La qualità della vita è strettamente correlata alla qualità del sonno. Dormire bene, tra le sette e le nove ore, prepara ad affrontare la giornata, sia dal punto di vista di produttività e concentrazione sul lavoro, sia per quanto riguarda l’umore e la gestione di ansia e stress. Durante la notte, il corpo si riposa e il cervello, che resta attivo, ha la possibilità di “ricaricarsi”. Sono due gli stati principali che si attraversano dormendo: il sonno REM caratterizzato dalla comparsa di rapidi movimenti degli occhi e dall’assenza di attività muscolare che si sussegue all’incirca per cinque cicli per notte, e il sonno non-rem, più profondo. I sogni nel sonno REM, più frequenti, contengono spesso emozioni forti, pericoli e personaggi minacciosi. I sogni nel sonno non-REM contengono più frequentemente personaggi amichevoli e conosciuti. Rispettare i cicli del sonno contribuisce a un corretto funzionamento cognitivo e al consolidamento dei ricordi. In sostanza è fondamentale avere un riposo di qualità e per poterlo valutare ci sono alcune spie d’allarme, come spiega il dottor Vincenzo Tullo, neurologo e Responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee e sui disturbi del sonno di Humanitas LAB.
Dal cuore all’appetito: il sonno influenza la nostra vita
Un riposo scarso o insufficiente può essere correlato a varie patologie, come il diabete o l’ipertensione. “Questo perché – spiega lo specialista – la pressione sanguigna durante il ciclo del sonno varia e, di conseguenza, un sonno che continua a interrompersi avrà un’influenza negativa su tali variazioni. Le conseguenze possono essere ipertensione, appunto, o problemi cardiovascolari, ma non solo”. Un riposo insufficiente e frammentato si può ripercuotere sul metabolismo. Per esempio, influenzando i livelli di insulina e, quindi, facilitando il diabete; oppure aumentando il cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, che, una volta svegli, stimolerà un aumento dell’appetito.
Insonnia e apnea
Due delle patologie più comuni che disturbano in sonno sono l’apnea e l’insonnia. L’apnea produce una diminuzione del flusso d’aria nei polmoni durante la notte, provocando persino episodi di mancanza d’aria completa. Chi soffre di apnea notturna è portato a svegliarsi di frequente, ansimando a causa della mancanza di respiro. Queste “pause di respirazione”, correlate alla riduzione dell’ossigeno nel sangue, possono affaticare il cuore, aumentando nel corso del tempo il rischio di malattie cardiovascolari. Quali possono essere le spie di un’apnea notturna? Una predisposizione a russare molto forte, per esempio, o una continua stanchezza e sonnolenza diurna con talvolta colpi di sonno. Ma anche, come abbiamo detto, la tendenza a svegliarsi più volte durante la notte con la sensazione di soffocamento e mancanza d’aria. I colpi di sonno sono responsabili del 7% degli incidenti stradali e del 20% degli infortuni lavorativi.
L’insonnia, invece, è molto più articolata di quanto si pensi. Ci sono, infatti, tre i tipi di insonnia: iniziale caratterizzata dalla difficoltà di addormentamento, centrale con risvegli durante la notte e terminale con risveglio precoce. Le tre forme di insonnia possono a volte coesistere e si traducono in un insufficiente riposo notturno.
Quando questi sintomi sono costanti, cioè si presentano più di un paio di volte alla settimana, è bene consultare uno specialista. L’insonnia è un disturbo curabile e può essere sintomo di altre patologie mediche o psicologiche come ansia, depressione, malattie neurologiche o metaboliche, ipertensione o malattie cardiache e stati dolorosi.