Tempo di lettura: 3 minutiUna nuova cura è stata approvata in UE come prima terapia anti-HER2 per pazienti con tumore al seno metastatico con bassi livelli di espressione di HER2 (HER2 Low). L’approvazione si basa sui risultati dello studio DESTINY-Breast04, in cui la nuova cura ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte del 50% e ha aumentato la sopravvivenza globale mediana di oltre sei mesi rispetto alla chemioterapia.
Il carcinoma mammario è il tumore più diffuso ed è una delle principali cause di morte per cancro al mondo. Nel 2020 sono stati diagnosticati più di due milioni di casi di carcinoma mammario, con quasi 685.000 decessi a livello globale.
La nuova terapia contro il tumore della mammella HER2-low
Trastuzumab deruxtecan è stato approvato nell’Unione Europea come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con cancro della mammella HER2-low (HER2-low: IHC 1+ or IHC 2+/ISH-) non resecabile o metastatico. Pazienti che hanno ricevuto precedente chemioterapia per malattia metastatica o che hanno sviluppato recidiva della malattia durante o entro 6 mesi dal completamento della chemioterapia adiuvante.
Trastuzumab deruxtecan è un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato specificamente ingegnerizzato per essere diretto contro il recettore HER2, ed è sviluppato e commercializzato congiuntamente da Daiichi Sankyo e AstraZeneca.
L’approvazione da parte della Commissione Europea segue il parere positivo del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) e si basa sui risultati dello studio di fase 3 DESTINY-Breast04, presentati al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology 2022 e pubblicati su The New England Journal of Medicine.
Lo studio DESTINY-Breast04
Nello studio DESTINY-Breast04, trastuzumab deruxtecan ha ridotto significativamente il rischio di progressione della malattia o di morte del 50% rispetto alla chemioterapia scelta dal medico (hazard ratio [HR]=0,50; intervallo di confidenza [IC] al 95%: 0,40-0,63; p<0,0001) nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico a bassi livelli di espressione di HER2 con recettore ormonale (HR) positivo o HR negativo.
È stata osservata una sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana di 9,9 mesi (IC 95%: 9,0-11,3) nelle pazienti trattate con trastuzumab deruxtecan rispetto a 5,1 mesi (95% IC: 4,2-6,8) di quelle trattate con chemioterapia, come valutato dalla revisione centrale indipendente in cieco (BICR).
È stata inoltre osservata una riduzione del 36% del rischio di morte (hazard ratio di 0,64; 95% IC: 0,49-0,84; p=0,001) con trastuzumab deruxtecan rispetto alla chemioterapia, con una sopravvivenza globale (OS) mediana di 23,4 mesi (95% IC: 20,0-24,8) nelle pazienti trattate con trastuzumab deruxtecan rispetto a 16,8 mesi (95% IC: 14,5-20,0) di quelle trattati con chemioterapia.
” Con l’approvazione europea di trastuzumab deruxtecan nella popolazione di pazienti affetti da tumore al seno metastatico HER2 low avremo per la prima volta l’opportunità di trattare con una terapia anti-HER2 anche pazienti che presentano livelli più bassi di espressione di HER2″, ha spiegato Javier Cortés, MD, PhD, Responsabile dell’International Breast Cancer Center (IBCC) di Barcellona, “Per queste pazienti, trastuzumab deruxtecan ha mostrato miglioramenti significativi degli esiti clinici rispetto alla chemioterapia, rafforzando il suo potenziale di diventare un nuovo standard di cura”.
Il Tumore al seno ed espressione di HER2
In Europa, ogni anno vengono diagnosticati circa 531.000 casi di cancro al seno, con quasi 141.000 decessi. HER2 è un recettore di membrana tirosin-chinasico che favorisce la crescita cellulare ed è espresso sulla superficie delle cellule di molti tipi di tumore, tra cui quello mammario, gastrico, polmonare e del colon-retto. È uno dei molti biomarcatori che può risultare iperespresso nei tumori al seno.
L’espressione di HER2 è determinata da un test di immunoistochimica (IHC) che misura la quantità di proteina HER2 sulla superficie di una cellula tumorale, e/o da un test di ibridazione in situ (ISH), che conta le copie del gene HER2 nelle cellule tumorali. I test HER2 forniscono punteggi IHC e ISH per meglio comprendere l’intero spettro di espressione di HER2 e sono utilizzati normalmente per determinare le opzioni terapeutiche appropriate per le pazienti con carcinoma mammario metastatico.
I tumori HER2 positivi sono attualmente definiti come espressione di HER2 misurata come IHC 3+ o IHC 2+/ISH+, mentre i tumori HER2 negativi sono definiti come espressione di HER2 misurata come IHC 0, IHC 1+ o IHC 2+/ISH-.3 Tuttavia, circa la metà di tutti i tumori al seno presentano una bassa espressione di HER2 (HER2Low), definita con punteggio HER2 di IHC 1+ o IHC 2+/ISH-. Bassi livelli di HER2 si riscontrano sia nella malattia HR positiva che in quella HR negativa.
Attualmente, i pazienti con carcinoma mammario metastatico HR positivo e malattia con bassi livelli di espressione di HER2 hanno la progressione a seguito della terapia endocrina (ormonale) hanno poche opzioni terapeutiche. Inoltre, per i pazienti con malattia HR negativa sono disponibili pochi trattamenti mirati.
Stanchezza cronica: scoperto meccanismo del Long Covid
Benessere, Ricerca innovazione, Stili di vitaUno stato di fatigue o spossatezza invalidante che colpisce 1 persona su 3 dopo l’infezione da SarsCoV2. Il Long Covid può durare mesi dopo la guarigione. Ora gli scienziati hanno scoperto che il meccanismo d’azione che porta alla stanchezza cronica è innescato da un deficit di arginina, un aminoacido prodotto naturalmente dall’organismo.
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbero 65 milioni nel mondo e 17 milioni in Europa le persone alle prese con la sindrome post-Covid. Uno dei sintomi principali è una prolungata e invalidante spossatezza associata a debolezza muscolare, oltre a insonnia e tachicardia.
La nuova emergenza è il long Covid
Il Covid, spiegano i ricercatori, difficilmente sarà eradicabile e la nuova emergenza è proprio il long Covid, che colpisce 1 persona su 3, anche tra i giovani. Il processo di alterazione biomolecolare che è alla base dell’estrema stanchezza legata alla sindrome post-Covid è descritto per la prima volta ed i risultati dello studio sono in corso di pubblicazione sulla rivista International Journal of Molecular Sciences. Lo studio sul long Covid condotto dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica Campus di Roma, rivela che la stanchezza cronica della sindrome post-Covid è associata appunto ad un’alterazione nel metabolismo dell’arginina.
Oggi, in assenza di approcci terapeutici disponibili su larga scala contro il long Covid, ripristinare i livelli di arginina, affermano i ricercatori, potrebbe essere una nuova strategia integrativa efficace contro la stanchezza cronica.
Stanchezza che non passa. Lo studio
Il nuovo studio è coordinato da Francesco Landi, past president SIGG e direttore del Dipartimento di Scienze dell’invecchiamento ortopediche e reumatologiche del Policlinico Gemelli di Roma. Dai risultati emerge come nei pazienti con long Covid si verifica un’alterazione del metabolismo dell’arginina, la quale stimola l’ossido nitrico, enzima chiave per una corretta funzione immunitaria e vascolare.
I ricercatori hanno inoltre dimostrato che la somministrazione di 1,6 grammi di arginina e 500 mg di vitamina C liposomiale per 28 giorni, riporta il metabolismo dell’arginina a un livello normale e consente di contrastare la stanchezza. Nello studio sono state coinvolte 57 persone, 46 adulti con long Covid a otto mesi dalla diagnosi e 11 persone abbinate per sesso ed età senza evidenze di precedenti infezioni da Sars-CoV-2. I pazienti con long Covid sono stati divisi in due gruppi: 23 hanno ricevuto il mix di arginina e vitamina C liposomiale e gli altri 23 un placebo per un periodo di 28 giorni.
4E-PARENT: coinvolgere da subito i padri nelle cure e i congedi
Genitorialità, News Presa, PediatriaPadri che accudiscono i propri figli e figlie fin dai primi momenti dopo la nascita, in maniera concreta ed empatica. Da questo presupposto parte il progetto 4E-PARENT che ha appena preso il via con un incontro ospitato dall’Istituto Superiore di Sanità. Le quattro “E” riepilogano il progetto: Early, per la partecipazione da subito, Equal a indicare un approccio paritario, Engaged che richiama la partecipazione attiva e Empathetic per la valenza empatica, accudente e responsiva.
Il coinvolgimento da subito, pratico ed empatico, del padre nella genitorialità – afferma ormai da tempo la letteratura scientifica – ha esiti positivi per lo sviluppo cognitivo, sociale e affettivo dei bambini e delle bambine. Crea fin dall’inizio un forte legame affettivo, migliora la salute psico-fisica della prole e della madre e contribuisce alla parità fra uomini e donne e al contrasto alla violenza domestica.
Italia indietro
L’Italia è un Paese con welfare familistico e che privilegia tuttora modelli di genere e di maschilità tradizionali. Lo indicano i dati sull’occupazione femminile, scesa dopo il Covid al 50% (la media europea è del 66,5%), con un forte gradiente Nord-Sud che vede tutte le regioni centro meridionali al di sotto del 50%, con la Sicilia ferma al 31,5% (all’estremo opposto la Svezia registra quasi l’80% di donne impegnate nel lavoro). Estremamente carente è anche l’offerta di servizi per la prima infanzia: a fronte di una media europea di copertura del 35% (ma la Danimarca si colloca al 72%) l’Italia non supera in media il 27%, di nuovo con le regioni meridionali ferme al 15%.
Ma a pesare è anche la legislazione, che per esempio assegna solo 10 giorni di congedo di paternità obbligatori, più uno facoltativo e che per il congedo parentale prevede sì 10 mesi con 9 mesi indennizzabili al 30% a cui si può aggiungere un mese per il padre indennizzato all’80%.
A confronto, la Spagna prevede 16 settimane paritetiche, di cui 6 obbligatorie.
Il progetto 4E-PARENT
Il progetto, che si avvale di un finanziamento europeo, vede l’Iss capofila e la partecipazione di diversi partner: il Centro per la salute del bambino (CSB), l’associazione il Cerchio degli Uomini, l’agenzia di editoria scientifica Zadig, la società di consulenza Deep Blue, la Rete degli uomini Maschile Plurale, la rete per lo sviluppo delle bambine e dei bambini International Step by step Association (ISSA) e può contare inoltre sul supporto del Comitato Italiano per l’UNICEF, dell’Associazione culturale pediatri (ACP) e dell’Istituto Ricerca Intervento Salute (IRIS).
4E-PARENT raccoglie il testimone del precedente progetto europeo, PARENT, concluso nel 2021, che vedeva coinvolti, oltre all’Italia, Portogallo, Austria e Lituania, l’attuale progetto ha invece una declinazione nazionale, proprio perché per contribuire a modificare atteggiamenti, abitudini, stereotipi e organizzazione sociale, occorre che l’intervento sia ben calibrato sulla realtà nazionale. Tra gli interventi previsti, un’offerta formativa rivolta al personale sanitario ed educativo, una attività di advocacy (in Italia ma anche a livello europeo) per favorire il coinvolgimento del padre e la condivisione delle cure cambiando le politiche tanto nel settore pubblico che del welfare aziendale, e un importante lavoro di comunicazione sugli stereotipi di genere per contribuire al cambiamento culturale e alla condivisione delle conoscenze.
Tumore al seno HER2, nuova cura approvata in UE
News Presa, Ricerca innovazioneUna nuova cura è stata approvata in UE come prima terapia anti-HER2 per pazienti con tumore al seno metastatico con bassi livelli di espressione di HER2 (HER2 Low). L’approvazione si basa sui risultati dello studio DESTINY-Breast04, in cui la nuova cura ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte del 50% e ha aumentato la sopravvivenza globale mediana di oltre sei mesi rispetto alla chemioterapia.
Il carcinoma mammario è il tumore più diffuso ed è una delle principali cause di morte per cancro al mondo. Nel 2020 sono stati diagnosticati più di due milioni di casi di carcinoma mammario, con quasi 685.000 decessi a livello globale.
La nuova terapia contro il tumore della mammella HER2-low
Trastuzumab deruxtecan è stato approvato nell’Unione Europea come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con cancro della mammella HER2-low (HER2-low: IHC 1+ or IHC 2+/ISH-) non resecabile o metastatico. Pazienti che hanno ricevuto precedente chemioterapia per malattia metastatica o che hanno sviluppato recidiva della malattia durante o entro 6 mesi dal completamento della chemioterapia adiuvante.
Trastuzumab deruxtecan è un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato specificamente ingegnerizzato per essere diretto contro il recettore HER2, ed è sviluppato e commercializzato congiuntamente da Daiichi Sankyo e AstraZeneca.
L’approvazione da parte della Commissione Europea segue il parere positivo del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) e si basa sui risultati dello studio di fase 3 DESTINY-Breast04, presentati al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology 2022 e pubblicati su The New England Journal of Medicine.
Lo studio DESTINY-Breast04
Nello studio DESTINY-Breast04, trastuzumab deruxtecan ha ridotto significativamente il rischio di progressione della malattia o di morte del 50% rispetto alla chemioterapia scelta dal medico (hazard ratio [HR]=0,50; intervallo di confidenza [IC] al 95%: 0,40-0,63; p<0,0001) nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico a bassi livelli di espressione di HER2 con recettore ormonale (HR) positivo o HR negativo.
È stata osservata una sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana di 9,9 mesi (IC 95%: 9,0-11,3) nelle pazienti trattate con trastuzumab deruxtecan rispetto a 5,1 mesi (95% IC: 4,2-6,8) di quelle trattate con chemioterapia, come valutato dalla revisione centrale indipendente in cieco (BICR).
È stata inoltre osservata una riduzione del 36% del rischio di morte (hazard ratio di 0,64; 95% IC: 0,49-0,84; p=0,001) con trastuzumab deruxtecan rispetto alla chemioterapia, con una sopravvivenza globale (OS) mediana di 23,4 mesi (95% IC: 20,0-24,8) nelle pazienti trattate con trastuzumab deruxtecan rispetto a 16,8 mesi (95% IC: 14,5-20,0) di quelle trattati con chemioterapia.
” Con l’approvazione europea di trastuzumab deruxtecan nella popolazione di pazienti affetti da tumore al seno metastatico HER2 low avremo per la prima volta l’opportunità di trattare con una terapia anti-HER2 anche pazienti che presentano livelli più bassi di espressione di HER2″, ha spiegato Javier Cortés, MD, PhD, Responsabile dell’International Breast Cancer Center (IBCC) di Barcellona, “Per queste pazienti, trastuzumab deruxtecan ha mostrato miglioramenti significativi degli esiti clinici rispetto alla chemioterapia, rafforzando il suo potenziale di diventare un nuovo standard di cura”.
Il Tumore al seno ed espressione di HER2
In Europa, ogni anno vengono diagnosticati circa 531.000 casi di cancro al seno, con quasi 141.000 decessi. HER2 è un recettore di membrana tirosin-chinasico che favorisce la crescita cellulare ed è espresso sulla superficie delle cellule di molti tipi di tumore, tra cui quello mammario, gastrico, polmonare e del colon-retto. È uno dei molti biomarcatori che può risultare iperespresso nei tumori al seno.
L’espressione di HER2 è determinata da un test di immunoistochimica (IHC) che misura la quantità di proteina HER2 sulla superficie di una cellula tumorale, e/o da un test di ibridazione in situ (ISH), che conta le copie del gene HER2 nelle cellule tumorali. I test HER2 forniscono punteggi IHC e ISH per meglio comprendere l’intero spettro di espressione di HER2 e sono utilizzati normalmente per determinare le opzioni terapeutiche appropriate per le pazienti con carcinoma mammario metastatico.
I tumori HER2 positivi sono attualmente definiti come espressione di HER2 misurata come IHC 3+ o IHC 2+/ISH+, mentre i tumori HER2 negativi sono definiti come espressione di HER2 misurata come IHC 0, IHC 1+ o IHC 2+/ISH-.3 Tuttavia, circa la metà di tutti i tumori al seno presentano una bassa espressione di HER2 (HER2Low), definita con punteggio HER2 di IHC 1+ o IHC 2+/ISH-. Bassi livelli di HER2 si riscontrano sia nella malattia HR positiva che in quella HR negativa.
Attualmente, i pazienti con carcinoma mammario metastatico HR positivo e malattia con bassi livelli di espressione di HER2 hanno la progressione a seguito della terapia endocrina (ormonale) hanno poche opzioni terapeutiche. Inoltre, per i pazienti con malattia HR negativa sono disponibili pochi trattamenti mirati.
Gravidanza: rischio infezioni e capoparto. L’esperta fa chiarezza
Genitorialità, Pediatria, PrevenzioneTra le preoccupazioni che precedono e seguono il parto, una riguarda il rischio di infezioni. Il mese di febbraio è dedicato a livello internazionale alle infezioni prenatali. Si stima che oltre il 60% delle donne in tutto il mondo abbia almeno un’infezione durante la gravidanza, anche se più frequentemente durante il primo trimestre. Oltre alle malattie comuni come le infezioni del tratto urinario e l’influenza, ci sono alcune infezioni che possono essere particolarmente pericolose durante la gravidanza.
Tra le preoccupazioni c’è anche l’attesa per le neo-mamme della ripresa fisiologica del ciclo mestruale (detta “capoparto”). L’esperta Manuela FARRIS, ginecologa per Intimina, spiega come affrontare questi mesi.
INFEZIONI DURANTE LA GRAVIDANZA
COME GIOCARE D’ANTICIPO SULLE INFEZIONI
Ci sono molti passaggi che le donne incinte possono intraprendere per proteggere se stesse e i loro bambini.
“Prima di tutto suggerisco di fare il test per le infezioni prenatali all’inizio della gravidanza. La diagnosi e il trattamento precoci possono ridurre al minimo il rischio di danni sia alla madre che al bambino. Ci sono altri accorgimenti – spiega FARRIS – come quello di praticare una buona igiene, come lavarsi le mani regolarmente, non condividere articoli per l’igiene personale oppure evitare comportamenti rischiosi come il sesso non protetto. È chiaro che ricevere tutte le vaccinazioni raccomandate, come il vaccino antinfluenzale, protegge sia la madre che il bambino dall’infezione”.
CAPOPARTO: COSA È UTILE SAPERE
Si chiama capoparto e indica la ripresa delle mestruazioni dopo la pausa dei 9 mesi di gravidanza. Il ciclo mestruale di una donna tornerà alla normalità entro 8-12 settimane. Ciò può essere dovuto a cambiamenti ormonali causati da diversi fattori quali la gravidanza, il parto, lo stato generale di salute, il peso corporeo e anche lo stress dell’intervento chirurgico nel caso del cesareo.
“Quando le mestruazioni tornano dopo aver avuto un bambino, possono essere diverse da come erano prima della gravidanza. Per alcune donne sono meno dolorose, soprattutto per quante hanno lottato con l’endometriosi – interviene FARRIS – poiché gli ormoni legati alla gravidanza possono spesso migliorare questa condizione. Per altre potrebbe passare del tempo prima che si stabilizzino a differenza di chi invece non vede differenza da prima di rimanere incinta. Non dimentichiamo che le donne che allattano al seno vedranno la ripresa del ciclo quando iniziano a svezzare il loro bambino perché l’allattamento sopprime l’ovulazione nelle prime 6 settimane, soprattutto se non sta facendo uso di latte artificiale”.
I SINTOMI CHE DEVONO PREOCCUPARE IN GRAVIDANZA
Durante il postpartum, ci sono molti sintomi da monitorare e che devono essere valutati. “Le perdite sono solitamente abbondanti nei primi due giorni dopo il parto e poi si stabilizzano rapidamente quando l’utero si contrae tornando alle sue dimensioni normali. Non è raro che un leggero sanguinamento e perdite continue possano persistere fino a 6 settimane. Tuttavia – conclude FARRIS – ci sono alcuni sintomi che possono suggerire che le cose non stiano andando bene e richiedono un’ulteriore valutazione medica. Le cose a cui prestare attenzione e per cui chiedere aiuto sono:
Cappuccino e caffè hanno proprietà antinfiammatorie
Alimentazione, News BreviUn cappuccino al giorno leva il medico di torno borrow 1000 dollars today . Potrebbe essere questa una rivisitazione del vecchio detto “una mela al giorno” adesso che due studi scientifici hanno dimostrato l’efficacia antinfiammatoria di caffè e latte. Proprio così, il caffè e il latte (dunque anche il cappuccino) potrebbero avere significativi effetti antinfiammatori sulle persone. A dirlo sono due studi dell’Università di Copenaghen rispettivamente pubblicati sul Journal of Agricultural and Food Chemistry e sulla rivista Food Chemistry.
ANTIOSSIDANTI
Il primo studio, su cellule immunitarie in provetta, mostra che i polifenoli (composti antiossidanti di cui è ricca frutta e verdura ma anche il caffè) e le proteine (presenti in cibi come carni, latticini) reagiscono insieme generando un’importante azione antinfiammatoria sinergica. Nel secondo studio, condotto sulle bevande tanto amate dagli italiani, gli esperti hanno dimostrato la stessa azione sinergica tra antiossidanti del caffè e proteine del latte non appena i due liquidi sono uniti insieme. Il prossimo passo sarà di valutare direttamente sugli amanti del cappuccio, gli effetti antinfiammatori dell’unione di latte e caffè. Intanto un lavoro dell’Università di Bologna pubblicato sulla rivista Nutriens mostra che il caffè aiuta ad abbassare la pressione del sangue.
Mory salvato dalla Tbc, straordinario intervento al Policlinico Vanvitelli di Napoli
News PresaMory salvato dalla Tbc. Una lunga odissea per raggiungere l’Italia. Poi la malattia e la paura di non farcela. Ma anche la rinascita, grazie al lavoro delle équipes del Policlinico Universitario Luigi Vanvitelli di Napoli. Quella di Mory è una storia iniziata a gennaio 2022 e arrivata al culmine a ridosso dell’Epifania del 2023, dopo un anno di cure servite a debellare una grave forma di tubercolosi e un complesso e delicato intervento chirurgico durato più di 12 ore.
IL TEAM
Un caso tanto complesso da richiedere il lavoro sinergico della Clinica di Malattie Infettive diretta dal professor Nicola Coppola, della Chirurgia Toracica diretta dal professor Alfonso Fiorelli e della Clinica Ortopedica diretta dal professor Enrico Pola. Andiamo con ordine. Mory, giovane ivoriano di 35 anni, è stato preso in carico dal Policlinico Luigi Vanvitelli con una diagnosi a dir poco severa. «L’uomo è arrivato da noi affetto da un forma diffusa di tubercolosi polmonare – spiegano i clinici – associata ad un importante accumulo di pus e ad una gravissima spondilodiscite dorsale, chiamata Morbo di Pott, che causava una grave compressione del midollo». A causa della malattia, ormai ad uno stadio avanzato, Mory non riusciva quasi più a respirare. Gli era impossibile anche solo stare diritto e camminare a causa dell’infezione che, dai polmoni, aveva finito col divorare parte della colonna vertebrale. «L’uomo aveva un crollo in cifosi della colonna toracica – proseguono i medici che lo hanno tenuto in cura – ed una paraparesi con un deficit degli arti inferiori».
ADOTTATO
Tanta sofferenza, ma anche tanta solitudine per il giovane ivoriano che si è ritrovato ben presto senza lavoro e senza alcun bene. Così, in breve, per Mory è scattata tra medici e infermieri una vera e propria gara di solidarietà. Il personale del Policlinico lo ha idealmente adottato, aiutandolo a rinnovare il permesso di soggiorno, ma anche comprando a proprie spese pantofole, pigiama e piccoli beni per le necessità di ogni giorno. Per 12 mesi Mory è stato sottoposto da parte del team di malattie infettive ad un trattamento medico. Risolta l’infezione tubercolare è stato poi ricoverato presso il reparto di Ortopedia e, a ridosso dell’Epifania, si chirurghi hanno studiato e realizzato un intervento combinato di chirurgia Ortopedica (realizzato dal professor Pola) e di Chirurgia toracica (realizzato dal professor Fiorelli). Circa 12 ore di sala operatoria, per un intervento reso possibile anche dall’assistenza dello staff anestesiologico coordinato dalla professoressa Caterina Pace.
L’INTERVENTO
Due le fasi che hanno caratterizzato questo delicatissimo intervento. In un primo momento, l’equipe ortopedica è intervenuta sulla schiena di Mory, decomprimendo il midollo spinale e stabilizzando il rachide dorsale correggendo la cifosi. La seconda fase dell’operazione è servita invece, accedendo dal torace, a liberare finalmente il polmone e la colonna vertebrale dal pus creatosi a causa dell’infezione tubercolare. Poi, gli ortopedici hanno ricostruito per via anteriore la colonna vertebrale ormai completamente erosa dalla tubercolosi. È stato necessario sostituire quattro vertebre usando una speciale struttura espandibile in titanio. «Il decorso – concludono i clinici – è andato per il meglio, grazie al grande lavoro di squadra e all’organizzazione messa in campo dalla Direzione Strategica della nostra Azienda Ospedaliera Universitaria». Ora Mory riesce a respirare normalmente, può stare diritto in piedi e riesce già a fare i primi passi. Una rinascita che un anno fa sembrava impossibile. «La multidisciplinarietà e l’altissima specializzazione che contraddistingue le nostre unità operative – commenta il Direttore Generale Ferdinando Russo –, la capacità di coniugare al meglio l’anima universitaria a quella clinica, ci consente di offrire ai nostri utenti un’offerta assistenziale d’eccellenza».
Autismo, robot aiuta i piccoli pazienti a riconoscere emozioni
Adolescenti, Bambini, PediatriaAiutano bambini e adulti con autismo o disabilità intellettive ad affrontare il momento di un esame ospedaliero. Sono i robot umanoidi, programmati per accogliere i pazienti, interagendo con loro.
Il progetto
L’iniziativa è stata presentata alla Camera di Commercio di Modena займ на карту 15000 , ed è il frutto della collaborazione tra famiglie e sanità. Il progetto è presentato dalle associazioni ‘Aut aut‘, ‘Modena Aps’, ‘Cardiologia-programma Pascia’ e ‘Tortellante’.
I robot si chiamano ‘Gino’ ed ‘Ugo’ e saranno utilizzati nell’ambito cardiologico, come spiegano gli ideatori del progetto. Potranno supportare i bambini e gli adulti con autismo nel riconoscimento delle emozioni, migliorando la capacità di espressione facciale.
Per i disturbi dell’autismo e non solo
Inoltre è stato osservato che l’utilizzo di robot simil umani può incentivare la condivisione e la comunicazione, portare al miglioramento della comprensione delle interazioni verbali e non, come il contatto visivo o i gesti come indicare, etichettare o toccare.
I robot hanno già conquistato i pazienti: li salutano, fanno un inchino, parlano, ascoltano e li intrattengono attraverso movimenti del Tai Chi. L’obiettivo del progetto è anche quello di ampliare nel tempo le aree ospedaliere disponibili ad essere coinvolte in questo programma.
Insonnia incubo per il 20% degli italiani. Cura in arrivo
Benessere, News Presa, Stili di vitaIn aiuto di chi soffre di insonnia arriva un’antagonista blocca-orexina, la ‘direttrice’ del sonno. Si tratta, infatti, di uno dei principali neurotrasmettitori in grado di agire sul sonno. Uno studio appena pubblicato su Lancet e su Sleep Journal ne ha messo in luce l’importanza. Gli studiosi hanno messo a punto la prima molecola che sfrutta un meccanismo, appartenente alla classe dei DORA (Dual Orexin Receptor Antagonists), capace di inibire l’attività dei due recettori principali dell’orexina favorendo l’insorgenza e il mantenimento del sonno.
Insonnia, problema globale
Oltre un terzo della popolazione mondiale è colpita da insonnia e/o da disturbi del sonno. In Italia ne soffre il 20%, in molti casi in forma cronica. I sintomi sono persistenti nell’80% dei casi dopo 1 anno dalla diagnosi e nel 60% dei casi a 5 anni. Sulla mancanza di sonno pesa ulteriormente la copresenza di possibili disturbi psichiatrici o psicoemotivi, soprattutto depressione e ansia. Un effetto domino in cui anche la pandemia ha avuto il suo ruolo. Infatti, il confinamento obbligato ha creato nuovi modelli psicopatologici con disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi post traumatici da stress, dipendenza da alcol, esplosi in maniera esponenziale nell’arco di pochi mesi.
La nuova scoperta
La nuova scoperta rappresenta un punto di svolta. Gli scienziati hanno scoperto un nuovo antagonista in grado di agire sull’orexina, bloccando la sua attività sui due recettori più importanti. L’orexina, infatti, è uno dei principali neurotrasmettitori in grado di agire sul sonno, una vera ‘direttrice d’orchestra’. Gli studiosi hanno analizzato l’efficacia di questo farmaco. Si tratta di una nuova molecola appartenente alla classe dei DORA (Dual Orexin Receptor Antagonists) si chiama daridorexant e agisce con un bersaglio diverso da quello dei farmaci tradizionali.
Daridorexant regola i cicli sonno-veglia che sono alterati in chi soffre di disturbi del sonno, permettendo quindi anche maggiori performance nello svolgimento delle funzioni diurne, spesso offuscate dagli effetti dell’insonnia. Inoltre ha un profilo di sicurezza favorevole e la riduzione degli effetti avversi. Se ne è parlato in una delle principali sessioni scientifiche del XXIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (SINPF), nei due hub di Milano e Venezia.
I disturbi psichiatrici connessi
“Si definisce insonnia – spiega Claudio Mencacci, direttore emerito di psichiatria all’ospedale Fatebenefratelli di Milano e co-presidente SINPF – l’insoddisfazione per la quantità o la qualità del sonno, associata alla difficoltà nell’iniziare e mantenere il sonno da almeno 3 mesi. Questo risulta pertanto perturbato da frequenti risvegli o da problemi di riaddormentamento dopo i risvegli, con un conseguente impatto sulle ore diurne: sonnolenza, iperattività e un generale peggioramento della qualità della vita sono le conseguenze più evidenti.
L’insonnia in alcuni casi può essere riconosciuta anche come sintomo di alcuni disturbi psichiatrici – continua Mencacci –. In questo caso le cause possono essere riconducibili a diversi fattori: un disallineamento del ritmo sonno-veglia rispetto a un ritmo considerato normale, per via ad esempio di cambiamenti di fusi orari o turni di lavoro o altra causa; uno sfasamento del ritmo biologico, come causa primaria, tipico ad esempio di chi soffre di irregolarità del ritmo sonno-veglia; un ritardo o un anticipo della fase di sonno che inducono rispettivamente un’insonnia iniziale o una sonnolenza serale con un precoce risveglio al mattino; un ritmo sonno-veglia diverso dalle 24 ore con un ritardo di 1-2 ore che si somma di giorno in giorno con inevitabili conseguenze.
Non ultimo, i cicli alterati di sonno possono essere dovuti anche a insonnie situazionali, quando ad esempio si tende a risolvere l’insonnia reattiva assecondando i propri orari fisiologici di addormentamento e risveglio mattutino, indipendentemente dagli orari convenzionali”.
Le cure personalizzate
“Per tutti questi contesti – prosegue Matteo Balestrieri, Ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente della SINPF – oggi disponiamo di terapie ad hoc che grazie, alla diversa pluralità di azione, consentono di modulare e personalizzare la cura, ad esempio confezionando una terapia in funzione della presenza di comorbilità di ansia e depressione, della durata dell’insonnia, scegliendo farmaci che non diano dipendenza nel lungo termine, e dell’età del paziente, usando ad esempio farmaci che non compromettono l’abilità diurna nel paziente anziano. I nuovi farmaci che agiscono antagonizzando l’orexina, di cui oggi grazie all’estensione della prescrivibilità può avvantaggiarsi anche lo psichiatra, consentono di ottenere benefici di efficacia a fronte del contenimento dei costi sociali e assistenziali, spesso elevatissimi, dell’insonnia”.
Psicofarmaci per dormire o per dimagrire. Nuovo rischio tra gli adolescenti
Adolescenti, Farmaceutica, PediatriaSono quasi 300 mila gli studenti che hanno assunto psicofarmaci senza prescrizione medica nel 2022. Si tratta soprattutto di ragazze. Dopo anni in cui il fenomeno sembrava avesse assunto dimensioni marginali, ora torna a crescere tra gli adolescenti. Lo rivela uno studio ESPAD®Italia 2022 condotto dai ricercatori del Cnr-Ifc sul consumo di queste sostanze.
Uso di psicofarmaci tra gli adolescenti, i numeri
Poco meno di 300 mila studenti delle scuole medie superiori, pari al 10,8% dei 15-19enni, hanno assunto psicofarmaci senza prescrizione medica nel 2022. Il dato aveva raggiunto la sua punta massima nel 2017 con l’11,3%, per poi scendere fino al 6,6% nel 2021, dallo scorso anno è quasi raddoppiato. Lo studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc), ESPAD®Italia (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs) è stato condotto nel 2022 su un campione rappresentativo di studenti delle scuole superiori italiane, come ogni anno dal 1999.
“Da molti anni denunciamo questo fenomeno” spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice Cnr-Ifc e responsabile dello studio “di fatto gli psicofarmaci senza prescrizione medica rappresentano da sempre la categoria di sostanze psicoattive più utilizzata dai giovanissimi dopo alcol e cannabis”.
Perché gli adolescenti usano gli psicofarmaci
Si tratta soprattutto di farmaci per dormire, utilizzati molto dalla ragazze (10,8% contro 4,9% dei coetanei). Gli altri farmaci sono per l’attenzione/iperattività (quasi il 3,0%), per regolarizzare l’umore e per le diete (poco meno del 3% ciascuno), anch’essi usati più dalle ragazze: quasi il 4% contro l’1% dei coetanei”.
A destare preoccupazione è il numero raddoppiato in un anno degli studenti che ne riferiscono un uso frequente, che passa dall’1,1% nel 2021 all’1,9% nel 2022. Così come l’alta percentuale di ragazzi che ne riferisce un uso per così dire “competente”, soprattutto tra le ragazze. Invece sono intorno al 5% gli utilizzatori che riferiscono un generico consumo fuori prescrizione finalizzato allo sballo (era il 10% nel 2021). Il 49% dei ragazzi che usa farmaci per l’attenzione, senza controllo medico, dice invece di farlo per migliorare le proprie prestazioni scolastiche. Il 64% di coloro che utilizza farmaci per le diete dice di farlo per migliorare il proprio aspetto fisico.
“Il 53% dei ragazzi che hanno utilizzato psicofarmaci senza prescrizione medica nel 2022”, prosegue Molinaro, “riferisce di averli utilizzati in precedenza anche sotto controllo medico”.
Il facile accesso
Lo studio ESPAD®Italia rileva anche informazioni sull’accessibilità. Emerge che il 16% degli studenti è a conoscenza di luoghi in cui è possibile procurarsi facilmente psicofarmaci senza prescrizione medica. La categoria più facilmente accessibile è quella dei farmaci per dormire, mentre quelli per cui gli studenti riferiscono più difficoltà di reperimento sono i farmaci per l’attenzione.
“Dato il loro valore terapeutico quando utilizzate all’interno di un percorso clinico, nonché l’ampia diffusione nella popolazione generale, la disponibilità di queste sostanze fra i giovanissimi è potenzialmente illimitata.”
Quasi il 50% degli utilizzatori sa di poterli trovare direttamente a casa propria, il 18,7% a casa di amici. Esistono inoltre un mercato telematico di questi farmaci, come riportato dal 29% dei ragazzi, e un mercato fisico più tradizionale.
Il Danno del Dono, una campagna itinerante per aiutare chi soffre
PsicologiaDepressione, ansia e disturbi alimentari sono mali che sempre più affliggono le nuove generazioni. Studi scientifici di ogni parte del mondo evidenziano l’aumento di casi, trend fortemente amplificato dalla pandemia, ma anche dalla solitudine sempre più spinta generata dal mondo social webbanki.ru . L ’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito i disturbi psichici “il male del secolo”: la depressione, associata ai sintomi ansiosi, è una patologia in crescita ogni anno che ha trovato campo fertile nella società metropolitana, causata da repentini cambiamenti e pressioni sociali che si sviluppano dentro e fuori dal nucleo familiare. E tra giovani e meno giovani, la depressione è spesso associata a gravi disturbi dell’alimentazione, per i quali serve un sostegno concreto e professionale.
IL DANNO DEL DONO
In questo contesto assumono grande rilevanza i progetti e le campagne informative che possono aiutare chi soffre a trovare un’ancora di salvezza. Tra questi, la Fondazione Ananke di Villa Miralago (centro per la cura dei disturbi alimentari) è quest’anno tra gli enti sostenitori del format Il Danno del Dono. Da sempre in prima linea, la Fondazione punta proprio alla sensibilizzazione, nonché alla prevenzione, allo studio e alla ricerca nel campo dei disturbi del comportamento alimentare e dei sintomi contemporanei.
GLI INCONTRI
La campagna di sensibilizzazione affronterà dunque temi quali il disagio psicologico e sociale nell’era contemporanea, e tutto ciò che ne consegue. Il programma si articolerà in una serie di eventi concepiti in conferenze introduttive e associative, dalla lettura psicoanalitica alla filosofia e molto altro. Al termine di ogni conferenza, sarà realizzato un evento sul tema. Il progetto itinerante, partito da Bologna il 19 Gennaio 2023, attraverserà tutta la penisola, toccando alcuni capoluoghi di regioni. In particolare, in alcune tappe sarà presente il dottor Alessandro Raggi, (responsabile del Centro Ananke di Napoli e di Milano) e sarà proprio lui ad intervenire agli eventi di chiusura il 15 settembre in Emilia-Romagna a Bologna e il 10 novembre a Cagliari insieme alla psicologa e psicoterapeuta Simona Pisu.