Tempo di lettura: 3 minutiIn Italia praticano sport quasi 18 milioni di donne. Sono aumentate dell’11,9% negli ultimi dieci anni, ma si ritirano prima dei coetanei maschi e non riescono a scalare posizioni all’interno delle federazioni sportive. Solo il 2% di donne sono presenti nel calcio. Grazie al progetto respect, realizzato dal censis con il contributo del dipartimento per le pari opportunità è stata avviata una campagna di sensibilizzazione contro stereotipi e pregiudizi e una mostra fotografica sul valore sociale della donna.
Donne e sport. I numeri del divario
Aumentano le donne che praticano sport. Le donne che praticano attività sportive sono complessivamente 17.996.000, corrispondono al 60% del totale delle donne e al 48% di tutti gli sportivi. Negli ultimi dieci anni sono aumentate dell’11,9%. A crescere di più sono le donne che praticano sport in modo continuativo, che oggi sono 6.528.000 (+25,5% dal 2008).
Il divario di genere nello sport. Il 56,8% delle femmine di età compresa tra 11 e 14 anni e il 65,9% dei maschi della stessa età praticano un’attività sportiva in modo continuativo. Con il passare del tempo il divario di genere aumenta. Tra i 15 e i 17 anni la quota scende al 42,6% tra le femmine e al 58,4% tra i maschi. A 18 anni si dedica con continuità a uno sport il 31,9% delle ragazze e il 47,4% dei ragazzi.
Niente «quote rosa» nei ruoli apicali. Dei 4.708.741 atleti tesserati alle diverse Federazioni sportive, le donne sono solo il 28%. Tra gli operatori sportivi sono ancora meno: il 19,8% degli allenatori, il 15,4% dei dirigenti di società e soltanto il 12,4% dei dirigenti di Federazione.
Solo il 2% di donne nel calcio. Lo sport che in Italia conta il numero maggiore di tesserati è il calcio, con 1.056.824 atleti, ma solo il 2% di donne. Poche, ma in crescita: nel 2018 le donne tesserate sono state 23.903, vent’anni fa erano circa 8.000. Le buone prestazioni della nostra nazionale femminile ai mondiali di calcio potrebbero far alzare le quotazioni del calcio femminile, oggi ancora declinato quasi esclusivamente al maschile.
La pallavolo è lo sport più femminile. Al secondo posto c’è il tennis, con 372.964 tesserati e il 33% di donne. Al terzo posto la pallavolo, con 331.843 atleti e il 77% di donne: è questo lo sport più praticato al femminile, seguito dal tennis e dalla ginnastica.
Federica Pellegrini la campionessa più amata. Il 27,7% di un panel di 1.027 giovani sportivi di età compresa tra 15 e 30 anni interpellato dal Censis ha indicato la nuotatrice Federica Pellegrini come la campionessa più amata, seguita dalla tennista Serena Williams e dalla campionessa paraolimpica di scherma Bebe Vio. Al quarto posto, ma sul podio delle italiane, la tuffatrice Tania Cagnotto. Tra le sportive indicate c’è anche la calciatrice Barbara Bonsea. Ma il 29,6% del panel non ha saputo indicare nessun nome.
Il progetto Respect
Questi sono i risultati di un’indagine condotta nell’ambito del progetto Respect-Stop Violence Against Women, realizzato dal Censis con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si propone di stimolare una riflessione collettiva sul valore sociale della donna per promuovere un cambiamento nei comportamenti che sono alla radice della discriminazione e della violenza di genere. A partire dal mese di maggio è stata avviata una campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani su Facebook, Instagram e Twitter (all’indirizzo CensisRespect) e sono stati allestiti stand in 20 eventi-impianti sportivi di Roma per consegnare materiale informativo a oltre 2.000 giovani. A gestire gli stand, i giovani «agenti del cambiamento», reclutati e formati dal Censis per trasmettere un messaggio positivo contro la discriminazione di genere nella vita e nello sport. Oggi pomeriggio, a partire dalle ore 18.00, gli stand saranno presenti allo Stadio Tre Fontane di Roma per l’Academy Contest di Hockey su prato. Il progetto Respect si concluderà nel mese di novembre con l’apertura della mostra fotografica «Un mondo senza donne» nei locali del III Municipio di Roma.
Donne: gender gap anche nello sport. Il progetto Respect
News Presa, SportIn Italia praticano sport quasi 18 milioni di donne. Sono aumentate dell’11,9% negli ultimi dieci anni, ma si ritirano prima dei coetanei maschi e non riescono a scalare posizioni all’interno delle federazioni sportive. Solo il 2% di donne sono presenti nel calcio. Grazie al progetto respect, realizzato dal censis con il contributo del dipartimento per le pari opportunità è stata avviata una campagna di sensibilizzazione contro stereotipi e pregiudizi e una mostra fotografica sul valore sociale della donna.
Donne e sport. I numeri del divario
Aumentano le donne che praticano sport. Le donne che praticano attività sportive sono complessivamente 17.996.000, corrispondono al 60% del totale delle donne e al 48% di tutti gli sportivi. Negli ultimi dieci anni sono aumentate dell’11,9%. A crescere di più sono le donne che praticano sport in modo continuativo, che oggi sono 6.528.000 (+25,5% dal 2008).
Il divario di genere nello sport. Il 56,8% delle femmine di età compresa tra 11 e 14 anni e il 65,9% dei maschi della stessa età praticano un’attività sportiva in modo continuativo. Con il passare del tempo il divario di genere aumenta. Tra i 15 e i 17 anni la quota scende al 42,6% tra le femmine e al 58,4% tra i maschi. A 18 anni si dedica con continuità a uno sport il 31,9% delle ragazze e il 47,4% dei ragazzi.
Niente «quote rosa» nei ruoli apicali. Dei 4.708.741 atleti tesserati alle diverse Federazioni sportive, le donne sono solo il 28%. Tra gli operatori sportivi sono ancora meno: il 19,8% degli allenatori, il 15,4% dei dirigenti di società e soltanto il 12,4% dei dirigenti di Federazione.
Solo il 2% di donne nel calcio. Lo sport che in Italia conta il numero maggiore di tesserati è il calcio, con 1.056.824 atleti, ma solo il 2% di donne. Poche, ma in crescita: nel 2018 le donne tesserate sono state 23.903, vent’anni fa erano circa 8.000. Le buone prestazioni della nostra nazionale femminile ai mondiali di calcio potrebbero far alzare le quotazioni del calcio femminile, oggi ancora declinato quasi esclusivamente al maschile.
La pallavolo è lo sport più femminile. Al secondo posto c’è il tennis, con 372.964 tesserati e il 33% di donne. Al terzo posto la pallavolo, con 331.843 atleti e il 77% di donne: è questo lo sport più praticato al femminile, seguito dal tennis e dalla ginnastica.
Federica Pellegrini la campionessa più amata. Il 27,7% di un panel di 1.027 giovani sportivi di età compresa tra 15 e 30 anni interpellato dal Censis ha indicato la nuotatrice Federica Pellegrini come la campionessa più amata, seguita dalla tennista Serena Williams e dalla campionessa paraolimpica di scherma Bebe Vio. Al quarto posto, ma sul podio delle italiane, la tuffatrice Tania Cagnotto. Tra le sportive indicate c’è anche la calciatrice Barbara Bonsea. Ma il 29,6% del panel non ha saputo indicare nessun nome.
Il progetto Respect
Questi sono i risultati di un’indagine condotta nell’ambito del progetto Respect-Stop Violence Against Women, realizzato dal Censis con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si propone di stimolare una riflessione collettiva sul valore sociale della donna per promuovere un cambiamento nei comportamenti che sono alla radice della discriminazione e della violenza di genere. A partire dal mese di maggio è stata avviata una campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani su Facebook, Instagram e Twitter (all’indirizzo CensisRespect) e sono stati allestiti stand in 20 eventi-impianti sportivi di Roma per consegnare materiale informativo a oltre 2.000 giovani. A gestire gli stand, i giovani «agenti del cambiamento», reclutati e formati dal Censis per trasmettere un messaggio positivo contro la discriminazione di genere nella vita e nello sport. Oggi pomeriggio, a partire dalle ore 18.00, gli stand saranno presenti allo Stadio Tre Fontane di Roma per l’Academy Contest di Hockey su prato. Il progetto Respect si concluderà nel mese di novembre con l’apertura della mostra fotografica «Un mondo senza donne» nei locali del III Municipio di Roma.
Cybersecurity, un nuovo piano contro attacchi anche in sanità
News PresaAncora progressi sul fronte della cybersecurity. L’Italia ha appena dato seguito ad un altro punto chiave previsto dalla cosiddetta Direttiva europea Nis (Network and information security) sul rafforzamento delle risposte da parte degli Stati membri ad un attacco cibernetico che potrebbe mettere a rischio anche la salute dei cittadini.
Cybersecurity, le linee guida europee
A livello nazionale, le Autorità competenti all’attuazione della normativa Ue (i Ministeri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, dell’economia e delle finanze, della salute, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, in collaborazione con Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano), hanno elaborato le linee guida per la gestione dei rischi e la prevenzione e mitigazione degli incidenti che hanno un impatto rilevante sulla continuità e sulla fornitura dei servizi essenziali.
Le linee guida, basate sul framework nazionale per la cybersecurity , saranno condivise nel mese di luglio con i 465 Operatori di servizi essenziali (Ose) individuati nel dicembre 2018: ossia organizzazioni pubbliche e private che garantiscono i servizi indispensabili nei settori energia, trasporti, bancario, infrastrutture dei mercati finanziari, sanitario, fornitura e distribuzione di acqua potabile.
Si tratta di un decisivo passo in avanti sul fronte della sicurezza cibernetica e della protezione dei dati, in quanto vengono indicati in concreto agli Operatori di servizi essenziali gli strumenti e le procedure necessari per innalzare la sicurezza di reti e sistemi, e garantire, quindi, la resilienza dell’intero Sistema-Paese.
L’approvazione delle linee guida è stata frutto di un ampio lavoro coordinato dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) con tutti gli “attori Nis” italiani.
I prossimi passi. Una volta partita la comunicazione formale, gli Ose avranno tra i quattro ed i dodici mesi di tempo per uniformarsi alle linee guida, a seconda delle specificità settoriali. Le Autorità competenti, dal canto loro, sono pronte ad assistere gli Operatori per facilitare l’applicazione delle misure di gestione, prevenzione e mitigazione del rischio cyber. Un parametro, quello della compliance, che guiderà poi le stesse Autorità Nis nello svolgimento delle attività ispettive loro affidate dal decreto legislativo che ha recepito la Direttiva Nis nel nostro ordinamento.
Il nostro Paese continua dunque a strutturarsi per essere più pronta ed efficace rispetto alle minacce che già oggi insidiano la sicurezza e la crescita del Paese. Minacce che si ritiene siano destinate a crescere di pari passo con l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. È, quindi, ancor più necessario dare concreto seguito ad un’architettura di cybersecurity europea fondata su alcuni principi cardine cui è da tempo ispirata la stessa strategia italiana di sicurezza cibernetica: approccio coordinato, aumento della consapevolezza e partnership pubblico-privato.
Caduta di capelli, una speranza dalla stampa 3D
Benessere, Medicina estetica, Ricerca innovazioneGrazie alla stampa 3D si aprono nuove speranze per milioni di uomini e di donne che soffrono per la perdita dei capelli. Direte voi: cosa centra una stampante 3D con la ricrescita dei capelli? Beh, a volte le cose non sono come sembrano. La nuova speranza è legata a modelli tridimensionali che aiutano a creare un microambiente più naturale, le cellule del follicolo pilifero umano sono state coltivate in condizioni di laboratorio.
COLTIVATE IN LABORATORIO
L’innovazione, riportata sulla rivista Nature Communications apre a una fonte potenzialmente illimitata di “materia prima” per le future procedure chirurgiche di ripristino dei capelli. Negli ultimi decenni la chirurgia del trapianto di capelli si è rapidamente evoluta, tuttavia il processo si basa ancora sui follicoli piliferi che vengono ridistribuiti da una parte del cuoio capelluto del paziente a un’altra. La crescita dei follicoli in condizioni di laboratorio si è dimostrata infatti difficile. Per migliorarla, i ricercatori della Columbia University hanno creato uno stampo di plastica utilizzando stampanti 3D, progettato per assomigliare ad un microambiente naturale che stimola la crescita del follicolo pilifero grazie a minuscole estensioni larghe appena mezzo millimetro, impensabili, fino ad oggi, da realizzare.
SPERANZA CONCRETA
I ricercatori hanno inserito nello stampo cellule di follicolo pilifero provenienti da volontari e utilizzato un cocktail di ingredienti per stimolarne la crescita. Il follicolo, una volta sviluppato, è stato quindi trapiantato nel cuoio capelluto del paziente. È necessario più lavoro per rendere l’innovazione disponibile, conclude lo studio, ma in futuro aiuterà chi necessita di un intervento chirurgico di ripristino dei capelli, senza renderlo dipendente da quelli del donatore.
Schiaccia brufoli, anche in Italia esplode la pimple popper mania
News PresaSui social si chiama “Dr. pimple popper”, nella realtà la dottoressa schiaccia brufoli è Sandra Lee ed è ormai una vera e propria guru mondiale della materia. Chiaramente il nome affibiatole dal web non le rende giustizia, perché la dottoressa è ben più di una schiaccia brufoli è una tra le più celebri dermatologhe americane e opera a Upland, in California. Già da un po’ la dottoressa Lee è sbarcata in Italia su Real time, con il merito di far comprendere a molti cosa significa prendersi cura della propria pelle. Quasi superfluo sottolineare che in brevissimo tempo, complice anche l’innata indole schiaccia brufoli di moltissime ragazze, la dottoressa è diventata una vera e propria eroina. E anche in Italia è esplosa la pimple popper mania.
https://www.youtube.com/watch?v=o0QPoDujM4s
LIPOMI E CISTI
Tra i nemici giurati della dottoressa schiaccia brufoli ci sono i lipomi e le cisti anche se, come è ovvio, i casi presentati in Tv sono sempre al limite. Ma cosa sappiamo di lipomi e cisti? I lipomi sono a tutti gi effetti dei tumori benigni composti da tessuto adiposo. Solitamente un lipoma si presenta circoscritto e limitato da una capsula, ed è importante che anche questa venga rimossa per evitare che il lipoma si riformi dopo la rimozione. Come ormai molti sanno grazie alla dottoressa schiaccia brufoli, i lipomi hanno l’aspetto di carne di pollo, masse pastose al tatto, e sono mobili sotto la pelle. Possono insorgere a qualsiasi età, ma sono più frequenti dopo i 50 anni. Quello che la scienza ancora non sa è perché i lipomi si formino, ma certamente esiste una componente ereditaria. Molto fastidiose e spesso anche “puzzolenti” sono poi le cisti, che possono creare anche molto dolore se infiammate. Anche le cisti crescono in vere e proprie sacche sottocutanee che vanno rimosse con l’intervento chirurgico. Le cisti sono spesso formate da accumuli di cellule epiteliali che restano intrappolate sotto pelle, per questo non di rado se si rompono possono causare anche cattivo odore.
ACNE
Cosa ben diversa da lipomi e cisti sono i brufoli, segno evidente di un problema di acne, che si connota come un disordine infiammatorio cronico del follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee. Tre in tutto le fasi di evoluzione dell’acne, caratterizzate il più delle volte da “comedoni” (punti neri chiusi e aperti), di papule (elementi infiammati) e di pustole (brufoli con il puntino bianco o giallo). Il comedone si sviluppa per ostruzione dello sbocco dei follicoli o pori della pelle. Segue poi una fase infiammatoria con papule rosse che possono diventare brufoli con la punta bianca o gialla. Esistono diversi tipi di acne. Tra questi c’è l’acne polimorfa giovanile: viene definita “polimorfa” perché sulla pelle di chi ne è affetto sono presenti contemporaneamente comedoni, papule e pustole. In maniera quasi automatica, molti ragazzi e a volte anche le ragazze tendono a schiacciare i brufoli per farli poi sparire; ma il consiglio migliore è quello di rivolgersi nei casi più seri di acme ad un dermatologo. Prendersi cura della pelle è importante, perché errori di gioventù possono lasciare evidenti segni per il resto della vita. E nessun adolescente vorrebbe ritrovarsi con la faccia che assomiglia ad un campo di battaglia.
Farmaceutica vola con 32 miliardi di produzione sempre più green
FarmaceuticaIl settore farmaceutico fa da volano all’economia e strizza l’occhio anche all’ambiente. Nell’ultimo anno la farmaceutica ha confermato la sua tendenza ‘green’, restando un asse portante dell’industria in Italia. I dati hanno registrato un aumento dell’export, cresciuto del +117% in 10 anni e un taglio delle emissioni di gas di oltre il 70%. I numeri sono stati presentati oggi durante l’assemblea pubblica di Farmindustria presso l’Auditorium della Conciliazione e dal titolo “2025, la salute che verrà“.
Farmaceutica. I numeri del settore
Tra il 2008 e il 2018 l’industria farmaceutica ha aumentato la produzione del 22 per cento (rispetto a una riduzione del 14 per cento della media manifatturiera), determinato dalla crescita delle esportazioni, che nel 2018 hanno sfiorato quota 26 miliardi rispetto a una produzione totale di 32. Si tratta di un export cresciuto di più della media Ue (+117% rispetto a +81%). I risultati raggiunti vanno di pari passo con gli obiettivi ambientali, infatti il settore in un decennio è riuscito ad abbattere i consumi energetici di oltre il 50 per cento e le emissioni dei gas nocivi per il clima (anidride carbonica, biossido di azoto, metano) del 74 per cento. Infine oltre la metà dei rifiuti prodotti è destinato al riciclo.
Istamina, intossicazione alimentare a Palermo. I rischi
AlimentazioneDue turisti sono finito al pronto soccorso del Policlinico di Palermo a causa di una intossicazione da istamina dopo aver mangiato pesce. L’istamina è una sostanza di origine naturale, inodore e incolore, che si può accumulare nel pesce mal conservato. Se presente a elevati livelli può essere pericolosa e generare la cosiddetta “sindrome sgombroide”. Per l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) l’intossicazione da istamina è una delle malattie più comuni causate dal pesce e dai prodotti ittici.
Il livello di questa sostanza dipende dalla quantità di amminoacidi presenti e aumenta con il diminuire della freschezza del prodotto. La maggior parte viene prodotta dalla proliferazione di batteri a temperature superiori ai 6-10°C.
I militari del NAS di Palermo sono intervenuti presso la pescheria segnalata dai turisti e hanno sequestrato 700 kg circa di prodotti ittici (tonno rosso, pesce spada, salmone ed altre tipologie), pari 14mila euro, perché mantenuti in cattivo stato di conservazione e di provenienza sconosciuta. Sono stati inoltre pelevati campioni per la ricerca di istamina da parte dell’Istituto Zooprofilattico di Palermo. I militari hanno anche accertato che i locali di vendita erano privi di autorizzazione e mancanti dei requisiti igienici minimi. Il responsabile, un 35enne palermitano, è stato deferito all’A.G. e segnalato alle autorità amministrative e sanitarie che hanno sospeso l’attività del valore di 200mila euro. Sono state contestate, inoltre, sanzioni amministrative per 6.500 euro. La notizia è stata diffusa anche attraverso i canali del Ministero della Salute.
L’emergenza ospedaliera dà i numeri, addio ai colori
News PresaQuante volte in quelle serie tv sui medici in prima abbiamo sentito urlare: «Codice rosso, presto è gravissimo». Beh, nelle fiction italiane (così del resto nella realtà del Paese) l’allerta massima sta per diventare: «Codice 1, presto è gravissimo». Strano? Sì, lo è. Ma tutto sta ad abituarsi. Scherzi a parte, questo nuovo codice di classificazione delle priorità dovrebbe servire a ridurre sia i tempi di attesa, sia la possibilità che si producano errori di valutazione da parte dei medici.
SCALA DA 1 A 5
Dunque, non più codice bianco, verde, giallo o rosso, bensì dei numeri, così come stabilito dalle nuove linee guida sul triage intraospedaliero. Il Lazio sarà la prima regione a partire a gennaio i numeri dell’emergenza, con una fase di sperimentazione. L’obiettivo, come detto, è ridurre i tempi di attesa e diminuire il margine di errori medici. I nuovi codici, vanno da 1 a 5, dove 1 rappresenta i casi più gravi (emergenza), 2 l’urgenza, 3 l’urgenza differibile, 4 l’urgenza minore e 5 la non urgenza. I primi tre sono a medio-alta intensità di cure, mentre gli ultimi due a moderata-bassa intensità. I tempi stimati di accesso vanno da immediato a 240 minuti.
ALLEATO DEI PAZIENTI
«Aspettiamo ancora il quadro normativo di riferimento, per il Lazio c’è stata una riunione in Regione e pare che si dovrebbe partire dal primo gennaio – spiega il presidente Simeu, Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza, Francesco Rocco Pugliese – servono cinque codici triage perché in particolare abbiamo il codice verde che racchiude il 60-70% degli utenti del Pronto Soccorso e che ha dentro una grande fascia di variabilità della sintomatologia acuta. In Toscana già applicano da molti anni cinque codici colore, il criterio numerico in questo senso non è una grande variazione. Ci sarebbero da risolvere problematiche legate al rifacimento dei protocolli a cinque codici e alla conseguente formazione del personale medico-infermieristico, oltre che alla definizione delle responsabilità. Ci vorrebbe poi un’adeguata informazione al cittadino, che il codice rosso lo capisce meglio. Il Pronto Soccorso – conclude – con 20-25 milioni di prestazioni ogni anno in Italia, non è nemico del cittadino ma alleato. Il codice non è una cosa punitiva e il triage è uno strumento organizzativo. Vorrei verificarlo sul campo, ma purtroppo non credo che con la nuova organizzazione si ridurrebbero i tempi di attesa per i pazienti meno acuti, anche se me lo auguro».
Humanitas vince l’Universum Awards 2019, tra le aziende più attrattive
Eventi d'interesse, News PresaHumanitas ha vinto il riconoscimento agli Universum Award 2019, nella categoria “Diversity & Inclusion” e “Activities on Campus”. Il premio è stato ritirato lo scorso 25 giugno dalla dott.ssa Marzia Borganti, Direttore Risorse Umane ICH, da Eleonora Costa, Recruiting and HR Development Specialist, e da Monica Tumino, HR Business Partner SAS.
Premiata Humanitas, la ricerca con oltre 40mila studenti
Universum Global, la società svedese specializzata nell’employer branding, premia ogni anno le aziende che vengono percepite dagli studenti universitari come le più attrattive. La ricerca per decretare il vincitore dell’edizione 2019 ha interessato oltre 40 mila studenti.
L’analisi è stata condotta dalla società in 44 università italiane e su 40416 studenti universitari. I partecipanti hanno votato Humanitas come un’azienda attenta all’uguaglianza di genere, all’inclusione e al rispetto dei dipendenti e come migliore attività di recruiting nei campus dagli studenti STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
Per arrivare al risultato per l’edizione del 2019, nell’indagine, Universum ha domandato agli studenti cosa, secondo loro, renda attrattiva un’azienda, quali siano i loro obiettivi di carriera, le aspettative di salario e i canali di comunicazione utilizzati per raccogliere informazioni ed interagire con i datori di lavoro.
Separazione genitori aumenta rischio obesità nei figli
Adolescenti, Bambini, Genitorialità, PediatriaQuando un matrimonio finisce e ci si separa a farne le spese sono soprattutto i più piccoli. Non solo psicologicamente: i bimbi che vivono una separazione in casa tendono a ingrassare di più rispetto ai loro coetanei con una situazione stabile. A rivelarlo è un nuovo studio della London School of Economics and Political Science, pubblicato sulla rivista Demography.
Separazione genitori e rischio obesità
Gli studiosi hanno preso in analisi i dati di oltre 7mila bambini nati tra il 2000 e il 2002, provenienti dal Uk Millenium Cohort Study, uno studio che ha monitorato la salute dei bimbi britannici a nove mesi dalla nascita, e poi a tre, cinque, sette e undici anni. Dai risultati è emerso che circa uno su cinque aveva vissuto una separazione in casa e che rispetto ai bambini i cui genitori erano rimasti insieme, avevano registrato un notevole aumento di peso, misurato attraverso l’Indice di massa corporea (Imc). In particolare, i figli di genitori separati erano ingrassati soprattutto durante i 24 mesi successivi alla separazione, aumentando il rischio di diventare sovrappeso o obesi nei 36 mesi successivi alla separazione dei genitori. Questa relazione è più forte nei bambini che hanno vissuto la separazione prima dei sei anni di età.
Secondo i ricercatori, tra le ragioni potrebbero esserci motivi economici (minore disponibilità di soldi per l’acquisto di cibi sani o l’investimento in attività sportive) e motivi di tempo (i genitori lavorano di più e hanno meno tempo per preparare pasti sani e insegnare ai figli le corrette abitudini alimentari). Il vissuto familiare, quindi, influisce in maniera profonda sulla salute dei più piccoli. Intervenire precocemente, spiegano gli esperti, aiuta a prevenire l’obesità.
Panzironi e la convention della discordia
AlimentazioneSi chiama Adriano Panzironi e, per chi ci crede, è il guru di uno stile alimentare che promette di far vivere 120 anni. Perché ne parliamo? Perché in questi giorni a Roma si è tenuto un suo meeting che ha chiamato a raccolta migliaia di persone. L’evento ha conquistato addirittura servizi al Tg nazionale, ma non certo per fare complimenti all’ideatore di questo stile alimentare. Più che altro per le ovvie polemiche che le sue affermazioni comportano tra gli addetti ai lavori. La prima a salutare l’arrivo di Panzironi, salutare si fa per dire, è stata la ministra della salute Giulia Grillo. Ironizzando, riferendosi ai no-vax e alla convention, ha detto: «In Italia celebriamo gli scienziati, come Leonardo da Vinci e Galileo Galilei, ma si crede ancora a maghi e stregoni. A questo punto tutto è possibile, anche che il prossimo ministro della Salute sia Wanna Marchi». Aggiungendo poi: «Si tratta di fenomeni che vanno capiti, come stamina, e che ci portano a interrogarci su come mai la società oggi abbia messo in crisi quello che dovrebbe essere un patrimonio da difendere a tutti i costi, ovvero il metodo scientifico».
BOCCIATURA DEI MEDICI
Comunque la si pensi, va detto che a Palazzo dello Sport di Roma ci si sono presentati a migliaia. Panzironi propone un regime alimentare a base di integratori commercializzati da una sua società e che promette di far vivere fino a 120 anni, oltre che di curare diverse patologie. Tanto basta, come è ovvio, a far storcere il naso alla comunità scientifica. Non a caso l’evento è stato bocciato da medici e istituzioni, che avvertono come il metodo non abbia alcuna validità scientifica. Denuncia fatta a suo tempo anche dalla trasmissione televisiva Le Iene.
SOSPESO DALL’ORDINE DEI GIORNALISTI
Nella stessa giornata della convention è arrivata anche la conferma che Adriano Panzironi è stato sospeso dall’esercizio della professione giornalistica. A confermarlo è stata la presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio Paola Spadari, interpellata in proposito nel giorno dell’evento organizzato dal Panzironi a Roma (Life120live). «Il Consiglio di disciplina nazionale dell’Ordine – rileva – ha infatti recentemente confermato la sanzione comminata a suo tempo dal Consiglio territoriale di disciplina del Lazio. La decisione – sottolinea – è stata presa, tra l’altro, per le ripetute violazioni del Panzironi del dovuto rispetto e tutela dei soggetti deboli e per la reiterata commistione tra professione giornalistica e pubblicita’: regole deontologiche e professionali al cui rispetto sono chiamati tutti i giornalisti».
TANTO RUMORE PER NULLA
Dal canto suo il guru dei 120 anni in salute si è difeso attaccando: «In sala oggi ci sono i carabinieri del Nas – dice Panzironi – credo vogliano ascoltare quello che dirò, come è già accaduto per altri incontri su filosofie alimentari lontane dalla dieta mediterranea». E riferendosi al mondo scientifico afferma: «Essere attaccati sapendo di essere nel giusto è un grande onore». Panzironi ha poi aggiunto: «Qualcuno disse “tanti nemici, tanto onore», a noi sembra più opportuno dire: «Tanto rumore per nulla». E del resto anche questo è uno degli obiettivi di chi promuove un prodotto commerciale, fare rumore affinché se ne parli. Un consiglio? Sempre valutare bene prima di lanciarsi in diete o regimi alimentari che promettono risultati tanto eclatanti, magari la cosa migliore da fare è consultarsi prima con il proprio medico di famiglia.