Tempo di lettura: 2 minutiL’assemblea pubblica “Insieme per la sanità del futuro”, organizzata da Confindustria Dispositivi Medici, ha messo al centro le sfide per la sanità. L’associazione chiede una nuova governance che superi il payback e il prelievo dello 0,75% e promuova politiche industriali dinamiche e attrattive. Solo un impegno congiunto tra tutti gli attori della salute può garantire un futuro sostenibile per il settore e per l’economia italiana, ha sottolineato il neopresidente, Nicola Barni.
Dati del settore Dispositivi Medici
I numeri confermano una crescente esportazione di dispositivi medici (+3,5%) e un aumento della domanda pubblica di tecnologie mediche (+6,7%). Ciò riflette una maggiore richiesta di salute in una delle popolazioni più longeve al mondo. Tuttavia, il panorama presenta criticità: gli investimenti in R&S diminuiscono del 30,1%, nonostante la presenza di 4.641 aziende e 117.607 dipendenti nel settore. Secondo Confindustria DM il rischio è quello di impoverire il territorio e ridurre il livello di assistenza per i pazienti. Si prevede che entro il 2028, sette aziende su dieci si rivolgeranno a mercati esteri.
Schillaci: settore altamente tecnologico
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel suo intervento ha puntato i riflettori sull’importanza cruciale dei dispositivi medici nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Ha sottolineato il ruolo fondamentale di questo settore, caratterizzato da un costante progresso tecnologico, che garantisce processi di cura sempre più mirati, meno invasivi, personalizzati e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.
Dispositivi Medici, sfide regolatorie
Tuttavia, dietro il velo di questi progressi, si delineano sfide significative. L’Italia, nonostante ospiti 4.641 aziende e conti 117.607 dipendenti nel settore, sta vivendo una contrazione degli investimenti in ricerca e sviluppo del 30,1%. Una contraddizione che si svela quando si osserva la filiera della salute, ricca di eccellenze in termini di strutture sanitarie e professionisti altamente qualificati.
La mancanza di attrattività del nostro Paese per le imprese rischierebbe di tradursi in una perdita significativa. Secondo le stime di Confindustria DM, nel 2028, ben 7 aziende su 10 si rivolgeranno a mercati esteri a causa di una governance inadeguata e di una politica industriale poco lungimirante. Questo fenomeno potrebbe non solo impoverire il tessuto economico, ma abbassare anche il livello di assistenza per i pazienti, creando un vuoto che l’estero sembra più che disposto a colmare.
Il ministro Schillaci ha affrontato le complessità normative che caratterizzano il sistema italiano, spesso il risultato di mediazioni tra gli Stati dell’UE. Ha annunciato l’intenzione di avviare una riflessione approfondita sulla coerenza del payback con il sistema dei dispositivi medici, considerando anche l’attenzione della Corte Costituzionale su questo tema. L’obiettivo è armonizzare la normativa con le esigenze delle imprese e degli operatori.
Cambio di paradigma
Barni ha insistito sulla necessità di un cambio nella programmazione sanitaria, proponendo di orientarla non più sulle singole prestazioni, ma per patologia. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di riconsiderare i tetti di spesa in base ai bisogni di salute. Fondamentale è anche un approccio al metodo di valutazione delle nuove tecnologie sanitarie, l’HTA (Health Technology Assessment), che assicuri un accesso rapido alle innovazioni.
Glicemia, come gestirla con l’intelligenza artificiale
News Presa, Ricerca innovazioneGestire la glicemia anche dopo i pasti grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale. È i risultato al quale sono arrivati i ricercatori del Centro di Ricerca Interdipartimentale sulla Gestione e l’Innovazione in Sanità (CIRMIS) di Napoli. Un importante passo in avanti annunciato dalla presidente del CIRMIS Maria Triassi, che ha parlato dello sviluppo di modelli di deep learning per la predizione della glicemia postprandiale. Questa rivoluzionaria tecnologia è presentata al recente International Conference on Advanced Technologies and Treatments of Diabetes (ATTD) a Firenze e promette di trasformare radicalmente il trattamento del diabete di tipo 1.
L’evento
Con oltre 6.000 addetti ai lavori e la presentazione di circa 1.000 articoli scientifici, l’ATTD è stato un palcoscenico globale dedicato alle innovazioni nel trattamento del diabete di tipo 1. Il lavoro del CIRMIS, diretto dal professor Pasquale Arpaia, è stato selezionato nel 10% dei contributi per la presentazione orale, dimostrando la sua rilevanza e innovazione nel campo. La collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione e il Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia ha portato a risultati significativi nella gestione del diabete di tipo 1, grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate di intelligenza artificiale.
L’algoritmo
Secondo Triassi ed Arpaia, sebbene il “pancreas artificiale” sia una soluzione consolidata per il monitoraggio e il rilascio di insulina, la gestione della risposta glicemica postprandiale è rimasta una sfida. È qui che entra in gioco l’algoritmo sviluppato dal CIRMIS, che integra dati provenienti dall’U.O.C. Diabetologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, guidata dal professor Giovanni Annuzzi e dalla professoressa Lutgarda Bozzetto. L’algoritmo è il risultato di una collaborazione tra il laboratorio di eccellenza Arhemlab (DIETI) e il CIRMIS. Questo algoritmo, sviluppato da un gruppo di ricercatori composto dai professori. Arpaia, De Benedetto, Prevete, dal dottore Andrea Apicella, e le dottorande Sabatina Criscuolo e Marisa Pesola, ha permesso di predire con precisione la glicemia postprandiale, fornendo una guida preziosa sia ai pazienti che ai medici sulle decisioni da prendere.
Prospettive
Inoltre, il CIRMIS ha presentato uno studio di fattibilità su un prototipo per la misura non invasiva dell’assorbimento di insulina iniettata sottocute. Questo dispositivo, presentato dagli ingegneri Nicola Moccaldi e Francesca Mancino, dottoranda DIETI, si avvale di un metodo di autocalibrazione in tempo reale e promette di essere un passo avanti nel campo della medicina personalizzata.
Malattie rare, nei bambini rischi per il sistema nervoso
Bambini, Genitorialità, News PresaQuando si parla di bambini una delle sfide da vincere è quella delle malattie rare, che spesso (addirittura nel 40% dei casi) coinvolgono il sistema nervoso. Questo impatto critico può interferire con lo sviluppo neuropsichico dei bambini, rendendo imprescindibile una diagnosi precoce e interventi tempestivi da parte di specialisti in neuropsichiatria infantile. Secondo la rete Orphanet Italia, queste condizioni affliggono circa 2 milioni di persone in Italia, con il 70% dei casi che coinvolgono bambini. La Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia) sottolinea che un intervento precoce può spesso modificare il corso di queste malattie, portando a risultati migliori per i pazienti.
I nodi da sciogliere
Elisa Fazzi, Presidente della Sinpia, sottolinea che molte di queste malattie richiedono un trattamento a lungo termine e multidisciplinare. Le sfide includono la difficoltà nella diagnosi tempestiva, la limitata disponibilità di cure efficaci e il carattere cronico e invalidante di molte di queste patologie. Un’ampia gamma di malattie rare, tra cui la sindrome di Angelman, l’Atrofia muscolare spinale (Sma), l’Atassia Teleangectasia e altre, può influenzare negativamente lo sviluppo neuropsichico dei bambini. Tuttavia, grazie alle avanzate tecniche diagnostiche e alla crescente attenzione verso la diagnosi precoce, oggi è possibile trattare un numero sempre maggiore di queste condizioni.
Pool di esperti
Simona Orcesi, associata di Neuropsichiatria Infantile all’Università di Pavia, sottolinea l’importanza di un’attenta valutazione diagnostica e dello sviluppo di farmaci specifici per queste malattie. Questi progressi hanno contribuito a migliorare la prognosi per i pazienti affetti da malattie rare. Secondo Vincenzo Leuzzi, esperto di malattie rare e membro della Sinpia, il miglioramento della prognosi è strettamente correlato alla tempestività e all’appropriatezza degli interventi. Questo sottolinea l’importanza di percorsi di cura ben coordinati e di una rete integrata di interventi sanitari, sociali ed educativi personalizzati. È evidente come una maggiore consapevolezza, una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo sono fondamentali nel cambiare il corso delle malattie rare pediatriche, offrendo una migliore qualità di vita ai bambini affetti e alle loro famiglie. Anche se, purtroppo, ancora oggi sono moltissimi i casi nei quali non si riesce ad arrivare precocemente ad una diagnosi.
Schizofrenia dipende da alterazioni metaboliche nel cervello
Psicologia, Ricerca innovazioneLa schizofrenia è uno dei più gravi disturbi psichiatrici. Sono ancora molte le lacune nelle conoscenze sui meccanismi alla base della malattia. Uno studio dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), ha ora identificato specifiche alterazioni metaboliche associate alla patologia. I risultati offrono nuove prospettive verso la sua comprensione.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Schizophrenia, è stata incentrata sull’analisi di una complessa serie di reazioni chimiche, la cosiddetta “via delle chinurenine”. In particolare, analizzando campioni di cervelli umani autoptici, si è visto che gli individui affetti da schizofrenia presentavano variazioni significative nei livelli di alcuni metaboliti rispetto a persone sane (controlli).
“I nostri risultati – dice la dottoressa Giovanna D’Errico, I.R.C.C.S. Neuromed – ci indicano aumenti specifici nei livelli di quasi tutti i metaboliti della via delle chinurenine nella corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC), una regione del cervello associata a funzioni cognitive importanti. Dobbiamo evidenziare come queste alterazioni siano presenti indipendentemente da fattori come l’età, il sesso, la durata della malattia o il trattamento farmacologico, e questo ci suggerisce che le variazioni potrebbero essere intrinsecamente legate alla patologia schizofrenica forse in conseguenza di un processo neuroinfiammatorio, piuttosto che a fattori esterni”.
Considerando che studi precedenti hanno evidenziato come alcuni dei metaboliti studiati possano essere misurati anche nel sangue. Le alterazioni nei loro livelli potrebbero diventare importanti indicatori per la diagnosi della schizofrenia e per il monitoraggio nel corso della malattia.
Prof. Giuseppe Battaglia e Dott. Giovanna D’Errico del Neuromed di Pozzilli
“Dobbiamo anche sottolineare – commenta il professor Giuseppe Battaglia, Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia, Università Sapienza, Roma – come questa ricerca, oltre a fornire potenziali indicatori di malattia, aggiunga conoscenze importanti che potranno aprire la strada a ulteriori indagini sulla possibile connessione tra alterazioni metaboliche della via delle chinurenine e la schizofrenia. L’obiettivo è puntare a strategie terapeutiche più mirate ed efficaci”.
Covid, negli organi anche dopo anni
News PresaUna nuova ricerca condotta presso l’Università della California, San Francisco, ha svelato una scoperta sconcertante: il Covid-19 può continuare a persistere nel sangue e nei tessuti dei pazienti per un periodo di tempo sorprendentemente lungo, ben oltre la fase acuta della malattia. Questa rivelazione, presentata alla recente Conferenza sui retrovirus e le infezioni opportunistiche (Croi) tenutasi a Denver dal 3 al 6 marzo 2024, solleva domande cruciali sulle implicazioni a lungo termine del virus e sulla natura della sua persistenza nel corpo umano.
La scoperta
Secondo gli esperti, frammenti di Sars-CoV-2, noti come antigeni Covid, sono stati individuati nel sangue di alcuni pazienti fino a 14 mesi dopo l’infezione, e persino per oltre due anni nei campioni di tessuto. Questa scoperta getta nuova luce sulle aspettative iniziali della pandemia, che consideravano il Covid-19 come una malattia transitoria. Tuttavia, la realtà si è dimostrata diversa, con un numero crescente di pazienti che continuano a sperimentare sintomi debilitanti, come confusione mentale, problemi digestivi e disturbi vascolari, per mesi o addirittura anni dopo la fase acuta della malattia.
L’indagine
I ricercatori hanno analizzato campioni di sangue provenienti da 171 individui precedentemente infettati da Covid-19. Utilizzando un test estremamente sensibile per la proteina Spike, fondamentale per la capacità del virus di penetrare nelle cellule umane, hanno identificato la presenza persistente del virus in alcuni individui fino a 14 mesi dopo l’infezione. In particolare, i pazienti che avevano richiesto cure ospedaliere per il Covid sembravano avere una probabilità doppia di portare ancora gli antigeni nel loro sangue.
Le implicazioni
La persistenza del virus nei tessuti è stata ulteriormente confermata attraverso la Long Covid Tissue Bank, che ha rivelato porzioni di RNA virale ancora presenti fino a due anni dopo l’infezione. Tuttavia, non vi sono prove che suggeriscano una reinfettazione. Questa scoperta solleva domande cruciali sulla natura della persistenza virale e il suo impatto sul corpo umano a lungo termine. Gli scienziati ipotizzano che i frammenti virali persistenti potrebbero scatenare una risposta immunitaria, potenzialmente portando a complicazioni gravi come infarti e ictus.
La via verso la soluzione
Sebbene sia necessaria una ulteriore ricerca per comprendere appieno le implicazioni di questa persistenza virale, il team di ricerca è coinvolto attivamente in numerosi studi clinici. Questi studi mirano a testare se gli anticorpi monoclonali o i farmaci antivirali possono rimuovere il virus e migliorare la salute delle persone affette da Long Covid, offrendo una speranza concreta per coloro che continuano a lottare con gli effetti a lungo termine del Covid-19.
Conclusione
La scoperta della persistenza del Covid-19 nel sangue e nei tessuti sottolinea l’importanza di un’approfondita ricerca scientifica e di interventi terapeutici mirati per affrontare le sfide a lungo termine poste da questa pandemia. Mentre il mondo continua a dover fare i conti con il Covid-19, queste scoperte offrono una nuova prospettiva sulla complessità del virus e sulla sua duratura influenza sul corpo umano.
Sindrome di Asperger, quando preoccuparsi
Genitorialità, News PresaQuali sono i campanelli d’allarme della sindrome di Asperger quali un genitore deve far caso? Difficoltà nelle interazioni sociali, interessi e attività ristretti, routine fisse e resistenza al cambiamento. E ancora, comportamenti ripetitivi o stereotipati, difficoltà nella comunicazione non verbale e ipersensibilità sensoriale o iposensibilità. Questo non significa che un bimbo che presenta uno o più di questi comportamenti sia affetto da sindrome di Asperger, ma solo che sia utile un approfondimento.
Apparente indipendenza
Proviamo allora a conoscere meglio quali sono i comportamenti che possono far sorgere dei dubbi. Questi bambini spesso si immergono in mondi tutti loro, dove ogni pezzo del puzzle ha un posto e un ordine preciso. La loro autonomia può sembrare sorprendente; non cercano l’aiuto degli altri, né sembrano desiderare compagnia. Eppure, questa indipendenza può nascondere una difficoltà nell’interazione sociale, un tratto distintivo della sindrome di Asperger.
Rituali
A volte, questi bambini possono avere dei rituali, come allineare le loro macchinine in un ordine specifico, e possono rimanere turbati se qualcosa o qualcuno disturba questo ordine. Altri possono essere particolarmente sensibili: il rumore di un camion dei pompieri che passa può essere per loro assordante, o il tocco di una mano può sembrare troppo intenso.
Abili oratori
Quando parlano, i loro discorsi possono essere come piccole conferenze su argomenti che li appassionano, ma potrebbero non accorgersi se l’ascoltatore ha perso interesse. La loro abilità nel linguaggio può essere impressionante, ma la danza complessa della conversazione, con i suoi ritmi e pause non scritte, può essere per loro un mistero.
Unire i punti
Questi segnali possono essere facili da trascurare, ma sono come piccoli fili che, se seguiti, possono portare a una comprensione più profonda del mondo di un bambino con sindrome di Asperger. È importante, quindi, osservare con attenzione e, se necessario, cercare il supporto di professionisti esperti. La diagnosi precoce può aprire le porte a un mondo di supporto e comprensione, aiutando questi bambini a navigare nel vasto mare delle relazioni umane.
Nati prematuri aumentano per via del calore estremo
Bambini, Genitorialità, Madri-padri, News Presa, Pediatria, Prevenzione, Ricerca innovazioneI cambiamenti climatici impattano anche sulla salute materna. Un recente studio pubblicato su JAMA Pediatrics ha messo in luce un collegamento diretto tra l’esposizione a temperature estreme durante il terzo trimestre di gravidanza e l’aumento dei nati prematuri. Il dato di base dimostra che l’eccesso di calore, definito come temperature superiori al 95° percentile rispetto alla media dell’ultimo ventennio, si ripercuote sulle future mamme. Le nascite pretermine comportano un rischio per la salute del neonato.
Nati prematuri a causa del calore
I numeri parlano chiaro: oltre un milione di nascite esaminate nell’arco di due decenni a Sydney, tra il 2000 e il 2020, hanno rivelato una forte associazione tra il rischio di parto pretermine e l’aumento delle temperature. In totale, 63.144 nuovi nati sono stati premature, suggerendo che i servizi sanitari dovrebbero attrezzarsi per affrontare un potenziale aumento di queste situazioni nel contesto di un clima in costante riscaldamento. Il team di ricerca, guidato da Shanshan (Shandy) Li della Monash University in Australia, ha incrociato dati sulle nascite con informazioni storiche sulla temperatura, sulla copertura arborea e sui livelli di verde nelle diverse aree urbane, utilizzando immagini satellitari. Questo approccio ha permesso di identificare il calore estremo notturno come un fattore chiave, influenzando il sonno e il riposo, elementi cruciali durante la gravidanza.
Calore estremo notturno
Yuming Guo, autore senior dello studio, ha sottolineato l’importanza di comprendere l’impatto del calore estremo notturno sui ritmi circadiani e sulla pressione sanguigna, che è rilevante per le donne in gravidanza. Il previsto aumento dei picchi di temperature estreme, richiede di sviluppare strategie per mitigare i rischi correlati.
Heather H. Burris della Perelman School of Medicine di Philadelphia e Allan C. Just della Brown University di Providence hanno enfatizzato l’urgenza di affrontare il problema, affermando che il calore estremo è dannoso per la salute umana, specialmente durante la gravidanza.
Nati prematuri aumenteranno
In conclusione, i numeri e le analisi scientifiche confermano che il riscaldamento globale non riguarda solo il clima. Altresì, rappresenta una minaccia diretta per la salute materna e le future generazioni. L’aumento delle temperature porta un aumento delle nascente pretermine, per questo gli scienziati suggeriscono alle autorità sanitarie di attuare misure preventive.
Alzheimer, donne sottodiagnosticate, ma ora ci pensa l’AI
Anziani, Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneSolo l’1% delle ricerche mediche è dedicato a condizioni specifiche di genere. Il dato evidenzia un vuoto nella comprensione delle caratteristiche femminili nella medicina. La neuroscienziata Antonella Santuccione Chadha, in un’intervista per il Sole24ore, definisce le donne come “un enorme bacino di pazienti sottodiagnosticato”. Questo fenomeno, spesso trascurato, contribuisce a diagnosi ritardate o errate e a un trattamento inadeguato. Un danno che emerge soprattutto in malattie come l’Alzheimer e la sclerosi multipla.
Danno economico delle disparità
Al World Economic Forum di Davos è stato presentato un report realizzato con il McKinsey Health Institute dal titolo “Closing the women’s health gap: a $1 trillion opportunity to improve lives and economies”. Dallo studio emerge che nonostante le donne vivano in media più degli uomini, trascorrono il 25% della loro vita in cattive condizioni di salute. Chiudere questo gap migliorerebbe la vita di 3,9 miliardi di donne, che avrebbero sette giorni di vita in più ogni anno e una media di 500 giorni in un’intera esistenza. Inoltre porterebbe a un beneficio economico valutato in mille miliardi di dollari da qui al 2040.
Medicina di genere
La medicina di genere è un campo emergente che riconosce le differenze biologiche e fisiologiche tra uomini e donne. Si tratta quindi di un approccio personalizzato. La mancanza di dati e ricerche dedicate alle peculiarità femminili rappresenta una sfida. Antonella Santuccione Chadha sottolinea l’urgenza di un cambiamento radicale verso la medicina di precisione. Attualmente, la ricerca è prevalentemente basata su dati di uomini giovani e in salute, ignorando le diverse caratteristiche delle donne in fasi come la mestruazione, la gravidanza e la menopausa. La mancanza di comprensione di come i farmaci impattano ad esempio sui cambiamenti ormonali può portare a effetti collaterali non studiati e ad aumentati costi di ospedalizzazione.
Alzheimer, ritardo nelle diagnosi
Il ritardo nelle diagnosi, soprattutto per malattie come l’Alzheimer e la sclerosi multipla, è legato a bias culturali e stereotipi di genere. In generale le donne spesso ricevono diagnosi in ritardo rispetto agli uomini. Inoltre la medicina tradizionale non sempre tiene conto della fluidità verbale delle donne che può mascherare sintomi precoci. Nella sclerosi multipla le donne vengono diagnosticate 2-3 anni dopo l’insorgenza dei primi sintomi, prima vengono curate per depressione, per stress.
Alzheimer, AI può colmare gap
Qui entra in gioco l’Intelligenza Artificiale (AI), che può rivoluzionare la medicina di genere. L’uso di modelli di apprendimento automatico nell’AI può superare i bias culturali, offrendo una diagnosi più accurata. La diversità nei dati di addestramento di questi modelli rende gli algoritmi più competenti nella diagnosi e nella terapia.
Antonella Santuccione Chadha evidenzia che l’AI ha dimostrato la capacità di rilevare precocemente i sintomi dell’Alzheimer nelle donne, superando le limitazioni delle valutazioni tradizionali. Inoltre, può distinguere le differenze cerebrali tra i sessi attraverso biomarcatori digitali, un’abilità che manca nei metodi diagnostici convenzionali.
L’utilizzo dell’AI, quindi, non solo può contribuire a ridurre le disuguaglianze di genere in campo medico ma può anche fornire una spinta per migliorare la precisione delle diagnosi. È un passo verso una salute più equa e consapevole per tutte le donne. La medicina di precisione, supportata dall’Intelligenza Artificiale, si prospetta come il futuro della cura della salute femminile.
Glaucoma, metà non sa di averlo. Settimana mondiale
News Presa, PrevenzioneIl glaucoma è la principale causa di cecità irreversibile nel mondo. La malattia degli occhi danneggia il nervo ottico, spesso associato a un aumento della pressione oculare. Dà sintomi solo in fase avanzata, quando i danni causati non sono più riparabili. La progressione della malattia, inoltre, è così lenta che il paziente non si accorge di nulla per molto tempo. Per poterla curare è necessario riconoscerla quando i sintomi non si sono ancora manifestati. Per sapere se si ha il glaucoma è sufficiente rivolgersi a un medico oculista che con una visita specialistica può diagnosticarlo in tempo.
Secondo “Vista in Salute – Report 2019/2022” dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità – IAPB Italia Onlus, nel mondo le persone affette da glaucoma sono circa 76 milioni. I casi nel nostro Paese sono circa 1 milione, tuttavia circa la metà dei colpiti non è consapevole di esserne affetta. In particolare, gran parte della popolazione non sa che cosa è il glaucoma e non è a conoscenza del grave rischio di perdita della vista che ne consegue. Inoltre, chi ha sentito parlare di questa patologia e la conosce pensa che i sintomi siano riconoscibili e permettano di accorgersene in tempo. Gli specialisti, invece, sottolineano che non è così.
Da domenica 10 a sabato 16 marzo torna in 100 piazze italiane “La Settimana Mondiale del Glaucoma” dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità – IAPB Italia Onlus. La campagna di sensibilizzazione coinvolge tutto il Paese con la collaborazione delle strutture territoriali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, con la distribuzione di opuscoli informativi nelle piazze dei capoluoghi di provincia, interviste a medici oculisti sui media locali e controlli gratuiti o visite di approfondimento con oftalmologi.
“Gli attuali modelli sanitari– sostiene Mario Barbuto, presidente di IAPB Italia Onlus – non sono più in grado di gestire il bisogno di salute visiva di una popolazione che richiede che la prevenzione entri efficacemente nei percorsi di cura. Né è prova l’esistenza di lunghe liste di attesa”.
“Noi riscontriamo una consapevolezza nella popolazione, per certi versi timidamente accresciuta, sulla necessità di prevenzione delle malattie oculari – prosegue Barbuto – ma l’offerta pubblica utilizza vecchi modelli di salute oculare, incapaci di assicurare l’accesso a una visita oculistica a coloro che rischiano di perdere in tutto o in parte la vista. Più precisamente, non c’è ancora una selezione al livello territoriale che faccia da filtro per garantire a coloro che necessitano di accedere prioritariamente alle cure, di raggiungere rapidamente i centri specializzati, ossia gli ospedali. In tal modo si liberano gli ospedali dalla pressione di visite differibili e si tutela la vista di chi è più a rischio ipovisione e cecità. Perciò il Servizio Sanitario Nazionale si deve riorganizzare per garantire l’accesso effettivo ai servizi pubblici oftalmici”.
Quattro chili in un mese con la dieta Dash
Alimentazione, News PresaPer gli esperti di nutrizione con la dieta Dash mese (Dietary Approaches to Stop Hypertension) si può arrivare a perdere anche 4 chili in un mese e senza doversi sottoporre a digiuni estenuanti. Forese anche per questo la dieta Dash è diventata sempre più popolare negli ultimi anni e di certo, oltre al peso, migliora anche la salute cardiovascolare e generale. Fondata su principi dietetici sani, mira a ridurre l’ipertensione e promuovere il benessere complessivo. Proviamo allora a capirne qualcosa in più cosa, analizzando i suoi benefici e provando ad immaginare una routine quotidiana.
Cosa è la dieta Dash
La dieta Dash è stata sviluppata principalmente per abbassare la pressione sanguigna e prevenire l’ipertensione. Si concentra sull’aumento dell’assunzione di alimenti ricchi di nutrienti essenziali come potassio, calcio, magnesio e fibre, mentre limita il sodio e i cibi ad alto contenuto di grassi saturi e colesterolo.
Benefici
Tra i principali benefici della dieta Dash c’è il controllo della pressione sanguigna. Questa dieta riduce la pressione, aiutando a prevenire l’ipertensione e abbassando il rischio di malattie cardiovascolari. Migliora anche la salute del cuore, la dieta Dash riduce infatti il rischio di malattie cardiache e ictus. E ancora, aiuta a tenere sotto controllo il peso perché promuove una perdita di peso sostenibile, poiché si basa su alimenti integrali, ricchi di fibre e nutrienti, che favoriscono il senso di sazietà. Insomma, migliora la salute generale, fornendo al corpo i nutrienti di cui ha bisogno per funzionare in modo ottimale.
Alimenti consigliati
Premesso che ogni regime alimentare deve essere concordato con il proprio nutrizionista e che il fai da te non è mai consigliato, è bene sapere che la dieta Dash privilegia alcune categorie di alimenti a scapito di altri. Per seguirla è essenziale:
Benessere quotidiano
La dieta Dash non è solo un approccio nutrizionale efficace per abbassare la pressione sanguigna e migliorare la salute cardiaca, ma può anche portare a una migliore gestione del peso e a una salute generale ottimale. Seguire i principi della dieta Dash può essere relativamente semplice e può portare a risultati significativi a lungo termine. Integrando abitudini alimentari sane e sostenibili, è possibile godere di una migliore qualità della vita e ridurre il rischio di malattie croniche.
Dispositivi Medici, cresce export, calano investimenti in ricerca. Sfide della sanità
Economia sanitaria, Eventi d'interesse, Farmaceutica, Ricerca innovazioneL’assemblea pubblica “Insieme per la sanità del futuro”, organizzata da Confindustria Dispositivi Medici, ha messo al centro le sfide per la sanità. L’associazione chiede una nuova governance che superi il payback e il prelievo dello 0,75% e promuova politiche industriali dinamiche e attrattive. Solo un impegno congiunto tra tutti gli attori della salute può garantire un futuro sostenibile per il settore e per l’economia italiana, ha sottolineato il neopresidente, Nicola Barni.
Dati del settore Dispositivi Medici
I numeri confermano una crescente esportazione di dispositivi medici (+3,5%) e un aumento della domanda pubblica di tecnologie mediche (+6,7%). Ciò riflette una maggiore richiesta di salute in una delle popolazioni più longeve al mondo. Tuttavia, il panorama presenta criticità: gli investimenti in R&S diminuiscono del 30,1%, nonostante la presenza di 4.641 aziende e 117.607 dipendenti nel settore. Secondo Confindustria DM il rischio è quello di impoverire il territorio e ridurre il livello di assistenza per i pazienti. Si prevede che entro il 2028, sette aziende su dieci si rivolgeranno a mercati esteri.
Schillaci: settore altamente tecnologico
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel suo intervento ha puntato i riflettori sull’importanza cruciale dei dispositivi medici nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Ha sottolineato il ruolo fondamentale di questo settore, caratterizzato da un costante progresso tecnologico, che garantisce processi di cura sempre più mirati, meno invasivi, personalizzati e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.
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Tuttavia, dietro il velo di questi progressi, si delineano sfide significative. L’Italia, nonostante ospiti 4.641 aziende e conti 117.607 dipendenti nel settore, sta vivendo una contrazione degli investimenti in ricerca e sviluppo del 30,1%. Una contraddizione che si svela quando si osserva la filiera della salute, ricca di eccellenze in termini di strutture sanitarie e professionisti altamente qualificati.
La mancanza di attrattività del nostro Paese per le imprese rischierebbe di tradursi in una perdita significativa. Secondo le stime di Confindustria DM, nel 2028, ben 7 aziende su 10 si rivolgeranno a mercati esteri a causa di una governance inadeguata e di una politica industriale poco lungimirante. Questo fenomeno potrebbe non solo impoverire il tessuto economico, ma abbassare anche il livello di assistenza per i pazienti, creando un vuoto che l’estero sembra più che disposto a colmare.
Il ministro Schillaci ha affrontato le complessità normative che caratterizzano il sistema italiano, spesso il risultato di mediazioni tra gli Stati dell’UE. Ha annunciato l’intenzione di avviare una riflessione approfondita sulla coerenza del payback con il sistema dei dispositivi medici, considerando anche l’attenzione della Corte Costituzionale su questo tema. L’obiettivo è armonizzare la normativa con le esigenze delle imprese e degli operatori.
Cambio di paradigma
Barni ha insistito sulla necessità di un cambio nella programmazione sanitaria, proponendo di orientarla non più sulle singole prestazioni, ma per patologia. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di riconsiderare i tetti di spesa in base ai bisogni di salute. Fondamentale è anche un approccio al metodo di valutazione delle nuove tecnologie sanitarie, l’HTA (Health Technology Assessment), che assicuri un accesso rapido alle innovazioni.