Gli steroidi anabolizzanti (SA) possono curare importanti patologie, ma possono anche essere usati impropriamente per aumentare la massa muscolare in soggetti sani. Oggi, senza scopo terapeutico, sono usati nelle palestre, per l’allenamento domestico e in alcuni sport. L’uso di queste sostanze in soggetti sani, però, ha un rovescio della medaglia: dopo un’assunzione protratta la produzione di spermatozoi ha bisogno di un periodo molto lungo per tornare alla normalità, sino a tre anni.
L’uso di sostanze farmacologicamente attive per migliorare le performance nello sport ha avuto un boom negli ultimi 40 anni con l’introduzione degli androgeni anabolizzanti steroidei (SAA). Tuttavia essendo un comportamento sommerso non ci sono dati precisi sulla sua diffusione ma solo stime. “Il loro uso eccessivo e l’abuso rappresenta una delle principali cause di danno iatrogeno a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli” spiega il Professor Salvatore Sansalone specialista in Andrologia e docente all’Università di Tor Vergata “Nei maschi gli SAA vanno sempre sospettati come possibili fattori causali di ipogonadismo ipogonadotropo, infertilità, disturbi della sessualità e deficit erettile. Sono composti in grado di potenziare i processi anabolici nell’organismo. Influiscono infatti sul metabolismo proteico, stimolando la sintesi delle proteine (effetto anabolico) e inibendone la degradazione (effetto anticatabolico), inoltre agiscono sulla massa grassa, riducendola”.
Anabolizzanti e fertilità a rischio
Indagini tramite interviste effettuate nelle scuole superiori di vari Paesi Europei ed in USA rivelano che una percentuale variabile tra l’1 ed il 5% degli intervistati ha assunto almeno una volta steroidi anabolizzanti. Dati altrettanto allarmanti si riscontrano in Canada, dove il Center for Drugs free Sport ha stimato che erano in uso anche tra ragazzi tra gli 11 e i 18 anni; mentre uno studio tedesco su frequentatori di palestre basata anch’essa su un questionario anonimo ha riscontrato un utilizzo di steroidi anabolizzanti nel 13.5% dei rispondenti.
In una vecchia revisione sistematica di Dickinson (2005) già si osservava una riduzione della conta spermatica e aumento delle mammelle negli uomini ed amenorrea, irsutismo e virilizzazione nelle donne; l’uso a lungo termine può determinare la riduzione delle dimensioni dei testicoli. Il ritorno a valori normali della conta spermatica dopo la sospensione era stimata in ‘diversi mesi’.
L’assunzione di testosterone dall’esterno, sopprime la produzione endogena e induce un feedback negativo sull’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo. Questo feedback si manifesta come un ipogonadismo derivante dal mancato stimolo alla produzione delle gonadotropine ipofisarie LH e FSH. Il mancato stimolo da parte dell’FSH comporta una soppressione della spermatogenesi, il cui ripristino può richiedere tempi persino superiori ai due anni dalla sospensione degli AAS.
L’assunzione di dosi eccessive e prolungate di sostanze dopanti genera non pochi effetti collaterali, poiché interrompe la produzione naturale del testosterone. Tale mancanza genera modifiche come l’atrofia testicolare o l’infertilità, o irreversibili come la calvizie.
Ma potrebbe compromettere definitivamente la fertilità: possibili preesistenti condizioni favorenti l’infertilità possono essere concausa di questo mancato ritorno alla norma.