Tempo di lettura: 4 minutiIl 14 agosto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale per il focolaio di vaiolo delle scimmie, noto come Mpox, scoppiato in Africa. Il giorno successivo, la Svezia ha registrato il primo caso della variante più pericolosa, Clade 1b, al di fuori del continente africano. Questa variante, più letale e contagiosa, si sta diffondendo anche attraverso contatti non sessuali, mettendo a rischio anche i bambini.
Secondo il ministro della salute svedese Jakob Forssmed non è il caso di fare allarmismi. Tuttavia, la comunità scientifica sottolinea la necessità di aumentare la sorveglianza e sensibilizzare la popolazione a livello globale.
Il primo caso di vaiolo delle scimmie in Europa
Il primo caso di vaiolo delle scimmie causato dalla variante Clade 1 è stato diagnosticato a Stoccolma, in Svezia. Questo segna il primo caso al di fuori dell’Africa, ma le autorità svedesi invitano a evitare il panico. Forssmed ha dichiarato che il rischio di infezione è basso, sono disponibili vaccini e il Paese è ben equipaggiato per affrontare la situazione.
Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, ha esortato i Paesi europei a migliorare i controlli e a rafforzare l’accesso a vaccini e antivirali. L’Oms ha sottolineato che, in un contesto globalizzato, era solo questione di tempo prima che la variante più grave del virus venisse individuata in altre regioni.
Le misure di controllo globale e l’allerta crescente
In risposta alla dichiarazione di emergenza dell’Oms, il Pakistan ha segnalato tre nuovi casi di Mpox, mentre la Cina ha intensificato i controlli su persone e merci potenzialmente esposte al virus. La situazione in Africa centrale, dove il Clade 1b ha avuto origine, è invece preoccupante.
Kluge ha sottolineato l’importanza di potenziare i test diagnostici, in quanto i test sierologici attuali possono solo escludere l’infezione. La comunità scientifica globale sta monitorando con attenzione l’evolversi della situazione.
Che cos’è l’mpox e perché il clade 1b è più letale
Il Mpox, noto come vaiolo delle scimmie, è stato individuato per la prima volta nell’uomo nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Esistono due sottotipi del virus: il Clade 1, più letale, endemico nel bacino del Congo, e il Clade 2, meno grave, presente in alcune parti dell’Africa occidentale.
Il virus è salito alla ribalta nel maggio 2022, quando il Clade 2b, meno letale, si è diffuso globalmente, colpendo soprattutto uomini gay e bisessuali. Grazie a una campagna di vaccinazione e a cambiamenti comportamentali, l’epidemia è stata contenuta, ma il virus è rimasto endemico in alcune zone dove i vaccini non sono disponibili.
Il numero crescente di decessi, soprattutto tra i bambini
Quest’anno, in Congo, sono stati segnalati oltre 15.600 casi e 537 decessi, superando il totale dello scorso anno. La maggior parte dei decessi ha riguardato bambini sotto i 15 anni, suggerendo un cambiamento nelle modalità di trasmissione della malattia.
Diversamente dall’epidemia globale del 2022, l’ultima ondata è stata spinta dal clade 1, più letale, e dalla sua nuova variante mutata. È stata individuata per la prima volta in persone che si prostituivano o dedite alla prostituzione nella remota città mineraria di Kamituga, nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, il virus si è diffuso anche attraverso contatti non sessuali, infettando bambini a scuola.
Come si trasmette il virus mpox: modalità di contagio
Il virus Mpox può diffondersi attraverso il contatto ravvicinato. Questo include il contatto diretto pelle a pelle con eruzioni cutanee, secrezioni delle vie respiratorie e fluidi corporei. Le donne incinte possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante il parto.
Il contagio può avvenire anche tramite il contatto con oggetti, tessuti o superfici contaminati. Sebbene la trasmissione attraverso goccioline respiratorie nel contatto ravvicinato sia possibile, è meno comune. In particolare, il nuovo ceppo Clade 1b, più virulento, può infettare anche i bambini tramite superfici contaminate.
I sintomi del vaiolo delle scimmie e come riconoscerli
I sintomi di Mpox tendono a comparire tra sei e 13 giorni dopo l’infezione, con febbre, mal di testa, dolori muscolari e debolezza. I linfonodi ingrossati e le eruzioni cutanee sono segni distintivi. L’eruzione si manifesta entro tre giorni dalla comparsa della febbre e tende a concentrarsi su viso, mani e piedi.
Nei bambini, l’eruzione può essere confusa con il morbillo o la varicella. I sintomi durano da due a quattro settimane e scompaiono spontaneamente nella maggior parte dei casi.
Le terapie disponibili per il vaiolo delle scimmie
La maggior parte delle infezioni da Mpox guarisce senza trattamenti specifici. Per alleviare il dolore e prevenire complicazioni, gli esperti sanitari raccomandano di trattare i sintomi. Alcuni trattamenti sviluppati per il vaiolo, sembrano efficaci anche contro Mpox, anche se sono ancora in fase di studio. In ogni caso, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio medico se si sospetta un contagio.
La letalità del nuovo ceppo clade 1b
Secondo l’Oms, il Clade 1b causa la morte nel 3,6%-5% dei casi, con un rischio maggiore per neonati, bambini e persone con sistemi immunitari vulnerabili, inclusi quelli con HIV non trattato. Questo ceppo ha conseguenze più gravi rispetto al Clade 2, anche se i tassi di mortalità variano a seconda delle epidemie.
Diffusione del virus: i dati aggiornati
Nella prima metà di quest’anno, sono stati segnalati più casi di Mpox rispetto a tutto il 2023. Tra gennaio 2022 e agosto 2024, secondo i dati dell’Oms, si sono registrati 38.465 casi di Mpox e 1.456 decessi in Africa, con la maggior parte dei casi recenti concentrati nella Repubblica Democratica del Congo. Anche Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda hanno segnalato i loro primi casi di Mpox.
Vaccinazione e prevenzione: chi è a rischio
Secondo l’ECDC e i CDC americani, non c’è un vero allarme globale, ma alcune persone più a rischio potrebbero dover considerare la vaccinazione. Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive di Roma, ha dichiarato che la vaccinazione antivaiolosa precedente non conferisce un’immunità sicura contro Mpox. In Italia, chi è stato vaccinato in passato può ricevere una dose di vaccino, mentre chi non è stato vaccinato deve fare due dosi a distanza di un mese.
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Sindrome da rientro per oltre 1 italiano su 3, come affrontarla nei bambini
Bambini, Benessere, News, Prevenzione, Psicologia, Stili di vitaIn Italia, il controesodo segna il ritorno alla routine per molte famiglie. La fine delle vacanze, però, non porta solo la necessità di disfare le valigie, ma anche un bagaglio emotivo difficile da gestire. Malessere, ansia e tristezza accompagnano spesso il rientro dalle ferie. Questo fenomeno, noto come sindrome da rientro o “post-vacation blues”, è molto diffuso e colpisce milioni di persone ogni anno.
Secondo l’Istat, più del 35% degli italiani, ovvero oltre uno su tre, soffre di stress da rientro. Le persone più colpite appartengono alla fascia d’età tra i 25 e i 45 anni e svolgono attività lavorative ad alto contenuto intellettuale. La transizione dai ritmi rilassati delle vacanze a quelli frenetici della quotidianità può generare un vero e proprio shock.
La sindrome da rientro: cos’è e come si manifesta
La sindrome da rientro è una risposta dell’organismo allo stress di doversi riadattare ai ritmi della vita quotidiana. Il malessere può condizionare anche le attività quotidiane e lavorative, specialmente nei giorni successivi al rientro. Secondo gli specialisti, si tratta di una condizione collegata alla sindrome di adattamento, che si manifesta ogni volta che si affronta un cambiamento significativo nello stile di vita.
Lo stress, la stanchezza, l’ansia e l’irritabilità sono i sintomi più comuni che emergono al termine di un lungo periodo di relax. Questa condizione è destinata a esaurirsi in poche settimane, ma può rendere difficile il ritorno alla normale routine. Rallentare e staccare la spina durante le vacanze è vitale per la salute mentale, ma il ritorno alla normalità può provocare un senso di disagio, spesso difficile da gestire.
Come affrontare il rientro al lavoro: consigli pratici
Riprendere i ritmi precedenti al periodo di relax è il primo passo per superare lo stress da rientro, partendo da un buon ritmo sonno-veglia, quindi andando a letto e svegliandosi alla stessa ora ogni giorno. Questo aiuta a stabilizzare il ritmo circadiano, riducendo l’impatto del rientro.
L’alimentazione gioca un ruolo centrale nella gestione dello stress. Una dieta sana, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre mantiene il corpo e la mente in equilibrio. Evitare cibi troppo elaborati o pesanti è fondamentale per affrontare la giornata in modo efficace.
Lo sport è un altro elemento chiave. Durante le vacanze, molti si dedicano ad attività fisiche all’aria aperta, un’abitudine che andrebbe mantenuta anche dopo il rientro. L’esercizio fisico aiuta a rilasciare tensione e stimola la produzione di endorfine, sostanze naturali che migliorano l’umore.
Rendere più piacevole la vita quotidiana
Un rientro graduale può fare la differenza. Concedersi qualche giorno di assestamento prima di riprendere completamente la routine abituale aiuta a ridurre l’ansia. Ritagliarsi del tempo per sé stessi, anche dopo il rientro, aiuta a mantenere un buon equilibrio mentale. Attività come la meditazione o la respirazione diaframmatica possono favorire il rilassamento e l’adattamento ai nuovi ritmi.
Relazioni sociali e attività all’aperto
Mantenere i contatti con le persone conosciute in vacanza e ritrovare gli amici in città è un ottimo antidoto contro lo stress da rientro. Coltivare le relazioni e trascorrere del tempo in compagnia di persone care aiuta a superare questa fase.
Inoltre, una passeggiata nella natura, un’escursione in montagna o una gita al mare possono dare la sensazione che le vacanze non siano ancora finite del tutto, prolungandone i benefici.
Sport e hobby contro lo stress
Tornare in palestra o fare sport al rientro dalle ferie aiuta a tenere attivo l’organismo e a ridurre lo stress. Inoltre, coltivare le passioni e gli hobby scoperti durante le vacanze stimola la mente e la creatività, rendendo più piacevole la routine quotidiana.
Infine, riguardare le foto delle vacanze permette di mantenere vive le sensazioni piacevoli, allontanando temporaneamente la routine.
Emozioni e benessere psicologico
La fine delle ferie può essere vissuta come un trauma, ma spesso è la lotta contro le proprie emozioni a rendere il rientro più difficile. Riconnettersi con sé stessi e prendersi cura della propria interiorità sono passi fondamentali per ritrovare un buon equilibrio emotivo.
Se il rientro porta con sé ansia e stress, potrebbe essere utile parlare con un professionista. Prendersi cura della salute mentale è essenziale per raggiungere un benessere complessivo, sia al ritorno dalle ferie che durante tutto l’anno.
Sindrome da rientro nei bambini: come affrontarla
Nei bambini, la sindrome da rientro si manifesta con disturbi lievi e di breve durata, spesso legati al sonno. Possono mostrare irritabilità, svogliatezza o, al contrario, iperattività. In alcuni casi, possono presentarsi anche disturbi dell’alimentazione o mal di testa.
Consigli per un rientro sereno dei bambini
Per rendere più facile il ritorno alla routine, secondo gli specialisti, i genitori devono puntare su continuità e gradualità. Mantenere alcune abitudini delle vacanze può aiutare i bambini ad adattarsi più facilmente. Anche riprendere i ritmi pre-vacanze in modo graduale è fondamentale.
Il viaggio stesso può influire sul rientro. Gli esperti consigliano di partire al pomeriggio, se possibile, per attenuare il distacco. Durante il viaggio, è meglio ridurre l’apporto di liquidi e preferire cibi secchi per contrastare il mal d’auto.
Una volta a casa, è importante mantenere alcune abitudini del periodo precedente, come passeggiate serali o attività all’aperto. Ridurre l’uso di smartphone e dispositivi elettronici, soprattutto prima di dormire, è essenziale per evitare difficoltà nell’addormentamento.
Attività fisica e alimentazione per il benessere dei bambini
L’attività fisica all’aperto è uno dei migliori antidoti contro la sindrome da rientro nei bambini. Nuotare, giocare in acqua e incontrare coetanei sono attività che possono aiutare i più piccoli a ritrovare la serenità. Inoltre, mantenere una continuità con l’alimentazione delle vacanze, preparando i cibi che i bambini hanno apprezzato, può rendere il rientro più dolce.
Social e noia: scorrere video online amplifica malessere
Adolescenti, Benessere, News, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazione, Stili di vitaLo studio condotto dall’Università di Toronto aggiunge un nuovo tassello alla comprensione degli effetti del comportamento digitale. Scrollare i video sui social network, una pratica quotidiana per milioni di persone, potrebbe in realtà amplificare uno stato di noia già presente. Lo afferma una ricerca guidata da Katy Tam, post-dottorato presso l’ateneo canadese, e pubblicata sul Journal of Experimental Psychology. I risultati sono il frutto di sette esperimenti che hanno coinvolto oltre 1.200 partecipanti, principalmente studenti universitari o cittadini statunitensi.
Social: noia e insoddisfazione aumentano scrollando i video
L’indagine ha dimostrato come il passaggio rapido da un video all’altro non solo non allevia la noia, ma la amplifica. Durante i primi esperimenti, i partecipanti erano liberi di spostarsi da un contenuto all’altro, nel tentativo di placare il senso di insoddisfazione. Contrariamente alle aspettative, il continuo saltare tra video brevi, tipico delle piattaforme come YouTube, TikTok e Facebook, ha portato a un aumento della noia.
Concentrarsi su un video rende l’esperienza più gratificante
La ricerca suggerisce un cambiamento nell’approccio alla fruizione dei video online. Tam ha sottolineato che per vivere un’esperienza più piacevole, è fondamentale concentrarsi su un unico video, proprio come si farebbe al cinema. Immergersi completamente in un contenuto permette di apprezzarlo meglio, riducendo il senso di insoddisfazione. Questo risultato è stato confermato da un esperimento specifico, in cui i partecipanti hanno riferito di provare meno noia e maggiore soddisfazione guardando un solo video lungo rispetto al saltare da uno all’altro.
Esperimenti sul campo: risultati coerenti in diverse situazioni
Per testare ulteriormente la teoria, lo studio ha proposto ai partecipanti due segmenti di visione: uno con un singolo video di 10 minuti senza possibilità di avanzamento, e l’altro con la libertà di scorrere tra più video di breve durata. Anche in questo caso, la visione di un solo video si è rivelata più coinvolgente e meno noiosa rispetto alla libertà di scegliere e cambiare. Un ulteriore esperimento ha previsto la visione di un video di 10 minuti e la possibilità di scorrere avanti o indietro su un video più lungo, di 50 minuti. Ancora una volta, la noia è risultata maggiore quando i partecipanti potevano spostarsi tra i contenuti.
Implicazioni sociali e psicologiche del digital switching
Il concetto di “commutazione digitale” proposto da Tam apre nuove riflessioni sulle abitudini moderne. Il passaggio continuo tra brevi contenuti online potrebbe ridurre il significato percepito del materiale visionato, rendendo difficile un vero coinvolgimento. Questo meccanismo non riguarda solo la noia momentanea, ma può avere conseguenze più profonde sulla salute mentale. La noia cronica è infatti legata a sintomi depressivi, ansia e altri comportamenti dannosi.
La noia spinge a comportamenti impulsivi e distruttivi
Lo studio di Toronto si collega a ricerche precedenti che hanno esplorato le reazioni umane alla noia. L’inquietudine generata dalla noia spinge spesso a comportamenti impulsivi e distruttivi: dalle scosse elettriche autoinflitte, agli acquisti compulsivi, fino al supporto di ideologie politiche estreme o a comportamenti controproducenti sul lavoro. Questa ricerca conferma che, nonostante l’intenzione di placare la noia, l’uso dei social media in modo frammentato rischia di peggiorare la situazione.
Limitazioni dello studio e le prospettive future
Sebbene lo studio offra spunti interessanti, alcune limitazioni vanno considerate. I partecipanti erano perlopiù studenti universitari canadesi, il che potrebbe influenzare i risultati, non rappresentativi della popolazione generale. Inoltre, lo studio non ha esaminato l’effetto dei tempi di attenzione ridotti sulla noia, né ha esplorato altre variabili che potrebbero influenzare i risultati.
Le abitudini digitali tra rischi e opportunità
L’abitudine di prendere lo smartphone per ingannare l’attesa è ormai diffusa. Tuttavia, questa ricerca suggerisce che l’uso incontrollato del dispositivo possa aumentare la noia e compromettere il piacere anche in situazioni sociali. Fare “swipe-up” tra video non risolve la noia, ma la alimenta, con possibili ripercussioni sulla salute mentale. In un’epoca in cui l’attenzione è una risorsa scarsa, comprendere le dinamiche della fruizione digitale diventa essenziale per preservare il benessere psicologico.
Conclusioni: la fruizione consapevole dei contenuti digitali
In un mondo sempre più dominato dai social media e dai contenuti digitali, lo studio dell’Università di Toronto invita a una riflessione. Non è la quantità di video o la varietà dei contenuti a fare la differenza, ma il modo in cui si fruiscono. Concentrarsi su un singolo contenuto, immergendosi completamente, potrebbe essere la chiave per una fruizione più soddisfacente e meno alienante. La sfida per il futuro sarà bilanciare la velocità del mondo digitale con la necessità di esperienze significative, che non lascino un vuoto ma arricchiscano chi ne fruisce.
Vaiolo delle Scimmie, i Paesi a rischio
Benessere, News, PrevenzioneLo scorso 14 agosto, il Comitato di emergenza dell’Organizzazione Mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato il vaiolo delle scimmie un’emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale (PHEIC). Il Ministero della Salute italiano ha diffuso una circolare con indicazioni per prevenire la diffusione del Mpox e “sensibilizzare i viaggiatori diretti in Paesi con focolai confermati di infezione”. Tra le raccomandazioni, quella di evitare eventi affollati in Paesi a rischio.
I Paesi da evitare per focolai confermati
Secondo i dati dell’ultimo bollettino Ecdc del 16 agosto, tra i Paesi da evitare c’è la Repubblica Democratica del Congo (2.638 casi confermati e 14.151 sospetti), il Burundi (61 casi confermati e 165 sospetti), la Repubblica Centro Africana (35 casi confermati e 223 sospetti) e il Congo (19 casi confermati e 150 sospetti). Nel frattempo, ieri la Tailandia ha confermato il primo caso noto in Asia del nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie )Clade 1b), in un paziente che aveva viaggiato in Africa.
Vaiolo delle scimmie, due sottotipi
Esistono due sottotipi del virus: il Clade 1, più letale, endemico nel bacino del Congo, e il Clade 2, meno grave, presente in alcune parti dell’Africa occidentale.
Il virus Mpox può diffondersi attraverso il contatto diretto pelle a pelle con eruzioni cutanee, secrezioni delle vie respiratorie e fluidi corporei. Le donne incinte possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante il parto.
Il contagio può avvenire anche tramite il contatto con oggetti, tessuti o superfici contaminati.
I sintomi del vaiolo delle scimmie e come riconoscerli
I sintomi di Mpox tendono a comparire tra sei e 13 giorni dopo l’infezione, con febbre, mal di testa, dolori muscolari e debolezza. I linfonodi ingrossati e le eruzioni cutanee sono segni distintivi. L’eruzione si manifesta entro tre giorni dalla comparsa della febbre e tende a concentrarsi su viso, mani e piedi.
Nei bambini, l’eruzione può essere confusa con il morbillo o la varicella. I sintomi durano da due a quattro settimane e scompaiono spontaneamente nella maggior parte dei casi.
In Europa e in Italia
In Europa, invece, dopo il primo caso segnalato in Svezia, il vaiolo delle scimmie è arrivato anche in Spagna, ma con un sottotipo del virus differente rispetto a quello per cui l’Oms ha decretato l’allarme. Per quanto riguarda il nostro Paese, invece, nessun nuovo caso di infezione è stato registrato dall’inizio di agosto. Lo rende noto la circolare aggiornata diffusa dal ministero della Salute. Il primo caso di vaiolo delle scimmie in Spagna è stato diagnosticato dalle autorità sanitarie della Cantabria, nel Nord del Paese, in un giovane con lesioni compatibili con quelle provocate da Mpox, ad oggi ricoverato “in buon stato” di salute e tenuto in isolamento.
Al contrario del caso diagnosticato in Svezia, che è provocato dal sottotipo Clade I del virus (lo stesso trovato in Pakistan), il caso spagnolo è collegato al sottotipo originario dell’Africa occidentale, o Clade II, molto meno aggressivo del primo e in circolazione in Europa dal 2022.
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Peste suina: rischi per la salute e nuove misure
Alimentazione, News, One healthContenere la peste suina africana, salvaguardare la produzione e garantire il rispetto delle norme sanitarie. Con queste priorità, il Ministero della Salute ha prorogato fino al 15 settembre le misure di biosicurezza negli allevamenti suinicoli italiani, aggiornando il piano di sorveglianza che sarebbe dovuto scadere il 19 agosto.
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Peste Suina Africana, rischi per l’uomo
La peste suina africana è un’infezione virale che colpisce i suini domestici e selvatici, ma non è trasmissibile all’uomo. Al momento, quindi, non esiste un motivo di allarme per la salute umana. Tuttavia, la peste suina africana è altamente contagiosa, risulta spesso mortale per gli animali colpiti e determina gravi perdite produttive ed economiche. Ad oggi non esistono vaccini, né cure per l’infezione. Il virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, ha un’elevata resistenza nell’ambiente esterno, rimanendo infettante a lungo.
Proroga delle misure e nuova valutazione epidemiologica
La proroga delle misure è stata formalizzata nelle ultime ore con una nota ministeriale. Il prolungamento, valido fino a metà settembre, non riguarda solo le misure già in atto ma introduce aggiornamenti pensati per contrastare con più efficacia la diffusione della peste suina africana. Si attende una nuova valutazione epidemiologica complessiva, che definirà eventuali ulteriori proroghe o modifiche a partire dal 15 settembre. Il testo specifica che Regioni e Province autonome, sulla base di un’attenta valutazione del rischio, possono adottare misure più restrittive anche in aree non direttamente interessate dalla peste suina, estendendo così le misure di controllo e prevenzione.
Il piano del Ministero punta anche a intensificare i controlli, soprattutto negli impianti di macellazione, per monitorare il rispetto delle norme, con un focus particolare sugli obblighi di segnalazione della mortalità, sul corretto utilizzo dei mezzi di trasporto e sulle misure di biosicurezza. L’obiettivo è evitare qualsiasi irregolarità che possa compromettere la lotta alla peste suina e mettere a rischio il settore.
Obblighi stringenti per gli allevatori
La nota ministeriale ribadisce l’obbligo per tutti gli allevamenti di adottare specifiche misure di biosicurezza, tra cui l’uso di vestiario monouso per chiunque entri nella zona pulita degli impianti. Chi non rispetta le regole rischia non solo sanzioni amministrative, ma anche la perdita del diritto agli indennizzi in caso di focolaio. Le conseguenze potrebbero essere anche penali, soprattutto se l’inosservanza delle norme viene considerata come un fattore di diffusione della malattia.
Restrizioni, controlli severi e contenimento dei focolai
Uno dei punti centrali del nuovo piano riguarda la regolamentazione delle movimentazioni degli animali, in particolare nelle regioni maggiormente colpite come Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia. Le movimentazioni degli animali ‘da vita’ sono permesse solo all’interno delle zone di protezione e sorveglianza, e solo previa autorizzazione. Il trasferimento deve avvenire tra livelli di rischio equivalenti o superiori, per ridurre al minimo il rischio di contagio.
La gestione dei focolai sospetti e confermati è un altro tassello del piano. Le nuove direttive prevedono una rapida notifica dei casi sospetti, un’indagine epidemiologica accurata e un flusso controllato dei campioni per evitare che il virus della peste suina si diffonda ulteriormente.
Raccomandazioni su tutto il territorio nazionale
In tutto il Paese, le nuove regole impongono che i mezzi agricoli utilizzati per attività non collegate all’allevamento non possano entrare nelle strutture suinicole. Chiunque entri in un allevamento deve fornire un dettagliato resoconto delle proprie attività precedenti, incluse le visite ad altri allevamenti e le ragioni di tali spostamenti. Queste misure si applicano anche ai trasportatori, per evitare il rischio di diffusione della malattia tra diversi allevamenti.
Il Ministero della Salute insiste inoltre sull’importanza di evitare lo scambio di personale, attrezzature e mezzi tra un allevamento e l’altro. Al contrario, promuove attività formative specifiche in materia di biosicurezza, rivolte non solo agli allevatori ma anche a tutto il personale coinvolto nelle operazioni, dai veterinari privati ai trasportatori, fino ai rappresentanti commerciali.
Farmaci per dimagrire: i rischi dell’acquisto online senza prescrizione
News, Farmaceutica, Ricerca innovazioneL’acquisto online di farmaci per dimagrire, come gli agonisti del recettore per l’ormone GLP-1, sta diventando una scorciatoia pericolosa. Questi trattamenti sono indicati per i pazienti obesi, soprattutto in presenza di condizioni di salute che complicano la gestione del peso.
Tuttavia, la crescente domanda di farmaci anti-obesità ha spinto molti a rivolgersi al web per l’acquisto, anche senza un’indicazione medica. Uno studio su JAMA Network Open, condotto dall’Università di San Diego e dall’Università di Pécs, rivela che questi farmaci non brandizzati, venduti senza prescrizione, contengono dosaggi errati e possono essere contaminati, mettendo a serio rischio la salute dei consumatori.
Cosa sono gli agonisti del recettore GLP-1
Gli agonisti del recettore GLP-1 sono tra i trattamenti più innovativi sviluppati per la cura del diabete di tipo 2, una patologia sempre più diffusa e legata agli stili di vita moderni. Questi farmaci agiscono sui recettori GLP-1 presenti nel pancreas e nell’intestino, aumentando la secrezione di insulina in risposta ai pasti e contribuendo così alla riduzione della glicemia. Di recente, si è scoperto che gli agonisti del GLP-1 sono efficaci anche nella gestione dell’obesità. La semaglutide, principale molecola in questa classe di farmaci, si è dimostrata capace di indurre il senso di sazietà e favorire la perdita di peso. Tuttavia, questi farmaci devono essere somministrati sotto stretta indicazione medica.
Obesità
Chi può usare gli agonisti del GLP-1
Originariamente studiati per il controllo del diabete, gli agonisti del GLP-1 hanno trovato applicazione nel trattamento dell’obesità. Tuttavia, l’accesso al trattamento richiede una prescrizione medica, riservata a pazienti con un reale bisogno clinico. Nonostante ciò, non è raro che questi farmaci vengano usati da persone anche per perdere qualche chilo di troppo. Questo utilizzo “off-label” ha generato difficoltà di reperimento per chi ha reale necessità di queste terapie. Inoltre, i costi elevati e la mancanza di copertura assicurativa spingono i pazienti in molti Paesi a cercare versioni non regolamentate e più economiche su internet.
I rischi associati ai farmaci non brandizzati acquistati online
Il pericolo maggiore dell’acquisto online di farmaci agonisti del GLP-1 non brandizzati risiede nella mancanza di controllo sulla qualità e sicurezza dei prodotti. Lo studio pubblicato su JAMA Network Open ha rivelato che i campioni di semaglutide analizzati, provenienti da farmacie online illegali, contenevano dosi di principio attivo superiori a quelle dichiarate. Questa discrepanza aumenta il rischio di sovradosaggio e di gravi effetti collaterali, tra cui nausea, vomito, diarrea e, in casi estremi, pancreatite. Oltre agli errori di dosaggio, è stata riscontrata anche la contaminazione batterica in uno dei campioni, un rischio che può portare a infezioni potenzialmente pericolose.
L’allarme lanciato dall’FDA
I risultati dello studio hanno suscitato l’allarme delle autorità sanitarie. La Food and Drug Administration, l’agenzia statunitense che regola i farmaci e i prodotti alimentari, ha emesso un avvertimento riguardo ai rischi connessi all’acquisto online di agonisti del GLP-1 non brandizzati. L’FDA ha sottolineato che questi prodotti possono non solo non contenere le dosi corrette, ma possono anche essere prodotti in condizioni non igieniche, senza adeguati controlli di qualità. Questo rende il loro utilizzo estremamente pericoloso, specialmente per chi già soffre di condizioni di salute come il diabete o l’obesità severa.
L’importanza di una prescrizione medica
I farmaci agonisti del GLP-1 devono essere assunti sotto stretto controllo medico per monitorare eventuali effetti collaterali e per garantire il corretto dosaggio. La prescrizione medica, sottolineano i ricercatori, garantisce che i pazienti ricevano il trattamento adeguato e sicuro. Acquistare questi farmaci online, senza la supervisione di un medico, espone i consumatori a rischi gravi.
Celiachia, in Italia 400 mila senza diagnosi, scoperto ruolo chiave dell’epitelio intestinale
AlimentazioneLa celiachia è una malattia infiammatoria cronica che si manifesta con una reazione del sistema immunitario al glutine. La risposta infiammatoria avviene nell’intestino e porta alla distruzione dei villi intestinali, fondamentali per l’assorbimento dei nutrienti. La celiachia richiede due fattori per svilupparsi: il glutine nella dieta (proteina presente in grano, orzo e segale) e una predisposizione genetica. Eventi come infezioni gastrointestinali o la gravidanza possono innescare la malattia. Si stima che solo il 3% delle persone predisposte sviluppi effettivamente la malattia.
Celiachia: il nuovo studio sull’epitelio intestinale
Per anni si è creduto che la risposta infiammatoria fosse esclusivamente causata dal sistema immunitario. Ora uno studio ha messo in discussione questa ipotesi. I ricercatori della McMaster University hanno scoperto che l’epitelio intestinale gioca un ruolo cruciale. Questo strato interno dell’intestino non è solo una barriera passiva ma, al contrario, partecipa attivamente all’attivazione della risposta immunitaria al glutine. Lo studio, pubblicato su Gastroenterology, ha utilizzato un modello biologico dell’epitelio intestinale che ha permesso di osservare come le cellule epiteliali inviano segnali al sistema immunitario in presenza di glutine.
Epitelio e risposta immunitaria
Secondo i risultati, l’epitelio intestinale rileva il glutine e allerta il sistema immunitario. Tuttavia, non si limita a riconoscere il glutine. Quando rileva la presenza di patogeni, amplifica i segnali al sistema immunitario. Questo meccanismo rende l’epitelio un attore chiave nella celiachia. Fino a poco tempo fa, si riteneva che solo le cellule immunitarie fossero coinvolte nella risposta al glutine. Ora i ricercatori hanno scoperto che l’epitelio ha un ruolo determinante, aprendo nuove strade per trattare la celiachia.
Celiachia spesso non diagnosticata, i numeri in Italia
Sono 251.939 le persone celiache in Italia (dati Ministero della Salute, 2022). Le donne sono oltre il doppio degli uomini. Inoltre consolidate evidenze scientifiche epidemiologiche stimano che la celiachia riguardi l’1% della popolazione, in Italia e nel mondo. Nel nostro paese, quindi, sono circa 400 mila i casi non ancora diagnosticati.
Nuove prospettive terapeutiche
Attualmente, l’unica cura per la celiachia è una dieta priva di glutine. La scoperta del ruolo dell’epitelio intestinale apre nuove prospettive. Una possibilità è lo sviluppo di farmaci che blocchino la comunicazione tra epitelio e sistema immunitario. Questi farmaci potrebbero prevenire l’attivazione delle cellule immunitarie, riducendo l’infiammazione. Un’altra strategia riguarda la modulazione del microbioma intestinale. Alterando la composizione del microbioma, si potrebbe limitare l’interazione tra glutine, epitelio e sistema immunitario. Questo ridurrebbe il rischio di infiammazione e migliorerebbe la qualità della vita dei pazienti celiaci.
Ragno violino: riconoscerlo e cosa fare in caso di morso
News, News, PrevenzioneIl ragno violino, piccolo e apparentemente innocuo, ha un morso che può portare a complicazioni anche letali. Con una macchia scura a forma di violino sul corpo, questo aracne è scientificamente noto come ‘Loxosceles rufescens’. Pur essendo schivo e non aggressivo, il suo morso ha causato di recente un’altra morte in provincia di Lecce. Un ragazzo di 23 anni è deceduto per shock settico e insufficienza multiorgano dopo essere stato morso nelle campagne di Collepasso. Il suo caso ha riacceso l’attenzione sul ragno violino, ricordando l’importanza di saperlo riconoscere e intervenire tempestivamente.
Come riconoscere il morso del ragno violino
Il morso del ragno violino è spesso asintomatico nelle prime ore, per questo è difficile accorgersi. Inizialmente, l’area colpita non mostra segni evidenti, e il morso stesso è indolore. Tuttavia, dopo qualche ora, la situazione può cambiare rapidamente. I primi sintomi includono arrossamento, prurito, bruciore e formicolio nella zona colpita. Entro 48-72 ore, la lesione può diventare necrotica, con ulcerazioni che possono estendersi e peggiorare.
Nonostante la gravità di alcuni casi, la morte per morso di ragno violino è un evento raro. Lo conferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e professore all’Università Tor Vergata di Roma intervistato dalla Rai. Andreoni spiega che, sebbene i casi di morso siano relativamente frequenti, i decessi sono straordinari e rari. Questo non deve però ridurre l’attenzione verso questo aracnide.
Le complicazioni gravi del morso
Il morso del ragno violino può portare a complicazioni significative, soprattutto nei casi più gravi. Oltre ai sintomi locali, come arrossamento e necrosi, possono svilupparsi febbre, rash cutaneo, ecchimosi e danni ai muscoli e ai reni. In situazioni estreme, può essere necessario un trattamento in camera iperbarica per contrastare gli effetti del veleno. Andreoni sottolinea che il morso provoca un’infiammazione della cute e del tessuto sottocutaneo, con quadri clinici che possono evolvere in cellulite.
Per ridurre i rischi, è importante prestare attenzione, indossare abiti lunghi e guanti quando si manipolano sassi o si entra in contatto con superfici che potrebbero nascondere il ragno. Anche di notte, è consigliabile essere prudenti e controllare dove si mettono mani e piedi.
Come intervenire in caso di morso
Se si sospetta di essere stati morsi, la prima cosa da fare è lavare abbondantemente la zona con acqua e sapone. Questo aiuta a ridurre il rischio di infezioni secondarie. Se nelle ore successive compaiono i sintomi tipici del morso, è fondamentale contattare il Centro Antiveleni più vicino.
Secondo Andreoni, è importante monitorare l’area interessata. Se si nota la comparsa di un alone rosso che si espande fino a 5-7 centimetri, accompagnato da dolore e arrossamento della cute, è consigliabile consultare immediatamente un medico. La febbre è un altro sintomo che richiede attenzione. In questi casi, è possibile rivolgersi al Pronto Soccorso, ma spesso basta una consulenza telefonica con il proprio medico di famiglia per ottenere le informazioni necessarie e decidere il da farsi.
Caratteristiche del ragno violino e suggerimenti per evitarlo
Il ragno violino è un animale schivo, che tende a evitare il contatto con l’uomo. Preferisce nascondersi in luoghi bui e appartati piuttosto che attaccare. Questo rende difficile individuarlo, ma ci sono alcune caratteristiche distintive che possono aiutare a riconoscerlo. Il ragno ha una colorazione marrone-giallastra e lunghe zampe. Le dimensioni variano: i maschi raggiungono circa 7 millimetri, mentre le femmine possono arrivare a 9 millimetri.
Quando si lavora o si passa tempo in aree potenzialmente infestate, come giardini, cantine o soffitte, è consigliabile indossare indumenti protettivi. Inoltre, mantenere la casa pulita e priva di angoli bui dove il ragno potrebbe nascondersi è un buon modo per ridurre la probabilità di incontri indesiderati.
La prevenzione
In ambienti domestici, è utile sigillare crepe e fessure nelle pareti e controllare regolarmente gli angoli meno accessibili della casa. All’aperto, evitare di mettere le mani sotto sassi o tronchi senza protezione. L’uso di repellenti può essere utile, anche se la prevenzione fisica resta la soluzione più efficace.
Sebbene il rischio di morte sia basso, le conseguenze di un morso non trattato possono essere gravi, soprattutto in persone con sistema immunitario compromesso o in presenza di altre patologie.
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Caldo: nuovo tessuto abbatte temperature fino a 9°C
Benessere, News, Prevenzione, Ricerca innovazione, Stili di vitaIl riscaldamento globale e le ondate di calore sono sempre più frequenti. L’anno in corso ha già visto caldo record in tutto il mondo, con picchi oltre i 50°C in Paesi come Messico, India, Pakistan e Oman. Entro il 2050, si prevede che il 68% della popolazione mondiale vivrà in città, contribuendo a trasformare le aree urbane in vere e proprie “isole di calore”. Infatti, cemento, asfalto e grattacieli amplificano l’effetto delle radiazioni termiche, aumentando ulteriormente le temperature. Da qui nasce l’idea di alcuni scienziati che hanno creato un nuovo tessuto che abbatte la temperatura percepita.
Infatti, mentre i governi e le aziende lavorano per ridurre le emissioni di carbonio, le conseguenze del caldo estremo sono già in atto, aumentando i rischi per la salute, i colpi di calore e i decessi.
Tessuto innovativo per combattere il caldo dall’università di chicago
Alla Pritzker School of Molecular Engineering dell’Università di Chicago, un gruppo di ricerca ha sviluppato un materiale innovativo che potrebbe diventare cruciale nella lotta contro il caldo urbano. Questo nuovo tessuto non solo riduce il calore solare diretto, ma contrasta anche le radiazioni termiche emesse dai materiali utilizzati nelle città. I ricercatori lo hanno progettato pensando a un uso versatile, che va dall’abbigliamento agli edifici, passando per automobili e conservazione degli alimenti.
La sperimentazione è stata condotta in condizioni estreme, sotto il sole cocente dell’Arizona. Dai risultati è emerso che il nuovo tessuto ha abbassato la temperatura percepita di 2,3°C rispetto a un tessuto sportivo progettato per resistere al calore. Rispetto alla seta, materiale comunemente usato per abiti estivi, il nuovo tessuto ha ridotto la temperatura di ben 8,9°C. Questa riduzione significativa dimostra il potenziale del materiale non solo per il comfort personale, ma anche per mitigare gli effetti del caldo in contesti più ampi.
Contrastare le radiazioni termiche in città
Il nuovo tessuto è in grado di fronteggiare il problema della città: la radiazione termica. La maggior parte dei tessuti progettati per riflettere la luce solare diretta non riesce a contrastare efficacemente il calore emesso da superfici come asfalto e cemento, che rappresentano la principale fonte di radiazione termica in ambiente urbano. Secondo gli studi, solo il 3% dei vestiti è esposto alla luce solare diretta, mentre il 97% viene riscaldato dalla radiazione termica.
Il tessuto innovativo è stato progettato per avere due proprietà ottiche contemporaneamente: riflettere la luce solare visibile e respingere le radiazioni infrarosse. Si tratta di un compito difficile, come ha spiegato Chenxi Sui, co-autore dello studio, ma essenziale per proteggere efficacemente chi lo indossa dal calore. Il risultato è un materiale in grado di raffreddare passivamente, riducendo la necessità di sistemi di raffreddamento ad alto consumo energetico, come l’aria condizionata.
Dall’abbigliamento agli edifici: applicazioni del nuovo materiale
L’applicazione principale del nuovo tessuto potrebbe essere nell’abbigliamento, ma le possibilità vanno oltre. Il gruppo di ricerca dell’Università di Chicago sta esplorando l’idea di creare una versione più spessa del materiale, protetta da uno strato di polietilene, per rivestire edifici e automobili. Questo ridurrebbe le temperature interne e, di conseguenza, i costi e l’impatto ambientale dell’aria condizionata.
Secondo gli studiosi, questo sistema di raffreddamento passivo potrebbe portare a un risparmio significativo di energia e denaro, riducendo la necessità di elettricità. Oltre agli edifici, il materiale potrebbe trovare applicazione nel trasporto e nella conservazione degli alimenti. Inoltre, in Paesi come l’India e alcune parti dell’Africa, dove solo il 5% delle famiglie ha accesso all’aria condizionata, questo potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro il caldo e nel miglioramento delle condizioni di vita.
Impatto globale e prospettive future
In un mondo dove le ondate di calore sono sempre più frequenti, il nuovo materiale potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte per molte persone. Se sviluppato e distribuito su larga scala, il tessuto progettato dall’Università di Chicago potrebbe diventare uno mezzo nella lotta contro il cambiamento climatico e il riscaldamento globale.
La ricerca sul materiale continua, e il gruppo di Chicago sta lavorando per perfezionare il tessuto e renderlo disponibile sul mercato il prima possibile. Se le sperimentazioni future confermeranno i risultati ottenuti finora, potrebbe aprirsi una nuova era nel design dei tessuti e nella gestione del calore urbano.
Vaiolo delle scimmie: come si trasmette e perché il clade 1b è più pericoloso
Adolescenti, Anziani, Bambini, Benessere, News, News, PrevenzioneIl 14 agosto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale per il focolaio di vaiolo delle scimmie, noto come Mpox, scoppiato in Africa. Il giorno successivo, la Svezia ha registrato il primo caso della variante più pericolosa, Clade 1b, al di fuori del continente africano. Questa variante, più letale e contagiosa, si sta diffondendo anche attraverso contatti non sessuali, mettendo a rischio anche i bambini.
Secondo il ministro della salute svedese Jakob Forssmed non è il caso di fare allarmismi. Tuttavia, la comunità scientifica sottolinea la necessità di aumentare la sorveglianza e sensibilizzare la popolazione a livello globale.
Il primo caso di vaiolo delle scimmie in Europa
Il primo caso di vaiolo delle scimmie causato dalla variante Clade 1 è stato diagnosticato a Stoccolma, in Svezia. Questo segna il primo caso al di fuori dell’Africa, ma le autorità svedesi invitano a evitare il panico. Forssmed ha dichiarato che il rischio di infezione è basso, sono disponibili vaccini e il Paese è ben equipaggiato per affrontare la situazione.
Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, ha esortato i Paesi europei a migliorare i controlli e a rafforzare l’accesso a vaccini e antivirali. L’Oms ha sottolineato che, in un contesto globalizzato, era solo questione di tempo prima che la variante più grave del virus venisse individuata in altre regioni.
Le misure di controllo globale e l’allerta crescente
In risposta alla dichiarazione di emergenza dell’Oms, il Pakistan ha segnalato tre nuovi casi di Mpox, mentre la Cina ha intensificato i controlli su persone e merci potenzialmente esposte al virus. La situazione in Africa centrale, dove il Clade 1b ha avuto origine, è invece preoccupante.
Kluge ha sottolineato l’importanza di potenziare i test diagnostici, in quanto i test sierologici attuali possono solo escludere l’infezione. La comunità scientifica globale sta monitorando con attenzione l’evolversi della situazione.
Che cos’è l’mpox e perché il clade 1b è più letale
Il Mpox, noto come vaiolo delle scimmie, è stato individuato per la prima volta nell’uomo nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Esistono due sottotipi del virus: il Clade 1, più letale, endemico nel bacino del Congo, e il Clade 2, meno grave, presente in alcune parti dell’Africa occidentale.
Il virus è salito alla ribalta nel maggio 2022, quando il Clade 2b, meno letale, si è diffuso globalmente, colpendo soprattutto uomini gay e bisessuali. Grazie a una campagna di vaccinazione e a cambiamenti comportamentali, l’epidemia è stata contenuta, ma il virus è rimasto endemico in alcune zone dove i vaccini non sono disponibili.
Il numero crescente di decessi, soprattutto tra i bambini
Quest’anno, in Congo, sono stati segnalati oltre 15.600 casi e 537 decessi, superando il totale dello scorso anno. La maggior parte dei decessi ha riguardato bambini sotto i 15 anni, suggerendo un cambiamento nelle modalità di trasmissione della malattia.
Diversamente dall’epidemia globale del 2022, l’ultima ondata è stata spinta dal clade 1, più letale, e dalla sua nuova variante mutata. È stata individuata per la prima volta in persone che si prostituivano o dedite alla prostituzione nella remota città mineraria di Kamituga, nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, il virus si è diffuso anche attraverso contatti non sessuali, infettando bambini a scuola.
Come si trasmette il virus mpox: modalità di contagio
Il virus Mpox può diffondersi attraverso il contatto ravvicinato. Questo include il contatto diretto pelle a pelle con eruzioni cutanee, secrezioni delle vie respiratorie e fluidi corporei. Le donne incinte possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante il parto.
Il contagio può avvenire anche tramite il contatto con oggetti, tessuti o superfici contaminati. Sebbene la trasmissione attraverso goccioline respiratorie nel contatto ravvicinato sia possibile, è meno comune. In particolare, il nuovo ceppo Clade 1b, più virulento, può infettare anche i bambini tramite superfici contaminate.
I sintomi del vaiolo delle scimmie e come riconoscerli
I sintomi di Mpox tendono a comparire tra sei e 13 giorni dopo l’infezione, con febbre, mal di testa, dolori muscolari e debolezza. I linfonodi ingrossati e le eruzioni cutanee sono segni distintivi. L’eruzione si manifesta entro tre giorni dalla comparsa della febbre e tende a concentrarsi su viso, mani e piedi.
Nei bambini, l’eruzione può essere confusa con il morbillo o la varicella. I sintomi durano da due a quattro settimane e scompaiono spontaneamente nella maggior parte dei casi.
Le terapie disponibili per il vaiolo delle scimmie
La maggior parte delle infezioni da Mpox guarisce senza trattamenti specifici. Per alleviare il dolore e prevenire complicazioni, gli esperti sanitari raccomandano di trattare i sintomi. Alcuni trattamenti sviluppati per il vaiolo, sembrano efficaci anche contro Mpox, anche se sono ancora in fase di studio. In ogni caso, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio medico se si sospetta un contagio.
La letalità del nuovo ceppo clade 1b
Secondo l’Oms, il Clade 1b causa la morte nel 3,6%-5% dei casi, con un rischio maggiore per neonati, bambini e persone con sistemi immunitari vulnerabili, inclusi quelli con HIV non trattato. Questo ceppo ha conseguenze più gravi rispetto al Clade 2, anche se i tassi di mortalità variano a seconda delle epidemie.
Diffusione del virus: i dati aggiornati
Nella prima metà di quest’anno, sono stati segnalati più casi di Mpox rispetto a tutto il 2023. Tra gennaio 2022 e agosto 2024, secondo i dati dell’Oms, si sono registrati 38.465 casi di Mpox e 1.456 decessi in Africa, con la maggior parte dei casi recenti concentrati nella Repubblica Democratica del Congo. Anche Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda hanno segnalato i loro primi casi di Mpox.
Vaccinazione e prevenzione: chi è a rischio
Secondo l’ECDC e i CDC americani, non c’è un vero allarme globale, ma alcune persone più a rischio potrebbero dover considerare la vaccinazione. Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive di Roma, ha dichiarato che la vaccinazione antivaiolosa precedente non conferisce un’immunità sicura contro Mpox. In Italia, chi è stato vaccinato in passato può ricevere una dose di vaccino, mentre chi non è stato vaccinato deve fare due dosi a distanza di un mese.
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Caldo estremo in aumento: 466 milioni di bambini a rischio
Bambini, Benessere, News, NewsIl caldo estremo è una minaccia crescente in tutto il mondo. Secondo i dati, 466 milioni di bambini vivono in aree con un numero raddoppiato di giorni estremamente caldi rispetto a sei decenni fa. Il cambiamento climatico sta accelerando, avverte l’Unicef. Le stime indicano che il numero di giornate con temperature superiori a 35 gradi Celsius è in forte crescita. Questo fenomeno ha effetti diretti sulla salute e sul benessere dei bambini. Secondo Catherine Russell, Direttrice generale dell’Unicef, “le giornate estive più calde stanno diventando la norma”. Il problema non è solo la frequenza, ma anche la gravità del caldo.
Aree più colpite e rischi per la salute
Secondo l’analisi dell’Unicef, i bambini in Africa occidentale e centrale sono i più esposti. In paesi come Mali e Niger, i bambini affrontano più della metà dell’anno con temperature superiori a 35 gradi. Nello specifico, 123 milioni di bambini in questa regione vivono in condizioni di caldo estremo per almeno 95 giorni all’anno. Questi numeri sono preoccupanti anche in altre regioni, come l’America Latina e i Caraibi, dove quasi 48 milioni di bambini vivono in aree con giorni estremamente caldi raddoppiati rispetto al passato.
Dati sull’italia: il caldo estremo colpisce anche i bambini italiani
In Italia, il fenomeno del caldo estremo è in aumento. Negli anni Sessanta si registrava una media di 0,79 giorni di caldo estremo all’anno. Nel periodo 2020-2024, questo numero è salito a 4,72 giorni, un aumento di quasi sei volte. La frequenza delle ondate di calore è passata da 4,97 a 13,49 all’anno. In Italia, 7,6 milioni di bambini vivono in aree con una frequenza delle ondate di calore raddoppiata rispetto agli anni Sessanta. Di questi, 3,4 milioni vivono in aree dove questa frequenza è triplicata.
Dati sul caldo estremo e l’impatto sui bambini
Il caldo estremo ha effetti diretti sulla salute dei bambini. Lo stress da calore può causare complicanze in gravidanza, esiti avversi del parto e malattie croniche gestazionali. Questo tipo di stress è anche collegato alla malnutrizione e aumenta la vulnerabilità dei bambini alle malattie infettive, come la malaria e la dengue. Il caldo influisce anche sullo sviluppo neurologico e sulla salute mentale. I corpi dei bambini, sottolinea Russell, sono più vulnerabili al caldo rispetto a quelli degli adulti, poiché si riscaldano più rapidamente e si raffreddano più lentamente.
Il riscaldamento globale e le disuguaglianze sociali
Il cambiamento climatico non colpisce tutti allo stesso modo. I bambini che vivono in condizioni di povertà o in aree già vulnerabili sono i più colpiti. La mancanza di infrastrutture adeguate amplifica gli effetti del caldo estremo. L’Unicef sottolinea come i rischi legati al clima influenzino anche la sicurezza alimentare e la disponibilità di acqua, danneggiando infrastrutture e interrompendo i servizi essenziali per i bambini, come l’istruzione.
Necessità di un’azione globale urgente
Nei prossimi mesi, i Paesi membri dell’Accordo di Parigi dovranno presentare nuovi piani climatici nazionali. Questi piani rappresentano un’opportunità unica per affrontare il riscaldamento globale. L’Unicef chiede ai Governi di agire con urgenza per ridurre le emissioni e proteggere i bambini dai rischi legati al clima. Secondo l’analisi, un’azione immediata è necessaria per salvaguardare il diritto dei bambini a un ambiente sano e sicuro.
Strategie per proteggere i bambini dai rischi climatici
Per proteggere i bambini, secondo l’Unicef è necessario adattare i servizi sociali essenziali al cambiamento climatico. Gli operatori sanitari devono essere formati per affrontare lo stress da calore. Le scuole e le strutture sanitarie devono essere preparate per resistere al caldo estremo. Infine, è fondamentale garantire che i bambini ricevano un’istruzione che li prepari ad affrontare le sfide del cambiamento climatico.