Alcuni disturbi possono persistere dopo oltre un anno: come le alterazioni dell’olfatto, per esempio, che sono uno dei sintomi più comuni della sindrome da Long Covid. Un problema che riguarda tra il 20% ed il 25% dei pazienti a distanza di 12 mesi dall’infezione da Sars-CoV-2. Lo rivelano i risultati di uno studio prospettico, il primo al mondo, condotto su 152 pazienti e coordinato da Arianna Di Stadio, professore associato di Otorinolaringoiatria all’Università di Catania. Alla ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Brain Sciences, ha partecipato Angelo Camaioni, direttore del Dipartimento testa-collo e della Uoc Otorinolaringoiatria dell’azienda ospedaliera San Giovanni-Addolorata. Tuttavia, i sintomi da Long Covid possono essere di molti tipi e non risparmiano nessuno. Affaticamento e sintomi neuropsichiatrici persistenti sono altri disturbi comuni. Il rischio riguarda adulti e bambini. Tant’è che i pediatri e gli altri specialisti convengono sull’opportunità di programmare sempre una visita medica dopo 4 settimane dall’infezione.
Long Covid e monitoraggio a lungo termine
Monitorare gli effetti a lungo termine dell’infezione da SARS-CoV2, per accrescerne le conoscenze e per uniformarne l’approccio e la gestione clinica a livello nazionale. Con questo scopo nasce il progetto CCM, finanziato dal Ministero della salute, “Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dell’infezione COVID-19 (Long-COVID)” di cui l’Istituto Superiore di Sanità è capofila, presentato ieri nel corso del webinar “Long-COVID: pronti a fronteggiare l’impatto presente e futuro della pandemia?”, organizzato online dall’ISS.
“Ormai sappiamo che se a distanza di quattro settimane dall’infezione e nonostante la negatività del test, i sintomi persistono – afferma Silvio Brusaferro, Presidente dell’ISS – ci troviamo di fronte ad una condizione che oggi viene inquadrata come Long COVID. Le conoscenze sul Long COVID sono tuttora oggetto di numerose indagini e in questa prospettiva di approfondimento va inquadrato questo progetto. L’iniziativa, lanciata dal Ministero, mira a dimensionare, riconoscere e affrontare questa condizione, attraverso l’istituzione di una rete nazionale di sorveglianza, una mappa di centri clinici collegati tra loro e capaci di condividere “buone pratiche”.
“Stanchezza, a volte anche mentale (ovvero problemi di memoria e difficoltà a concentrarsi), perdita di olfatto e gusto, ma anche cefalea e stress insieme a difficoltà cardio – respiratorie e molto altro. Sono questi alcuni dei sintomi persistenti associati al Covid-19, anche a guarigione avvenuta – spiega Graziano Onder, Direttore del Dipartimento Malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento dell’ISS, coordinatore del progetto –, che fanno parlare di Long-Covid. Non è ancora chiaro se tutto ciò sia conseguenza di un danno causato ‘a monte’ dal virus contro questo o quell’organo, o dalla risposta immunitaria innescata sempre dal virus ma poi “deviata” contro organi e tessuti. Il progetto ci aiuterà innanzitutto ad aumentare le nostre conoscenze sul fenomeno, base da cui partire per trattamenti più mirati, oltre che omogenei”.
Il progetto
Il progetto coinvolge per due anni una serie di Enti in tre Regioni (Friuli Venezia Giulia, Toscana, Puglia) – ARS Toscana, Aress Puglia, Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, Rete delle Neuroscienze e Neuroriabilitazione (rete degli IRCCS), Rete Aging (rete degli IRCCS), Associazione Rete Cardiologica (rete degli IRCCS), Università Cattolica del Sacro Cuore – e viene declinato incinque obiettivi specifici:
- definire le dimensioni del fenomeno Long-Covid, attraverso un’analisi dei flussi di dati regionali e di quelli dei medici di medicina generale;
- definire numero, caratteristiche e distribuzione sul territorio nazionale dei centri Long-Covid. Al riguardo, l’ISS effettuerà un censimento dei centri di diagnosi e assistenza al Long-Covid attraverso l’utilizzo delle reti già esistenti (IRCCS e reti degli ospedali che già partecipano alla sorveglianza dei decessi Covid-19 coordinata dall’ISS), e attraverso le regioni coinvolte nel progetto;
- definizione di buone pratiche in tema di Long-Covid, con l’obiettivo di garantire protocolli diagnostici e di trattamento omogenei e uniformare i servizi forniti sul territorio nazionale.
- sorveglianza Long-Covid. Un vero e proprio sistema di sorveglianza da costruire attraverso data set di informazioni, centri clinici, sviluppo di una piattaforma informatica, produzione di report periodici;
- strutturazione della rete nazionale. Le informazioni raccolte nell’ambito del censimento prevedono la richiesta di disponibilità a partecipare a un network nazionale, con workshop o webinar periodici di informazione e aggiornamento.