Tempo di lettura: 9 minutiQuasi 9 italiani su 10 ritengono che la Sanità pubblica sia una priorità strategica per il Paese e che sia necessario un aumento del suo finanziamento. Inoltre è alto il riconoscimento dello sforzo di Ricerca&Sviluppo messo in campo dalle aziende farmaceutiche. Quasi 7 italiani su 10 ritengono che il settore farmaceutico possa rappresentare uno stimolo per la ripresa dell’economia italiana. Il 73% della popolazione ritiene che lo Stato debba investire di più nell’assistenza farmaceutica pubblica.
Indagine sulla percezione degli italiani
Quasi 8 italiani su 10 sono convinti che i vaccini salvino le vite e che siano importanti anche per proteggere chi non può vaccinarsi. Nettamente in maggioranza la quota di italiani favorevole a un maggior coinvolgimento delle farmacie nelle vaccinazioni (78%).
Diminuisce la quota di italiani che ritiene utili la telemedicina, la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale nel campo sanitario (da 79% a 68%).
La percezione degli italiani sulle priorità pubbliche, dopo l’esperienza del Covid è stata indagata da Ipsos. I risultati sono stati presentati a Roma nel corso della sesta edizione di “Inventing for Life Health Summit” organizzato da MSD Italia, dal titolo: “Investing for Life: la Salute conta!”.
L’indagine ha preso in esame quanto le Istituzioni siano pronte a tradurre in iniziative concrete la domanda di Salute che arriva dai cittadini. Al centro dell’iniziativa: la filiera industriale delle Life Sciences – determinante per la crescita economica del Paese e la salute e la qualità di vita dei cittadini. L’evento ha indagato come assicurare il sostegno istituzionale, legislativo, economico-finanziario necessario all’innovazione.
Luppi: innovazione ha bisogno di ecosistema attrattivo
Su questi temi si sono confrontati decisori ed esperti in occasione della sesta edizione dell’”Inventing for Life Health Summit”.
«Investire nella Sanità – ha affermato Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratrice Delegata di MSD Italia – produce, per definizione, un impatto positivo sulla salute di cittadini e pazienti; ma tante sono le esternalità positive generate, sia in termini di effetti sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile che di crescita economica e sociale del Paese. La Salute ha bisogno di investimenti e di innovazione; ma l’innovazione ha bisogno di un ecosistema attrattivo. Riconosciamo al nuovo Governo di aver previsto, con l’ultima Legge di Bilancio, un significativo aumento delle risorse destinate alla Sanità pubblica e un ulteriore ribilanciamento dei tetti di spesa farmaceutica pubblica, ma i problemi non sono stati risolti. In quanto parte attiva e di valore dell’ecosistema della Salute, vogliamo essere portatori di proposte responsabili, lavorando insieme per un futuro di salute in cui nessuno resti indietro. In particolare, chiediamo che la Salute sia mantenuta in cima all’agenda politica e istituzionale sia a livello europeo (guidando la Revisione Farmaceutica all’insegna del progresso) che nazionale (aumentando progressivamente le risorse destinate al SSN). Auspichiamo, inoltre, l’adozione di una strategia italiana per le Life Sciences, in grado di posizionare la ricerca e la filiera industriale sugli standard internazionali più avanzati, rendendo il Paese ancor più attrattivo nei confronti degli investimenti esteri. E pensiamo – ha concluso Nicoletta Luppi – che sia necessaria la definizione di una nuova governance per il settore farmaceutico: un nuovo modello di finanziamento della spesa farmaceutica pubblica che premi e incentivi l’innovazione (grazie anche all’inclusione dei farmaci con innovatività condizionata all’interno del capiente Fondo per i Farmaci Innovativi) e che riconosca nella spesa sanitaria un asset strategico per il Paese, rivedendo, di conseguenza, i criteri di contabilizzazione almeno di una sua quota, quella destinata all’immunizzazione, come spesa in conto capitale e non corrente».
Salute e Sanità priorità per gli italiani
Secondo i dati della ricerca IPSOS “Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo SSN”, presentata dal Presidente Ipsos Nando Pagnoncelli, nel giro di due anni è aumentata dal 52% al 69% la quota di italiani che indicano Salute e Sanità come le priorità assolute su cui il Governo dovrebbe investire, davanti al lavoro e ai costi dell’energia. In particolare, andrebbero privilegiati Pronto Soccorso, Assistenza Ospedaliera e Prevenzione. Le incognite sull’Intelligenza Artificiale hanno forse contribuito a raffreddare gli entusiasmi per la trasformazione digitale, che viene comunque ritenuta utile dal 68% degli italiani (contro il 79% del 2021).
«Salute e Sanità restano la prima priorità per il Governo nelle attese dell’opinione pubblica italiana. Le razionalizzazioni che investono la Sanità pubblica, amplificate dalle notizie di cronaca sulla pressione cui sono sottoposti gli operatori sanitari, rinforzano l’urgenza di azione attesa sui servizi e l’assistenza ospedaliera, soprattutto di primo soccorso – ha osservato Nando Pagnoncelli. – Una menzione particolare meritano le opinioni che abbiamo raccolto sulla digitalizzazione della Sanità, elemento centrale della Missione 6 del PNRR: la rapidità dell’evoluzione degli strumenti digitali, pensiamo all’AI generativa, sta generando sentimenti conflittuali nell’opinione pubblica, con ansie e aspettative: il timore della perdita dell’indispensabile contatto umano, si compensa con l’attesa di efficientamento nei processi e di progressi nella precisione e rapidità delle diagnosi. Resta elevato e stabile il riconoscimento di ruolo all’industria farmaceutica e robusta è anche la convinzione che essa sia fattore di potenziale stimolo alla crescita economica del Paese».
La Sanità come priorità strategica da sostenere con adeguati finanziamenti: quasi 9 italiani su 10 ritengono che la sanità pubblica rappresenti una priorità strategica per il Paese e che sia necessario un aumento del suo finanziamento. Quali sono le risposte della politica e delle Istituzioni a questa richiesta?
Gemmato: cambiare attuali modelli organizzativi
«Il Governo Meloni – ha dichiarato l’On.Marcello Gemmato, Sottosegretario di Stato alla Salute – ha da subito dimostrato una grande attenzione nei confronti del nostro Servizio Sanitario Nazionale e della Sanità pubblica in generale. Lo dimostra l’incremento del Fondo Sanitario Nazionale che, quest’anno, ha raggiunto la cifra di 134 miliadi di euro e che vede, solo nel prossimo triennio, un aumento di 11 miliardi. Riconosciamo l’esigenza di apportare cambiamenti agli attuali modelli organizzativi in alcuni settori come, ad esempio, quello farmaceutico, per il quale, con la Legge di Bilancio 2024, abbiamo reso più efficiente il modello di governance della spesa. Siamo consapevoli della necessità di adottare politiche più efficaci per rendere più sostenibile il SSN, a beneficio dei nostri cittadini. Ben vengano occasioni di confronto come quella di oggi, che testimoniano come il settore delle Life Sciences sia sempre più al centro dell’agenda politica, economica e sanitaria dell’Esecutivo».
Ruolo delle aziende farmaceutiche
Un contributo determinante per l’innovazione e la crescita è legato allo sforzo di Ricerca&Sviluppo messo in campo dalle aziende farmaceutiche. Quasi 7 italiani su 10 ritengono che il settore farmaceutico possa rappresentare uno stimolo per la ripresa dell’economia italiana. Il 73% della popolazione ritiene che lo Stato debba investire di più nell’assistenza farmaceutica pubblica. Ma occorre valutare in una nuova prospettiva la spesa sanitaria e quella farmaceutica in particolare, rivela l’indagine, finanziando e usando al meglio risorse come il Fondo per i Farmaci Innovativi e considerando parte almeno di questa spesa, ad esempio, quella per i vaccini, come investimento e non solo costo, alla luce del ritorno che può dare per la salute della comunità.
Prevenzione con i vaccini
Quasi 8 italiani su 10 sono convinti che i vaccini salvino le vite e sostengono che essi siano importanti per proteggere anche chi non può vaccinarsi. Nettamente in maggioranza la quota di italiani favorevole a un maggior coinvolgimento delle farmacie nelle vaccinazioni (78%) perché considerate più accessibili rispetto agli ospedali o ai centri medici e per consentire una riduzione del carico di lavoro sugli ospedali.
Loizzo: favorire accesso all’innovazione
«Dobbiamo superare le attuali criticità e rendere più equa l’accessibilità e la sostenibilità, anche dal punto di vista economico, delle nuove terapie disponibili, come i farmaci e i vaccini innovativi – ha affermato l’On. Simona Loizzo XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati. – Queste scoperte scientifiche e penso, ad esempio, a quelle oncologiche, rappresentano per molti pazienti una vera e propria speranza di vita. Eventi come questo rappresentano una grande opportunità di confronto e collaborazione affinché tutta l’innovazione possa essere messa a disposizione dei cittadini».
Bonetti: transizione demografica impone rinnovamento Sanità
«L’investimento in Sanità risulta non solo urgente e necessario, ma anche una leva di sviluppo per il Paese, senza la quale l’Italia è destinata al declino. Senza di esso non saremo in grado di far fronte alle sfide che il Paese dovrà affrontare in futuro, anche a causa della transizione demografica, e inoltre non saremo in grado di rispondere ad un diritto costituzionalmente garantito, che è il diritto alla salute – ha affermato l’On. Elena Bonetti XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati. – Per questo è necessario un piano di profondo rinnovamento dell’impianto del sistema sanitario, che veda un investimento significativo nella formazione e nel reclutamento di nuovo personale, ma anche in un’organizzazione del sistema differente che permetta di eliminare completamente le liste d’attesa. Senza un investimento significativo di questa natura si verrà meno ad un’asse fondamentale che è quella della prevenzione e della diagnosi tempestiva delle patologie. Accanto a questo, si devono strutturare percorsi di presa in carico continuativa delle patologie croniche che, sempre di più, interesseranno la popolazione che invecchia. Per fare questo, la politica deve smetterla con la retorica e decidere di allearsi per poter dare risposta significativa: fare scelte politiche e quindi dare una priorità di investimento sul sistema sanitario nazionale. Accanto a questo però l’intero sistema Paese è chiamato a contribuire, in particolare il mondo delle imprese come luoghi di formazione ad una cultura della prevenzione della salute ma anche per costruire, insieme alle Istituzioni e al sistema sanitario, percorsi di promozione della salute e di tutela della stessa anche nel mondo del lavoro».
Sanità, investire nei vaccini
«Investire in Salute significa essere capaci di trasformare in meglio la vita dei Pazienti – ha dichiarato il Sen. Guido Quintino Liris 5a Commissione Bilancio, Senato della Repubblica. – Le recenti scoperte tecnologiche, come i farmaci e i vaccini innovativi, sono in grado di far fronte alle nuove sfide in ambito sanitario con evidenti vantaggi anche sulla stabilità economica di un Paese. Sicuramente il legislatore può agire, nel campo delle regole di contabilizzazione pubblica, per far sì che alcune spese sanitarie, e penso ad esempio alle spese per la prevenzione vaccinale, vengano considerate nella loro componente di investimento».
De Molli: Scienze della Vita settore strategico
«La filiera industriale delle Scienze della Vita rappresenta un settore altamente strategico per l’Italia grazie a elevati moltiplicatori dell’attività economica e di impatto sociale, una forte propensione agli investimenti in ricerca e in produzione, al capitale umano di qualità. Se si considera che a livello globale ogni anno il settore investe più di 200 miliardi di dollari e l’Italia ne intercetta meno dell’1% appare evidente che dobbiamo porci l’obiettivo di attrarre il maggior ammontare possibile di investimenti, – ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner e Amministratore Delegato di The European House- Ambrosetti. – Per aumentare la nostra attrattività, ed essere più competitivi nella competizione globale, è necessario agire con un portafoglio integrato di interventi e politiche, in grado di fronteggiare le sfide del sistema-Paese nel suo complesso a partire dal rafforzamento del SSN, da una nuova strategia per il settore farmaceutico e dall’elaborazione di un vero e proprio Piano nazionale delle Life Sciences. Dobbiamo agire rapidamente per non perdere terreno nei confronti dei principali Paesi europei nostri competitor che hanno adottato strategie chiare e Piani di settore orientati a sostenere e incentivare l’industria, premiando sempre più la ricerca e l’innovazione».
La crescita degli investimenti potrà contribuire anche a dare maggiore attenzione ai bisogni dei pazienti nel percorso diagnostico-assistenziale. Più di 8 italiani su 10 sono convinti che i pazienti debbano essere attivamente coinvolti nei processi decisionali di cura. Il 67% giudica positivamente il ruolo svolto dalle Associazioni a favore dei pazienti.
Iannelli (FAVO): garantire screening oncologico
«Per le associazioni pazienti è di fondamentale importanza investire ed ottimizzare le risorse per gli screening e per le cure oncologiche come richiesto dalla Mission on Cancer e dall’Europe’s Beating Cancer Plan che pongono come obiettivo di salvare milioni di vite umane: Prevent what is preventable – ha affermato l’Avv. Elisabetta Iannelli, Segretario Generale FAVO. – L’Italia deve investire per raggiungere l’obiettivo posto dall’UE di garantire che il 90% della popolazione acceda agli screening oncologici ed alla vaccinazione da papilloma virus. È necessario investire nel digitale anche per facilitare l’accesso agli screening e aumentarne l’adesione anche mediante incentivi come quelli di recente previsti dalla Regione Lombardia. È essenziale investire nella genomica per una medicina sempre più personalizzata anche riguardo agli screening che potranno essere finalizzati ancor più a diagnosticare malattie il cui rischio sarà individuato dai test genomici. Ridurre il carico delle malattie prevenibili e diagnosticabili precocemente, è un investimento fruttuoso per la Sanità e per il Welfare State e significa anche ridurre il carico di dolore e la tossicità finanziaria che il tumore ed i trattamenti antitumorali comportano per il malato e per la sua famiglia».
Il tema degli investimenti in Ricerca&Sviluppo va inquadrato nello scenario che vede l’Europa impegnata ad attrarre risorse per i settori a maggiore potenziale, come quello delle Life Sciences.
Sanità, investimenti in Europa
«L’Europa sta perdendo terreno rispetto ai suoi concorrenti globali – ha dichiarato Louise Houson, Presidente Core Europe & Canada Region MSD International. – Negli ultimi 20 anni, la quota degli investimenti in Europa in R&S è diminuita del 25% e dobbiamo rafforzare il sistema di incentivi europei per riorientare gli investimenti in R&S verso l’Europa. Nel 2023, l’Unione Europea ha avviato la prima revisione completa dell’intero quadro legislativo farmaceutico europeo in 20 anni – la “EU Pharmaceutical Strategy” – di cui sosteniamo pienamente gli obiettivi: garantire ai pazienti di tutta l’Europa un maggiore accesso ai farmaci e ai vaccini di oggi e rafforzare il contesto europeo per l’innovazione dei trattamenti di domani. Purtroppo, alcune delle riforme proposte stanno portando a compiere passi indietro per quanto riguarda l’innovazione medica riducendo i diritti di esclusività in tutti i settori, oltre a ridurre la durata della protezione dei dati regolatori e l’esclusività di mercato per i farmaci orfani. La riduzione degli incentivi farmaceutici rischia di compromettere ulteriormente gli investimenti in R&S in Europa e non risolve le questioni principali dei ritardi nell’accesso ai farmaci da parte dei Pazienti europei – ritardi che risiedono nei sistemi sanitari nazionali. È importante che l’Europa mantenga la competitività per attrarre una maggiore quota di investimenti da destinare alla Ricerca&Sviluppo. Le aziende operano a livello mondiale e le decisioni legate agli investimenti sono legate all’attrattività dell’ecosistema di R&S. A tal proposito, accolgo con piacere la posizione del Governo italiano, che ha espresso una profonda preoccupazione per l’indebolimento dei diritti di protezione dei dati proposto dalla riforma farmaceutica».
Zaffini: compito delle Istituzioni è incoraggiare l’innovazione del comparto farmaceutico nazionale ed europeo
«Le acquisizioni scientifiche in Sanità e l’innovazione delle terapie – ha sottolineato il Sen. Francesco Zaffini, Presidente della 10a Commissione Affari Sociali, Senato della Repubblica – migliorano la qualità di vita, ampliano le opzioni di cura a disposizione dei pazienti e le rendono generalmente più accessibili, contribuendo così a promuovere la Salute ed il benessere della società. Sul tema dei prodotti farmaceutici, i contenuti del processo di revisione della legislazione europea portato avanti sin qui dalla Commissione, contengono aspetti sui quali nutro diverse perplessità e queste criticità sono state strutturate e sintetizzate in ben due pareri rilasciati dalla Commissione che presiedo e in un position paper presentato dal Governo italiano. Il principale compito delle Istituzioni in questa direzione, è di incoraggiare l’innovazione del comparto farmaceutico nazionale ed europeo, che rappresenta un vero e proprio asset strategico e contestualmente sostenere lo sviluppo delle terapie avanzate e dell’utilizzo dell’approccio multidisciplinare dell’HTA. Auspico, dunque, che la discussione a livello europeo sia finalizzata a rafforzare, e non indebolire, l’ecosistema di innovazione e progresso a beneficio della disponibilità dei farmaci e quindi della tutela della Salute».
Infertilità, è anche colpa delle polveri sottili
Genitorialità, News Presa, One healthL’infertilità, sia maschile che femminile, è strettamente legata all’inquinamento dell’aria. Ecco perché i dati diffusi sull’inquinamento a Milano sono “allarmanti”. Questo, non a caso, è l’aggettivo usato per descrivere la situazione da Ermanno Greco (presidente della Società Italiana della Riproduzione – S.I.d.R.).
La polemica
Stando ai dati diffusi da IQAir, Milano sarebbe la città tra le più inquinate al mondo, con una concentrazione di PM2.5 di 29,7 volte il valore guida annuale fissato dall’Oms e una qualità dell’aria molto scarsa su tutta la Pianura Padana. Va detto che i dati sono stati contestati dal sindaco Giuseppe Sala. “Le classifiche di IqAir sono fatte da un ente privato, io sono anche seccato di dover rispondere a domande su questioni che non esistono. La qualità dell’aria è migliorata, ma non ancora abbastanza”.
Prevenzione
Al di là di Milano, resta la correlazione tra inquinamento e infertilità, tanto che per Greco la lotta all’inquinamento è fondamentale. Se si vuole garantire alle prossime generazioni nuove prospettive di crescita e una vita sana e prospera – dice il presidente S.I.d.R.- è essenziale seguire un’attenta prevenzione, considerato che l’inquinamento determina anche altre disfunzioni, con danni all’apparato cardiovascolare, patologie dell’apparato respiratorio e a livello andrologico. Per quanto riguarda la fertilità, “non esiste più alcuna prevenzione per gli uomini e spesso gli accertamenti sulla riserva ovarica femminile non sono la routine, ma vengono effettuati solo quando la coppia ha problemi – precisa-. Le tecniche di Procreazione medicalmente assistita (Pma) oggi sono molto efficaci, soprattutto se associate alla diagnosi genetica preimpianto”.
Attenzione all’ambiente
Attualmente, in Italia la fecondazione in vitro contribuisce al 3% circa delle nascite, vale a dire circa 11mila nati, mentre nel mondo sono nati più di 5 milioni di bambini. Le Pma sono passate da 90mila a 110mila, come emerge dalla Relazione al Parlamento sulla PMA 2023 sull’attuazione della Legge 40 del 2004. “Migliorare la qualità dell’ambiente in cui viviamo, pertanto, è un primo importante passo per tutelare la nostra salute”, conclude Greco.
Le fibre alimentari e i segreti del benessere
Alimentazione, News PresaIn fatto di alimentazione le fibre sono spesso sottovalutate. Si parla sempre di proteine e di carboidrati, ma le fibre alimentari svolgono un ruolo cruciale per la salute dell’intestino e del corpo nel suo complesso. Proviamo ad esplorare assieme l’importanza di questi elementi, i loro benefici, anche per capire quali alimenti preferire nella nostra dieta quotidiana.
I benefici
Le fibre alimentari, presenti in cereali integrali, legumi, frutta e verdura, sono essenziali per mantenere la salute intestinale e promuovere il benessere generale del corpo. Esistono due tipi di fibre: solubili e insolubili, entrambi con funzioni specifiche nel nostro organismo. Le fibre solubili ritardano il transito intestinale, regolano la glicemia e riducono il colesterolo, mentre le fibre insolubili aumentano la massa fecale, promuovendo la regolarità intestinale e prevenendo le complicanze associate alla stitichezza.
Fonti di fibre
Le principali fonti di fibre includono verdura, legumi, frutta e cereali integrali. È importante bilanciare l’assunzione di fibre solubili e insolubili per massimizzare i benefici per la salute. Anche se la maggior parte degli alimenti vegetali contiene entrambi i tipi di fibre, il modo in cui vengono preparati e consumati può influire sul loro contenuto di fibre. In particolare modo, durante i periodi festivi, quando i pasti sono più abbondanti e ricchi, è fondamentale mantenere un adeguato apporto di fibre per sostenere la regolarità intestinale e prevenire abbuffate eccessive. Integrare alimenti ricchi di fibre può aiutare a prolungare il senso di sazietà e regolare la glicemia, riducendo il rischio di eccessi alimentari.
Quante consumarne
Secondo le linee guida nutrizionali, gli adulti dovrebbero consumare almeno 25 g di fibre al giorno, preferibilmente attraverso una dieta varia e bilanciata che includa frutta, verdura, cereali integrali e legumi. È importante anche mantenere una corretta idratazione per ottimizzare i benefici delle fibre.
Integratori
Oggi vanno molto di moda gli integratori alimentari, non bisogna mai dimenticare che l’uso di questi prodotti dovrebbe essere sempre supervisionato da specialisti e limitato a situazioni specifiche, poiché un eccesso di fibre può avere effetti collaterali. Come sempre, insomma, nei propri comportamenti serve sempre buon senso. In questo caso includere una varietà di fonti di fibre nella dieta quotidiana è essenziale per promuovere la salute intestinale e il benessere complessivo del corpo, ma non si deve esagerare o pensare di fare di testa propria.
Sanità, italiani riconoscono alto valore della ricerca
Economia sanitaria, Eventi d'interesse, Farmaceutica, News Presa, Ricerca innovazioneQuasi 9 italiani su 10 ritengono che la Sanità pubblica sia una priorità strategica per il Paese e che sia necessario un aumento del suo finanziamento. Inoltre è alto il riconoscimento dello sforzo di Ricerca&Sviluppo messo in campo dalle aziende farmaceutiche. Quasi 7 italiani su 10 ritengono che il settore farmaceutico possa rappresentare uno stimolo per la ripresa dell’economia italiana. Il 73% della popolazione ritiene che lo Stato debba investire di più nell’assistenza farmaceutica pubblica.
Indagine sulla percezione degli italiani
Quasi 8 italiani su 10 sono convinti che i vaccini salvino le vite e che siano importanti anche per proteggere chi non può vaccinarsi. Nettamente in maggioranza la quota di italiani favorevole a un maggior coinvolgimento delle farmacie nelle vaccinazioni (78%).
Diminuisce la quota di italiani che ritiene utili la telemedicina, la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale nel campo sanitario (da 79% a 68%).
La percezione degli italiani sulle priorità pubbliche, dopo l’esperienza del Covid è stata indagata da Ipsos. I risultati sono stati presentati a Roma nel corso della sesta edizione di “Inventing for Life Health Summit” organizzato da MSD Italia, dal titolo: “Investing for Life: la Salute conta!”.
L’indagine ha preso in esame quanto le Istituzioni siano pronte a tradurre in iniziative concrete la domanda di Salute che arriva dai cittadini. Al centro dell’iniziativa: la filiera industriale delle Life Sciences – determinante per la crescita economica del Paese e la salute e la qualità di vita dei cittadini. L’evento ha indagato come assicurare il sostegno istituzionale, legislativo, economico-finanziario necessario all’innovazione.
Luppi: innovazione ha bisogno di ecosistema attrattivo
Su questi temi si sono confrontati decisori ed esperti in occasione della sesta edizione dell’”Inventing for Life Health Summit”.
«Investire nella Sanità – ha affermato Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratrice Delegata di MSD Italia – produce, per definizione, un impatto positivo sulla salute di cittadini e pazienti; ma tante sono le esternalità positive generate, sia in termini di effetti sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile che di crescita economica e sociale del Paese. La Salute ha bisogno di investimenti e di innovazione; ma l’innovazione ha bisogno di un ecosistema attrattivo. Riconosciamo al nuovo Governo di aver previsto, con l’ultima Legge di Bilancio, un significativo aumento delle risorse destinate alla Sanità pubblica e un ulteriore ribilanciamento dei tetti di spesa farmaceutica pubblica, ma i problemi non sono stati risolti. In quanto parte attiva e di valore dell’ecosistema della Salute, vogliamo essere portatori di proposte responsabili, lavorando insieme per un futuro di salute in cui nessuno resti indietro. In particolare, chiediamo che la Salute sia mantenuta in cima all’agenda politica e istituzionale sia a livello europeo (guidando la Revisione Farmaceutica all’insegna del progresso) che nazionale (aumentando progressivamente le risorse destinate al SSN). Auspichiamo, inoltre, l’adozione di una strategia italiana per le Life Sciences, in grado di posizionare la ricerca e la filiera industriale sugli standard internazionali più avanzati, rendendo il Paese ancor più attrattivo nei confronti degli investimenti esteri. E pensiamo – ha concluso Nicoletta Luppi – che sia necessaria la definizione di una nuova governance per il settore farmaceutico: un nuovo modello di finanziamento della spesa farmaceutica pubblica che premi e incentivi l’innovazione (grazie anche all’inclusione dei farmaci con innovatività condizionata all’interno del capiente Fondo per i Farmaci Innovativi) e che riconosca nella spesa sanitaria un asset strategico per il Paese, rivedendo, di conseguenza, i criteri di contabilizzazione almeno di una sua quota, quella destinata all’immunizzazione, come spesa in conto capitale e non corrente».
Salute e Sanità priorità per gli italiani
Secondo i dati della ricerca IPSOS “Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo SSN”, presentata dal Presidente Ipsos Nando Pagnoncelli, nel giro di due anni è aumentata dal 52% al 69% la quota di italiani che indicano Salute e Sanità come le priorità assolute su cui il Governo dovrebbe investire, davanti al lavoro e ai costi dell’energia. In particolare, andrebbero privilegiati Pronto Soccorso, Assistenza Ospedaliera e Prevenzione. Le incognite sull’Intelligenza Artificiale hanno forse contribuito a raffreddare gli entusiasmi per la trasformazione digitale, che viene comunque ritenuta utile dal 68% degli italiani (contro il 79% del 2021).
«Salute e Sanità restano la prima priorità per il Governo nelle attese dell’opinione pubblica italiana. Le razionalizzazioni che investono la Sanità pubblica, amplificate dalle notizie di cronaca sulla pressione cui sono sottoposti gli operatori sanitari, rinforzano l’urgenza di azione attesa sui servizi e l’assistenza ospedaliera, soprattutto di primo soccorso – ha osservato Nando Pagnoncelli. – Una menzione particolare meritano le opinioni che abbiamo raccolto sulla digitalizzazione della Sanità, elemento centrale della Missione 6 del PNRR: la rapidità dell’evoluzione degli strumenti digitali, pensiamo all’AI generativa, sta generando sentimenti conflittuali nell’opinione pubblica, con ansie e aspettative: il timore della perdita dell’indispensabile contatto umano, si compensa con l’attesa di efficientamento nei processi e di progressi nella precisione e rapidità delle diagnosi. Resta elevato e stabile il riconoscimento di ruolo all’industria farmaceutica e robusta è anche la convinzione che essa sia fattore di potenziale stimolo alla crescita economica del Paese».
La Sanità come priorità strategica da sostenere con adeguati finanziamenti: quasi 9 italiani su 10 ritengono che la sanità pubblica rappresenti una priorità strategica per il Paese e che sia necessario un aumento del suo finanziamento. Quali sono le risposte della politica e delle Istituzioni a questa richiesta?
Gemmato: cambiare attuali modelli organizzativi
«Il Governo Meloni – ha dichiarato l’On.Marcello Gemmato, Sottosegretario di Stato alla Salute – ha da subito dimostrato una grande attenzione nei confronti del nostro Servizio Sanitario Nazionale e della Sanità pubblica in generale. Lo dimostra l’incremento del Fondo Sanitario Nazionale che, quest’anno, ha raggiunto la cifra di 134 miliadi di euro e che vede, solo nel prossimo triennio, un aumento di 11 miliardi. Riconosciamo l’esigenza di apportare cambiamenti agli attuali modelli organizzativi in alcuni settori come, ad esempio, quello farmaceutico, per il quale, con la Legge di Bilancio 2024, abbiamo reso più efficiente il modello di governance della spesa. Siamo consapevoli della necessità di adottare politiche più efficaci per rendere più sostenibile il SSN, a beneficio dei nostri cittadini. Ben vengano occasioni di confronto come quella di oggi, che testimoniano come il settore delle Life Sciences sia sempre più al centro dell’agenda politica, economica e sanitaria dell’Esecutivo».
Ruolo delle aziende farmaceutiche
Un contributo determinante per l’innovazione e la crescita è legato allo sforzo di Ricerca&Sviluppo messo in campo dalle aziende farmaceutiche. Quasi 7 italiani su 10 ritengono che il settore farmaceutico possa rappresentare uno stimolo per la ripresa dell’economia italiana. Il 73% della popolazione ritiene che lo Stato debba investire di più nell’assistenza farmaceutica pubblica. Ma occorre valutare in una nuova prospettiva la spesa sanitaria e quella farmaceutica in particolare, rivela l’indagine, finanziando e usando al meglio risorse come il Fondo per i Farmaci Innovativi e considerando parte almeno di questa spesa, ad esempio, quella per i vaccini, come investimento e non solo costo, alla luce del ritorno che può dare per la salute della comunità.
Prevenzione con i vaccini
Quasi 8 italiani su 10 sono convinti che i vaccini salvino le vite e sostengono che essi siano importanti per proteggere anche chi non può vaccinarsi. Nettamente in maggioranza la quota di italiani favorevole a un maggior coinvolgimento delle farmacie nelle vaccinazioni (78%) perché considerate più accessibili rispetto agli ospedali o ai centri medici e per consentire una riduzione del carico di lavoro sugli ospedali.
Loizzo: favorire accesso all’innovazione
«Dobbiamo superare le attuali criticità e rendere più equa l’accessibilità e la sostenibilità, anche dal punto di vista economico, delle nuove terapie disponibili, come i farmaci e i vaccini innovativi – ha affermato l’On. Simona Loizzo XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati. – Queste scoperte scientifiche e penso, ad esempio, a quelle oncologiche, rappresentano per molti pazienti una vera e propria speranza di vita. Eventi come questo rappresentano una grande opportunità di confronto e collaborazione affinché tutta l’innovazione possa essere messa a disposizione dei cittadini».
Bonetti: transizione demografica impone rinnovamento Sanità
«L’investimento in Sanità risulta non solo urgente e necessario, ma anche una leva di sviluppo per il Paese, senza la quale l’Italia è destinata al declino. Senza di esso non saremo in grado di far fronte alle sfide che il Paese dovrà affrontare in futuro, anche a causa della transizione demografica, e inoltre non saremo in grado di rispondere ad un diritto costituzionalmente garantito, che è il diritto alla salute – ha affermato l’On. Elena Bonetti XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati. – Per questo è necessario un piano di profondo rinnovamento dell’impianto del sistema sanitario, che veda un investimento significativo nella formazione e nel reclutamento di nuovo personale, ma anche in un’organizzazione del sistema differente che permetta di eliminare completamente le liste d’attesa. Senza un investimento significativo di questa natura si verrà meno ad un’asse fondamentale che è quella della prevenzione e della diagnosi tempestiva delle patologie. Accanto a questo, si devono strutturare percorsi di presa in carico continuativa delle patologie croniche che, sempre di più, interesseranno la popolazione che invecchia. Per fare questo, la politica deve smetterla con la retorica e decidere di allearsi per poter dare risposta significativa: fare scelte politiche e quindi dare una priorità di investimento sul sistema sanitario nazionale. Accanto a questo però l’intero sistema Paese è chiamato a contribuire, in particolare il mondo delle imprese come luoghi di formazione ad una cultura della prevenzione della salute ma anche per costruire, insieme alle Istituzioni e al sistema sanitario, percorsi di promozione della salute e di tutela della stessa anche nel mondo del lavoro».
Sanità, investire nei vaccini
«Investire in Salute significa essere capaci di trasformare in meglio la vita dei Pazienti – ha dichiarato il Sen. Guido Quintino Liris 5a Commissione Bilancio, Senato della Repubblica. – Le recenti scoperte tecnologiche, come i farmaci e i vaccini innovativi, sono in grado di far fronte alle nuove sfide in ambito sanitario con evidenti vantaggi anche sulla stabilità economica di un Paese. Sicuramente il legislatore può agire, nel campo delle regole di contabilizzazione pubblica, per far sì che alcune spese sanitarie, e penso ad esempio alle spese per la prevenzione vaccinale, vengano considerate nella loro componente di investimento».
De Molli: Scienze della Vita settore strategico
«La filiera industriale delle Scienze della Vita rappresenta un settore altamente strategico per l’Italia grazie a elevati moltiplicatori dell’attività economica e di impatto sociale, una forte propensione agli investimenti in ricerca e in produzione, al capitale umano di qualità. Se si considera che a livello globale ogni anno il settore investe più di 200 miliardi di dollari e l’Italia ne intercetta meno dell’1% appare evidente che dobbiamo porci l’obiettivo di attrarre il maggior ammontare possibile di investimenti, – ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner e Amministratore Delegato di The European House- Ambrosetti. – Per aumentare la nostra attrattività, ed essere più competitivi nella competizione globale, è necessario agire con un portafoglio integrato di interventi e politiche, in grado di fronteggiare le sfide del sistema-Paese nel suo complesso a partire dal rafforzamento del SSN, da una nuova strategia per il settore farmaceutico e dall’elaborazione di un vero e proprio Piano nazionale delle Life Sciences. Dobbiamo agire rapidamente per non perdere terreno nei confronti dei principali Paesi europei nostri competitor che hanno adottato strategie chiare e Piani di settore orientati a sostenere e incentivare l’industria, premiando sempre più la ricerca e l’innovazione».
La crescita degli investimenti potrà contribuire anche a dare maggiore attenzione ai bisogni dei pazienti nel percorso diagnostico-assistenziale. Più di 8 italiani su 10 sono convinti che i pazienti debbano essere attivamente coinvolti nei processi decisionali di cura. Il 67% giudica positivamente il ruolo svolto dalle Associazioni a favore dei pazienti.
Iannelli (FAVO): garantire screening oncologico
«Per le associazioni pazienti è di fondamentale importanza investire ed ottimizzare le risorse per gli screening e per le cure oncologiche come richiesto dalla Mission on Cancer e dall’Europe’s Beating Cancer Plan che pongono come obiettivo di salvare milioni di vite umane: Prevent what is preventable – ha affermato l’Avv. Elisabetta Iannelli, Segretario Generale FAVO. – L’Italia deve investire per raggiungere l’obiettivo posto dall’UE di garantire che il 90% della popolazione acceda agli screening oncologici ed alla vaccinazione da papilloma virus. È necessario investire nel digitale anche per facilitare l’accesso agli screening e aumentarne l’adesione anche mediante incentivi come quelli di recente previsti dalla Regione Lombardia. È essenziale investire nella genomica per una medicina sempre più personalizzata anche riguardo agli screening che potranno essere finalizzati ancor più a diagnosticare malattie il cui rischio sarà individuato dai test genomici. Ridurre il carico delle malattie prevenibili e diagnosticabili precocemente, è un investimento fruttuoso per la Sanità e per il Welfare State e significa anche ridurre il carico di dolore e la tossicità finanziaria che il tumore ed i trattamenti antitumorali comportano per il malato e per la sua famiglia».
Il tema degli investimenti in Ricerca&Sviluppo va inquadrato nello scenario che vede l’Europa impegnata ad attrarre risorse per i settori a maggiore potenziale, come quello delle Life Sciences.
Sanità, investimenti in Europa
«L’Europa sta perdendo terreno rispetto ai suoi concorrenti globali – ha dichiarato Louise Houson, Presidente Core Europe & Canada Region MSD International. – Negli ultimi 20 anni, la quota degli investimenti in Europa in R&S è diminuita del 25% e dobbiamo rafforzare il sistema di incentivi europei per riorientare gli investimenti in R&S verso l’Europa. Nel 2023, l’Unione Europea ha avviato la prima revisione completa dell’intero quadro legislativo farmaceutico europeo in 20 anni – la “EU Pharmaceutical Strategy” – di cui sosteniamo pienamente gli obiettivi: garantire ai pazienti di tutta l’Europa un maggiore accesso ai farmaci e ai vaccini di oggi e rafforzare il contesto europeo per l’innovazione dei trattamenti di domani. Purtroppo, alcune delle riforme proposte stanno portando a compiere passi indietro per quanto riguarda l’innovazione medica riducendo i diritti di esclusività in tutti i settori, oltre a ridurre la durata della protezione dei dati regolatori e l’esclusività di mercato per i farmaci orfani. La riduzione degli incentivi farmaceutici rischia di compromettere ulteriormente gli investimenti in R&S in Europa e non risolve le questioni principali dei ritardi nell’accesso ai farmaci da parte dei Pazienti europei – ritardi che risiedono nei sistemi sanitari nazionali. È importante che l’Europa mantenga la competitività per attrarre una maggiore quota di investimenti da destinare alla Ricerca&Sviluppo. Le aziende operano a livello mondiale e le decisioni legate agli investimenti sono legate all’attrattività dell’ecosistema di R&S. A tal proposito, accolgo con piacere la posizione del Governo italiano, che ha espresso una profonda preoccupazione per l’indebolimento dei diritti di protezione dei dati proposto dalla riforma farmaceutica».
Zaffini: compito delle Istituzioni è incoraggiare l’innovazione del comparto farmaceutico nazionale ed europeo
«Le acquisizioni scientifiche in Sanità e l’innovazione delle terapie – ha sottolineato il Sen. Francesco Zaffini, Presidente della 10a Commissione Affari Sociali, Senato della Repubblica – migliorano la qualità di vita, ampliano le opzioni di cura a disposizione dei pazienti e le rendono generalmente più accessibili, contribuendo così a promuovere la Salute ed il benessere della società. Sul tema dei prodotti farmaceutici, i contenuti del processo di revisione della legislazione europea portato avanti sin qui dalla Commissione, contengono aspetti sui quali nutro diverse perplessità e queste criticità sono state strutturate e sintetizzate in ben due pareri rilasciati dalla Commissione che presiedo e in un position paper presentato dal Governo italiano. Il principale compito delle Istituzioni in questa direzione, è di incoraggiare l’innovazione del comparto farmaceutico nazionale ed europeo, che rappresenta un vero e proprio asset strategico e contestualmente sostenere lo sviluppo delle terapie avanzate e dell’utilizzo dell’approccio multidisciplinare dell’HTA. Auspico, dunque, che la discussione a livello europeo sia finalizzata a rafforzare, e non indebolire, l’ecosistema di innovazione e progresso a beneficio della disponibilità dei farmaci e quindi della tutela della Salute».
Anatomia patologica, da Napoli una rivoluzione digitale
News Presa, Ricerca innovazioneIn uno scenario alla CSI, l’anatomia patologica diventa “digital” e consente diagnosi rapidissime e il supporto dei più sofisticati programmi di intelligenza artificiale. Questo passo nel futuro arriva dall’Azienda Ospedaliera Universitaria L. Vanvitelli di Napoli dove l’Unità Operativa di Anatomia Patologica , diretta dal professor Renato Franco ha avviato un progetto pilota unico in Campania.
Rivoluzione
È proprio lui a spiegare che la digitalizzazione del processo diagnostico in anatomia patologica è una vera e propria rivoluzione. “Questo cambiamento avrà un enorme impatto positivo sulla catena diagnostica. Grazie ad un controllo digitale, tutti i vetrini prodotti a fini diagnostici dalle lesioni prelevate ai pazienti sono sottoposti a scannerizzazioni massive. In altri termini, trasformiamo i vetrini in immagini digitali che il patologo può analizzare da un video-terminale Hd di ultima generazione.
Condivisione
Il progetto di digitalizzazione, fortemente voluto del direttore generale Ferdinando Russo, con il supporto del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli” Gianfranco Nicoletti, porta sin da subito ad un cambiamento radicale per i pazienti. Tra le varie implicazioni “la condivisione delle singole immagini (e quindi del caso) diviene improvvisamente rapida, ancor più sicura e multipla, per una valutazione collegiale della singola diagnosi e una rapida condivisione con esperti di quella specifica patologia”, sottolinea il direttore generale Ferdinando Russo.
Intelligenza artificiale
Inoltre, grazie al coinvolgimento di ingegneri informatici è possibile usare programmi di intelligenza artificiale per un supporto diagnostico e la caratterizzazione delle singole lesioni. Tramite le più moderne infrastrutture digitali è inoltre possibile azzerare le distanze con i vari presidi, che possono chiedere un supporto in tempo reale; anche quelli che si trovano molto lontani da un reparto di anatomia patologica. “Durante gli interventi chirurgici – prosegue il professor Franco – è possibile che ci si trovi davanti a qualcosa che non si era previsto e che sia necessario un rapido esame istologico o citologico intraoperatorio per ripianificare al meglio il percorso chirurgico-terapeutico, in due parole: un “esame estemporaneo”. Grazie a microscopi digitali e scanner ad alta risoluzione, è possibile allestire un preparato cito-istologico durante un intervento chirurgico e farlo rapidamente esaminare da remoto ad un anatomo-patologo, azzerando istantaneamente le distanze che prima rendevano questa procedura poco praticabile”.
Masterclass
Importante anche la possibilità che l’Anatomia Patologica Digitale offre di condividere il materiale diagnostico nelle Università per la formazione specialistica dei medici e dei futuri anatomo-patologi, per aumentare le banche dati disponibili e le informazioni sulle singole patologie. Intanto, già oggi (mercoledì 21 febbraio) l’Azienda Ospedaliera e l’Università L. Vanvitelli hanno proposto una masterclass incentrata sugli aspetti pratici delle operazioni di patologia digitale, a partire dall’infrastruttura necessaria, l’implementazione di strumenti basati sull’intelligenza artificiale e gli aspetti finanziari della gestione di un’operazione di patologia digitale. Un incontro che consente ai partecipanti di conoscere nuovi sviluppi nel campo della Digital Pathology e interagire con altri patologi e ricercatori interessati a promuovere la patologia digitale nelle loro istituzioni.
Sanità: Grandi Ospedali, a Napoli la terza edizione
Eventi d'interesse, News Presa, Ricerca innovazioneProfessionisti della sanità, industrie farmaceutiche, direttori generali si incontrano per la terza edizione di “Open meeting // Grandi Ospedali”: una due giorni per affrontare le sfide del settore. L’appuntamento, presentato ieri mattina al Ministero della Salute, è in programma a Napoli per il 28 e 29 maggio 2024, all’AORN A. Cardarelli e AOU Federico II.
L’Open Meeting – arrivato alla sua terza edizione dopo quelle di Firenze e di Roma – è stato introdotto dai saluti del ministro della Salute, Orazio Schillaci, e da quelli Giovanni Migliore, presidente Fiaso, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere.
“In questo momento di trasformazione radicale della sanità – ha spiegato il ministro della Salute Orazio Schillaci – è stimolante sapere che nei nostri ospedali si stanno portando avanti idee e progetti per individuare le soluzioni migliori per rafforzare la capacità del sistema di rispondere efficacemente ed in modo sostenibile alle esigenze dei cittadini, approfondendo temi attuali e coerenti con il processo di riforma del Servizio Sanitario Nazionale che stiamo implementando”.
Sanità: ospedali, motore dell’innovazione
“Gli ospedali sono stati e sono il motore dell’innovazione, dell’eccellenza del servizio sanitario nazionale”, ha sottolineato Migliore. “Adesso gli ospedali sono di fronte a una nuova sfida che è quella dettata dalla nuova riforma della sanità territoriale, che non può fare a meno della capacità, della competenza e soprattutto della consuetudine delle strutture ospedaliere a realizzare soluzioni flessibili nell’interesse del paziente.
Attraverso gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie di comunicazione applicate in sanità, gli ospedali potranno finalmente realizzare una relazione intensa e che consenta effettivamente di assicurare quella continuità assistenziale che in passato è stato più difficile realizzare, proprio per la difficoltà di mettere in relazione la medicina e gli specialisti del territorio con chi all’interno dei grandi ospedali offriva le cure di alta specializzazione. Oggi ne abbiamo la possibilità e gli ospedali sono chiamati ancora una volta a fare la loro parte ed essere il centro propulsivo di questa grande innovazione nell’interesse del paziente”.
Ruolo dell’AI
“Con l’intelligenza artificiale – ha continuato Migliore – abbiamo già consuetudine perché nei nostri ospedali di fatto è presente all’interno di tutte le tecnologie che sono al servizio per esempio della terapia intensiva o della diagnostica per immagini. Oggi abbiamo l’opportunità di avere uno sviluppo di questa modalità operativa, che sfrutta le grandi capacità di calcolo. Come tutte le tecnologie numeriche, serve a supportare i professionisti in quelli che sono compiti di routine: attività di monitoraggio o la disamina di base di informazioni sanitarie, che per esempio, possono essere assolte più velocemente attraverso questi software. È evidente che è necessario poter contare anche su professionisti con competenze diverse e mi riferisco non solo ai medici ma a tutto il personale e agli operatori sanitari che lavorano nei nostri ospedali: è una sfida per la formazione”.
“Cosa succederà in caso di eventuali nuove pandemie? Noi – ha concluso il presidente di Fiaso – abbiamo dimostrato sul campo di saper adottare modelli organizzativi flessibili che sono stati vincenti durante la difficilissima stagione del Covid. Abbiamo bisogno però che venga messo in campo nei prossimi anni anche un rinnovamento del nostro patrimonio edilizio sanitario, oggi è necessario pensare anche a una logistica e a un’architettura che consentano anche agli ospedali, al di là dei modelli organizzativi, di essere strutturalmente flessibili”.
Petralia: progredire nella ricerca contro malattie complesse
“Oggi la sanità – ha spiegato Paolo Petralia, Direttore Generale, ASL 4 Liguria, intervenuto al dibattito– si trova a dover affrontare sfide nuove e complesse. Dai processi di digitalizzazione, che spaziano dalla dematerializzazione dei documenti all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, fino alla necessità dei Grandi Ospedali di rimanere tali, cioè centri d’eccellenza. Questo significa riuscire a progredire nella ricerca contro le malattie più complesse, come quelle rare, e verso nuove ed eventuali pandemie, ma anche rimanere aperti verso il territorio, dalla presa in carico dei pazienti alla cure successive. Questioni rispetto alle quali lavoriamo per fornire risposte puntuali, anche mediante momenti come questo”.
40 laboratori nel progetto Grandi Ospedali
All’Open Meeting sono già in programma oltre 40 laboratori tematici destinati a coinvolgere professionisti del settore sanitario con competenze e provenienza diverse, grandi aziende dei settori Pharma e Biotech, direttori generali di aziende sanitarie pubbliche e private. Tutti pronti a lavorare in sinergia per due giorni consecutivi, guidati dagli Ambassador, i top manager della sanità che promuovono un’ottica circolare: “Dobbiamo sempre passare – specifica Petralia – dall’idea alla ricaduta concreta sull’attività dei Grandi Ospedali”.
Durante la mattinata, nell’introdurre gli obiettivi del futuro prossimo sono stati presentati i risultati delle scorse due edizioni e che hanno riguardato la creazione di un ambiente favorevole alla ricerca, la digitalizzazione dei Grandi Ospedali, le competenze e la comunicazione interna, le politiche messe in campo per la medicina di genere, l’approccio in tema di malattie rare, chirurgia e robotica.
Temi che saranno approfonditi all’Open meeting 2024, per elaborare strategie ancora più aderenti alle nuove esigenze della sanità pubblica e privata.
Diabete, controllo riduce rischio demenza del 28%
News PresaIl livello di zuccheri nel sangue può incidere anche sul declino congiuntivo. Una ricerca ha infatti dimostrato che i programmi di gestione del diabete abbassano anche il rischio di demenza. I risultati sono stati pubblicati su JAMA Network Open. Di conseguenza, ai vantaggi del controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2, sì aggiunge anche un effetto protettivo in termini di riduzione del rischio di sviluppare la demenza.
Diabete e rischio demenza, lo studio
La ricerca, durata 8 anni a Hong Kong, ha coinvolto 55.618 partecipanti, evidenziando come la gestione dei pazienti affetti da diabete sia in grado di mitigare il rischio di demenza. I partecipanti iscritti a RAMP-DM hanno sperimentato una riduzione del 28% nel rischio di demenza per tutte le cause, una diminuzione del 15% nel rischio di malattia di Alzheimer, un significativo calo del 39% nel rischio di demenza vascolare e una riduzione del 29% nel rischio di demenze di altro tipo o non specificate, rispetto a coloro che ricevevano cure standard.
In particolare, i partecipanti con livelli più elevati di Emoglobina A1C (HbA1C) presentavano un rischio significativamente aumentato di demenza, che variava dal 17% al 54%, sottolineando il ruolo critico del mantenimento di livelli ottimali di glucosio nel sangue.
Questo studio evidenzia anche l’efficacia dei programmi multidisciplinari di gestione del diabete nel modificare la traiettoria del declino cognitivo. Oltre 27.809 pazienti con T2D che ricevevano servizi di assistenza primaria sono stati accuratamente abbinati in rapporto 1:1 con individui sottoposti a trattamento standard, garantendo la robustezza e l’affidabilità dei risultati dello studio.
“La SID considera questi risultati come un passo fondamentale nella lotta contro lo sviluppo precoce di malattie neurodegenerative, tra la popolazione diabetica. Questo studio aggiunge un ulteriore tassello ai vantaggi del controllo accurato dei livelli glicemici e aumenta la consapevolezza della connessione tra la gestione del diabete e la salute cognitiva. Dando priorità e migliorando l’assistenza del diabete, possiamo compiere passi significativi nel ridurre l’onere della demenza, migliorando la qualità della vita per milioni di persone in tutto il mondo” ha dichiarato il Professor Angelo Avogaro, Presidente SID.
L’eccesso di zuccheri nel sangue, una caratteristica del diabete non ben gestito, può influenzare lo sviluppo della demenza attraverso diversi meccanismi fisiopatologici che coinvolgono varie vie metaboliche, infiammatorie e vascolari.
I meccanismi vanno dalla formazione di prodotti finali di glicazione avanzata (AGEs) che possono alterare la funzione delle proteine e promuovere lo stress ossidativo e l’infiammazione, contribuendo alla patogenesi della demenza. L’iperglicemia cronica aumenta lo stress ossidativo, cioè la produzione di radicali liberi che possono danneggiare le cellule cerebrali. Ciò può portare a un’aterosclerosi accelerata e aumentare il rischio di demenza vascolare.
Il diabete di tipo 2, inoltre è comunemente associato alla resistenza all’insulina, che non solo influisce sul metabolismo del glucosio ma può anche avere effetti diretti sul cervello. L’insulina ha ruoli importanti nella neurotrasmissione, nella plasticità sinaptica e nella sopravvivenza neuronale. La resistenza all’insulina può perturbare questi processi e contribuire alla neuro degenerazione.
Tali meccanismi non agiscono isolatamente ma si influenzano reciprocamente, contribuendo alla complessità della relazione tra diabete e demenza. La ricerca continua a esplorare questi collegamenti per sviluppare strategie preventive e terapeutiche più efficaci.
Diabete in Italia
L’Italia ha una prevalenza stimata intorno al 6-7% della popolazione adulta, con una maggiore incidenza nella popolazione anziana. L’incidenza del diabete di tipo 2, che rappresenta la forma più comune, è in aumento, in parte a causa dell’invecchiamento della popolazione e dei cambiamenti nello stile di vita, inclusi alimentazione e attività fisica.
Demenza in Italia
La prevalenza della demenza in Italia è in linea con altri paesi ad alto reddito, con stime che indicano circa il 6-7% della popolazione oltre i 65 anni affetta da qualche forma di demenza. Questo numero tende ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione.
Tipi di demenza
La malattia di Alzheimer rappresenta la causa più comune di demenza in Italia, seguita dalla demenza vascolare e da altre forme di demenza. Le ricerche indicano che il diabete di tipo 2 è un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di diversi tipi di demenza, inclusa la malattia di Alzheimer e la demenza vascolare.
Caregiver familiari, esercito invisibile. Associazioni chiedono riconoscimento
News PresaIn Italia si stimano almeno 7 milioni di caregiver non professionali che assistono familiari malati o non autosufficienti. AIPaSIM – Associazione Italiana Pazienti con Sindrome Mielodisplastica in partnership con Takeda Italia – ha promosso l’iniziativa “Caregiver, Valore per la Cura”, sostenuta da una coalizione di 30 Associazioni di pazienti attive nelle malattie croniche, oncologiche e rare. L’obiettivo è chiedere il riconoscimento di questa figura e la tutela sociale ed economica.
Caregiver familiari
Chiedono maggior sostegno dai servizi socioassistenziali, più informazione su diritti e agevolazioni, supporto psicologico e soprattutto che il loro ruolo venga finalmente riconosciuto e adeguatamente tutelato. Sono i caregiver italiani familiari o “informali”, un esercito di persone invisibili che assistono gratuitamente, volontariamente e continuativamente un familiare senza avere alle spalle una formazione specifica.
In oltre la metà dei casi (55%) assistono un genitore, seguito dal partner (16%). Le attività di assistenza occupano circa 6 ore al giorno e comprendono il supporto affettivo e morale, la gestione della routine quotidiana del paziente, l’organizzazione di visite e terapie e il disbrigo della burocrazia medica, come le pratiche di invalidità e accompagnamento. Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine “Il caregiver nelle malattie rare, oncologiche e croniche” realizzata, su un campione di oltre 300 caregiver, da Elma Research nell’ambito del progetto “Caregiver, Valore per la Cura” promosso da AIPaSIM. L’obiettivo è sensibilizzare istituzioni, opinione pubblica e media sul ruolo fondamentale svolto dai caregiver e sull’urgenza di dare risposte ai loro bisogni, promuovendone il riconoscimento giuridico e la tutela sociale ed economica.
La campagna è supportata da una coalizione di 30 Associazioni di pazienti attive nell’ambito delle malattie croniche, oncologiche e rare.
Il position paper
A partire dai risultati dell’indagine AIPaSIM, le 30 Associazioni hanno messo a punto un Position Paper con le richieste in 4 punti dei caregiver alle istituzioni.
La ricerca e il Paper sono stati presentati oggi a Roma nel corso di un evento istituzionale, organizzato su iniziativa della Senatrice Elena Murelli.
L’iniziativa coincide con una fase di nuova attenzione nei confronti dei caregiver da parte delle istituzioni. Lo conferma la recente formazione del “Tavolo tecnico per l’analisi e la definizione di elementi utili per una legge statale sui caregiver familiari”, sulla base di un decreto firmato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone ed il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli.
«Uno Stato, che intende rappresentare una comunità solidale, ha il dovere di accompagnare, promuovere e sostenere chi aiuta. «Aiutare chi aiuta» significa restituire ai caregiver ciò che da loro riceviamo, in una dinamica circolare di reciprocità che può generare, contemporaneamente, benessere sociale e senso del valore di ciò che si compie» – ha affermato Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. «Il Governo è al lavoro su due fronti: il Tavolo tecnico interministeriale Disabilità-Lavoro e Politiche sociali che dovrà presentare nelle prossime settimane una roadmap operativa e le disposizioni attuative per i caregiver contenute nella Riforma anziani, in cui si stabilisce che i servizi sociali, sociosanitari e sanitari territoriali, debbano coinvolgere attivamente il caregiver familiare nel progetto individualizzato della persona assistita, informandolo dei servizi e delle opportunità sul territorio».
«AIPaSIM, Associazione Italiana Pazienti con Sindrome Mielodisplastica nata nel 2017, si è impegnata in questi anni per creare consapevolezza sulla malattia mielodisplastica e sull’importante impatto sociosanitario ed economico di questa patologia – ha dichiarato Giuseppe Cafiero, Presidente AIPaSIM – ma soprattutto il nostro obiettivo è sempre stato quello di dar voce ai pazienti e ai loro familiari e portare ai tavoli istituzionali i loro bisogni e le esigenze. L’esperienza ci ha insegnato che il caregiver è un attore fondamentale della cura, tanto che negli ultimi tempi abbiamo concentrato la nostra attenzione su questa figura sempre più importante. Da questa osservazione è partita l’idea, condivisa con Takeda Italia, di realizzare un’indagine conoscitiva sui caregiver familiari italiani.
I dati mostrano come le persone che preferiamo chiamare “donatori di assistenza” riferiscano molti bisogni, tra questi prioritari la semplificazione delle pratiche burocratiche, il supporto psicologico e l’accesso ai servizi socioassistenziali. Queste evidenze hanno consentito ad AIPaSIM e alle 30 Associazioni partner di mettere a punto una serie di istanze che oggi abbiamo presentato alle Istituzioni. Auspichiamo che i decisori politici diano ascolto e seguito a queste richieste e che si possano mettere in atto una serie di azioni concrete per garantire l’adeguato supporto che i caregiver meritano».
Sfide del carengiver, il sondaggio
La quotidianità del caregiver è spesso complessa: il 64% dei caregiver segue il percorso sanitario del paziente, il 60% le pratiche burocratiche e il 46% lo supportano nella gestione delle terapie. Il 51% dei caregiver per l’assistenza si avvale di sanitari a pagamento, ma il medico di famiglia si conferma come il principale supporto.
Il vissuto psicologico è quanto mai sfaccettato. A fronte di un forte carico sia fisico che psicologico riferito dal 67% del campione, il 71% vive il proprio operato come “utile” e “gratificante”.
L’83% mostra addirittura un engagement elevato rispetto alla propria attività e alla vicinanza con la persona assistita. I caregiver esprimono soddisfazione nello svolgere un compito così impegnativo che, seppur gravoso, rafforza il legame con il proprio caro.
L’indagine fa emergere anche alcuni significativi elementi critici nell’attività di caregiving: in primo luogo, la gestione del tempo riservato all’assistito e in parte sottratto al partner e ai figli, al lavoro e a sé stesso; il forte dispendio di energie fisiche, mentali ed emotive; la mancanza di competenze, soprattutto nel dare supporto al proprio caro; gli aspetti burocratici/organizzativi, che rappresentano il vero “scoglio” per tutti i caregiver.
Sul fronte delle richieste il 78% riferisce la necessità di servizi socioassistenziali e tra questi quello maggiormente desiderato è l’assistenza domiciliare (34%) seguito dalla consegna dei farmaci a casa (34%) e da facilitazione del trasporto; una maggiore informazione sul piano della tutela e dei diritti assistenziali e previdenziali del paziente, nonché sulle questioni pratiche inerenti la propria attività, è richiesta dal 56% dei caregiver; mentre il 46% sente il bisogno di un supporto psicologico per l’alto carico emotivo che l’attività di caregiving comporta con fasi alterne di scoraggiamento e sfiducia.
Le richieste per riconoscere il caregiver
A tutte queste esigenze rispondono i 4 punti del Position Paper condiviso e stilato dalle Associazioni con AIPaSIM:
1.Riconoscere la figura del caregiver, promuovendo l’omogeneità legislativa tra tutte le Regioni, rafforzando le misure che possano conciliare il ruolo di caregiver con il lavoro e la famiglia, istituendo la Giornata nazionale del caregiver, introducendo incentivi fiscali, flessibilità sul lavoro, agevolazioni e contributi per l’assistenza.
2.Ampliare l’accesso ai servizi socioassistenziali, garantendo in modo omogeneo sul territorio nazionale una rete con servizi di accompagnamento, assistenza domiciliare al trattamento, consegna dispositivi e farmaci a domicilio e agevolando l’accesso ai servizi anche attraverso la digitalizzazione degli sportelli e dei touch point.
3.Promuovere la formazione e l’informazione, istituendo sportelli/info point dedicati ai caregiver nei differenti setting assistenziali – ASL, ospedali, studi dei medici di medicina generale – e attivare un portale web con informazioni sulle differenti patologie, che possa indirizzare i caregiver, realizzando corsi di formazione a distanza e manuali specifici.
4.Dare supporto ai bisogni emotivi, attraverso servizi di counselling e/o psicoterapia, centri di ascolto per caregiver e numeri dedicati per offrire supporto psicologico.
Le richieste, riunite nel Position Paper sottoscritto da AIPaSIM, dalle Associazioni pazienti e dai parlamentari, sono state presentate alle Istituzioni durante l’evento nazionale e sono finalizzate ad attivare le azioni e gli interventi necessari al sostegno dei caregiver familiari.
Social network e dipendenza, prime misure nel mondo
Adolescenti, Benessere, PsicologiaI social network, inizialmente accolti come strumenti di connessione e libertà, oggi sono visti come un potenziale nemico pubblico dell’era contemporanea. La trappola dei social, descritta dagli studiosi come un insieme di pericoli nelle comunità virtuali, avrebbe guadagnato terreno nell’influenzare non solo le abitudini, ma anche il linguaggio e il contenuto della comunicazione politica. La questione è stata indagata da molte ricerche.
Social network e rischi di emulazione
Il creatore di una delle più diffuse piattaforme è stato di recente chiamato a giustificarsi di fronte al Congresso americano. Il motivo è legato a una serie di suicidi e comportamenti deviati di minori statunitensi, scaturiti da atteggiamenti emulativi diffusi attraverso i social. Le promesse di miglioramenti non sono riuscite a dissipare le preoccupazioni. Un quadro aggravato da una comunicazione interna che valutava il valore di un utente sulla piattaforma in termini monetari, al pari di ogni altro fattore di produzione.
L’iniziativa della Francia
La risposta legislativa a questo rischio per gli adolescenti è ancora in fase embrionale in diversi Paesi. In Europa, per esempio, la Francia ha approvato misure per gli influencer, con l’obiettivo di limitare il diffondersi di sfide pericolose. Inoltre sta discutendo una proposta di legge per vietare l’accesso ai social ai minori di 15 anni.
Dipendenza dai dispositivi
Uno studio del NYC Department of Health and Mental Hygiene ha sollevato il problema della crescente dipendenza dai dispositivi, evidenziando un impatto negativo sulla salute mentale dei giovani. Secondo i numeri, dal 2021 il 77% dei ragazzi del liceo, durante la settimana, trascorre più di tre ore davanti agli schermi. Un rischio sottolineato più volte anche dagli esperti dell’American Academy of Pediatria (AAP) e dell’American Psychological Association.
Social limitati in Usa
Il sindaco di New York, Eric Adams, ha lanciato un appello contro la “vita virtuale” degli adolescenti, definendola una “tossina ambientale”. Secondo le ricerche, infatti, più si utilizzano le piattaforme, più è difficile mettere confini. Per questo, il primo cittadino sta considerando delle misure. Nel frattempo agli adulti raccomanda di non consentire l’accesso agli smartphone o ai social almeno fino a 14 anni e di delineare un “piano famiglia” con regole da adottare. In Florida, invece, si sta approvando una legge che proibisce l’accesso ai social nelle scuole per i ragazzi sotto i sedici anni, per via degli effetti dannosi sulla salute mentale.
Sebbene gli Stati Uniti abbiano già la Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) e siano in corso discussioni su nuove proposte di legge, la strada per una legislazione efficace è ancora lunga. Proposte recenti come il “Mature Act” che fissa a 16 anni il limite di età per l’utilizzo dei social media, presentato dal senatore Josh Hawley, indicano una crescente consapevolezza dei rischi associati, tuttavia molte questioni restano aperte.
Adolescenti UE, a rischio salute mentale. Il report
Adolescenti, Bambini, Benessere, News Presa, Prevenzione, PsicologiaOltre undici milioni di bambini e giovani nell’UE soffrono di problemi legati alla salute mentale. Gli adolescenti sono più esposti: i disturbi colpiscono un quinto dei giovani tra i 15 e i 19 anni. Un bambino su 8, a partire dai 12 anni, riceve regolarmente richieste online indesiderate a sfondo sessuale. Inoltre aumenta la povertà. Sono alcuni dei dati riportati nell’ultimo rapporto Unicef sulla salute dei bambini dell’Unione Europea. Tra le sfide maggiori: l’aumento della povertà, il deterioramento della salute mentale, l’abuso sessuale online e l’esposizione all’inquinamento.
Un bambino su 4 a rischio povertà ed esclusione
Secondo il report pubblicato oggi, La condizione dei bambini nell’Unione Europea 2024, un bambino su quattro (20 milioni di bambini) nei Paesi dell’UE è a rischio di povertà o esclusione sociale. Si tratta di un aumento di quasi 1 milione di bambini dal 2019 nel principale indicatore di povertà dell’UE.
Undici milioni di bambini e adolescenti con disagio mentale
Il rapporto rileva che più di 11 milioni di bambini e giovani nell’UE soffrono di problematiche legate alla salute mentale. Gli adolescenti sono più a rischio di disturbi, tra cui ansia e depressione, che colpiscono un quinto dei giovani tra i 15 e i 19 anni. Il rapporto rileva che in diversi Paesi si è registrato un aumento dei problemi di salute mentale tra i giovani europei durante e dopo la pandemia da COVID-19.
472 decessi di bambini e adolescenti per l’inquinamento
Quasi 1 bambino su 20 è esposto a livelli elevati di inquinamento da pesticidi, che può essere particolarmente dannoso per i bambini ed è stato collegato a effetti dannosi sulla salute e a ritardi nello sviluppo. Il rapporto rileva inoltre che nel 2019, l’anno più recente in cui sono disponibili i dati, sono stati registrati 472 decessi di bambini e giovani nell’UE a causa dell’inquinamento atmosferico, la maggior parte dei quali aveva meno di un anno.
Abusi sessuali online e cyberbullismo
Pur creando molte opportunità, i rapidi sviluppi della tecnologia digitale espongono i bambini ad abusi, tra cui discorsi di odio, cyberbullismo e sfruttamento sessuale. Il rapporto evidenzia che 1 bambino su 8, a partire dai 12 anni, riceve regolarmente richieste online indesiderate a sfondo sessuale.
Le dichiarazioni
“L’UE ha sostenuto con grande orgoglio i diritti dei bambini nel corso degli anni. Questi diritti sono più che mai rilevanti per aiutare le sue istituzioni a rispondere alle sfide e alle crisi che i bambini di oggi devono affrontare, dal cambiamento climatico alla salute mentale, dal costo della vita alla trasformazione digitale”. Lo ha dichiarato Bertrand Bainvel, Rappresentante dell’UNICEF presso le istituzioni dell’UE.
“È fondamentale – ha concluso – che l’UE si basi sui recenti risultati ottenuti nella promozione del benessere dei bambini, tra cui l’adozione della Strategia dell’UE sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel 2022 e la Garanzia europea per l’infanzia”. L’UNICEF ha pubblicato il rapporto e i policy brief, con una serie di raccomandazioni per l’UE, in vista delle elezioni del Parlamento europeo di giugno. L’obiettivo è orientare la visione dell’UE per i minori, in particolare per i più svantaggiati, con disabilità e più a rischio povertà.
Invecchiamento, anche il cervello ha bisogno di esercizio
Anziani, News Presa, Stili di vitaAnche il nostro cervello subisce i danni dell’invecchiamento e ha bisogno di esercizio per mantenersi giovane. Tutti noi cerchiamo di fare il possibile per mostrarci sempre al meglio, magari sottoponendoci a diete e lunghe sessioni di palestra, ma quasi mai ci preoccupiamo di tenere in forma anche la mente. Con il passare degli anni, il cervello subisce cambiamenti fisiologici che possono influenzare le nostre capacità cognitive. Questo processo, noto come invecchiamento del cervello o declino cognitivo legato all’età, può portare a una varietà di sintomi, tra cui una diminuzione della memoria, della concentrazione e della capacità di pensiero critico.
Elasticità cerebrale
Tuttavia, ci sono modi per rallentare questo processo e mantenere il cervello giovane e agile. Uno degli approcci più efficaci è quello di impegnarsi in esercizi e attività che stimolino la mente e promuovano la plasticità cerebrale. Questo concetto si basa sull’idea che il cervello abbia la capacità di adattarsi e cambiare nel corso della vita in risposta a stimoli ed esperienze.
Stili di vita
Oltre alla genetica e agli eventuali fattori di rischio, lo stile di vita svolge un ruolo fondamentale nell’influenzare la salute del cervello. Abitudini come una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare e il sonno di qualità possono contribuire a mantenere il cervello in buona forma. Tuttavia, è anche importante impegnarsi in esercizi specifici mirati a stimolare le funzioni cognitive.
Esercizi
Ecco allora cinque esercizi che possono aiutare a mantenere giovane il cervello:
Perché mai scomodarsi e fare tanta fatica? Perché prendersi cura della salute del cervello è essenziale per un invecchiamento sano e attivo. Con un impegno costante verso esercizi mentali e uno stile di vita sano, è possibile mantenere giovane il cervello e godere di una migliore qualità della vita nel tempo.