica, Università Cattolica del Sacro Cuore e Presidente Commissione Bollino Rosa. “Sono un segno concreto dell’attenzione che medicina, sanità e assistenza rivolgono alle donne cercando di praticare una medicina moderna, consapevole della complessità che la specificità di genere richiede. Mi auguro che siano sempre più gli ospedali candidati a bollini come questo”.
“Le farmacie lavorano attivamente per diffondere la cultura della medicina di genere, promuovendo screening di prevenzione mirati, ad esempio delle malattie cardiovascolari, i cui sintomi si manifestano in maniera molto diversa nelle donne rispetto agli uomini. In farmacia lavoriamo ogni giorno per informare in maniera chiara e corretta le donne affinché possano prendersi cura della propria salute”, dichiara Marco Cossolo, Presidente Federfarma nazionale.
Editoria: Speciale Salute e Prevenzione di Dicembre
Ricerca innovazione, SpecialiIn collaborazione con Il Mattino, il nuovo focus che il network editoriale PreSa dedica ai temi della Salute e della Prevenzione. Uno sguardo approfondito al futuro ed una finestra aperta su patologie che troppo spesso hanno un forte impatto sulla qualità di vita.
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Italia stop alla carne sintetica
AlimentazioneL’Italia ha scelto di vietare la produzione e la vendita di carne sintetica (anche detta carne coltivata). La decisione è diventata ufficiale con la firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha promulgato la legge che contiene le disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati, nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali.
Favorevoli e contrari
La promulgazione della legge sembra aver riacceso un dibattito che sembrava sopito, ma che in realtà è sempre rimasto più che vivo. I consumatori, gli agricoltori e gli ambientalisti guardano con dubbio a questa nuova frontiera alimentare, prodotta in laboratorio attraverso tecniche di ingegneria cellulare. Le domande che solleva molte, di carattere etico, ambientali ed economico. Uno dei principali dubbi riguarda la sicurezza alimentare e la salute umana. Mentre i sostenitori della carne sintetica enfatizzano la possibilità di ridurre il rischio di malattie trasmesse dagli animali e l’impatto ambientale negativo dell’allevamento intensivo, ci sono preoccupazioni riguardo alla possibile presenza di sostanze chimiche e alla mancanza di studi a lungo termine sulla salute umana.
I dubbi
Inoltre, la transizione verso la carne sintetica potrebbe minacciare l’industria tradizionale della carne, con conseguenze economiche e sociali. Gli allevatori italiani, già colpiti da sfide come il cambiamento climatico e le crisi sanitarie degli animali, temono la perdita di posti di lavoro e la scomparsa delle loro tradizioni centenarie. Dal punto di vista ambientale, la carne sintetica può sembrare una soluzione più sostenibile, riducendo le emissioni di gas serra e l’utilizzo di terreni agricoli. Tuttavia, alcuni esperti avvertono che il processo di produzione della carne sintetica richiede ancora notevoli quantità di energia e risorse, sollevando dubbi sulla sua reale eco-sostenibilità. Infine, la questione etica è un altro nodo cruciale. Molti consumatori sono divisi tra la consapevolezza degli impatti ambientali dell’allevamento animale e ‘’insicurezza di accettare un prodotto che, nonostante sia “carne” nel nome, è il risultato di processi tecnologici avanzati.
L’Europa
Chiaramente, la decisione dell’Italia ha subito suscitato una reazione dell’Europa. La portavoce della Commissione per il Mercato interno, Johanna Bernsel, ha confermato la ricezione dalla notifica relativa alla legge italiana che vieta la vendita della carne coltivata in laboratorio. La nuova notifica – ha spiegato Bernsel – verrà analizzata nel merito, nella sostanza, a prescindere dalla procedura legislativa. La compatibilità con il diritto Ue non è influenzata dalla procedura. Per quanto riguarda la tempistica, l’obbligo è di notificare i progetti di legge. A quanto ne sappiamo, la legge non è ancora vigente in Italia. L’obiettivo è che i progetti vengano notificati, in modo che le leggi in contrasto con il diritto Ue non entrino in vigore negli Stati membri.
Epatite C, si stima sommerso di 250-300mila casi
Prevenzione, Stili di vitaCon i nuovi farmaci antivirali, oggi l’epatite C si può eradicare, senza effetti collaterali e in poche settimane. In questi anni in Italia sono state trattate oltre 250mila persone, ma si stima che resti un sommerso di altri 250-300mila casi circa. Secondo gli studi, sarebbe da ricercare soprattutto tra popolazioni chiave come detenuti e tossicodipendenti. A queste e alle coorti di età dei nati tra il ’69 e l’89 sono stati riservati i fondi per gli screening stanziati nel 2020, il cui utilizzo, ritardato dalla pandemia, sta entrando nel vivo proprio in questa fase. Tuttavia, i medici di famiglia auspicano una proroga e un allargamento alle classi d’età più anziane.
La campagna Simg
“In questi mesi sono partiti molti dei programmi di screening varati dalle Regioni, ma devono essere ulteriormente implementati per sensibilizzare le persone sul fatto che l’infezione può rimanere a lungo latente”. Lo ha sottolineato Alessandro Rossi, Presidente eletto SIMG. Per questo lanciamo una grande campagna di salute pubblica volta a far emergere il sommerso. Oltre che alla popolazione, ci rivolgiamo alla Medicina Generale, che ha il compito di informare il paziente del diritto a un test gratuito e deve comunicare i rischi di cirrosi e di epatocarcinoma che si corrono con questa infezione. La SIMG darà azioni di supporto ai Medici di Medicina Generale. Stiamo proseguendo e incrementando i progetti di formazione, con quattro webinar organizzati insieme alla Società italiana di Malattie Infettive che si svolgeranno nel 2024. Produrremo anche un white book, una breve pubblicazione con Linee Guida aggiornate per presa in carico e trattamento dei pazienti con HCV. Infine, stiamo progettando dei sistemi informatici per agevolare gli screening e il linkage-to-care”.
Nel 2023, grazie ai programmi di screening, sono stati fatti i test su circa 1 milione di persone, rilevando circa 10mila infezioni attive da Epatite C. Inoltre, secondo recenti studi in Italia negli ultimi dieci anni è stato persistente il rischio di trasmissione dell’infezione da Epatite C in pazienti sottoposti a procedure invasive o microinvasive negli ospedali.
Epatite C, i dati dello screening
“Dai risultati dello screening gratuito dell’Epatite C del primo semestre dell’anno 2023 risulta che sono stati testati circa 860.470 persone della popolazione generale, rilevando oltre 1300 infezioni attive da HCV”. Lo ha spiegato la Prof.ssa Loreta Kondili, Centro Nazionale per la Salute Globale, Istituto Superiore di Sanità, durante la presentazione della nuova campagna. “Gli screening sulle popolazioni chiave (utilizzatori di sostanze , detenuti) – ha continuato – hanno rilevato circa 8mila e 700 positività su oltre 100mila test. In totale, dunque, sono stati accertati quasi 10mila casi di HCV su un totale di circa un milione di individui testati, per una prevalenza dell’1%”.
“Urge dunque – ha ribadito – implementare lo screening in tutte le fasce d’età. È molto importante che questo processo avvenga rapidamente, poiché uno screening immediato evita nuovi contagi. In 10 anni si rischiano oltre 12mila morti HCV correlati, circa 6mila casi di cancro del fegato, altrettanti di insufficienze epatiche e serie manifestazioni extraepatiche provocate o peggiorate dall’infezione da epatite C. Serve grande attenzione anche per le popolazioni vulnerabili e marginalizzate, in particolare per la chi utilizza sostanze. Nella relazione parlamentare del 2023, riferita al 2022, solo il 20% circa di questa popolazione è stato testato, nonostante lo screening gratuito e fortemente raccomandato. L’Italia rischia dunque conseguenze cliniche ed economiche rispetto ai rischi dell’Epatite C non diagnosticata e trattata, rischi che oggi sono diminuiti grazie alla cura di oltre 255mila persone diagnosticate, il numero più alto di trattamenti in Europa”.
Anziani più a rischio
“Come rilevato dalle analisi dell’Istituto Health Search di SIMG, molti dei pazienti con Epatite C sono anziani e con varie comorbidità – ha evidenziato Ignazio Grattagliano, Vicepresidente SIMG. Dopo aver eradicato il virus, vi possono essere diversi casi, in cui il medico di famiglia è fondamentale. Chi aveva una malattia lieve resta in carico alla medicina generale per un monitoraggio. Chi aveva una malattia avanzata deve essere sottoposto a un controllo condiviso tra il medico di famiglia e lo specialista. Chi eradica l’epatite ma mantiene altre malattie di fegato come steatosi epatica metabolica continua ad essere portatore di un danno epatico costante, a cui si possono affiancare altre comorbidità come diabete, ipertensione. Questi pazienti necessitano pertanto di un’attenzione particolare per la fragilità intrinseca”.
Giornata Mondiale contro l’Aids, dove fare il test hiv
News Presa, Nuove tendenze, PrevenzioneLe infezioni da Hiv sono in aumento. Dopo oltre un decennio di trend in costante discesa, l’incidenza del virus è salita nei due anni post-Covid, sebbene in Italia sia inferiore rispetto alla media tra gli Stati dell’Unione Europea (3,2 vs 5,1 nuovi casi per 100.000). Il quadro emerge dall’aggiornamento della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids al 31 dicembre 2022, curato dall’Iss e pubblicato in vista della Giornata Mondiale dell’1 dicembre.
Aids e hiv, i dati
La quota di nuove diagnosi in persone con più di 50 anni è in continuo aumento, dal 20% del 2015 al 31% del 2022. Più della metà (58%) delle persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nel 2022 erano in fase avanzata di malattia. Significa che avevano già una situazione immunitaria seriamente compromessa o addirittura già in Aids. L’infezione, quindi, è rimasta misconosciuta per anni. Inevitabili i riflessi – sottolinea il rapporto – sull’efficacia della terapia antiretrovirale che risulta inferiore in caso di diagnosi tardiva, e sulla probabilità di trasmettere involontariamente l’Hiv non usando le protezioni adeguate.
Negli over 50 la quota di diagnosi tardive arriva all’80%. Diminuisce la tendenza a fare il test Hiv in seguito a un contatto sessuale non protetto. Aumentano, invece, i test eseguiti perché già presenti sintomi legati all’Hiv in persone che si sono pertanto infettate vari anni prima.
Le diagnosi di Hiv in Italia lo scorso anno sono state 1.888, pari al 2% in più rispetto al 2021 e al 34% in più rispetto al 2020. Il trend risente però dell’esperienza della pandemia e del crollo delle diagnosi registrato nel 2020 (-44% su base annua). Nel complesso, il dato del 2022 risulta del 25% più basso rispetto al 2019 e, rispetto a 10 anni fa, i casi sono più che dimezzati.
Tra le Regioni, nel 2022 i tassi più alti di nuove diagnosi di Hiv sono state registrate in Lazio (4,8 per 100 mila abitanti), Toscana (4,0), Abruzzo (3,9), Campania (3,9). Quasi il 79% delle nuove diagnosi di Hiv ha riguardato i maschi, mentre la principale modalità di contagio sono i rapporti sessuali (43% eterosessuali, 41% MSM). I contagi attribuibili a persone che usano sostanze stupefacenti sono il 4,3%.
L’iniziativa della Croce Rossa Italiana
In occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids, la Croce Rossa Italiana darà la possibilità di fare screening in 183 Comitati della CRI in tutta Italia. Inoltre, a partire dal 1° dicembre, 77 Comitati della CRI apriranno le loro sedi per accogliere i cittadini che vorranno gratuitamente sottoporsi al test dell’HIV, grazie all’istituzione dei presìdi LoveRED Point. Questa iniziativa rientra nella più ampia campagna LoveRED che ha l’obiettivo di promuovere un’educazione sessuale consapevole e l’importanza della prevenzione. La campagna prevede anche attività di informazione e sensibilizzazione in materia di educazione sessuale, benessere emotivo e sessuale, e sensibilizzazione da svolgersi presso le scuole, le università, nelle piazze e nei luoghi di aggregazione giovanile con attività peer to peer e distribuzione di preservativi. “Una educazione sessuale inclusiva e consapevole, che pone l’accento su prevenzione e benessere della persona, consente a ciascuno di vivere la propria sessualità in modo sano e libero. Con questo approccio, la campagna LoveRED della Croce Rossa Italiana si impegna a contrastare la diffusione dell’HIV e delle altre infezioni sessualmente trasmesse”. Così Edoardo Italia, Vice Presidente Nazionale e Rappresentante dei Giovani della CRI
Malattie infiammatorie intestinali, IG-IBD fa il punto
Associazioni pazienti, News Presa, Ricerca innovazioneL’evoluzione degli ultimi anni nella diagnosi e la terapia delle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) ha portato cure più efficaci e sicure. Secondo gli specialisti nei prossimi anni la gestione di queste patologie verrà rivoluzionata. Il tema è al centro del XIV Congresso Nazionale dell’Italian Group For The Study Of Inflammatory Bowel Disease (IG-IBD), in corso a Riccione. Il dibattito parte dai risultati degli studi più recenti per la cura e la gestione delle patologie. “A bridge to the future è il titolo del Congresso, in riferimento al ponte che IG-IBD ha voluto creare con le diverse società scientifiche e le associazioni dei pazienti per migliorare la presa in carico globale. La transizione dal paziente pediatrico e la gestione del paziente con comorbidità immunologiche ne sono due esempi”, spiega il Segretario Generale di IGIBD, professor Flavio Caprioli.
Malattie infiammatorie croniche intestinali e patologia reumatologica
Il documento di Consensus Delphi, presentato al congresso, è realizzato da IG-IBD insieme alla Società italiana di Reumatologia (SIR). Si concentra sulla cura delle persone affette da malattie infiammatorie croniche intestinali associate ad una patologia reumatologica. Il documento raccoglie raccomandazioni pratiche relative all’invio precoce del paziente al collega specialista, e alla gestione condivisa delle terapie, alcune delle quali in grado di trattare entrambe le problematiche. “Le malattie infiammatorie croniche intestinali – sottolinea Caprioli – si associano talora a patologie articolari, e questa condizione aumenta la difficoltà di trattamento dei pazienti. Sempre più si rende necessaria quindi una collaborazione a livello multidisciplinare.
Dieta di esclusione nelle malattie intestinali
La modulazione della dieta per i pazienti è uno dei temi discussi. Fra i relatori, anche la professoressa Maria Teresa Abreu, esperta internazionale, Direttrice del Centro per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (IBD) dell’Università di Miami e Presidente eletta dell’American Gastroenterological Association (AGA). La dieta nelle malattie infiammatorie croniche intestinali è stata negli ultimi anni rivoluzionata. Si è passati da una dieta restrittiva, con l’obiettivo di ridurre i sintomi o il rischio di ostruzione del transito, ad un nuovo concetto di alimentazione, in grado di modulare la flora batterica intestinale in senso antinfiammatorio, per arrivare alla sperimentazione di alcune diete di esclusione per la malattia di Crohn nel paziente adulto. “Nella gestione della dieta – commenta il Segretario Generale IG-IBD – si è passati dal concetto della malnutrizione a quello del controllo dell’infiammazione. È una novità importante, mutuata in parte dall’esperienza pediatrica, che inizia a mostrare dei vantaggi anche in età adulta”.
Malattia di Crohn
I farmaci immunomodulanti oggi sono sempre più diffusi nella gestione del paziente con rettocolite ulcerosa o malattia di Crohn, uno dei temi è il rapporto fra beneficio e rischio. “Parleremo della possibilità, delle terapie immunomodulatorie prescritte per le IBD, di determinare una infiammazione paradossa in altri apparati”, spiega Caprioli. “La gestione degli effetti paradossi è talora di difficile gestione: è possibile l’uso di terapie di combinazione, ma in alcuni casi, può essere necessario sospendere il trattamento”.
Digitalizzazione migliora i percorsi
“La voce dei pazienti è fondamentale per definire le migliori strategie di gestione delle IBD – dichiara Valentina Ferracuti, Presidente di AMICI Italia – e il nostro impegno è quello di garantire che le esigenze e le prospettive siano sempre al centro di ogni decisione e iniziativa. Insieme, possiamo costruire un futuro migliore per tutti coloro che vivono con queste patologie. In questo contesto, la digitalizzazione riveste un ruolo fondamentale per migliorare l’accesso alle informazioni, la condivisione di esperienze e la promozione della ricerca. È essenziale che le istituzioni siano al nostro fianco in questo percorso che rappresenta un passo importante per garantire una migliore qualità di vita ai pazienti affetti da IBD e per promuovere politiche che rispondano alle loro esigenze, garantendo la sostenibilità del nostro Servizio sanitario nazionale”.
Fumo, 500mila italiani accendono oltre 20 sigarette al giorno
Adolescenti, PrevenzioneNonostante il tabacco sia una sostanza legale, fa parte delle sostanze che danno dipendenza per via del contenuto di nicotina che si lega ai recettori cerebrali. Per questo è importante parlare di tabagismo. Gli aspetti connessi al fumo saranno affrontati ad Addictus 2023, il 5° Forum Nazionale sulle Dipendenze Patologiche che si svolgerà dal 1 al 3 dicembre 2023 al Centro Congressi di Riva del Garda (TN).
Fumo, l’iniziativa
“Le dipendenze sono un tema sanitario con implicazioni organizzative e politiche”, spiega Fabio Lugoboni, Presidente del Forum Nazionale sulle Dipendenze Patologiche in programma dal 1 al 3 dicembre 2023. “Per questo quest’anno durante la prima giornata parleremo degli aspetti meno dibattuti del disturbo da uso di sostanze. Si tratta di tossicologia neonatale, disturbi del neuro-sviluppo (ADHD, Tourette, i comportamenti per lo spettro autistico ecc.) fino alla tarda adolescenza, con un focus sul trattamento (farmacologico, psicoterapico, riabilitativo e legale) degli aspetti più disarmonici e turbolenti sempre, purtroppo, più frequenti, anche dovuto al poliuso e poliabuso. Sabato 2 dicembre sarà interamente dedicato all’intervento riabilitativo e preventivo. Mentre Domenica 3 dicembre verrà affrontato il problema del fumo nella sessione realizzata insieme al MOHRE Osservatorio sulla Riduzione del Rischio in Medicina, mettendo a confronto le ragioni dello smettere con quelle della riduzione del rischio (e-cig, dispositivi a tabacco riscaldato). L’accesso a questo evento sarà aperto anche al pubblico”.
I rischi
L’obiettivo è ridurre l’iniziazione dei giovani al fumo, anche di prodotti alternativi e senza combustione, e aiutare i forti fumatori adulti a smettere. Infatti, l’esposizione continuativa genera il più pesante carico di malattia. “I dati ci dicono che i fumatori nel 2022 sono 14 milioni, dei quali il 43% fuma meno di 10 sigarette al giorno, il 24% ne accende più di 10 al giorno e il 4% oltre 20 al dì. Si tratta quindi di 500mila forti fumatori spesso over 60 con le maggiori difficoltà e resistenza alla cessazione” interviene Fabio Beatrice Direttore del Board Scientifico del MOHRE. “Mentre quasi la metà degli under 40 non fuma tutti i giorni e fa tentativi di smettere da solo (raramente coronati da successo). Dobbiamo pensare al tabagismo come una dipendenza cronica e recidivante e la questione fondamentale riguarda i forti fumatori ( 20 e più sigarette al giorno ) i quali costituiscono il bacino che produce malattie e decessi ( oltre 90 mila all’anno ). Ecco perché per questi soggetti sosteniamo una strategia di riduzione del rischio con strumenti alternativi e senza combustione”.
Oltre 90mila decessi evitabili all’anno
“L’importanza di parlare di tabagismo deriva dall’impatto sulla salute: sono infatti oltre 90mila ogni anno i decessi evitabili attribuibili al fumo di sigaretta, un prezzo ancora troppo alto. La dipendenza da nicotina è diversa dalle altre: mentre l’uso di cannabis, cocaina, oppioidi ecc. si concentrano nell’età giovanile e sono rare in quella adulta, la nicotina ‘aggancia’ i fumatori per sempre. Anzi, con quantità crescenti di sigarette fumate a causa del fenomeno della tolleranza: per ottenere la stessa soddisfazione e lo stesso effetto bisogna fumare di più” sottolinea Johann Rossi Mason, sociologa e Direttore dell’Osservatorio MOHRE.
I numeri del fumo:
Tremore essenziale, cronico e diffuso ma poco considerato
News PresaIn Italia oltre 370 mila persone soffrono di tremore essenziale. Si tratta di una condizione neurologica cronica e invalidante. La patologia (distinta dal Parkinson) provoca un tremore ritmico delle mani, della testa, della voce, delle gambe o del tronco. Sebbene sia molto diffusa (negli Stati Uniti colpisce quasi 10 milioni di persone) è ancora poco conosciuta e poco tutelata.
Il tema è stato discusso in un incontro al Senato, organizzato dall’associazione Tremori ETS, su iniziativa del Senatore Francesco Zaffini, presidente della 10° Commissione del Senato – Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale. L’evento, dal titolo “Il diritto di non tremare” ha fatto il punto in tema di tutela dei diritti dei pazienti affetti da Tremore Essenziale (TE). Inoltre è stato presentato il Manifesto Sociale sul Diritto di non tremare, redatto dall’Associazione Tremori ETS e sottoscritto dalle organizzazioni di pazienti affetti da TE e da Parkinson. Il documento è un impegno collettivo per la difesa dei diritti di chi vive con questa condizione neurologica.
Il Senatore Francesco Zaffini ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare sulla patologia. “L’opinione pubblica e le istituzioni devono essere informate ed educate sulla gravità e gli aspetti che caratterizzano il Tremore Essenziale. – ha affermato – Si tratta di una patologia largamente diffusa ed estremamente invalidante, della quale però si parla poco e che lascia sconosciute cause e conseguenze. Attivare campagne di sensibilizzazione e di informazione è essenziale, così come lo è il supporto alle realtà che si impegnano per la tutela dei diritti dei pazienti affetti da questo grave tipo di patologia neurologica. In quanto presidente della commissione che si occupa di sanità – ha concluso il Senatore di FdI – ho fortemente voluto l’evento di oggi e rinnovo il sostegno alle iniziative legate a questo tema.”
Achille Iachino, Direttore Generale della Direzione Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico al Ministero della Salute ha dichiarato:
“Il Ministero della Salute sta facendo un grande lavoro per facilitare l’accesso all’innovazione tecnologica e ai percorsi di presa in carico delle persone, soprattutto sofferenti di disturbi pesanti come il tremore essenziale. Un lavoro che si sta facendo con un attento ascolto dei cittadini e delle loro associazioni.”
Il Tremore Essenziale può colpire persone di ogni età, sesso ed etnia, risultando spesso una condizione familiare. L’Associazione Tremori ETS si è costituita per sostenere e tutelare le persone affette da questa patologia in tutte le sue manifestazioni. Collaborando con altre associazioni, si impegna a promuovere iniziative per la diagnosi precoce, l’assistenza qualificata e l’accesso equo alle cure.
“Servono più servizi, più trattamenti, più presa in carico delle persone, senza discriminazione da regione a regione ed adeguata copertura economica, clinica e assistenziale. Cittadini informati e quindi sempre più attivi ma assieme istituzioni più attente e responsabili.” Lo ha dichiarato Teresa Petrangolini, Direttore del Patient Advocacy Lab di ALTEMS – Università Cattolica del Sacro Cuore.
“Il Tremore Essenziale non è solo un disturbo neurologico poco conosciuto e drammaticamente diffuso, è una battaglia silenziosa, combattuta da 370.000 uomini e donne che, privati della tranquillità, sono costretti a lottare ogni giorno. Oggi, ci uniamo per porre fine al ‘tremore invisibile’, chiedendo il diritto di non tremare. È il momento di alzare la voce, di porre fine al silenzio e iniziare una rivoluzione terapeutica. La conoscenza è la leva, l’informazione è lo strumento e la civiltà è la strada da percorrere. Iniziamo abbattendo l’ignoranza, perché il diritto di non tremare è il diritto ad un momento di pace. La fase del silenzio è finita: ora è il momento di parlare,” ha concluso il Presidente dell’Associazione, Luca Savarese.
Health Innovation Show, il punto sull’innovazione nella sanità italiana
Benessere, Economia sanitaria, Eventi d'interesse, Eventi PreSa-Mesit, Farmaceutica, Medicina Sociale, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneSi è concluso oggi l’Health Innovation Show, due giorni per fare il punto sull’innovazione sanitaria in Italia. Durante l’evento a Napoli, promosso dalla Fondazione Mesit, sono stati affrontati i temi su cui si gioca il futuro. Con confronti, dibattiti, studi e ricerche è stata tracciata la strada per realizzare nuovi modelli di integrazione tra il mondo della salute e quello del welfare.
Nella prima giornata è stato presentato l’“Innovation Starting Point. Prospettive passate e future in sanità”. Il documento è stato realizzato dalla Fondazione Mesit, in collaborazione con i ricercatori della Facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata di Roma e con l’Altems, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il report ha l’obiettivo di fornire alle istituzioni e ai privati un documento che identifichi e promuova l’innovazione sanitaria. In particolare si focalizza sulle dotazioni infrastrutturali e sui percorsi diagnostico-assistenziali.
Schillaci: innovazione produce crescita economica
Nel suo intervento, il ministro della Sanità Orazio schillaci ha sottolineato l’importanza di introdurre modelli sostenibili. “L’esperienza degli ultimi anni ci ha fatto sperimentare la valenza strategica dell’innovazione scientifica – ha ribadito – in chiave di sicurezza nazionale e come risposta ai bisogni di salute della popolazione. Occorre, dunque, costruire strategie intersettoriali e intergovernative a lungo termine per affrontare, innanzitutto, le disuguaglianze sanitarie, e per valorizzare le risorse messe a disposizione per rendere il Servizio sanitario nazionale maggiormente resiliente, così da realizzare nuovi modelli di integrazione tra il mondo della salute e quello del welfare”.
“Spesso si tende a considerare l’innovazione come un costo, trascurando i benefici che invece ne derivano sia a livello di salute pubblica che di crescita economica”, ha spiegato Schillaci. “In assenza di innovazioni, il sistema sanitario e quello economico andrebbero incontro a maggiori costi diretti e indiretti. Ma è soprattutto importante comprendere se il sistema salute è in grado di inglobare l’innovazione nell’attuale scenario organizzativo e quali cambiamenti proprio nell’organizzazione mettere in atto per creare strutture ed equipe adatte ai nuovi bisogni di salute. Questa – ha proseguito – è la principale sfida che bisogna affrontare. Programmare il futuro della sanità coniugando l’innovazione”.
“Risulta, quindi, necessario introdurre metodi e modelli che sappiano garantire scelte di Innovazione sostenibile intesa come produzione del massimo Valore di salute per i cittadini con costi ‘accettabili’ per la società e ‘sostenibili’ per i sistemi pubblici”, ha concluso Schillaci.
Anche il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha ricordato il valore dell’innovazione per l’economia del Paese, la sicurezza e la salute dei cittadini. “I Paesi che hanno capito che i farmaci sono un valore sono quelli che oggi hanno una crescita più alta del Pil, come l’India e la Cina. Quello che sta facendo il Governo va nella direzione giusta: difendere l’industria farmaceutica più forte in Europa per far sì che sia ancora più competitiva, in un ambiente che trova nell’Unione europea non un alleato ma un nemico, che cerca di legiferare per rendere l’attrazione degli investimenti più complicata e molto meno veloce l’accesso ai farmaci innovativi ai cittadini europei. Non ce lo possiamo permettere. E in Italia bene ha fatto il ministro Schillaci che sta rimodulando le risorse farmaceutiche sulla “spesa” diretta per ridurre il payback. Così come è ottima la posizione del Governo contro la legislazione farmaceutica europea”, ha concluso Cattani.
Il report
Nel report presentato in apertura dei lavori, sono stati individuati degli ambiti di analisi per 5 aree terapeutiche: Oncologia, Vaccinazioni, Cardiovascolare, Malattie Rare e Malattie Metaboliche. Per ogni ambito di analisi è stata realizzata una timeline delle innovazioni che hanno maggiormente impattato nell’ambito diagnostico terapeutico, con la valutazione di alcuni indicatori epidemiologici.
Dai risultati emerge che l’innovazione determina la crescita e ha ricadute positive per il Paese, le imprese e le industrie. Il rapido aumento dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nel settore medico, dalle interpretazioni d’immagini mediche, alla diagnostica, fino alla progettazione di nuovi farmaci e ai vaccini, può segnare l’inizio di una nuova era nel campo delle tecnologie in campo sanitario.
“Programmare il futuro della Sanità coniugando l’innovazione è la principale sfida che bisogna affrontare”. Lo ha affermato Francesco Saverio Mennini, Research Director EEHTA-CEIS, Facoltà di Economia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata. “L’esperienza degli ultimi anni – ha proseguito – ci ha dimostrato come la Salute sia un fattore determinante per la crescita e lo sviluppo di un Paese e la valenza strategica dell’innovazione scientifica è la chiave per garantire la sicurezza nazionale e rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Risulta quindi importante introdurre metodi e modelli che sappiano catturare le diverse implicazioni dell’Innovazione e restituire ai decisori una misura del “Valore dell’innovazione” per garantire scelte di Innovazione sostenibile. Dove in un sistema universalistico come quello Nazionale, con Innovazione sostenibile si intende la produzione del massimo Valore di salute per i singoli con costi ‘accettabili’ per la società e ‘sostenibili’ per i sistemi pubblici”.
“L’innovazione sanitaria è da sempre un fattore determinante per garantire sicurezza, benessere e inclusività sociale alla popolazione, oltre che per valorizzazione le risorse del nostro paese in chiave di sostenibilità. Fondazione Mesit ha promosso Health Innovation Show per riunire in diverse città italiane, a partire da questa prima edizione a Napoli, i principali stakeholder, gli opinion leader, le associazioni dei pazienti, gli enti regolatori e il Ministero della Salute, per discutere delle tematiche più innovative dell’universo Salute e per creare sinergie che rendano le tecnologie innovative più accessibili per tutti” ha commentato il presidente della Fondazione Mesit, Marco Trabucco Aurilio. “L’innovazione è un faro acceso sul futuro. Ed è per questo che, dopo l’inaugurazione di oggi, il nostro museo in metaverso dell’innovazione sanitaria, Health Innovation Space, rimarrà aperto gratuitamente per tutti i cittadini, soprattutto per i più giovani, che sono naturalmente più ricettivi nei confronti dell’innovazione tecnologica, e che speriamo possano aiutarci a contribuire per la costruzione di una società più sana, partecipe, e responsabile”, ha concluso.
30º Fondazione Santa Lucia: la ricerca è giovane, competitiva e al femminile
News Presa, Ricerca innovazioneL’Italia è fatta da tante realtà a cui si devono i progressi nella cura di tante malattie. Sono una ricchezza per l’intera comunità e per l’economia. Ognuna contribuisce ad accrescere il valore della ricerca e l’innovazione. Qualche giorno fa la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma ha festeggiato i suoi trent’anni di ricerca con un annuario che fa il conto dei contributi scientifici a livello internazionale. Ogni anniversario va celebrato, a maggior ragione se si tratta della ricorrenza del riconoscimento IRCCS. Dai dati emerge una crescita del valore medio delle pubblicazioni e il numero di ricercatori, 3 su 4 dei quali sono donne. Infatti quello della ricerca si conferma un settore dove le donne trovano spazio, dando un grande contributo.
La ricerca è giovane, competitiva e al femminile
L’istituto si conferma primo per produzione scientifica nell’ambito delle neuroscienze cliniche e sperimentali in Italia. Una ricerca giovane, competitiva e al femminile. 2603 punti di impact factor, indice utilizzato al livello internazionale per valutare la qualità della produzione scientifica, 427 lavori di ricerca pubblicati su riviste internazionali e 114 progetti di ricerca di cui 32 internazionali finanziati, il risultato più alto di sempre.
Cresce il numero di ricercatori
Cresce nel 2022 il numero di ricercatori e raggiunge le 199 unità (+28%) grazie all’elevato numero di bandi su base competitiva vinti dalla Fondazione Santa Lucia IRCCS nell’ultimo triennio. Tra questi è ormai dominante la componente femminile: 3 ricercatori su 4 sono donne (75%) e 35 dei 58 laboratori di ricerca della Fondazione Santa Lucia IRCCS hanno una ricercatrice come responsabile. Grande spazio anche per i giovani: quasi la metà (il 45%) del personale di ricerca ha meno di 35 anni. Questo dato è particolarmente rilevante non solo per il futuro dell’istituto ma anche perché una parte dei giovani attratti dalla possibilità di fare ricerca presso dalla Fondazione Santa Lucia IRCCS proviene dall’estero. Durante la presentazione la scorsa settimana è intervenuto il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ribadendo l’importanza del contributo scientifico. “Investire in ricerca e sanità è fondamentale – ha affermato.
“Tutti i progressi che abbiamo visto in questi anni nella cura di tante malattie ritenute letali fino a qualche tempo fa sono dovuti proprio alla ricerca scientifica. Gli IRCCS svolgono un ruolo essenziale nel Servizio Sanitario Nazionale, per questo uno dei miei primi atti è stata la legge di riordino della disciplina di questi Istituti per potenziare la rete degli IRCCS e sostenere la loro capacità di trasferire l’innovazione nella cura dei pazienti. E il Santa Lucia rappresenta un’eccellenza all’interno della ricerca scientifica nazionale”.
Conquiste della ricerca nella neuroriabilitazione
Negli ultimi 30 anni, l’evoluzione dei trattamenti e della stessa neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità ha portato conoscenze, tecnologie e competenze frutto della ricerca in neuroscienze, rispondendo sempre di più alle necessità delle persone con lesioni del sistema nervoso. La Fondazione Santa Lucia IRCCS oggi è il più grande ospedale monospecialistico dedicato alla neuroriabilitazione d’Europa. Il Centro di Neuroriabilitazione Infantile assiste ogni anno circa 300 bambini colpiti da malattie neurologiche, del neurosviluppo, patologie genetiche e altre sindromi rare.
Ha dichiarato il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca: “Poche realtà, in Europa, riescono a coniugare al meglio l’attività clinica, la ricerca e la formazione. Il Santa Lucia, in trent’anni dalla sua fondazione, è ormai un indiscutibile riferimento nel settore delle Neuroscienze. L’attività di ricerca 2022 della Fondazione ha prodotto oltre 400 pubblicazioni su alcune tra le più prestigiose riviste scientifiche internazionali. Il 45% dei ricercatori ha un’età compresa fra i 25 e i 35 anni. Di essi, la stragrande maggioranza sono giovani donne. Dati incoraggianti sul futuro della ricerca biomedica italiana, un’eccellenza che possiamo vantare nel mondo.
Ringrazio tutta la grande comunità della Fondazione Santa Lucia per l’importante ruolo che essa svolge nelle riabilitazioni neurologiche dovute a patologie invalidanti come, ad esempio, l’Alzheimer o la Sclerosi Multipla”.
Prospettive future
Nei progetti futuri ci sono le collaborazioni con gli atenei di Roma, in particolare con il progetto CENIMINT annunciato insieme all’Università Sapienza di Roma. Inoltre continua la collaborazione con l’Università Roma Tre con la quale è già attiva una convenzione con 4 laboratori di Roma Tre presso il CERC, edificio dove sono ospitati i laboratori di ricerca di base della Fondazione Santa Lucia IRCCS. Sempre presso il CERC è nata nel 2023 la collaborazione tra Fondazione Santa Lucia IRCCS e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che proietta l’IRCCS nell’ambito della One Health.
Ci sono anche molte collaborazioni con aziende ed enti privati da Treccani Accademia a Oversonic Robotics, società benefit che, insieme alla Fondazione Santa Lucia IRCCS, sta sperimentando il suo robot umanoide cognitivo, RoBee, realizzato per l’assistenza in ambito sanitario all’interno dei reparti, in particolare per la neuroriabilitazione dei pazienti.
Ultima e più importante prospettiva per il futuro dell’ospedale riguarda l’estensione della collaborazione nell’ambito della ricerca scientifica e dell’assistenza sanitaria con l’Università di Roma Tor Vergata, all’interno del progetto NExT, che mira a creare un polo integrato (diagnosi, cura, neuroriabilitazione e ricerca) per le neuroscienze a favore dei pazienti con severe lesioni del sistema nervoso e con altre patologie neurologiche.