Tempo di lettura: 4 minutiLe patologie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte nel mondo e in Italia. Nella popolazione anziana, in Italia, si stima che almeno una persona su due soffra di patologie di tipo cardiovascolare e nel paziente diabetico c’è un incremento del rischio cardiovascolare. I controlli di routine dei livelli di colesterolo e glicemia nel sangue e della pressione arteriosa sono semplici esami che consentono una diagnosi tempestiva. I controlli, pertanto, non riguardano solo la popolazione a rischio di insorgenza di malattia croniche, ma tutta la popolazione, con una cadenza appropriata. I comportamenti di prevenzione non possono però prescindere dalla prevenzione primaria, che riguarda gli stili di vita: in particolare l’adozione di stili di vita salutari (sana alimentazione, riduzione nel consumo di sale, lotta all’obesità e al tabagismo, promozione dell’attività fisica) durante tutto il percorso di vita a partire dalla prima infanzia.
Nel 2015, con riferimento alla popolazione di 15-64 anni, l’Italia mostra, secondo l’ultimo Rapporto ISTAT 2017, un comportamento complessivamente più virtuoso della media europea con riferimento ai controlli del livello di colesterolo e glicemia nel sangue e meno virtuoso per quanto riguarda il controllo della pressione arteriosa (con conseguenti patologie). In particolare, concentrando l’attenzione sui maggiori paesi, simili al nostro per struttura della popolazione (Francia e Germania) e per aspetti socioeconomici (Spagna), l’Italia è il secondo paese più virtuoso per i controlli del colesterolo e della glicemia, dietro la Spagna e all’ultimo posto per il controllo della pressione arteriosa. L’esame per verificare il livello di colesterolo è stato eseguito nell’ultimo anno da quasi metà della popolazione residente in Italia e da circa un quarto entro i tre anni precedenti (i corrispondenti valori della Spagna sono 64,4 e 20,1 per cento); circa il 14 per cento non ha mai eseguito il controllo (in Spagna solo l’8,5 per cento ma il 19,5 e il 25,7 in Germania e Francia). Simili a quelli del colesterolo i valori relativi al controllo della glicemia in Italia. Nel caso del controllo della pressione arteriosa, invece, l’Italia mostra la quota più elevata di persone che non l’hanno mai rilevata (11,1 per cento rispetto a 2,9 della Germania, 6,8 della Spagna e 9,2 della Francia) e anche quella più bassa di persone che l’hanno controllata nell’ultimo anno (52,8 per cento a fronte di valori superiori al 70 per cento in Germania e Francia e al 63,4 per cento della Spagna).
L’indagine rende possibile un confronto tra paesi europei anche per altri tipi di screening per altre patologie, rivolti per lo più alla diagnosi precoce di alcune tipologie di tumori. Per la prevenzione dei tumori femminili nelle fasce di età target europee (20-69 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammogra a), la posizione dell’Italia è in linea con la media dell’Unione europea, ma al di sotto della copertura di Francia e Germania e nel caso della mammogra a anche della Spagna. Nel caso del Pap-test, poiché i programmi di screening pubblici e le linee guida in Italia sono rivolti alle donne di 25 anni o più, a differenza di molti altri paesi europei (dai 20 anni in su), i livelli di accesso in Italia risultano inferiori, e lo svantaggio riguarda soprattutto le classi di età più giovani (sotto i 35 anni).
I risultati mostrano come, a parità di altre caratteristiche, le donne abbiano una maggiore propensione a svolgere controlli, così come i residenti nel Nord e nel Centro in confronto a chi risiede nel Mezzogiorno.
Prendendo come riferimento il gruppo delle famiglie a basso reddito di italiani, la propensione a svolgere controlli di prevenzione è inferiore per le famiglie a basso reddito con stranieri. È invece più elevata per la classe dirigente, i giovani, le famiglie di impiegati e pensioni d’argento (per i controlli del colesterolo e della glicemia).
Per la prevenzione dei tumori femminili, i protocolli sanitari di screening attuali consigliano di eseguire i controlli del Pap-test e della mammogra a con una cadenza raccomandata (3 anni per il Pap-test e 2 per la mammografia), considerando specifiche fasce di età, ovvero 25-64 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammografia. La quota di donne in età raccomandata che ha eseguito un Pap-test negli ultimi tre anni risulta sotto la media nei gruppi delle famiglie a basso reddito e nel gruppo anziane sole e giovani disoccupati; mentre risulta maggiore per gli impiegati e la classe dirigente. Per la mammogra a sono svantaggiati gli stessi gruppi visti per il Pap-test, cui si aggiungono le famiglie tradizionali della provincia. Risultano più virtuosi i comportamenti dei gruppi degli impiegati e la classe dirigente.
Il ricorso alla prevenzione varia in Europa e tra i gruppi sociali. Il crescente invecchiamento della popolazione pone una delle sfide globali più complesse dal punto di vista sociale, economico e culturale. Dal punto di vista della salute, l’aumento della sopravvivenza genera un aumento costante di una fascia di popolazione più esposta a problemi di salute cronico-degenerativi. Tutto ciò pone, e porrà sempre di più in futuro, i sistemi sanitari dei paesi avanzati sotto pressione per l’aumento della domanda di cure per patologie, con conseguenti problemi di sostenibilità finanziaria.
In questo contesto, anche a livello internazionale, la sostenibilità delle attuali condizioni di salute della popolazione necessita di uno sforzo comune tra i Paesi. La strategia italiana si concentra su fattori di rischio comportamentali (prevenzione primaria), promuove gli screening (prevenzione secondaria), mette al centro della sua politica il ruolo del paziente come protettore della propria salute e assicura la qualità dell’assistenza della persona con malattia cronica.
Gli effetti di queste politiche dipendono poi sia dalle condizioni dei servizi (ad esempio la disomogeneità territoriale), sia dai fattori socio-culturali e di reddito che determinano i comportamenti individuali.
Bevere (Agenas): cultura della legalità e trasparenza per isolare “mele marce”
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneMinistero della Salute, ANAC e AGENAS nell’ultimo triennio hanno messo in piedi un sistema di prevenzione dei fenomeni di corruzione nell’ambito sanitario. Tuttavia, la cronaca recente continua a raccontare di una diffusa illegalità. «Innanzitutto i fenomeni di malaffare dimostrano che c’era bisogno di dotare il sistema sanitario di indicazioni chiare, mirate, studiate su misura in considerazione della specificità e della complessità organizzativa e relazionale delle strutture sanitarie». Francesco Bevere, Direttore generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in un’intervista resa pubblica dal sito di Agenas, fa un quadro delle iniziative messe in campo per prevenire i fenomeni di corruzione nell’ambito sanitario, presentando i dati degli Enti sanitari che hanno avviato e/o compilato la Dichiarazione pubblica di interessi. «Certo le regole previste nell’aggiornamento al Piano Nazionale Anticorruzione (PNA)» che indicano misure, strumenti e forme di controllo chiare e specifiche rivolte alle strutture sanitarie «da sole – continua – non possono incidere sulla coscienza individuale, sul personale senso etico dell’utilizzo di risorse pubbliche, ma servono a promuovere negli ambienti “a rischio di condizionamenti” la cultura della legalità, della trasparenza, che restano le vere armi per isolare le “mele marce” Ecco perché ci attendiamo che le realtà sanitarie s’impegnino finalmente a recepire, oserei dire a fare proprie, le indicazioni contenute nell’aggiornamento al PNA e, anzi, ad individuare ulteriori misure legate alla specificità del contesto di riferimento».
Riguardo agli strumenti di cui dispone AGENAS per la misurazione del recepimento delle indicazioni contenute nel PNA: «una delle misure più innovative introdotte dal PNA è la Dichiarazione pubblica di interessi per i professionisti sanitari per la prevenzione e la gestione del conflitto di interessi. L’Agenzia ha attivato un sistema informatico sul proprio sito per la compilazione online della Dichiarazione di fatto realizzando una vera e propria banca dati utile a individuare il grado di aderenza alla misura da parte delle Aziende sanitarie e dei singoli professionisti. Inoltre, tale banca dati rappresenta una fonte formidabile di informazioni che possono consentire di individuare la presenza di comportamenti a rischio, da tenere sotto osservazione, laddove, ad esempio, sussistano legami diretti o indiretti con aziende farmaceutiche o produttrici di dispositivi medici o di altre tecnologie. Non è un caso che tutte le recenti vicende di corruzione abbiano avuto origine proprio dalla violazione delle norme sulla trasparenza e sul conflitto d’interessi e che le aziende coinvolte, dall’Ospedale Gaetano Pini di Milano all’A.O.U di Parma, passando per la Fondazione Pascale non abbiano aderito a questa modulistica. Ma i numeri per fortuna dimostrano che nel panorama nazionale molti hanno compreso l’efficacia preventiva di questo strumento».
Sul numero di enti sanitari che si sono registrati: «in un anno, da marzo 2016 ad oggi, sono stati circa 13.000 i professionisti del Servizio sanitario nazionale (SSN) abilitati alla compilazione e circa 150 gli enti sanitari che hanno avviato e/o compilato la Dichiarazione pubblica di interessi.
«Sono cifre significative – continua il presidente – destinate a crescere, considerando che alla luce dell’aggiornamento 2016 al Piano Nazionale Anticorruzione, si tratta ormai di una misura entrata a pieno regime. Con un maggiore coinvolgimento dell’organizzazione sanitaria da parte del management aziendale a supporto del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT), anche attraverso le attività di verifica che a breve saranno condotte sugli enti del SSN, possiamo sperare in un accrescimento dell’etica della responsabilità individuale e quindi dell’intero sistema». In tema della trasparenza, «l’Agenzia sta lavorando ad un set di indicatori di trasparenza finalizzato a creare un vero e proprio sistema di alert diretto, tra l’altro, a valutare l’efficacia delle misure del Piano Nazionale Anticorruzione sulla prevenzione e riduzione dei rischi all’origine dei fenomeni di illegalità. Il lavoro è continuo e, dopo la costruzione dell’impianto di regole, stiamo mettendo in atto tutte le sinergie possibili per verificarne il rispetto e per alimentare in un “circuito continuo” la condivisione di strumenti per l’affinamento sia degli interventi di rafforzamento della trasparenza e di contrasto ai fenomeni corruttivi che delle misure di controllo e monitoraggio».
Bullismo, arriva in Italia Matilda Cuomo
News PresaIl modello del Mentoring contro il bullismo e la dispersione scolastica. E’ per questo che Matilda Cuomo, madre del Governatore dello Stato di New York, ha ideato l’omonimo programma contro il bullismo che ora porterà in “tour” tra Napoli e Salerno da domani, sino al primo giugno. Con la sua opera quotidiana il programma ha portato al reinserimento sociale di oltre 10mila ragazzi.
Incontri one to one
In programma una serie di incontri con istituzioni pubbliche e private per sensibilizzare e trovare sponde sul modello one to one – un mentore per ogni ragazzo che abbandona la scuola oppure cede a violenze e dipendenze – ideato da Matilda Cuomo oltre 30 anni fa e che ispira da quasi 20 l’attività di Mentoring USA-Italia, diretta da Sergio Cuomo. Tra gli eventi che vedranno la presenza di Matilda Cuomo in questo tour contro bullismo e dispersione scolastica – preceduti il 25 maggio dalla partecipazione alla trasmissione televisiva «I Fatti Vostri, Raidue» e dalla visita alla alla Getra, a Marcianise, il 26 maggio presso la sede della Camera di Commercio di Salerno, la cerimonia per la consegna del “Mario Cuomo Award”, onoreficenza istituita in memoria all’ex Governatore dello Stato di New York, Mario, quest’anno assegnata al presidente di Confidustria, Vincenzo Boccia.
Tra cultura e politica
E la First Lady di una delle famiglie politiche più importanti degli Stati Uniti sarà presente a Salerno anche per la terza edizione di «The Person Who Changed My life», appuntamento con personalità della politica, cultura, impresa (prevista la presenza del Governatore della Campania Vincenzo De Luca, assieme a Susanna Moccia, Andrea Prete, Paolo Scudieri e Bruno Venturini), che racconteranno l’incontro con la persona che ha cambiato la loro vita, contribuendo al loro successo umano e professionale, ispirato all’omonimo libro scritto dalla stessa Matilda Cuomo, con prefazione dell’ex Segretario di Stato statunitense e candidato alla Casa Bianca per i Democratici, Hillary Clinton. Gli eventi sono promossi e organizzati da Mentoring USA-Italia, in collaborazione con il Comitato Europeo pro Andrew Cuomo, presieduto da Sergio Cuomo e Alfonso Ruffo. Sempre a Salerno Matilda Cuomo riceverà un riconoscimento durante l’incontro con il sindaco Vincenzo Napoli per l’impegno di Mentoring contro il bullismo e la dispersione scolastica e farà visita all’istituto scolastico comprensivo Gonzaga di Eboli. Mentre venerdì 27 è in programma a Napoli l’incontro tra Matilda Cuomo e il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, con Mentoring-USA-Italia che nel 2012 siglava un protocollo d’intesa con la Curia per sviluppare strategie di contrasto al disagio giovanile.
Pazienti esperti ed informati: intervista alla Dott.ssa Van Doorne
PodcastTumori pediatrici, la scioccante normalità della Campania
News PresaChi si aspettava di trovare dati fuori scala, chi credeva di veder tratteggiato il profilo di una regione ai limiti della catastrofe, è rimasto sbalordito. All’ombra del Vesuvio «l’incidenza dei tumori maligni nei bambini e negli adolescenti è in linea con quella osservata nel resto d’Italia». A rivelarlo sono i dati venuti fuori in occasione della presentazione del Registro tumori infantili della Campania, una rete che monitora l’11 per cento della popolazione italiana, vale a dire 1.200.000 cittadini.
Un taglio con il passato
A commentare i dati è stato il governatore Vincenzo De Luca, che ha chiarito: «Dall’indagine scientifica vasta e approfondita, fatta con i protocolli del Cnr, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Oms abbiamo un dato forse inimmaginabile e cioè che i numeri della Campania sui tumori sono in linea con dati nazionali e il focus sulla Terra dei Fuochi conferma questo dato».
Basta falsi miti
«Sulla Terra dei Fuochi, in particolare, non c’è nessuno scostamento statistico – ha sottolineato De Luca – rispetto a dati nazionali e al resto della Campania, spero che i mezzi d’informazione diano a questo almeno la metà dello spazio che dedicano al gossip. Mi sembra un dato importante perché trasmette serenità a cittadini e famiglie e un più trasmette un altro dato di serenità, confermando che siamo al lavoro in modo attento su tutto il territorio regionale e questo ci permette di ricostruire un’immagine di dignità, forza istituzionale, professionale, scientifica della nostra regione sul piano nazionale. Già oggi siamo una Regione che ha una copertura per malattie tumorali del 71% della popolazione monitorata. Entro l’anno, quando Avellino e Benevento saranno accreditate nel registro tumori, saremo l’unica Regione d’Italia con il 100% di copertura».
Un enorme lavoro
Il governatore ha sottolineato che per analizzare i dati ci sono voluti «due anni di lavoro duro per fornire un dato di grande rilievo scientifico, sociale e che colloca il nostro sistema sanitario campano in ambito nazionale, visto che è uno dei primi risultati raggiunti rispetto ai nostri obiettivi». «A questo lavoro affianchiamo anche quello che svolgiamo per il monitoraggio dei terreni e acque, di cui abbiamo controllato il 96%», ha aggiunto. De Luca ha concluso sottolineando che sulle malattie oncologiche c’è ancora «un 30% di emigrazione di malati in altre regioni, sia per i bambini che per gli adulti. Ma miglioreremo anche su questo dato».
Le razioni
«In scienza e coscienza – si legge in una lettera a firma dei dottori Antonio Marfella, Gaetano Rivezzi, Gennaro Esposito, Luigi Costanzo e Giuseppe Comellada dell’Isde, medici per l’ambiente – da anni affermiamo che la Campania non mostra una incidenza dei tumori pediatrici maggiore rispetto alla già tragica Italia, ma da anni affermiamo che, rispetto alla già drammatica situazione dell’Italia in tema di tumori pediatrici, la velocità di crescita dei tumori infantili in Campania risulta essere sostanzialmente doppia a quella (pessima!) italiana nell’ultimo ventennio di ormai certificato disastro ambientale regionale. La diffusione di dati in maniera scientificamente corretta e volutamente “non allarmista”, ma non discussa con Società Scientifiche autonome ed indipendenti, come ISDE MEDICI AMBIENTE CAMPANIA, a nostro parere non deve consentire alla politica di continuare ad avere alibi per non assumersi le proprie responsabilità. La Regione Campania oggi sta bene operando in tema di gestione dei rifiuti urbani (cioè per il 19 % del problema rifiuti in Campania, dati Osservasalute 2016). Siamo invece ancora in grave ritardo nella corretta gestione dei rifiuti speciali, industriali e tossici (cioè dell’89% del problema rifiuti oggi, specialmente in Terra dei Fuochi) dove ancora registriamo un tragico zero assoluto ( dati ISPRA) nella presenza di impianti regionali per la corretta gestione e smaltimento ad esempio dei rifiuti ospedalieri e tossici come l’amianto. Quindi, rispetto alla drammatica Italia, non possiamo certamente sentirci rassicurati dai dati presentati oggi dai registri tumori pediatrici, ma stimolati tutti a continuare ad impegnarci al massimo nella tutela dell’ambiente e della salute dei nostri figli in Campania, ancora in grave pericolo ogni giorno. Stiamo solo cominciando a fare chiarezza: che non si cerchi di deresponsabilizzare la Politica. Abbiamo ancora una lunga strada da percorrere per riportare in concreto la tutela della salute dei nostri figli a livelli non diciamo italiani ma europei».
Fascicolo sanitario elettronico, parte anche la Campania
Economia sanitaria, News PresaDopo anni di ritardi anche la Regione Campania si sta dotando di un piano di spiegamento del fascicolo sanitario elettronico, sia a livello legislativo che organizzativo-strutturale, che dovrebbe portare alla sua realizzazione e a recuperare il tempo perduto. La notizia l’ha data Giuseppe De Pietro, direttore Icar-Cnr, nel corso dell’evento «Fascicolo sanitario elettronico: realizzazioni operative e scenari futuri», tenutosi a Sorrento. De Pietro ha spiegato che la Campania è rimasta indietro, ma negli ultimi mesi c’è stata a più livelli una maggiore consapevolezza sull’importanza di uno strumento che avrà enorme impatto sulla qualità della cura, sull’ottimizzazione delle prestazioni e sulla riduzione delle spese del comparto sanitario.
Il ruolo del Cnr
Il Consiglio nazionale delle ricerche, attraverso gli istituti «Icar» e «Iit», è da più anni impegnato in attività di ricerca e supporto alle istituzioni per la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico e, più in generale, per la sanità digitale. In particolare, negli ultimi due anni, il Cnr è al fianco dell’Agenzia per l’Italia digitale, del Ministero della Salute e del Ministero per lo Sviluppo economico quale supporto tecnico per le attività di interoperabilità delle soluzioni regionali di fascicolo. «Diciassette Regioni stanno già attivando il fascicolo mentre Campania, Calabria e Sicilia hanno riscontrato una fase di difficoltà che è stata superata – spiega invece Roberto Guarasci, responsabile Iit-Cnr – dall’intervento del ministero dell’Economia e delle Finanze in funzione suppletiva per realizzare il fascicolo per conto delle tre Regioni. Sarà necessario però il contributo di tutti gli attori sanitari, a cominciare dai medici di medicina generale, che dovranno alimentare il fascicolo, e degli stessi cittadini che dovranno imparare a utilizzarlo. Sarà una fase di start-up di eccezionale rilevanza».
Il livello istituzionale
Sul ruolo dell’Ente di Palazzo Santa Lucia si è invece soffermata la consigliera regionale Antonella Ciaramella: «Ci stiamo dotando di un’organizzazione di supporto all’agenzia AgId – annuncia – e stiamo preparando gli atti per l’individuazione degli uffici chiamati a operare come coordinamento sia a livello nazionale che locale con la Soresa, la società che si occupa delle spese sanitarie in Campania. Vogliamo produrre fatti, il tempo delle parole è terminato».
Nuove funzionalità
Ottimistica è anche la visione di Maria Pia Giovannini, responsabile area pubblica amministrazione AgId della presidenza del Consiglio dei Ministri, che sottolinea l’impegno della «Regione Campania per recuperare con grande energia i ritardi». «Si stanno sviluppando alcune funzionalità e sono stati attivati i processi per adempiere al completamento delle procedure. Nel 2018 non è escluso – conclude – che potremo avere una copertura completa del fascicolo sanitario elettronico a livello nazionale».
Risparmi economici
Per Massimo Casciello, direttore generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica del ministero della Salute, «la “messa a regime” del fascicolo sanitario elettronico può procurare notevoli risparmi in termini strettamente economici senza tenere conto di quelli che, indubbiamente, potrebbe comportare anche rispetto alla modernizzazione dei servizi che la Pubblica Amministrazione deve essere in grado di rendere al cittadino».
Un cambio di passo
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Felice Russillo, consigliere di eHealthNet: «Poter contare su un servizio sanitario efficiente significa ridurre i tempi di attesa e di prenotazione, migliorare la qualità delle cure ed evitare gli sprechi. «a Campania si sta dando da fare dopo una prima fase di incertezza – conclude –. Stiamo entrando in un nuovo modo di concepire e praticare il regime sanitario».
AIOM: ok legge sul biotestamento, ma con uno sguardo al progresso cure
Associazioni pazienti, News Presa, Prevenzione“Oggi terapie innovative permettono di cronicizzare neoplasie difficili da curare fino a pochi anni fa. Nuovi trattamenti non conosciuti all’atto della sottoscrizione delle dichiarazioni anticipate possono migliorare la sopravvivenza. La norma dovrebbe considerare con più attenzione le opportunità sopravvenute”. Il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) esprime un giudizio globalmente positivo sul Disegno di Legge N. 2801 in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento, approvato alla Camera lo scorso aprile, che si ispira ai principi propri di AIOM di condivisione, accompagnamento e informazione del paziente. Il Disegno di Legge compendia anche i principi di diritto alla scelta e all’autodeterminazione. “In questa delicata e trasversale tematica – spiega il prof. Pinto – è più che mai indispensabile, in tutti i passaggi legislativi, il raggiungimento di un sintesi tra i diversi pensieri, laici e confessionali, presenti nel nostro Paese, in ottemperanza all’uguaglianza nei diritti. Risulta ancora importante sottolineare che si tratta di un Progetto di legge che per la prima volta interviene su eticità in relazione anche a tecnologie e nuove potenzialità delle cure”.
“Riteniamo che questa legge possa rispondere alle esigenze dei cittadini colpiti da tumore e dei clinici – continua il prof. Pinto -. Valorizza e promuove la relazione di cura e fiducia tra medico e paziente che si basa sul consenso informato. Viene anche ribadito che il paziente non possa esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali. È una disposizione molto importante perché pone un argine contro la deriva costituita da teorie totalmente prive di basi scientifiche con cui vari ‘guaritori’ sfruttano la disperazione dei malati. L’eventuale rifiuto del trattamento da parte del paziente non implica l’abbandono terapeutico, è infatti sempre garantita l’erogazione delle cure palliative e della terapia del dolore”. Nella recente audizione al Senato l’AIOM ha individuato alcuni punti della proposta di legge (che è già stata approvata dalla Camera dei Deputati) da delineare in modo da non lasciare dubbi interpretativi.
Pascale, in arrivo 450 medici dalla Cina
News PresaArriveranno a gruppi di 40 medici, 450 in tutto, divisi in tre anni, 160 per ogni anno. Oncologi medici, chirurghi, ricercatori, radiologi, radioterapisti, provenienti da ogni parte della Cina. L’accordo, che sigla la collaborazione tra il Pascale e la Terra dei ciliegi, è stato firmato il primo maggio, a margine di una missione a Pechino e Shangai effettuata dal direttore generale dell’Istituto dei tumori di Napoli, Attilio Bianchi, che ha guidato la delegazione italiana composta dal direttore sanitario Rosa Martino, da Paolo Muto, direttore della radioterapia dell’Istituto e da Franco Naccarella, professore di cardiologia dell’Università di Bologna e rappresentante legale della Società EuroChina per la Salute Srl. Per la parte cinese al tavolo sedeva Chen Ran, direttrice del TEMC (acronimo di International Emergency Management Society Emergency Medical Committee). Il primo gruppo di specialisti arriverà a ottobre. Affiancheranno gli specialisti del Pascale e si confronteranno su metodologie di lavoro e condivisione di protocolli. Ogni gruppo verrà ospitato per 3 mesi. Poi scatterà il turn over.
Collaborazione
Ma quali sono i termini del patto Pascale-Cina? Il primo accordo riguarda il potenziamento della cooperazione internazionale in ambito medico, tramite programmi di educazione selettiva e condivisione di esperienze in ambito clinico e di formazione e promozione delle scienze mediche e la ricerca in management sanitario. Tutto questo ovviamente per offrire un contributo allo sviluppo e al progresso della salute dei pazienti. Un altro accordo è stato sottoscritto con il CICAMS (Cancer Institute and Hospital Chinese Academy of Medical Sciences Peking Union Medical College) per sviluppare simposi, conferenze, work shop, su argomenti specifici nella prevenzione del cancro nella sua fase iniziale soprattutto per le patologie della cervice uterina e del cancro della mammella. Si sono, infine, sviluppati accordi per lo scambio di studenti nel settore della radioterapia e dell’epidemiologia.
Un punto di riferimento
«La sostenibilità e la condivisione della conoscenza in oncologia – dice il direttore generale Attilio Bianchi – sono problemi che toccano i vari sistemi sanitari nazionali, indipendentemente dai modelli. L’internazionalizzazione dell’ Istituto Pascale rappresenta uno degli assi portanti di questa visione. Siamo orgogliosi che una organizzazione governativa cinese abbia individuato il nostro istituto come sede di training per i propri oncologi e questo rappresenta per noi tutti un impegno permanente ad essere all’ altezza della fiducia che ci hanno dimostrato».
Ischia, una settimana per il benessere termale
News PresaSulle isole del Golfo di Napoli alla ricerca del benessere. Sono circa 40 i medici di famiglia provenienti da Piemonte, Veneto, Lombardia e Puglia che prenderanno parte alla Settimana del Benessere sull’Isola Verde, organizzata l’Asl Napoli 2 Nord e dall’Associazione Termalisti dell’isola di Ischia. Appuntamento che mira a sviluppare in Campania il turismo della salute, che già oggi registra numeri importanti.
Il tesoretto
I trasferimenti che le altre regioni italiane pagano alla Campania per prestazioni sanitarie termali che i propri cittadini effettuano nelle strutture di Ischia valgono oltre 9 milioni di euro l’anno. Soldi che aumentano sino a 17 milioni di euro se si considerano anche le prestazioni sanitarie effettuate al di fuori della convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale. E non c’è da stupirsi, perché Ischia è uno dei più straordinari sistemi turistico-termali esistenti al mondo. «Crediamo – spiega il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord Antonio d’Amore – che la valorizzazione di questo patrimonio possa favorire anche l’assistenza sanitaria pubblica, incrementando il virtuoso flusso di migrazione di cittadini di altre regioni che scelgono la Campania per sottoporsi a terapie sanitarie. Per fare questo, però, occorre realizzare una corretta informazione ai medici di famiglia circa i vantaggi terapeutici delle cure termali di Ischia; occorre diffondere la consapevolezza che fangoterapia, aerosolterapia e bagni terapeutici sono una “medicina” al pari di tutte le altre».
Proprietà uniche
Le acque e i fanghi dell’isola di Ischia, spiega Nello Carraturo, medico del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL Napoli 2 Nord e esponsabile per l’assistenza termale garantiscono capacità terapeutiche nella cura di diverse casi. Ad esempio allergie respiratorie, patologie reumatiche, traumi ortopedici, malattie dermatologiche, problemi otorinolaringoiatrici. Insieme all’Associazione Termalisti dell’isola di Ischia abbiamo avviato da tempo un cammino per supportare tali evidenze con studi scientifici documentati. Dobbiamo ora promuovere presso la comunità medica gli ottimi risultati riscontrati dai ricercatori, così da accreditare ulteriormente l’efficacia del farmaco Ischia. Questa conoscenza è opportuno che venga condivisa sia dagli operatori che da quanti scelgono la nostra isola come luogo di cura. Queste informazioni, “le istruzioni” per utilizzare con efficacia le cure termali isolane e i controlli di qualità effettuati sui fanghi termali sono riassunti nel mio libro la fangoterapia ad Ischia.
Nei sei Comuni dell’isola sono presenti circa 104 fonti termali e 70 centri termali accreditati col Sistema Sanitario Nazionale. Nel solo 2016 i centri termali convenzionati di Ischia hanno erogato 1.170.000 prestazioni sanitarie.
Ondate di calore, parte già il sistema previsione del ministero
Anziani, Bambini, News Presa, PrevenzioneAnche se nella maggior parte delle regioni italiane il clima è ancora mite (sono poche infatti quelle già interessate da temperature più elevate), il Sistema nazionale di previsione e di allarme per le ondate di calore è già partito in vista dell’estate. Permette di prevenire e contrastare gli effetti del caldo sulla salute. A renderlo noto è il ministero della Salute, dal cui portale sarà possibile accedere alle rilevazioni.
Da oggi fino al 15 settembre 2017, i bollettini saranno pubblicati, dal lunedì al venerdì, sul portale alla pagina “Bollettini sulle ondate di calore” e verranno diffusi quotidianamente ai Centri di riferimento locali, per la modulazione degli interventi di prevenzione. Invece, il sistema di sorveglianza è dislocato in 27 città italiane, da Bolzano a Reggio Calabria incluse le isole, e consente di individuare, giornalmente, per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche che possono mettere a rischio la salute soprattutto dei soggetti più vulnerabili, come anziani, malati cronici, bambini e donne in gravidanza. Le temperature eccessivamente alte mettono infatti a dura prova soprattutto la salute dei più anziani e di chi è disagiato. Questo servizio del ministero infatti serve a mettere in atto eventuali azioni preventive per limitare al minimo il rischio di incidenti. Ogni regione potrà provvedere poi a elaborare strategie sul territorio.
Patologie cardiovascolari prime cause di morte. La prevenzione in Italia
Anziani, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneLe patologie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte nel mondo e in Italia. Nella popolazione anziana, in Italia, si stima che almeno una persona su due soffra di patologie di tipo cardiovascolare e nel paziente diabetico c’è un incremento del rischio cardiovascolare. I controlli di routine dei livelli di colesterolo e glicemia nel sangue e della pressione arteriosa sono semplici esami che consentono una diagnosi tempestiva. I controlli, pertanto, non riguardano solo la popolazione a rischio di insorgenza di malattia croniche, ma tutta la popolazione, con una cadenza appropriata. I comportamenti di prevenzione non possono però prescindere dalla prevenzione primaria, che riguarda gli stili di vita: in particolare l’adozione di stili di vita salutari (sana alimentazione, riduzione nel consumo di sale, lotta all’obesità e al tabagismo, promozione dell’attività fisica) durante tutto il percorso di vita a partire dalla prima infanzia.
Nel 2015, con riferimento alla popolazione di 15-64 anni, l’Italia mostra, secondo l’ultimo Rapporto ISTAT 2017, un comportamento complessivamente più virtuoso della media europea con riferimento ai controlli del livello di colesterolo e glicemia nel sangue e meno virtuoso per quanto riguarda il controllo della pressione arteriosa (con conseguenti patologie). In particolare, concentrando l’attenzione sui maggiori paesi, simili al nostro per struttura della popolazione (Francia e Germania) e per aspetti socioeconomici (Spagna), l’Italia è il secondo paese più virtuoso per i controlli del colesterolo e della glicemia, dietro la Spagna e all’ultimo posto per il controllo della pressione arteriosa. L’esame per verificare il livello di colesterolo è stato eseguito nell’ultimo anno da quasi metà della popolazione residente in Italia e da circa un quarto entro i tre anni precedenti (i corrispondenti valori della Spagna sono 64,4 e 20,1 per cento); circa il 14 per cento non ha mai eseguito il controllo (in Spagna solo l’8,5 per cento ma il 19,5 e il 25,7 in Germania e Francia). Simili a quelli del colesterolo i valori relativi al controllo della glicemia in Italia. Nel caso del controllo della pressione arteriosa, invece, l’Italia mostra la quota più elevata di persone che non l’hanno mai rilevata (11,1 per cento rispetto a 2,9 della Germania, 6,8 della Spagna e 9,2 della Francia) e anche quella più bassa di persone che l’hanno controllata nell’ultimo anno (52,8 per cento a fronte di valori superiori al 70 per cento in Germania e Francia e al 63,4 per cento della Spagna).
L’indagine rende possibile un confronto tra paesi europei anche per altri tipi di screening per altre patologie, rivolti per lo più alla diagnosi precoce di alcune tipologie di tumori. Per la prevenzione dei tumori femminili nelle fasce di età target europee (20-69 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammogra a), la posizione dell’Italia è in linea con la media dell’Unione europea, ma al di sotto della copertura di Francia e Germania e nel caso della mammogra a anche della Spagna. Nel caso del Pap-test, poiché i programmi di screening pubblici e le linee guida in Italia sono rivolti alle donne di 25 anni o più, a differenza di molti altri paesi europei (dai 20 anni in su), i livelli di accesso in Italia risultano inferiori, e lo svantaggio riguarda soprattutto le classi di età più giovani (sotto i 35 anni).
I risultati mostrano come, a parità di altre caratteristiche, le donne abbiano una maggiore propensione a svolgere controlli, così come i residenti nel Nord e nel Centro in confronto a chi risiede nel Mezzogiorno.
Prendendo come riferimento il gruppo delle famiglie a basso reddito di italiani, la propensione a svolgere controlli di prevenzione è inferiore per le famiglie a basso reddito con stranieri. È invece più elevata per la classe dirigente, i giovani, le famiglie di impiegati e pensioni d’argento (per i controlli del colesterolo e della glicemia).
Per la prevenzione dei tumori femminili, i protocolli sanitari di screening attuali consigliano di eseguire i controlli del Pap-test e della mammogra a con una cadenza raccomandata (3 anni per il Pap-test e 2 per la mammografia), considerando specifiche fasce di età, ovvero 25-64 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammografia. La quota di donne in età raccomandata che ha eseguito un Pap-test negli ultimi tre anni risulta sotto la media nei gruppi delle famiglie a basso reddito e nel gruppo anziane sole e giovani disoccupati; mentre risulta maggiore per gli impiegati e la classe dirigente. Per la mammogra a sono svantaggiati gli stessi gruppi visti per il Pap-test, cui si aggiungono le famiglie tradizionali della provincia. Risultano più virtuosi i comportamenti dei gruppi degli impiegati e la classe dirigente.
Il ricorso alla prevenzione varia in Europa e tra i gruppi sociali. Il crescente invecchiamento della popolazione pone una delle sfide globali più complesse dal punto di vista sociale, economico e culturale. Dal punto di vista della salute, l’aumento della sopravvivenza genera un aumento costante di una fascia di popolazione più esposta a problemi di salute cronico-degenerativi. Tutto ciò pone, e porrà sempre di più in futuro, i sistemi sanitari dei paesi avanzati sotto pressione per l’aumento della domanda di cure per patologie, con conseguenti problemi di sostenibilità finanziaria.
In questo contesto, anche a livello internazionale, la sostenibilità delle attuali condizioni di salute della popolazione necessita di uno sforzo comune tra i Paesi. La strategia italiana si concentra su fattori di rischio comportamentali (prevenzione primaria), promuove gli screening (prevenzione secondaria), mette al centro della sua politica il ruolo del paziente come protettore della propria salute e assicura la qualità dell’assistenza della persona con malattia cronica.
Gli effetti di queste politiche dipendono poi sia dalle condizioni dei servizi (ad esempio la disomogeneità territoriale), sia dai fattori socio-culturali e di reddito che determinano i comportamenti individuali.