Una paura incontrollabile che si manifesta anche solo al pensiero di lasciare il luogo in cui ci si sente sicuri, come ad esempio la propria casa, per confrontarsi con il mondo esterno. Si tratta di disagio definito come: “sindrome della capanna”, detto anche sindrome della lumaca o del prigioniero. Sebbene sia stata riportata alla luce alla fine della pandemia da Covid-19, era già stata osservata all’inizio del XX secolo tra cacciatori e cercatori d’oro. Dopo aver trascorso mesi interi in totale isolamento, al momento di riprendere il contatto con la società, manifestavano sintomi di paura, sfiducia e ansia.
Dopo un lungo periodo di degenza
Oggi il disturbo viene spesso riscontrato in pazienti che hanno avuto un lungo periodo di ospedalizzazione. Gli anziani sono più a rischio, essendo più vulnerabili e quindi maggiormente esposti al pericolo negli spazi esterni. In questi casi è importante che ci sia il supporto degli amici e dei familiari e che il tempo trascorso fuori da casa aumenti gradualmente. Tra i soggetti più a rischio ci sono anche i carcerati o le vittime di rapimenti.
I sintomi della sindrome della capanna
La sindrome della capanna provoca una paura irrazionale di cambiare ambiente dopo un periodo prolungato di reclusione o isolamento. I sintomi variano e possono manifestarsi con ansia più o meno grave, tachicardia e veri e propri attacchi di panico. Possono comparire quando si esce di casa oppure anche solo al pensiero di lasciare l’abitazione o quando si proietta mentalmente il momento della partenza. L’attacco di panico si manifesta con sintomi improvvisi. Può manifestarsi con: tachicardia, sudorazione, tremori, formicolio, vertigini, stordimento, vampate di calore, brividi, sensazione di oppressione o di soffocamento, mancanza di respiro, perdita di controllo e paura di morire.
Sindrome della capanna, più a rischio bambini e anziani
Alcuni soggetti sono più a rischio di sviluppare la sindrome della capanna, tra cui gli anziani, i bambini piccoli, chi soffre di ipocondria o anche chi lavora tutti i giorni da casa. I bambini piccoli possono associare alcuni comportamenti degli adulti all’idea di pericolo, se per esempio i genitori sono stressati al momento di uscire. Gli anziani, invece, potrebbero preferire rimanere nella sicurezza della propria casa per evitare eventuali rischi legati all’aria aperta. Anche le persone che hanno l’abitudine di isolarsi socialmente possono svilupparla più facilmente.
Come superare la paura di uscire di casa
Per superare questa sindrome, secondo gli specialisti è necessario identificare prima la causa o la circostanza che scatena l’ansia, prendendo nota dei momenti della giornata in cui ci si sente più preoccupati. Alcuni esercizi possono ridurre le conseguenze dell’agorafobia o del panico, tra cui il rilassamento e la respirazione. Si tratta di tecniche utili per ristabilire il contatto con il momento presente. È importante anche avere il supporto delle persone intorno e comunicare il proprio disagio. Un altro consiglio degli specialisti è di aumentare gradualmente la distanza da casa ad ogni uscita, evitando all’inizio code o luoghi affollati. La sindrome della capanna può avere un forte impatto sulla qualità della vita, ma si può affrontare e superare. Quando si prova la sensazione di non farcela da soli è importante chiedere aiuto a un professionista.