Tempo di lettura: 3 minuti![psicologia del terrorismo: l'era psicotica del soggetto collettivo 5 psicologia del terrorismo . l'analisi di pietro barbetta siamo in epoca psicotica](https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2016/08/image-300x199.jpeg)
Prof. Pietro Barbetta, Docente di Psicologia Dinamica Università di Bergamo, socio Ordinario della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale (SIPPR).
Siamo in epoca psicotica, non è la prima e non sarà l’ultima. Cos’è un’epoca psicotica? Tra gli altri sintomi familiari – è la negazione di qualsiasi tipo di conflitto. Nei sistemi psicotici “conflitto”, per definizione, significa “distruzione”.
Questo soggetto collettivo esiste e non è quel soggetto collettivo romantico che libererà l’umanità da ogni male. È narcisista e sadico. Però, questo soggetto, non è struttura patologica individuale, è sistema patologico. Non si tratta di cattiva educazione familiare; neppure di neurotrasmettitori in eccesso, o in difetto. Questa patologia è effetto di un contesto storico-sociale; un portato culturale antico, che di tanto in tanto riemerge, l’effetto di un brodo culturale. Esiste un’isteresi del soggetto collettivo, che, dopo essere uscito dal campo magnetico totalitario, ancora a lungo mantiene mentalità e caratteri totalitari, qualcuno l’ha chiamata democrazia reazionaria. Dobbiamo uscire dall’illusione politologica che, caduto un sistema oppressivo e corrotto, si possa ottenere finalmente la democrazia. Tutto ciò insegna che esiste un inconscio sociale, che il soggetto collettivo è abitato da una assenza costitutiva, da una follia radicale, da una mancanza incolmabile.
La democrazia è, in primo luogo, una forma mentis difficile da mantenere, facile da screditare. Il mondo, come voleva Hobbes, sembra andare nella direzione opposta. Oggi questo spostamento verso il totalitarismo avviene per opera di un soggetto collettivo radicalmente antagonista, che non si esprime in politica, ma in ambiti differenti: fede, delirio politico, gesto “estetico”. Non più dissenso, solo guerra, non avversari, solo nemici. Significativo è video sulla differenza tra John McCain e Donald Trump a proposito dell’avversario Obama: http://www.attn.com/stories/3226/donald-trump-response-to-anti-Islamic-campaign-supporter?utm_source=facebook&utm_medium=viralvideoposttext&utm_campaign=videos:
Trump fa parte di quella vasta schiera di personaggi che popolano l’occidente da tempo, seguono il soggetto collettivo narcisista, che squalifica, discredita, distrugge il nemico. McCain fa parte di quella minoranza che crede nel conflitto, nella divergenza, anche radicale, di opinione, senza passare attraverso la demonizzazione dell’avversario.
Da dove viene questa patologia del sistema sociale? A diversi livelli e con differenze di contenuto, questa patologia trasversale sta producendo i nuovi serial killer. Paradossalmente dipende dall’idea di autonomia come antagonismo. Si è pensato, per anni, e tutt’ora si pensa, che il soggetto antagonista sia autonomo. Al contrario di ciò, la sottomissione è parte costitutiva dell’antagonismo, il soggetto antagonista è un suddito. Un facchino che, mentre protesta, porta sulle spalle i bagagli del padrone. L’esperienza storica del secolo scorso è la prova lampante di questa terribile verità, la promessa di un mondo nuovo si è rivelata nel terrore.
Penso che Michel Foucault, quando scrisse Bisogna difendere la società – http://www.lafeltrinelli.it/libri/michel-foucault/«bisogna-difendere-società»/9788807720895 – intendesse precisamente questo: dobbiamo difendere l’esercizio del parlar franco, il free speech, la parresia.
Quando un Anders Breivik colpisce, gioisce un’organizzazione neo-nazista, quando colpisce un Mohamed Lahouaiej Bouhel, gioisce un’organizzazione islamica fondamentalista. C’è sempre stato, nel fondamentalismo, il gesto solitario, “estetico” .C’è sempre stato un Lee Harvey Oswald, un Shiran Shiran, un James Earl Rey, un Ygal Amir dei quali mai si saprà se hanno, o meno, agito da soli o per conto di un’organizzazione fondamentalista. Quel che si sa è che chi ha gioito per l’eliminazione dei Kennedy, di Martin Luther King e di Yithzak Rabin rappresenta il soggetto collettivo antagonista del quale è urgente liberarsi.Oggi chi muore è persona che, a sua volta, rappresenta un soggetto collettivo. Soggetto fatto di volti sconosciuti, ai quali non è neppure possibile erigere un monumento, erano lì per puro caso.
Larghe intese contro alcol e droga in Liguria
Economia sanitaria, News, PrevenzioneL’abuso di alcol è un fenomeno che in Liguria coinvolge il 75% della popolazione maschile e il 52% di quella femminile. In questa regione il consumo di alcool rappresenta la terza causa di disabilità/morte, la prima per gli under 25. Tra i soggetti più esposti per fascia d’età il 47% è rappresentato proprio dai ragazzi tra i 16 e i 17 anni. E preoccupanti sono anche i dati sull’ ospedalizzazione: 155 pazienti ogni 100 mila abitanti sono costretti al ricovero ospedaliero per patologie collegate all’alcol che favorisce 60 tipi di patologie; ogni anno l’1,5% del Pil viene speso per intervenire sui danni provocati dall’abuso di questa sostanza.
Numeri pericolosi contro cui sono state studiate larghe intese tra ospedale e territorio, con l’obiettivo finale di arrivare al “tasso zero” su prevenzione e sicurezza per alcol e stupefacenti. Il progetto è voluto della Regione Liguria che, prima in Italia, ha siglato un’intesa tra Asl 3 e Irccs San Martino di Genova con la volontà di coinvolgere anche il mondo dell’associazionismo, il privato e la Procura.
La rete alcologica è composta dalla Asl che opera attraverso i Sert, dall’ospedale San Martino con il centro alcologico dove vengono identificate le patologie epatiche in fase precoce e seguiti i pazienti in percorsi protetti, dalla Fondazione Maugeri di Genova Nervi, dalle associazioni e dalla Procura per l’attività di prevenzione primaria e secondaria rivolta alla sicurezza stradale e lavori socialmente utili come elemento sanzionatorio.
Una rete complessa e strutturata che punta a combattere il fenomeno dell’alcolismo soprattutto tra i giovani in modo totale: a partire dalla prevenzione, passando per la cura per arrivare alla sicurezza non solo di se stessi ma di tutti.
App e medicina: H-maps accompagna nel percorso di malattia
Ricerca innovazioneApp e medicina. Tutto è cominciato da quello che sembrava uno strano scherzo del destino. Laura Rossi, 34 anni, studentessa in tecniche di radiologia e tirocinante presso l’ospedale San Martino di Genova, scopre un anno e mezzo fa di avere un tumore. Un passaggio, all’improvviso, dall’altra parte: non più specialista al servizio dei malati oncologici ma paziente lei stessa spaventata e disorientata di fronte alla strada che da quel momento avrebbe dovuto seguire. Ed ecco l’idea.
Si chiama H-maps ed è una mappa digitale, in formato app ma anche cartacea, da lei pensata per guidare passo dopo passo lungo il percorso diagnostico e terapeutico il paziente affetto da linfomi, tumori ma in un futuro anche leucemie e altre patologie ematologiche, direttamente sullo smartphone.
“È un percorso di infografica scandito per tappe in successione cronologica, un modo intuitivo e veloce di mettere a disposizione dei pazienti informazioni di base ma fondamentali e dare l’idea di un avanzamento, seppur lento e difficile verso l’unica meta, la guarigione” ha spiegato l’ideatrice.
Già brevettata e parzialmente sviluppata in collaborazione con la Clinica ematologica dell’ospedale San Martino di Genova, la app prevede una serie di caselle da spuntare che corrispondono a visite, esami, sedute di chemioterapia, appuntamenti che verranno brevemente illustrati non con spiegazioni mediche ma con informazioni più pratiche, quelle che di solito vuole avere il paziente e che il medico non riesce, per questioni di tempo a dare. Informazioni che però diminuiscono l’ansia che può avere un malato di fronte ad una prassi sconosciuta e che contribuiscono a migliorare la sua partecipazione al progetto di cura.
Epilessia: a Siena adottata una tecnica innovativa
Ricerca innovazioneEpilessia: adottata a Siena una moderna tecnica chirurgica. Ancora una volta la Toscana si conferma all’avanguardia in ambito sanitario. Presso il Policlinico Santa Maria alle Scotte delle città toscana è stato infatti realizzato il primo intervento in Regione di stereo-elettroencefalografia. Si tratta di una tecnica invasiva che prevede l’installazione di elettrodi nel cervello utilizzando la metodica stereotassica. L’operazione è stata effettuata su una paziente adulta sofferente di epilessia focale farmaco-resistente.
L’intervento è stato reso possibile grazie alla fruttuosa collaborazione tra l’Unità Operativa Complessa (UOC) di Neurologia-Neurofisiologia Clinica e l’Unità Operativa Complessa (UOC) di Neurochirurgia.
Presso il centro di chirurgia dell’epilessia erano già state effettuate procedure diagnostiche di localizzazione tramite installazione di elettrodi subdurali, ma è la prima volta che questo tipo di metodica invasiva è usato nella diagnostica della chirurgia dell’epilessia.
Nel caso specifico, il ricorso all’applicazione di elettrodi intracerebrali si è reso necessario in quanto nel soggetto sottoposto all’intervento non era possibile identificare con esattezza l’area corticale d’esordio delle crisi epilettiche tramite il video-monitoraggio standard che prevede l’applicazione di elettrodi sul capo. L’individuazione precisa dell’area corticale d’esordio delle crisi era necessaria per poter prevedere, tenendo conto dei risultati ottenuti con la prima operazione, una successiva operazione che consentisse di asportare chirurgicamente la zona epilettogena.
Psicologia del terrorismo: l’era psicotica del soggetto collettivo
News Presa, PsicologiaProf. Pietro Barbetta, Docente di Psicologia Dinamica Università di Bergamo, socio Ordinario della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale (SIPPR).
Siamo in epoca psicotica, non è la prima e non sarà l’ultima. Cos’è un’epoca psicotica? Tra gli altri sintomi familiari – è la negazione di qualsiasi tipo di conflitto. Nei sistemi psicotici “conflitto”, per definizione, significa “distruzione”.
Questo soggetto collettivo esiste e non è quel soggetto collettivo romantico che libererà l’umanità da ogni male. È narcisista e sadico. Però, questo soggetto, non è struttura patologica individuale, è sistema patologico. Non si tratta di cattiva educazione familiare; neppure di neurotrasmettitori in eccesso, o in difetto. Questa patologia è effetto di un contesto storico-sociale; un portato culturale antico, che di tanto in tanto riemerge, l’effetto di un brodo culturale. Esiste un’isteresi del soggetto collettivo, che, dopo essere uscito dal campo magnetico totalitario, ancora a lungo mantiene mentalità e caratteri totalitari, qualcuno l’ha chiamata democrazia reazionaria. Dobbiamo uscire dall’illusione politologica che, caduto un sistema oppressivo e corrotto, si possa ottenere finalmente la democrazia. Tutto ciò insegna che esiste un inconscio sociale, che il soggetto collettivo è abitato da una assenza costitutiva, da una follia radicale, da una mancanza incolmabile.
La democrazia è, in primo luogo, una forma mentis difficile da mantenere, facile da screditare. Il mondo, come voleva Hobbes, sembra andare nella direzione opposta. Oggi questo spostamento verso il totalitarismo avviene per opera di un soggetto collettivo radicalmente antagonista, che non si esprime in politica, ma in ambiti differenti: fede, delirio politico, gesto “estetico”. Non più dissenso, solo guerra, non avversari, solo nemici. Significativo è video sulla differenza tra John McCain e Donald Trump a proposito dell’avversario Obama: http://www.attn.com/stories/3226/donald-trump-response-to-anti-Islamic-campaign-supporter?utm_source=facebook&utm_medium=viralvideoposttext&utm_campaign=videos:
Trump fa parte di quella vasta schiera di personaggi che popolano l’occidente da tempo, seguono il soggetto collettivo narcisista, che squalifica, discredita, distrugge il nemico. McCain fa parte di quella minoranza che crede nel conflitto, nella divergenza, anche radicale, di opinione, senza passare attraverso la demonizzazione dell’avversario.
Da dove viene questa patologia del sistema sociale? A diversi livelli e con differenze di contenuto, questa patologia trasversale sta producendo i nuovi serial killer. Paradossalmente dipende dall’idea di autonomia come antagonismo. Si è pensato, per anni, e tutt’ora si pensa, che il soggetto antagonista sia autonomo. Al contrario di ciò, la sottomissione è parte costitutiva dell’antagonismo, il soggetto antagonista è un suddito. Un facchino che, mentre protesta, porta sulle spalle i bagagli del padrone. L’esperienza storica del secolo scorso è la prova lampante di questa terribile verità, la promessa di un mondo nuovo si è rivelata nel terrore.
Penso che Michel Foucault, quando scrisse Bisogna difendere la società – http://www.lafeltrinelli.it/libri/michel-foucault/«bisogna-difendere-società»/9788807720895 – intendesse precisamente questo: dobbiamo difendere l’esercizio del parlar franco, il free speech, la parresia.
Quando un Anders Breivik colpisce, gioisce un’organizzazione neo-nazista, quando colpisce un Mohamed Lahouaiej Bouhel, gioisce un’organizzazione islamica fondamentalista. C’è sempre stato, nel fondamentalismo, il gesto solitario, “estetico” .C’è sempre stato un Lee Harvey Oswald, un Shiran Shiran, un James Earl Rey, un Ygal Amir dei quali mai si saprà se hanno, o meno, agito da soli o per conto di un’organizzazione fondamentalista. Quel che si sa è che chi ha gioito per l’eliminazione dei Kennedy, di Martin Luther King e di Yithzak Rabin rappresenta il soggetto collettivo antagonista del quale è urgente liberarsi.Oggi chi muore è persona che, a sua volta, rappresenta un soggetto collettivo. Soggetto fatto di volti sconosciuti, ai quali non è neppure possibile erigere un monumento, erano lì per puro caso.
In Piemonte la lotta alle zanzare la fanno i medici
PrevenzioneCon 135.000 ettari di risaie, il Piemonte è habitat ideale per le zanzare che qui trovano terreno fertile per riprodursi con grande facilità. Anche se la zanzara di risaia è causa di molti fastidi, non rappresenta un pericoloso veicolo di malattie virali che, al contrario, zanzare appartenenti ad altri generi che vivono in ambienti diversi ed hanno abitudini comportamentali differenti tendono a trasmettere molto facilmente.
Tuttavia, ci sarebbero alcuni fattori che potrebbero invertire questo stato di cose e portare alla diffusione di nuovi esemplari di zanzara: il modificarsi delle condizioni climatiche e l’aumentata mobilità delle popolazioni e delle merci. Ecco perché il servizio sanitario della Regione Piemonte, in collaborazione con l’IPLA (Istituto per le piante da legno e l’Ambiente) ed il SeReMi (Servizio di epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive), ha promosso il nuovo corso di formazione a distanza “Malattie emergenti trasmesse da vettori”, rivolto a medici di medicina generale, pediatri e operatori sanitari.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del Piano della Prevenzione approvato dalla Giunta Regionale e, nello specifico, nel programma di prevenzione e contrasto delle malattie infettive. Una precauzione importante secondo l’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, settore Sistemi Organizzativi e Risorse Umane, necessario per migliorare la sorveglianza di luoghi e situazioni a rischio e aumentare le capacità di lotta a questi insetti, che restano una minaccia nascosta che potrebbe essere all’improvviso alla base di epidemie anche molto pericolose.
Il microchip sotto la retina che regala una vista nuova
Ricerca innovazioneL’intervento sarà effettuato all’ ospedale San Raffaele di Milano, per la prima volta in Italia. Si tratta dell’impianto chirurgico al di sotto della retina di un microchip, grande circa 3 millimetri e contenente 1500 sensori. Questo sofisticatissimo ed evoluto sistema di visione artificiale si chiama Alpha AMS ed è prodotto in Germania dalla compagnia tedesca Retina Implant AG.
Il nuovo microchip funziona sostituendo i fotorecettori della retina (le cellule indispensabili per la vista) tramite un fotodiodo, sistema elettronico capace di trasformare la luce in uno stimolo elettrico. Inserito al di sotto della retina, è in grado di sollecitare il fascio nervoso che collega il cervello con l’occhio sostituendo così l’attività delle cellule malate non più funzionanti e ripristinando la percezione della luce, delle forme degli oggetti e delle persone vicine.
“Questo strumento può essere impiantato solo in persone con malattie retiniche degenerative (retinite pigmentosa, distrofie corio-retiniche), che non hanno subito traumi pregressi e in cui il circuito nervoso che collega gli occhi al cervello – la via ottica – è ben funzionante”, precisa il responsabile del Servizio di chirurgia vitreo-retinica del San Raffaele che effettuerà l’impianto. Attraverso questo sistema altamente innovativo di visione artificiale il paziente potrà tornare a vedere senza dipendere più da supporti esterni come telecamere e occhiali, utilizzati invece da altri occhi bionici.
In Toscana: contro il tumore speciali veicoli cellulari
Ricerca innovazioneDalla Toscana nuovi orizzonti terapeutici per la diagnosi e la cura di molte tipologie di tumore. Grazie a uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” (Ifac-Cnr), in collaborazione con ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc-Cnr) e dell’Università di Firenze, è stato infatti possibile sviluppare una nuova metodica per una cura personalizzata dei malati di tumore. Gli esperimenti, che sono stati eseguiti in colture cellulari e modelli biologici, dimostrano la bontà del nuovo approccio, ma per poter adottare la nuova metodica sull’uomo sarà necessario effettuare prima una complessa fase di test preclinici.
Tumore: i veicoli cellulari
Dov’è la novità? I ricercatori hanno pensato di veicolare nell’organismo umano agenti diagnostici e terapeutici utilizzando la capacità delle cellule tumorali di asservire il sistema immunitario alla propria proliferazione e diffusione. L’obiettivo è di intercettare le cellule immunitarie che accorrono in soccorso delle cellule tumorali, estrarle dal paziente e caricarle di nanoparticelle d’oro affinché funzionino da nano-traccianti e “nano-bombe”. Le cellule così trattate, una volta re-iniettate nel sangue del malato di tumore, possono proseguire il proprio cammino verso l’ambiente tumorale. Le nanoparticelle da esse trasportate sono quindi attivate con luce laser per indurre effetti deflagranti all’interno del cancro. Il gruppo di ricerca ha già sviluppato dei nanocilindri d’oro capaci di emettere ultrasuoni o di surriscaldarsi a seconda del laser impiegato.
Menopausa: una marcia in più grazie al progetto toscano Vita Nova
Prevenzione, Ricerca innovazioneMeno problemi in menopausa: un aiuto anche dal mondo delle ITC. È in arrivo un app innovativa in grado di offrire un sostegno alle donne che si trovano ad affrontare il delicato periodo della menopausa. È noto, infatti, che il cambiamento ormonale genera una serie di sintomi che possono durare anche molti anni, con importanti conseguenze per la vita sociale, familiare, lavorativa e relazionale. Le donne saranno motivate ad adottare stili di vita più salutari, in vista di un invecchiamento più sano e di una diminuzione del rischio cardio-metabolico.
Menopausa: il progetto Vita Nova
Affrontare nel modo più consapevole e proficuo il periodo della menopausa: a questo mira Vita Nova, il progetto biennale finanziato dalla Regione Toscana e frutto della collaborazione tra Università di Pisa, l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR e tre imprese toscane: Signo Motus, Medea e Lucense.
L’idea è di costruire un’applicazione adattiva in grado di fornire strategie personalizzate per migliorare lo stile di vita delle donne che si avvicinano alla menopausa. L’app permetterà non solo di monitorare costantemente i sintomi e le attività, verificando il successo o l’insuccesso degli interventi suggeriti, ma anche di variare in modo dinamico le strategie da adottare.
I suggerimenti forniti dall’originale app tengono conto della condizione individuale delle persone e variano in base alla tipologia di persona, ai suoi particolari sintomi legati alla menopausa e alla sua disponibilità di tempo o di risorse economiche.
Nuovi studi in Calabria: proprietà delle cozze e medicina
Ricerca innovazioneChi avrebbe mai pensato che le cozze potessero essere utili, oltre che in cucina, anche in ambito medico? Potrebbero servire, infatti, per realizzare adesivi efficaci in acqua, da applicare in ambito sanitario. Si è scoperto, infatti, che la “bava” appiccicosa di questi mitili è una colla potente basata su una proteina capace di rimuovere le molecole d’acqua e di legarsi fortemente al substrato.
A mettere in luce queste portentose qualità delle cozze è una ricerca condotta dall’Istituto di Nanotecnologia del CNR (Cnr-Nanotec) di Rende, in Calabria, in collaborazione con l’Università della Calabria e la Nanyang Technological University di Singapore.
Le proprietà delle cozze sono note da tempo, ma il nuovo studio ha permesso di misurare l’adesione che le proteine delle cozze riescono a generare tra due superfici completamente immerse in un mezzo acquoso e di chiarire, quindi, la relazione tra l’ordine di secrezione e le proprietà adesive delle proteine.
Si aprono così nuove prospettive nello sviluppo di adesivi sintetici biomimetici, biocompatibili e biodegradabili ispirati a molecole biologiche. Per capire l’importanza di queste scoperte basti considerare che anche i più tenaci tra i moderni adesivi sintetici appaiono inefficaci nel generare adesione in presenza di molecole d’acqua.
La “colla subacquea”, invece, potrebbe servire per molte applicazioni in campo medico, ad esempio per:
Un cuore nuovo per la piccola Martina
News PresaUn trapianto eccezionale. Martina a soli 4 anni ha un cuore nuovo, le è stato donato da una mamma e da un papà di Roma che in un momento di grande sofferenza hanno saputo compiere il più grande gesto d’amore. La bimba, ricoverata all’ospedale Monaldi di Napoli, ha subito un intervento estremamente delicato.
Quando viene effettuato?
I bambini per i quali si rende necessario il trapianto di cuore sono di solito colpiti da diverse forme di cardiomiopatia terminale, refrattaria alla terapia medica e con una prognosi inferiore a 24 mesi. di Martina il trapianto si è reso necessario per porre rimedio ai danni procurato dalla chemio. Martina infatti ha lottato nei primi anni di vita con un tumore cerebrale. È riuscita ad arrivare al trapianto perché per un intero anno il suo cuoricino è stato è assistito da un cuore artificiale. Un anno che ha trascorso ricoverata nell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli, circondata dall’affetto dei familiari ed assistita dall’equipe cardiochirurgica.
Il rischio di rigetto
Al di là dei rischi diretti dell’operazione, uno degli aspetti critici nei pazienti sottoposti a trapianto è quello del rigetto e della relativa terapia cronica antirigetto. Ad oggi, infatti, questi pazienti non possono sospendere del tutto la terapia immunomodulatrice (o antirigetto) per il rischio che il sistema immunitario riconosca il nuovo organo come estraneo, tendendo quindi ad attaccarlo. Con la terapia immunosoppressiva (ma oggi è più corretto dire immunomodulatrice) si cerca di rendere il sistema “tollerante” nei confronti di quell’organo. Le complicanze sono quindi più che altro legate da un lato al rigetto in sé, che può essere più o meno importante, e dall’altro alla tossicità farmacologica delle terapie necessarie a contenerlo.
Una storia che commuove
Quella di Martina resta comunque una storia a lieto fine, una storia che – per dirla con le parole del presidente Vincenzo De Luca «commuove e colpisce. A questa bimba e alla sua famiglia, come a quella di chi ha donato il cuore, va il nostro ideale abbraccio. E’ una storia che onora la sanità campana, ed è testimonianza e conferma di quanta professionalità e di quante eccellenze esistono e si impegnano quotidianamente nelle strutture sanitarie della nostra regione».
Per la bimba inizia ora una nuova vita, piena di ostacoli ma anche di speranza. Il sogno della famiglia, e di tutto l’ospedale che in un certo senso l’ha adottata, è quello che Martina possa presto tornare a giocare spensierata e felice.