Il meccanismo con cui, spesso senza accorgersene si scivola in una dipendenza è piuttosto insidioso. Può riguardare droghe, fumo o comportamenti che provocano piacere, dal sesso al cibo, dal gioco d’azzardo ai social. Può bastare una sola volta per creare catene irremovibili. Uno studio, apparso su Neuropsychopharmacology ha recentemente dimostrato come la maggioranza delle droghe, non abbia bisogno dell’abitudine all’assunzione per arrivare alla dipendenza. Ma da cosa è determinata? Nell’ultimo congresso della Società Italiana di Farmacologia (Sif) è stato sottolineato come l’essere più o meno vulnerabili alle dipendenze abbia a che fare sia con i geni, sia con l’ambiente. Se su quest’ultimo si può intervenire, per la genetica c’è poco da fare.
La risposta del cervello
Molte ricerche sui gemelli adottati da famiglie diverse hanno analizzato la tendenza o meno a sviluppare dipendenze, dimostrando come circa la metà del rischio derivi dai geni. L’ambiente e le scelte di vita fanno poi il resto.
Tuttavia esistono alcune fasi della vita in cui l’influenza dell’ambiente sul rischio di dipendenza è più elevata: si tratta della vita fetale e dell’adolescenza, momenti di sviluppo tumultuoso del cervello. Quindi il rischio è altissimo se la madre fa abuso di sostanze durante la gravidanza o se ne fa uso un adolescente, perché le sostanze determinano alterazioni nella funzionalità genetica e quindi nello sviluppo cerebrale, aumenta così il pericolo successivo di abuso di sostanze e di patologie mentali. Questo spiega perché la maggior parte dei fumatori ha iniziato da adolescente.
Solo intorno ai 25 anni avviene lo sviluppo delle aree frontali deputate al controllo delle azioni pericolose. Per questo motivo, gli adolescenti sono più vulnerabili di fronte alla dipendenza: l’impulsività è maggiore ed è più reattivo anche il sistema della dopamina, il neurotrasmettitore chiave per la gratificazione e l’apprendimento. Tutte le sostanze infatti fanno leva proprio sull’incremento del rilascio di dopamina nel cervello; la cosiddetta «molecola del piacere». Non solo. Questa molecola è in grado anche di rafforzare il ricordo della sensazione piacevole, spingendo a cercare ancora la sostanza. La dopamina aumenta anche con il sesso e il cibo, perché il sistema si è evoluto creando un’associazione positiva con elementi essenziali per la sopravvivenza umana. Non solo le droghe, l’alcol o le sigarette danno assuefazione, inducono una dipendenza forte pure farmaci come le benzodiazepine, usati come ansiolitici o per dormire.