Alzheimer, un test del sangue per capire chi è a rischio
Uno studio ha identificato un nuovo biomarcatore nel sangue che sarebbe in grado di predire l’Alzheimer in una fase preclinica, quindi in assenza di sintomi. I risultati sono stati pubblicati su Nature Medicine e aprono a nuove possibilità nella ricerca e la messa a punto di nuovi farmaci.
In generale, molte persone possono avere un cervello pieno di placche di proteina β-amiloide, tuttavia non tutte si ammalano di Alzheimer, ma solo alcune. La motivazione alla base dell’insorgenza della malattia è stata indagata dagli scienziati dell’Università di Pittsburgh, i quali hanno scoperto che oltre all’accumulo di proteina β-amiloide, tipicamente associato all’Alzheimer, perché ci si ammali deve esserci anche l’attivazione degli astrociti, le cellule del sistema immunitario a forma di stella che circondano e proteggono i neuroni cerebrali.
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che colpisce principalmente le persone anziane e causa progressiva perdita di memoria e demenza. Si tratta della forma di demenza più frequente. Circa il 5-6 % delle persone sopra i 65 anni hanno un decadimento cognitivo e su 10 persone che hanno un decadimento mentale circa 6 hanno la patologia. In Italia sono almeno 1 milione le persone con Alzheimer.
“Il nostro studio sostiene che il test per la presenza di amiloide cerebrale insieme ai biomarcatori ematici della reattività degli astrociti è lo screening ottimale per identificare i pazienti che sono più a rischio di progredire verso la malattia di Alzheimer”, ha detto l’autore senior Tharick Pascoal, professore associato di psichiatria e neurologia alla University of Pittsburgh School of Medicine. “Questo pone gli astrociti al centro come regolatori chiave della progressione della malattia, sfidando l’idea che l’amiloide sia sufficiente a scatenare la malattia di Alzheimer”, ha continuato Pascoal.