Tempo di lettura: 5 minutiDal disagio degli adolescenti di oggi alle fragilità e alle relazioni disfunzionali nella nostra società, dalla salute mentale alle tante sfide quotidiane o di vita che una malattia rara o un percorso di cura rappresentano per una persona, una famiglia, una comunità. Tanti i temi messi in luce dalla dodicesima edizione del Premio Letterario Angelo Zanibelli “La Parola che cura”, nei giorni scorsi all’Ambasciata di Francia a Roma.
L’obiettivo del premio è far emergere la narrazione come strumento terapeutico e di sensibilizzazione sociale, sottolineando l’importanza delle esperienze personali nella gestione della malattia. Attraverso le opere premiate, si vuole dare voce a chi affronta sfide complesse, valorizzando la resilienza e il coraggio di coloro che trasformano le proprie esperienze in un potente racconto di vita, un messaggio da poter condividere. Dopo tanti anni, continua a offrire un palco prestigioso alle storie di cura e di salute, mettendo in luce i percorsi, le esperienze e le emozioni di tanti pazienti e caregiver.
A presiedere la giuria durante la cerimonia di premiazione è stato, anche quest’anno, Gianni Letta, affiancato da un gruppo di esponenti del mondo della politica, della cultura, della sanità e dell’informazione, con la partecipazione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, come membro d’onore.
La giuria ha avuto il compito di esaminare le tantissime opere in concorso, decretando anche il vincitore dell’ambita categoria ‘Inediti’ e assegnando anche alcuni premi speciali che negli anni hanno guadagnato particolare prestigio e visibilità.
“Per noi in Sanofi, il Premio La Parola che cura è molto più di un semplice concorso letterario – ha raccontato Marcello Cattani, Presidente e Ad di Sanofi Italia e Malta. È un esempio concreto e tangibile del nostro impegno costante e continuo al fianco dei pazienti, di chi li sostiene e di chi ne rappresenta le istanze. La volontà di ascoltare e comprendere i bisogni, di valorizzare e mettere a fattor comune il percorso di diagnosi e cura, è al centro di tutto ciò che facciamo ogni giorno. Avere un impatto positivo e migliorare la vita di chi vive una patologia è infatti la nostra missione quotidiana. Con il nostro lavoro promuoviamo una cultura della salute inclusiva e accessibile, cercando di contribuire a un cambiamento significativo nella vita dei cittadini e abbracciando il concetto di salute come pilastro dello sviluppo umano, sociale ed economico del nostro Paese”.
I vincitori per la categoria “Opere edite”
Per la categoria Narrativa, ha vinto “Vite di cristallo” di Francesca Lagatta (ed. Rubbettino). Un legame unico e simbiotico tra una mamma e il suo bimbo che si scopre malato di acrenoleucodistrifia che trascina il lettore in un mondo intriso di solitudine, dolore, amore sconfinato, che disintegra i muri del tempo e dello spazio.
Per la categoria Saggistica premiato “Lezioni di amore per un figlio” di Stefano Rossi (ed. Feltrinelli). Una dote necessaria per regalare ai nostri ragazzi una solida e amorevole via d’uscita dai 16 labirinti in cui, più di frequente di quanto noi adulti immaginiamo, si perde l’anima adolescente.
Per la categoria Illustrati il premio è andato a “Il mostro che vive dentro la mamma” di Nicolò Muggianu (ed. Fabbrica dei sogni). Il libro dedicato a tutti i bambini che vivono con un genitore che soffre di depressione o di un’altra forma di sofferenza psicologica che ha incide negativamente sulla loro relazione, con coloro che hanno vissuto l’esperienza di un familiare che si è suicidato o ha tentato di farlo.
Vincitore nella Categoria “Inediti”
L’inedito “La memoria del cuore” di Marilù S. Manzini sarà edito da Piemme editore.
Un romanzo che ha la profondità introspettiva di un saggio. L’autrice ripercorre ventotto giorni dentro il buio della psiche, in una clinica per la cura delle dipendenze, alla ricerca di una salvezza. Le vite di persone in cerca di una riabilitazione dell’anima che portano i segni delle battaglie che hanno combattuto. Vinte o perse che queste siano, l’importante per tutti loro è sempre e solo rialzarsi da terra.
Premio Zanibelli: tre le menzioni speciali assegnate dalla Giuria
A “Una stagione in più” di Elena Lugli, Emilia Li Gotti, Ilaria Orzali (ed. Lapis), un libro che nasce per i bambini e per chi voglia raccontare ai più piccoli cosa significhi attraversare una stagione di cura, e farlo con fiducia: perdendo i capelli, sì, ma per averne di nuovi e tornare fuori a giocare al primo raggio di sole.
A “La cura del futuro. I vaccini dalle infezioni alla sfida al cancro” di Guido Forni, Alberto Mantovani, Lorenzo Moretta, Giorgio Parisi, Giovanni Rezza (ed. Baldini & Castoldi). L’avvincente sfida della scienza, su cui si sta lavorando in Italia e in tutto il mondo, che potrà avere effetti decisivi sulla salute globale.
A “La notte ha smesso di far paura” di Giacomo Perini (ed. Santelli) Il percorso di crescita attraverso la malattia che alterna cronaca e riflessioni a pagine visionarie. Una storia di ostinazione vitale e resilienza, che parla a tutti, restituendoci il ritratto di un giovane uomo innamorato della normalità della vita e grato per i suoi doni.
I Premi speciali
La giuria ha assegnato inoltre il premio “Personaggio dell’anno” al Prof. Alberto Mantovani per il suo costante impegno nella ricerca nell’immunologia possibile futura soluzione terapeutica alle malattie. Con i suoi studi fino all’individuazione dell’immunità innata è oggi considerato una figura di riferimento che ha scritto con il suo gruppo di ricercatori italiani una pagina fondamentale della medicina moderna. Il premio è stato consegnato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, membro d’onore della giuria.
Il premio “La Parola che Cura”, attribuito ogni anno ad un’associazione di pazienti per l’attività di comunicazione e divulgazione sulla sua patologia di riferimento e le problematiche ad essa connessa. Quest’anno la giuria ha premiato AISM per il progetto PortrAIts, serie di 12 immagini e ritratti in mostra, realizzate grazie a un programma di Intelligenza Artificiale che, insieme a professionisti della comunicazione, ha rielaborato il racconto e le parole di persone con sclerosi multipla, generando immagini sorprendenti, diverse dalla realtà visibile che pure le ha ispirate e andando a rivelare in modo creativo anche quegli aspetti della vita con la patologia che altrimenti resterebbero non comunicabili e incomprensibili a chi non li vive direttamente sulla propria pelle.
Il premio “Il valore del Partenariato pubblico-privato”, riconoscimento espressamente rivolto ai giovani neolaureati che punta a valutare il pensiero analitico, la capacità di indagine e di approfondimento degli studenti, chiamandoli a produrre un elaborato su questo tema è stato assegnato alla giovane professionista in Public Affairs Vjola Brahushi, 26 anni che sarà inserita come tirocinante presso il Dipartimento Public Affairs di Sanofi Italia e collaborerà con un Tutor aziendale a progetti con le Istituzioni nazionali e regionali.
Diabete: le parole ‘sbagliate’ incidono sulla terapia
Alimentazione, Associazioni pazienti, News, Prevenzione, Psicologia, Stili di vitaMolti studi hanno sottolineato come il linguaggio contribuisca a formare attitudini e atteggiamenti ma anche stereotipi e stigma. Per questo la comunicazione ha un ruolo fondamentale anche nella gestione del diabete. Un linguaggio efficace, sia verbale sia non verbale, può trasformare la relazione medico-paziente, favorendo la collaborazione e l’aderenza alla terapia. Al contrario, una comunicazione carente può generare incomprensioni e compromettere l’efficacia delle cure. È uno dei temi affrontati al 30º Congresso Nazionale SID.
“Da tempo la SID ha adottato un linguaggio centrato sulla persona, (noto anche come ‘person-first’) per evitare di etichettare una persona come la sua condizione. È fondamentale coltivare una comunicazione che non attribuisca responsabilità̀ (o colpa) verso la persona per lo sviluppo del suo diabete o del suo diabete conseguenze. Ecco perché questo argomento è stato portato al Congresso Nazionale” sottolinea il Professor Angelo Avogaro, Presidente della SID.
Diabete, le parole sbagliate
“Pensiamo all’espressione ‘fallimento terapeutico’, che può generare nel paziente la sensazione di non essere riconosciuto negli sforzi effettuati per gestire la malattia fino alla rottura dell’alleanza terapeutica” afferma la Dottoressa Liliana Indelicato, Psicologa e Coordinatrice del Gruppo di Lavoro Psicologia e Diabete della SID. Nel position statement pubblicato nel 2022 viene sottolineato come aggettivi del tipo ‘cattivo controllo glicemico’ attribuiscano una responsabilità diretta al paziente mentre sappiamo che i valori HBA1C cambiano in risposta a molteplici fattori: ormonali, farmacologici, emotivi, legati all’alimentazione o all’attività fisica. Inoltre, il diabete ha un andamento progressivo che può necessitare nel tempo di cambiamenti di terapia”
Un linguaggio inadeguato può influire sulla motivazione del paziente. Termini come ‘cattivo’, ’fallimento terapeutico’, ‘scarso controllo’ possono rafforzare il senso di incapacità e fallimento incidendo negativamente sulla self-efficacy che ha una relazione stretta sugli outcome di salute. Al contrario espressioni positive e inclusive, incentrate sulla persona sono in grado di incrementare la motivazione e l’engagement.
Nel Position Statement italiano realizzato in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Psicologia e Diabete SID con il Gruppo di Lavoro Psicologia e Diabete di AMD sono state selezionate 20 espressioni identificate tramite articoli scientifici, esperienze dirette, focus group con persone con diabete: ‘dovrebbe/non dovrebbe’ portano ad una perdita di autonomia della persona, mentre riconoscere i punti di forza rimanda alla persona una immagine positiva di sé diminuendo quello che viene chiamato ‘distress psicologico’. Si tratta di un disagio emotivo caratterizzato da ansia e preoccupazioni che porta a rabbia, frustrazione e burnout con conseguenze sui livelli di HbA1c.
Mamme con diabete, i rischi e come prevenire complicanze
Alimentazione, Bambini, Genitorialità, News, Prevenzione, Ricerca innovazioneLe nuove tecnologie stanno rivoluzionando il controllo e la gestione delle complicanze del diabete. Nell’ambito della gravidanza, un bambino su 2 nato da madre con diabete di tipo 1 può presentare delle complicazioni. “Tra le più frequenti l’eccessiva crescita fetale (LGA, neonati più grandi per l’età gestazionale), il maggiore ricorso alla terapia intensiva neonatale e il parto pre-termine a causa dell’aumento dei livelli di glucosio materno” spiega la Dottoressa Veronica Resi, Coordinatrice del Gruppo di Studio Diabete e Gravidanza AMD-SID e creator della relazione del Congresso Nazionale sull’argomento.
Il Gruppo di Studio Diabete e Gravidanza si è reso disponibile per redigere un Documento sull’utilizzo della tecnologia in gravidanza. Il report include sistemi di monitoraggio della glicemia, sistemi integrati con i microinfusori, che possano essere di supporto per i colleghi che si occupano di gravidanza complicata da diabete. Inoltre è una guida all’utilizzo dei sistemi tecnologici avanzati fornendo una linea di consenso tra esperti supportata da evidenze scientifiche che aiuta a migliorare la programmazione e la gestione della gravidanza complicata da diabete pre-gestazionale e supporta la cura del diabete gestazionale.
Maggiori parti pre-termine per chi non raggiunge i livelli ottimali di glicemia
Raggiungere gli obiettivi di HbA1c <6.5% prima della gravidanza e target glicemici stringenti durante la gravidanza ha effetti significativi: le donne con livelli superiori al target alla 13ª settimana avevano parti pretermine nel 48% dei casi rispetto a quelle in target glicemico. Così come livelli superiori al target alla 24ma settimana, erano correlati a tassi di nascite pre-termine doppi (35,7% rispetto al 16,2%) di quelle in target. 1
Diabete incide sulle dimensioni dei neonati
Nelle donne che non godono di un controllo glicemico ottimale il rischio di un neonato LGA (più grande rispetto all’età gestazionale) è doppio rispetto a chi ottiene un buon controllo. La metà nelle donne con compenso ottimale alla 13ma settimana (14,6% contro il 26,8%) di quelle non in target e alla 24ma settimana di gestazione il 47,4% rispetto al 54,9% di quelle non in target. 1
Il controllo glicemico di una gravidanza caratterizzata da un diabete pre-gestazionale pone al diabetologo una sfida con obiettivi più rigorosi per ridurre al minimo le complicanze associate. Le tecnologie applicate al monitoraggio del glucosio sono una innovazione fondamentale: lo studio CONCEPTT 2 ha mostrato che nelle donne che utilizzavano i sistemi di monitoraggio (CGM-RT) si è osservata una riduzione degli outcome avversi neonatali.
“Ora sappiamo che un controllo stringente precoce nel primo trimestre grazie al monitoraggio glicemico in continuo RT-CGM , nelle gestanti con diabete di tipo1 si è dimostrato in grado sia di migliorare il compenso glicemico materno che di ottenere risultati migliori per la salute del neonato, con una diminuzione delle ipoglicemie neonatali e un minore ricorso a ricoveri in terapia intensiva” prosegue la dottoressa Resi”.
“In questi ultimi anni, abbiamo inoltre assistito alla crescente diffusione dei sistemi di infusione insulinica (CSII o microinfusori) tra le persone con DM1, grazie al fatto che essi garantiscono un miglioramento sensibile del compenso glicemico. “Tali sistemi anche tra le donne con DM1 in età fertile sono in crescente aumento e in particolare i sistemi di infusione insulinica ibridi ad ansa chiusa (HCL)” spiega la dottoressa Resi.
Le donne che, in caso di gravidanza, desiderano mantenere tale terapia, avendone sperimentato l’efficacia prima del concepimento si trovano di fronte al problema che purtroppo la maggior parte dei sistemi commercialmente disponibili sono off-label (fuori indicazione) in gravidanza perché i loro algoritmi non sono stati costruiti per raggiungere i target metabolici specifici per questa condizione.
“Per garantire una gravidanza sicura è fondamentale il raggiungimento di un controllo glicemico ottimale. I risultati degli studi più recenti supportano le linee guida inglesi NICE confermando l’opportunità di offrire un sistema di infusione insulinica ibrido ad ansa chiusa (HCL) a tutte le donne in gravidanza con diabete di tipo 1” sottolinea la Professoressa Raffaella Buzzetti, Presidente Eletto SID. Infatti, lo studio AiDAPT 3 ha dimostrando come le donne affette da diabete tipo 1 in terapia con HCL mantenevano un controllo glicemico adeguato 10.5% più alto rispetto al gruppo di controllo. Attualmente l’unico sistema HCL con indicazione ufficiale per l’uso in gravidanza approvato in Europa e in Italia è il CamAPS FX.“Chiaramente, i sistemi HCL hanno cambiato il panorama della cura del diabete nella popolazione non gravida. Molti studi appena usciti stanno sempre più supportando l’utilizzo di questi sistemi evidenziando un aumento sostanziale del tempo in cui i livelli di glucosio sono controllati e in target rispetto alle cure standard in tutti e tre i trimestri di gravidanza” conclude Buzzetti.
Tumore al seno, l’iniziativa al Festival del cinema di Roma
Associazioni pazienti, Farmaceutica, PrevenzioneAl Festival del Cinema di Roma va in onda in questi giorni il film della vita, ma è una proiezione che potrebbe interrompersi in qualsiasi momento. Un’iniziativa promossa dall’Intergruppo Parlamentare “Nuove frontiere terapeutiche nei tumori della mammella” con gli specialisti oncologi, l’industria farmaceutica, le associazioni dei pazienti e tutti gli attori coinvolti, per sensibilizzare sulla prevenzione del tumore al seno.
In ambito oncologico, la ricerca scientifica ha realizzato importanti conquiste, ma restano ancora alcune lacune da colmare, soprattutto in termini di tempistiche di accesso ai farmaci innovativi, sostegno alla ricerca di secondo livello e diagnosi precoce. Molte pazienti metastatiche, infatti, si trovano di fronte una sopravvivenza limitata e a tempi di attesa per l’accesso ai trattamenti molto più lunghi rispetto al resto d’Europa, a cui si aggiunge una forte disomogeneità regionale, con alcune regioni in cui passano altri mesi dopo l’approvazione a livello nazionale.
Per far fronte a queste esigenze, comunità scientifica, istituzioni, associazioni dei pazienti, si sono riuniti durante l’incontro “Breast Cancer. Unmet need e nuove frontiere dell’oncologia”, grazie al contributo non condizionante di Gilead Sciences, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica.
L’intergruppo parlamentare per i farmaci innovativi
“Il nostro impegno si sviluppa lungo più direttrici – sottolinea l’On. Simona Loizzo, Presidente Intergruppo Parlamentare “nuove frontiere terapeutiche nei tumori della mammella” e membro XII Commissione Affari Sociali, Camera – Uno dei nostri obiettivi è favorire l’accesso ai farmaci innovativi, che possono rappresentare una svolta nel trattamento di alcune pazienti. Il nostro impegno è finalizzato a sostenere la massima rapidità nell’approvazione delle terapie, al fine di favorire l’implementazione della ricerca a livello clinico. La nostra attenzione è da tempo rivolta al tumore al seno triplo negativo, la forma di carcinoma mammario più aggressivo con un elevato tasso di mortalità e sopravvivenza a 5 anni appena dell’11%. È fondamentale che a tutte le pazienti e, con attenzione ulteriore, alle pazienti in fase avanzata di malattia, pazienti con patologie dal rapido decorso e dal minor tempo di vita a disposizione, che l’accesso alle terapie innovative – già a disposizione in tutti gli altri paesi europei – sia assicurato nel minor tempo possibile. L’altro punto fondamentale è la sensibilizzazione in favore della prevenzione, con campagne che possano arrivare anche nelle comunità più periferiche. Intervenire in un contesto come la Festa del Cinema di Roma rientra proprio nella nostra azione volta a coinvolgere la società in ogni sua sfaccettatura”.
La prevenzione
“I dati sull’incidenza dei tumori della mammella indicano un lieve aumento, verosimilmente dovuto a una maggiore estensione delle indagini diagnostiche e di screening di popolazione nonché un aumento della sopravvivenza delle donne a 5 anni dalla diagnosi (88% di sopravvivenza) – evidenzia il Prof. Francesco Saverio Mennini, Capo del Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale, Ministero della Salute – Ciò significa che misure di prevenzione e di riabilitazione messe in campo stanno funzionando. Certamente dobbiamo fare ancora di più soprattutto per superare disparità ancora esistenti sul territorio in termini di prevenzione e cura. Come Ministero stiamo attuando gli interventi programmati in termine di potenziamento della prevenzione e dell’assistenza sanitaria al paziente oncologico, tra cui l’implementazione dei programmi di screening, il potenziamento dei servizi territoriali, l’incremento del numero delle Breast Unit e la definizione di indicatori che misurino gli esiti del trattamento offerto al paziente. È inoltre necessario studiare anche la performance dei device utilizzati, per comprendere se stiamo garantendo il meglio alle nostre pazienti in termini di ricostruzione. Per fare questo oggi in Italia abbiamo il registro nazionale degli impianti protesici mammari, nel quale, in soli 5 mesi dalla piena operatività sul territorio nazionale, più di 28.000 pazienti sono stati già registrati. Il Registro è un ulteriore straordinario strumento, con cui il Ministero della Salute è in grado oggi di monitorare e sorvegliare il paziente oncologico, intervenendo tempestivamente in caso di necessità, anche rintracciando i pazienti per sottoporli a specifici follow-up. Il registro ci restituirà inoltre importanti dati per la ricerca scientifica in campo clinico e biomedico e per la programmazione sanitaria”.
Il tumore al seno “triplo negativo”
Il carcinoma mammario è una neoplasia molto diffusa in Italia: nelle donne, un tumore maligno su tre (30%) è un tumore mammario. Nel 2022, nelle donne italiane sono state stimate circa 55.700 nuove diagnosi di tumore, con un aumento dello 0,5% rispetto al 2020. Tra le forme più aggressive, vi è il tumore della mammella “Triplo Negativo”: rappresenta il 15% dei carcinomi mammari, circa 8 mila casi all’anno in Italia e spesso colpisce le donne più giovani. È un tumore aggressivo, con elevata capacità di dare metastasi ad altri organi. La sopravvivenza mediana delle pazienti con tumore triplo negativo metastatico è di circa 14 mesi e a cinque anni sono vive circa l’11%, delle pazienti, una percentuale molto più bassa rispetto alle donne con altre forme di cancro mammario.
“Negli ultimi anni, ci sono stati importanti cambiamenti nel trattamento del carcinoma mammario triplo negativo – sottolinea Nicla La Verde, Direttore Oncologia dell’Ospedale Sacco – Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli Sacco di Milano – Questo tumore non risponde ai trattamenti ormonali tradizionali e in passato aveva una prognosi peggiore, perché le opzioni terapeutiche erano limitate principalmente alla chemioterapia. Tuttavia, grazie ai progressi scientifici, oggi abbiamo nuovi farmaci che possiamo utilizzare sia nelle fasi iniziali che in quelle avanzate della malattia. A seconda delle caratteristiche specifiche del tumore, le pazienti possono essere trattate con immunoterapia, che aiuta il sistema immunitario a combattere il tumore, o con altri trattamenti mirati come gli inibitori di PARP, farmaci che agiscono nelle pazienti che hanno mutazioni di BRCA1/2, e farmaci anticorpo coniugati (ADC), costituiti da un anticorpo in grado di trasportare la chemioterapia a cui è legato direttamente all’interno delle cellule tumorali. Questi nuovi approcci stanno migliorando le prospettive di guarigione per molte pazienti”.
Tumore al seno e resistenza ai farmaci
HR+ – Un altro sottotipo di tumore al seno, assai diffuso, è invece il tumore avanzato della mammella HR+, che rappresenta circa il 70-80% dei casi: una parte delle donne con questo tumore sviluppa resistenza alla terapia endocrina, con il 15-20% dei tumori intrinsecamente resistenti e il 30-40% che sviluppa resistenza negli anni. Proprio perché questa neoplasia è molto diffusa, è fondamentale avere terapie di ultima generazione, sia attraverso un accesso velocizzato ai nuovi farmaci sia eliminando ogni disparità nell’accesso alle cure.
I progressi tecnologici
“Recentemente, la chirurgia per il tumore al seno ha fatto grandi progressi – sottolinea il Prof. Oreste Gentilini, Direttore Chirurgia Senologica, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano – Ad esempio, oggi riusciamo a ridurre la necessità di interventi invasivi, soprattutto sui linfonodi. Tecniche moderne come la biopsia del linfonodo sentinella permettono di evitare operazioni più ampie, senza compromettere la guarigione delle pazienti. In alcuni casi, secondo recenti studi, è possibile non operare affatto sui linfonodi, migliorando così la qualità della vita delle pazienti. Un altro aspetto importante è l’uso dell’intelligenza artificiale: grazie a uno studio finanziato dall’Unione Europea chiamato ‘Cinderella’, un algoritmo potrà mostrare al paziente una simulazione dei risultati post-operatori, aumentando la soddisfazione. Tuttavia, c’è ancora molto da fare. Ad esempio, l’adesione alle campagne di screening è ancora limitata, anche se la diagnosi precoce può ridurre la mortalità del tumore al seno di oltre il 20%. Inoltre, abbiamo bisogno di più studi indipendenti per valutare le tecniche chirurgiche e migliorare la prognosi e la qualità di vita delle pazienti”.
Salute e Legge di Bilancio 2025: all’evento della Fondazione Mesit le proposte per garantire risorse e innovazione
Benessere, Economia sanitaria, Eventi PreSa-Mesit, Farmaceutica, Medicina Sociale, News, News, Prevenzione, Ricerca innovazionePiù personale medico, investimenti nei farmaci innovativi e aumento della spesa farmaceutica. Sono alcune delle proposte emerse nell’evento “Salute e legge di bilancio 2025”, organizzato dalla Fondazione Mesit con il contributo non condizionato di Sanofi Italia. Alla sede di Confitarma a Roma, rappresentanti delle istituzioni, dell’industria e del mondo accademico hanno discusso il futuro del Servizio Sanitario Nazionale, tra criticità, cifre e piani d’azione per un settore in sofferenza. Nel frattempo è in corso l’iter parlamentare che porterà all’approvazione del testo definitivo della Legge di bilancio, entro fine anno.
Il nodo del personale sanitario
Durante l’evento, Marco Trabucco Aurilio, presidente della Fondazione Mesit, ha descritto una situazione difficile per il personale sanitario: “Nel nostro Servizio Sanitario Nazionale mancano i medici, scoraggiati dalle retribuzioni tra le più basse d’Europa, dalle crescenti violenze e dal numero di contenziosi in aumento”. La crisi nel settore sanitario è testimoniata dal fenomeno della “fuga dei camici bianchi”, sempre più attratti dalle opportunità offerte da Paesi esteri, dove le condizioni di lavoro e le prospettive di carriera risultano più competitive, come evidenziato da Beatrice Lorenzin, senatrice del Partito Democratico. L’ex ministra della Salute ha sottolineato la carenza di 65mila infermieri, auspicando una riforma radicale delle professioni mediche.
Qualità degli investimenti
La Legge di Bilancio sottolinea l’importanza della qualità degli investimenti. Tutti i partecipanti hanno concordato sulla necessità di fare una programmazione e revisione della spesa basata sull’effettivo valore generato per la salute dei cittadini. Il senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) ha osservato come negli ultimi anni ingenti investimenti abbiano portato solo risultati parziali. “Dobbiamo puntare su interventi mirati, senza perdere di vista l’importanza di ottimizzare la spesa”, ha detto.
Spesa farmaceutica e innovazione
Marcello Cattani, presidente di Farmindustria e amministratore delegato di Sanofi Italia, ha chiesto un aumento dello 0,55% del tetto alla spesa farmaceutica, portandolo al 15,8% del Fondo sanitario nazionale, contro l’attuale 15,3%. “L’aspettativa di vita negli ultimi venticinque anni è aumentata grazie ai farmaci”, ha affermato, sottolineando la necessità di incentivi per l’industria farmaceutica che traina l’economia del Paese. Cattani ha richiesto la revisione dei criteri di accesso al fondo per i farmaci innovativi (che oggi conta 500 milioni inutilizzati), suggerendo di includere anche gli antibiotici “reserve”, progettati per combattere le infezioni resistenti agli antibiotici comuni.
Il presidente di Farmindustria ha anche messo in evidenza la questione del payback, un meccanismo che richiede alle aziende farmaceutiche di contribuire finanziariamente al sistema sanitario in caso di sforamento della spesa regionale. “Il payback sulla spesa farmaceutica ospedaliera rappresenta una tassa extra di 2 miliardi di euro all’anno. Occorre trovare un equilibrio, evitando di penalizzare un settore che rappresenta il cuore dell’export italiano”, ha dichiarato, proponendo per il 2025 la stabilizzazione del payback ospedaliero e l’abolizione del payback dell’1,83% sulla spesa convenzionata, che grava sulle aziende già colpite dall’aumento dei costi di produzione. Eliminare quest’ultimo, ha affermato, libererebbe circa 160 milioni di euro.
Dati sanitari e prevenzione
Un ulteriore tema cruciale discusso è stato quello della prevenzione. Ugo Cappellacci, Presidente della Commissione Affari Sociali ha insistito sull’importanza di investire in prevenzione e di adottare un approccio strategico che superi il semplice aumento della spesa sanitaria. È stato citato l’esempio della Germania, dove, nonostante le ingenti risorse destinate alla sanità, si registrano tassi di mortalità più elevati rispetto a Paesi con investimenti inferiori ma meglio distribuiti.
La prevenzione rappresenta quindi una scelta strategica, non solo per ridurre i costi, ma per migliorare la qualità della vita e anticipare i bisogni sanitari della popolazione. In Italia, una legge approvata nel 2024 ha introdotto lo screening per il diabete di tipo 1 e la celiachia nella popolazione pediatrica, un provvedimento accolto positivamente dalla comunità scientifica internazionale e pubblicato sulla rivista Science, ha ricordato.
Lorenzin ha richiamato l’attenzione sull’utilizzo dei dati sanitari, un asset strategico per migliorare la prevenzione. “Con una sandbox normativa, si potrebbe permettere l’uso protetto dei dati a ospedali, regioni e centri di ricerca”, ha spiegato. La proposta è pensata per promuovere una medicina più predittiva e mirata, ottimizzando le risorse disponibili.
Liberare risorse dal fumo per investirli in salute
Nel corso dell’incontro, Trabucco Aurilio ha ricordato la proposta dell’Associazione Italiana di Oncologia, che prevede una “tassa sulle sigarette” destinata al Fondo Sanitario Nazionale. Beatrice Lorenzin e Ugo Cappellacci, deputato di Forza Italia e presidente della Commissione Affari Sociali, hanno espresso sostegno a un prelievo sul costo delle sigarette, normali ed elettroniche. Lorenzin ha spiegato di aver già avanzato proposte simili in passato, sia dalla maggioranza sia dall’opposizione, incontrando sempre forti resistenze.
BRCA1, intervento straordinario al policlinico di Napoli
NewsLavoro di squadra
L’intervento, della durata di quattro ore, è stato eseguito da quattro diverse equipe mediche e chirurgiche. Il team della Breast Unit, guidato dal dott. Tommaso Pellegrino, dirigente medico dell’UOC di Chirurgia Generale ad Indirizzo Bariatrico, Endocrino Metabolico e Senologia diretta dal prof. Mario Musella, ha eseguito una mastectomia bilaterale nipple sparing, ovvero l’asportazione di entrambe le ghiandole mammarie preservando il complesso areola-capezzolo. Contestualmente, il prof. Fabrizio Schonauer, con l’equipe della UOC di Chirurgia Plastica diretta dal professor Francesco D’Andrea, ha realizzato la ricostruzione immediata delle mammelle con protesi definitive.
Lavoro di squadra
Nel corso dello stesso intervento, il prof. Pierluigi Giampaolino, della UOC di Ostetricia, Ginecologia e Centro di Sterilità diretta dal prof. Giuseppe Bifulco, ha asportato le tube e le ovaie utilizzando la tecnica innovativa dell’ultra mini laparoscopia. L’equipe anestesiologica, coordinata dal prof. Giuseppe Servillo, ha garantito il supporto necessario durante tutto l’intervento, in particolare grazie al contributo del dott. Marco Cipolletta e del dott. Giampiero Cozzolino. La paziente, che ha reagito positivamente all’intervento, è stata dimessa e ora si trova in buone condizioni cliniche.
Cosa significa avere una mutazione del gene BRCA1
Il gene BRCA1 è responsabile della produzione di una proteina che aiuta a riparare i danni al DNA all’interno delle cellule. Quando questa proteina funziona correttamente, mantiene il DNA stabile e previene la proliferazione incontrollata delle cellule. Tuttavia, una mutazione in questo gene può interferire con questa funzione riparatrice. Le mutazioni nel gene BRCA1 possono essere ereditarie, cioè trasmesse dai genitori ai figli. La mutazione di BRCA1 è autosomica dominante, il che significa che anche una sola copia alterata del gene può aumentare il rischio di sviluppare tumori.
Aumentato rischio di cancro associato a BRCA1
Le persone con una mutazione del gene BRCA1 hanno una probabilità significativamente maggiore di sviluppare alcuni tipi di tumore, in particolare:
La mutazione non garantisce che una persona svilupperà necessariamente il cancro, ma ne aumenta significativamente la probabilità, richiedendo una maggiore attenzione alla prevenzione.
Strategie di prevenzione e screening per il BRCA1
Il test genetico è la principale modalità per identificare una mutazione di BRCA1 e determinare la presenza di questo rischio genetico. È un esame particolarmente raccomandato se nella famiglia sono presenti storie di tumori legati a BRCA1, come il cancro al seno e alle ovaie in età giovanile.
Controlli e Screening Regolari
Coloro che risultano positivi alla mutazione BRCA1 devono seguire un programma di screening intensivo che può includere:
Interventi Preventivi
Per le persone con un rischio elevato, esistono varie opzioni preventive:
Stile di Vita
Alcune modifiche dello stile di vita possono contribuire a ridurre ulteriormente il rischio:
Supporto psicologico e consulenza genetica
Sapere di essere portatori di una mutazione genetica come quella di BRCA1 può essere emotivamente impegnativo. Il supporto psicologico e la consulenza genetica sono fondamentali per aiutare le persone ad affrontare le implicazioni della scoperta e a prendere decisioni consapevoli riguardo alla prevenzione e agli eventuali trattamenti. Attraverso la consulenza, i pazienti ricevono informazioni dettagliate sui rischi associati alla mutazione, sulle opzioni di prevenzione e sul possibile impatto sui familiari.
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PreSa WeeklyI biscotti che “sequestrano” lo zucchero
AlimentazioneBiscotti arricchiti con vinaccia di uva rossa per aumentare la quantità di polifenoli e fibre nella dieta, elementi che sono noti per i loro effetti benefici sulla salute cardio-metabolica. Questa novità arriva da uno studio dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche di Avellino (Cnr-Isa), pubblicato sulla rivista Foods e realizzato in collaborazione con l’Istituto per la Bioeconomia del Cnr di Bologna, l’Università degli Studi di Napoli Federico II e con l’Università degli Studi di Salerno.
Biscotti realmente “buoni”
L’idea alla base dello studio parte dalla considerazione che i biscotti rappresentano un alimento base nella dieta di tantissime popolazioni del mondo. Nonostante la loro ampia diffusione, tuttavia, sono generalmente caratterizzati da un profilo nutrizionale non ottimale. I risultati della ricerca, parte del progetto “Sviluppo di Alimenti Funzionali per l’innovazione dei prodotti alimentari di tradizione italiana (Alifun)”, sembrano suggerire una soluzione promettente per includere, nella dieta quotidiana, quantità significative di polifenoli, composti naturali presenti in molti alimenti, noti per i loro potenziali effetti benefici su alcuni fattori di rischio legati a diverse malattie cardio-metaboliche, come l’obesità e diabete di tipo 2.
Gli ingredienti
Rosaria Cozzolino, ricercatrice del Cnr-Isa, tra gli autori dello studio, spiega: “Per aumentare l’assunzione giornaliera di polifenoli, abbiamo utilizzato la vinaccia da uva rossa, scarto della produzione di Aglianico Irpino, essiccandola e polverizzandola per arricchire al 20% e al 30%” una formula di biscotti 100% a base vegetale. Gli ingredienti principali, in particolare la vinaccia e l’olio extravergine di oliva, sono stati forniti da aziende locali; mentre i biscotti sono stati ideati dalla dottoressa Annalisa Giosuè e preparati nella cucina metabolica dell’Unità di Nutrizione, Diabete e Metabolismo dell’Università Federico II (Napoli).
Profilo nutrizionale
Le analisi chimiche, condotte dal Cnr-Isa e dall’Università di Salerno, hanno rivelato che i biscotti arricchiti con vinaccia presentavano un profilo nutrizionale significativamente migliore rispetto a quelli privi di vinaccia, grazie ad un maggiore contenuto di fibra e polifenoli, e a una minore quantità di grassi (e dunque una ridotta densità energetica). Tra i polifenoli presenti nei biscotti, predominano in particolare gli “antociani”, “flavonoidi” e “procianidine”, comunemente associate alla prevenzione del diabete e delle malattie cardiovascolari.
Zuccheri sotto controllo
È stata infatti osservata una ridotta liberazione di zuccheri disponibili per l’assorbimento intestinale durante la digestione enzimatica, suggerendo che la fibra contenuta nei biscotti arricchiti con vinaccia possa “sequestrare” gli zuccheri. Questa azione combinata di fibra e polifenoli potrebbe ridurre significativamente la risposta glicemica dopo il consumo del prodotto. Un secondo risultato interessante dello studio riguarda la minore concentrazione di composti organici volatili generati dalla “reazione di Maillard”, ovvero la trasformazione chimica che avviene negli alimenti in cottura, quando zuccheri e proteine si riscaldano insieme.
Malattie cardio-metaboliche
Questo si traduce in una ridotta formazione di prodotti di “glicazione avanzata” (quando gli zuccheri si legano alle proteine o lipidi), la cui ingestione giornaliera è sempre più oggetto di attenzione in letteratura come potenziale meccanismo in grado di innescare e perpetuare l’infiammazione e lo sviluppo di malattie cardio-metaboliche. Le analisi sensoriali dei biscotti, condotte dall’Istituto per la Bioeconomia del Cnr di Bologna tramite un panel-test di esperti, hanno infine confermato che l’aggiunta di vinaccia non compromette gli attributi sensoriali dei biscotti, mantenendo la gradevolezza complessiva, con una preferenza generale per la formulazione al 20%.
Un regime alimentare sano
“In conclusione, i prototipi di biscotti sviluppati sembrano essere promettenti non solo perché valorizzano un ingrediente di scarto, ma anche perché potrebbero rappresentare alimenti funzionali per un regime alimentare salutare per la popolazione generale. Ulteriori studi sono necessari per valutare gli effetti in vivo riguardo la biodisponibilità dei polifenoli, la loro azione sulla risposta glicemica e la modulazione a lungo termine di altri fattori di rischio per malattie cardio-metaboliche”, conclude Cozzolino.
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Salvata da un’insufficienza mitralica acuta
NewsArriva da Napoli una storia che ricorda molto una serie tv in stile ER. Mary (nome di fantasia a tutela della privacy) era appena atterrata all’Aeroporto di Capodichino dall’Illinois, quando ha avvertito un malore. Nonostante un grande affanno la donna ha preferito proseguire il viaggio verso Sorrento, meta delle sue vacanze. È stato solo lì che, visto il peggioramento dei sintomi , ha deciso di chiedere il consulto di un medico e si è rivolta al pronto soccorso dell’ospedale di Sorrento.
La diagnosi di edema polmonare
La diagnosi è stata tempestiva: edema polmonare provocata da una insufficienza mitralica acuta. Immediatamente la 72enne è stata intubata e si è attivata la macchina sanitaria regionale. La centrale operativa regionale ha contattato il direttore medico di presidio dell’Ospedale Monaldi, dottoressa Maria Cristina Boccia, che ha coordinato il trasferimento in eliambulanza presso l’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia Vanvitelli, diretta dalla professoressa Marisa De Feo.
L’intervento chirurgico
Qui la paziente è stata tempestivamente sottoposta a un delicato intervento di sostituzione della valvola mitralica, effettuato nella notte dal professore Michele Torella. Una procedura eseguita con successo al punto che, dopo una breve permanenza in terapia intensiva, la paziente è già ricoverata in reparto in buone condizioni e presto verrà dimessa per tornare negli Stati Uniti.
“Il nostro ospedale è una eccellenza ed è un punto di riferimento per le emergenze cardiochirurgiche di tutta la Campania. La rete funziona ed è la dimostrazione che l’unione fa la forza. Mary tornerà a casa con un ottimo ricordo della Sanità campana e dell’Ospedale Monaldi” è il commento di Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli.
Cos’è l’insufficienza mitralica acuta?
L’insufficienza mitralica acuta è una condizione in cui la valvola mitrale non si chiude correttamente, causando un rigurgito (flusso inverso) di sangue dal ventricolo sinistro nell’atrio sinistro durante la contrazione cardiaca. A differenza dell’insufficienza mitralica cronica, che si sviluppa lentamente nel tempo, quella acuta si verifica all’improvviso, portando rapidamente a un sovraccarico del cuore e a un’insufficienza cardiaca.
Funzionamento della valvola mitrale
La valvola mitrale separa l’atrio sinistro dal ventricolo sinistro del cuore e svolge un ruolo fondamentale nella circolazione del sangue. Durante la fase di contrazione del cuore (sistole), la valvola mitrale dovrebbe chiudersi ermeticamente per evitare il reflusso di sangue nell’atrio. Nell’insufficienza mitralica, però, questo meccanismo si rompe e il sangue ritorna verso l’atrio sinistro.
Sintomi dell’insufficienza mitralica acuta
Poiché l’insufficienza mitralica acuta si sviluppa rapidamente, i sintomi sono immediati e gravi. I più comuni includono:
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Premio Zanibelli 2024: storie di cura e resilienza. I vincitori e le opere premiate
Associazioni pazienti, Benessere, Eventi d'interesse, Medicina Sociale, News, News, Prevenzione, PsicologiaDal disagio degli adolescenti di oggi alle fragilità e alle relazioni disfunzionali nella nostra società, dalla salute mentale alle tante sfide quotidiane o di vita che una malattia rara o un percorso di cura rappresentano per una persona, una famiglia, una comunità. Tanti i temi messi in luce dalla dodicesima edizione del Premio Letterario Angelo Zanibelli “La Parola che cura”, nei giorni scorsi all’Ambasciata di Francia a Roma.
L’obiettivo del premio è far emergere la narrazione come strumento terapeutico e di sensibilizzazione sociale, sottolineando l’importanza delle esperienze personali nella gestione della malattia. Attraverso le opere premiate, si vuole dare voce a chi affronta sfide complesse, valorizzando la resilienza e il coraggio di coloro che trasformano le proprie esperienze in un potente racconto di vita, un messaggio da poter condividere. Dopo tanti anni, continua a offrire un palco prestigioso alle storie di cura e di salute, mettendo in luce i percorsi, le esperienze e le emozioni di tanti pazienti e caregiver.
A presiedere la giuria durante la cerimonia di premiazione è stato, anche quest’anno, Gianni Letta, affiancato da un gruppo di esponenti del mondo della politica, della cultura, della sanità e dell’informazione, con la partecipazione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, come membro d’onore.
La giuria ha avuto il compito di esaminare le tantissime opere in concorso, decretando anche il vincitore dell’ambita categoria ‘Inediti’ e assegnando anche alcuni premi speciali che negli anni hanno guadagnato particolare prestigio e visibilità.
“Per noi in Sanofi, il Premio La Parola che cura è molto più di un semplice concorso letterario – ha raccontato Marcello Cattani, Presidente e Ad di Sanofi Italia e Malta. È un esempio concreto e tangibile del nostro impegno costante e continuo al fianco dei pazienti, di chi li sostiene e di chi ne rappresenta le istanze. La volontà di ascoltare e comprendere i bisogni, di valorizzare e mettere a fattor comune il percorso di diagnosi e cura, è al centro di tutto ciò che facciamo ogni giorno. Avere un impatto positivo e migliorare la vita di chi vive una patologia è infatti la nostra missione quotidiana. Con il nostro lavoro promuoviamo una cultura della salute inclusiva e accessibile, cercando di contribuire a un cambiamento significativo nella vita dei cittadini e abbracciando il concetto di salute come pilastro dello sviluppo umano, sociale ed economico del nostro Paese”.
I vincitori per la categoria “Opere edite”
Per la categoria Narrativa, ha vinto “Vite di cristallo” di Francesca Lagatta (ed. Rubbettino). Un legame unico e simbiotico tra una mamma e il suo bimbo che si scopre malato di acrenoleucodistrifia che trascina il lettore in un mondo intriso di solitudine, dolore, amore sconfinato, che disintegra i muri del tempo e dello spazio.
Per la categoria Saggistica premiato “Lezioni di amore per un figlio” di Stefano Rossi (ed. Feltrinelli). Una dote necessaria per regalare ai nostri ragazzi una solida e amorevole via d’uscita dai 16 labirinti in cui, più di frequente di quanto noi adulti immaginiamo, si perde l’anima adolescente.
Per la categoria Illustrati il premio è andato a “Il mostro che vive dentro la mamma” di Nicolò Muggianu (ed. Fabbrica dei sogni). Il libro dedicato a tutti i bambini che vivono con un genitore che soffre di depressione o di un’altra forma di sofferenza psicologica che ha incide negativamente sulla loro relazione, con coloro che hanno vissuto l’esperienza di un familiare che si è suicidato o ha tentato di farlo.
Vincitore nella Categoria “Inediti”
L’inedito “La memoria del cuore” di Marilù S. Manzini sarà edito da Piemme editore.
Un romanzo che ha la profondità introspettiva di un saggio. L’autrice ripercorre ventotto giorni dentro il buio della psiche, in una clinica per la cura delle dipendenze, alla ricerca di una salvezza. Le vite di persone in cerca di una riabilitazione dell’anima che portano i segni delle battaglie che hanno combattuto. Vinte o perse che queste siano, l’importante per tutti loro è sempre e solo rialzarsi da terra.
Premio Zanibelli: tre le menzioni speciali assegnate dalla Giuria
A “Una stagione in più” di Elena Lugli, Emilia Li Gotti, Ilaria Orzali (ed. Lapis), un libro che nasce per i bambini e per chi voglia raccontare ai più piccoli cosa significhi attraversare una stagione di cura, e farlo con fiducia: perdendo i capelli, sì, ma per averne di nuovi e tornare fuori a giocare al primo raggio di sole.
A “La cura del futuro. I vaccini dalle infezioni alla sfida al cancro” di Guido Forni, Alberto Mantovani, Lorenzo Moretta, Giorgio Parisi, Giovanni Rezza (ed. Baldini & Castoldi). L’avvincente sfida della scienza, su cui si sta lavorando in Italia e in tutto il mondo, che potrà avere effetti decisivi sulla salute globale.
A “La notte ha smesso di far paura” di Giacomo Perini (ed. Santelli) Il percorso di crescita attraverso la malattia che alterna cronaca e riflessioni a pagine visionarie. Una storia di ostinazione vitale e resilienza, che parla a tutti, restituendoci il ritratto di un giovane uomo innamorato della normalità della vita e grato per i suoi doni.
I Premi speciali
La giuria ha assegnato inoltre il premio “Personaggio dell’anno” al Prof. Alberto Mantovani per il suo costante impegno nella ricerca nell’immunologia possibile futura soluzione terapeutica alle malattie. Con i suoi studi fino all’individuazione dell’immunità innata è oggi considerato una figura di riferimento che ha scritto con il suo gruppo di ricercatori italiani una pagina fondamentale della medicina moderna. Il premio è stato consegnato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, membro d’onore della giuria.
Il premio “La Parola che Cura”, attribuito ogni anno ad un’associazione di pazienti per l’attività di comunicazione e divulgazione sulla sua patologia di riferimento e le problematiche ad essa connessa. Quest’anno la giuria ha premiato AISM per il progetto PortrAIts, serie di 12 immagini e ritratti in mostra, realizzate grazie a un programma di Intelligenza Artificiale che, insieme a professionisti della comunicazione, ha rielaborato il racconto e le parole di persone con sclerosi multipla, generando immagini sorprendenti, diverse dalla realtà visibile che pure le ha ispirate e andando a rivelare in modo creativo anche quegli aspetti della vita con la patologia che altrimenti resterebbero non comunicabili e incomprensibili a chi non li vive direttamente sulla propria pelle.
Il premio “Il valore del Partenariato pubblico-privato”, riconoscimento espressamente rivolto ai giovani neolaureati che punta a valutare il pensiero analitico, la capacità di indagine e di approfondimento degli studenti, chiamandoli a produrre un elaborato su questo tema è stato assegnato alla giovane professionista in Public Affairs Vjola Brahushi, 26 anni che sarà inserita come tirocinante presso il Dipartimento Public Affairs di Sanofi Italia e collaborerà con un Tutor aziendale a progetti con le Istituzioni nazionali e regionali.
Bambino Gesù, missione in Kenya
News, PediatriaNei giorni scorsi, un team multidisciplinare dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è rientrato da una missione umanitaria presso il Ruaraka Neema Hospital di Nairobi, Kenya. Questa iniziativa, in collaborazione con World Friends Kenya e finanziata dalla Fondazione Maria Enrica, è parte di un progetto volto a migliorare le competenze degli operatori sanitari locali nei percorsi diagnostico-assistenziali pediatrici.
Obiettivi della missione: formazione e innovazione tecnologica
Il focus principale della missione è stato ormare il personale sanitario keniota su tecniche avanzate come l’ecografia point of care (POCUS) e l’uso della tomografia computerizzata (TC) in pediatria. L’obiettivo di fondo era migliorare la gestione dei casi clinici complessi attraverso l’adozione di tecniche di imaging avanzate, consentendo diagnosi più rapide ed efficaci.
Ecografia point of care: un nuovo approccio per dagnosi rapide
Un’attenzione particolare è stata dedicata all’ecografia point of care, una tecnica che consente ai medici di eseguire ecografie direttamente al letto del paziente. Questa metodologia si è dimostrata particolarmente utile nei contesti di emergenza, dove la rapidità di una diagnosi può fare la differenza. La dottoressa Anna Maria Musolino, responsabile della degenza Pediatria dell’Emergenza del Bambino Gesù, ha commentato:
“Abbiamo formato il personale dell’ospedale di Nairobi all’uso dell’ecografia point of care, anche su pazienti pediatrici in situazioni di emergenza nel pronto soccorso. Attraverso simulazioni di casi clinici e valutazione delle competenze, abbiamo riscontrato un notevole miglioramento, che permetterà una gestione più efficace dei pazienti pediatrici”.
L’introduzione di questa tecnologia innovativa rappresenta un cambiamento significativo nella gestione dei pazienti pediatrici, soprattutto in situazioni di emergenza, dove una diagnosi rapida e accurata è cruciale.
Uso della tomografia computerizzata in pediatria
Un altro obiettivo fondamentale della missione era ottimizzare l’uso della tomografia computerizzata (TC) nei pazienti pediatrici, riducendo al contempo l’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Il dottor Marco Cirillo, responsabile della Radiologia della sede San Paolo del Bambino Gesù, ha evidenziato l’importanza della formazione in questo ambito:
“Uno degli obiettivi chiave della missione era ottimizzare l’utilizzo della TC e ridurre l’esposizione alle radiazioni ionizzanti, in particolare sulla popolazione pediatrica. Abbiamo lavorato sulle peculiarità nell’utilizzo della macchina in ambito pediatrico, sui principi di radioprotezione e sull’ottimizzazione delle dosi erogate”.
Grazie all’utilizzo di nuove apparecchiature e alle sessioni formative pratiche e teoriche, gli operatori sanitari kenioti ora dispongono degli strumenti necessari per fornire un’assistenza diagnostica più sicura ed efficace ai piccoli pazienti.
L’importanza della collaborazione internazionale
La missione in Kenya rientra in un programma più ampio del Bambino Gesù, volto a offrire supporto e formazione in diversi Paesi attraverso iniziative di solidarietà. Attualmente, il Bambino Gesù è attivo in 12 Paesi, tra cui Ucraina, Giordania, Cambogia, Giappone, Kenya, Tanzania, Costa d’Avorio, Etiopia, Perù, Panama, Ecuador e Colombia. Inoltre, sono stati siglati accordi di cooperazione con altre nazioni come Egitto, Bolivia, Albania e Kazakistan.
Questo programma di solidarietà internazionale ha come scopo quello di condividere competenze e tecnologie avanzate con gli operatori sanitari locali, migliorando così l’accesso a cure di qualità anche nelle aree più svantaggiate.
Prospettive future: formazione continua e supporto a distanza
La missione in Kenya non si conclude con il rientro del team in Italia. Nei prossimi mesi, infatti, sono previsti ulteriori incontri di formazione a distanza per monitorare i progressi nell’utilizzo delle tecniche apprese e fornire supporto nella gestione di casi clinici pediatrici complessi. Insomma, un esempio concreto di come la collaborazione internazionale possa migliorare la qualità delle cure in contesti a basso reddito, contribuendo alla crescita professionale degli operatori sanitari locali e alla salvaguardia della salute dei pazienti pediatrici.
La catena della solidarietà
La missione del Bambino Gesù presso il Ruaraka Neema Hospital di Nairobi è un perfetto esempio di come la formazione continua e l’innovazione tecnologica possano trasformare il settore sanitario, portando benefici concreti ai pazienti più giovani. Grazie alla collaborazione con World Friends Kenya e al supporto della Fondazione Maria Enrica, le competenze mediche in Kenya hanno fatto un importante passo avanti, con la promessa di un futuro migliore per la sanità pediatrica locale. Un valido esempio dell’importanza di progetti di solidarietà internazionale, che non solo portano strumenti e tecnologie moderne, ma contribuiscono anche a creare un’eredità di conoscenza e competenza destinata a durare nel tempo.
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