In Italia le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni. Di queste, 6 milioni sono obese, cioè il 12% dell’intera popolazione, secondo i dati del 4° Italian Barometer Obesity Report, realizzato da IBDO Foundation in collaborazione con Istat, Coresearch e Bhave. L’obesità è una condizione associata a molte altre patologie, oggi con l’innovazione sono nate nuove cure e possibilità di interventi meno invasivi, anche grazie all’intelligenza artificiale. Se ne parla nel congresso Sicob in corso a Napoli.
La nuova chirurgia con l’AI
“La grande diffusione della chirurgia metabolica e bariatrica – spiega il professor Marco Raffaelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Endocrina e Metabolica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – è stata resa possibile negli ultimi 20 anni dalla definitiva affermazione della chirurgia laparoscopica. La tecnica mininvasiva, attraverso piccole incisioni e l’utilizzo di microcamere, permette di effettuare interventi chirurgici complessi con ripresa più rapida e ridotte complicanze rispetto alle tecniche del passato. L’introduzione delle piattaforme robotiche ci ha poi permesso di fare un importante passo in più. L’uso dei robot chirurgici nella cura dell’obesità è particolarmente indicato in alcuni casi, i più complessi, (grandi obesi, re-interventi)”. Tuttavia, la scelta del percorso terapeutico varia per ogni singolo paziente in base alla sua “individuale unicità, in termini di abitudini alimentari, aspetti psicologici e comorbidità”.
Obesità e reflusso gastroesofageo
“L’obesità – spiega il professor Stefano Olmi, Responsabile della Unità Operativa di Chirurgia Generale e Oncologica, Centro di Chirurgia Laparoscopica avanzata e Centro di Chirurgia dell’obesità presso il Policlinico San Marco a Zingonia – Bergamo – aumenta il rischio di molte altre patologie in comorbidità. Oltre a diabete e tumori – del colon, endometrio e mammella in particolare – vanno contati anche ipertensione arteriosa, apnee notturne e dolori articolari. L’intervento chirurgico non risolve solo il problema del peso, ma anche le comorbilità associate. Non fa eccezione il reflusso gastro-esofageo, patologia associata a circa il 30 per cento degli obesi”. “Il reflusso – continua – è peggiorato dall’obesità ma, al contempo, preclude l’esecuzione di alcuni degli interventi bariatrici. La soluzione che abbiamo sviluppato più di 5 anni fa – continua Olmi – è stata quella di associare l’intervento di plastica anti-reflusso (secondo la tecnica di Rossetti o Nissen) all’intervento di riduzione del volume dello stomaco (sleeve gastrectomy)”. Manuel Abate, business director surgical innovation di Medtronic sottolinea: “in Italia il peso della cronicità affligge il 40% della popolazione, ponendoci di fronte a nuove sfide di sostenibilità, aspettative di salute, inclusione e accesso egualitario alle cure”.
Fissare linee guida mondiali
“Le nuove linee guida SICOB per la chirurgia metabolica e bariatrica in Italia adottano la metodologia più rigorosa al mondo (GRADE®) – sottolinea Maurizio De Luca -, si basano cioè sull’evidenza più solida della letteratura scientifica, a sua volta soppesata in un processo di severa e preliminare analisi critica, e constano di 32 raccomandazioni stilate da 70 esperti. Le linee guida saranno pubblicate, appena saranno approvate dall’Istituto superiore di sanità, ma il loro verdetto è chiaro: la chirurgia metabolica e bariatrica è il trattamento migliore tra quelli disponibili per il trattamento delle classi di obesi con indice di massa corporea superiore a 30”.
“La scarsità degli interventi – continua – rispetto al numero di pazienti che potrebbero beneficiarne, è imputabile al limite delle risorse del SSN destinate alla chirurgia. Sono pochi i centri in Italia esclusivamente dedicati alla chirurgia metabolica e bariatrica e la maggior parte delle chirurgie può dedicare solo una parte delle sue energie a questi interventi che si stanno dimostrando indiscutibilmente salva vita, sul lungo periodo, per i pazienti”.
Nuovi Farmaci per l’obesità e il diabete di tipo 2
L’innovazione ha portato anche nuovi farmaci per la cura dell’obesità che, secondo il professor Francesco Rubino, Ordinario di Chirurgia Metabolica al King’s College London hanno già dato buoni riscontri in studi clinici randomizzati. “Uno dei risultati dell’avvento di farmaci efficaci è quello di contribuire a far comprendere l’obesità come un problema medico, non di stile di vita” sottolinea il professor Rubino. Secondo una ricerca appena effettuata dall’organizzazione internazionale non-profit Metabolic Health Institute di cui Rubino è fondatore e Presidente, vi è ancora una diffusa tendenza, anche fra le stesse persone affette, ad attribuire le cause dell’obesità a un problema di mancanza di responsabilità personale. Lo studio-sondaggio condotto su una popolazione di 1000 persone affette da obesità – dal titolo “Knowledge and Attitudes About Bariatric Surgery and Weight Loss Drugs Among Adults with Obesity” – ha rivelato infatti che la maggior parte degli intervistati considera l’obesità semplicemente come conseguenza di scelte individuali e facilmente modificabili come mangiare troppo e fare poco esercizio fisico. “La ricerca scientifica ci ha mostrato tuttavia che questo non è vero. Le cause dell’obesità sono infatti più complesse e in parte ancora sconosciute – afferma Rubino. In particolare, contribuiscono allo sviluppo dell’obesità, predisposizione genetica e familiare e il ridotto accesso a cibi sani e non ultra-processati (il che spiega, almeno in parte, la correlazione tra obesità e povertà)”.
Superare lo stigma
Erroneamente, si crede che l’obesità sia sempre una scelta, dovuta a scarsa autodisciplina e mancanza di motivazione. Questa convinzione stigmatizzante è forte non solo nell’opinione pubblica, ma anche negli operatori sanitari, individuati come la seconda fonte più frequente di stigma nei confronti del peso dopo i familiari. Il pregiudizio impedisce loro di avere un rapporto emozionale con i propri pazienti e di intervenire nella maniera più opportuna, gestendo i numerosi fattori che, oltre a alimentazione e attività fisica, possono influenzare il peso. Parliamo ad esempio di sonno notturno insufficiente, stress psicologico, interferenti endocrini, farmaci e squilibri ormonali su cui si deve opportunamente intervenire.
“Bisogna sfatare – continua Rubino – due miti sbagliati e dannosi: non è vero che l’obesità è semplicemente una “scelta” dell’individuo e, d’altra parte, non è vero che dieta e movimento fisico da soli possano far guarire dall’obesità. Una dieta equilibrata e l’attività fisica possono sì prevenire l’insorgenza dell’obesità e adiuvare i trattamenti per curarla, ma non sono la cura in sé. Oggi la cura più efficace per l’obesità e, in particolare, per il diabete di tipo 2, è la chirurgia metabolica e bariatrica. Nel caso di diabete di tipo 2 grave e comorbidità multiorgano l’intervento chirurgico è infatti spesso risolutivo e salva-vita. Lo studio del Metabolic Health Institute dimostra tuttavia come i pazienti e il pubblico in generale non siano quasi per nulla al corrente di quest’evidenza scientifica. Ciò spiega in buona parte il perchè oggi meno del 1% dei candidati alla chirurgia ricorrano a questa terapia. È vero, peraltro, che i nuovi farmaci sono oggi un’ottima aggiunta alle nostre opzioni terapeutiche. Se gli studi ulteriori confermeranno i risultati anche sul lungo periodo saremo presto in grado di approcciare l’obesità in maniera simile a come trattiamo oggi altre malattie croniche. La speranza è quella di non continuare a confondere prevenzione e terapia e di poter approcciare l’obesità in maniera più razionale, facilitando l’accesso dei pazienti a terapie scientificamente provate ed efficaci”.
“Per questo l’approccio alla cura dell’obesità deve dispiegarsi su tutti i livelli – conclude il presidente eletto SICOB Giuseppe Navarra -. Nel prossimo futuro, dobbiamo estendere e aumentare la conoscenza attraverso: formazione continua delle figure professionali; confronto con i decisori politici al fine di approvare nelle diverse Regioni dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA ) per la cura dell’obesità e, infine, costruire reti al pari di ciò che è avvenuto per lo Stroke, l’infarto del miocardio ecc.; comunicazione all’opinione pubblica dell’obesità come patologia e della chirurgia come il più efficace strumento, insieme ad altri ovviamente, per la sua cura”.