La depressione, anche grave, è solo uno dei sintomi associati al disturbo da uso di videogiochi che vede coinvolto il 12% degli studenti italiani (circa 480 mila). L’Internet Gaming Disorder, dall’inglese che si traduce in “dipendenza da giochi online”, secondo gli ultimi dati Iss ha un rischio di 5,54 volte maggiore nei ragazzi di 11-13 anni e 3,49 nei ragazzi 14-17 anni. La dipendenza genera, inoltre, un’ansia sociale grave o molto grave, con un rischio di 3,65 volte maggiore rispetto alla media nei ragazzi di 11-13 anni e 5,80 nei ragazzi 14-17 anni. Chi ne è affetto si sente ansioso, depresso e irritabile quando è impossibilitato a giocare. Emerge un significativo ritiro sociale. Può emergere rabbia, violenza e svogliatezza, fino alla totale mancanza di appetito e di sonno. Anche quando la persona comprende la gravità della sua situazione e smette per un po’ di giocare, non riesce mai a interrompere completamente.
Internet Gaming Disorder, la difficile comunicazione con i genitori
Il genere maschile è più colpito, con la percentuale che arriva al 18% negli studenti maschi delle secondarie di primo grado e al 13,8% negli studenti delle superiori (contro il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle scuole superiori per le femmine). Rispetto all’età, la percentuale di rischio maggiore si rileva nelle scuole medie con il 14,3% dei ragazzi a rischio, mentre il dato scende al 10,2% alle superiori.
Gli studenti di 11-13 anni con un rischio di Internet Gaming disorder dichiarano una difficoltà comunicativa con i genitori nel 58,6%. Questa percentuale scende al 38,3% in chi non presenta il rischio. Tra i genitori che dichiarano di “non osservare problematiche nei figli legate all’uso rischioso dei videogiochi” vi è invece l’8,6% che presenta un figlio con rischio di gaming addiction, del quale evidentemente il genitore rispondente non si accorge. Addirittura, nei genitori che dichiarano che il loro figlio “non gioca con i videogiochi” si riscontra il 3,7% di casi di figli che presentano un rischio di gaming addiction.
La fotografia emerge dallo studio Dipendenze comportamentali nella Generazione Z, frutto di un accordo tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, presentato oggi con un convegno nella sede dell’Istituto.