Tempo di lettura: 4 minutiNelle città è in aumento il diabete. In Italia oltre 1 persona con diabete su 2 vive nei primi 100 nuclei urbani e metropolitani del paese. Oltre un terzo (36%), invece, nelle 14 città metropolitane. Lo stile di vita nelle città influisce sul rischio di sviluppare il diabete tipo 2 e altre malattie croniche. Sul diabete urbano pesano soprattutto abitudini di vita e lavoro sedentario, ’alimentazione sregolata e la scarsa attività fisica.
Per contrastare il fenomeno, le società scientifiche della diabetologia italiane AMD e SID, riunite sotto FeSDI, gli Intergruppi Parlamentari ‘Obesità e Diabete’ e ‘Qualità di Vita nelle città’ e Sport e Salute hanno siglato ieri mattina nella sede dell’Assemblea Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), un Protocollo d’intesa. L’obiettivo è realizzare iniziative di sensibilizzazione, promuovere campagne di screening del diabete e obesità e diffondere la cultura della prevenzione attraverso l’attività fisica e sportiva.
Il Protocollo d’intesa si inserisce all’interno della Campagna nazionale promossa dall’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e dalla Società Italiana di Diabetologia (SID) – FeSDI ‘Il diabete una Malattia molto Comune’. L’iniziativa, lanciata in occasione della Giornata Mondiale del Diabete 2022, ha l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni, medici, persone con diabete, caregiver e opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del diabete tipo 2, oltre che della necessità di un equo accesso alle cure per tutti i cittadini.
Prevenzione del diabete con lo sport
“La promozione di sani stili di vita, di cui l’attività sportiva è parte integrante, è fondamentale nelle politiche di prevenzione”, dichiara l’On. Roberto Pella, Vice Presidente Vicario di ANCI e Presidente Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città e dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete. “È in questa ottica che il 28 dicembre 2022 ho presentato una proposta di legge su “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” con importanti agevolazioni, tra l’altro, per la realizzazione di impianti sportivi aziendali e la deducibilità delle spese per le attività sportive. Dobbiamo mettere il tema al centro dell’agenda politica e lavorare insieme a tutti gli attori coinvolti”.
“Lo sport è un ‘farmaco’ che non ha controindicazioni e fa bene a tutte le età. Promuoverlo come sano stile di vita significa intervenire efficacemente sulla salute dei nostri cittadini”, dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, e dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e Vice Presidente 10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato.
“Per questo, recentemente ho presentato un disegno di legge, l’Atto del Senato n.135 della XIX Legislatura del 13 ottobre 2022 su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”, per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserirlo in ricetta medica, così che le famiglie possano usufruire delle detrazioni fiscali”.
“Lo sport è strumento per investire sul miglioramento della salute del nostro Paese. È importante portare avanti un lavoro comune che consenta il riconoscimento del valore formativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva”, dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, Segretario della 7ª Commissione permanente (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica) del Senato.
“Dobbiamo mettere lo sport al centro dei nostri contesti urbani, sviluppare il modello della Healthy City, intesa come contesto in cui tutti gli elementi ambientali, sociali, economici, culturali concorrono a un obiettivo salutogenico e non patogeno. Bisogna con fermezza promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, in cui lo sport può avere un ruolo chiave, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione”.
“Oggi stiamo vivendo una fase di rinascita in cui appare evidente la voglia di ritornare a muoversi, a praticare sport, abbandonando quella sedentarietà che è una delle cause principali dello sviluppo di alcune patologie, quali l’obesità e il diabete” dichiara Vito Cozzoli, Presidente e AD di Sport e Salute S.p.A. “La firma di questo protocollo avrà la funzione di amplificare questo messaggio, promuovendo iniziative di sensibilizzazione sul diabete mellito”.
“In Italia, oltre il 30% delle persone con diabete ha uno stile di vita sedentario: un dato estremamente preoccupante che necessita di un’inversione di rotta”, dichiara Riccardo Candido, Presidente Eletto dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD). “La firma di questo importante Protocollo d’intesa dimostra l’impegno che politici, medici e mondo dello sport vogliono assumersi: promuovere l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del diabete per una migliore qualità di vita, una riduzione delle complicanze ed una riduzione dei costi.
È essenziale diffondere la cultura dell’attività fisica sin dall’esordio della malattia, ma è altrettanto importante farlo ancora prima, in chiave preventiva, perché è la terapia più accessibile, economica e salutare. Ed è altrettanto importante, visti i dati del diabete nelle città, che questi messaggi abbiano una eco in grado di raggiungere le periferie dei grandi centri urbani e le altre aree del Paese in cui si registrano i più alti tassi di prevalenza della malattia e delle sue complicanze”.
“L’attività fisica si può considerare il più importante tra gli alleati del cittadino con diabete: talmente tanti sono i suoi effetti positivi su tutti gli organi e sistemi che la pratica dell’attività motoria oggi deve essere considerata una vera e propria terapia” commenta Angelo Avogaro, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID). “Auspichiamo che presto l’attività motoria debba essere ricettata come le altre terapie farmacologiche indispensabili in fascia A. La tanto mitizzata medicina di prossimità deve iniziare proprio dall’incremento dell’attività motoria per quei cittadini che ne hanno assoluto bisogno”.
Diabete: si previene con dieta varia e 150 minuti di sport a settimana
Alimentazione, Associazioni pazienti, Medicina Sociale, Prevenzione, Stili di vitaIn Italia sono cinque milioni le persone con diabete e sei milioni quelle con obesità. Queste due condizioni strettamente correlate, sono responsabili di gravi malattie croniche non trasmissibili, tra cui tumori e malattie cardiovascolari. Entrambi producono un alto numero di decessi e di anni vissuti in cattiva salute.
Il peso dello stile di vita
Uno stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata e un’attività fisica regolare sono mezzi per prevenire e trattare il diabete di tipo 2, spiegano gli esperti.
Infatti, abitudini sbagliate sono responsabili di condizioni come obesità o eccesso di peso. Quest’ultimo nel nostro Paese interessa più di 25 milioni di persone. Il 46% degli adulti, pari a oltre 23 milioni di persone, e il 26,3% tra bambini e adolescenti di età compresa tra i 3 e i 17 anni, pari a 2 milioni e duecentomila persone.
Il rapporto congiunto dell’OMS e dell’OCSE “Step up! Affrontare il peso dell’insufficiente attività fisica in Europa” evidenzia che, con un aumento dell’attività fisica a 150 minuti a settimana, si eviterebbero nella UE 11,5 milioni di nuovi casi di malattie non trasmissibili entro il 2050, tra cui; 3,8 milioni di casi di malattie cardiovascolari; 1 milione di casi di diabete di tipo 2; oltre 400.000 casi di diversi tumori. In Italia il costo dell’inattività fisica è stimato a 1,3 miliardi di euro nei prossimi 30 anni.
Gli alimenti giusti
Gli esperti suggeriscono i principali gruppi di alimenti che devono essere presenti ogni giorno. Per garantire una dieta equilibrata sono raccomandate almeno 5 porzioni di frutta e verdure. Questi cibi sono privi di grassi e ricchi di vitamine, minerali e fibre. Non devono poi mancare gli alimenti ricchi di amido, come cereali, pane, pasta, patate o polenta. Contengono carboidrati complessi che forniscono energia al corpo in maniera graduale. Infine i cibi proteici (ad esempio uova, legumi o latticini ecc.). I cibi che è meglio evitare sono: insaccati, salumi ed affettati. Per i grassi da condimento, il migliore è l’olio d’oliva e sono sconsigliati i grassi di origine animale. Carboidrati complessi e proteine devono essere presenti ad ogni pasto per un corretto apporto energetico. Il consumo di acqua, infine, deve essere pari ad almeno 2,5 litri al giorno.
Panorama Diabete
Questi temi verranno trattati in tre diverse sessioni all’interno del forum multidisciplinare “Panorama Diabete – Prevedere per prevenire”, promosso dalla Società Italiana di Diabetologia alla Fiera di Riccione dal 21 al 24 maggio.
“L’alimentazione corretta – dichiara il Presidente della SID, Angelo Avogaro – è un cardine del trattamento del paziente con diabete sia di tipo 1 sia di tipo 2. Purtroppo le informazioni sulla qualità e sulla quantità dei cibi che i pazienti affetti da questa patologia sono spesso erronee e derivate da teorie spesso distorte. In questa sessione congressuale si tratterà questo importante argomento cercando di offrire le informazioni più complete a aggiornate su questa importante tematica.
“Un corretto stile di vita – dichiara il Presidente Eletto della SID, Raffaella Buzzetti – caratterizzato da una costante attività fisica associata ad una dieta adeguata, rappresenta il primo e fondamentale requisito per il trattamento delle due forme di diabete più prevalenti. La corretta acquisizione delle conoscenze fondamentali, in termini di macronutrienti, da parte delle persone affette da diabete costituisce un obiettivo fondamentale che il diabetologo, coadiuvato dal dietista, deve raggiungere già nelle prime visite diabetologiche. Rappresenterà infatti la base fondamentale su cui impostare la terapia farmacologica”.
Donne contribuiscono alla salute per 3 miliardi di dollari l’anno. I dati
Economia sanitaria, Farmaceutica, Medicina Sociale, Ricerca innovazioneLe donne sono una presenza trasversale nel mondo della sanità. Nella professione medica, crescono le quote di specialiste in anestesiologia, geriatria, cardiologia e reumatologia. In generale, le donne si occupano della salute di 5 miliardi di persone e contribuiscono alla salute globale per circa 3 miliardi di dollari l’anno, la metà dei quali sotto forma di lavoro non retribuito.
Se in Italia il trend demografico è in caduta libera, nelle industrie farmaceutiche il numero di figli dei dipendenti è del 45 per cento superiore rispetto alla media nazionale. Un dato legato a politiche di welfare interno che favoriscono, con supporto e servizi, la fase della maternità senza penalizzare le dipendenti.
Secondo l’Istat dal 2008 le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%) con un calo dell’1.1% dal 2020 al 2021. Restano ancora alcune cose da migliorare. Sia nella fase di accesso alla professione che nella progressione della carriera. Senza dimenticare che la parità retributiva resta ancora un gap da colmare.
Il racconto sulle donne in sanità
Dieci top manager, sei giornaliste, tre testimonial di eccezione e la prefazione di Flavia Bustreo, sono le voci dell’ultimo volume del giornalista Claudio Barnini, Donne Controcorrente in Sanità e Farmaceutica, pubblicato da Mason&Partners.
L’ebook gratuito, disponibile su Amazon Kindle e Kobo dai primi di maggio, raccoglie storie professionali e di vita di alcune tra le più importanti figure del mondo sanitario italiano: Giovanna Labbate (Gedeon Ritcher), Silvia Nencioni (Boiron), Barbara Sambuco (Catalent), Amelia Parente (Roche), Valentina Marino (Pfizer), Joanna Jervis (Daiichi Sankyo), Annalisa Adani (Sobi), Samanta De Filippi (Lolipharma), Manuela Caligiuri (Infectopharm), Manuela Maronati (UCB Pharma). E poi Flavia Bustreo, per anni esponente di punta dell’Oms. Passando per la ricercatrice candidata al Premio Nobel, Maria Elena Bottazzie Ilaria Ciancaleoni Bartoli. Quindi un ingegnere, Silvia Peviani, che ha innovato i sistemi informatici di varie realtà aziendali farmaceutiche.
“Anche per ‘Donne Controcorrente in Sanità e Farmaceutica’ ho privilegiato gli aspetti positivi della vita manageriale di tante donne assurte a ruoli di vertice nei vari campi di questo settore, siano essi istituzionali o industriali” racconta l’autore, Claudio Barnini.
Parità di genere nell’industria farmaceutica
“Ho cercato di raccontare questa ‘onda rosa’ che coinvolge tutto il mondo della Medicina e della Sanità – prosegue. “Sono i numeri a dirlo: secondo recenti dati elaborati dal Ced della FNOMCeO, su 329.263 medici con meno di 69 anni in attività nel Servizio sanitario nazionale, il 52% – ovvero 170.686 – è donna. Tra i 40 e i 44 anni, infatti, le donne sono quasi il doppio dei colleghi uomini.
Si resta sorpresi se si vede ad esempio che nella fascia tra i 30 e i 50 anni, le anestesiste rianimatrici sono 2.667, a fronte di 1.720 colleghi uomini. Per non parlare poi della cardiologia (specialità ‘al femminile’ con 1.622 specialiste rispetto a 1.431 uomoni) e delle giovani geriatre, 1.029 a fronte di 331 colleghi coetanei, fianco alle neuropsichiatre infantili, 777 a 113, e delle reumatologhe, 414 verso 160”.
Anche quando si passa al mondo industriale la presenza femminile resta forte. Secondo Farmindustria il 44% del totale dei dipendenti è donna, spesso con ruoli dirigenziali importanti. E il trend è in crescita, considerato l’aumento dell’occupazione femminile del 15% nel settore dal 2016 al 2022. Per quanto riguarda il settore Ricerca&Sviluppo si registra un altro sorpasso, con le donne che rappresentano il 53% del totale.
Ma non è tutto oro quel che riluce: “secondo il Reykjavik Global Index, iniziano a manifestarsi tendenze allarmanti, tra cui il declino della percezione delle donne nei ruoli di leadership” dichiara Flavia Bustreo, già Vice-Direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha firmato la presentazione: “in molti dei Paesi oggetto di studio, sono proprio le donne ad avere opinioni pregiudizievoli sulle leader femminili”.
Inoltre, le donne si occupano della salute di 5 miliardi di persone e contribuiscono alla salute globale per circa 3 miliardi di dollari l’anno, la metà dei quali sotto forma di lavoro non retribuito”.
Il Rapporto ‘The Status of Women and Leadership in Global Health’, Women in Global Health, 2023 ha evidenziato che le donne ricoprono solo il 25% dei ruoli di leadership nel settore sanitario e un’indagine condotta nel 2020 ha rilevato che l’85% delle 115 task force nazionali Covid-19 aveva una maggioranza di partecipanti uomini.
Il grave squilibrio nell’informazione
Il mondo dell’informazione è uno degli ambiti in cui l’assenza delle donne è evidente. Secondo l’European Journalism Observatory tra i paesi europei in cui la disparità di genere è maggiore, c’è proprio l’Italia, con il 63% degli articoli firmati da uomini. Anche la rappresentazione del genere femminile è squilibrata. Le donne sono protagoniste di notizie nel 16% dei casi ed è la narrazione privata, domestica a prevalere in questi racconti, nei quali vincono gli stereotipi e in cui vengono rappresentate come mogli e madri anche se sono al comando della Stazione Spaziale Internazionale.
Amoxicillina, l’antibiotico introvabile
Bambini, Economia sanitariaL’amoxicillina, antibiotico che appartiene alla famiglia delle penicilline, manca un po’ in tutta Italia. Il farmaco, usato per curare nei bambini malattie come la scarlattina o l’infezione da streptococco di tipo A, sembra essere sparito. Ovviamente, la notizia sta rimbalzando dalle chat di WhatsApp ai social, tra la preoccupazione e l’incredulità di genitori che si chiedono come fare e cosa usare in sostituzione.
CARENZA
A confermare la scarsa disponibilità dell’amoxicillina è l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che lo ha incluso nella lista di quelli attualmente carenti per tutte le aziende produttrici. Per alcuni formati la data di fine carenza è indicata entro la fine di maggio, ma per altre tipologie bisognerà attendere addirittura anche oltre l’estate per un ritorno alla piena disponibilità. A quanto pare, non esiste una sola ragione per questa carenza, le ragioni sarebbero varie. Una sorta di tempesta perfetta creata dall’elevata richiesta, problemi produttivi, cessata commercializzazione temporanea o forniture discontinue.
I PEDIATRI
Ma cosa dicono i pediatri? L’agenzia di stampa ANSA ha interpellato Susanna Esposito, professore ordinario di Pediatria all’Università di Parma e coordinatrice del Tavolo tecnico Malattie Infettive della Società italiana di Pediatria (Sip). La pediatra spiega che il problema è ormai di lunga data, ma adesso riguarda anche gli equivalenti. C’è stato in questi mesi un ampio consumo per via della circolazione di infezioni streptococciche e dei numerosi casi di scarlattina ed evidentemente questo ha creato non pochi problemi.
AMPIO SPETTRO
Sia chiaro, non c’è da fare allarmismo. Tuttavia, è sempre bene chiedere consiglio al pediatra di famiglia per individuare una soluzione alternativa. Nell’estate 2022 c’era stato il problema della carenza di Nurofen, sostituito con preparati galenici a base di ibuprofene, e prima ancora la carenza dell’anticonvulsivo pediatrico diazepam. Nella situazione attuale, conclude Esposito, il suggerimento è di far ricorso a preparazioni galeniche di amoxicillina e di dispensare solo le dosi necessarie, evitando di fornire farmaci a spettro allargato. Questo perché un farmaco di ampio spettro, quindi meno specifico, potrebbe non essere utile a risolvere il problema e potrebbero invece alimentare l’antibiotico-resistenza.
Barbie con sindrome di Down, un’altra bambola inclusiva
Bambini, News Presa, Nuove tendenzeLa bambola più famosa al mondo continua il suo percorso per diventare sempre più inclusiva. Sul mercato dei giocattoli per bambini arriva la prima Barbie con sindrome di Down. Il lancio è appena stato annunciato dalla Mattel e si aggiunge ad altri modelli che rappresentano in modo normale le diversità.
Barbie per rappresentare tutti
Dopo la prima Barbie curvy, il Ken sulla sedia a rotelle e altri personaggi con protesi, arriva un’altra bambola rappresentativa del mondo, autentico e vario. In questo modo, le bambine e i bambini con sindrome di Down potranno sentirsi rappresentati. Gli altri, invece, potranno includerla nel loro immaginario in modo naturale.
Per la realizzazione, l’azienda ha chiesto la consulenza della National Down Syndrome Society americana. Uno dei tanti dettagli della barbie è la collana che ha un pendente con tre frecce verso l’alto che rappresentano le tre copie del cromosoma 21, simbolo della sindrome di Down. Questa bambola non è un oggetto da collezione, bensì fa parte della linea Fashionistas, cioè distribuita in tutti i negozi.
Il lancio anche in Italia
Per il lancio, in tutto il mondo, sono state coinvolte influencer con la sindrome di Down. In Italia è stato scelto Luca Trapanese, papà single che ha adottato la piccola Alba, bambina con la sindrome di Down.
Mattel ovviamente non è la prima azienda a produrre giocattoli con sindrome di Down. Barbie, però, è sicuramente la più celebre e rappresentativa della società. Soprattutto ha una lunga storia che segue l’evoluzione sociale, in quanto rappresenta una donna e non una bambina.
Patologie eosinofile, ancora oggi sotto diagnosticate. L’evento
News PresaLe patologie eosinofile sono una realtà rara o ultra-rara. Ancora oggi, sono spesso sotto diagnosticate e non curate adeguatamente. Si tratta di patologie che richiedono competenze multidisciplinari.
Per questo, le associazioni di pazienti che si occupano di patologie eosinofile hanno deciso di mettere a fattor comune la loro esperienza e le loro competenze. Per la prima volta in Italia, hanno dato vita a un progetto di formazione e informazione dedicato ai pazienti nella giornata del 29 aprile a Roma.
“Da molto tempo volevamo realizzare una giornata come questa, che è proprio espressione della struttura della nostra Associazione – dichiara Simona BARBAGLIA, Presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme-APS – ossia l’alleanza e la cooperazione tra organizzazioni di pazienti e medici per ottenere i diritti di cura per tutti i pazienti. Unire le forze e le competenze e metterle a disposizione dei pazienti e delle loro famiglie in questo progetto è stata un’esperienza entusiasmante e stimolante che speriamo dia il via a un nuovo modus operandi sempre più collaborativo, propositivo e multidisciplinare nella patient advocacy”.
Malattie sistemiche
“Le patologie eosinofile presentano quadri clinici complessi, difficili da inquadrare e di difficile trattamento che richiedono competenze trasversali da parte dei medici sia per effettuare la diagnosi che per instaurare un adeguato percorso terapeutico. Si tratta di malattie sistemiche multiorgano che, in assenza di una diagnosi precoce e di un adeguato follow-up, possono compromettere in maniera significativa la qualità della vita del paziente. Per questo una presa in carico multidisciplinare e proattiva – spiega Francesca R. TORRACCA, Presidente APACS APS – sono essenziali per una prognosi migliore e una migliore qualità di vita. Siamo molto orgogliosi di essere tra gli organizzatori di questo evento che dimostra come la collaborazione attiva tra le associazioni di pazienti, i medici e le società scientifiche sia fondamentale per dare voce e rappresentanza a pazienti le cui patologie sono invalidanti e poco conosciute”
“I nostri pazienti spesso arrivano alla diagnosi dopo una lunga odissea di peregrinazioni che costano fisicamente, emotivamente ed economicamente. Desideriamo essere forza propulsiva per coloro che, tra esperti e Istituzioni, hanno la possibilità e la responsabilità di mettere in atto azioni concrete di tutela – continua Roberta GIODICE, Presidente ESEO Italia– e miglioramento della qualità della vita dei malati. La condivisione tra noi famiglie, il confronto, lo scambio di esperienze e la collaborazione con le altre associazioni di pazienti sono una ricchezza che vogliamo alimentare poiché siamo consapevoli dei benefici che da queste alleanze possono avere origine”.
Le patologie eosinofile
Le sindromi eosinofile sono un gruppo di malattie caratterizzate da un’iperproduzione di granulociti eosinofili che si accumulano nei tessuti, provocando la presenza di infiltrati a carico degli organi.
Gli eosinofili sono globuli bianchi (leucociti) chiamati fisiologicamente in causa in presenza di infezioni e infestazioni parassitarie per debellare i germi.
In presenza di patologie eosinofile questo meccanismo si attiva, invece, in maniera patologica e gli eosinofili aggrediscono i tessuti sani degranulando e rilasciando una sostanza tossica, la proteina cationica eosinofila (PCE), che provoca l’infiammazione dei tessuti coinvolti e, in assenza di un tempestivo trattamento terapeutico, il danno d’organo.
Diabete in classe: l’esperto spiega come gestirlo
Pediatria, RubricheLa tecnologia è un alleato nella gestione del diabete nei bambini, soprattutto durante gli orari di scuola. “La sfida di un genitore comincia con la diagnosi dell’esordio della malattia cronica del proprio figlio e continua poi in tutti i contesti fuori casa dove non c’è un controllo diretto, come quello della scuola. Lo sottolinea Gianni LAMENZA, Presidente Associazioni Italiane Giovani con Diabete (AGD).
“C’è ancora molto da fare per garantire un percorso uniforme ai genitori che devono approcciare il personale scolastico, ma già molto si è fatto a partire dal “Documento strategico” attraverso il quale offriamo indicazioni utili per l’inserimento scolastico e che proprio quest’anno compie 10 anni.
Nel corso dei 18 anni in cui ho seguito mia figlia con diabete – continua – ho potuto vedere come è cambiata la gestione dei più piccoli, e ho potuto apprezzare i vantaggi della tecnologia. Siamo di fronte a sistemi che consentono una gestione anche a distanza della patologia, con la rassicurazione che un allarme predittivo è in grado di mettere l’insegnante nelle condizioni di poter intervenire in sicurezza per il bambino e senza grandi interferenze con le attività didattiche”.
Sinergia medici e insegnanti
È importante la sinergia del personale medico con quello scolastico. “Se fino a 20 anni fa si tendeva a nascondere un problema cronico come il diabete, oggi si tende ad affrontarlo serenamente anche in classe. La conoscenza è lo strumento per evitare che si insinuino negli insegnanti la paura di sbagliare.
Avere un bambino con diabete a scuola può essere difficile,– precisa Stefano TUMINI, Responsabile Servizio Regionale di Diabetologia Pediatrica, ASL2 Abruzzo – ma è possibile superare queste sfide attraverso la comunicazione, la pianificazione e l’addestramento del personale scolastico. E’ alto il livello di formazione che offriamo ai docenti, coerente alle capacità cognitive delle famiglie e mirato a soddisfare le crescenti esigenze di ogni etnia. Per garantire un percorso sicuro ed omogeneo, auspichiamo a interventi a livello ministeriali in questa direzione”.
Diabete nei bambini. Cinque consigli utili per i genitori
Dei 300mila italiani con diabete di tipo 1, sono 11mila circa gli under 16, un numero da moltiplicare per il numero dei genitori no-stop che si devono far carico della malattia. Non esiste un iter predefinito per affrontare l’inserimento a scuola o linee guida per gestire l’ansia dei genitori per il mancato controllo dei valori della glicemia o dell’insulina. Esistono però supporti tecnologici che aiutano nella gestione del diabete fin dalla più tenera età. Si tratta di sistemi intelligenti che forniscono informazioni e somministrazioni. Sono piccoli dispositivi che evitano le punture quotidiane di insulina e i controlli glicemici dal dito monitorando ogni 5 minuti i valori della glicemia. Inoltre annunciano con anticipo quando è necessario intervenire sulla terapia.
L’andamento della glicemia di un bambino con diabete di tipo 1 è molto difficile da prevedere, spiegano gli esperti. Il monitoraggio continuo della glicemia in tempo reale, con i device, danno un livello di predittività molto alto. “Il successo di una misurazione sempre disponibile corretta, impatta anche sulla salute qualità di vita del genitore – conclude TUMINI – sollevato dal timore di doversi precipitare a dover dare istruzioni o per intervenire direttamente quando non è necessario. Tutti i pazienti, compresi i più giovani, potranno anche prendere decisioni terapeutiche senza confrontare il dato con quello che ricavavano pungendosi il polpastrello. Un vantaggio anche nel rispetto della privacy richiesta soprattutto dagli adolescenti o pre-adolescenti. Sono loro a non volere il controllo dei genitori soprattutto fuori casa, ma è importante che dimostrino di saper governare la tecnologia, stringendo quello che io chiamo il “patto di responsabilità”. Gli sforzi per una gestione combinata del diabete vanno in direzioni parallele tra i ragazzi, i genitori, i docenti e i medici.
Ecco perché mi sento di dare qualche piccolo suggerimento utile ai genitori, per alleggerire queste dinamiche:
– Fatevi guidare dal pediatra diabetologo del centro di riferimento: diventerà un nuovo riferimento importante anche per la scuola.
– Approcciate con fiducia il personale scolastico: sono molti gli sforzi che la scuola mette in campo per la formazione
– Rasserenate gli insegnanti sulla gestione della malattia: conta molto la vostra esperienza di genitore e sapere come l’affrontate ogni giorno
– Fatevi supportare dalle associazioni di volontariato: non sottovalutate l’aiuto di chi ci è già passato e condividete la vostra situazione.
– Mostratevi sereni con le altre famiglie: spiegate come gestite questa patologia cronica e come è possibile ottenere una buona qualità di vita”.
Medicina narrativa, quando le parole sono parte della cura
Med. narrativa, Medicina SocialeAnche le parole sono parte della cura. Non è un modo di dire, né il tentativo di vestire di scienza ciò che scienza non è. Per comprenderlo occorre familiarizzare con quello che la comunità scientifica defnisce “narrative-based medicine”, ovvero la medicina basata sulla narrazione. La medicina narrativa. Non tanto un insieme di tecniche, bensì un cambio di paradigma nell’approccio alle cure. La possibilità di esplorare, attraverso il racconto sia dei medici, sia dei pazienti, l’esperienza individuale della malattia.
OLTRE L’EVIDENZA
Parlare di medicina narrativa significa, in altri termini, andare oltre l’evidenza di un approccio basato solo sulla dimensione biologica. Sia chiaro, non si rinuncia in alcun modo ad una medicina “evidence-based”, basata su prove scientifiche rigorose, ma si compie un passo in più. Gli esseri umani sono fatti anche di emozioni, sensazioni, stati d’animo, paure e speranze. Elementi impalpabili, che tuttavia hanno un effetto molto concreto sulle terapie e sulla capacità dell’organismo di reagire.
UN PO’ DI STORIA
Il primo a comprendere che alcuni racconti potevano essere utili per raccogliere e interpretare informazioni sull’esperienza dei pazienti è stato Arthur Kleinman. Una teoria ripresa in Italia da Sandro Spinsanti, tra gli accademici che più hanno studiato e promosso questa pratica e disciplina. Nel 2014 si è svolta a Roma una conferenza di consenso sulle linee di indirizzo per l’utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico-assistenziale. Nel documento finale si legge questa definizione: “Con il termine di medicina narrativa (mutuato dall’inglese “narrative medicine”) si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato (storia di cura)”.
MEDICO PAZIENTE
Questo approccio, basato sulla medicina narrativa, guarda in sostanza ad un dialogo nuovo tra medico e paziente, attraverso colloqui liberi, ma anche libri o racconti che consentono ad entrambi di condividere le attività di base del “fare medicina”, ovvero la diagnosi e la cura. La narrazione libera permette infatti di individuare elementi più precisi, che non emergono nel corso di una normale anamnesi strutturata.
HI-TECH
Come ogni aspetto della nostra vita, anche la medicina narrativa ha fortemente beneficiato dell’avvento delle nuove tecnologie. Ne è un esempio la piattaforma DNM sviluppata in Italia con il contributo del Center for Digital Health Humanities. Uno studio italiano, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of International Medical Research, ha dimostrato che l’utilizzo di questo tipo di piattaforma è possibile nella pratica clinica quotidiana e porta vantaggi sia per i medici che per i pazienti. Allo stesso modo, anche i social network possono diventare potenti strumenti di medicina narrativa. Piattaforme che possono mettere in contatto centinaia di migliaia di persone, medici e pazienti, o anche pazienti che tra di loro usano il racconto come strumento di miglior comprensione di una condizione spesso complessa.
Diabete e malattie croniche aumentano in città. Cosa incide
Associazioni pazienti, Medicina Sociale, Prevenzione, SportNelle città è in aumento il diabete. In Italia oltre 1 persona con diabete su 2 vive nei primi 100 nuclei urbani e metropolitani del paese. Oltre un terzo (36%), invece, nelle 14 città metropolitane. Lo stile di vita nelle città influisce sul rischio di sviluppare il diabete tipo 2 e altre malattie croniche. Sul diabete urbano pesano soprattutto abitudini di vita e lavoro sedentario, ’alimentazione sregolata e la scarsa attività fisica.
Per contrastare il fenomeno, le società scientifiche della diabetologia italiane AMD e SID, riunite sotto FeSDI, gli Intergruppi Parlamentari ‘Obesità e Diabete’ e ‘Qualità di Vita nelle città’ e Sport e Salute hanno siglato ieri mattina nella sede dell’Assemblea Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), un Protocollo d’intesa. L’obiettivo è realizzare iniziative di sensibilizzazione, promuovere campagne di screening del diabete e obesità e diffondere la cultura della prevenzione attraverso l’attività fisica e sportiva.
Il Protocollo d’intesa si inserisce all’interno della Campagna nazionale promossa dall’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e dalla Società Italiana di Diabetologia (SID) – FeSDI ‘Il diabete una Malattia molto Comune’. L’iniziativa, lanciata in occasione della Giornata Mondiale del Diabete 2022, ha l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni, medici, persone con diabete, caregiver e opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del diabete tipo 2, oltre che della necessità di un equo accesso alle cure per tutti i cittadini.
Prevenzione del diabete con lo sport
“La promozione di sani stili di vita, di cui l’attività sportiva è parte integrante, è fondamentale nelle politiche di prevenzione”, dichiara l’On. Roberto Pella, Vice Presidente Vicario di ANCI e Presidente Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città e dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete. “È in questa ottica che il 28 dicembre 2022 ho presentato una proposta di legge su “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” con importanti agevolazioni, tra l’altro, per la realizzazione di impianti sportivi aziendali e la deducibilità delle spese per le attività sportive. Dobbiamo mettere il tema al centro dell’agenda politica e lavorare insieme a tutti gli attori coinvolti”.
“Lo sport è un ‘farmaco’ che non ha controindicazioni e fa bene a tutte le età. Promuoverlo come sano stile di vita significa intervenire efficacemente sulla salute dei nostri cittadini”, dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, e dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e Vice Presidente 10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato.
“Per questo, recentemente ho presentato un disegno di legge, l’Atto del Senato n.135 della XIX Legislatura del 13 ottobre 2022 su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”, per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserirlo in ricetta medica, così che le famiglie possano usufruire delle detrazioni fiscali”.
“Lo sport è strumento per investire sul miglioramento della salute del nostro Paese. È importante portare avanti un lavoro comune che consenta il riconoscimento del valore formativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva”, dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, Segretario della 7ª Commissione permanente (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica) del Senato.
“Dobbiamo mettere lo sport al centro dei nostri contesti urbani, sviluppare il modello della Healthy City, intesa come contesto in cui tutti gli elementi ambientali, sociali, economici, culturali concorrono a un obiettivo salutogenico e non patogeno. Bisogna con fermezza promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, in cui lo sport può avere un ruolo chiave, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione”.
“Oggi stiamo vivendo una fase di rinascita in cui appare evidente la voglia di ritornare a muoversi, a praticare sport, abbandonando quella sedentarietà che è una delle cause principali dello sviluppo di alcune patologie, quali l’obesità e il diabete” dichiara Vito Cozzoli, Presidente e AD di Sport e Salute S.p.A. “La firma di questo protocollo avrà la funzione di amplificare questo messaggio, promuovendo iniziative di sensibilizzazione sul diabete mellito”.
“In Italia, oltre il 30% delle persone con diabete ha uno stile di vita sedentario: un dato estremamente preoccupante che necessita di un’inversione di rotta”, dichiara Riccardo Candido, Presidente Eletto dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD). “La firma di questo importante Protocollo d’intesa dimostra l’impegno che politici, medici e mondo dello sport vogliono assumersi: promuovere l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del diabete per una migliore qualità di vita, una riduzione delle complicanze ed una riduzione dei costi.
È essenziale diffondere la cultura dell’attività fisica sin dall’esordio della malattia, ma è altrettanto importante farlo ancora prima, in chiave preventiva, perché è la terapia più accessibile, economica e salutare. Ed è altrettanto importante, visti i dati del diabete nelle città, che questi messaggi abbiano una eco in grado di raggiungere le periferie dei grandi centri urbani e le altre aree del Paese in cui si registrano i più alti tassi di prevalenza della malattia e delle sue complicanze”.
“L’attività fisica si può considerare il più importante tra gli alleati del cittadino con diabete: talmente tanti sono i suoi effetti positivi su tutti gli organi e sistemi che la pratica dell’attività motoria oggi deve essere considerata una vera e propria terapia” commenta Angelo Avogaro, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID). “Auspichiamo che presto l’attività motoria debba essere ricettata come le altre terapie farmacologiche indispensabili in fascia A. La tanto mitizzata medicina di prossimità deve iniziare proprio dall’incremento dell’attività motoria per quei cittadini che ne hanno assoluto bisogno”.
Vitiligine non dà segnali, arriva prima terapia mirata
Farmaceutica, Ricerca innovazioneNegli ultimi anni l’attenzione verso la vitiligine è cresciuta. Gli studi hanno fatto passi in avanti nella comprensione della fisiopatologia e sono nate nuove strategie terapeutiche. La vitiligine infatti è la terza grande patologia cutanea infiammatoria in termini di diffusione, assieme alla psoriasi e alla dermatite atopica.
La SIDeMaST ha dato origine ad una task force che punterà anche alla creazione di un registro per acquisire dati per poter rivedere le linee guida ad oggi inesistenti.
“Finalmente sono in arrivo terapie ad hoc per una patologia che colpisce tra l’1 e il 2% della popolazione mondiale e che sino adesso era ‘orfana’ per l’assenza di farmaci registrati per il trattamento”. Lo sottolinea il Prof. Mauro Picardo, della Unicamillus International University e Coordinatore della Task Force per la vitiligine della SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse. Ribadisce che: “la comunità internazionale sta facendo del suo meglio per trattare i pazienti affetti da quella che per anni è stata considerata una non-malattia e la mobilitazione per trovare nuove cure sarà sempre maggiore”.
La vitiligine
Viene definita un disordine acquisito cronico della pigmentazione caratterizzato da chiazze bianche. Di frequente si presentano intorno a bocca e occhi, sul collo, mani e pieghe cutanee, ma possono comparire in ogni area del corpo. La vitiligine è una malattia poligenica non contagiosa. Associa difetti cutanei intrinseci, fattori scatenanti che vengono definiti l’esposoma – cioè la totalità degli stimoli, ambientali e non, a cui un individuo è sottoposto – e l’attivazione autoimmune che porta alla perdita di melanociti. Questi ultimi, infatti, sono distrutti dall’attacco che l’organismo rivolge contro se stesso.
La malattia esordisce velocemente, in genere prima dei 30 anni, non lancia segnali. Quando si manifesta, spesso è tardi per arrestarla. Ecco perché la diagnosi precoce è fondamentale per bloccarne la progressione e il processo infiammatorio, così da facilitare la ricomparsa dei melanociti. Alla vitiligine sono spesso associate comorbidità come problemi di tiroide, diabete, alopecia aerata, anemia perniciosa e sindrome metabolica. L’impatto psicologico sulla qualità della vita è elevato e può portare a uno stato depressivo nel paziente.
I numeri
La sua prevalenza è stimata tra lo 0,5% e il 2% della popolazione generale. In alcune aree geografiche come in regioni dell’India, la percentuale può arrivare fino all’8%, probabilmente a causa di matrimoni tra consanguinei o a fattori ambientali.
In Italia i numeri si attestano intorno all’1%. Una storia familiare si riscontra nel 25-30% dei pazienti ed è associata a una comparsa più precoce delle manifestazioni. Ciò sottolinea il substrato genetico della malattia, che non equivale alla sua trasmissibilità, ma soltanto alla predisposizione. Per la comparsa delle manifestazioni giocano un ruolo importante anche i fattori ambientali (20% circa), tra i quali l’inquinamento, stress fisici, ambientali e psicosociali che sono coinvolti anche nella progressione delle manifestazioni.
Le terapie
Per la vitiligine, le terapie a disposizione fino ad oggi si basano sulla fototerapia, che può essere associata a cortisonici topici o sistemici. Un’alternativa a questi ultimi sono gli inibitori della calcineurina, farmaci indicati per il trattamento della dermatite atopica, che svolgono un ruolo di immuno-modulatori topici.
”Finalmente – continua il Prof. Picardo – si dispone di nuovi farmaci conosciuti come JAK inibitori (Janus Kinasi inibitori), alcuni già disponibili negli USA. Si tratta di molecole che sono state studiate specificamente per la vitiligine, alcune per il trattamento sistemico ed una per via topica approvata dalla FDA americana e che ha avuto di recente il via libera dalla CHMP dell’ EMA”. La terapia ha già dimostrato una efficacia significativa. “La percentuale di ri-pigmentazione – spiega il Prof. Picardo – va dal 30 sino al 70-90% in una percentuale significativa di pazienti trattati, ma la rigenerazione cellulare è estremamente soggettiva.
Basti pensare al meccanismo di imbiancamento dei capelli che varia da persona a persona. La terapia topica è stata valutata positivamente dal CHMP per una vitiligine non superiore al 10% della superficie corporea che coinvolga anche il viso; questa parte del corpo, infatti, è quella che risponde meglio alla terapia”.
La sperimentazione non ha previsto per il momento l’associazione con la fototerapia perché l’obiettivo è stato verificare l’efficacia della molecola in sé, prosegue l’esperto, ma questo non esclude in futuro la possibilità dell’abbinamento delle due cose.
“Gli studi – conclude l’esperto – hanno dimostrato anche che più tempo dura la terapia, maggiore è la risposta del paziente. Occorrono dai 4-6 mesi ad un anno per vedere risultati soddisfacenti.I dati presentati all’ultimo Congresso dell’American Academy of Dermatology hanno dimostrato un ulteriore miglioramento in pazienti che hanno continuato il trattamento per due anni, sempre in assenza di abbinamento ai raggi ultravioletti. Ma per favorire la rigenerazione cellulare è fondamentale spegnere i processi infiammatori della chiazza e delle zone limitrofe”.
Dalla SIDeMaST arrivano anche indicazioni per i pazienti con vitiligine:
Germogli, concentrato di nutrienti nei piatti stellati e a casa
AlimentazioneSono alimenti di piccola dimensione, ma di grande valore nutrizionale. I germogli sono semi di bambù, cereali oppure legumi che vengono fatti germinare per poter essere consumati e utilizzati in cucina. Sono sempre più diffusi, utilizzati soprattutto a crudo.
Si tratta di un alimento sostenibile, perché impiega poco tempo per la crescita, poca energia e poche risorse per il suo sviluppo da seme a germoglio di uso alimentare. I germogli sono un concentrato di vitamine, minerali e altre sostanze, come: proteine, enzimi, fibra, clorofilla. Contribuiscono, inoltre, a potenziare il sistema immunitario e migliorano le funzionalità epatica e renale, aiutano l’organismo a depurarsi da sostanze tossiche e nocive.
Germogli, sostenibili e salutari
Non sono appannaggio dei salutisti più disciplinati, potenziano i sapori e per questo sono molto utilizzati anche da chef stellati. Inoltre, hanno un basso impatto ambientale con un consumo di acqua minimo. Possono essere fatti anche a casa e richiedono poco impegno.
Questo alimento fresco, crudo, contiene nutrienti, vitamine, enzimi, oligoelementi, aminoacidi essenziali. Inoltre è facile da digerire, da preparare e conservare. I germogli sono anche utili in caso di debolezza, stanchezza, deperimento, stress, convalescenza, invecchiamento precoce, stati di demineralizzazione e malattie croniche.
La sturtup under 30
I germogli sono una tendenza che fa bene alla salute e all’ambiente. Da questo presupposto nasce l’idea di un giovane imprenditore, agronomo. Luigi Valente ha un passato tra le grandi cucine stellate italiane, tra cui La Pergola di Heinz Beck a Roma. Insieme ad altri giovani esperti di tecnologie alimentari, Nicola Tortora e Ludovico Cerroni, tutti under 30, ha fondato Germina, a Campagnano Romano. La passione per la cucina si unisce all’obiettivo di proporre un’alternativa sostenibile, gustosa e salutista.
“I germogli sono il valore aggiunto che alza il livello di un piatto – spiega Valente ad Ansa – e sta crescendo l’attenzione nei confronti di questo prodotto come un super food grazie agli elevati elementi nutritivi concentrati, dai sali minerali e vitamine”.