AIDS in Italia: una persona su 2 lo scopre troppo tardi
In Italia tra i nuovi malati con Hiv, uno su due lo scopre troppo tardi. Si stima che i contagiati dal virus siano 4mila ogni anno.
Più di 90mila persone sono attualmente o in terapia o in contatto con i centri specializzati. Si stima, però, che ce ne siano altre 20.000/30.000 che non sono consapevoli dell’infezione o non sono in contatto con i centri. Delle circa 4.000 nuove diagnosi di infezione registrate ogni anno, oltre la metà è diagnosticata quando l’infezione è già in uno stadio avanzato.
I dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità dicono che in Italia il numero di nuove infezioni da Hiv è stabile, come pure quello dei casi di Aids. In particolare il virus colpisce più gli uomini delle donne e i giovani tra i 25 e i 29 anni. I giovani omosessuali che hanno rapporti non protetti rischiano, secondo l’OMS, circa 20 volte di più rispetto agli eterosessuali.
La Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), in collaborazione con il ministero della Sanità, sta creando delle linee guida per una più corretta informazione e prevenzione. Se ne parla anche a Baveno, sul Lago Maggiore, per il 15esimo congresso della società scientifica.
“Le persone che hanno una infezione sia da Hiv che da Hcv (epatite C, ndr) – ha spiegato Massimo Galli, vicepresidente Simit – presentano un andamento della malattia epatica più rapido. Uno dei temi caldi del momento è il poter estendere al massimo possibile delle persone con coinfezione Hiv-Hcv, le terapie con farmaci anti Hcv ad azione diretta. Superando le barriere di ordine economico fino ad ora imposte, che hanno limitato le possibilità di terapia solo a coloro che presentavano una malattia epatica gia’ avanzata”.
In Italia le regioni con il numero più alto di persone che vivono con Hiv/Aids sono Lombardia, Lazio e Liguria. “Per merito della terapia – ha detto Galli – la mortalità per Hiv/Aids è crollata, la qualità di vita per le persone colpite è molto migliorata, cosi’ come la loro aspettativa di vita. Tuttavia la malattia non è sconfitta e alla sospensione della terapia segue di regola la ripresa della replicazione del virus e della progressione della malattia, che resta se non trattata inesorabilmente fatale”.