Tempo di lettura: 2 minutiSalute e benessere fondano le proprie radici sulla prevenzione. Tra i fattori che hanno migliorato quest’ultima troviamo senz’altro l’aumento di apparecchiature per la diagnosi, aumentate rapidamente nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea negli ultimi decenni.
A tenere il conto è l’Eurostat che indica l’Italia, insieme a Grecia, Cipro e Finlandia tra gli stati europei ad avere un numero più elevato di apparecchi per la diagnostica per immagini; in particolare, il doppio delle Tac e delle risonanze rispetto alla Francia.
Ad esempio, in Finlandia il numero di tomografi computerizzati (TC) nel 2014 era di 117, rispetto agli appena 23 di circa 30 anni prima, mentre in Ungheria il numero è aumentato da 3 a 78 dal 1984 al 2013. Nei 20 anni tra il 1994 e il 2014 il numero Risonanze (MRI) è aumentato nella Repubblica Ceca da 7 a 78, in Finlandia da 17 a127 e nei Paesi Bassi da 38 (nel 1993) a 217.
Si osserva un aumento generalizzato, ma rispetto alla dimensione della popolazione e in base alla disponibilità dei dati sono Grecia, Cipro, Italia e Finlandia gli Stati che hanno riportato la maggior parte delle apparecchiature di ‘imaging’ (tac, rmn, mammografi, pet, angiografi) in Europa.
Nello specifico, per quanto riguarda le Tac: Danimarca, Lettonia, Germania, Grecia, Bulgaria, Italia e Cipro riportano almeno 3,0 CT scanner per 100.000 abitanti nel 2014. Al contrario meno di 1 apparecchio per 100.000 abitanti è stato registrato nel Regno Unito e in Ungheria.
Le risonanze, invece: Germania, Italia, Grecia, Finlandia, Cipro e Austria hanno riferito di aver almeno 2,0 unità di risonanza magnetica per 100.000 abitanti nel 2014. I paesi che ne hanno meno sono Romania e Ungheria con 0,6 unità ogni 100.000 abitanti.
Per gli Angiografi, è la Finlandia che ha registrato il numero maggiore di unità di angiografia rispetto alla dimensione della popolazione nel 2014 cin 2,0 unità per 100 000 abitanti, seguita da Lussemburgo (1,4 per 100 000 abitanti) e Italia (1,3 per 100 000 abitanti; dati 2013) . Il rapporto più basso per unità di angiografia è stata registrata invece dalla Romania (0,3 per 100 000 abitanti).
I Mammografi, Grecia e Cipro hanno riportato il più alto numero di unità di mammografia rispetto agli abitanti. La disponibilità più bassa di unità di mammografia si è registrata invec e in Repubblica Ceca, Estonia, Lussemburgo e Romania.
Le Pet, invece, sono generalmente meno ampiamente disponibili dei sei tipi di apparecchiature di imaging presentati in questo articolo. In termini assoluti, l’Italia è il Paese che ha registrato il più alto numero di scanner PET con 174 unità nel 2013.
Se il “gioco” diventa un incubo
Prevenzione, PsicologiaPensare in continuazione al gioco d’azzardo, credere di poter vincere somme da capogiro, di esserci andati vicino. Una scarica di adrenalina, poi la rabbia per l’esito della giocata. E poi ancora, e ancora. Sino a rovinarsi la vita. Quello per il gioco d’azzardo è una vera e propria dipendenza, per nulla diversa dal bisogno di bucarsi o di fumare. Il vero problema è che spesso i giocatori non si identificano con i “tossicodipendenti” e quindi non cercano aiuto nei Sert. Non è un caso che in molti distretti sanitari italiani stiano nascendo dei centri ad hoc, capaci di mettere al servizio dei giocatori compulsivi delle equipe multidisciplinari che comprendono non solo psicologi e psichiatri, ma anche sociologhi, educatori e persino avvocati. Entrare nel tunnel del gioco, purtroppo, è facilissimo. In primo luogo perché il gioco d’azzardo è un business da milioni di euro, e quindi è molto pubblicizzato sia sul web che in tv. Non è visto come un comportamento deviante, bensì come un gioco. Il problema è che ci vuole veramente poco perché il gioco si trasformi in una dipendenza.
I nuovi Lea
La nota positiva in una situazione che si può definire allarmante, tanto per usare un eufemismo, è che con il varo dei nuovi livelli di assistenza (Lea) il Ministero ha previsto anche la cura del gioco patologico. «Abbiamo alzato l’asticella della tutela della salute in Italia», il commento del presidente Stefano Bonaccini, al termine della Conferenza delle Regioni che ha dato il via libera all’aggiornamento. «Le Regioni esprimono all’unanimità l’intesa sul provvedimento di aggiornamento dei Lea, sul decreto e sui relativi allegati. Sono norme attese da molto tempo ed innovative che miglioreranno la qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini. C’è stato un lavoro di preparazione approfondito condotto dallo Stato e dalle Regioni a dimostrazione che è possibile condividere grandi obiettivi comuni. Una impostazione – ha proseguito – che forse dovremmo considerare anche oggi, nel momento in cui con il piano “casa Italia” stiamo riconoscendo la necessità per il Paese di un progetto decennale di prevenzione».
Altre dipendenze comportamentali
Se una delle forme più gravi di dipendenza comportamentale patologica è quella da gioco d’azzardo, va anche detto che ne esistono altre moto gravi. La dipendenza dagli acquisti è caratterizzata ad esempio da pensieri continui che riguardano lo shopping e comportamenti di acquisto ripetitivi e incontrollabili. La dipendenza dal sesso (sex addition), per la quale il sesso diventa un’esigenza primaria e tutto il resto può venire sacrificato, con conseguenze sia sociali che individuali e fisiche molto pesanti. E ancora, la dipendenza dalla pornografia o dalle nuove tecnologie. Ad esempio da internet, dal telefono cellulare, dai videogiochi, dai social network e altro. Dipendenze che viste così potrebbero far sorridere, ma che in realtà distruggono la vita di centinaia di persone e delle loro famiglie.
Diabete, un’epidemia silenziosa
PrevenzioneAnche se il diabete non è una malattia trasmissibile moltissimi specialisti parlano ormai di “epidemia silenziosa”. Se è vero che il problema riguarda tutt’Italia, altrettanto vero è che dai dati ISTAT la Campania risulta essere una regione particolarmente colpita. Si parla infatti di 85mila diabetici fra i 18 ed i 64 anni, un numero che nella sola area geografica che comprende i comuni di Agropoli, Capaccio, Castellabate, Cicerale, Laureana, Ogliastro, Prignano e Torchiara è di almeno 4mila unità. Questo per non dire che c’è un’elevata percentuale di potenziali pazienti che sono refrattari all’idea di curarsi oppure che non riesce ad attendere le lunghe liste d’attesa (anche 4 mesi) per effettuare una visita con piano terapeutico.
In campo per la prevenzione
Proprio per sensibilizzare la popolazione su un tema così importante, Humanitas Salerno, Associazione “ATDI – Team diabetologici italiani onlus” e Associazione Onlus Stranieri nel Mondo – in collaborazione con l’Istituto Polidiagnostico Santa Chiara di Agropoli – ha dato il via da Capaccio ad un’iniziativa itinerante volta alla prevenzione. Il primo appuntamento de “Il diabete – meglio se lo conosci” (tenutosi domenica 29) è stato un successo. Il camper ambulatorio itinerante ha accolto centinaia di cittadini che hanno potuto effettuare un test glicemico, utile a verificare la predisposizione allo sviluppo della malattia. Lo staff specializzato ha anche distribuito materiale informativo per la cura e la prevenzione del diabete.
In prima linea
“Attraverso questo tour – spiega la dottoressa Rosetta Di Buono, titolare dell’Istituto Polidiagnostico Santa Chiara di Agropoli – sensibilizzeremo i cittadini sui rischi di una malattia che è in costante crescita soprattutto tra la popolazione con oltre 40 anni. Siamo in prima linea per tenere alto il valore della prevenzione». Sulla stessa linea il dottor Pasqualino Calatola, presidente dell’Associazione ATDI – Team diabetologici italiani onlus: «L’informazione corretta è il primo passo verso le cure. Non tutti sanno che è possibile diagnosticare la presenza o il rischio di diabete con pochi e semplici esami. Inoltre, adottando cambiamenti nello stile di vita è possibile prevenirlo o curarlo, almeno nella forma a maggiore prevalenza». Le prossime tappe del tour della prevenzione si svolgeranno a Castellabate (piazza Lucia) e ad Agropoli (piazza Vittorio Veneto) rispettivamente il 19 febbraio e il 26 marzo.
Antibiotico resistenza, un allarme sempre più concreto
Farmaceutica, Prevenzione«L’uso indiscriminato di antibiotici ci ha portato ad una nuova stagione dell’antibiotico resistenza». A dirlo, nel corso di un importante congresso tenutosi alla Federico II di Napoli, è Guglielmo Borgia (direttore dell’unità operativa complessa di Malattie Infettive. «Ccirca la metà degli antibiotici utilizzati nell’uomo – rivela – viene assunta senza una reale indicazione». Purtroppo l’Italia è tra i primi posti per il consumo di antibiotici e di conseguenza anche per la percentuale di ceppi resistenti. Nel contesto nazionale, la Campania ha addirittura tassi superiori alla media sia sotto il profilo della resistenza agli antibiotici che dei relativi costi sanitari. Per contrastare il fenomeno della antibiotico- resistenza una delle possibili soluzioni è costituita dall’attivazione di un programma di antimicrobial stewardship, ovvero l’ottimizzazione della prescrizione di ogni singola terapia antibiotica.
La task force
«Il programma di antimicrobial stewardship – spiega , Ivan Gentile, responsabile scientifico del – consiste nella creazione di un team in cui consulenti infettivologi, con la stretta collaborazione di microbiologi, igienisti, farmacisti ospedalieri, farmacologi, in modo sistematico, valutano l’appropriatezza delle prescrizioni antibiotiche, modificandole secondo necessità, al fine di garantire la migliore terapia possibile per il paziente, con le dosi e la durata corretta per evitare l’uso improprio dei farmaci, minimizzando gli effetti collaterali e riducendo i costi». Il programma di antimicrobial stewardship, ampiamente validato da autorevoli linee guida internazionali, ha l’obiettivo di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti con infezioni, ridurre le resistenze ed abbassare i costi.
L’OMS
Secondo l’OMS è necessaria una rete sinergica che coordini a livello globale il monitoraggio delle antibiotico-resistenze e la condivisione dei dati. Solo 129 dei 194 Paesi Membri hanno fornito dati nazionali sulle AMR e, tra questi, solo 42 hanno rintracciato i dati relativi a tutte le 9 coppie “batteri-antibiotici” che le agenzie nazionali hanno indicato come le principali minacce per la salute pubblica, tra queste: Staphylococcus aureus e meticillina, Escherichia Coli e le cefalosporine, Klebsiella pneumoniae e i carbapenemi. Ecco perché risuonano ancor più minacciose le parole di Keiji Fukuda che nel 2014 ha detto «L’era post-antibiotici – nella quale infezioni comuni e lievi ferite possono diventare mortali – ormai lontana dall’essere considerata una fantasia apocalittica, è diventata invece una reale possibilità del XXI secolo»
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Pubblica Amministrazione: un italiano su due non ha fiducia
Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneQuasi la metà degli italiani crede che nella Pubblica Amministrazione (incluso il settore sanitario) ci siano corruzione e diseguaglianze. Tuttavia, il trend negli ultimi tre anni, dall’approvazione della legge anticorruzione, è migliorato. Il dato emerge dall’analisi di Transparency International che ha effettuato uno studio su 176 Paesi del mondo: la media dei risultati è nettamente negativa.
Insomma, in Italia i cittadini non si fidano dell’operato della Pubblica Amministrazione e quasi un abitante su due crede che in certi luoghi ci sia troppa corruzione, ma anche all’estero. Gli Stati più virtuosi sono Danimarca e Nuova Zelanda, al margine della classifica si trova la Siria. L’analisi ha passato al setaccio la percezione degli abitanti di 176 diversi Paesi nello scorso anno. C’è sfiducia per la corruzione, ma anche per le diseguaglianze riscontrate nei servizi erogati da alcuni enti pubblici.
In Italia, anche se il giudizio di quasi il 50% degli italiani, più precisamente del 47%, è negativo, il Belpaese mostra un netto miglioramento per il terzo anno consecutivo. Ancora troppo poco, soprattutto rispetto agli altri paesi europei.
Da quando è stata varata la legge anticorruzione, nel 2012, l’Italia ha riconquistato ben 12 posizioni nel ranking mondiale, portandosi dal 72°al 60° posto, ma la distanza dai Paesi migliori d’Europa è ancora tanta.
Lo studio, per definire l’indice di corruzione, ha utilizzato una scala da zero a cento, da “molto corrotto” a “per nulla corrotto”. Il 69% dei 176 Paesi analizzati ha ottenuto un punteggio inferiore a 50. Il risultato mostra come la corruzione nel settore pubblico sia ancora percepita come uno dei mali peggiori. Se l’Italia ha avuto un miglioramento, lo stesso non si può dire facendo una media tra le situazioni analizzate. La percezione della corruzione è aumentata in generale nel mondo: sono più i Paesi che hanno perso punti, di quelli che ne hanno guadagnati.
Ai primi classificati, Danimarca e Nuova Zelanda che guidano la lista dei Paesi virtuosi, seguono Finlandia e Svezia. Al versante opposto: Somalia, Sud Sudan, Corea del Nord e Siria.
“Non possiamo permetterci il lusso di sprecare altro tempo – ha concluso José Ugaz, presidente di Transparency International – la lotta alla corruzione va portata avanti con la massima urgenza se davvero vogliamo che la vita delle persone del mondo possa migliorare”.
Prevenzione e diagnostica, primato Italia: record di Tac e Risonanze
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneSalute e benessere fondano le proprie radici sulla prevenzione. Tra i fattori che hanno migliorato quest’ultima troviamo senz’altro l’aumento di apparecchiature per la diagnosi, aumentate rapidamente nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea negli ultimi decenni.
A tenere il conto è l’Eurostat che indica l’Italia, insieme a Grecia, Cipro e Finlandia tra gli stati europei ad avere un numero più elevato di apparecchi per la diagnostica per immagini; in particolare, il doppio delle Tac e delle risonanze rispetto alla Francia.
Ad esempio, in Finlandia il numero di tomografi computerizzati (TC) nel 2014 era di 117, rispetto agli appena 23 di circa 30 anni prima, mentre in Ungheria il numero è aumentato da 3 a 78 dal 1984 al 2013. Nei 20 anni tra il 1994 e il 2014 il numero Risonanze (MRI) è aumentato nella Repubblica Ceca da 7 a 78, in Finlandia da 17 a127 e nei Paesi Bassi da 38 (nel 1993) a 217.
Si osserva un aumento generalizzato, ma rispetto alla dimensione della popolazione e in base alla disponibilità dei dati sono Grecia, Cipro, Italia e Finlandia gli Stati che hanno riportato la maggior parte delle apparecchiature di ‘imaging’ (tac, rmn, mammografi, pet, angiografi) in Europa.
Nello specifico, per quanto riguarda le Tac: Danimarca, Lettonia, Germania, Grecia, Bulgaria, Italia e Cipro riportano almeno 3,0 CT scanner per 100.000 abitanti nel 2014. Al contrario meno di 1 apparecchio per 100.000 abitanti è stato registrato nel Regno Unito e in Ungheria.
Le risonanze, invece: Germania, Italia, Grecia, Finlandia, Cipro e Austria hanno riferito di aver almeno 2,0 unità di risonanza magnetica per 100.000 abitanti nel 2014. I paesi che ne hanno meno sono Romania e Ungheria con 0,6 unità ogni 100.000 abitanti.
Per gli Angiografi, è la Finlandia che ha registrato il numero maggiore di unità di angiografia rispetto alla dimensione della popolazione nel 2014 cin 2,0 unità per 100 000 abitanti, seguita da Lussemburgo (1,4 per 100 000 abitanti) e Italia (1,3 per 100 000 abitanti; dati 2013) . Il rapporto più basso per unità di angiografia è stata registrata invece dalla Romania (0,3 per 100 000 abitanti).
I Mammografi, Grecia e Cipro hanno riportato il più alto numero di unità di mammografia rispetto agli abitanti. La disponibilità più bassa di unità di mammografia si è registrata invec e in Repubblica Ceca, Estonia, Lussemburgo e Romania.
Le Pet, invece, sono generalmente meno ampiamente disponibili dei sei tipi di apparecchiature di imaging presentati in questo articolo. In termini assoluti, l’Italia è il Paese che ha registrato il più alto numero di scanner PET con 174 unità nel 2013.
Emergenza bimbi in Francia. A rischio primato Ue della natalità
News PresaLa Francia a livello europeo ha il primato del numero di figli per donna, ma negli ultimi due anni il tasso è in continuo calo ed è sceso sotto la soglia di 2 (ritenuta il minimo).
Nel 2016, nello Stato transalpino sono nati 785.000 bambini, 34.000 in meno rispetto al 2014, e il tasso di fecondità è sceso da 2 a 1,93 figli per donna. Insomma, anche la Francia che primeggia in Europa, è lo stato Ue con la media più elevata, arranca; ma resta comunque tra i Paesi che fanno più bambini.
Ultimi nella lista che comprende i paesi dell’ Unione Europea, restano: Italia e Portogallo che a fatica arrivano a 1,3 figli per donna ndr.
A mettere nero su bianco è stato l’Istituto di statistica francese (INSEE) che rileva appunto come nel 2016, la fertilità è diminuita per il secondo anno consecutivo.
“Questo declino – si evidenzia – è particolarmente marcato nelle donne di età compresa tra 25 a 29 anni, e non viene più compensato, come negli anni precedenti, da un aumento della fertilità in età più avanzata”. Per quanto riguarda l’Italia invece l’età è ancora più alta, nell’ultimo anno, infatti, l’argomento è stato molto discusso, tanto da spingere il governo a pensare a iniziative che potessero migliorare l’andamento delle nascite .
Vaccini, allarme dei pediatri: cambiare per evitare una crisi
News PresaTerminata (o quasi) la psicosi meningite, in Campania si alza un allarme ben più serio sui vaccini, anzi sulle coperture vaccinali. A scendere in campo sono i pediatri della Fimp Napoli che hanno stilato un programma operativo basato su cinque punti per «fare in modo che l’emergenza vaccinazioni non diventi una vera e propria crisi sanitaria». Una possibilità non esattamente remota se i pediatri di famiglia hanno deciso di inviare una nota d’allarme al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, al commissario ad acta per la Sanità Joseph Polimeni, al consigliere del presidente per la Sanità Enrico Coscioni, al sindaco De Magistris e al presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli Silvestro Scotti.
Dati drammatici
La comunicazione contiene alcuni dati del report sul rischio epidemico al quale la Campania si sta esponendo a causa del drammatico calo del ricorso ai vaccini. «Per la prima volta – si legge nel documento – nel 2014 si è scesi al di sotto del 95% nelle coperture per la Polio e per l’Esavalente in tutta Italia, con dati particolarmente drammatici al 31/12/2015: in Campania 91,3% (media nazionale 93,4%)».
Tornano malattie dimenticate
La situazione è «ancora più grave per il vaccino contro Morbillo-Parotite-Rosolia (MMR). Il tasso di copertura nazionale è all’85,2%, mentre in Campania raggiungiamo appena l’80,7%». Il segretario provinciale Antonio D’Avino chiarisce che «il livello critico di copertura vaccinale è del 95%, al di sotto del quale si perde la herd immunity (immunità di gregge) e ricompaiono le malattie». Nel documento si evidenzia «la segnalazione di un caso di difterite anche nel nostro paese da parte del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, dopo la segnalazione di casi mortali in Spagna e in Belgio e, secondo la stessa fonte, ci aspettiamo anche il ritorno della Polio. Se poi si valutano le coperture vaccinali all’interno della nostra regione, si ha una situazione a macchia di leopardo, con buon livello nelle provincie di Avellino, Benevento e Salerno, e coperture drammaticamente basse a Napoli e provincia dove l’Esavalente raggiunge l’ 85% e la Trivalente il 73%».
Focolai epidemici
Il documento rivela che a Napoli sono comparsi focolai epidemici di morbillo che hanno determinato la stragrande maggioranza di notifiche rispetto ai 157 casi denunciati in Campania al 30 novembre 2016. Probabilmente questo dato è anche sottostimato. «Ricordiamo – dice D’Avino – che l’esavalente protegge da malattie importanti come la difterite e la polio, virtualmente scomparse nel nostro paese, ma pronte a ricomparire, mortali nel 20-30 % dei casi e con danni irreversibili in oltre il 50% dei casi per la Poliomielite. Protegge inoltre dal Tetano, dall’Epatite B, dalla Pertosse e dalla Meningite da Haemophilus Influenzae tipo B. Quest’ultima fino agli anni ‘90 è stata la più frequente forma di Meningite nei primi 5 anni di vita e dal 1995, anno in cui è stata introdotta la vaccinazione, è quasi scomparsa, passando da alcune centinaia di casi all’anno a 3-4 casi. Per la Trivalente basta ricordare che nei paesi industrializzati il Morbillo ha una mortalità di 1/3000 casi e determina Encefalite in 1/1000 casi, mentre la Rosolia Congenita continua a mietere vittime. Negli ultimi 10 anni sono stati accertati 84 casi di Rosolia Congenita in Italia, di questi ben 37 si sono verificati in Regione Campania, e purtroppo le donne in età fertile vaccinate sono circa il 36% a livello nazionale, il 20% in Campania e solo Il 5,1% nel territorio della Asl Napoli 1».
Il piano
In considerazione di una situazione tanto grave la Fimp Napoli propone un piano che si basa su cinque punti chiave: «In primo luogo – dice D’Avino – la promozione di campagne informative con finalità educative rivolte alla popolazione, attraverso tutti i mass-media. Poi l’aggiornamento annuale obbligatorio in tema di vaccini per tutti i medici del SSN, in particolare Pediatri di Famiglia, Medici ed Infermieri dei centri vaccinali. La realizzazione di corsi di counselling per le stesse figure professionali, l’attivazione di forme di integrazione dei medici delle cure primarie (Pediatri di Famiglia e Medici di Medicina Generale) nell’attuale sistema dei vaccini regionale e il monitoraggio e il supporto delle attività dei centri vaccinali con l’introduzione di azioni “facilitatrici” tali, ad esempio, da rendere più agevole l’accesso ai centri stessi da parte dell’utenza e delle figure professionali coinvolte. Oltre questo sarebbe il caso di inserire l’obbligo di vaccino per le iscrizioni alle scuole materne, così come già fatto in altre regioni d’Italia. Siamo convinti – conclude il leader della Fimp Napoli – che solo attuando questi cinque punti saremo messi in condizione di evitare di trovarci presto alle prese con malattie del tutto prevenibili con adeguate strategie vaccinali».
Auro Academy, il Cardarelli di Napoli fa scuola
News Presa, Ricerca innovazioneCon una diagnosi di carcinoma della prostata, l’intervento chirurgico è spesso l’unica alternativa. Grazie alla chirurgia laparoscopica e alle innovazioni introdotte dalla chirurgia robotica oggi è possibile intervenire in campo urologico come mai in passato. Un vero e proprio polo d’eccellenza in questa campo è ormai da tempo il reparto di Urologia del Cardarelli di Napoli, scelta ora dall’Associazione Urologi Italiani come sede di alcune delle lezioni del progetto formativo Auro Academy.
Tra teoria e pratica
Tra lezioni teoriche e pratiche, ma anche un corso multimediale e interattivo “Auro Academy FAD”, verranno approfondite le ultime tecniche nel campo della chirurgia urologica laparoscopica e robotica.
Il chirurgo Paolo Fedelini
«Auro Academy – spiega il dottor Paolo Fedelini, direttore del corso – si pone l’obiettivo di formare in maniera completa e innovativa i giovani chirurghi e urologi che desiderino approfondire le tecniche della chirurgia urologica laparoscopica e robotica. Verrà organizzato su due sale operatorie in una delle quali si faranno interventi con tecnica robotica e in un’altra si faranno interventi con tecnica laparoscopica tradizionale.
On line
Il web e lo scenario della comunicazione digitale sono in costante fermento e si evolvono a ritmi molto veloci. Il corso multimediale Auro Academy, si propone di offrire una visione organica, attraverso la trattazione analitica di interventi chirurgici in singoli moduli interattivi, integrando, in maniera pragmatica, strumenti di comunicazione tradizionali con quelli innovativi. La valorizzazione delle potenzialità della comunicazione digitale rappresenta la sfida verso la formazione del futuro. Oltre a Paolo Fedelini, ci saranno i docenti Giovanni Muto (ordinario del Campus Biomedico di Roma) e il dottor Roberto Sanseverino (direttore dell’UOSC di Urologia di Nocera Inferiore).
Tregua influenza: bambini e anziani sempre nel mirino: a letto in 500 mila
Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneL’influenza è in calo, dopo aver raggiunto il picco stagionale nell’ultima settimana del 2016, con 9,55 casi per mille assistiti. Nella seconda settimana del 2017, invece, continua la discesa del numero dei casi anche se l’incidenza di chi è finito a letto rimane sempre alta. Nella seconda settimana 2017, infatti, il livello di incidenza in Italia è sceso a 8,47 casi per mille assistiti.
Lo rileva l’ultimo bollettino Influnet dell’Iss aggiornato al 15 gennaio (seconda settimana 2017). Il numero di casi stimati in questa settimana è stato pari a circa 514.000, per un totale, dall’inizio della sorveglianza ad ottobre, di circa 2.964.000 casi. L’anno scorso in nella seconda settimana dell’anno erano finite a letto 154.150 persone mentre il totale era di 1,088 milioni di casi (quasi un terzo in meno).
La fascia di età maggiormente colpita rimane quella dei bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a 15,22 casi per mille assistiti. In questa fascia di età però si è registrato il maggior calo del numero di casi rispetto alla settimana precedente. Nelle altre fasce di età l’incidenza è rimasta pressoché stabile.
L’Iss conferma come “nella seconda settimana del 2017 in tutte le Regioni italiane è in corso il periodo epidemico. In Piemonte, in Val d’Aosta, nella P.A. di Trento, in Emilia-Romagna, nelle Marche, nel Lazio, in Campania, in Basilicata e in Sardegna si osserva un’incidenza pari o superiore a 10 casi per mille assistiti”.
Casal di Principe, da Scarface alla salute mentale
PsicologiaUn centro di salute mentale nella villa dei Casalesi costruita a immagine e somiglianza di quella di quella di Toni Montana in Scarface. Quella villa, entrata a far parte di una storia quasi surreale, ospiterà persone con disagio psichico e offrirà loro un percorso di riabilitazione.
La storia
La villa era di Walter Schiavone, esponente di spicco della camorra casertana e fratello del capoclan Francesco Schiavone, conosciuto alle cronache come “Sandokan”. La struttura si trova a Casal di Principe, venne sequestrata la prima volta 23 anni fa. Fu poi acquisita dallo Stato e ora diventerà, grazie ai fondi regionali, un punto di riferimento per la comunità e per quanti hanno problemi di salute mentale. I lavori di ristrutturazione, iniziati ormai da tempo, sono ormai conclusi e l’inaugurazione è prevista per lunedì 30 gennaio (ore 10) alla presenza di Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, Mario De Biase, direttore generale dell’Asl di Caserta, Raffaele Cantone, presidente dell’Anac e dei tre magistrati che disposero la confisca, ovvero Maria Vittoria Foschini, Diego Marmo e Francesco Cananzi (oggi al Csm).
Tornare alla vita
Per chi soffre di un disagio psichico poter contare su centri come quello che sta nascendo nel casertano è essenziale. Occorre poter contare su un team multidisciplinare di professionisti capaci di lavorare in team, così da garantire al paziente una presa in carico globale. In un sistema sanitario che troppe volte trascura il dramma chi soffre di un disagio psicologico, centri come questo sono ancore di salvezza. Quando il pubblico è carente, troppe persone restano ai margini per l’impossibilità di curarsi. Questo non è accettabile in una società che si definisce civile. Realtà come quella che sta nascendo nell’Asl di Caserta sono invece indispensabili per consentire a queste persone di tornare alla vita.
I dati
Nel loro complesso (dai del Ministero della Salute) i disturbi mentali, neurologici e da uso di sostanze psicoattive, comportano costi elevati, che hanno raggiunto il 13% del carico globale di malattia su scala mondiale nel 2004. La depressione da sola rappresenta il 4,3% del carico globale di malattia ed è una delle principali cause di disabilità a livello mondiale (11% degli anni di vita vissuti con una disabilità nel mondo intero), particolarmente nelle donne. Le conseguenze economiche di queste condizioni di compromissione della salute sono altrettanto importanti: un recente studio ha stimato che l’impatto cumulativo dei disturbi mentali a livello mondiale in termini di perdita della produzione economica ammonterà a 16.300 miliardi di dollari tra il 2011 e il 2030.